E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 10 Martedì 4 febbraio 2014 www.ilquotidianoweb.it Primo piano MAFIA E POLITICA Dal rapporto di Legautonomie: sono 62 i casi nel 2013 Vittime il 57% dei Comuni. Maiolo: «Servono risorse» Calabria in mano alla criminalità Diminuiscono le intimidazioni agli amministratori Aumentano i consigli comunali sciolti per mafia di ANTONIO MORCAVALLO COSENZA - Calano le intimidazioni, ma aumentano i Comuni sciolti per mafia. La Calabria continua a dimenarsi tra atti violenti e contiguità mafiose senza riuscire a venirne fuori. E la lotta politica alla ‘Ndrangheta sembra registrare un rallentamento con i numeri che porterebbero a credere che le intimidazioni sono diminuite perchè è diminuita la “resistenza” dei buoni amministratori. E’ quanto emerge dal rapporto annuale di Legautonomie Calabria, aggiornato al 31 dicembre 2013, su intimidazioni e scioglimento dei Consigli comunali. Uno studio elaborato con dati pubblici, e quindi, come ha spiegato il presidente Mario Maiolo, probabilmente sottostimato che l’associazione ha quest’anno intitolato “La stanchezza dell’antimafia politica”. Nel 2013, secondo il rapporto reso noto ieri a Cosenza, alla presenza del vice ministro agli Interni Filippo Bubbico, sono stati 62 gli atti intimidatori contro amministratori calabresi, un dato in calo rispetto al passato e il più basso dal 2002 (71 episodi). In termini assoluti il maggior numero di episodi violenti si sono verificati in comuni della provincia di Cosenza (il 26%). Ma storicamente resta in vetta alla “speciale” graduatoria la provincia di Reggio Calabria con 322 episodi dal 2000 al 2013. In tutto il 57% dei comuni calabresi è stato interessato almeno da un atto contro l’amministrazione. Una percentuale altissima ma che quasi scompare se si considera il Crotonese. Nella provincia pitagorica l’85% dei comuni ha registrato almeno un episodio, 23 municipi su 27. Non va sottovalutato neanche il dato relativo agli episodi reiterati che sono stati riscontrati nei comuni di Isola Capo Rizzuto (Kr) in prossimità della tornata elettorale amministrativa; San Giovanni in Fiore (Cs), Benestare (Rc), Santa Caterina dello Ionio (Cz), Riace (Rc), Botricello (Cz), Cassano all’Ionio (Cs), Castrovillari (Cs), Corigliano Calabro (Cs), Nicotera (Vv), Petilia Policastro (Kr) e Pizzo (Vv). Per quanto riguarda le amministrazioni comunali sciolte, in tutta Italia, nel 2013, sono state 16. La Calabria è al primo posto con 9 casi: Siderno (Rc), Melito di Porto Salvo (Rc), San Calogero (Vv), Casignana (Rc), Montebello Ionico (Rc), San Luca (Rc), Ardore (Rc), Taurianova (Rc), Cirò (Kr). Nel 2012 gli scioglimenti erano stati invece 25 su scala nazionale e 11 in Calabria (record annuale storico). Per Melito e Taurianova è il terzo scioglimento per mafia; per San Luca e Cirò del secondo. Inoltre è stato prorogato il periodo di commissariamento dei Comuni di Nardodipace, Briatico, Samo, Sant’Ilario sullo Ionio, Careri, Platì, Bova Marina, Bagaladi, Mileto. Insomma un lungo filo nero che tiene stretti la Calabria e i calabresi e che, vista la capillarità (un calabrese su quattro è stato interessato da scioglimenti, secondo i dati Legautonomie), disegna una gestione criminale della cosa pubblica non come fatto accidentale, ma come «caratteristica usuale nonostante la riformulazione dell’articolo 143 del Tuel che ha cercato di rendere più stringenti le penalità per i sindaci collusi». «Nel rapporto di quest’anno commenta Mario Maiolo - contiene anche il dettaglio degli scioglimenti legati ai colori politici, ne viene fuori un quadro omogeneo che accomuna tutti. Per questo è tutto il mondo politico che deve riflettere sulle scelte e rivedere i rapporti con la classe dirigente. Bisogna cercare di dare una lettura politica a quanto accade». «Il rapporto fotografa due fenomeni - continua il consigliere regionale del Pd e presidente di Legautonomie - da una parte gli amministratori vittime di intimidazioni di chi vuole occupare istituzioni e democrazia per interessi particolari e dall’altra gli amministratori che cedono alle infiltrazioni e alle contaminazioni». Da qui il sentore di una certa resa, «visto l’aumento degli scioglimenti». «L’antimafia I COMUNI COLPITI In un anno episodi in 39 diverse comunità NEL 2013 gli episodi intimidatori (62 in totale) hanno interessato 39 diversi comuni. Sono in tutto 232 i comuni calabresi che negli anni considerati dallo studio sono stati interessati almeno una volta dal fenomeno, che rappresentano il 57% dei comuni calabresi. Quasi un episodio su tre ha riguardato nel 2013 direttamente i primi cittadini e complessivamente gli atti intimidatori sono stati indirizzati per il 72% verso gli amministratori comunali. Il 15% degli episodi ha preso di mira strutture e beni comunali. politica - aggiunge Maiolo - appare in crisi e con essa prevale la stanchezza rispetto a riti consumati e a presunti interpreti della imprenditorìa morale che si è fatta spazio nella regione». Per la “stanca” lotta politica alla mafia, poi Maiolo indica la via delle «maggiori risorse per gli amministratori» in modo da renderli capaci «di poter dare risposte ai propri concittadini». E, dunque, un «sostegno da parte del governo». Intanto, come spiega Claudio Cavaliere, che ha curato il rapporto di Legautonomie Calabria, «l’importante è che i dati non siano letti come semplici numeri». «E’ vero che nel 2013 - aggiunge - gli atti intimidatori in Calabria sono quasi dimezzati, ma ogni episodio è un colpo alla democrazia e così va letto e analizzato non come mera statistica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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