29 ottobre 2014 | Anno UI • N. 44 (2528) www

29 ottobre 2014 | Anno UI • N. 44 (2528)
www.panorama.it
COPERTINA
Il giovane segretario, in appena dieci mesi,
ha rottamato la vecchia guardia del partito
e ne ha rinnovato l'armamentario ideologico.
Così ha allargato i suoi consensi a destra.
Renzi? No, Salvini, il leader della Lega Nord.
Che con i suoi tre «no» all'euro, al fisco
e ai clandestini oggi corre nel solco tracciato
dal Front national francese, puntando
a espandersi nel Sud e a recuperare il voto
dei tanti delusi della politica. E per questo
fa molta paura alla sinistra e a Beppe Grillo.
di Maurizio Tortorella e Paola Sacchi - Foto di Roberto Caccuri
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Tra il verde e il nero
Matteo Salvini. 41 anni,
segretario federale della Lega
Nord dal 15 dicembre 2013;
gli ultimi sondaggi danno
il partito in crescita, all'8,5%.
A sinistra, un momento
della manifestazione
«no invasione», organizzata
a Milano dal Carroccio
sabato 18 ottobre.
COPERTINA
le sanzioni economiche alla Russia «che danneggiano soprattutto le
nostre aziende», e ottiene da Forza Italia la candidatura congiunta a
governatore dell' Emilia-Romagna perii sindaco leghista di Bondeno,
Alan Fabbri, alle regionali del 23 novembre. Nel frattempo fa proseliti
con i suoi referendum abrogativi: di certo non sono solo i leghisti a
firmare ai banchetti contro lariformadelle pensioni dell'ex ministro
Elsa Fornero, o contro la legge Merlin che vieta le case chiuse.
stato bravo, il giovane Matteo: divenuto segretario, in dieci mesi
ha rottamato quasi tutta la vecchia guardia del partito e poi ne
ha velocemente rinnovato l'armamentario ideologico, lanciando
parole d'ordine di netta rottura. Cosi ha ampliato i suoi consensi
a destra. E ora, da mediatico iperattivo, continua a non perdere
un colpo: è sempre sotto i riflettori, tra la gente, in piazza o in tv;
twitta a mitraglia; gira in Italia e all'estero, come una trottola; e
ovunque stringe mani e accordi, fa annunci e promesse...
Renzi? Ma no, macché, non ci siamo capiti: Matteo Salumi.
È lui l'uomo politico del momento. Nominato segretario della
Lega Nord nel dicembre 2013, a 40 anni, ha avviato un'escalation
d'iniziative e ormai pare azzeccarle quasi tutte: esce dalla manifestazione milanese di sabato 18 ottobre contro «l'invasione dei
clandestini», una fiumana di SO mila bandiere leghiste con l'inedita adesione della destra nazionalista di Casa Pound, per volare
a Bruxelles dove mercoledì 22 intima addirittura la sospensione
del trattato di Schengen con la leader del Front national francese.
Marine Le Pen, e chiede ilritornoa severi controlli alle frontiere.
Intanto parla direttamente con Vladimir Putin, schierandosi contro
Corre e sgobba, Matteo. Come sempre ha tatto, da quando era
il ragazzino attivista degli anni Novanta o l'ultimo dei consiglieri
comunali nella Milano post Tangentopoli del primo sindaco leghista. Marco Formentini. Oggi i sondaggi lo premiano. Alle europee
del 24 maggio la Lega, nel 2013 data frettolosamente per morta dopo
la lunga agonia giudiziaria della segreteria di Umberto Bossi, aveva
già sorpreso incassando, con la dura campagna «basta euro», 1,7
milioni di voti e il 6,2 per cento, con cinque eletti. Ma nelle ultime
propensioni al voto il Carroccio supera di slancio 1*8,5 per cento.
«Conserviamo i nostri vecchi elettori» dice a Panorama Roberto
Maroni, segretario prima di Salvini e oggi governatore della Lombardia, «mentre tanti altri, del tutto nuovi, sono interessati alla svolta.
