1 Un personaggio riflessivo, intraprendente ed industrioso: Marino D’Andrea. Nelle vie di Capracotta si ascolta il camminar della sera, tutti sono affaccendati alle proprie disposizioni che la vita a sequenza offre al passar dell’attimo che prosegue senza sosta, mentre l’“Astro Continuo”, ad un occidente fosco e lontano, abbandona definitivamente la recinzione delle giogaie al tenebroso sguardo del cielo. Si ripetono i gesti delle origini, quelli che hanno dipinto il colore dei secoli: il celere passaggio di una mandria di pecore che sono dirette all’ovile, oppure l’attraversamento della bianca e vigorosa giovenca che non tanto silenziosa.. dalla contrada dei "Prati" del “Monte”, calcando il molle zoccolo sull’erboso tappeto, a rilento e da sola, si trascina nei dintorni del proprio tugurio, che richiama il "Traguardo Garganico..." ove zia “Mariuccja” e la figlia “Cuncetta” la stanno aspettando al vecchio abbeveratoio di legno, che a stenti ancora resiste alle intemperie dei secoli.. e dell’uomo. Dall’altra parte di un pagliaio dell’orto, possente si sente l’andatura del cavallo “ungarico” che trasporta continui barili d’acqua, forse anche la notte.. che al ritmo della guida di un acquaiolo affaticato e stanco non vede l’ora di scendere alle scalette della propria casa, ove c’è chi con tanto amor l’aspetta, forse anche un po’ distratto per mezzo di un’attempata finestra, che illuminata dalla fiamma di un camino acceso, ove questo, ripercuote dalla parete opposta al muro del fabbricato un’ombra in dislocamento, come se si trattasse di un rudimentale cinematografo, guardano divertiti anche i bambini, che con qualche nonna ed anziano dell’Arteria allegramente commentano l’avvenimento. Sul bordo di un muretto a secco e poco lontano dalla strada mulattiera, s’odono rumorose voci di “Campagnole”, che in gruppetto, distinte od in spostamento si accingono a sparire oltre il piano della siepe per proseguire verso il borgo della periferia, ove la campana di Santa Maria di Loreto, echeggiando spigoli d’armoniosi suoni sulle chiome dei verdi e secolari fusti, continuamente le sta chiamando per mezzo del veterano, ed energico volontario innamorato sacrestano, che con la continua e appassionata memoria stilizza a pastorale tutto il sacro ed antico percorso del Tempio, mentre dall’altro campanile, opposto e centrale, a turno, i famigliari di Donato, con le corde guadate alla finestra della propria casa, ribattono intonati all’eco di “Vallesorda”. Alcune donne quelle più in avanti intonano canti religiosi alla loro amata Madonna, altre recitano un antico e locale Rosario, altre ancora invocano la Vergine per una pioggia più consistente, non solo per il raccolto ma, perché gli antichi e profondi pozzi e i primitivi serbatoi sono andati quasi tutti in secca, non bastano più per colmare il rifornimento idrico dell’“Alto Paese”, bloccato dalla rottura della pompa sistemata alle scintillanti acque sorgive “Verrino”, ove l’acquedotto è originato. Ogni ordine si crea e si frantuma all’istante. Ciascuno è un personaggio a se stesso e per gli altri. Sono le epoche che danno sembianze ai secondi, sono gli attimi che conformano le epoche a distanza. Cosi, in quest’habitat, culturale e formativo, che Capracotta cede alla propria storia uno del più romantico e rilevante personaggio: Marino D’Andrea. 2 Fortunato il “CASTELLINO” Stacca, connette e ci riprova Un sospir, va forte dentro C’è il Figlio del “Marino”: Bensì la “chiocciola” non cova!.. Là si siede ed ascolta il vento Dove nasce lì il “Verrino” Là si esercita al collettore Vien l’orgoglio dal tormento Al motore si consacrò! Ecco il dubbio se ne va!.. L’allacciatura riapre là! Una causa misteriosa Si reca la moglie, sì che pensa: Capracotta, quasi dorme Arrestò il gran pompaggio “E’ leggera la dispensa..” Al tramonto qualche stella Lui ristudia l’ingranaggio Del ritorno, là condensa La cannella che saltella Eppur d’april si passa a maggio.. Pan, formaggio e vino un po’.. Qualche