Diego Agostini Antefatti contesto e attese Da tempo la cooperativa SAD in collaborazione con altre cooperative sociali Antropos, Arcobaleno, Assistenza, Fai e il Sole unitamente alla RSA Margherita Grazioli hanno cercato di promuovere un percorso di riflessione condiviso e partecipato sull’attuale stato del welfare e sulle possibili strategie future per definire un disegno comunitario di salute. Siamo partiti, alcuni anni fa, da una ricerca affidata a Nadio Delai per affrontare le tematiche relative ai problemi della continuità assistenziale e le prospettive di assistenza ad una popolazione che invecchia sempre di più. L’intenzione era di creare uno strumento che stimolasse la discussione sulle proposte da condividere per promuovere delle soluzioni, organizzate e strutturate, rivolte alle persone anziane da assistere. Dobbiamo ammettere di non esserci riusciti, di non essere stati in grado di stimolare la discussione e realizzare consapevolezza e impegno nelle persone. Riflettendo sull’insuccesso crediamo di aver compreso che forse il tema andava affrontato in maniera diversa e cioè non partendo dalle risorse e dai servizi, ma a partire dalla comunità e dalla ricchezza delle relazioni sociali che la compongono, dalla ricchezza della vita collettiva, dai valori e dalle potenzialità che la comunità ha al suo interno e dalla sua capacità di progettare il futuro. Abbiamo capito che il problema degli anziani da assistere è solo una parte (anche se molto rilevante) del problema della salute di una comunità. Questa è stata, in estrema sintesi, la riflessione di partenza che ha visto le 6 cooperative condividere un percorso fatto di appuntamenti sul territorio trentino: Mezzocorona - Tassullo – Arco – Tione -Ossana e Trento. Nel corso di queste serate il vicario dell’Arcidiocesi di Trento Don Lauro Tisi, ci ha aiutato ad affrontare queste tematiche: lo sviluppo di una comunità non è una mera questione economica, ma possiamo considerare una comunità in evoluzione solo se al suo interno avrà valorizzato quei comportamenti e quelle attività che agiscono sulla base della gratuità che la rendono ricca soprattutto di relazioni. Solo se la comunità saprà darsi un progetto di salute che consideri tutti gli aspetti che la compongono- la cultura, la formazione, l’urbanistica la sicurezza e la stessa sanità- riuscirà veramente ad occuparsi della salute dei cittadini; è, infatti, fondamentale considerare la salute come bene comune di comunità, come risultato di politiche intersettoriali legate da una coerenza di sviluppo. Cosa ci attendiamo da questo convegno: 1 Partecipare alla discussione Desideriamo essere protagonisti nella discussione legata al welfare partecipando, più semplicemente, alla discussione su come vogliamo vivere e come pensiamo la nostra Società: non regolata da leggi di mercato ma fondata su valori non negoziabili né corruttibili dal mercato stesso. Non si parla quindi solo di qualità della vita ma di un progetto di salute che diventa un esercizio democratico. 2) Contribuire attivamente Non vogliamo delegare lo sviluppo di comunità, ma contribuire attivamente prendendoci carico delle responsabilità e della conoscenza che il nostro ruolo di soggetto sociale comporta. Riteniamo fondamentale promuovere un confronto con e tra tutti gli attori che compongono una comunità per mettere insieme le risorse a disposizione. 3) Realizzare un cambio di prospettiva - Unire sviluppo e salute Il linguaggio, che attualmente unisce tutti quelli che si trovano ad avere responsabilità, è il linguaggio delle risorse che non ci sono più, è il linguaggio dei tagli orientati a far quadrare il bilancio e a giustificare quello che non è più possibile fare. Nelle nostre aspettative è necessario unire, al controllo delle spese e degli sprechi, anche la definizione di una nuova prospettiva, aperta e orientata all’investimento nella comunità. Per raggiungere questi obiettivi è necessario procedere per gradi; oggi siamo nel welfare di ieri e non sappiamo ancora come sarà quello di domani, i passi di chi ha responsabilità in questa fase saranno evidentemente incerti e mano a mano che si vedrà la solidità dei processi si prenderà più coraggio, non è un caso che nel titolo del convengno compaia: “dalle microazioni al cambiamento”. Diventa importante dare visibilità alle idee e alle buone prassi e non soltanto su scala trentina. A questo proposito, una delle azioni che abbiamo pensato, è la distribuzione di un format per l’adesione al progetto di una piattaforma informatica che metta in comunicazione progetti coerenti con questa visione, possibili buone prassi alla cui base stiano le persone in quanto relazioni. L’idea quindi sarà quella di creare un supporto che dia prospettiva futura a queste riflessioni e alle microazioni che ne derivano e ne deriveranno. Conclusioni Il cambiamento di cui tutti parlano cammina sulle gambe degli uomini e delle donne. Per attuarlo è necessario istituire una bussola che aiuti ad orientare le nostre scelte (delle istituzioni ma anche degli uomini e donne che governano servizi ed organizzazioni). Quindi a nostro avviso serve: 1) Un luogo di pensiero che valorizzi la comunità- le relazioni e il nuovo welfare generativo per dare volano ad un nuovo sviluppo. 2) Un luogo virtuale nel quale le persone e le istituzioni possano trovare progetti e nuove idee. 3) Aggiungerei anche di poter contare su una nuova figura professionale che aiuti a sviluppare questo nuovo modello di welfare. Tutto questo pensiamo che possa essere: la casa delle risposte.
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