Fertilità - relazione con tabelle

RAPPORTI FRA ALIMENTAZIONE E FERTILITÀ DELLA BOVINA DA
LATTE
di
Andrea Formigoni
Professore Ordinario - Nutrizione ed Alimentazione Animale –
Università degli Studi di Bologna – Facoltà Medicina Veterinaria -
Introduzione
Già Darwin nel 1896, osservò come la disponibilità di alimenti influenzasse la fertilità.
Molte ricerche hanno in seguito documentato il rapporto esistente tra alimentazione e
capacità riproduttiva anche nella vacca da latte e, anche se i precisi meccanismi
attraverso i quali questo legame si attua non sono noti, è chiaro che quando non vi
sia una sufficiente disponibilità di nutrienti (sia alimentare che metabolica) viene più
o meno compromessa l'efficienza riproduttiva.
Le variazioni le variazioni dello status ormonale e metabolico fra l’asciutta e le prime
fasi della lattazione sono imponenti e di certo giocano un ruolo determinante; nelle
ultime due settimane di asciutta e fino al picco di lattazione la richiesta di nutrienti
si accresce rapidamente mentre la capacità di ingestione non evolve in modo da
consentire la piena copertura dei fabbisogni; la vacca mobilita le proprie riserve che
vengono utilizzate prioritariamente per la produzione di latte mentre, alla funzione
riproduttiva, sono destinate quote residue di nutrienti spesso insufficienti alle
necessità.
Ruolo dell'energia
Esiste una stretta relazione fra perdita di peso entro le prime settimane di lattazione
e diminuita efficienza riproduttiva delle bovine. La velocità con la quale sono
mobilizzate le riserve corporee dell'animale e l'entità del deficit energetico è il
risultato evidente dello squilibrio fra disponibilità di nutrienti e necessità metaboliche
dell'organismo. Se queste ultime sono prevalentemente condizionate dall'attività
secernente della mammella, la disponibilità di nutrienti è in gran parte dipendente
dalla velocità con la quale la bovina riesce ad assumere elevate quantità di alimenti
dopo il parto. Quanto affermato rende ragione del fatto che, a parità di quantità di
latte prodotto e di razioni somministrate, non sempre corrispondono analoghe
variazioni di condizione corporea e di peso degli animali. Il principale fattore in grado
di modificare il bilancio energetico della vacca è rappresentato dalla capacità di
ingestione piuttosto che dalla produzione di latte. In ogni caso il bilancio energetico
della bovina, di norma, è negativo durante le prime 4/7 settimane di lattazione e
raggiunge i valori minimi nelle prime due. L’assetto endocrino-metabolico subisce
profonde modificazioni caratterizzate dall’aumento dei livelli di somatotropina e da
una riduzione delle concentrazioni dell'insulina, degli ormoni tiroidei, delle
somatomedine e del glucosio.
Adeguati livelli plasmatici di glucosio e degli ormoni appena ricordati sembrano
essenziali per la secrezione ipofisaria delle gonadotropine (FSH ed LH) e/o della
risposta ovarica alle stesse. L'insulina esercita un'azione sul tessuto ovarico molto
simile a quella delle gonadotropine ipofisarie. Essa stimola la produzione di androgeni
da parte delle cellule della teca ed il metabolismo delle cellule della granulosa.
Inoltre agisce in sinergia con l'FSH per facilitare la differenziazione morfologica delle
cellule della granulosa e lo sviluppo dei recettori per l'LH. L'insulina ed ancor più
fattori di crescita quali EGF (Epidermal Growth Factor), somatomedine (IGF-I), FGF
(Fibroblast Growth Factor) esercitano un ruolo che appare fondamentale soprattutto
per le prime fasi dello sviluppo dei follicoli primordiali. Le gonadotropine non
appaiono essenziali in questo momento mentre lo diventerebbero per la formazione
dell'antro (FSH) e per la successiva crescita e maturazione del follicolo.
