ANALISI TEORICO-SPERIMENTALE DEL COMPORTAMENTO VIBRAZIONALE DELLE SOVRASTRUTTURE FLESSIBILI REALIZZATE CON MATERIALI NON CONVENZIONALI COLONNA PASQUALE PISCIOTTA MASSIMO 1. INTRODUZIONE Oltre che per cause naturali, le vibrazioni possono essere imputabili alle normali attività della vita quotidiana quali il traffico su gomma o su rotaia, l'utilizzo di macchinari, l'apertura di cantieri stradali ed edili, ecc. Tali fenomeni, oltre ad essere fonte di disagio per l'uomo, possono indurre effetti di disturbo anche all’ambiente circostante interessando, attraverso la propagazione, il suolo ovvero edifici e costruzioni. In quest'ultimo periodo ha assunto grande importanza lo studio delle vibrazioni originate dai veicoli stradali e trasmesse dalle infrastrutture viarie, in particolare a causa del notevole incremento che il traffico, soprattutto quello pesante, ha subito. Gli studi relativi, quindi, sono mirati alla conoscenza ed alla descrizione delle modalità di trasmissione di tali fenomeni, in modo tale da individuare dei modelli che, almeno in prima approssimazione, consentano di descrivere il comportamento vibratorio delle strutture in esame, di valutarne gli effetti e, infine, di progettare le corrispondenti contromisure. 2. LA TRASMISSIONE DELLE VIBRAZIONI Il movimento di un veicolo sulla via è, come è noto, causa di vibrazioni. Le azioni che questo produce sull'infrastruttura sono determinate da fenomeni meccanici di natura interna al veicolo, ma anche dalle irregolarità della pavimentazione superficiale che, sollecitando il veicolo, fanno sì che questi, entrando in vibrazione, trasmetta al suolo non già un carico statico ma un'azione pulsante. Pertanto la deformazione della struttura viaria, specie se di tipo flessibile, sotto l'azione del carico rappresentato dal veicolo, dà luogo essa stessa ad un fenomeno vibratorio, in quanto l'elasticità della pavimentazione, tendendo a riportare il sistema nello stato di equilibrio, lo metterà in vibrazione. In generale, qualunque sia la causa che sollecita la via, le vibrazioni di quest'ultima si trasmettono al terreno per poi propagarsi agli edifici limitrofi con modalità che sono influenzate sia dalla tipologia della sovrastruttura, sia dalla situazione geologica locale. 2.1. Il procedimento di studio La complessità del problema in esame impone la necessità di suddividerlo in fasi logiche successive. Innanzi tutto è necessario ipotizzare un modello sia per il veicolo che per le irregolarità superficiali della via. Tale fase viene in generale agevolmente risolta da un lato con l’ausilio di ragionevoli ipotesi circa le caratteristiche dei veicoli, in particolare per quanto riguarda sospensioni e pneumatici, e dall’altro utilizzando funzioni casuali a carattere stazionario caratterizzate da opportuni parametri statistici per quanto riguarda la rappresentazione dei profili superficiali della via. Quindi, individuata la natura delle forze applicate, bisogna costruire un adeguato modello del terreno attraverso il quale si propaga la vibrazione, in modo tale da giungere alla così detta funzione di trasferimento, capace di definire i valori dello spostamento in funzione della distanza e dei materiali attraversati. 2.2. Differenze ed analogie con il caso delle ferrovie metropolitane In passato diversi ricercatori hanno preso in esame il problema della propagazione delle vibrazioni indotte dal passaggio dei convogli di ferrovie metropolitane, in quanto interferenti con importanti edifici di centri urbani. Al contrario, sono relativamente pochi i casi esaminati in relazione ai veicoli transitanti su infrastrutture stradali, per cui sembra opportuno fare emergere le differenze e le analogie tra le due situazioni, così da poter cogliere quali possano essere le opportunità di trasferire al caso stradale i modelli già utilizzati