Avvenire: articolo di Romina Gobbo sulla Canonizzazione

16 C A T H O L I C A
Giovedì
20 Novembre 2014
Avezzano.
Chiesa in «uscita» sull’esempio di don Tonino Bello
«C
Al via oggi il Convegno
ecclesiale diocesano
con la prolusione del
cardinale Bassetti. Gli
interventi del vescovo
Santoro, di Truffelli e
Bonanni
hiesa nel Cenacolo, Chiesa in uscita dal
Cenacolo». È questo il tema dell’Anno pastorale nella diocesi di Avezzano, proposto dal vescovo dei Marsi, Pietro Santoro. Un percorso interiore e di rinnovata passione evangelizzatrice e
che si dispiegherà anche durante il prossimo Convegno ecclesiale diocesano: costruire una comunità ecclesiale nella dimensione dell’ascolto orante
del Signore, della misericordia donata e ricevuta,
della “lavanda dei piedi” e, nello stesso tempo, di
missione verso le periferie esistenziali e storiche.
Il tema annuale si fonderà con l’orizzonte del Con-
La Cattedrale di Avezzano
vegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cisto il nuovo umanesimo”, in programma l’anno
prossimo. L’assise diocesana si aprirà oggi alle 17,
presso il Teatro dei Marsi di Avezzano, con la prolusione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Seguiranno gli
interventi di Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione Cattolica (il tema della sua relazione:
“Chiunque segue Cristo, Uomo perfetto diventa
anche lui più uomo”, da Gaudium et Spes 41) e di
Raffaele Bonanni, già segretario nazionale Cisl
(“L’umano frantumato. Il lavoro che non c’è. O-
rizzonti d’impegno e di speranza”). Domani invece sono i programma i laboratori tematici che si
terranno nella Cattedrale di Avezzano, affidati ai
delegati delle parrocchie e delle aggregazioni laicali della diocesi. Il convegno si concluderà sabato presso il Castello Orsini di Avezzano, con lo spettacolo teatrale “Chiamatemi don Tonino”, rievocazione della vita di don Tonino Bello, vescovo che
ha abitato l’umano abitando, in Cristo, i volti dei
poveri.
Elisabetta Marraccini
Santo il vescovo Farina
Tutta la vita per i poveri
Vicenza
Il corpo esposto
alla venerazione
per una settimana
aranno Kumari e Juvanna, la “figlia del miracolo” a portare a papa Francesco l’ostensorio con la reliquia del beato Giovanni Antonio Farina. Questo darà il via, domenica in piazza San Pietro a Roma, alla cerimonia
di canonizzazione del vescovo vicentino, a cui
Kumari, al nono mese di gravidanza, affetta da
un’epatite B che non le avrebbe lasciato scampo, aveva chiesto la grazia di salvare la sua vita e
quella della bimba in arrivo. Così, il segno di salvezza di Dio, grazie all’intercessione del Farina,
ha raggiunto un villaggio di braccianti a giornata, nello stato dell’Andhra Pradesh. E non poteva essere che così per il “vescovo dei poveri”. Per
ringraziare del dono arriveranno numerosi gli
indiani in piazza San Pietro, e con loro pellegrini da tutti i Paesi dove le suore Maestre di Santa
Dorotea Figlie dei Sacri Cuori (congregazione
fondata dal Farina) sono presenti: Brasile, Colombia, Spagna, Ecuador, Messico, Polonia, Romania, Terra Santa, Ucraina, Costa d’Avorio. Oltre 4.500 persone, 35 pullman solo da Vicenza.
«Se la canonizzazione del Farina ripete l’eccezionalità della santità, la vita cristiana si dispie-
S
ga nel quotidiano, dove si consumano giorni tristi e felici, dove ci si spende nello studio e nel lavoro, dove si opera il bene – afferma Beniamino
Pizziol, vescovo di Vicenza –. Per questo, affidiamo a san Giovanni Antonio la vita della nostra
Chiesa di Vicenza e la fede di ciascuno di noi,
perché ogni nostro giorno sia vissuto con la stessa passione e lo stesso amore. Anche quando la
Pizziol, suo successore a Vicenza:
«ci insegna che la fede va vissuta nel
quotidiano, fatto di gioie e tristezze»
fatica ci chiede qualcosa in più».