Per questo ci candidiamo a essere il partito guida del centrodestra
rinnovato. Le posizioni dure di Salvini funzionano, come la discesa
al Sud: nel 1995 ci avevamo provato fiossi e io, ma la nostra Lega
Italia federale non decollò. Ci fermammo: un po' perché eravamo
troppo identificati con il Nord e un po' per la paura d'imbarcare
vecchi arnesi della Prima repubblica. Se non peggio...».
Già sei mesi fa era stato chiaro che Salvini puntava a trasformare in partito nazionale un movimento che per 20 anni aveva
issato sulle sue bandiere l'astrazione geografica della Padania e
rincorso la mistica di un'impossibile secessione. Da allora, 1'«altro
Matteo» ha deciso che tutto era pronto per occupare, a destra, lo
spazio dei tre no: no euro, no clandestini, no tasse. Lo dice lui
stesso a Panorama: «Se 15 anni fa marciavo orgogliosamente sul
Po, oggi devo combattere contro lo sterminio economico dell'Italia. Perché l'emergenza è questa, ed è nazionale».
Sicuramente nella svolta hanno giocato un ruolo cruciale i suc^^^_^
Gli ultimi
«cinguettìi»
di Saltini
Putin si, che ci sa fare
«Mosca: no Sclandestini,
no lavavetri, no campi Rom.
Ragazze in metropolitana
alle 2 di notte senza paura.
11 ottobre 2014
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Panorami | 29 ottobre 2014
Alfano e II neoschiavismo
#Alfano dice che #Lega «sta
riportando in Italia estrema
destra». Intanto lui sta riportando l'Italia all'epoca dello
schiavismo!
*
14 ottobre 2014
Viva le mele della Valtellina *
W le mele della Valtellina!
Vanno al macero a causa
delle sanzioni messe dai PIRLA,
si mangi Matteo Renzi la roba
straniera!
18 ottobre 2014
Pensionati contro immigrati
Due milioni di «pensionati ita- fe La Fornero sul gommone
liani vivono con meno di 500
ForneroeBoldrini le mettiamo
€ al mese; a «immigrati Stato
su un gommone e vediamo chi
regala fino a 1.200 € al mese.
se le prende! #stopinvasione
Razzisti!!!
18 ottobre 2014
15 ottobre 2014
wiuinuaapag.6S
grllllnl, che incoerenti
Il blog non aveva comunicato
a Grillo che i suoi parlamentari avevano cancellato reato
immigrazione clandestina?
Fate pena #stopinvasione
18 ottobre 2014
GII 80 euro alle mamme
#Renzi promette 80€ a neomamme dal 2015. Una presa
per il culo. #Lega propone
invece asili nido gratuiti fino
ai 3 anni per tutti.
19 ottobre 2014
L'ANALISI
Sono populisti o velleitari, però chiari
La Lega di Matteo Salvini ha sorpreso per attivismo, risultati elettorali e capacità di muovere la piazza.
Ora, trascinando il partito dallo slogan «Veneto libero!» a «Italia libera!», si lancia contro le nuove paure
diffuse. Convincendo Forza Italia a un'alleanza elettorale che taglierà fuori il Nuovo centrodestra.
di Bruno Vespa
N
o, onestamente non era
facile aspettarsi che la Lega
di Matteo Salvini arrivasse
dov'è arrivata. Che costringesse Beppe Grillo, accreditato di un
consenso elettorale triplo del suo, a fare
una svolta a destra degna del migliore
Mario Borghezio: rispedire a casa i clandestini e visita medica obbligatoria per
chiunque entra in Italia. Così, mentre
il Movimento 5 stelle rischia di essere
travolto dallo sconcerto e dall'assenza
di una linea chiara, qualunque essa sia,
la Lega parte dal trionfo milanese di
piazza del Duomo alla conquista degli
scontenti del Centro-Sud.
Sono passati appena due anni e mez-
zo dalla «notte delle scope» che nell'aprile 2012 a Bergamo segnò il passaggio
traumatico dalla gestione di Umberto
Bossi a quella di Roberto Maroni. E
soltanto dieci mesi dal passaggio del
testimone da Maroni, governatore della
Lombardia, all'inquieto studente fuori
corso di storia che nel 1999, da consigliere comunale a Milano, si rifiutò di
stringere la mano al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in visita
a Palazzo Marino («Dottore, lei non mi
rappresenta»).