per le ferrovie metropolitane. Non c’è dubbio che in entrambi i casi vi sia un veicolo su ruote che trasmette carichi e vibrazioni alla via e, attraverso questa, al suolo e alle strutture circostanti. Tuttavia, entrando più approfonditamente nel merito della questione, emergono significative differenze che necessitano di essere evidenziate. Innanzi tutto è importante notare come nei due casi risulti diversa la tipologia e il numero degli elementi che si interpongono tra il veicolo ed il terreno (o il rilevato). Infatti in un caso si ha la rotaia metallica, i sistemi di attacco, le traverse ed il ballast, il tutto supportato dal calcestruzzo di rivestimento della galleria, e nell’altro una semplice pavimentazione flessibile multistrato. Il modello che viene assunto nel caso ferroviario è dunque quello di un sistema elastico smorzato ad un grado di libertà, costituito da massa, molla e smorzatore. Tale schema considera la massicciata come un elemento dotato di sola elasticità, ed ignora il contributo della sua massa nella definizione del comportamento dinamico, nella ipotesi che essa sia sufficientemente piccola rispetto a quella dell’elemento vibrante. L’elasticità dell’armamento tradizionale è dovuta alla massicciata ed è influenzata da due elementi fisici fondamentali quali la altezza della stessa ed il sottofondo, diminuendo all’aumentare della prima ed aumentando all’aumentare della portanza del secondo. In relazione alla frequenza della eccitazione, la sovrastruttura delle metropolitane risulta generalmente rigida, per cui la frequenza propria tende a coincidere con quella della causa eccitarice, causando problemi di risonanza. In tal caso si tenta di abbassare la frequenza propria aumentando la massa vibrante realizzando elementi pesanti tipo piastre o vasconi, ovvero diminuendo la costante di elasticità. In quest’ultimo caso, potendo incidere poco sulla altezza della massicciata e sulla portanza del sottofondo, si interviene interponendo un elemento resiliente o di discontinuità al di sotto della massicciata, realizzando un sistema di molle in serie, con una costante elastica equivalente sufficientemente bassa. Nel caso stradale sembra meno attendibile l’ipotesi di considerare trascurabile la massa della pavimentazione rispetto a quella del veicolo, mentre appare plausibile fare ricorso ad un sistema elastico dotato di molla e smorzatore. Dunque, in linea generale sembra opportuno individuare uno specifico modello costituito da più strati dotati di massa finita, così come pare fin da ora ragionevole ipotizzare di attenuare gli effetti vibratori facendo ricorso a elementi resilienti o di discontinuità da porre al di sotto della pavimentazione. Una ulteriore importante differenza tra il sistema ferroviario metropolitano e quello stradale emerge poi a livello di composizione e frequenza dei carichi. Basti infatti pensare da un lato ai pesanti ma puntuali convogli ferroviari metropolitani e dall’altro ai quasi continui ed eterogenei passaggi dei veicoli stradali. Le leggi di accumulazione pertanto non potranno che essere diverse e dovranno tenere conto degli opportuni modelli di distribuzione del traffico. La sovrastruttura flessibile, come noto, è costituita da più strati aventi diverse caratteristiche fisicomeccaniche. Quelli superficiali, realizzati con materiali più pregiati, hanno prevalentemente la funzione di costituire un piano di rotolamento che fornisca, ai veicoli in transito, le migliori caratteristiche di aderenza e regolarità e sono sollecitati, essenzialmente, da azioni tangenziali e normali; gli strati inferiori, invece, costituiti da materiali più grossolani, sono prevalentemente sollecitati da azioni verticali, ed hanno la funzione di trasferire i carichi di esercizio al sottostante terreno di fondazione, compatibilmente con le capacità portanti di quest'ultimo. Attraverso questi diversi strati, quindi, si trasmettono le sollecitazioni e quindi le vibrazioni al terreno. 