Santissimo Corpo e Sangue di Cristo A 22 giugno 2014 + Dt 8, 2

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo A
22 giugno 2014
+
Dt 8, 2-16a; 1 Cor 10, 16-17; Gv 6, 51-58.
+
Di solito, il pasto che prendiamo ogni giorno ha due significati principali. Se
mangiamo, è perché abbiamo bisogno di nutrirci per vivere. La prima qualità di un
cibo è proprio di sfamare, perché la vita possa continuare. Questo era il primo scopo
della manna di cui parlava la prima lettura tratta dal libro del Deuteronomio. Per il
popolo di Israele, la manna era diventata il segno concreto della provvidenza di Dio,
anche in un luogo così ostile come il deserto. Nel ricevere il pane quotidiano, Israele
aveva imparato a vivere dalla mano di Dio.
Ma c'é un secondo significato del pasto che ritroviamo soprattutto nella
seconda lettura, nella lettera di Paolo ai Corinzi. L'apostolo insiste, difatti, sulla
dimensione di comunione di ogni pasto umano, e molto di più sulla dimensione di
comunione con Dio. Difatti, mangiare insieme ha un senso molto profondo
nell'esistenza umana. Quando vogliamo celebrare qualcosa di importante per noi,
organizziamo un pranzo. Il cibo non serve solo a sfamare il corpo, ma sfama anche il
cuore che ha bisogno di sentirsi in comunione con le persone care. E questo vale
ancora molto di più con Dio. Ogni domenica, l'eucaristia esprime questo desiderio
che abbiamo di vivere in comunione non solo gli uni con gli altri, ma anche con il
Signore stesso.
Se il Signore Gesù ha scelto il sacramento dell'eucaristia per sostenere la sua
Chiesa e ognuno di noi, e celebrare la comunione tra noi e con Dio, non è per caso.
L'eucaristia è per noi non solo il sacramento della vita ricevuta da Dio, nella sua
provvidenza, ma è anche il mezzo particolare scelto da Dio per entrare in comunione
con noi, con ognuno di noi. Senza l'eucaristia, ognuno di noi sarebbe da solo di fronte
alla sua esistenza, ma anche di fronte a Dio. Invece, nell'eucaristia, Dio fa di noi un
popolo santo, un tempio vivo, un corpo di gloria.
Ma ci sono due altre dimensioni che non si ritrovano nel pasto umano. Difatti,
tutti i pasti non sono sacrificio, cioè offerta volontaria a Dio. Spesso, si insiste
sull'aspetto di perdita, di morte del sacrificio, ma si dimentica che il primo senso del
sacrificio è di offrire all'essere amato ciò che è prezioso per noi. Nel sacrificio, si dà
certo qualcosa ma si riceve molto di più, cioè il dono prezioso della relazione con
Dio. Cristo, essendo Dio e uomo, è nello stesso tempo colui che offre e ciò che ci è
offerto.
E il grande paradosso di questo meraviglioso scambio è che, invece di essere
segno di morte e di assenza, il sacrificio di Cristo diventa presenza e dono di vita!
Egli ha dato la vita per tutti, una volta per sempre! E ogni volta che celebriamo,
questo dono di vita e questa presenza ci sono offerti. Per questo, l'adorazione
eucaristica è molto importante per noi, perché è il luogo in cui si può sperimentare
questa presenza reale e potente di Dio nella nostra vita. Dio è là, presente, e ci
aspetta, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Egli non esige niente, non impone
niente: rimane là, presente, per noi, per ognuno di noi. Non c'é bisogno di chiedere un
appuntamento o di aspettare il proprio turno. Dio c'é! Non fa aspettare nessuno, ma è
sempre disponibile, sempre presente per ascoltare, consolare, aiutare. È là per noi!