Multa Ue (42 milioni a semestre) all’Italia sommersa dairifiuti. Il ministro Galletti: “Non paghiamo un euro”. Sempre per aumentare il nostro prestigio internazionale y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!$!z!@ e 1,40 – Arretrati: e 2,00 Mercoledì 3 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 333 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Dimenticare Palermo di Marco Travaglio entre il Csm s’appresta a nominare il nuovo M capo della Procura di Palermo, acefala dal 1° agosto dopo il pensionamento di Francesco Mes- Fascisti e Pd agli ordini del Nar Carminati 37 arresti, indagati Alemanno più 99 dc LA MALAVITA DI LARGHE INTESE di Marco Lillo C i sono intercettazioni che restano nella storia criminale di un paese. Il “mondo di mezzo” evocato da Massimo Carminati entra di diritto nella top ten assieme a grandi classici come “i furbetti del quartierino”. Il mondo di mezzo, secondo il boss arrestato come capo di “Mafia Capitale”, è il luogo in cui “tutto si mischia nel mezzo perché la persona che sta nel sovramondo (politico o imprenditore, ndr) ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non può fare nessuno”. Sarebbe consolante dire che la terra di mezzo in cui sono fioriti 37 arresti è la destra romana. Invece in quel luogo si mischiano non solo i destini di Gianni Alemanno, un sindaco che sembrava volere diventare premier, e Massimo Carminati, condannato per un furto inquietante di miliardi e segreti nel Palazzo di Giustizia e coinvolto (ma sempre assolto) nei fatti più inquietanti della storia d’Italia: dall’omicidio del giornalista Mino Pecorelli al depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. No. Nella terra di mezzo si mischiano destra e sinistra, oltre che sovramondo e sottomondo. La “Mafia capitale” guidata da Carminati secondo i magistrati aveva a libro paga anche politici di primo piano del Pd. Nella terra di mezzo, il boss che ha ispirato il “Nero” di Romanzo criminale, il “fasciomafioso” Carminati ha come braccio destro un criminale svelto di mano, Riccardo Brugia, e come “braccio sinistro” il re delle cooperative sociali Salvatore Buzzi: già condannato per omicidio e poi riabilitato. Buzzi “il rosso”si vanta di pagare tutti e di dare 5 mila euro al mese all’ex vice capogabinetto del sindaco Veltroni, poi nominato capo della Polizia provinciale, Luca Odevaine, anche lui indagato. La notizia non è quindi Carminati, ma Buzzi: un ex detenuto simbolo della resurrezione dal carcere che presiede un impero da 50 milioni. Con la sua cooperativa aderente alla Lega delle coop rosse, già guidata dal ministro Giuliano Poletti, fa soldi nel business dei campi nomadi e dell’assistenza ai rifugiati e poi divide col “nero”. A maggio Buzzi chiudeva così la sua relazione all'assemblea della Cooperativa29giugno: “Un augurio di buon lavoro al ministro Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al governo Renzi, affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l’unico modo per salvare il nostro Paese”. La terra di mezzo non ha confini netti. Non è la destra, non è Roma: è l’Italia. POLITICI A LIBRO PAGA Ottavo re di Roma dalla Magliana alla Terra di Mezzo Pacelli » pag. 2 - 3 M. Carminati 5 mila euro al mese al braccio destro di Veltroni sindaco Zanca » pag. 4 L. Odevaine Buzzi il “rosso”: prima l’omicidio, ora gli affari coop » pag. 4 S. Buzzi Udi Antonello Caporale UN BLITZ CHE AIUTA MARINO IL MARZIANO » pag. 22 » IL COLLE » Le frasi del figlio » PALERMO » 150 chili di tritolo Muti al Quirinale: Renzi smentisce, Sgarbi conferma “Per ammazzare Di Matteo, doveva saltare il tribunale” Palazzo Chigi: “Nessuna telefonata”. Il critico d’arte: “Ho parlato col maestro, non credo direbbe di no” Calapà » pag. 8 Gli inquirenti ricostruiscono il piano stragista di Cosa Nostra contro il pm della Trattativa SVOLTE ENERGETICHE Lo zar Putin e la rivoluzione al contrario del gas russo Feltri e Gramaglia » pag. 15 Pipitone e Rizza » pag. 7 MONDO CANE Barbareschi e i pit bull guardiani del Teatro Eliseo Rodano » pag. 18 LA CATTIVERIA Salvini nudo sulla copertina di “Oggi”. Adesso sappiamo perché odia i negri » www.spinoza.it sineo, si dicono, scrivono e bisbigliano cose da vergognarsi. Invece passano per ordinaria amministrazione. Proviamo a immaginare che sarebbe accaduto nel 1999, quando il procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli andò in pensione, se qualcuno avesse teorizzato che si doveva sostituirlo con un nemico delle indagini di Mani Pulite. Insomma, che al suo posto non doveva andare un magistrato competente ed esperto per assicurare la massima continuità con il buon lavoro svolto fino ad allora. Ma piuttosto un Carnevale, un Vitalone, un Filippo Mancuso, una toga dichiaratamente o notoriamente ostile a quel tipo di inchieste. Per fortuna 15 anni fa il Csm non ebbe dubbi nel nominare Gerardo D’Ambrosio, cioè il più stretto collaboratore di Borrelli, coordinatore del pool Mani Pulite, all’insegna della più assoluta continuità. Nello stesso anno, Gian Carlo Caselli lasciò la guida della Procura di Palermo e il Csm scelse Piero Grasso, sempre in nome della continuità, che lui medesimo si affrettò ad assicurare: “Da Caselli ho ereditato una squadra straordinaria, e non solo sul fronte dell’antimafia” (poi purtroppo – ma questo nessuno poteva prevederlo – si attivò per smantellarla, non solo estromettendo dalla Dda Ingroia e gli altri pm “scaduti” dopo 8 anni di indagini di mafia, ma estendendo quella regola demenziale anche agli aggiunti per togliere di mezzo pure Lo Forte e Scarpinato). Altri tempi, altri Csm. Oggi, per diventare procuratore di Palermo, bisogna garantire la massima discontinuità con il recente passato, in particolare con le indagini (ormai a processo) sulla trattativa Stato-mafia e sui suoi frutti bacati come la mancata cattura di Provenzano nel '95. E con i magistrati che le conducono, dal pm Di Matteo al pg Scarpinato: gli stessi non a caso minacciati e condannati a morte dai boss di Cosa Nostra e dagli apparati più loschi dello Stato. A luglio la commissione Incarichi direttivi del vecchio Csm s’era espressa fra i tre candidati: 3 voti a Guido Lo Forte, procuratore di Messina, già al fianco di Caselli negli anni d’oro della Procura (record di boss latitanti arrestati e condannati, di beni sequestrati e di colletti bianchi collusi processati); e 1 a testa a Sergio Lari (procuratore di Caltanissetta) e a Franco Lo Voi (ex pm a Palermo, rappresentante uscente del governo B. a Eurojust). Quando il Plenum si accingeva al voto finale, intervenne a gamba tesa il Quirinale che, non contento delle interferenze nel caso Trattativa, bloccò tutto con una lettera del segretario Marra che inventava una regola mai vista: l’ordine cronologico, per riempire prima 200 sedi giudiziarie vacanti e solo dopo quella di Palermo. Ora quasi tutte quelle sedi restano vacanti, ma il Colle non s’impiccia più e il Csm può votare su Palermo: tanto il messaggio è giunto a destinazione e si spera che, complici i soliti giochini correntizi fra laici e togati, si sia capita l’antifona: una nomina tutta politica (ergo incostituzionale) che trasformi l’“autogoverno” nell’ennesima protesi del potere e lasci ancor più soli i pm condannati dalla mafia e isolati dallo Stato. Poco importa se regole e curricula indicano Lo Forte e Lari come i più titolati: entrambi nati nel 1948 e procuratori capi con lunghe militanze in Dda (anche se sarebbe poco elegante che Lari, competente a Caltanissetta per le indagini sui pm di Palermo, vada direttamente a dirigerli). Lo Voi invece è un buon magistrato, ma ha 9 anni in meno, non ha mai diretto un ufficio giudiziario né come capo né come aggiunto, non si occupa di mafia da 17 anni, ha beneficiato della nomina politica a Eurojust dal governo più indecente della storia, è ancora “fuori ruolo” e andrebbe a guidare dei colleghi che non dimenticano due suoi gran rifiuti: nel '92 non firmò l’appello contro il procuratore Giammanco, acerrimo nemico di Borsellino; e nel 2001 preferì non rappresentare l’accusa al processo d’appello Andreotti. L’uomo giusto al posto giusto per chi invoca discontinuità non osando chiamarla col suo vero nome: normalizzazione. 