Oggi il segretario che per due volte
ha preferito il seggio europeo a quello
nazionale nonripeterebbeuno sgarbo del
genere. Ripercorrendo su scala minore
il cursus dei partiti maggiori (e in questa
fase soprattutto quello del Pd di Matteo
Renzi), Salvini sta portando la Lega oltre
i confini dell'impensabile: grazie alla
Lega sorella, vuole farne un Partito della
nazione, che abbassi il volume del grido
Veneto libero! per alzare quello di Italia
libera! Libera dai clandestini, da Maastricht, dall'euro, dai vincoli soffocanti
che dopo sei anni di crisi ci hanno riportato ai numeri del 2000, con segmenti di
disagio che si spingono molto più indietro
nei decenni. Da piazza del Duomo, dove
sabato 18 ottobre s'è svolta la più grande
manifestazione della storia leghista (altro
che Pontida...) Salvini ha lanciato un'Opa sull'insofferenza italiana, marcando il
segno di un'opposizione certo populista e
velleitaria, ma chiara.
Laddove le prudenze istituzionali di
Silvio Berlusconi stringono fatalmente
Forza Italia in una camicia di forza non
prodiga di consensi. I numeri hanno
convinto il Cavaliere a fare una netta
scelta di campo in favore della Lega
rispetto al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, subendo il diktat di Salvini
(«Mai col ministro dell'Interno dell'operazione Mare nostrum») senza eccessivi
sacrifici psicologici.
Così, salvo sorprese dell'ultim'ora,
il centrodestra tradizionale subirà la
prima, storica scissione alle elezioni
regionali calabresi, visto che in quelle
emiliane Forza Italia appoggerà il candidato leghista. Ed è il nuovo patto con la
Lega a frenare Berlusconi sul ribaltone
di Renzi nella legge elettorale: se davvero il premio di maggioranza andasse
alla lista e non più alla coalizione vincente, tutto questo faticoso patchwork
di nuove alleanze salterebbe in aria. Ma
Salvini guarda oltre. A Marine Le Pen
che appena due anni fa sembrava esclusa per sempre dal prive della politica
dove la posta è l'Eliseo. E invece...
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LA CRITICA
Ma la politica da tv, da sala, aaa basta
Matteo Salvini sembra impantanato nell'attivismo antiimmigrazione e in un nordismo banale.
Allearsi con Marine Le Pen? Parigi non vale la messa. Perché quel tipo di propaganda ora funziona,
ma diventerà controproducente quando si tratterà di trasformare il consenso in misure concrete.
di Giuliano Ferrara
M
atteo Salvini è un tipo
sgarrupato, disordinato,
vociante. Sputa fuoco dalla
pancia. Non ho motivo
di credere che non sia rispettabile e
sincero, o comunque autentico nel suo
profilo umano e politico e militante e
capo leghista, e poi chi siamo noi per
giudicare? Ha preso in mano una cosa
che è stata importante, perché Umberto
Bossi ha vissuto da leader popolare
di quelli tosti e impresentabili, che
danno del filo da torcere a tutti, nemici
e alleati, e ha attraversato la crisi tra due
Repubbliche con pulsioni e istinti, se
non idee, originali e forti. La caduta
è stata impietosa, il tragitto epico.
Il suo successore Salvini, visto che
Roberto Maroni presidente della Regione
Lombardia ha forza amministrativa e
prestigio personale ma si è consegnato
a un ruolo di governo incompatibile con
la strategia d'attacco al consenso, vitale
per un movimento ridotto al lumicino,
raccoglie un'eredità insieme viscerale
e sofisticata (almeno dal punto di vista
manovriero).
