Wind-Infostrada K.O.: si scusa con i clienti, ma a cosa vale?

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Opinioni e critiche su scienze, tecnologie e comunicazione
- Telecomunicazioni -
Wind-Infostrada K.O.:
si scusa con i clienti,
ma a cosa vale?
di Marco Valerio Principato
venerdì 13 giugno 2014
Un lungo blackout dell'operatore
ha lasciato al «buio» un quarto
d'Italia. Ma scusarsi serve a poco,
c'è altro che non va.
– si sono riversati migliaia di utenti che
protestano per il blocco del servizio. A parte
uno scarno comunicato di Wind, che parla
di generiche “difficoltà”, non ci sono
informazioni sulla durata del black out e gli
utenti sono stati lasciati sostanzialmente
abbandonati per ore. Lavoratori,
professionisti, imprenditori, famiglie: sono
rimasti tutti al buio. È opportuno che le
autorità di vigilanza verifichino cosa è
successo e a chi vanno attribuite le
responsabilità».
Sugli stessi media si sottolinea che poco
meno del 25 per cento del mercato di
riferimento (ossia telefonia fissa + Internet
e telefonia mobile + Internet) è di fatto
controllato dall'operatore, ormai
praticamente russo (si veda in proposito
questa pagina). La situazione della
penetrazione di mercato risulta
sostanzialmente compatibile con la
presenza dichiarata sul territorio: su 21
regioni ha sedi in sei di esse.
Nella giornata di oggi moltissimi clienti di
Wind Infostrada hanno sofferto disservizi
per via dei quali sono rimasti privi di
connettività Internet e telefonica, sia fissa
che mobile. Dalle ore 16,30 in poi
l'operatore ha gradualmente ripreso ad
erogare regolarmente il proprio servizio.
I principali media hanno quasi tutti
evidenziato, in proposito, l'intervento della
deputata PD Lorenza Bonaccorsi, secondo
cui sarebbe opportuno che «chiedano
spiegazioni a Wind per il pesante blackout
che ha colpito la rete internet e della
telefonia fissa e mobile», dice la deputata.
«Sui sociali network – prosegue Bonaccorsi
L'operatore si difende dalle accuse,
sostenendo trattarsi di una “eccezionale
anomalia”, della quale, tuttavia, nulla di più
preciso è dato sapere.
Quel che desta perplessità in una
circostanza del genere è ben altro. Innanzi
tutto, la contemporaneità dell'interruzione
dei servizi di connettività e telefonici
dimostrano, ove ancora non fosse chiaro,
che ormai tutti i servizi voce dell'operatore,
anche quando forniti “direttamente” (ossia
non collegando il proprio telefono al
“modem” ADSL bensì direttamente alla
linea telefonica) non sono servizi
indipendenti, bensì erogati facendo
esclusivo affidamento sulle dorsali Internet.
Notare, dunque, “panico e caos sul Web” –
così come evidenziato dalle principali
agenzie – per via di tale disservizio mette in
evidenza la possibilità dell'esistenza di gravi
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carenze: strutturali di carattere
architetturale laddove si individuino le
cause in una trasandata progettazione della
struttura di rete; sistemistiche laddove si
rilevasse che gli inconvenienti siano
derivati da errori nella gestione dei
protocolli di comunicazione internodali
(BGP). In ogni caso, si osserva una
sostanziale scarsa capacità, da parte di tutti
gli operatori, di comprensione
dell'originaria filosofia della rete Internet.
Per definizione, essa deve essere
“ridondante” e consentire, anche in caso di
mancato funzionamento di un nodo, il
raggiungimento degli altri nodi attraverso
percorsi alternativi. In tale ottica un totale
arresto della rete è praticamente
impossibile e un simile problema si sarebbe
presentato in termini molto più contenuti,
specialmente se – sapendo di sfruttare la
connettività IP per il transito di servizi real
time come telefonia – le opportune
tecniche di prioritizzazione fossero state
integralmente adottate, coordinate a livello
nazionale in modo armonizzato e congiunte
a un “piano B” di peering in grado di
fronteggiare simili circostanze.
I fatti, purtroppo, hanno dimostrato che
così non è. A questo si aggiunga che il tanto
dibattuto “depeering”, così caldeggiato
dall'operatore dominante italiano (Telecom
Italia) ha fatto sì che ciascun operatore
scegliesse i “percorsi di rete” utili ad
allacciarsi con il resto del mondo non sulla
base di una più efficace e più immediata
raggiungibilità ma, invece, sulla sola scorta
del minor costo. Tale scelta, com'è evidente,
non sempre (quasi mai) permette di
avanzare delle “pretese” sulla qualità e
dunque mina alla radice l'affidabilità di
determinati servizi.
sorprendersi, nulla di cui lamentarsi:
lasciare che le politiche di funzionamento e
di interrelazione tra grandi operatori siano
decise da cariche autoritarie la cui
preparazione tecnica sul tema specifico non
sempre (quasi mai) è all'altezza porta a
questi risultati. E poiché tali cariche si
trovano al potere grazie alla
sconsideratezza e alla superficialità di un
popolo che neppure di fronte alle evidenze
più schiaccianti è capace di rinunciare alle
proprie radicali convinzioni, alle quali si
mantiene fedele anche di fronte alle più
plateali delle contraddizioni, non si può che
abbassare la testa e sperare che quelle
poche persone ancora in grado di rimettere
in sesto una baracca esteriormente
luccicante ma, all'interno, claudicante e
sofferente, riescano a tirarci fuori dai guai.
Marco Valerio Principato
Argomenti trattati:
wind, infostrada, internet, telefonia
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