2 ROMANZO CRIMINALE MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014 L37a arrestati grande retata: e cento indagati UNA CUPOLA NERA che avrebbe gestito gli affari a Roma per anni, pilotando appalti in accordo con i clan del litorale, con boss vicini alla camorra, politici e burocrati. È il quadro che emerge dall’operazione del Ros e della procura “Mondo di mezzo”, che ieri ha portato all’arresto di 37 persone per reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso, all’estorsione e all’usura, fino al riciclaggioIn carcere tra gli altri l’ex Nar Massimo Carminati e l’ex presidente di Eur Spa Riccardo Mancini. Cento gli indagati, tra cui l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, e due esponenti Pd, l’assessore Daniele Ozzimo e il presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti. 200 MILIONI DI EURO il Fatto Quotidiano SEQUESTRATI La Guardia di Finanza ha sequestrato agli indagati beni per oltre 200 milioni di Marco Lillo e Valeria Pacelli I magistrati la chiamano ‘mafia capitale’. Ci voleva un nome nuovo per un’organizzazione davvero nuova che non ha nulla a che vedere con la Banda della Magliana né con Cosa nostra né con la ‘fasciomafia’ di cui si era letto recentemente. Il Ros dei Carabinieri guidato dal generale Mario Parente ha svelato davvero una realtà sorprendente grazie a tecniche sofisticate e a un impegno massiccio di uomini e mezzi: questa mafia nuova, una mafia 2.0, domina Roma con la forza dell’intimidazione anche se non ha bisogno di usare spesso la violenza, come ogni mafia che si rispetti. Diventa forte con la destra di Alemanno al potere ma è bipartisan e taglia gli schieramenti come le classi sociali. La “Mafia Capitale”, smantellata da un’operazione della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone ha un solo capo indiscusso: Massimo Carminati, classe ‘58, il “Cecato”, un passato tra Banda della Magliana e destra eversiva, che dopo essere uscito indenne da tutti i precedenti guai giudiziari, domenica scorsa è stato arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa. Con il “Cecato”, ieri sono state arrestate altre 37 persone, 28 in carcere e 9 ai domiciliari. L’operazione è denominata “Terra di mezzo”, come la regione dell’Ardia dell’Hobbit di Tolkien. Il 13 dicembre 2013, parlando con il suo braccio destro Riccardo Brugia, arrestato anche lui, Carminati spiega: “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stan- no come si dice i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo (...) un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano”. Alemanno e le nomine nelle municipalizzate romane L’INCHIESTA Da sinistra, il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il comandante del Ros dei Carabinieri, generale Mario Parente, che ieri hanno illustrato gli esiti dell’inchiesta “Terra di Mezzo”. A destra, immagini tratte dai filmati girati durante le indagini e subito dopo l’arresto di Massimo Carminati LaPresse/Ansa COME FUNZIONA LA MAFIA CAPITALE IL CAPO CARMINATI E I POLITICI È proprio nel “mondo di mezzo” che il sodalizio criminale incontrava la politica, e non soltanto quella di destra. Lo hanno scoperto i magistrati romani che dal 2010 hanno acceso un faro su come il potere veniva gestito a Roma. I pm titolari NELL’INDAGINE DEL ROS DEI CARABINIERI IL “SISTEMA ROMA”, LA GESTIONE DI APPALTI E NOMINE, dell’indagine l’aggiunto Michele Prestipino, e i sostituti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Te- IL PRESUNTO BOSS ORA IN CELLA E L’EX SINDACO ALEMANNO INDAGATO. E LA VIOLENZA scaroli hanno iscritto nel registro degli indagati un centinaio di persone. Tra questi anche Casa Pd Daniele Ozzimo e il preSOLO AL COMANDO sidente dell’assemblea capitolina Gianni Alemanno, l’ex sindaco LE PERQUISIZIONI di Roma, la cui casa è stata per- I militari nelle case di 40 inquisiti tra cui l’ex numero uno Nell’ordinanza il giudice scrive che l’ex Nar “impartisce direttive Mirko Coratti (entrambi dimissionari) e i consiglieri regionali quisita ieri. Alemanno è accusaai partecipi, fornisce loro schede telefoniche riservate, e tiene to di associazione a delinquere. del Campidoglio e l’ex capo della sua segreteria. Nelle Luca Gramazio (Pdl) e Eugenio rapporti con imprenditori e uomini delle forze dell’ordine” Scrive il Gip Costantini nell’or- intercettazioni si parla di “75 mila euro per le sue cene elettorali” Patanè (Pd). Nei guai torna Gendinanza che esistono “convernaro Mokbel (tentata estorsione) sazioni telefoniche o ambientae Marco Iannilli, il commerciaquando c’è bisogno di sbloccare i fondi per il campo lista che per mesi ha ospitato Carminati nella proli, nelle quali si fa esplicito riferimento a eroga- Destra e sinistra: un sistema nomadi di Castel Giubileo, Buzzi e Carminati, si pria villa a Sacrofano. zioni di utilità verso Alemanno”. Come quella tra senza distinzioni “Salvatore Buzzi e Giovanni Campennì, nella Indagato anche l’ex capo segreteria del Comune di rivolgono proprio a Lucarelli. Alla fine i fondi venquale il primo parla di un pagamento di 75.000 Roma, Antonio Lucarelli. Buzzi, capo di una coop gono sbloccati e parte un sms di ringraziamento Armi, appalti , usura e costole rotte euro per cene elettorali a favore di Alemanno”. sociale nata dall’impegno di ex detenuti ma ade- anche per Alemanno. I lavori per il campo poi li a chi non paga Ma Buzzi, ex detenuto che ha scontato la pena per omicidio ed è stato riabilitato, presidente della coop 29 giugno e ‘braccio sinistro’ di Carminati secondo i pm, pagava anche i politici di sinistra. Intercettato il 23 gennaio 2014 Buzzi si vanta: “Me sò comprato Coratti (presidente del consiglio comunale del Pd, Ndr) lui gioca con me (...) al capo segreteria (Franco Figurelli, indagato, Ndr) noi gli diamo 1000 euro al mese (...) so’ tutti a stipendio Cla’, io solo pe metteme a sedè a parlà con Coratti gli ho portato 10 mila”. Se a sinistra i rapporti erano tenuti da Buzzi, a destra era Carminati in persona a tenere i rapporti con i manager e i politici legati ad Alemanno. Sono stati arrestati ieri due uomini chiave del sistema delle municipalizzate dell’ex sindaco di Roma Alemanno che si dice estraneo ai fatti dal punto di vista penale ma che porta la responsabilità politica delle sue scelte. Torna agli arresti, dopo il caso delle mazzette sui filobus del corridoio Laurentino, Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur e l’ex ad dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti romana, Franco Panzironi (coinvolto anche nello scandalo Parentopoli ). A Panzironi la procura contesta anche di aver ricevuto “costante retribuzione, di ammontare non ancora determinato, dal 2008 al 2013 e a partire da tale data pari a 15.000 euro mensili; in una somma pari a 120.000 euro (2,5% del valore di un appalto assegnato da Ama)”, ma anche utilità personali come “la rasatura del prato di zone di sua proprietà” o finanziamenti “non inferiori a 40.000 euro, alla fondazione Nuova Italia, nella quale Panzironi è socio fondatore”, mentre Alemanno nè è presidente. Il solito Buzzi il 16 maggio 2014 dice mentre è intercettato: “Noi a Panzironi che comandava gli avemo dato il 2 virgola 5 per cento... dato 120 mila euro su 5 milioni... mo damo tutti sti soldi a questo?”. rente alla Lega coop rosse, si fa chiamare da Lucarelli scherzosamente ‘camerata’ e quando c’è bisogno di finanziare la campagna di Alemanno o di trovare voti per lui mobilita la cooperativa. Poi però farà una società di Agostino Gaglianone, arrestato ieri, segnalata da Carminati. Arrestato anche Luca Odevaine, che è stato vice capo di gabinetto del sindaco Veltroni; indagati l’assessore comunale alla LETTURE “L’Espresso parla di noi? So’ cose buone” dispiaceva a NonMassimo Carminati la definizione di “re di Roma”. Anche se l’Espresso (dicembre 2012) lo aveva messo in copertina con Michele Senese, Giuseppe Fasciani e Giuseppe Casamonica, ritenuti capi della criminalità romana. Al telefono Carminati e Riccardo Brugia parlano della reazione di “Maurizio”, l’imprenditore Agostino Gaglianone impegnato in lavori per il Comune di Roma: Riccardo: “L’ha letto l’Espresso, Maurizio? Massimo: “Che guarda... ma questo... sul lavoro …sul lavoro nostro… sono pure.. cose buone…” Riccardo: “So’ più già protetti...” Massimo: “Bravo… se sentono tranquilli…” Per il gip, “la risposta di Carminati conferma quanto l’‘effetto mediatico’ fosse paradossalmente funzionale al rafforzamento della forza d’intimidazione del sodalizio criminale”. Lirio Abbate, autore dell’articolo, è sotto scorta e recentemente ha subito un grave tentativo di intimidazione a