Ecco, qui è il punto. Finora emergono
le viscere, non si vede un'intelligenza
significativa delle cose. Uno va in Corea
del Nord e dice che è una Svizzera: fa
colpo, ma per le ragioni sbagliate, sembra un demente. Uno si allea con Marine
Le Pen, ma in questo caso Parigi non
vai bene la messa: il lepenismo chiama
nazionalismo con tanti saluti all'Europa delle piccole patrie più o meno
secessioniste. Uno si allea con «Gnaziu»
La Russa e Giorgia Meloni, è un fronte debole protestatario e minoritario:
fratelli d'Italia contro l'Italia di merda
(slogan dei salviniani a piazza Duomo).
Silvio Berlusconi subisce un apparente
interdetto per abuso di renzismo, ma il
mettersi fuori da quel che effettualmente
si muove nella politica italiana, la verità
effettuale della cosa, appunto, si fa a
proprio rischio e pericolo. Bossi avrebbe
subito assimilato erimasticatoa modo
suo la lezione arrivata dalla crisi grottesca del grillismo. Salvini sembra impantanato nell'attivismo antiimmigrazione
e in un nordismo privo di complessità,
scarso di imprenditori, di allusioni e ammiccamenti, una roba magari affollata in
piazza ma desolata nei palazzi dove poi
si decidono i percorsi di potere anche dei
movimenti.
Insomma, la televisione, praticata
anche a sbafo e con un'insistenza da
parvenu del mezzo, può aprire a una
politica, ma non la sostituisce, come
dimostra il caso della Lega originaria,
nata contro e senza la tv; come dimostra anche il berlusconismo-renzismo,
fenomeno molto televisivo ma dentro
una gabbia politica di ferro, alleanze,
manovre, senso della direzione, visione e tutto il resto. Allafine,Salvini mi
sembra povero. Non un poveraccio, non
voglio insultarlo, ma uno povero: e non
un povero di spirito evangelico, proprio
uno che non ha i mezzi per realizzare
vere ambizioni. Sì, certo, mobilita su
vecchie parole d'ordine che non tramonteranno mai finché il Nord è spremuto e
irriso dall'establishment romanocentrico
e da un Sud precapitalistico, ma non
basta. Alla fine, se il posto in palinsesto
che Matteo S. cerca è quello di Gianluigi Paragone, suo mentore ed emulo,
be', un certo spirilo pratico, una certa
formazione di base e municipale, e tutto
quell'ammasso di energia che si vede rischiano proprio di non bastare per usare
produttivamente il consenso di cui si va
in caccia. E la politica è poi questo.
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Nord
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Secessione f i f
Indipendenza
segue da pag. 62
cessi elettorali ottenuti in Francia dal Front ustionai lepeniano, con il
quale Salvini vorrebbe fare gruppo comune a Bruxelles e di cui sarà
ospite d'onore nel congresso di Lione, il 29-30 novembre. Convinto
sull'esempio della destra francese di sfondare ovunque, anche in
quel Sud dove già alle europee di maggio ha avuto qualche soddisfazione, Salvini elenca i nemici da battere: «Bruxelles ci massacra
con l'euro e con la sua gabbia diregoleassurde; l'immigrazione è
ormai un'invasione pianificata, non casuale, di disperati da 3 euro
l'ora; e il fisco uccide tutti noi, dal made in ltaly alle partite Iva, dai
dipendenti ai pensionati, a Brescia come a Lecce».
Proprio al Sud, Salvini da mesi tesse una ragnatela di alleanze per le elezioni amministrative della primavera 2015. È una
rete di partitini locali, di movimenti populisti e nemici dell'Europa,
che s'ispirano alle teorie «sovraniste», contrarie alla compressione
della sovranità nazionale a favore di Bruxelles. Non ne fanno parte
solo emeriti sconosciuti: Paolo Maddalena, vicepresidente emerito
della Corte costituzionale, è Uà i fondatori della meridionale Ri
scossa italiana (la sigla si spiega meglio legando tra loro una serie
di maiuscole: Ristabilire COstituzione Sovrana SAlvandoci). A
Napoli ha un ceno seguito Angelo Delle Cave, consigliere provinciale eletto nel Nuovo Psi. A Roma ha annunciato la sua adesione
Silvano Moffa, già presidente (Ari) della provincia. In Sicilia si gioca
sull'esasperazione per gli sbarchi dalla Libia: e a Lampedusa, per
le europee, l'ex vicesindaco Angela Maraventano ha già regalato
alla Lega il 17 per cento.
