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88 caso | Melinda subito sul mercato, S. Orsola attacca: «Vedremo chi vince»
Scoppia la guerra del piccoli frutti
T
ra Coop S. Orsola e
Melinda è guerra. La
decisione del
colosso noneso di entrare
nel mercato dei piccoli
frutti dal prossimo
maggio ha scatenato la
reazione di Fabio Rizzoli:
«Avevamo chiesto un
anno di tempo per
risoJvereJ_nostri nroblemi
e poi ragionare su come
sfidare la concorrenza.
Invece Melinda ha voluto
accelerare i tempi.
Vedremo chi sarà il più
oravo».
L LONGHI
A PAGINA "3C
Rizzoli contro Melinda
i sente invincibile»
Sant'Orsola e i prodotti col marchio noneso
PERGINE - «Avevamo chiesto un anno di tempo per risolvere i nostri
problemi e poi sederci attorno ad un
tavolo per ragionare su determinate strategie e come sfidare la concorrenza. Invece vedo che Melinda
ha voluto accelerare i tempi e sinceramente non capisco tutta questa
fretta. Vedremo chi sarà il più bravo».
La voce al telefono di Fabio Rizzoli
(nella foto), consulente della Cooperativa piccoli frutti di Sant'Orsola,
fa trasparire una profonda irritazione (così direbbero i diplomatici per
dire di una persona particolarmente adirata) dopo la decisione di Melinda di entrare nel mercato dei piccoli frutti fin dal prossimo mese di
maggio. Una decisione che l'Adige
ha annunciato nell'edizione di venerdì dopo la riunione dei soci, circa una sessantina, che coltivano piccoli frutti in Val di Non e che fino all'anno scorso conferivano alla Sant'Orsola. Si tratta di circa 150 tonnellate di ciliegie e 80 di fragole, lamponi e mirtilli. A fine dicembre era scaduta la convenzione e quindi la scelta nonesa: ognuno per la sua strada.
«Melinda vuole dimostrare di essere più forte e di voler sfidare tutto e
tutti: prendiamo atto - aggiunge Rizzoli - vorrà dire che ci metteremo le
scarpe da ginnastica e correremo
forte. Non sempre il più grosso riesce ad essere il più veloce».
La metafora disegna bene il pensiero di Sant'Orsola che ha vissuto momenti finanziari molto difficili ma
l'arrivo di Fabio Rizzoli e del direttore Matteo Bortolini, sta raddrizzando la barca. A fine mese ci sarà
l'assemblea generale e Rizzoli si dice soddisfatto dei risultati ottenuti.
«Il marchio Sant'Orsola è molto forte in tutta Italia e risolti i problemi
finanziari c'è tutta la possibilità di
rilanciarci sul mercato. E' chiaro che
più siamo, più forza abbiamo ma se
Melinda ha scelto così, beh, il mondo è grande e c'è spazio per tutti. Vedremo poi chi sarà il migliore».
Una sorta di guanto di sfida anche
se, il navigato manager sa bene che
le porte si chiudono ma si possono
aprire: «Se si vuole c'è ancora la possibilità di collaborare e creare qualcosa di solido per i soci e per il Tren-
tino. Come ho detto non capisco chi
ha suggerito ai vertici di Melinda di
pigiare il pedale dell'acceleratore in
questo modo».
La Provincia potrebbe giocare un
ruolo di mediazione? Fabio Rizzoli
non ci crede più di tanto. Il rapporto è tra due realtà cooperative e commerciali che operano in uno stesso
territorio su un unico prodotto. «Fare la guerra - conclude l'ex numero
uno del Gruppo MezzaCorona - per
qualche quintale di piccoli frutti non
è il massimo ma certo è che non l'abbiamo voluta noi». La sfida ormai è
aperta e il Consulente che doveva
mettere i conti a posto e poi andarsene, è ora più che mai pronto ad accettarla.
Che l'irritazione in valle sia molta
per la decisione di Melinda è confermata anche dal parroco della Valle
dei Mocheni, il tecnolgico don Daniele Laghi che in un tweet di risposta
alla notizia diffusa dal giornale scrive di essere molto perplesso e di «delusione» e di «dispiacere....questo
non è economia trentina, questa non
è cooperazione».
L.Lo.