presentazione corso e introduzione

Economia e gestione
delle imprese 2014-2015
Prof. Tonino Pencarelli
[email protected]
dott.ssa Linda Gabbianelli
[email protected]
dott. Mauro Dini
[email protected]
Prof. Tonino Pencarelli a.a. 2014-2015
Tonino Pencarelli
Mauro Dini
Linda Gabbianelli
Prof. Tonino Pencarelli a.a. 2014-2015
Contenuti del corso
• Il rapporto tra impresa e ambiente competitivo
• La varietà dei contesti nazionali e settoriali
• La varietà delle imprese: dimensione, governance,
risorse
• La terziarizzazione dell’economia ed i servizi
• Sviluppo delle imprese e strategie per la crescita
• L’analisi per le scelte strategiche
• Strategie di corporate e modalità di implementazione
• Strategie di turnaround
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Strategie di Business
Scelte di progettazione organizzativa
Gestione delle risorse umane
Il finanziamento dello sviluppo
L’internazionalizzazione
Responsabilità sociale e sostenibilità
Innovazione
Produzione
Logistica e supply chain management
Marketing e distribuzione
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Lavori di gruppo: laboratori di economia e
management delle imprese (a cura di Mauro Dini)
• Struttura dei paper (max 12 pagine)
Abstract (10 righe in italiano e inglese)
Obiettivi
Metodologia e domande di ricerca
Contenuto del lavoro
Principali risultati emersi
Fonti bibliografiche e sitografia
Criteri valutativi dei lavori di gruppo
• Chiarezza espositiva
• Rigore metodologico
• Originalità del lavoro
Punteggi (da aggiungere al punteggio di esame):
meno 1 (lavori di plagio); più 1, contributo limitato; più 2, contributi
significativi.
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Testi per gli studenti frequentanti
Testo base: Tunisini A. Pencarelli T., Ferrucci L. (2014),
Economia & Management delle imprese, Hoepli: Milano
CAPP. Tutti ad eccezione dei capitoli 1,4,13, 20.
Per non frequentanti, tutto il testo base
Al posto del capitolo 1 gli studenti (frequentanti e no)
possono studiare il paper sul Service Mangement, a cura
di Tonino Pencarelli
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Letture consigliate
1. Baglieri Daniela, Giovanni Battista
Dagnino , Rosario Faraci, Economia e
gestione delle imprese, Isedi, Milano
2013
2. Sandro Trento, “Il capitalismo italiano”, Il
mulino, Bologna, 2012
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Modalità d’esame
L’esame sarà svolto in forma scritta , con possibili
domande integrative orali
Verranno poste 4 domande aperte (5 domande per
non frequentanti) cui si potrà rispondere entro
un’ora e mezza (un’ora e tre quarti per non
frequentanti).
Per i frequentanti si terrà conto dei risultati dei
lavori di gruppo
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Orario di ricevimento
• Ogni lunedì, dalle 16 alle 17
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Modelli di capitalismo: vedere
capitolo 2
Tratto dal saggio di Sandro Trento
“Il capitalismo italiano”, Il mulino,
Bologna, 2012
Il capitalismo
• Un sistema economico e sociale
caratterizzato da un processo di
accumulazione del capitale , che ha come
finalità il profitto e nel quale I beni sono di
proprietà privata…
• Tuttavia, le imprese sono le istituzioni
centrali del capitalismo, istituzioni infatti
assenti nei modelli economici del
socialismo reale, ove non ci sono gli
impenditori
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L’imprenditore:motore del
capitalismo
• E’ il soggetto che assumendo il rischio genera
innovazione nei sistemi economici
• Il capitalismo è una macchina sociale che genera
innovazione perchè consente ad individui dotati di un
certo talento ed una certa predisposizione al rischio di
cimentarsi con nuovi progetti, realizzando nuovi prodotti
e servizi, nuove soluzioni ai bisogni
• Il capitalismo poggia sul funzionamento di principi di
competizione ed è quindi diverso da situazioni di
“capitalismo delle rendite”
• Nel capitalismo il successo non è mai perenne,
raggiunto una volta per tutte
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L’impresa e la costituzione
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Azienda, imprenditore e codice
civile
• Art. 2555 c.c.: L’azienda è il complesso di
beni organizzati dall’imprenditore per
l’esercizio dell’impresa
• Art 2082 c.c.: E’ imprenditore colui che
esercita professionalmente un’attività
economica organizzata al fine della
produzione e dello scambio di beni e
servizi
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L’impresa per l’economia
aziendale
“un’organizzazione di beni e persone volta ad uno scopo
produttivo” (def. restrittiva)
“un’organizzazione economica che, mediante l’impiego
di un complesso differenziato di risorse, svolge processi
di acquisizione e di produzione di beni o servizi da
scambiare con entità esterne al fine di conseguire un
reddito”
(def. estesa)
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Gli elementi distintivi dell’impresa
 La presenza di un’organizzazione
 Lo svolgimento di processi di produzione di valore
 Le relazioni di scambio con entità esterne
 La finalità imprenditoriale del reddito
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INPUT materiali,
immateriali, umani
TRASFORMAZIONE
OUTPUT
SCAMBIO
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SCAMBIO
L’impresa come sistema
SISTEMA: complesso interrelato di parti tra loro interdipendenti rispetto ad un