Si ipotizza che intercorrano 80-100 giorni perchè un follicolo primordiale reclutato
giunga all'ovulazione mentre, dal momento della formazione dell'antro, sarebbero
necessari due cicli estrali. Le perturbazioni metaboliche caratterizzanti la bovina
nell'immediato post-parto sarebbero responsabili sia di un minor numero di follicoli
primordiali reclutati sia della mancata evoluzione dei follicoli preantrali che in questo
momento andrebbero più facilmente incontro ad atresia. La mancanza di follicoli
sufficientemente sviluppati per essere recettivi all'azione delle gonadotropine
ipofisarie (LH in particolare) potrebbe peraltro spiegare il ritardo di alcune settimane
fra ripresa di una normale pulsatilità dell'LH e ovulazione osservata in bovine ad
elevata produzione di latte e/o la scarsa risposta che spesso è denunciata in seguito
a trattamenti farmacologici. Oltre che ad un mancato reclutamento e sviluppo dei
follicoli che dovrebbero ovulare allorquando si iniziano a inseminare le bovine, si
pone il problema dell'influenza della scarsa qualità degli oociti eventualmente
prodotti sull'efficienza riproduttiva delle bovine.
In ogni caso l'ipotesi formulata da Britt evidenzia come sofferenze metaboliche
spesso frutto di errori alimentari possano avere conseguenze negative che si
manifestano molto tardivamente. È il caso di squilibri ed errori alimentari che,
commessi durante il periodo dell'asciutta, possono manifestare i loro effetti nei primi
mesi della lattazione successiva.
Va ancora ricordato che la riattivazione della secrezione pulsatile delle gonadotropine
ipofisarie dopo il parto, condizionata dalla secrezione ipotalamica di GnRH e dalla
efficienza della risposta delle cellule gonadotrope ipofisarie a questo ormone
ipotalamico, è essenziale per il ripristino della normale attività ovarica. È accertato
che in condizioni di deficit energetico sono alterati i ritmi di secrezione dell'LH in
diverse specie animali.
Il principale fattore che influenza il bilancio energetico dell'animale, a parità di
concentrazione energetica delle razioni, è rappresentato dalla quantità di sostanza
secca ingerita; ne deriva che la via più efficace per minimizzare i deficit di energia è
quella di esaltare l'assunzione di alimenti.
Stress, bilancio energetico e efficienza riproduttiva
Nelle usuali condizioni di allevamento, il costo energetico dello stress non è
adeguatamente considerato. La ricerca ha evidenziato che ogni forma di stress (da
sovraffollamento, termico, metabolico, da malattia, ecc.) influenza il bilancio
energetico degli animali sia elevando il fabbisogno di nutrienti (energia in primis), sia
riducendo l’ingestione di alimenti. Sono eclatanti gli effetti dello stress da caldo negli
allevamenti non dotati di adeguati sistemi di raffrescamento: gli animali accrescono il
loro fabbisogno di mantenimento di oltre il 20% e l’ingestione cala altrettanto
drasticamente. Analoghe situazioni si verificano quando le bovine siano poste in
condizioni di sovraffollamento, di competizione e, comunque, sottoposte ad elevati
stress ambientali.
Lo stress interferisce anche direttamente sulla funzionalità dell’asse ipotalamo
ipofisario alterando la normale ripresa dell’attività riprduttiva; a buon titolo si può
dunque affermare che una buona efficienza riproduttiva si può ottenere solo se le
bovine siano allevate in condizioni ottimali di benessere.
Ruolo dei lipidi
Nell'intento di elevare la concentrazione energetica delle razioni si ricorre sempre più
frequentemente all'impiego di grassi nelle razioni delle bovine ad elevata produzione.
Il tentativo di limitare il deficit energetico tipico delle prime settimane di lattazione
attraverso questa via è spesso infruttuoso in quanto l'impiego di grassi sovente
comporta una diminuzione dell'ingestione di alimento ed un aumento dell'energia
trasferita nel latte: ne deriva che il bilancio fra entrate e uscite della bovina non
cambia se non nelle fasi più avanzate della lattazione (> 6 settimane). Oltre che per
elevare il potere calorico delle diete, il ricorso alla grassatura delle razioni è
comunque necessario per fornire acidi grassi essenziali della serie omega 6 e 3.
Questi nutrienti fra l’altro sono i precursori di numerosi ormoni (estradiolo e
progesterone) strettamente coinvolti nella regolazione del ciclo estrale e svolgono un
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ruolo importante nel modulare i processi infiammatori e le conseguenti risposte
adattative dell’organismo.
La disponibilità di omega 3, in particolare di quelli a lunga catena e poliinsaturi,
dovrebbe essere di almeno di almeno un decimo rispetto agli omega 6, per avere
un’ottimale risposta riproduttiva.