3.1. Ipotesi di modelli per il comportamento dinamico della sovrastruttura flessibile Lo studio si è basato su due teorie fondamentali: - la teoria di Hsieh (generalmente usata per la valutazione del comportamento del terreno sotto l’azione di carichi dinamici applicati alle fondazioni di macchine vibranti), che descrive il moto di una piastra circolare rigida, senza massa, appoggiata su un semispazio elastico, omogeneo, isotropo e sollecitata da una forza pulsante; - la teoria di Biroulia-Ivanov, che consente di trattare un sistema pluristrato poggiato su un semispazio elastico alla stessa stregua di un sistema monostrato nelle stesse condizioni ma dotato di modulo di elasticità normale Ee equivalente a quello dell’intero pacchetto. Per la azione pulsante può essere ritenuto valido il modello di Mitschke, che fa risalire la sollecitazione sulla pavimentazione alle irregolarità della stessa incontrate con una certa frequenza e che inducono una vibrazione forzata sul veicolo, con successiva trasmissione di una forza pulsante al terreno, con la stessa frequenza e attraverso l’area di impronta. 3.1.1. La soluzione teorica Partendo dalle ipotesi della teoria dell'elasticità di Boussinesq, il modello di Biroulia-Ivanov fa riferimento al moto di una piastra circolare di raggio r, priva di massa, che poggia su di un semispazio elastico, isotropo ed omogeneo, caricata da forza baricentrica e periodica. Viene quindi calcolato il modulo di elasticità equivalente Ee di uno strato finito di modulo E1 poggiante su di un ammasso semi infinito di modulo Eo con la: E0 Ee 1 3. LA SOVRASTRUTTURA STRADALE FLESSIBILE Lo sviluppo della sperimentazione e l'approfondimento degli studi che hanno riguardato le moderne sovrastrutture stradali in generale, e quelle flessibili in particolare, sono strettamente connessi all'incremento delle velocità e dei carichi che i veicoli hanno subito in questi ultimi anni. s1 n 2 1 1 3.5 arctg n 2r (1) dove: 2.5; n 2.5 E1 E0 Il procedimento può essere ripetuto se esiste un secondo strato finito poggiante sul primo, reiterandolo ancora nel caso in cui ci fossero n strati, assumendo quindi per i moduli di elasticità dei diversi strati i valori Ee i calcolati con la (1), con i = 1 ÷ n. Per cui, se Ee n è il modulo di elasticità della intera struttura, la freccia dovuta alla pressione superficiale po uniformemente distribuita su una superficie circolare di raggio r vale: fn P0 r Ee n v i 1 v i 2 2 n i1 Si 1 1 ; v i 2r v i1 2 n 1 z 1 2r (3) Il modello di Biroulia-Ivanov consente, quindi, iterando il procedimento, di conoscere la tensione agente sul sottofondo vi. Note che siano le tensioni, si possono calcolare con la nota formula: fo vi r E0 le deformazioni del sottofondo, lo schiacciamento dei singoli strati e, in particolare, il rapporto tra il cedimento della superficie e quello del sottofondo, parametro che è in grado di caratterizzare l'efficienza della sovrastruttura nella riduzione delle deformazioni del sottofondo. Quindi, con riferimento al moto dalla piastra circolare sul semispazio infinito, omogeneo ed isotropo equivalente, è possibile scrivere l'equazione del moto come di seguito: P0 sin t c Sviluppando l'equazione differenziale della piastra si arriva, come è noto, all'espressione che consente di calcolare i parametri cinematici del moto, cioè: (2) P sin t z(t) = Per l'iesimo strato, il carico distribuito sulla sua superficie derivante dallo strato precedente, nonché la tensione al suo interno, valgono rispettivamente: f 2 a F2 2 2 f1 f 2 F1 2 f 1 2 ; f1 f 2 0 G r F12 aF2 2 (6) In definitiva, quindi, il modello di Biroulia-Ivanov, consente, partendo dal modulo elastico dei vari strati, di ottenere una struttura equivalente tramite la quale è possibile studiare la risposta ad una sollecitazione ciclica applicata in superficie. E’ immediato notare che, al variare dell'elasticità degli strati costituenti la sovrastruttura, si modificano altresì i parametri cinematici della vibrazione della superficie della stessa. 