obiettivo comune: generare valore
APERTO: in relazione con l’ambiente esterno (ambiente e mercato) per
l’acquisizione di input e l’acquisizione di output
DINAMICO: caratterizzato da uno sviluppo evolutivo
VITALE: capace di reagire e autoregolarsi
SOCIALE: in esso operano risorse umane che interagiscono tra loro
TECNICO: in esso sono presenti impianti, attrezzature, macchinari
COGNITIVO: in esso si combinano e si generano conoscenze
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L’IMPRESA COME
SISTEMA COMPLESSO
L’AMBIENTE-MERCATO:
COMPLESSITA’ E
DINAMISMO
L’INTERDIPENDENZA IMPRESA-MERCATO
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La gestione del cambiamento
In un contesto ambientale dominato dalla complessità non esistono
modelli di impresa di successo e di riferimento “assoluti”, “stabili”
e “autosufficienti”.
Dominano piuttosto i concetti di “varietà dei modelli di
riferimento”, “evoluzione” e “interdipendenza con il contesto
ambientale di riferimento”.
Occorre sviluppare una visione integrata e processuale
dell’organizzazione-impresa e dei suoi rapporti con l’ambiente
esterno acquisendo sensibilità agli approcci ed agli strumenti
gestionali più significativi.
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Modelli di capitalismo
• Capitalismo regolato (intervento dello stato
per modernizzare infrastrutture e welfare):
big state, big capital, big labour…vs un
capitalismo di stampo cooperativo, ispirato
alla ricerca di coesione sociale ed alla lotta
alla disoccupazione
• Capitalismo di mercato, con basso peso
intervento pubblico, orientato alla
privatizzazione dei servizi
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Capitalismo liberale di mercato
• Diffuso in Australia, Irlanda, Nuova
Zelanda, Regno Unito e USA
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Capitalismo coordinato di mercato
• Diffuso in Austria, Germania, Svizzera,
Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia,
Finlandia, Danimarca
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Corporate governance e modelli di
capitalismo
• La corporate governance rappresenta il modo in
cui coloro che finanziano l’impresa ricevono un
rendimento dagli investimenti, il modo secondo
cui sono tutelati gli interessi dei creditori, oltre
che degli altri stakeholders
• Un buon modello di governo societario deve
garantire che le imprese siano controllate dai
soggetti che in virtù delle proprie capacità siano
in grado di gestire l’impresa, che I capitali
affluiscano adeguatamente, che ci sia un
adeguato ricambio del controllo nel tempo
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Capitalismo liberale di mercato
• Governance: azionariato diffuso, mercato per il controllo
societario, uso frequente di bonus e stock options per
incentivi management, ruolo importante investitori
istituzionali…
• Finanza: mercati, con tutele legali per azionisti e
creditori, orientamento al rendimento di breve termine,
attenzione alla finanza per l’innovazione ed a investitori
stranieri
• Lavoro: skills generali, importanza istruzione formale,
rapporti di lavoro di breve durata, con elevata rotazione,
nessun coinvolgimento dei lavoratori nel governo
d’impresa, ruolo limitato del sindacato
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Capitalismo coordinato di mercato
(capitalismo relazionale)
• Governance: proprietà concentrata, con azionisti di controllo
che esprimono il management, conflitti con soci di minoranza,
scarso sviluppo del mercato per il controllo e scarso uso di
incentivi per i managers, ruolo importante delle banche nella
proprietà e nella governance aziendale, partecipazioni
incrociate e gruppi di controllo
• Finanza:banche e intermediari con cui si attua finanza
relazionale, paziente, relazioni informali, scarsa attenzione
all’innovazione, attenzione alla stabilità
• Lavoro: maggiore sicurezza del posto di lavoro, contratti a
lungo termine, skill specifici e training on the job importanti,
coinvolgimento dipendenti nella governance , forme di
consultazione periodica, presenza negli organi societari,
enfasi sulla qualità dei prodotti, economie di apprendimento,
innovazione di processo, maggiore sindacalizzazione e forme
di concertazione tra sindacati e imprese
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Confronto tra sistemi finanziari
Fondati sui mercati
Fondati sulle banche
Grande numero di investitori,
interessati al ritorno sul capitale,
mercati liquidi ed efficienti ove le
azioni esprimono il valore
dell’impresa, mercati orientati al
breve termine con rischio short
termism,obblighi di informativa,
scalate ostili da parte di nuovi
soggetti (raider) per disciplinare il
management quando il valore di
mercato delle azioni è molto
inferiore al potenziale, consente
crescita rapida delle imprese
anche senza garanzie
Ruolo rilevante di poche banche
nell’impresa, alto ricorso al debito,
banche creditrici, ma anche
consulenti e partner, relazioni
stabili, che favoriscono crescita,
bassa trasparenza informativa nel
rapporto banca impresa, esigenza
di cercare informazioni ulteriori,
controllo dei manager ex ante,
basato sulla fiducia e sulle
relazioni, interventi diretti delle
banche nella gestione, con rischio
collusione tra banca e
management, crescita aziendale
meno rapida ma può essere
apprezzabile
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Quale modello di capitalismo è
migliore?