Ruolo delle proteine
Molti ricercatori hanno studiato i rapporti esistenti fra livello proteico della dieta e
fertilità delle bovine. I risultati evidenziano spesso correlazioni positive fra
concentrazione proteica delle razioni, numero di inseminazioni per concepimento e
distanza fra parto e concepimento. Tali reperti, tuttavia, non sono costanti e ciò
lascia pensare che altri fattori, al di là della concentrazione proteica delle diete siano
responsabili dei reperti sperimentali. Fra di essi vale la pena di ricordare lo stato
metabolico dell'animale ed il grado di solubilità e degradabilità ruminale delle fonti
azotate. Allorquando si impieghino quantità di azoto degradabile eccedenti i
fabbisogni della popolazione microbica o divengano limitanti altri fattori che
condizionano la moltiplicazione batterica (disponibilità di adeguate fonti di sostanza
organica fermentabile, assunzione irregolare di alimento, anomala velocità di transito
degli alimenti ecc.) si può raggiungere un'eccessiva concentrazione di ammoniaca nel
liquor ruminale; questa viene assorbita attraverso la parete del rumine, giunge al
fegato, dove viene parzialmente convertita ad urea. Tale conversione, che comunque
è limitata, comporta un dispendio energetico considerevole per l'animale (3 ATP per
mole di urea) e induce un aumento dei livelli di urea nel sangue e nel latte. Va
ricordato che, in condizioni di deficit energetico, la concentrazione di urea nel plasma
già si innalza in seguito all'utilizzazione metabolica di una parte considerevole degli
aminoacidi disponibili per la produzione di glucosio. In ogni caso tali aumenti si
ripercuotono sulle concentrazioni di urea e probabilmente di ammoniaca anche
nell'utero provocando alterazioni della capacità di scambio ionico della mucosa che
ridurrebbero le probabilità di sviluppo dell'embrione. Bovine in eccesso proteico,
presentano concentrazioni di urea nelle secrezioni uterine più elevate e l'ammoniaca
come tale può causare alterazioni del metabolismo intermedio riducendo la capacità
di captazione cellulare del glucosio; essa può determinare inoltre alterazioni
dell'attività endocrina e funzionale del corpo luteo. In effetti la concentrazione
plasmatica di progesterone è meno elevata se si impiegano razioni eccessivamente
ricche di sostanze azotate mentre non sono state osservate differenze né della
pulsatilità dell' LH, né del contenuto pituitario di LH, né del numero di recettori
ipofisari per l'LHRH. Si è riscontrato che la concentrazione plasmatica di
progesterone, determinata al 15° giorno del ciclo estrale, era più elevata in bovine in
lattazione riceventi diete al 12% rispetto a quelle alimentate con razioni al 23% di
proteina grezza.
Butler e collaboratori nel 1996 hanno dimostrato come livelli di urea superiori ai 35
mg/dl riducano sia il tasso di ingravidamento sia la secrezione di progesterone da
parte del corpo luteo nei primi giorni seguenti la fecondazione. Tale rilievo potrebbe
giustificare almeno parte degli aborti embrionali e/o riassorbimenti che a seconda di
diversi Autori, variano fra il 7 ed il 12% delle inseminazioni feconde.
Al di là degli effetti derivanti da una dieta non adeguatamente equilibrata, rimane
comunque il fatto che la quantità di aminoacidi e peptidi assunta, oltre che migliorare
di norma la quantità e la qualità del latte prodotto, può influenzare la secrezione di
taluni ormoni metabolici. L'infusione endovena di alcuni aminoacidi, l'infusione
abomasale di caseina come del resto l'innalzamento del tenore proteico della razione,
inducono un aumento delle concentrazioni plasmatiche di insulina e glucagone nel
ruminante per cui non si può escludere che particolari aminoacidi o peptidi svolgano
un ruolo di "messaggero" metabolico per l'asse ipotalamo - ipofisi -ovaio.
Ruolo di minerali e vitamine
Per quanto numerose ricerche abbiano documentato l'importanza delle vitamine e dei
minerali sull'efficienza riproduttiva delle bovine, a tutt'oggi non è chiarito quale sia il
preciso ruolo esercitato da tali nutrienti e quali siano i livelli ottimali di integrazione
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da adottare nelle razioni di bovine ad elevata produzione. In ogni caso possono
essere ricordati almeno in sintesi i "nuovi ruoli nutrizionali" attribuiti sia alle vitamine
sia ai minerali. Il più recente di questi, di grande interesse, è quello relativo alla
funzione di potenziamento delle risposte immunitarie dell'organismo nei confronti di
patogeni specifici o più in generale di agenti in grado di indurre risposte
infiammatorie (micotossine, prodotti di Maillard, muffe ecc.) da parte dell'organismo.