3.1.2. Il comportamento dinamico della sovrastruttura flessibile. Il modello utilizzato assimila il comportamento della sovrastruttura stradale a quello di un semispazio elastico equivalente, sollecitato da un disco rigido, (4) supposto privo di massa e di area uguale all'area di impronta del pneumatico, che eserciti una pressione alternativa nota. Aver supposto il disco rigido consente di simulare la distribuzione uniforme della pressione sul terreno. La (6), essendo una funzione sinusoidale, assume il suo valore massimo per sin (t + ) = 1 per cui: z max dz kz dt P0 G r F12 aF2 2 (5) Dalla (7) emerge in tutta evidenza l’importanza che il traffico pesante ha sugli effetti vibratori, essendo le z ponendo: direttamente proporzionali ai carichi. f1 In ogni caso, a parità di carico trasmesso Po, si può r G f 2 a=r ; c= 2 2 ; k = G r 2 2 analizzare il comportamento della sovrastruttura G f1 f 2 f1 f 2 nella configurazione di spostamento massimo z(max) della superficie. Con tali premesse si è verificato che l’effetto dove: dinamico dipende essenzialmente dalla pulsazione ### = densità; ### della causa eccitatrice, dal raggio r della piastra ### = coefficiente di Poisson; (corrispondente al raggio dell’area di impronta), Po = carico complessivo applicato alla piastra; dalla densità del semispazio, dal modulo di elasticità r = raggio della piastra circolare; normale e dal modulo di Poisson dello stesso, dallo a = parametro adimensionale; spessore degli strati e dai moduli di elasticità G = modulo di elasticità tangenziale del terreno = normale di questi ultimi. E/2(1+###); Se si analizzano, infatti, i parametri significativi è ### = pulsazione della forza applicata alla piastra; possibile constatare che z(max) varia c = coefficiente di smorzamento viscoso; proporzionalmente alla quantità: k = coefficiente di elasticità; 1 f1, f2 = funzioni di spostamento per vibrazioni 2 2 2 verticali che dipendono da "a" e dal modulo di F1 aF2 Poisson. È possibile utilizzare le funzioni F1 ed F2 che, a sua volta, varia in funzione di che sono correlate ai rapporti f1 ed f2 come di seguito: a r G (7) (8) Con queste premesse è sufficiente studiare la variazione della (8) per definire il comportamento della sovrastruttura al variare dei diversi parametri. Tuttavia, poiché vi sono alcune grandezze che si influenzano reciprocamente, è stato necessario ricorrere ad opportune simulazioni numeriche per accertare le tendenze di comportamento da cui trarre conclusioni di tipo generale. Una prima considerazione può farsi sulla variazione di ### per la quale si è verificato che, a parità di altri parametri, un aumento della stessa comporta una diminuzione dello spostamento dinamico massimo. Questo comportamento può essere riguardato in analogia a quanto succede per il sistema elastico ad un grado di libertà, per il quale quanto maggiore è la frequenza di eccitazione rispetto alla frequenza propria, tanto minore è lo spostamento dinamico del sistema. Risulta pertanto confermato che un sistema vibrante ad una determinata frequenza dissipa una quantità di energia maggiore rispetto a quella relativa ad una frequenza minore, la resistenza opposta dallo smorzamento essendo proporzionale alla velocità. L’analisi del comportamento della sovrastruttura al variare della densità ### del semispazio equivalente ha mostrato poi che lo spostamento dinamico della superficie diminuisce all’aumentare della densità. Questa situazione richiama l’effetto “massa” noto in acustica, in base al quale corpi più densi