Viene così a compimento il sogno di suor Albarosa Ines Bassani, che da trent’anni, in qualità di
storica e postulatrice prima e, oggi, di consultore della Congregazione delle cause dei Santi, studia, accompagna e sostiene l’iter che ha portato
prima alla beatificazione e oggi alla canonizzazione del fondatore del suo Istituto. Era il 1981
quando una consorella ecuadoriana, suor Inés
Torres Cordova guariva da un tumore maligno all’utero dopo aver appoggiato sul ventre alcuni
capelli del Farina. È la spinta per decidere di promuovere la causa. Suor Albarosa viene nominata nella commissione storica e comincia lì la sua
missione trentennale. I primi dieci anni sono dedicati esclusivamente alla ricerca archivistica, in
34 archivi, fra Italia, Austria e Vaticano. Lo scoglio più grosso è arginare le polemiche che hanno “compromesso” la figura del Farina, in particolare l’accusa di essere “austriacante” per aver
accettato l’appoggio dell’Austria per la fondazione dell’istituto, in un’epoca in cui la sottomissione del Lombardo-Veneto all’Impero Austro-Ungarico era fortemente contestata.
Sciolti i nodi, all’inchiesta diocesana la commissione storica arriva con 66 volumi, per l’equivalente di 20mila pagine, e una ventina di testimoni, ovviamente non persone che avevano vissuto con il prelato (era già morto da oltre un secolo), ma che avevano conosciuto chi aveva vissuto con lui. Ottenuto il beneplacito diocesano,
la positio del Farina (si chiama così il “sunto”, in
questo caso, 2.000 pagine, che ne ricostruisce la
biografia e ne attesta la fama di santità, che
dev’essere ininterrotta, dalla morte fino all’ini-
zio del processo di beatificazione) vola a Roma,
dove passa i tre esami dei consultori storici, dei
teologi, e del Papa con il collegio cardinalizio.
Nel 2001 il Farina viene proclamato beato. «Poi,
per diventare santo – spiega suor Albarosa – serve la “firma di Dio”, ovvero qualcosa che è al di
fuori delle possibilità umane, cioè serve il miracolo. Tra beato e santo c’è un salto teologico: per
il primo c’è una proposta di culto limitata alla
Chiesa locale; sei anche libero di non credere alla santità di quel personaggio. Per quanto riguarda il santo, invece, è il Papa che dichiara con
sicurezza infallibile che il personaggio in questione è santo e ne estende il culto alla Chiesa
universale, perciò, se non ci credi, hai un problema di coscienza».
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La biografia
L’istituto delle Dorotee
L’educazione via di carità
Le sue «figlie» in 4 continenti
alle sue suore un altro obiettivo: l’assiiovanni Antonio Farina nasce l’11
stenza ai malati. Le forma come infergennaio 1803 a Gambellara, in
miere professionali e le manda negli oprovincia di Vicenza. Figlio di Piespedali. Nel 1850 viene nominato vescotro e Francesca e settimo di undici fravo di Treviso e, dieci anni dopo, vescovo
telli (sei dei quali muoiono ancora picdi Vicenza: in entrambe le diocesi istituicoli), viene educato dallo zio paterno,
sce associazioni per l’assistenza agli indon Antonio Farina. A 15 anni entra in
digenti. Nel 1869 partecipa al Concilio
Seminario e, sette anni dopo, già insegna
Vaticano I, dove sostiene
ai seminaristi. Nel 1827
l’infallibilità pontificia. Il
viene ordinato sacerdote
marzo 1888, muore per
e vice-parroco della parNel 1831 aprì la prima 4un’emorragia
cerebrale. Il
rocchia di San Pietro in Vi4 novembre 2001 viene
cenza, dal vescovo Giuscuola femminile
da papa Gioseppe Maria Peruzzi. Nel
gratuita riconosciuta beatificato
vanni Paolo II. «Il Farina fu
1831 apre la prima scuola
un educatore e un uomo
popolare femminile gradallo Stato
attento ai bisogni della
tuita, riconosciuta dal gogente. Per tutta la vita colverno italiano. Nel 1836
tivò questi due filoni di infonda la congregazione
teresse, tanto che da prete era chiamato
delle Suore Maestre di Santa Dorotea, Fi"uomo della carità" e, da vescovo, "veglie dei Sacri Cuori, dedite all’educazioscovo dei poveri"», dice suor Albarosa
ne. Nella scuola del Farina vengono acBassani.