La risposta di quest'ultimo, basata sulla produzione di sostanze a forte attività
ossidante (stress ossidativo), se non controbilanciata da efficaci sistemi di
protezione, può provocare danni gravi. Le vitamine, in particolare le liposolubili, e gli
oligoelementi sono coinvolti in questi sistemi di protezione quali elementi essenziali
dei complessi enzimatici che presiedono a tali reazioni. Alla luce di queste
considerazioni possono essere ben interpretate le positive risposte riproduttive
spesso ottenute a seguito di generose integrazioni di vitamine A, E, C, b-carotene, e
di oligoelementi (ferro, selenio, zinco, rame ecc.). Allorquando l'organismo risponde
ad un insulto esterno attraverso una risposta infiammatoria può essere compromessa
la capacità riproduttiva dell'animale per l'inattivazione dei sistemi enzimatici coinvolti
nella produzione degli ormoni steroidei. Appare quindi spiegabile la ben nota
relazione fra presenza di patologie di diversa natura (podali, mammarie, infettive e
infestive) e calo dell'efficienza riproduttiva della mandria.
Il problema di una corretta integrazione nella bovina non può prescindere infine dalla
presenza del rumine che, se da un lato contribuisce alla sintesi endogena di alcune
vitamine, dall'altro rappresenta senz'altro una causa di degradazione per le forme
non resistenti (rumino-protette). Del resto il problema della stabilità si pone per
numerose vitamine anche prima che queste giungano alla bocca dell'animale. Le
comuni condizioni di stoccaggio o di manipolazione possono distruggere gran parte
delle vitamine che non siano state preventivamente protette mediante trattamenti
specifici. Per quanto riguarda gli oligoelementi minerali grande attenzione si deve
rivolgere alla loro biodisponibilità che può essere efficacemente migliorata utilizzando
forme chelate o complessate con aminoacidi. Ricerche svolte in tal senso hanno
dimostrato l'efficacia di tali integrazioni proprio a carico dell'efficienza riproduttiva
delle bovine ad elevata produzione.
Il puntuale controllo delle patologie
La ripresa ed il fisiologico evolversi dei cicli estrali dopo il parto, dipendono
innanzitutto dal pieno ristabilimento della funzionalità dell'apparato genitale e
dell'asse ipotalamo-ipofisario. Il recupero funzionale di queste strutture avviene
contemporaneamente in condizioni fisiologiche e il primo obbiettivo da perseguire, è
quello di evitare l'insorgenza di problemi sanitari e disordini metabolici che possano
ritardare o compromettere tale ripristino. Di norma, un evento patologico predispone
l'animale ad ulteriori problemi sanitari; ad un aumento dell'incidenza di ritenzioni di
placenta per esempio, si associano con maggior frequenza chetosi; tale situazione a
sua volta facilita la comparsa di metriti e cisti ovariche ma anche di dislocazioni
dell’abomaso.
E’ dunque importante monitorare la salute delle bovine quotidianamente (misura
della temperatura corporea, evoluzione della produzione di latte e dei tempi di
ruminazione, misura dei corpi chetonici e dello stato di involuzione uterina, ecc.) e
intervenire con determinazione e in maniera appropriata da un punto di vista
terapeutico.
L'aumento della frequenza di problemi sanitari in prossimità del parto (collassi
puerperali, tetanie, chetosi, ritenzioni di placenta, ritardo dell'involuzione uterina,
metriti) cui si associa un peggioramento dell'efficienza riproduttiva degli animali, è di
norma riferibile ad errori o squilibri alimentari commessi durante l'asciutta e a tal
proposito è importante evitare che le bovine giungano al parto eccessivamente
grasse per limitare i problemi che a tale situazione si correlano e facilitare la
funzionalità epatica anche attraverso l'impiego di fattori lipotropi (metionina, colina e
betaina) fornite in forma ruminoprotetta.