presentano un maggiore potere isolante a causa della più elevata inerzia al moto. Anche il raggio r equivalente della superficie di impronta è risultato avere una certa influenza, in quanto all’aumentare dello stesso si è riscontrata una riduzione degli effetti vibrazionali. Ciò comporta che l’adozione di pneumatici a pressione più bassa, a parità di carico, sollecita meno dinamicamente la sovrastruttura stradale. E’ stata inoltre studiata la incidenza della variabilità del modulo di elasticità normale e dello spessore del singolo strato, verificando che l’aumento di questi parametri produce effetti positivi sulle capacità di attenuazione vibrazionale della sovrastruttura. Infine si è verificato che anche l’aumentare del modulo di Poisson del semispazio equivalente determina una conseguenza benefica. Naturalmente a tali considerazioni va aggiunto quanto già dedotto nel precedente paragrafo 2.2., in base a cui è ragionevole ipotizzare di attenuare gli effetti vibratori facendo ricorso a elementi resilienti da porre al di sotto della pavimentazione. 4. LA VERIFICA SPERIMENTALE Nel corso della ricerca si è ritenuto opportuno verificare sperimentalmente le indicazioni teoriche e qualitative rivenienti dallo studio generale finora descritto. Si è pertanto deciso di realizzare un tratto campione di strada, dopo averne progettato le caratteristiche costruttive a partire dalle indicazioni della teoria, con l’obiettivo di verificarne le capacità antivibranti confrontandole con quelle di un tratto di strada “non trattata” immediatamente adiacente. Poiché è noto che la necessità di proteggere, dalle vibrazioni indotte dal traffico, monumenti ed opere d'arte o reperti storici ed archeologici rappresenta oggi una realtà sempre più attuale, si è ritenuto opportuno proporre la applicazione durante la realizzazione della intersezione tra la s.s. n°271 con la s.p. Modugno-Carbonara in provincia di Bari, nell’ambito della quale era stata rilevata la presenza di un ipogeo di età romana scavato nella calcarenite (fig. 1) che, sia per le condizioni di particolare degrado in cui si trovava, sia per la vicinanza allo svincolo che si andava a realizzare, si rivelava essere potenzialmente suscettibile alle sollecitazioni esterne, prime fra tutte quelle vibratorie indotte sia dai mezzo di cantiere durante la costruzione della intersezione, sia dai veicoli circolanti sullo svincolo durante la fase di esercizio. figura 1 Furono quindi individuati tre tipi principali di impatto: impatto dinamico in fase di costruzione; impatto statico in fase di esercizio; impatto dinamico in fase di esercizio. All'impatto dinamico in fase di costruzione si è posto rimedio limitando la tipologia e la velocità dei veicoli da cantiere in fase di costruzione, inibendo l’uso dei rulli vibranti. Relativamente alla fase di esercizio, per limitare l'impatto statico si è allontanato il ciglio stradale dall'ipogeo limitando inoltre le altezze del rilevato, mentre per quanto riguarda l'impatto dinamico si è decisa la utilizzazione, al di sotto della sovrastruttura standard, di materiali non convenzionali, dotati appunto di particolari capacità di attenuazione nella propagazione delle vibrazioni. 4.1. Il progetto del sistema di attenuazione La parte antivibrante della sovrastruttura era costituita da un sistema composto da (fig. 2 e foto 1, 2, 3 e 4): foto 2 figura 2 - un cuscino attenuatore e ripartitore, ottenuto realizzando uno spessore di circa 40 cm di materiale per rilevato debolmente plastico, contenuto per tutto il perimetro da un geotessile; foto 3 - uno strato di sabbione dello spessore pari a 10 cm; - due fogli sovrapposti di sughero per uno spessore complessivo di 0,8 cm. foto 4 foto 1 Le scelte effettuate rispondevano alle seguenti logiche: la struttura chiusa del materassino ripartitore costituisce, a