colte tutte le ragazze, ma soprattutto
quelle dei quartieri periferici, le cieche,
Romina Gobbo
le sordomute, le orfane. Nel 1846 pone
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de sensibilità nel rispondere ai bisogni
e Suore Maestre di Santa Dorotea Fidella gente, quelli di promozione umana,
glie dei Sacri Cuori sono presenti, olcon le associazioni caritative, così come
tre che in Italia, in Spagna, nei Paesi
quelli spirituali. Nelle celebrazioni amadell’Est europeo: Polonia, Romania, Uva riprodurre, con capacità immaginosa
craina; nel Medio Oriente: Israele, Palestigli episodi della Bibbia, per renderli
na, Giordania, Siria; in America Latina: Brafruibili ad un’assemblea composita.
sile, Colombia, Ecuador, Messico; in vari
Il suo essere a servizio degli altri è
stati dell’India; in Africa: Costa D’Avorio,
modello di vita anche
Togo. Fin dalla fondazione,
per noi». Nel mondo
nel 1836, operano in istitudelle Dorotee il Farina
ti educativi, nella scuola
Servizio fino al dono è il secondo santo, doprimaria e secondaria, negli ospedali, nelle case di ri- totale di sé. Come suor po suor Bertilla Boscardin. Le sorelle sperano
poso. In risposta ai tempi
nuovi, praticano anche la Nasri, morta ad Aleppo che suor Rima Nasri,
pastorale familiare, nelle
in un bombardamento uccisa a gennaio 2013
nel
bombardamento
forme e nei luoghi più vari,
dell’università di Alepsi occupano dell’accoglienpo, possa essere ricoza del diverso, nel rispetto
nosciuta martire. Tuttavia, poiché
delle altre culture, e del sostegno all’uomo
non è stato trovato nulla del suo corsofferente. Sono tante le caratteristiche
po, per il governo siriano suor Rima ridi Giovanni Antonio Farina che affascimane dispersa.
nano suor Emma Dal Maso, madre generale delle Dorotee: «La dimensione eccle(R.Gob.)
siale, quella essenziale, ma anche la gran© RIPRODUZIONE RISERVATA
G
il vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella
sua gloria, e tutti gli angeli
con lui, sederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui
verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri. (...) Allora i giusti gli
risponderanno: "Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da
mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o
nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in
carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno
solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me”».
vevo fame, avevo sete,
ero straniero, nudo,
malato, in carcere...
Dal Vangelo emerge un fatto
straordinario: lo sguardo di
Gesù si posa sempre, in primo
luogo, sul bisogno dell’uomo,
sulla sua povertà e fragilità. E
dopo la povertà, il suo sguardo va alla ricerca del bene che
circola nelle vite: mi hai dato pane, acqua, un sorso di
vita, e non già, come ci sa-
A
L
SACROFANO
Al via gli stati generali
dell’Italia missionaria
«Alzati, va’ a Ninive la grande città, dove
il Vangelo si fa incontro» è il tema del quarto Convegno missionario nazionale che si
svolgerà a Sacrofano (Roma), presso la
Fraterna Domus da oggi a domenica. Il
convegno, organizzato dall’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra
le Chiese, assieme alla Fondazione Missio e alla Fondazione Cum, si propone di
valorizzare la ricchezza delle esperienze
missionarie della Chiesa che è in Italia e
rilanciare l’impegno di singoli e gruppi e
comunità per la missione ad gentes. A
dieci anni dal precedente convegno nazionale di Montesilvano, l’appuntamento
vuole riunire tutte le forze della missionarietà italiana per fare il punto della situazione in particolare riguarda al campo dell’animazione, della cooperazione e della
formazione. Saranno circa 700 partecipanti, suddivisi in numerosi laboratori da
cui emergeranno indicazioni pastorali. Ad
aprire i lavori sarà il vescovo Ambrogio
Spreafico, presidente della Commissione
episcopale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e l’evangelizzazione dei
popoli, seguito dalla relazione della teologa suor Antonietta Potente. Domani sono previste le relazioni del filosofo Aluisi
Tosolini e dei sociologi Mauro Magatti e
Chiara Giaccardi. Sabato, l’udienza in Vaticano con papa Francesco, seguita dalla relazione del teologo peruviano Gustavo Gutierrez, con testimonianze e un dibattito moderato dalla giornalista Silvia
Pochettino.