Alessandra Ghisleri, sondaggista di Euromedia Research, è
certa che sia stata proprio la diversificazione della proposta politica del segretario ad averlo premiato: «Le sue tre battaglie creano
ondate di consensi» dice «e grazie a loro la felpa di Salvini ormai
muove più di un manifesto 6 metri per 3». Sarà per questo se i
sondaggi della società demoscopica milanese, tradizionalmente
affidabile e specializzata soprattutto nei «carotaggi» elettorali
del centtodestra, registta impennate di fiducia: il 5 settembre il
segretario leghista piaceva al 18,8 per cento degli italiani; la quota
è aumentata al 20,2 a metà ottobre ed è salita ancora al 20,8 lunedì
20, due giorni dopo la manifestazione milanese.
Per intenderci, quanto a fiducia Salvini ormai batte Beppe Grillo, il quale però ha un numero di elettori quasi tre volte superiore
del leader leghista e tra Camera e Senato muove 162 parlamentari
contro i 37 del Carroccio: nell'ultima settimana, dopo l'ingloriosa
ritirata dal fango genovese, l'ex comico è sceso dal 21,6 al 20,5
nella stima degli italiani. Così è parso chiaro che la sua sparata di
lunedì 20 ottobre («I clandestini vannorispeditia casa» ha scritto
Grillo sul suo blog, tra mille proteste della sua base «e ci vuole la
visita medica obbligatoria per chi entra in Italia») sia stata solo un
rilancio propagandistico concorrenziale, alla rincorsa dei leghisti.
DALLE
PAROLE
DELLA
LEGA DI
Roma ladrona
•
Immigrati e clandestini
cu
Nella «nuvola», con dimansioni
e importanza decrescente,
le parole d'ordine del Carroccio
sotto Bossi, dal 1992 al 2012.
•
Tradizione
<—> Sovranità
sovranità •
Invasione
No-euro
=
Clandestini £
m
..A QUELLE
DELLA
LEGA DI
SALVINI
In dieci mesi di leadership
salviniana, il lessico leghista
si è già modificato: ecco
le nuove parole d'ordine.
Legalità o
o
co
01
•nel senso di gente:
quella che va al le
manifestazioni
e che vota Lega
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Perbene*
Fasce deboli
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r**i
continua a pag. 6?
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| Panorama
65
COPERTINA
La Lega vista da tre anomali simpatizzanti
Lo scrittore siciliano. L'editorialista, che fu «bossiano» ante litteram. Il conduttore tv che diresse la Padania.
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
M
atteo Renzi è II successore
di Silvio Berlusconi ma
il dopo Berlusconi, a
destra, è Matteo Salvini. Il capo
della Lega, tra I reduci di quel
che fu la coalizione dei moderati,
svetta nei sondaggi e totalizza
consensi. Più di un Raffaele Fitto
(se decidesse di rompere); più
di Fd'I-An; molto più, infine,
di un Pier Ferdinando Casini
0 di un Angelino Alfano. L'Italia
senza Berlusconi non è diventata
di sinistra e il vuoto a destra
è il core business su cui
Salvini (né buonista, né
razzista, ma realista) punta
per restituire un'idea di
sovranità, di libertà dunque
da Bruxelles, ancora più
necessaria al Sud. E senza
più i pitocchi dell'autonomismo
meridionale, anzi. Rafforzando
1 confini. Matteo Renzi, che è
guelfo, fa il Partito della nazione.
Ma l'altro Matteo, svegliando
il Sud, non potrà che fare il Partito
della sovranità. E i ghibellini,
si sa, stanno a Castel del Monte,
col Puer Apuliae. O a Palermo.
VITTORIO FELTRI
C
omincio con un dato
di fatto: Matteo Salvini
(subentrato a Roberto
Maroni, a sua volta subentrato
a Umberto Bossi in seguito
all'operazione «netà fò ol poler»,
pulire il pollaio), ha preso in mano
la segreteria della Lega Nord
quando questa era in stato
preagonico, e in pochi mesi l'ha
rivitalizzata e riportata ai livelli
dei tempi (di vacche grasse)
andati, e che sembrava non
potessero tornare più.