Roma. L’obiettivo del sodalizio, come spiega anche Carminati in un’intercettazione, non è quello di fornire protezione in cambio di denaro (“A me mi puoi anche che mi dai un milione di euro per guardarmi”) ma è quello di entrare in affari con gli imprenditori attraverso un “rapporto paritario”. Così si potrebbero avere vantaggi reciproci, anche attraverso l’imposizione di imprese che gravitano nel sodalizio. Insomma come sintetizza il “Cecato”:“Devono essere nostri esecutori”. Al centro degli affari c’erano appalti per decine di milioni di euro vinti da società collegate a Carminati. Una delle commesse nel mirino della procura è quella che riguarda l’appalto del 2011 per la raccolta differenziata di Roma e quello per la raccolta delle foglie. Ma c’è un giro di affari molto più ampio di 5 milioni, dati dall’Ama, sui quali sono in corso accertamenti. La cupola viveva anche di usura, estorsione e violenza. E di un giro di armi, come racconta il collaboratore Roberto Grilli che indica il gruppo facente capo a “Carminati come punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altre organizzazioni”. Quando non si pagava, inevitabili erano le intimidazioni, concretizzate da Matteo Calvio (arrestato anche lui). Tra gli episodi di violenza ad imprenditori, quello a Riccardo Manattini che secondo i pm dovevano “restituire una ingente somma di denaro a Lacopo Giovanni, padre di Roberto sodale del Carminati”. Manattini non paga e al telefono racconta: “M'hanno massacrato ieri in via Cola. (...) Avevi detto che non mi toccavano (…) M’hanno rotto le costole anche”. I Carabinieri e la GdF hanno sequestrato ieri 200 milioni di euro, oltre a effettuare perquisizioni in Regione e al Campidoglio. A casa di un indagato sono stati trovati una ventina di quadri di valore e opere di Warhol e Pollock, riconducibili a Carminati. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano LA CITAZIONE NEL SEGNO DI TOLKIEN MITO DELLA DESTRA MA NON PER TUTTI Una certezza tutta italiana è che l'inventore letterario della Terra o Mondo di Mezzo, lo scrittore britannico John Tolkien, autore de Lo Hobbit e della saga de Il Signore degli Anelli sia un autore di destra. Quelle storie fantastiche, “premoderne”, sono ambientate appunto nella Terra di Mezzo a cui sembra far riferimento Massimo Carminati nella conversazione intercettata. “Campi Hobbit” si chiamavano gli appuntamenti estivi del Fronte della Gioventù, i giovani del Msi. Nei primi anni Duemila, alla prima cinematografica di uno degli episodi de Il Signore degli Anelli, gli allora ministri Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno, si erano presentati accompagnati da un gran numero di militanti e simpatizzanti. Critici meno ideologici sottolineano che Tolkien non ha mai espresso MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014 3 opinioni politiche di destra. In particolare, va segnalato il saggio di Wu Ming 4, membro del collettivo di scrittori, Difendere la terra di mezzo, secondo il quale la definizione di Tolkien come autore “di destra” è profondamente errata, trattandosi di uno degli autori più importanti della letteratura internazionale. La certezza è che il filone letterario ha ispirato il Ros, che ha chiamato l’operazione di ieri proprio “Mondo di mezzo”. IL RITRATTO La “Terra di Mezzo” del faccendiere nero che “foraggiava tutti” L’EX NAR “PORTAVA I SOLDI PER FINMECCANICA ANCHE AL PRC” E IL POLIZIOTTO RAPITO: “STAREI AD ASCOLTARTI PER ORE” Massimo Carminati pochi giorni fa Announo di Marco Lillo L LA STORIA DEL “GUERCIO” LO SPONTANEISMO ARMATO Gli anni dei Nar e del “fungo” dell’Eur NATO A MILANO NEL ‘58, Massimo Carminati si trasferì giovanissimo a Roma dove si avvicinò al Fuan ma aderì presto ai Nar, i Nuclei armati rivoluzionari. Erano quelli dello “spontaneismo armato nazional-rivoluzionario”, responsabili di 33 omicidi tra il ’77 e l’81. Carminati frequentava il “fungo”, il locale in cima a una torre dell’Eur che era ritrovo di neofascisti e malavitosi. Acquisì dimestichezza con la criminalità comune. Divenne amico di Valerio Fioravanti (nella foto), fondatore e capo dei Nar, poi condannato anche per la strage di Bologna. Carminati fu assolto nei processi per l’omicidio Pecorelli e il depistaggio relativo a Bologna. COME IN UN FILM La banda della Magliana che non muore mai CONTEMPORANEAMENTE alla militanza nell’estrema destra armata, fin dal ’77 Carminati entrò in contatto con i boss Franco Giuseppucci e Danilo Abbruciati, i capi della Banda della Magliana che dominava la Capitale. Lo apprezzavano per le sue doti di duro particolarmente utili in azioni di regolamento di conti e recupero crediti. Fu poi condannato a dieci anni per associazione a delinquere e altri reati nel processo istruito sulle rivelazioni di Maurizio Abbatino. Carminati ispirò la figura del “Nero” nel Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo da cui sono stati tratti un film e una serie tv (nella foto). o avevamo lasciato alla Magliana e lo ritroviamo a Notting Hill. La fotografia di Massimo Carminati, detto “il Pirata” o “il Cecato” per via di una sparatoria del 1981 con la polizia, deve essere aggiornata. Nessuno si permetta di considerarlo “solo” il Nero della Banda di Romanzo criminale. Trenta anni dopo Carminati vola alto. Fa affari con una delle maggiori cooperative rosse, la Coop 29 giugno di Salvatore Buzzi, nel settore dell’assistenza agli immigrati e nomadi e si permette di minacciare (“sono io il re di Roma”) Riccardo Mancini, il potente braccio destro dell’ex sindaco Gianni Alemanno. Voleva investire alle Bahamas e stava comprando casa nel quartiere più bello di Londra. La sua terra non è più la Magliana ma la “terra di mezzo”, come è stata definita con un richiamo all’Hobbit di Tolkien l’operazione dei carabinieri del Ros. In una conversazione del gennaio 2013 Carminati spiega: “È la teoria del mondo di mezzo compà... ci stanno... come si dice... i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo... e allora... e allora vuol dire che ci sta un mondo .. un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano”. Poi aggiunge “nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno... questa è la cosa... e tutto si mischia”. Massimo Carminati incontra tutti. Lo cercano imprenditori, politici e manager del sovramondo che hanno bisogno dei voti e dei soldi di delinquenti e picchiatori del sottomondo. Un costruttore, Cristiano Guarnera, finisce nelle sue braccia e poi viene intimidito dal boss. Non è intimidito, come accadeva un tempo, ma lo cerca lui. Benvenuti nell’era della mafia 2.0, la mafia capitale, come la chiama il gip Flavia Costantini. Guarnera voleva le autorizzazioni per trasformare un asilo storico di Monteverde in un palazzo di 7 piani con 90 appartamenti di fronte a Villa Pamphili. A chi si rivolge? A Carminati. E poiché il Nero ottiene dal Comune in pochi mesi quello che lui non aveva avuto in due anni, Guarnera si consegna al boss. Prima gli amici di Carminati entrano nel movimento terra, poi fanno entrare Guarnera nel business dell’emergenza casa. Guarnera possiede centinaia di appartamenti a Selva Candida e subito gli arriva un’offerta per 14 locazioni tramite il consorzio Eriches di Buzzi. Quelle buste piene di denaro destinate a tutti i partiti In un’intercettazione telefonica Alemanno parla con Buzzi dei voti per le Europee e l’ex detenuto che ha fatto carriera dice alla moglie che contatterà qualche ex detenuto del Sud. Sempre il suo braccio “sinistro” Buzzi, intercettato, dice: “Lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! Non mi dice i nomi (...) 4 milioni dentro le buste! 4 milioni! Alla fine mi ha detto Massimo ‘è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione!’