spicciolo chiocciar.. Ma che uomo pien’ d’ingegno Capracotta, l’acqua piange Nessun crede.. al par che vede.. Sulla liscia fa il disegno Che, ai borghi più non nasce.. Si rallegrano indivisi i cuori.. Ma la valvola di ritegno Ma nel cuore ognuno pasce: Tutti corrono per fuori Mal contrasta il ripartir! “Il ruscello.. canterà!” Fino all’alba a festeggiar! Tra le ruote e gli inventari C’è chi pure prega pure storto.. Lui ritorna, eppure è notte Là, che pare “Leonardo” Qualche “cerchio” al verso rima, Nella piazza c’è la banda Ma la gente del ritardo.. Assai gelosi a quella stima Egli apprezza, ma rimanda Già incomincia a contrastar! Mai, Marino si arrenderà! Vuol il riposo conquistar! Tutti parlano, ognun dice.. Tra le pinze colorate Che esempio! Dà l’Assessore Però il “Marino” là è felice! Lui contatta l’elettrone Non vuol paga dal comprensorio Avvolgibili al conduttore Nei dintorni un gran bagliore Lui lo ha fatto senza avorio Ma scintille fa il motore.. Il motor si avvia e va! Per amor della beltà! Sia di giorno che di notte Egli tentenna e non ci crede Il gran Sindaco: Carnevale Lui si chiude tra le porte. Del Ferraris si sente erede.. Al Capracottese che più vale Tutte vanno ancora storte C’è Marcon che dentro preme Gli vuol dare il vero sale Ma il coraggio, stimol dà! Ma il Duce più non c’è.. Ma Lui insiste e dice: “NO!!”. 3 Ecco il Figlio, Lui Ermanno Dai metalli va alle stelle.. Qui ai piedi del “Capraro” Che di scienza, ne ha il gene Pensa a cose troppe belle.. Che dell’aspetto è tanto raro Nel CONTADO porta il BENE Sulle “Scale del Paesello” Il serio D’Andrea Ermanno Tanto - tanto è d’ammirar! Vuole il coro salterello! Vorrebbe starci tutto l’anno!.. Anche Lui come il Babbo Sulla “Piazza delle Scale” Frammenti ordinati e perfetti Dove ancora c’è ritardo.. Vuol cultura generale.. Per corpi faticosi sono gli effetti. Nei terren del gattopardo Vuole cinema e teatro Sul mercato vanno veloci e retti Schizza acqua in quantità! Che rammenta, là l’aratro!.. Oltre i limiti vanno nei distretti. Lui lo fa con tanto amore Vuole canti ed aspira squilli Stimano anche le stelle, quelle vere E ci dedica le ore Ben ci vede la Ferilli.. Tra le orbite e le nuove primavere. Nel silenzio vibratore Là che scende fra i birilli Cambiano i mondi e mutano le ere Quiete al cuor senza rumore!!!... Con la rosa e tanti fior!.. A volte bianche e delle altre nere.. Entro i campi del “Caldora”.. Viene giù ed osserva il mondo Qua il Comune dove nacque Lui: Dove l’alba, tanto indora Composto dal sol presente Il ”CAPITANO” delle ruberie Tra il fiume e molta flora Tutto il Borgo fa corrente Che all’Abate, chiese poi perdono Porta in alto un capannon! Intero osserva proprio là! E volentieri le riconsegnò in dono.. La “D’Andrea Molise” chiama Sembra immobile il presente Tra i tali il “Castellin di Licinoso” Pezzi d’elevata precisione Pian si approssima la Ferilli.. Del paesello di chi adesso scrive Hanno messo, sì in pensione Dalle fratte, tutti i grilli Che del confin n’erano due le rive Tante ruote a sonnecchiar.. Fanno i trilli all’immensità! Da lungo tempo ne riempì le mire.. Succursale di “Linate” Per guardare questa DIVA A Sessano voleva diventar sovrano Trasferisce a ‘ste borgate Anche il Sangro eleva il letto Ambiva superare “l'Angioino” Porta pane e tante date Che vibrando tutto il petto Che germogliato era assieme a Lui. Vive un mondo che Lui dà! Inoltre al mare racconterà! Ma trattar non volle e lo sfidò! 