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Il peccato più grande? Smarrire lo sguardo di Dio
di Ermes Ronchi
XXXIV Domenica
Tempo Ordinario - Cristo Re
e celebrazioni per la canonizzazione
del beato Giovanni Antonio Farina, in
diocesi di Vicenza iniziano oggi, con i
resti del futuro santo che verranno trasportati dalla casa madre delle suore Dorotee alla
Cattedrale, dove rimarranno esposti per la
preghiera fino a giovedì prossimo. La salma arriverà poco dopo le 20 di stasera e il vescovo
Beniamino Pizziol presiederà una veglia di
preghiera. I primi pellegrini partiranno già
domani alla volta di Roma. Il viaggio prevede
prevede una tappa ad Assisi sabato, domenica la presenza in piazza San Pietro per la canonizzazione, lunedì alle 8.45 la partecipazione alla celebrazione eucaristica a Santa
Maria Maggiore, presieduta da Pizziol e dall’arcivescovo vescovo di Treviso Gianfranco
Agostino Gardin. Giovedì 27, ultimo giorno
dell’esposizione del Farina in Cattedrale a Vicenza, alle 20, verrà celebrata la Messa di ringraziamento per il nuovo santo. (R.Gob.)
L
Sarà canonizzato domenica in piazza San Pietro
ROMINA GOBBO
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remmo aspettati, alla ricerca
dei peccati e degli errori dell’uomo. Ed elenca sei opere
buone che rispondono alla
domanda su cui si regge tutta la Bibbia: che cosa hai fatto di tuo fratello?
Quelli che Gesù evidenzia
non sono grandi gesti, ma gesti potenti, perché fanno vivere, perché nascono da chi
ha lo stesso sguardo di Dio.
Grandioso capovolgimento
di prospettive: Dio non guarda il peccato commesso, ma
il bene fatto. Sulle bilance di
Dio il bene pesa di più. Bellezza della fede: la luce è più
forte del buio; una spiga di
grano vale più della zizzania
del cuore.
Ed ecco il giudizio: che cosa
rimane quando non rimane
più niente? Rimane l’amore,
dato e ricevuto. In questa scena potente e drammatica, che
poi è lo svelamento della verità ultima del vivere, Gesù
stabilisce un legame così
stretto tra sé e gli uomini, da
arrivare fino a identificarsi
con loro: quello che avete fatto a uno dei miei fratelli, l’avete fatto a me!
Gesù sta pronunciando una
grandiosa dichiarazione d’amore per l’uomo: io vi amo
così tanto, che se siete malati è la mia carne che soffre, se
avete fame sono io che ne patisco i morsi, e se vi offrono
aiuto sento io tutte le mie fibre gioire e rivivere.
Gli uomini e le donne sono la
carne di Cristo. Finché ce ne
sarà uno solo ancora sofferente, lui sarà sofferente.
Nella seconda parte del racconto ci sono quelli mandati
via, perché condannati. Che
male hanno commesso? Il loro peccato è non aver fatto
niente di bene. Non sono stati cattivi o violenti, non hanno aggiunto male su male,
non hanno odiato: semplicemente non hanno fatto nulla
per i piccoli della terra, indifferenti.
Non basta essere buoni solo
interiormente e dire: io non
faccio nulla di male. Perché
si uccide anche con il silenzio, si uccide anche con lo stare alla finestra. Non impegnarsi per il bene comune,
per chi ha fame o patisce ingiustizia, stare a guardare, è
già farsi complici del male,
della corruzione, del peccato
sociale, delle mafie.
Il contrario esatto dell’amore
non è allora l’odio, ma l’indifferenza, che riduce al nulla il
fratello: non lo vedi, non esiste, per te è un morto che
cammina.
Questo atteggiamento papa
Francesco l’ha definito «globalizzazione dell’indifferenza». Il male più grande è aver
smarrito lo sguardo, l’attenzione, il cuore di Dio fra noi.
(Letture: Ezechiele 34,1112.15-17; Salmo 22; 1 Corinzi 15,20-26a.28; Matteo
25,31-46)
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San Paolo fuori le Mura: particolare del mosaico absidale