. Accuse tutte da dimostrare. Certo Carminati conosce l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere ed entra in un’altra partita delicata. Quando il commercialista Marco Iannilli, già arrestato per il caso Enav e ieri perquisito di nuovo, viene minacciato da Gennaro Mockbel per una vicenda relativa a Finmeccanica, l’affare Digint (Mockbel è indagato per tentata estorsione ma il gip ha rifiutato l’arresto), Carminati interviene in suo favore. Iannilli pagherà in comode rate. “Io ti do una mano ma tutto c’ha un costo”, dice Carminati. Poco dopo ottiene il villone di Iannilli alle porte di Roma, a Sacrofano. Canone 500 euro. Nella vita precedente Carminati è stato processato e assolto per l’omicidio di Mino Pecorelli e per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage di Bologna. Secondo alcuni pentiti aveva sparato a Pecorelli insieme a Michelangelo La Barbera, per fare un favore a Giulio Andreotti e Claudio Vitalone, contro il quale Pecorelli conduceva una campagna giornalistica. Altri pentiti avevano raccontato che il mitra trovato sul treno Taranto-Milano nel 1981 per depistare l’indagine su Bologna lo aveva messo lui. È stato sempre assolto con tante scuse. È stato condannato invece per un furto inquietante avvenuto nel 1999 nel caveau della Banca di Roma del Palazzo di giustizia di Roma dove erano conservati miliardi di lire ma soprattutto segreti. Carminati cresce come nero e come criminale all’Eur, sotto al “fungo”. Era stimato da Giusva Fioravanti dei Nar come da Franco Giuseppucci della Magliana ed era il solo dei Nar a poter accedere al deposito delle armi creato dalla Banda all’Eur. Gli agenti innamorati del boss che ha sparato al loro collega Storie scritte e recitate più volte. In una conversazione con il suo braccio destro Roberto Brugia, 53 anni, e con il solito costruttore Guarnera, 41, nel gennaio 2013 dà i voti a libri e fiction che lo riguardano. Guarnera: “La storia che si avvicina di più, qual è?” e Carminati sicuro: “Romanzo criminale, il film però. La serie è una buffonata. Poi il libro di De Cataldo è abbastanza veritiero... ma tu l’hai visto su History Channel ‘Banda della Magliana, la vera storia’? Quella è la storia vera compa’”. I film servivano, secondo i magistrati, a co- struire un alone di mito intorno alla sua figura e a rafforzare la forza di intimidazione. Per il gip “un personaggio dalla caratura criminale assoluta, un intoccabile per dirla con Buzzi per aver foraggiato partiti di ogni genere, che rende intoccabili quelli che con lui si associano (per dirla con il costruttore Guarnera) che siede in condizioni di parità al COSÌ PARLÒ “IL NERO” IL MONDO DI MEZZO È la teoria del mondo di mezzo compa’... Ci stanno... come si dice... i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo… e allora .... e allora vuol dire che ci sta un mondo... un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano “ SOPRA E SOTTO Nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno... questa è la cosa... e tutto si mischia “ IO RE DI ROMA Tu sei un sottoposto... è il re di Roma che viene qua, vado io... entro dalla porta principale... vede che gli combino... me chiudesse subito la pratica che già me rode il culo che il guadagno nostro è basso. Al grassottello (Mancini) gli ho menato “ LIBRO, FILM E SERIE La storia che si avvicina di più? Romanzo criminale, il film però. La serie è una buffonata. Poi il libro di De Cataldo è abbastanza veritiero. Ma tu l’hai visto su History Channel ‘Banda della Magliana, la vera storia’? “ medesimo tavolo con i rappresentanti delle organizzazioni criminali, anche quelle tradizionali, operanti su Roma, che intrattiene rapporti con esponenti di apparati dello Stato e con esponenti delle forze dell’ordine, che con deferenza starebbero a sentirlo per due giorni, invece che interrogarlo per due mesi”. Basta l’incredibile intercettazione eseguita il 4 ottobre 2013 dal Ros nell’area di servizio di Corso Francia a Roma. Due poliziotti non identificati scendono da un’Alfa 156 di colore grigio metallizzato intestata alla Questura di Roma e prima dicono a Carminati che è sotto indagine e poi cominciano a farsi raccontare cosa ci sia di vero nelle sue gesta descritte nei libri o in tv su una sparatoria con un carabiniere a Prima Porta. Quando il criminale spiega che la vittima dei suoi spari era un collega della polizia, i due vanno in delirio come fossero fan del Nero: “Io starei due giorni a sentirti!” e l’altro: “Queste cose mi affascinano”. Il boss, l’unico serio, chiosa: “Mi rode il culo che tutto questo sia trasformato in burletta”. Il nero Mancini e il rosso Buzzi: contano i soldi, non i colori In realtà anche lui un po’ ci gioca. Quando deve intimidire Riccardo Mancini, ex amministratore delegato della società municipalizzata Eur Spa, gli ricorda che è lui, come ha scritto Lirio Abbate su L’espresso, “Il re di Roma”. Eur Spa non paga Buzzi, presidente della coop 29 giugno. Il nero Carminati e il rosso Buzzi spartiscono gli utili realizzati dalle cooperative nel mondo dell’assistenza a nomadi, immigrati e poveri. I colori politici non contano. L’unico colore che Carminati vede è quello dei soldi. Mancini è un collaboratore stretto di Alemanno sindaco, che chiama ‘capo, ed è soprattutto l’uomo chiave dell’ex sindaco per la raccolta dei fondi. Così Carminati si rivolge al manager di Eur Spa, Carlo Pucci, anche lui arrestato ieri e considerato “a libro paga” dell’associazione: “C’ho litigato (con Mancini, ndr) sennò viene qua il Re di Roma… tu sei un sottoposto… è il Re di Roma che viene qua, vado io … entro dalla porta principale… vede io che gli combino… a me non mi rompesse il cazzo… a me me chiudesse subito la pratica là già me rode il culo che il guadagno nostro è basso, ha detto che vuole lo sconto… gli ho detto guarda che lo sconto non esiste… c’ho litigato l’altro”. Poi, parlando con il braccio destro Brugia, Carminati aggiunge che a Mancini, “er grassottello, gli ho menato”. E così il “fasciomafioso”, come era stato definito Carminati, o il Nero, arriva a picchiare un ex camerata perché non paga una cooperativa rossa. Anche questo accade nella terra di mezzo. 4 ROMANZO CRIMINALE MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014 Q uell’articolo sul Tempo garantito dall’amico Gianni SI MUOVEVA anche con i giornali, Massimo Carminati, per difendere i suoi affari. Il 12 marzo del 2014, infatti, esce su Il Tempo un articolo dal titolo: “Centro rifugiati bloccato dai francesi. Palla al Tar”. L’obiettivo è “promuovere una campagna mediatica” favorevole al Consorzio Eriches che si era aggiudicata la gara d’appalto europea, nonostante l’esiguità del prezzo, circostanza che aveva indotto la francese Gepsa a ricorrere al Tar. Da qui, “la campagna per ingenerare dubbi sull’imparzialità dell’autorità giudiziaria amministrativa”. Ad aiutare Carminati interviene Gianni Alemanno “ringraziato esplicitamente dal Buzzi” con un sms: “Buongiorno Gianni e il Fatto Quotidiano uscito un ottimo articolo su il Tempo ringrazia per noi il Direttore”. Alemanno rispondeva: “Un abbraccio”. Carminati si è incontrato anche con il direttore del “Il Tempo”, il quale, sentito dal Fatto, precisa: “Mi si è presentata l’occasione, ho provato a intervistarlo. Alla fine non mi autorizza a pubblicare alcuna intervista”. COOP E SOLDI, APPALTI ROSSI SOTTO LA LUPA “NERA” IL COMPAGNO BUZZI PROCACCIATORE DI OCCASIONI, DA RUTELLI AD ALEMANNO di Paola Zanca D ue settimane fa, mentre il sindaco di Roma Ignazio Marino sventolava in consiglio comunale le ricevute delle multe della Panda rossa pagate, l’altro “re di Roma”, Salvatore Buzzi, si aggirava indaffaratissimo tra i corridoi e la buvette del Campidoglio. Abbracci, parole all’orecchio, sguardi di intesa: il sindaco traballa ma noi restiamo in piedi. Non è un racconto colorito, quello sul presidente della Cooperativa 29 giugno, finito ieri in carcere perché in affari con la banda di Massimo Carminati. Eppure, di colore, nella sua biografia ce n’è parecchio. Condannato agli inizi degli anni ‘80 per omicidio doloso, resta in carcere fino al '91. Durante i giorni in prigione, gli viene un'idea: una cooperativa per reinserire gli ex detenuti nel mondo del lavoro. Organizza, da dietro le sbarre, un convegno per trovare sponde al suo progetto. E l’indimenticata Miriam Mafai firma un articolo che celebra questa storia di riscatto, perchè le “è venuta voglia di scommettere sull' ottimismo, sulla fiducia, sulla capacità di uscire in positivo dalle nostre difficoltà”. Non sbagliava, l'occhio della cronista. Buzzi esce, ingrana la prima e mette su un colosso con un migliaio di dipendenti e 60 milioni di euro di fatturato annuo. E da Rutelli in poi, la 29 giugno si lega a doppio filo con il Comune di Roma. Chi campa di politica e i soldi sul Comune Per spiegare bene come funzionano le attività di Salvatore Buzzi basta rileggere le sue parole, alla vigilia delle elezioni comunali del 2013: “La coopera- Suo grande riferimento è Umberto Marroni, ex capogruppo del Pd in Campidoglio. Marroni (poi si ritirerà) pensa di candidarsi alle primarie contro Ignazio Marino. Nel giro di Buzzi non capiscono: “Ma come me tocca votà Marroni - dice Alessandro Montani - questa volta veramente mi incazzo, se non voti Alemanno veramente ...ti sputtano a tutto il mondo... l'ho detto a tutti, ho detto guarda che l'unico che ci ha guadagnato qualche cosa da Alemanno è stato Salvatore!”