La preparazione al parto
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Un'attenzione particolare va posta ai razionamenti adottati in prossimità del parto
quando già inizia a modificarsi l'equilibrio endocrino metabolico della bovina che si
coordina per la produzione del latte. Gli obiettivi da perseguire saranno quelli di
mantenere elevata la capacità di ingestione degli animali e di preservare la
funzionalità epatica. Questa è infatti facilmente messa in pericolo dall'infiltrazione
lipidica conseguente alla mobilitazione delle riserve corporee che inizia già a partire
da due settimane prima del parto. Oltre che da insufficienti apporti di energia, fattori
predisponenti l'insorgenza di chetosi-steatosi possono essere ricercati nella carenza
dei fattori lipotropi sopra menzionati, in condizioni ambientali stressanti (ambienti
angusti, caldo, difficile accesso alla greppia) o più semplicemente in una errata
tecnica di somministrazione degli alimenti. L'assunzione in pochi pasti degli alimenti,
condizione che si verifica anche quando la bovina abbia problemi di movimento - ad
esempio per problemi podali - favorisce alte concentrazioni plasmatiche di NEFA e di
b- idrossibutirrato. Nella logica di prevenire l'insorgenza di chetosi appare oltremodo
utile l'impiego di amidi resistenti alla degradazione in rumine (mais ad esempio) o,
pratica ormai affermata, di glicole propilenico.
Grande attenzione va posta al controllo degli apporti di minerali elevando le
concentrazioni di magnesio della dieta e limitando l’apporto di potassio, calcio e
sodio.
Nei primi giorni di lattazione
Oltre alle indicazioni che possono essere desunte da quanto sin qui esposto va
precisato come il vero problema dell'allevatore di vacche da latte ad elevata
produzione risieda nella capacità di far assumere grandi quantità di alimenti agli
animali senza peraltro forzare precocemente la montata lattea.
Perché ciò si realizzi è essenziale curare l'ambiente nel quale viene posto l'animale
dopo il parto. Adeguati spazi di riposo, facile accesso alla greppia ed ai punti di
abbeverata, riduzione della competizione e disponibilità a volontà di alimenti, sono i
prerequisiti indispensabili perché le vacche assumano grandi quantità di sostanza
secca. Sotto il profilo strettamente nutrizionale, al di là dell'interesse legato a
specifiche supplementazioni di cui già brevemente si è parlato, la maggiore
attenzione va posta alla qualità degli alimenti impiegati ed in primis per ciò che
attiene al loro stato di conservazione. L'impiego di foraggi e concentrati appetibili,
ben conservati ed esenti da sostanze tossiche o inquinanti dovrebbe rappresentare la
prima preoccupazione degli allevatori. Soprattutto nei primi 8-10 giorni che seguono
il parto ci si deve preoccupare di mantenere attiva la capacità ruminativa delle
bovine, ed è utile lasciare a disposizione anche fieni oltre quelli presenti nella dieta di
base o addirittura utilizzare le stesse razioni del preparto ma adeguatamente
integrate con cationi. Per questi animali le razioni saranno più ricche di NDF e ADF
(rispettivamente > del 33% e del 22% sulla sostanza secca della razione) di quelle
che possono essere adottate successivamente.
Grandi vantaggi si registrano quando sia possibile formare un gruppo specifico per i
primi 10-12 giorni post-parto; in tal modo si potrà favorire il riposo, contenere i
fenomeni di competizione, effettuare integrazioni "mirate", facilitare un attento ed
assiduo controllo che deve essere prestato all'animale in questi giorni: l'insorgenza di
una qualsiasi patologia, anche se banale, può, se non immediatamente rilevata e
risolta, compromettere l'intera lattazione della vacca.
Anche l’adozione di protocolli terapeutici mirati al contenimento dei processi flogistici
e del dolore sono molto efficaci per favorire una pronta ripresa dell’animale.
Conclusioni
Numerosi fattori influenzano l'efficienza riproduttiva della bovina e fra quelli
alimentari la carenza di energia è sicuramente il più frequente anche se non l'unico.
L'obiettivo risiede pertanto nel ridurre la perdita di peso degli animali dopo il parto
aumentando la capacità di ingestione e adottando le strategie nutrizionali idonee a
ridurre i rischi sanitari. La buona efficienza riproduttiva della mandria è ottenibile in
primis mantenendo le vacche in condizioni di benessere e di sanità. Tali condizioni
sono raggiungibili solo perfezionando tutti gli strumenti di controllo gestionale della
mandria. Si ricorda, a tal proposito, l'importanza del tempo dedicato all'osservazione
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degli animali, alla necessità di focalizzare l'attenzione degli operatori nei confronti
degli animali "potenzialmente" in calore, alla opportunità di indirizzare l'opera del
nutrizionista piuttosto che quella del veterinario ginecologo con informazioni precise,
puntuali e rispondenti il più possibile a criteri di oggettività. La dimensione sempre
più ampia degli allevamenti rende il "problema riproduttivo" una questione sempre
più gestionale che coinvolge anche le scelte delle strategie alimentari da adottare.
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