parità di materiale impiegato, un fattore di maggiore resistenza dello strato, con conseguente aumento del relativo modulo di elasticità; è infatti evidente che il geotessile è in grado di assorbire le azioni tangenziali e di ripartire quelle verticali, tanto da ridurre gli abbassamenti e dunque gli effetti vibratori; il sabbione ed il sughero hanno moduli di elasticità maggiori rispetto a quello del materiale utilizzato per il rilevato, per cui il sistema presenta un modulo di elasticità equivalente più elevato, con conseguente effetto positivo sulla risposta dinamica dell'intera struttura; l’elemento sughero (e in parte anche l’elemento cuscino) ha la funzione “resiliente” già descritta in precedenza; la presenza del sabbione è dovuta anche alla necessità costruttiva di non danneggiare il sughero, avendo infatti imposto l’uso di un sabbione monogranulare “autocompattante”, cioË con densità in mucchio molto prossima a quella massima. Si è proceduto ad effettuare una verifica numerica relativamente alla sezione realizzata con i materiali non convenzionali, operando un raffronto con quella tradizionale. Considerando i valori dei moduli di elasticità per i diversi materiali utilizzati, l'applicazione del modello di Biroulia-Ivanov (fig. 3) conduce a valori di tensione nei due casi esaminati da cui si rileva che, nelle ipotesi fatte, nel tratto di strada convenzionale si ha un aumento del 54% dell'ampiezza dinamica delle vibrazioni trasmesse dalla superficie al sottofondo rispetto al caso di strada realizzata con materiali non convenzionali, essendo: R f n f 0 f n f 0 (9) il rapporto tra le efficienze dinamiche dei due casi esaminati, rappresentate entrambe dal rapporto tra gli abbassamenti delle superfici e dei rispettivi sottofondi. Nel caso specifico si è ottenuto infatti R = 1,54. 4.2. I rilevamenti Dal punto di vista fisico, le prove vibrometriche consistono nella applicazione di un impulso sulla superficie della pavimentazione a seguito del quale si genera un'onda sismica che sollecita l'intero corpo stradale e, dopo aver subito una serie di riflessioni, rifrazioni ed assorbimenti, in parte torna in superficie ed in parte si trasmette al terreno di sottofondo. figura 3 E’ possibile rilevare l'ampiezza di ciascuna onda, che rappresenta il livello vibratorio globale raggiunto nel punto di rilevazione. L'interpretazione dei risultati può dare una valida indicazione circa l'andamento della sollecitazione dinamica alla quale i vari punti sono soggetti. L'apparecchiatura utilizzata per la sperimentazione è composta da: un martello avente massa pari a 5 Kg; una piastra quadrata avente lato di 15 cm che viene percossa dal martello; una serie di geofoni; un sismografo. La campagna di prove è stata condotta utilizzando più geofoni per il rilevamento del livello complessivo delle vibrazioni in diversi punti della sezione stradale. Le prove sono state eseguite sia sul tratto di strada trattato che su quello convenzionale (fig. 4). In corrispondenza delle energizzazioni Bi (effettuate sulla pavimentazione non trattata) sono state utilizzate le postazioni geofoniche Gi (G1 sulla pavimentazione stessa, G2 in testa al rilevato, G3 ai piedi del rilevato e G4 sulla pavimentazione trattata); analogamente in corrispondenza delle energizzazioni bi (effettuate sulla pavimentazione trattata) sono state utilizzate le postazioni geofoniche gi (g1 sulla pavimentazione stessa, g2 in testa al rilevato, g3 ai piedi del rilevato e g4 sulla pavimentazione trattata). figura 6 I valori numerici relativi sono riportati in tabella 1. figura 4 L'energizzazione è stata mantenuta costante lasciando cadere il martello da un'altezza pari a circa 60 cm. I risultati delle prove vibrometriche eseguite sui diversi tratti di pavimentazione sono stati riportati in sismogrammi (alcuni dei quali sono