. E Salvatore non di- mentica. Marroni andrà alla Camera e “ormai Umberto colle cose del Comune non c’entrerà più niente, eh!”, chiarisce Buzzi. Da- niele Ozzimo è l’uomo di Marroni ora in corsa per il Campidoglio (è diventato assessore, ieri si è dimesso) e per capire i rapporti stretti con Buzzi, basta vedere un sms che Micaela Campana, responsabile Welfare del Pd, ex moglie di Ozzimo, scrive allo stesso Buzzi: “...bacio grande Capo”. Ma al bando le affettuosità, bisogna pensare agli affari. E coprirsi a destra e a sinistra. Così, Buzzi chiama Claudio Milardi, componente dello staff di Alemanno. Lo chiama “compagno”. Lui sta al gioco: “Compagno Milardi ti passa il compagno Alemanno”. Buzzi ride, Alemanno si fa serio: “Allora? Ma è vera ‘sta storia del disgiunto?”. Buzzi lo rassicura: “Facciamo il disgiunto, facciamo. Ozzimo ed Alemanno”. Il sindaco uscente ringrazia: “Eh, questo...questo mi onora molto”. La minigonna per battere e i consigli di Massimo Nonostante il voto disgiunto, Alemanno perde e in Campidoglio arriva Ignazio Marino. Buzzi non perde tempo e a pochi giorni dall’insediamento del nuovo sindaco è già “in giro per i Dipartimenti a saluta’ le persone”. Lo comunica a Carmina- tiva campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa...questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni comunali, poi per cinque anni…poi paghi soltanto…mentre i miei poi non li paghi più poi quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. Questo è il momento che pago di più… le comunali, noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune”. ti, ben contento dell’intraprendenza: bisogna “vendere il pro- Le primarie, i compagni e il voto disgiunto “Gliel’ho detto ‘guarda, lo stesso rapporto che c’abbiamo con Giordano (il Pdl Tredicine, ndr) lo possiamo aver con te’..m’ha capito subito!”. Chiama Massimo Carminati “amico mio”. Ma Buzzi, ufficialmente, è uomo di sinistra. E una distinzione ancora la fa: “Vedi - spiega al sodale Giovanni Campennì - i nostri sono molto meno ladri di... di quelli della Pdl”. dotto amico mio, eh. Bisogna vendersi come le puttane ades…adesso”. Ci sono difficoltà, nuovi di- rigenti da conoscere e tante cose da spiegare. Carminati fa il motivatore: “e allora - dice a Buzzi - mettiti la minigonna e vai a batte co' questi amico mio, eh... capisci”. Qualche colpo va a segno. “Ohhh...me so’ comprato Coratti”, annuncia Buzzi a un amico, spiegando il nuovo sodalizio con il presidente dell’Assemblea Capitolina, Pd anche lui (pure lui si è dimesso ieri). Racconta che si sono intesi al volo: Nomine, multe e libro paga sempre pieno C’è un direttore da piazzare, Mirko Coratti Ansa quello alle Politiche Sociali, dove transitano gare e affidamenti. Buzzi lo racconta direttamente a Carminati: “Senti poi forse..è pure prematuro dirlo però il novanta per cento siamo riusciti a piazzà l’amico nostro al Quinto Dipartimento e quindi avemo fatto bin.. (inc)..lui non ce voleva andà, gli avemo garantito duemila euro al mese in più noi... ‘vacce, te damo duemila euro in più’”. Quello è un Daniele Ozzimo Ansa IL MANIFESTO “La cooperativa campa di politica: finanzio giornali, pago cene, manifesti”. Ciclone in Campidoglio: dimessi Ozzimo e Coratti posto chiave, spiega ancora Buzzi, “... perché oggi non c’avemo nemmeno informazioni.. non sapemo quello che succede non sapemo niente..”. Marino nel Un agente della Polizia Municipale sulla scalinata del Campidoglio Ansa Alemanno con un Casamonica in un incontro dell’associazione di Buzzi ha un’altra lettura: “No, loro frattempo è finito nel caos multe. Buzzi è ancora al telefono con Carminati: “Senti un pò se senti Gramazio (capogruppo di Forza Italia in regione Lazio, stanno facendo (...) ...loro stanno facendo un’operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti questi qua, pe sistemasse...perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno...”. Il nome del presidente ndr) che intenzioni c’hanno loro con Marino perché se fossero abbastanza seri dovrebbero fallo cascà a Marino...” Carminati però della Regione Lazio torna anche in un’altra intercettazione, quando Buzzi squaderna il suo libro paga. Scrive il giudice: “a Luca Odevaine (si veda qui in basso, ndr) dava 5mila euro al mese, a Mario Schina dava 1500 euro al mese, ad “un altro che tiene i rapporti con Zingaretti 2500 al mese. Un altro che tiene i rapporti con il Comune 1500, un altro a 750 …..un assessore a 10mila euro al mese”. L’eredità del capo ”So’ soddisfazioni” Ma di tutte le fatiche, per Buzzi, la ricompensa più grossa è la fiducia del Capo, Carminati: che gli affida 500 mila euro. “Io c’ho… c’ho... i soldi suoi - racconta - lui sai cosa m’ha detto quando… c’aveva paura che l’arrestavano (...)è venuto da me dice ‘guarda qualunque cosa succede ce l’hai te, li tieni te e li gestisci te, non li devi dà a nessuno, a chiunque venisse qui da te… nemmeno mia moglie’, non so’ soddisfazioni?”. Paga da 5 mila euro a Odevaine, lo sceriffo col cognome camuffato C i sono una “e” e 5 mila euro al mese di stato “riabilitato”. Ma fa un certo effetto troppo, nella vita di Luca Odevaine. I scoprire che sono dovuti arrivare gli uffici soldi sono quelli che, da tre anni, la banda americani per accorgersi, ad aprile di quedi Carminati e Buzzi versa sul suo conto, st’anno, che in quel nome che finiva con la macchiando decenni di onorata carriera. “e”, c’era qualcosa che non tornava. Lui si La “e” è quella che chiude il suo cognome, infuria: “...una roba da matti”, “...è verama solo dalla fine degli anni Ottanta: è gra- mente una cosa assurda, cioè in una dezie a quella vocale “comprata” che, Luca mocrazia come quella, cioè che uno abbia Odevain, l’onorata carriera se l’era co- avuto una condanna 26 anni fa, che sia stastruita. to riabilitato e comunque ha avuto ruoli In questo romanzo criminale, c’è spazio pubblici e tutto quanto, tu non puoi andà anche per un misterioso nascondiglio negli Stati Uniti...”. all’anagrafe. È quello dietro cui per 26 anni si è nascosto lo “sceriffo” del Campidoglio LA GITA SALTA ma, fino a ieri, la carriera di nell’era Veltroni, da ieri agli arresti per Odevaine viaggia a gonfie vele. 58 anni, da corruzione. Scrive di lui il giudice: “Un si- ragazzo si iscrive al Pci, sezione Ponte Milgnore che attraversa, in senso verticale e vio. Anni di attività in Legambiente, poi la orizzontale, tutte le amministrazioni pub- svolta nel 2001: vicecapo di gabinetto di bliche più significative nel settore Walter Veltroni. È l’uomo macchina dell’emergenza immigrati, che per non dell’amministrazione capitolina, dai funecompromettere le sue possibilità istituzio- rali del Papa fino alla lotta all’abusivismo. Ricorda Walter Verini, nali si fa cambiare il coall’epoca sindaco ombra gnome a seguito di condi Veltroni: “Era l’esecudanne riportate, circoCOME IN UN FILM tore di tutte le nostre stanza di cui nessuna deloperazioni di legalità, le amministrazioni intePer nascondere per prenderlo in giro lo ressate si accorge, a differenza dell’amministrauna condanna di 26 anni chiamavano lo sceriffo: c’era da fare uno sgomzione Usa, che gli nega il fa, aggiunse la “e”finale bero e si chiamava Luca, visto d’ingresso per i suoi c’era da abbattere un precedenti penali”. all’anagrafe. Se ne sono abuso e arrivava lui. Gli Si tratterebbe di una vecrafforzarono addirittura chia storia di stupefacenaccorti ad aprile gli Usa la sicurezza, perché faceti, per cui lo stesso Odeinterpellati per un visto va operazioni scomode e vaine ricorda di essere Luca Odevaine, ex braccio destro di Veltroni Ansa riceveva parecchie minacce”. Ottima reputazione, ricorda anche Massimo Miglio che in quegli anni dirigeva l’ufficio anti-abusivismo: “Una persona corretta, attenta alle procedure. Ovunque andassimo, dal prefetto al questore, Odevaine era sempre molto stimato”. Dopo l’addio di Veltroni al Campidoglio, resta ancora qualche mese. Poi, va in Provincia, da Nicola Zingaretti. Dirige la polizia, si occupa di protezione civile. Fino alla chiamata dell’Upi, l’unione delle province. È lì che comincia la stagione dell’accoglienza immigrati e richiedenti asilo, gestita in accordo con Salvatore Buzzi: le pressioni per aprire centri e trasferire i migranti in strutture amiche gli fruttano uno “stipendio” da 5 mila euro al mese diviso tra affitti e bonifici sul conto del figlio. Odevaine investe quasi tutto in Venezuela, paese d’origine della moglie, conosciuta nel ristorante di Piazza Venezia che frequentava quando bazzicava i Palazzi del potere capitolino. Secondo il giudice era pronto a scappare lì, per questo lo arrestano. La terza vita finisce in carcere, stavolta non basta nemmeno aggiungere una “e”. pa.za. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano A ccendi il Jammer e passa la paura delle intercettazioni È L’ANTI-CIMICE, il dispositivo che Carminati e i suoi utilizzavano per disturbare le frequenze e ostacolare le intercettazioni degli inquirenti nei luoghi in cui si tenevano le riunioni così come la frequente attività di bonifica di luoghi e veicoli: è il jammer. È stato lo stesso ex Nar a consigliar- lo: “Intanto ti porto un coso... un jammer... intanto lo mettiamo qua lo attacchiamo cosi quando uno è.. lo accende e vediamo.. intanto... qui i telefonini pure se son accesi”). E quando a Buzzi - il re delle coop - chiedevano se il jammer funzionasse (“ma sei sicuro che filtra tutto sto MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014 cazzo di... (inc)... con questa mafia qua mi sa che ci troviamo nella stessa cella tutti e due!”), lui rispondeva: “ Questo me l’ha portata Massimo... è una cosa seria!!”. Nelle intercettazioni ricorre spessissimo il riferimento all’accensione del jammer: si sentono i click. E soprattutto le espres- 5 sioni del sodalizio criminale. Ancora Buzzi: “Gli dici... gli devi di’ scusa... glie devi dì a Gramazio se c’è... accendi quel fregno... “. Sempre Buzzi: “Sì però mo accendiamo sto coso se no non si può parla”. E Carminati che un po’ beffardo commenta: “Tanto ormai se semo fatti beve tutti”. I FASCISTI DEL FUNGO VOLEVANO ROMA di Eduardo Di Blasi S ono amico di Mancini ma con Mancini abbiamo fatto dieci processi quando eravamo ragazzini... stavamo al Fungo insieme... cioè... ma.. con tante altre persone... che magari hanno fatto carriera... che in questo momento magari non sono indagate.. cioè che vuol dì... ognuno fa la vita sua... ognuno fa la sua strada...”. È Massimo Carminati a ricordare, intercettato in auto nel febbraio 2013, da dove vengono lui e Riccardo Mancini, l’ex ad dell’Ente Eur in epoca Alemanno finito di nuovo in carcere nella giornata di ieri. Il Fungo, all’Eur, è quella specie di silos col bar alla sommità, che si trova non lontano dal palazzetto dello sport. Negli anni ‘70 lì confluiva la fascisteria romana non allineata, quella della sezione Marconi assediata e quella che poi avrebbe ingrossato le fila di Avanguardia Nazionale, Nar e Terza Posizione. Tra gli arrestati di ieri non erano solo Carminati e Mancini a frequentare il Fungo. Riccardo Brugia, ad esempio, era conosciuto nella comitiva come “il fascio boro” per via di un certo protagonismo. Fabrizio Testa, l’uomo ombra di Alemanno, non c’era ma al Fungo passava il padre, attivo a Casal Palocco. Era quello, in parte, il regno di Peppe Dimitri, leader indiscusso anche per il giovane Gianni Alemanno, coaetaneo di Carminati e Mancini. Ma questa non è una storia di reduci. Non lo è Franco Panzironi, gestore neanche tanto discreto del potere alemanniano dentro la trincea dell’Ama (la società che gestisce i rifiuti a Roma). E non lo sono nemmeno Domenico e Luca Gramazio, il primo storico missino di piazza Tuscolo (che certo non aveva in simpatia quelli del Fungo), il secondo, figlio di quello, consigliere comunale in Campidoglio per il Pdl. Eppure, per gli inquirenti, a destra erano loro, i due Gramazio, Fabrizio Testa, Panzironi e Riccardo Mancini a fare da tramite tra le richieste del “Re di Roma” e il sindaco Alemanno, che è indagato dalla procura con l’accusa di associazione mafiosa. Ha ragione il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone a dire che c’è ancora molto da verificare. Eppure quello che lega questi destini è un rapporto che più che alla giovinezza missina, pare legato da soldi e potere. Mancini, il facilitatore della prima ora Per i pm Riccardo Mancini è “a disposizione” dell’associazione criminale di Carminati nel quinquennio della giunta Alemanno. È lo stesso Carminati a chiarire: “È lui che ce sta a passa’ i lavori buoni perchè funzioni questa cosa...”. Ric- cardo Brugia, l’amico di un tempo, non lo ha in simpatia. Per lui Mancini non è solo “er ciccione” o “er grassottello” ma anche “un infame”. Il boss chiarisce: “Compà.. lo so, ma io poi ..io...gli ho menato eh?”. È lui, del resto a cui Carminati fa “avere le steccate”, e passi I MILITANTI IRREGOLARI DELL’EUR, PASSATI ANCHE DALLA LOTTA ARMATA, HANNO FATTO SQUADRA CON I NEMICI DI UN TEMPO. IN NOME DEL DENARO I VECCHI MISSINI SI SONO PRESI IL CAMPIDOGLIO detta dei pm, per favorire “l’associazione”. Non c’è bisogno di minacce, qui. Basta la parola. Panzironi, l’uomo che sussurrava a tutti Il Tanca è l’altro uomo di raccordo. Per i pm, uno degli uomini simbolo della parentopoli di Roma, controllava l’Ama anche dopo che ne aveva lasciato le redini. È Stefano Andrini, altro post-fascista arrivato al vertici della municipalizzata ai tempi di Alemanno, a chiarire a un consigliere riottoso: “Ma lei ha capito che l’azienda non è la sua è di Panzironi?”. Oltre agli appalti affidati in forma diretta, è lui uno dei facilitatori tra Carminati e il sindaco. AMICI Riccardo Mancini e Gianni Alemanno. Sotto Domenico Gramazio festeggia la caduta di Prodi. Luca Gramazio in Campidoglio Ansa Fabrizio Testa, il telefonista Nelle carte della procura è un altro che sa sempre dove trovare Carminati. Se ne accorge anche Maurizio Lelli, che la politica ha piazzato alla guida dell’Astral, controllata regionale. Quella sera è a cena con Carminati e Testa lo sa: “Ammazza me controlli li mortanguerrieri”, la reazione. Testa, già rac- per qualche screzio dei tempi che furono o delle botte che gli ha dato di fresco. In diversi ritenevano Mancini il vero sindaco di Roma, quello che comandava al posto di Alemanno. Per Carminati, invece, il vecchio compare è un “sottoposto”, e anche un “lobotomizzato”. Quando viene arrestato per l’appalto dei bus della Breda Menarini gli mettono pure l’avvocato per il timore che parli. O, per dirla con Carminati “che si tenesse er cecio ar culo”. È d’accordo che Mancini lasci la guida dell’Eur Spa (per allentare la pressioni), ma quando Alemanno annuncia di volersi costituire parte civile ricorda l’onore di un tempo e sbotta: “...la merda... si costituirà parte civile contro Mancini... ma Mancini è un uomo tuo... ma ma che... sia una merda... o non sia una me... ma quello è uomo tuo... tu non TELEFONO E BOTTE Mancini viene minacciato (e picchiato), per altri basta un colpo di telefono e scattano sull’attenti ti puoi comportà così”. Indovina chi viene a cena? I Gramazio Quando la luna di Mancini scende, risale quella di Domenico e Luca Gramazio. Carminati vede spesso il secondo. A cena o a pranzo la domenica. Si vedono in bar, ristoranti, case private. Se c’è un problema c’è “l’amico mio” (Luca). Pronto a fare pressione, a comandato da Alemanno in Teknosky, controllata Enav, è un altro dei facilitatori di Carminati in Campidoglio. Parlano anche di Marione Corsi, che a Roma è passato dall’eversione di destra alla radiofonia. Carminati racconta che è pronto a “programmare qualche intervista in radio, le cose, mi ha detto che lui è a completa disposizione...”. “La droga? Meglio i rom e gli stranieri” ACCOGLIENZA D’ORO: OLTRE 2 MILIONI DI EURO L’ANNO PER UN CAMPO. CASAMONICA “MEDIATORI CULTURALI” di Silvia D’Onghia I l senso di Buzzi per le “persone appartenenti alle fasce deboli della società” - mission delle coop - sta tutto in queste parole: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati?”