• Non c’è una risposta univoca
• I meccanismi di mercato, tanto celebrati, spesso non
funzionano e in pratica sono di difficile attuazione (es. Che
valore potenziale ha oggi FIAT o General Motors?)…
• Molte scalate non convengono all’acquirente…una volta
effettuato l’acquisto non è indolore allontanare il vecchio
management…ci sono conflitti frequenti tra management ed
azionisti
• I dati indicano che nelle economie liberali di mercato ci sono
maggiori ineguaglianze nella distribuzione del reddito e nella
mobilità sociale e che in Italia si riscontrano questi aspetti
negativi tipici delle economie liberali di mercato
• I tassi di crescita del PIL delle economie coordinate di
mercato sono stati superiori a quelli registrati nelle economie
liberali di mercato, economie spesso più chiuse (vedi USA) ai
mercati internazionali.
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Il capitalismo italiano
• Storicamente, lo sviluppo industriale italiano si
lega alla presenza delle banche miste (Banca
commerciale italiana e Credito italiano, che
fornivano credito e partecipazioni azionarie, con
forti intrecci proprietari tra banche e imprese) ed
all’intervento dello stato.
• Lo stato diventa imprenditore con la creazione
dell’IRI, una holding pubblica che acquisisce la
proprietà di maggioranza delle imprese in crisi,
banche comprese (Comit, Banco di Roma,
Credito italiano
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Il capitalismo italiano: un’economia
mista
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Il capitalismo italiano del dopoguerra è stato definito misto, di mercato e di
stato, a seguito del forte ruolo assunto dalle partecipazioni statali fino agli
anni novanta
Le partecipazioni statali hanno consentito il rapido sviluppo del Paese,
sostenendo la rapida ricostruzione e modernizzazione del sistema
produttivo con interventi in settori strategici (siderurgia, costruzione rete
autostradale, energia, ecc.)
Ci fu tuttavia un uso non sempre virtuoso delle partecipazioni statali,
chiamate spesso a interventi di salvataggio di società private in crisi ed a
manovre con forte interferenza politica, senza vincoli di conseguire profitti
minimi.
Il modello delle partecipazioni statali ebbe fine nel 1992, quando la
Commissione europea impedì l’utilizzo di fondi pubblici per scopi contrari
alla libera concorrenza e si approvò un piano di riordino verso la
privatizzazione delle imprese
Una luce nel capitalismo italiano: il capitalismo sociale di Olivetti, la
comunità di fabbrica, l’azionariato operaio, il radicamento territoriale, la
partecipazione…
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Il capitalismo italiano oggi
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Capitalismo molecolare e diffuso
Capitalismo familiare, chiuso
Capitalismo senza capitali
Capitalismo fondato sui gruppi piramidali
Capitalismo con progressiva scomparsa delle
grandi imprese
• Capitalismo guidato dalle medie imprese: verso
il quarto capitalismo (dopo il primo del decollo
industriale, il secondo di stato, il terzo quello
molecolare e spontaneo, dei distretti..), è il
capitalismo delle multinazionali tascabili, delle
medie imprese…reggerà??
• Vs la deindustrializzazione e il declino?
Prof. Tonino Pencarelli a.a. 2014-2015