29 ottobre 2014 | Anno UI • N. 44 (2528) www.panorama.it COPERTINA Il giovane segretario, in appena dieci mesi, ha rottamato la vecchia guardia del partito e ne ha rinnovato l'armamentario ideologico. Così ha allargato i suoi consensi a destra. Renzi? No, Salvini, il leader della Lega Nord. Che con i suoi tre «no» all'euro, al fisco e ai clandestini oggi corre nel solco tracciato dal Front national francese, puntando a espandersi nel Sud e a recuperare il voto dei tanti delusi della politica. E per questo fa molta paura alla sinistra e a Beppe Grillo. di Maurizio Tortorella e Paola Sacchi - Foto di Roberto Caccuri S U ' "1 jfJLP T i j p u i Tra il verde e il nero Matteo Salvini. 41 anni, segretario federale della Lega Nord dal 15 dicembre 2013; gli ultimi sondaggi danno il partito in crescita, all'8,5%. A sinistra, un momento della manifestazione «no invasione», organizzata a Milano dal Carroccio sabato 18 ottobre. COPERTINA le sanzioni economiche alla Russia «che danneggiano soprattutto le nostre aziende», e ottiene da Forza Italia la candidatura congiunta a governatore dell' Emilia-Romagna perii sindaco leghista di Bondeno, Alan Fabbri, alle regionali del 23 novembre. Nel frattempo fa proseliti con i suoi referendum abrogativi: di certo non sono solo i leghisti a firmare ai banchetti contro lariformadelle pensioni dell'ex ministro Elsa Fornero, o contro la legge Merlin che vieta le case chiuse. stato bravo, il giovane Matteo: divenuto segretario, in dieci mesi ha rottamato quasi tutta la vecchia guardia del partito e poi ne ha velocemente rinnovato l'armamentario ideologico, lanciando parole d'ordine di netta rottura. Cosi ha ampliato i suoi consensi a destra. E ora, da mediatico iperattivo, continua a non perdere un colpo: è sempre sotto i riflettori, tra la gente, in piazza o in tv; twitta a mitraglia; gira in Italia e all'estero, come una trottola; e ovunque stringe mani e accordi, fa annunci e promesse... Renzi? Ma no, macché, non ci siamo capiti: Matteo Salumi. È lui l'uomo politico del momento. Nominato segretario della Lega Nord nel dicembre 2013, a 40 anni, ha avviato un'escalation d'iniziative e ormai pare azzeccarle quasi tutte: esce dalla manifestazione milanese di sabato 18 ottobre contro «l'invasione dei clandestini», una fiumana di SO mila bandiere leghiste con l'inedita adesione della destra nazionalista di Casa Pound, per volare a Bruxelles dove mercoledì 22 intima addirittura la sospensione del trattato di Schengen con la leader del Front national francese. Marine Le Pen, e chiede ilritornoa severi controlli alle frontiere. Intanto parla direttamente con Vladimir Putin, schierandosi contro Corre e sgobba, Matteo. Come sempre ha tatto, da quando era il ragazzino attivista degli anni Novanta o l'ultimo dei consiglieri comunali nella Milano post Tangentopoli del primo sindaco leghista. Marco Formentini. Oggi i sondaggi lo premiano. Alle europee del 24 maggio la Lega, nel 2013 data frettolosamente per morta dopo la lunga agonia giudiziaria della segreteria di Umberto Bossi, aveva già sorpreso incassando, con la dura campagna «basta euro», 1,7 milioni di voti e il 6,2 per cento, con cinque eletti. Ma nelle ultime propensioni al voto il Carroccio supera di slancio 1*8,5 per cento. «Conserviamo i nostri vecchi elettori» dice a Panorama Roberto Maroni, segretario prima di Salvini e oggi governatore della Lombardia, «mentre tanti altri, del tutto nuovi, sono interessati alla svolta. Per questo ci candidiamo a essere il partito guida del centrodestra rinnovato. Le posizioni dure di Salvini funzionano, come la discesa al Sud: nel 1995 ci avevamo provato fiossi e io, ma la nostra Lega Italia federale non decollò. Ci fermammo: un po' perché eravamo troppo identificati con il Nord e un po' per la paura d'imbarcare vecchi arnesi della Prima repubblica. Se non peggio...». Già sei mesi fa era stato chiaro che Salvini puntava a trasformare in partito nazionale un movimento che per 20 anni aveva issato sulle sue bandiere l'astrazione geografica della Padania e rincorso la mistica di un'impossibile secessione. Da allora, 1'«altro Matteo» ha deciso che tutto era pronto per occupare, a destra, lo spazio dei tre no: no euro, no clandestini, no tasse. Lo dice lui stesso a Panorama: «Se 15 anni fa marciavo orgogliosamente sul Po, oggi devo combattere contro lo sterminio economico dell'Italia. Perché l'emergenza è questa, ed è nazionale». Sicuramente nella svolta hanno giocato un ruolo cruciale i suc^^^_^ Gli ultimi «cinguettìi» di Saltini Putin si, che ci sa fare «Mosca: no Sclandestini, no lavavetri, no campi Rom. Ragazze in metropolitana alle 2 di notte senza paura. 