Gli Alti Utilizzatori (AU) nella Medicina Generale (MG) Rappresentano una popolazione ristretta di pazienti che utilizza, da sola, una percentuale sproporzionata di risorse nell’ambito dell’assistenza sanitaria Il fenomeno riguarda, oltre alla MG, anche altri servizi e in particolare: - Reparti di emergenza [Dent et al, 2009; Wooden et al, 2009; Moore et al, 2009; Skinner et al, 2009; Jelinek et al, 2008] - Assistenza sanitaria generica di secondo livello [Reid et al, 2002] → Chi è AU nella MG mostra aumentati tassi di accesso ai reparti di emergenza e richiede un maggior numero di visite specialistiche [Kersnik et al, 2001] Il fenomeno dell'Alto Utilizzo comporta un aumento del carico di lavoro per il MMG: - L'80% del carico di lavoro complessivo è sostenuto dal 20% dei pazienti [Neal et al, 1998] - Il 30-50% della totalità dei contatti (telefonate e accessi diretti) dipende dal 10% dei pazienti [Vedsted & Christensen, 2005]. Criteri di definizione del paziente AU Soglia proporzionale: consiste nel fissare arbitrariamente una soglia (quartile, decile…) nella distribuzione della frequenza di consultazione, tale che sono considerati AU tutti coloro che rientrano nella percentuale o nel percentile fissato - maggiore generalizzabilità dei risultati - svantaggio: identifica un numero di consultazioni comunque variabile in relazione a vari elementi (nazione in cui viene svolto lo studio...) Soglia assoluta: prevede di stabilire un numero assoluto minimo di consultazioni in un dato periodo di tempo, tale che chi si rivolge al medico un numero di volte superiore è considerato AU Soglia parametrica: prevede di definire una soglia arbitraria sulla base della media e della deviazione standard della distribuzione di frequenza di utilizzo - notevole variabilità del criterio numerico assoluto utilizzato (2-24 contatti); la maggioranza degli studi ha fissato la soglia tra le 9 e le 14 visite annue, frequenza che la maggioranza dei MMG sarebbe concorde nel definire elevata [Ferrari et al, 2008] Determinanti del fenomeno (1) Socio - demografiche Sesso femminile Età medio-avanzata Minore scolarizzazione Stato civile di vedovo (particolarmente se con un figlio a carico) o separato/divorziato (mentre l'essere sempre stati single non sembrerebbe un fattore di rischio) Basso reddito, disoccupazione o comunque assenza di un impiego a tempo pieno (disoccupati, pensionati, casalinghe) Vicinanza della propria abitazione rispetto allo studio del MMG. [Browne et al, 1982; Andersson et al, 1995; Scaife et al, 2000; Bergh et al, 2003; Andersson et al, 2004] Determinanti del fenomeno (2) Biomediche Numerosissimi studi hanno accertato il dato intuitivo che una delle principali ragioni di alto utilizzo sia la presenza di un disturbo medico, specie se cronico e disabilitante; tra gli AU si rileva in particolar modo un aumento patologie certamente legate all’età senile, ma manca una concordanza tra i vari studi: - Westhead [1985]: disturbi cardiovascolari, ipertensione, diabete e, tra le donne, disturbi ginecologici; Carney et al [2001]: disturbi vascolari e diabete, osteoartriti, asma e epilessia; Bergh et al [2003]: problemi cardiocircolatori e muscolo-scheletrici; Ford et al [2004]: disturbi metabolici, ipertensivi, cardiovascolari, polmonari, gastrointestinali, artrosi; Foster et al [2006]: patologie neurologiche e diabete mellito tra i very high frequent attenders, e sintomi respiratori e toracici in tutti gli AU. Ciò indica che probabilmente il tipo di patologia non gioca un ruolo determinante nel pattern di elevata frequentazione, a differenza del numero di patologie coesistenti, che è invece sicuramente collegato al fenomeno. Determinanti del fenomeno (3) Psico - sociali 2) Depressione somatoformi e MUPS 3) Disturbi di personalità e abuso alcoolico 1) Depressione e disturbi d'ansia [Katon 1990; Bellon et al, 1999; Jyvasjarvi et al, 2001; Moran et al, 2001; Hansen et al, 2002; Reid et al, 2002; Vedsted & Christensen, 2005; Aragonès et al, 2005; Verhaak et al, 2006; Fröhlich et al, 2006; Leib et al, 2007; Dirkzwager, 2007; Karlsson et al, 2007; Ferrari