Un miracolo che egli ha
compiuto mutando
completamente la ragione
sociale delle camicie verdi,
alle quali ha fornito una
netta impronta lepenista.
convintosi a fare ciò dopo avere
valutato i sorprendenti risultati
ottenuti in Francia da madame
Marine. Lotta all'euro dei
banchieri, all'Europa dei burocrati
e alle invasioni barbariche
dei migranti: questa in sintesi
la linea politica di Salvini, che ha
intercettato gli umori di tanta
gente. Ora la Lega è stimata nei
sondaggi tra l"8 e il 9 per cento.
Un successo clamoroso.
GIANLUIGI PARAGONE
S
e fossi In Matteo Salvini
inizierei a preoccuparmi:
la «sua» Lega sta
funzionando. Dopo Umberto
Bossi, c'è la Lega di Salvini che
è appunto un soggetto politico
diverso, di vita propria rispetto
a quel Carroccio dove pure egli
si formò. La nuova Lega
salviniana nasce lontano
dai laboratori mediatici,
non ha uffici stampa
e si alimenta di popolo, di
mercato rionale. Non è 2.0. La
Lega di Salvini è una Lega che fa
opposizione al potere costituito.
E sfrutta le indecisioni dei Cinque
stelle che tuttavia hanno
Il vantaggio di essere «vergini»
rispetto al Palazzo. La Lega
di Salvini è Padania senza più
poterlo essere. Intanto perché
la Padania nacque per entrare
nell'eurozona mentre ora Salvini
vuole uscirne. E poi perché la
leadership di Salvini può ambire
al nazionale. Non fosse altro
perché c'è un disperato bisogno
di opposizione.
Alleati contro Bruxelles
Salvini con i leader della destra
europea. Da sinistra: Harald
Wilimski.del Partito della libertà
austriaco; la francese Marine
Le Pen; l'olandese Geert Wilders
segue da pag. 6S
Rispetto a Grillo, però, il consenso di Salvini è molto più trasversale: arriva al 97 per cento tra i leghisti, al 30 fra gli elettori di Forza
Italia, al 28,4 tra i simpatizzanti dei 5 stelle. Soprattutto, la nuova
Lega piace al 22 per cento di quanti oggi non votano. E conquista
perfino 1*11,3 percento di quella destra nazionalista che fino a un
anno fa inorridiva davanti agli sberleffi al tricolore e schifava la
sola idea di una secessione. «Certo» conclude Ghisleri «bisogna
vedere poi se questa fiducia si trasformerà in voti. Salvini è un
uomo-panino, la fattività resta il suo punto debole».
Lo stesso Renzi, comunque, è allarmato dall'ultima mutazione
leghista se 48 ore dopo il corteo milanese ha dovuto proclamare
che «un tempo c"erano due destre: quella populista del Carroccio
e quella nazionalista di An. Ma oggi ce n'è una nuova, a caccia
di nuove radici culturali. È una destra che c'è in Europa e prova a
esserci in Italia, in modo ideologico». Salvini lo ascolta e fa spallucce: «L'ideologia la lascio tutta a Renzi» dice. «Basta con i vecchi
steccati di destra e sinistra. Io lavoro bene con chi ha voglia di fare:
anche con la Fiom, quando si tratta di risolvere problemi aziendali».
Quel satanasso di Mario Borghezio, invece, gongola: «Ora
abbiamo di fronte una prateria elettorale». Deputato leghista
a Strasburgo dal 2006, Borghezio in quel Parlamento ha seduto
per anni proprio accanto a Salvini. E quando alle ultime elezioni
europee il segretario l'ha inviato nell'inospitale circoscrizione del
Centro Italia, il candidato harispolveratotutti i suoi antichi collegamenti di destra, dai neofascisti di Casa Pound a quelli di Italia
sociale. In febbraio Borghezio ha perfino fondato un movimento
che colora le insegne del solito verde leghista, ma che di nome fa
«Patriae», cioè patrie in latino, e nel sottotitolo suona come «Fronte
dei popoli europei». Risultati? Quasi 5.900 preferenze per lui e il
primo, storico seggio conquistato a sud della linea gotica. E il 18
ottobre, nel corteo «stop invasione» di Milano, erano 2 mila soltanto
gli attivisti dei centri sociali di estrema destra, con striscioni dove
campeggiava il motto che era stato di Maroni: «Prima gli italiani».