. “Non c’ho idea”. “Il traffico di droga rende meno”. Parlando al telefono con la sua collaboratrice Piera Chiaravalle, il dominus delle cooperative riconducibili al gruppo Eriches-29 Giugno non si fa troppi scrupoli morali. Gli immigrati, come i nomadi, hanno un solo colore: quello dei soldi. Tanti, tantissimi. “A 67 euro ce guadagnamo un sacco de soldi, però chissà quando pigliamo i soldi, questo è il problema”, spiega Buzzi al suo fidato collabo- ratore Sandro Coltellacci. Buzzi paga tutti, ma “tutti i soldi utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero”. L’unico problema è che il Cam- pidoglio non paga, e ogni volta per poter ottenere la grana bisogna smuovere il mondo. Perchè il Comune non approva il bilancio, non trova i fondi, addirittura li deve stornare da altre voci o deve aspettare il trasferimento dal ministero dell’Interno: 17 milioni destinati, in realtà, ai minori. È il gioco “delle tre carte”, e allora se cala una voce aumenta l’altra, “e allora i minori?” “i minori s’attaccamo al cazzo”. Buzzi fa il matto, perchè ha ricevuto da Carminati 500mila euro del suo patri- monio personale (del resto è l’unico di cui l’ex Nar si fidi davvero) e li ha investiti nel campo nomadi di Castel Romano. E allora quel campo deve fruttare. “I fondi per il 2013 e 2014 per la tran- principale è che il Campidoglio guidato da Alemanno non ha un euro in cassa: “Ma se il bilancio è già stato fatto, cioè tu non c’hai una lira, chi cazzo te lo finanzia?”, chiede a Scozzafava. “E lo cerco da un’al- sazione e il nuovo campo non sono stati messi e sono 2.340.544,92 per il 2013 e 2.240.673,26 vi sono solo i fondi extra per il nuovo campo pari a 455.000,00 il resto e ancora zero”, scrive Buzzi ad Alemanno, tra parte, eeh... siamo chiari su questo che lui mi deve pre, eh lui, lui adesso ha fatto un bilancio così, senza sentì le esigenze o meno, chiuderò qualcos’altro”, gli risponde il di- Coltellacci, Luca Gramazio, Antonio Lucarelli (capo segreteria del sindaco). A lungo ha tentato di risolvere la faccenda con Angelo Scozzafava, direttore – all’epoca – del dipartimento Promozione dei servizi sociali e della salute del Comune. In cambio, dicono gli inquirenti, gli avrebbe promesso l’assegnazione di un appartamento di una cooperativa. “Io sono andato pure da Scozzi – spiega al telefono con Carminati – Scozzi, perchè mi cachi il cazzo?”. Il problema rigente. A sbloccare i pagamenti è proprio Gramazio, che Buzzi – in quest’occasione – incontra in un bar. “Dell’esito – scrive il Gip – Gramazio si attribuiva parte del merito”. E meno male, si direbbe sarcasticamente leggendo le parole di Lucarelli (che ha il terrore di Carminati): “Devi accenne un monumento pe’ sta’ storia che ieri sera è successa l’ira de’ Dio, se non sarvamo quella roba dei nomadi... sai che succedeva”. Oltre a quello economico, c’è un problema logistico: il rapporto con i nomadi, il cui campo – Un campo rom di Roma Ansa IMMIGRAZIONE I suggerimenti dell’ex vice capo di Gabinetto del sindaco per il Viminale: “Quel prefetto è un imbecille, prepara un appunto” Castel Romano – gravita nell’area di interesse del clan Casamonica. E allora quale miglior “mediatore culturale” di Luciano Casamonica, che “parla la stessa lingua” dei rom? IL CAPITOLO “accoglienza” passa invece per le mani di Luca Odevaine, che siede al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale. L’ex vice capo di Gabinetto di Veltroni, secondo il giudice, è in grado di smistare il flusso degli arrivi nei centri di accoglienza, “suggerendo” soluzioni e favorendo le imprese a lui amiche. Addirittura, “si attribuiva la paternità di una valutazione del ministero dell’Interno con la quale era stato aumentato il numero dei posti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) nell’area romana”. Odevaine ne ha anche per il Prefetto Rosetta Scotto Lavina, direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo: “Questa è un’imbecille – dice al telefono con una sua collaboratrice –. Non capisce un cacchio... Lei è in difficoltà perchè... continuano gli sbarchi e non sa dove mettere le persone”. E per questo le fa scrivere un appunto con alcune indicazioni. Anche questi sono soldi. “A 28 euro... ce se rimette”, spiega Buzzi a Odevaine. “Non lo so però magari te alzi i numeri... perchè guarda quanti ce ne stanno già nel Lazio”. 6 ROMANZO CRIMINALE MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014 Lselfie ady De Rossi, con manette prima dei domiciliari di Antonio Massari È la teoria del mondo di mezzo compa’ ... ci stanno… i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo…”. È questa la tesi di Massimo Carminati, il suo manifesto ideologico, ed è in questa e altre intercettazioni che lo spessore criminale, il progetto mafioso di Carminati viene descritto con estrema chiarezza. Intercettato dal Ros dei Carabinieri, parlando con Riccardo Brugia e Cristiano Guarnera, anch’essi arrestati ieri, Carminati il 13 dicembre 2012 espone la sua teoria. “RICCA, VIOLENTA e vendicativa”. È questo il ritratto che appare di Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore della Roma Daniele De Rossi. La Pisnoli, figlia di Massimo, ucciso a fucilate nel 2008, è stata arrestata lunedì assieme ad altre sette persone per aver minacciato, seque- “CHIEDIAMO AI NEOELETTI: TE DEVO PULÌ ER CULO?” DAI VERBALI LA STRATEGIA DI CARMINATI PER ENTRARE IN AFFARI CON AZIENDE E POLITICI. “FINMECCANICA È UNA BANDA DI PAGLIACCI” IL SOVRAMONDO E IL SOTTOMONDO CHE SI MISCHIANO “Ci sta un mondo…”, dice Carminati, “un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile … che ne so che un domani io posso stare a cena con Berlusconi… cazzo è impossibile... capito come idea?... il mondo di mezzo è quel- UN DOMANI A CENA lo invece dove CON BERLUSCONI... tutto si inconIl mondo di mezzo tra… le persone di un certo tipo… è quello invece dove di qualunque cotutto si incontra che ne so sa... si incontrano tutti là... tu che un domani io posso stare stai lì... ma non a cena con Berlusconi… per una questione di ceto… per (13 dicembre 2012) una questione di merito, no? ...allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo LETTI: “CHE TE SERVE?” ha interesse che qualcuno del sottomon- Ecco invece la tesi di Carminati per do gli faccia delle cose che non le può fare gli appalti pubblici: bisogna “bussacchiare” ai neoletti, spiega il 20 giugno nessuno… e tutto si mischia”. “Chi sta nel sotto sotto – interviene 2013 al solito Brugia, e “gli si dice che Guarnera - sotto, semo tutti uguali sot- progetti c’avete? … come posso guadato, sotto, sotto…”. gnare, che te serve il movimento terra? “Sono cose che la gente non sa, non ca- Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il pisce…”, risponde Carminati. culo… ecco, te lo faccio io, perché se poi vengo a sape’ che te lo fa un altro, capito? LO METTI SEDUTO E GLI DICI: “CO- Allora è una cosa sgradevole”. MANDIAMO NOI” Ed ecco come il mondo di mezzo go- FINMECCANICA E LA “BANDA DEI verna il business, nel pensiero di PAGLIACCI” “ Carminati, che parla con Brugia, spiegandogli che bisogna prima imporre agli imprenditori la protezione, poi entrare in affari con loro, quindi acquisire le loro attività economiche. “Tu lo devi mette seduto (all’imprenditore, ndr) gli devi dì ‘tu Carminati viene intercettato mentre parla con Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica, indagato a Napoli per le inchieste per le presunte tangenti del colosso industriale. Ed ecco la tesi di Carminati: “… una cosa, dove essendo Finmec- vuoi sta’ tranquillo? … allora mettiamoci a … fermare il gioco… perché dopo ci mettiamo d’accordo con quelli che ti rompono’… Noi dobbiamo andare dritto per le cose... cioè questi devono essere nostri esecutori… devono lavorare per noi … Gli dici… ‘..aho… senti un po’... a me mi dicono che… c'hai un sacco de problemi... ma scusa ma mettegli vicino qualche bravo ragazzo lo fai guadagna’… e si guadagna … ma noi te se mettemo vicino a te, così non si.... vedrà… più nessuno”… però … deve essere un rapporto paritario, je devi dì… non ti pensare che tu... ecco… a me mi puoi anche …dire che mi dai un milione di euro… per guardarmi… tutte ‘ste merde… non mi interessa… dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme… questo è il discorso… non ti pensa' che nun ce sta nessuno… la cosa... ‘perché tanto nella strada glielo devi dire - comandiamo sempre noi… non comanderà mai uno come te nella strada... Io ti fornisco l’azienda quella bona … glielo dici… ‘guarda che noi c’abbiamo delle aziende pure di costruzioni… a chi t'appoggi?... ce l'avemo noi … capito?’ .... ma non è che poi noi… dovemo fa’ costruzioni…”. canica ... questo perché il gruppo, il gruppo di elementi come sempre si mettono a fare la guerra tra loro e in mezzo ce deve anda’... neanche dici sai la cordata che poi ce va dall'altra parte, no... nell'ambito LA DOMANDA DA FARE AI NEOE- strato e picchiato un imprenditore a cui richiedevano la restituzione della somma di un investimento probabilmente andato male. Subito dopo l'arresto la ex signora De Rossi, adesso agli arresti domiciliari, è comparsa in una foto scherzosa postata su Instagram dal compagno, il Uno degli incontri tra Carminati (a destra) e Buzzi, suo braccio destro nei frame dei filmati del Ros comportà così”. MOKBEL È UN CAZZONE E A UN COMIZIO MENÒ ALEMANNO Su Gennaro Mokbel, condannato a 15 anni in primo grado, nel processo sul maxi riciclaggio Telekom Sparkle Fastweb, e indagato anche in quest’inchiesta, Carminati commenta invece così: “Mokbel è un caz- zone, però, sai che c’ha lui?.. che ha sem... ha sempre fatto questo però, che lui non è che ha fatto questo perché aveva preso i soldi… da tutti.. sempre è stato... I POLIZIOTTI (inc)..., cioè lui mi ricordo ai CHE LO AVVERTONO tempi di... Perché adesso te stai (inc)..., hanno fatto la lega mesotto indagine, ridionale, è devi evitare… sempre uno che È un casino… adesso so’ ha fatto politica… ha menato un vecchietto... Alemanno… mi (4 ottobre 2013) ricordo... sotto un comizio hanno picchiato... (inc)…. Aledella stessa cosa capito? I Tremontiani manno, per questo poi Alemanno si apcon i Lettiani, Adinolfi con quell'altro … si poggiò al gruppo di terza opposizione, sono massacrati uno con l'altro eccolo là, no?.., lui ha sempre fatto politica, Genquesto è il risultato ... lasciamo sta, va’... naro, non è che lui ha fatto politica perché ‘sta banda di pagliacci, l'Italia è vera- c’aveva i soldi, capito? Però in questo momente il paese…” mento... eh... un voto de scambio, ...(inc)... che cazzo, c’hai la truffa, fai il LIBRO MEGLIO DELLA FICTION truffatore, che ne so... hai fatto la truffa E LA SERIE TV UNA BUFFONATA più grossa che sia stata mai fatta a RoGuarnera chiede a Carminati quale ma... ...almeno ... inc.... a Roma, che cazrappresentazione della storia della zo, basta, pijate i soldi, sparisci, ...(inc)..., “Banda della Magliana” sia la più ve- invece loro continuano a fare le loro cose ritiera. E Carminati: “Romanzo crimi- sotto l’occhio dei carabinieri”...”. nale, eh… il film ... la serie è una buffoI POLIZIOTTI AVVERTONO: “STAI nata… il libro è abbastanza veritiero…”. SOTTO INDAGINE” IL COMUNE PARTE CIVILE: ALE- Il 4 ottobre 2013 due poliziotti inMANNO È UNA MERDA contrano Carminati al distributore Ansa “ Quando nel 2013 Alemanno annuncia che il Comune si costituirà parte civile contro Mancini, indagato per una storia di mazzette, Carminati commenta: “Alemanno che ieri sul giornale... ha scritto che ...la merda... che si costituirà parte civile contro Mancini... ma Mancini è un uomo tuo … non ti puoi di Corso Francia e discutono del fatto che è sotto indagine, invitandolo a cautelarsi. Uomo: Perché adesso te stai sotto indagine... Uomo2: … devi evitare … Carminati: è un casino… adesso so’ un il Fatto Quotidiano milionario francese Arnaud Mimram. Nulla di male anche perché l’uomo ha affidato alla foto il messaggio dedicato alla donna “Sempre con te”. Particolare non da poco però è che nel selfie, scattato tempo prima dell’arresto, la coppia appare sorridente e ammanettata. Da Cecato a Porcone tutti i soprannomi dell’inchiesta ROMA È SEMPRE un Romanzo. E sempre Criminale. I soprannomi sono aggiornati, a volte moltiplicati. Massimo Carminati, ex Nuclei Armati Rivoluzionari e Banda della Magliana, il Nero interpretato da Riccardo Scamarcio, viene definito anche er Pirata o er Cecato, per via di un occhio offeso, il sinistro, dopo uno scontro a fuoco trent’anni fa. Matteo Calvio, sodale di Carminati, fanno notare gli inquirenti, è il Watson di questo gruppo che la magistratura prova a scardinare con 37 arresti e oltre 100 indagati. Va inteso che se Calvio è “Watson”, Carminati è “Sherlock Holmes”. Elementare. Ma il temuto milanese trapiantato nella Capitale preferisce farsi valere come il re di Roma. La gerarchia, senza connessioni storiche, va rispettata e allora Fabio Gaudenzi, non era un capo e neppure un amico qualunque, era Rommel, Manfred Rommel era uno spietato generale nazista. Forse per rievocare il suo ruolo di ex amministratore delegato di Ama, la società municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti a Roma, Franco Panzironi è il Tanca, che vuol dire recipiente (o cassone) per trasportare liquidi; tanica è il sinonimo. Gli aspetti fisici sono esMassimo senziali per distinguere Carminati Ansa adepti o rivali. Salvatore Buzzi, il signor cooperative, racconta a Carminati una telefonata con il Porcone, poi si corregge, con il Maialotto : si riferiscono a Riccardo Mancini, ex reggente del ricchissimo Ente Eur. In riunione presso una stazione di rifornimento di benzina, Carminati e Riccardo Brugia (ex Nar), assieme al Bombi, discutono di 'o Curto di Montespaccato. Lo stesso Brugia, un po' infastidito, confida all’interlocutore le “cose che va dicendo in giro il Tapiro”. Brugia rammenta pure del Cicorione, un tale Roberto, si legge nell’ordinanza, di “Terza Posizione”. Non manca la citazione storica di er Caccola, pseudonimo di Stefano Delle Chiaie. Mario Schina, un intermediario, da ieri ai domiciliari, è conosciuto come er Cane. Sui poliziotti non c'è tanta fantasia. Massimo Ursini, che forniva strumenti elettronici a buon mercato per evitare le intercettazioni, è Massimetto la guardia. Carminati aveva rapporti anche con una “guardia” in pensione. Tra protagonisti e comparse, i nomignoli si sprecano: er Bojo, 'a Forfora, er Miliardario. A mangiare andavano da “er bruttone”. vecchietto... inc... Di Stefano dai pm, il legale inquisito MENTRE L’ESPONENTE PD VA IN PROCURA PER IL CASO LAZIO SERVICE, L’AVVOCATO INVISCHIATO NELLA “RETATA” DEL ROS di Rita Di Giovacchino torie di corruzione che s’intrecciaS no all'ombra del Campidoglio. Proprio mentre scattavano le perquisizioni dei carabinieri del Ros, l'esponente piddino Marco Di Stefano, indagato per corruzione e falso, s’è presentato in procura per esser interrogato sulla tangente da 2 milioni di euro che avrebbe incassato, quando era assessore alla Regione Lazio nella giunta Marrazzo, dai costruttori Antonio e Daniele Pulcini. Colpo di scena, a non presentarsi è stato il suo avvocato Pier Paolo Dell'Anno, già difensore dell' ad di Ente Eur Riccardo Mancini. Assenza giustificata perché i carabinieri del Ros erano nel suo studio. Anche Dell'Anno e no e non il legale Moneta Cadue collaboratori dello studio glio che abitualmente lo asrisultano indagati per il famisisteva. È un altro tassello gerato 416 bis contestato ai nella tela di interessi, ricatti e presunti appartenenti di Maintimidazioni che sembrano fia capitale. A convincere i pm legare gli amministratori Ielo e Tescaroli che i rapporti della vecchia Giunta capitoMarco Di Stefano lina a personaggi della destra tra l'avvocato e l'ex braccio destro di Alemanno andavano al eversiva che avevano prodi là dei corretti rapporti tra difensore e prio all'Eur il loro punto di incontro. imputato è un intreccio di telefonate tra L'interrogatorio di Di Stefano alla fine lui, Carminati e lo stesso Mancini. Per c'è stato grazie alla presenza dell'avvol'accusa il legale difendeva gli interessi cato Francesco Gianzi, e si è parlato sodell'organizzazione controllata da Car- prattutto della scomparsa di Alfredo minati, impedendo che gli appalti ve- Guagnelli che, secondo l'accusa, avrebnissero affidati a società estranee al giro be svolto il ruolo di collettore di tangendi affari. Proprio il “cecato” avrebbe ti per conto dell'ex assessore e sarebbe convinto Mancini a nominare Dell'An- destinatario di una mazzetta da 300 mi- la euro da parte dei costruttori Pulcini nell'ambito della vicenda Lazio Service. “Non avevo rapporti d’affari con Alfredo Guagnelli, non è mai stato un mio assistente o collaboratore, ma un semplice amico con cui condividevo momenti di vita privata”, ha ribadito ai pm Cugini e Palaia che lo hanno ascoltato per oltre 4 ore. In qualità di testimone, perché il fascicolo sul presunto omicidio è tuttora a carico di ignoti. L’esponente Pd ha confermato di averlo incontrato la sera in cui è scomparso: “È passato in ufficio a trovarmi, come faceva spesso, ma non sono a conoscenza delle sue attività ed escludo che sia mai stato coinvolto in vicende che potessero interessare la Regione Lazio".
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