et al, 2008; Hanel et al, 2009 L’associazione tra alto utilizzo e sofferenza psichica misurata dal GHQ-28 è risultata quella dotata di maggiore forza [Vedsted & Christensen 2005] La malattia mentale è stata individuata come il fattore più strettamente associato all’alto utilizzo [Bellon et al, 1999] Associazione statisticamente significativa tra alto utilizzo e presenza di disturbi psichiatrici [Hansen et al, 2002] Disturbi medici, psichiatrici e psicosomatici prevalenti tra questi pazienti più che nella popolazione generale, e spesso coesistenti; percezione della qualità della vita significativamente peggiore tra gli AU rispetto ai controlli [Ferrari et al, 2008]. Depressione e disturbi d’ansia Prevalenza della depressione nella popolazione generale: 3-5%, più un 8-9% di casi definiti “sottosoglia” [Ustun et al, 1995]. Evidenziata una significativa correlazione tra la depressione e le malattie organiche gravi, in MG [Berardi et al. 2002]. La prevalenza dei disturbi ansiosi e depressivi tra i pazienti AU oscilla tra il 40 ed il 60%. Disturbi ansiosi, depressivi ed abuso di sostanze si sono dimostrati molto frequenti tra gli AU [Ford et al, 2004]. I pazienti depressi hanno un tasso di utilizzo dei servizi sanitari tre volte superiore rispetto a pazienti non depressi [Katon e Schulberg 1992] . Disturbi somatoformi e MUPS Circa un terzo degli AF sono somatizzatori [Jyvasjarvi et al, 2001] . Pazienti con MUPS: donne, più anziane rispetto alla media, vedove, con bassa educazione e aumentata incidenza di disabilità psichiatriche [Dirkzwager, 2007]. SOMATIZZAZIONE DISTURBO ALGICO DISTURBI DI CONVERSIONE SDR DA DISMORFISMO CORPOREO IPOCONDRIA ASSOCIAZIONE TRA SOMATIZZAZIONE E DEPRESSIONE Circa il 50% dei pazienti affetti da depressione maggiore riporta sintomi somatici “unexplained”, e il rischio di sviluppare tali sintomi è maggiore di 4 volte nei pazienti depressi [Simon et al, 1999]. La somatizzazione è una frequente modalità di presentazione della depressione nell’ambito dell’assistenza sanitaria primaria, e può essere associata con il misconoscimento di processi psichiatrici sottostanti [Aragonès et al, 2005]. Aumento di disordini ansiosi e depressivi tra somatizzatori (secondo il Somatic Symptom Index 4,6) [Lieb et al, 2007] Il 33% degli uomini e il 37% delle donne con una diagnosi di disturbo somatoforme (secondo il DSM-IV) soddisfano anche i criteri per almeno un disturbo d’ansia, depressione maggiore e distimia [Frolich et al, 2006]. Come si spiega questa comorbilità? - disordini somatoformi scatenano problemi ansioso/depressivi, o viceversa; - cause comuni, per esempio genetiche o ambientali; - i disturbi somatoformi influenzano piuttosto la risposta al trattamento; - associazione dovuta a bias metodologici. Sembra che i disturbi somatoformi compaiano prima di quelli depressivi nel 78% dei casi [Lieb et al, 2000; Fröhlich et al, 2006]; no dati significativi a proposito dei disturbi ansiosi. La comparsa simultanea è rara. FATTORI PSICOLOGICI CHE INFLUENZANO UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE Categoria diagnostica che nel DSM-IVTR ha sostituito il concetto di “medicina psicosomatica”: i fattori psicologici sono importanti nella patogenesi di quasi tutte le malattie. Diagnosi: in un soggetto affetto da Condizione Medica Generale (classificata sull’Asse III) si evidenziano fattori psicologici che hanno influenzato negativamente il decorso della condizione medica stessa in base a una stretta relazione temporale, influenzandone il trattamento o determinando un aggravamento dei sintomi tramite il meccanismo dello stress. DISTURBO D’ANSIA E MODIFICAZIONI DELLA PERSONALITA’ INDOTTI DA UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE Disturbo d'ansia: condizione in cui sintomi rilevanti dell’ansia sono ritenuti una conseguenza diretta di - disturbi neurologici - disturbi cardiovascolari - disturbi respiratori - disturbi metabolici - disturbi endocrini Modificazioni della personalità: traumi cranici, neoplasie cerebrali, lesioni vascolari, sindrome da immunodeficienza acquisita. Una modificazione della