mostrati in fig. 5 - 6) tramite i quali è stato possibile desumere l'ampiezza dell'onda sonora (in unità arbitrarie) e la frequenza delle vibrazioni. figura 5 B1 B2 B3 B4 B5 B6 b1 b2 b3 b4 b5 b6 G1 104 72 56 40 g1 56 56 32 32 24 16 ZONA NON TRATTATA Ampiezza Periodi G2 G3 g4 G1 G2 G3 88 56 5 9 6 80 40 88 5 6 24 52 48 5 13 6 32 36 48 5 12 6 16 32 32 5 16 6 24 16 5 18 8 ZONA TRATTATA Ampiezza g2 g3 G4 g1 32 16 48 4 16 16 48 6 12 8 16 6 12 8 24 6 12 8 24 7 8 6 tabella 1 Periodi g2 g3 7 6 8 6 9 6 9 6 6 8 8 - È significativo verificare il comportamento della struttura nella trasmissione delle vibrazioni tra la zona trattata e quella non trattata (confronto tra g1 e g4) e viceversa (confronto tra G1 e G4). Dalla tabella 1, si rileva che l'ampiezza dell'onda subisce una amplificazione nel primo caso e una riduzione nel secondo. Si rileva inoltre che l'ampiezza di vibrazione si mantiene costantemente maggiore nel caso di battuta in zona non trattata, rispetto alla pavimentazione antivibrante (confronto tra G1 e g1, tra G2 e g2, tra G3 e g3 e tra g4 e G4). È quindi evidente una generale riduzione dell'ampiezza massima della vibrazione nella zona trattata. Rimangono invece sostanzialmente simili nei due casi i periodi di vibrazione. E’ stata inoltre esaminata la riduzione che le medie delle ampiezze della vibrazione subiscono quando si passi dalla superficie stradale al piede del rilevato, rispettivamente nei due casi di zona non trattata e di zona trattata. Pertanto, se Ani e Aoi sono gli N valori delle ampiezze vibratorie lette sulla superficie stradale ed ai piedi del rilevato nella zona trattata e, g4 3 3 2 2,5 - G4 - rispettivamente, Ani e Aoi sono gli N valori delle ampiezze vibratorie lette sulla superficie stradale ed ai piedi del rilevato nella zona non trattata, la (9) diventa: 1 R N" 1 A n i A o i N" A n i N A o i valori sperim. regr. lineare regr. geometrica 90 (10) 70 50 30 Utilizzando i dati della tabella 1, la (10) conduce a: R = 1,82 ottenendo pertanto un risultato alquanto vicino e comunque migliore rispetto a quello previsto teoricamente in 4.1. (1,54) valutando gli effetti dovuti ai soli moduli di elasticità. Sembra probabile che il maggiore guadagno di attenuazione possa essere dovuto al corretto inserimento, in fase di progettazione della struttura antivibrante, degli elementi che inducono discontinuità e resilienza. 4.3. Determinazione sperimentale della relazione tra ampiezza e distanza Particolare interesse riveste la relazione esistente tra ampiezza della vibrazione A e distanza d dal punto di battuta, nelle due tipologie di strada esaminate. Tale studio può effettuarsi, in particolar modo, a partire dai dati relativi ai geofoni posizionati sulla superficie stradale (g1, G1) sia per la zona trattata che per quella non trattata. Le funzioni esaminate sono state: una regressione lineare del tipo A a bd 110 A (dB) N zona trattata una regressione geometrica del tipo A m dn L’analisi effettuata ha portato ad individuare le seguenti funzioni (fig. 7-8): 10 100 200 300 400 500 600 700 800 d (cm) figura 8 b) zona trattata - regressione lineare A = 59 - 0,052 d coefficiente di correlazione: r = 0,914 - regressione geometrica A = 1141 d-0,607 coefficiente di correlazione: r = 0,945 Dalla analisi è possibile rilevare che in entrambi i casi la regressione con andamento geometrico è la più appropriata, presentando coefficienti di correlazione più elevati. In ogni caso la riduzione della ampiezza della vibrazione sembra più blanda di quanto ci si aspetterebbe nella ipotesi di una diffusione della energia su una superficie semisferica, avvicinandosi più ad un andamento iperbolico. Le relazioni in ogni caso confermano che nella zona trattata si ha un decremento della vibrazione con la distanza maggiore di quanto non si abbia nella zona non trattata. zona non trattata 