4 Ai piedi di Sessano, là in pianura Collaborator d’Ermanno è Lino Gentile Si svolse la battaglia tanto dura Che pure lui tant’ama quest’“Ovile” Il D’Angioino mise sì là, la prua Col proprio stile ed anche signorile E lo sconfisse senza la paura! Sempre impegnato sì, da maggio ad aprile! Ammutolito - taciturno e assai pauroso Quando a settembre ci saran le MELE Ai piedi di Capracotta rincasò ombroso Ed il “Foro del Borgo” tutto è completo angosciato - afflitto e non più fiducioso Ognuno comparirà giocoso e molto lieto Il troppo orgoglio lo abbatté pietoso! Per parlar di pomo e di meleto! Entro i campi addietro tanto malandati Allo sguardo esteso del Grande Ermanno Or molti meleti in fila ed ordinati Tutta l’ammirazione per lui che avranno Che allo sguardo, sembrano soldati Col sorriso nel cuor e mai un affanno Modicamente ingenui ed un po’ sbandati.. Sicuramente questo in tutto l’anno. Tra il Capannon moderno ed allineato E’ Lei Melise, che agguanterà il comando! Il figlio Ermanno tanto ha programmato. Al soave vocalizzo delle tinteggiate ELISE Ferri e frutti, mele e tanto acciaio Tra i raccolti del picciol e contadin MOLISE Allegano solo il bene e mai un guaio! Al qual sovrasta vigorosa sta MELISE. Tante canne al vento, come delle vele Anche un po' CAPRACOTTISE: A San Matteo, danno "Belle mele" In “Terra Castellana” che fu frazione Chissà un giorno, saranno nelle tele Questa, originaria eredita la nozione” Se pittori verranno a conquistar! Ed il buon Ermanno esegue l’orazione! Indubbiamente qualche altra Diva Tutti e due “RI PAJSI” indubitabilmente Alle “Scale Castellane” ad esibir “Melise” La “Piccola Comunità Competente” Organizzate dall’Industrial che tanto ha fatto E mai uno sguardo rimerà: “assente” Diligente ed esemplar ha costituito l’Atto. Per sempre e con gioia fermerà al presente! 5 La MELA tanto sirena sul pendio affaccia MERAVIGLIOSO FRUTTO delle ASSISE Incantevole il vento che scende e la setaccia. di Capracotta, intorno e il “Castellise”. La VENERE dell'Appennin che vive intrise Una volta avviato tutto il gran motorio Merito altresì d’Ermanno che BENEDISE! Vanno d’accordo acciaio e territorio! Ed al Suo cor l’Imprenditor condivise: Tra materia ferrosa, pomi ed agronomia La stupenda MELA che mai più divise Il Gran D’Andrea osserva astronomia Al Territorio il POMO oltre SORRISE Sarà più forte ed incisa l’ossatura Che osservò La SFERA e poi CONVISE! Non si farà mai più la potatura!.. Come si è visto, l’Industriale Marino D’Andrea è stato un grande personaggio di Capracotta, ma l’illustrissimo figlio dottore Ermanno, non è che sia da meno, è precisamente la stessa continuità del padre. Ermanno, elegante, sincero e giusto, apre i suoi interessanti moti giornalieri con cento e mille riflessioni, perché non tutto è facile, ma il bello della sua intransigente volontà, non è il solo affaccendarsi degli interessi propri com’è logico che sia, ma questo vale anche per la propria famiglia, gli appartenenti lavorativi, ed in particolar modo per l’avvenire, pure della sua cara e limitrofa terra: “La Valle del Sangro” con le sue campagne e le imponenti cime appenniniche, ove la Sua Capracotta con robusto orgoglio svetta allo sguardo degli orizzonti vicino e lontani. Se non fosse stato così, anche in eguale partecipazione con altri ed interessanti personaggi del perimetro, sicuramente non avremo molto ammirato tante belle mele del posto: “La Melise”. L’incantevole e ripristinato borgo antico di Castel del Giudice, che ha attirato anche l’affettuosa attenzione di tanti notabili della zona e dintorni, ma forse quella più caratteristica degli avvenimenti è l’attaccamento e l’ammirazione di questi ritocchi, da parte di noti vescovi delle nostre Diocesi ed abruzzesi; qualche invitato a stento voleva tornarsene alla propria residenza ed in taluno avvenimento, col cuore e con tanta generosità di tutti è stato ampliamente accontentato. Monsignore ha voluto replicare ed assorbire tutta la silenziosa ed attraente bellezza del “Solco Sangrino”, ove saturatosi della spiritualità interiore e ringraziando Dio per averlo consegnato tra questi stupendi luoghi e persone, tutto appagato, salutando e benedicendo se n’allontanava. Il Dottor D’Andrea è molto orgoglioso della sua Capracotta e prossimità, ma ama anche la Sua.. Lombardia, che tanto ha voluto bene al suo indimenticabile PAPA’. Ermanno è anche un taciturno BENEFATTORE! Forlì del Sannio, 16 agosto 2014 Teodorico Lilli
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