personalità può altresì precedere un disturbo cognitivo destinato a evolvere in Demenza. AU occasionali vs cronici Scarsa letteratura: molti studi su un periodo di un anno [Scaife et al, 2000; Foster et al, 2006], tre anni [Smiths et al, 2009; Koskela et al, 2010], cinque anni [Andersson et al, 2004], ma la domanda PER QUANTO TEMPO L'ALTA FREQUENTAZIONE PERSISTE, E COME VARIA? rimane senza risposta AU occasionali vs cronici Su un totale di 486 pazienti, solo 14 sono rimasti AU per un periodo di 20 anni [Carney et al, 2001] Solo il 20-30% degli AU studiati per un anno lo rimane anche per l'anno successivo, e il 14% nei tre anni seguenti [Andersson et al, 2004] PER CONTRO Il 40% degli AU di un anno lo rimane anche per l'anno successivo [Vedsted e Christensen, 2005] Il 50% degli AU persiste negli anni successivi, e costoro presentano una morbilità medica maggiore rispetto agli occasionali, senza grandi differenze in termini di morbilità psichiatrica e psicosomatica [Rigatelli et al, 2006] Cronicizzazione dell'Alto Utilizzo: fattori di rischio 5 variabili potenzialmente associate, ma non significatività statistica [Smits et al, 2009]: - età - numero di problemi in atto - patologie somatiche - patologie psichiatriche - farmaci analgesici 7 variabili potenzialmente associate [Koskela et al, 2010]: - sesso femminile - paura della morte - BMI > 30 - pregresso alto utilizzo - astinenza da assunzione di alcool - bassa soddisfazione personale del paziente - sindrome dell'intestino irritabile Il ruolo del rapporto medico-paziente Contribuiscono a sviluppare e mantenere il rapporto medico-paziente: continuità (“longitudinal care” [Gore, 1998]) aderenza delle precedenti esperienze di consultazione rispetto alle proprie aspettative (capacità del medico di ascoltare, spiegarsi e coinvolgere il paziente nel processo decisionale [Lings, 2003]) La profondità della relazione dipende essenzialmente da 4 elementi: grado di conoscenza reciproca tra medico e paziente fiducia nei confronti del medico [Gore, 1998; Lings, 2003] lealtà nel rispettare il “contratto” che si instaura al momento dell’inizio del rapporto professionale [Roberge, 2001] “regard”: termine che si può tradurre come “riguardo, considerazione” per la relazione che si è instaurata, e ha implicazioni essenzialmente affettive La problematica dipende da caratteristiche insite in ogni paziente o da un rapporto medico-paziente non proficuo, male impostato? A tale proposito le opinioni sono discordanti [Dowrick 1992; Kersnik et al, 2001] Il punto di vista del paziente La maggioranza degli AU non riesce a quantificare esattamente la frequenza con la quale visita il MMG, lo considera una figura autorevole e ha un’estrema fiducia nella sua preparazione Tuttavia, nonostante il pattern di alto utilizzo, frequentemente mostra qualche tipo di insoddisfazione per l’assistenza ricevuta, che potrebbe dipendere dall’inadeguatezza nella comunicazione M/P. 4 fattori psicologici hanno un ruolo importante: [Campbell, 1996] 1. percezione di suscettibilità alla malattia: ↑ ↑ ↑ fra gli AU 2. percezione della severità dei sintomi: ↑ ↑ ↑ fra gli AU 3. percezione del rapporto costi/benefici del servizio di cure primarie: gli AU tendono ad avere ↑ ↑ fiducia nel MMG e nell’efficacia del suo intervento 4. fiducia nell’automedicazione: ↓↓ tra gli AU I fattori relativi al MMG [Kersnik et al, 2001] Gli AU preferiscono MMG di sesso maschile ed elevata esperienza, con un numero di visite ambulatoriali e domiciliari maggiore rispetto ad altri MMG (e per contro un numero minore di contatti telefonici) MMG molto frequentati dagli AU hanno lo studio a maggior distanza da altri medici di base e specialisti, e organizzato secondo un sistema di libero accesso e non su appuntamento; L’alto utilizzo si associa a una minore soddisfazione professionale del MMG che ne è interessato In conclusione, i tre fattori principali che riguardano il MMG sono: - gli anni di esperienza del medico - il relativo isolamento dello studio - la mancanza di un sistema di accesso su appuntamento
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