Al Sud, va detto, Borghezio ha fatto una vittima di peso: Claudio Borghi Aquilini, candidato con lui in Lazio, Toscana, Umbria
e Marche, destinatario di 2.851 preferenze e primo dei non eletti.
Ma Borghi non se ne adombra: 50 anni, docente di economia alla
Cattolica di Milano, ha un solido rapporto con Salvini, che ha conosciuto una notte del luglio 2013. «Mi telefonò
all'una e mi chiese di spiegargli le mie "strane
idee" sull'euro, quelle che allora scrivevo sul
Giornale
e ora sul mio blog». È stato proprio a
Davvero la Lega
Borghi che Salvini ha affidato la strategia «no
può sfondare
nel Meridione?
euro», rivelatasi così utile per il voto europeo.
Di' la tua sulla
pagina Facebook Ed è a lui che ora ha chiesto di elaborare nei
dettagli la proposta leghista di una «fiat tax»; un
di Panorama.
sistema fiscale ad aliquota unica, mutuato dalla teoria ultraliberista
statunitense e dalla positiva esperienza di molti paesi dell'ex blocco
sovietico. «Ne abbiamo già parlato al nostro ultimo congresso, in
luglio, ma in dicembre la lanceremo alla grande, proponendola
direttamente a Renzi» annuncia Salvini. Che pensa a un'aliquota
«piatta» per cittadini e imprese, al 15-20 per cento: l'idea, con la
rivoluzionaria sferzata all'economia che comporta, da tempo ha
conquistato Silvio Berlusconi, che vuole farne strumento di riaggregazione antisinistra. Forza Italia, del resto, guarda alle novità
di casa leghista con favorevole attenzione. «Oggi Salvini parla a un
elettorato dal dente avvelenato con l'Unione europea, mentre il nostro è più ragionevole e moderato» dice a Panorama Giovanni Toti,
consigliere politico del partito berlusconiano «anche perché sa bene
che un'uscita dal sistema avrebbe conseguenze inimmaginabili».
Insomma, tra leghisti e forzisti si conferma la tranquilla competizione tra alleati: «Sull'Europa, sul fisco e sul fallimento dell'operazione Mare nostrum abbiamo idee coerenti e contiamo di
aggregare Fratelli d'Italia» osserva Toti. «Ora però Salvini deve
mostrare di saper mettere a frutto i suoi voti, come a suo tempo
fece Bossi. Perché se non arrivano risposte concrete, lo sa bene,
la protesta non va da nessuna parte». Così i due partiti hanno già
concordato un'alleanza per le regionali emiliane, e più in là per
quelle in Veneto (con lariproposizionedel governatore leghista
Luca Zaia), Toscana, Liguria, Marche e Campania, dove il nome da
votare per il centrodestra sarà quello dell'azzurro Stefano Caldoro.
La ciliegina sulla torta, per Salvini, potrebbe essere un suo
antico sogno: candidarsi a sindaco di Milano nel 2016. «Il sogno è
legittimo, ne ragioneremo senza preclusioni» conclude Toti. Anche
se a Milano, alle europee, la Lega ha preso il 7,4 per cento contro
il 16,7 di Forza Italia. Si dovrà vedere, è ovvio, che cosa ne pensa
Berlusconi. Tra i due c'è simpatia: «È così» conferma Salvini «anche
se da quando sono diventato segretario ci siamo visti tre volte in
tutto, e di sindaci a Milano non abbiamo mai parlato. Io comunque
non voglio tmpormi: chiedo solo che per quella candidatura del
centrodestra si passi attraverso primarie di coalizione».
E sembra quasi di sentire l'«altro» Matteo.
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