110 valori sperim. regr. lineare regr. geometrica A (dB) 90 70 50 30 10 100 200 300 400 500 600 700 d (cm) figura 7 a) zona non trattata - regressione lineare A = 126 - 0,101 d coefficiente di correlazione: r = 0,942 - regressione geometrica A = 16994 d-0,891 coefficiente di correlazione: r = 0,999 800 5. CONCLUSIONI Anche il traffico stradale, così come quello delle ferrovie ordinarie e metropolitane, dà luogo ad effetti vibratori sulle strutture circostanti. E’ pertanto doveroso, in particolare nelle città, nei centri storici ricchi di opere monumentali e nei pressi di residenze specialmente destinate al riposo psicofisico, affrontare il problema cercando di limitare gli effetti generati da questo tipo di impatto. Lo studio teorico effettuato ha portato alle seguenti 900 conclusioni: a) mezzi pesanti incidono in misura rilevante sulla entità delle vibrazioni; b) lo spostamento dinamico della superficie stradale diminuisce all’aumentare della densità del mezzo; questa situazione richiama l’effetto “massa” noto in acustica, in base al quale corpi più densi presentano un maggiore potere isolante a causa della più elevata inerzia al moto; c) il raggio r equivalente della superficie di impronta è risultato avere una certa influenza, in quanto all’aumentare dello stesso si è riscontrata una riduzione degli effetti vibrazionali; ciò comporta che l’adozione di pneumatici a pressione più bassa, a parità di carico, sollecita meno dinamicamente la sovrastruttura stradale; 900 d) l’aumento del modulo di elasticità normale e dello spessore del singolo strato produce effetti positivi sulle capacità di attenuazione vibrazionale della sovrastruttura; e) anche l’aumentare del modulo di Poisson del semispazio equivalente determina una conseguenza benefica; f) gli effetti vibratori risultano attenuati facendo ricorso a elementi resilienti e di discontinuità da porre al di sotto della pavimentazione. Le precedenti considerazioni portano ai seguenti suggerimenti operativi: 1) allontanare il traffico pesante dalle zone a rischio; 2) sensibilizzare i costruttori ad adottare pneumatici a bassa pressione; 3) sensibilizzare i progettisti e gli Enti gestori in modo da adottare pavimentazioni ad elevata densità, alto modulo di elasticità normale e di Poisson, adeguato spessore e dotate di elementi resilienti e di discontinuità. La verifica sperimentale, effettuata su un tratto campione di strada dopo averne progettato le caratteristiche costruttive a partire dalle indicazioni della teoria, ha confermato le ipotesi, consentendo altresì di individuare, per i casi specifici esaminati, sia le entità delle attenuazioni che le leggi di propagazione. Le future linee di ricerca potrebbero essere indirizzate verso la individuazione delle leggi di accumulo degli effetti vibratori prodotti dal tipicamente eterogeneo traffico stradale. [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] 6. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia il geologo Antonino Greco, il laureando Giuseppe Storelli, l’impresa del Comm. Francesco Persia e il Compartimento ANAS di Bari per la collaborazione prestata nell’effettuazione della presente ricerca. [16] [17] 7. BIBLIOGRAFIA [1] B.E. QUINN, R. VAN WYK: “A Method for Introducing Dynamic Vehicle Loads into Design of Highways”, HRB Bullettin 40/1961, pp. 111-124. [2] B.E. QUINN, D.R. THOMPSON: “Effect of Pavement Condition on Dynamic Vehicle Reactions”, HRB Bulletin 328/1962, pp. 2432. [3] P.P. SANDONNINI: “La risposta dinamica delle autovetture alle irregolarità della superficie stradale”, Ingegneria Ferroviaria, 3/1965 pp. 219-234 e 5/1965 pp. 475-487. [4] R.D. WOODS: “Lumped Parameter Models”, Proceedings of DMSR, Karlsruhe 1977, vol. I, pp. 79-101. [5] D. BOCQUENET, J. GIRARD, D. LE HOUDEC, J. 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