ARCIDIOCESI DI SANT’ANGELO DEI LOMBARDI-CONZA-NUSCO-BISACCIA SALUTO MESSA CRISMALE 2015 “Gesù Cristo ha fatto di noi un regno e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre; sia gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen” Queste parole dell’Apocalisse ci hanno introdotto nel mistero che abbiamo appena celebrato. Sono le parole dell’antifona d’ingresso, sono le prime voci che ci hanno dato la nota dominante, che poi è risuonata al nostro orecchio durante l’intera liturgia eucaristica. La liturgia di questa celebrazione è davvero singolare nell’arco dell’anno liturgico, in buona parte ancora da scoprire per la maggior parte dei nostri fedeli. Essa ci offre tante suggestioni per la ricchezza e la bellezza dei suoi riti, in particolare la benedizione degli oli, il cui profumo ha riempito la nostra Chiesa Cattedrale, come si riempì la casa di Betania dell’aroma dell’unguento. Oltre ai presbiteri e ai diaconi riuniti intorno al Vescovo, alle religiose, ai ministranti e al coro, a questa liturgia crismale è presente una rappresentanza attiva, responsabile e impegnata di tutte le componenti delle comunità parrocchiali a significare l’unità della Chiesa diocesana con la varietà dei carismi, che Dio concede al suo popolo santo, soprattutto quello del sacerdozio ministeriale, cioè di noi presbiteri chiamati dallo Spirito ad essere testimoni nel mondo dell’opera di salvezza compiuta da Cristo, della cui unzione e consacrazione siamo partecipi e posti dal Vescovo a servizio della comunità. Si tratta, dunque, di una Chiesa unificata dall’Eucaristia, tutta ministeriale, pronta a dare ragione della propria speranza e a rigenerare la speranza delle nostre comunità, in cammino come il profeta Elia verso l’Oreb. Ciò è ora avanti ai nostri occhi “non è, quindi, lo schieramento dell’apparato religioso”, per usare un’espressione forte di don Tonino Bello, presa dall’omelia della Messa Crismale del 1984 nella Cattedrale di Terlizzi. “Non è la sfilata dei sacri gerarchi. Non è l’azione dimostrativa dell’efficienza delle strutture… Ma è la celebrazione gaudiosa, gloriosa e dolorosa di un mistero di comunione, che oggi ci afferra, ci scuote, ci entusiasma…”. Sì, questo mistero di comunione scuote principalmente noi presbiteri, perché siamo costituiti ministri della Parola e siamo più a contatto con l’Eucaristia. Il ministero della comunione, infatti, è congeniale al presbitero, che ogni giorno si accosta al roveto ardente dell’Eucaristia. Come non coltivare, perciò, il gusto di sentirci famiglia attorno al nostro Vescovo, partecipi dello stesso presbiterio proteso verso un’unica missione? Come non alimentare con la preghiera quotidiana i nostri sforzi personali per la crescita dell’amicizia fraterna, della condivisione pastorale, della magnanimità dei giudizi, della discrezione che è la carità del silenzio, della stima reciproca, ricuperando magari il valore dei gesti feriali? Alla luce della Parola di Dio, che è stata proclamata poco fa e della rinnovazione delle promesse sacerdotali, in un contesto liturgico così significativo, giunge quanto mai salutare l’invito del Signore alla comunione, che ha la sua sorgente nel sacramento dell’Ordine e rivela la nostra identità e la nostra spiritualità sacerdotale. Del resto, carissimo don Pasquale, anche nei vostri interventi pastorali vi è un richiamo costante a vivere la nostra fraternità sacerdotale, richiamo esteso all’intera Chiesa diocesana perché sia anch’essa a servizio della comunione evangelizzatrice del Popolo di Dio nella diversità e nella molteplicità dei carismi suscitati dallo Spirito. Pur mettendo in conto i nostri limiti, gli slanci, gli sbagli, le fatiche, la nostra buona volontà, siamo convinti che la comunione è un dono da chiedere. Gesù stesso, nell’ultima cena, non parla di fraternità, ma la prega, la chiede al Padre per i suoi, per i futuri credenti, per la Chiesa. E tale comunione non viene soltanto pregata, ma è pagata a caro prezzo sulla croce. Il Signore Risorto ci confermi nella verità della nostra vocazione sacerdotale e nell’unità presbiterale. Amen. Mons. Donato Cassese Vicario Generale
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