11 ottobre 2014 62 Panorami | 29 ottobre 2014 Alfano e II neoschiavismo #Alfano dice che #Lega «sta riportando in Italia estrema destra». Intanto lui sta riportando l'Italia all'epoca dello schiavismo! * 14 ottobre 2014 Viva le mele della Valtellina * W le mele della Valtellina! Vanno al macero a causa delle sanzioni messe dai PIRLA, si mangi Matteo Renzi la roba straniera! 18 ottobre 2014 Pensionati contro immigrati Due milioni di «pensionati ita- fe La Fornero sul gommone liani vivono con meno di 500 ForneroeBoldrini le mettiamo € al mese; a «immigrati Stato su un gommone e vediamo chi regala fino a 1.200 € al mese. se le prende! #stopinvasione Razzisti!!! 18 ottobre 2014 15 ottobre 2014 wiuinuaapag.6S grllllnl, che incoerenti Il blog non aveva comunicato a Grillo che i suoi parlamentari avevano cancellato reato immigrazione clandestina? Fate pena #stopinvasione 18 ottobre 2014 GII 80 euro alle mamme #Renzi promette 80€ a neomamme dal 2015. Una presa per il culo. #Lega propone invece asili nido gratuiti fino ai 3 anni per tutti. 19 ottobre 2014 L'ANALISI Sono populisti o velleitari, però chiari La Lega di Matteo Salvini ha sorpreso per attivismo, risultati elettorali e capacità di muovere la piazza. Ora, trascinando il partito dallo slogan «Veneto libero!» a «Italia libera!», si lancia contro le nuove paure diffuse. Convincendo Forza Italia a un'alleanza elettorale che taglierà fuori il Nuovo centrodestra. di Bruno Vespa N o, onestamente non era facile aspettarsi che la Lega di Matteo Salvini arrivasse dov'è arrivata. Che costringesse Beppe Grillo, accreditato di un consenso elettorale triplo del suo, a fare una svolta a destra degna del migliore Mario Borghezio: rispedire a casa i clandestini e visita medica obbligatoria per chiunque entra in Italia. Così, mentre il Movimento 5 stelle rischia di essere travolto dallo sconcerto e dall'assenza di una linea chiara, qualunque essa sia, la Lega parte dal trionfo milanese di piazza del Duomo alla conquista degli scontenti del Centro-Sud. Sono passati appena due anni e mez- zo dalla «notte delle scope» che nell'aprile 2012 a Bergamo segnò il passaggio traumatico dalla gestione di Umberto Bossi a quella di Roberto Maroni. E soltanto dieci mesi dal passaggio del testimone da Maroni, governatore della Lombardia, all'inquieto studente fuori corso di storia che nel 1999, da consigliere comunale a Milano, si rifiutò di stringere la mano al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in visita a Palazzo Marino («Dottore, lei non mi rappresenta»). Oggi il segretario che per due volte ha preferito il seggio europeo a quello nazionale nonripeterebbeuno sgarbo del genere. Ripercorrendo su scala minore il cursus dei partiti maggiori (e in questa fase soprattutto quello del Pd di Matteo Renzi), Salvini sta portando la Lega oltre i confini dell'impensabile: grazie alla Lega sorella, vuole farne un Partito della nazione, che abbassi il volume del grido Veneto libero! per alzare quello di Italia libera! Libera dai clandestini, da Maastricht, dall'euro, dai vincoli soffocanti che dopo sei anni di crisi ci hanno riportato ai numeri del 2000, con segmenti di disagio che si spingono molto più indietro nei decenni. Da piazza del Duomo, dove sabato 18 ottobre s'è svolta la più grande manifestazione della storia leghista (altro che Pontida...) Salvini ha lanciato un'Opa sull'insofferenza italiana, marcando il segno di un'opposizione certo populista e velleitaria, ma chiara. Laddove le prudenze istituzionali di Silvio Berlusconi stringono fatalmente Forza Italia in una camicia di forza non prodiga di consensi. I numeri hanno convinto il Cavaliere a fare una netta scelta di campo in favore della Lega rispetto al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, subendo il diktat di Salvini («Mai col ministro dell'Interno dell'operazione Mare nostrum») senza eccessivi sacrifici psicologici. Così, salvo sorprese dell'ultim'ora, il centrodestra tradizionale subirà la prima, storica scissione alle elezioni regionali calabresi, visto che in quelle emiliane Forza Italia appoggerà il candidato leghista. Ed è il nuovo patto con la Lega a frenare Berlusconi sul ribaltone di Renzi nella legge elettorale: se davvero il premio di maggioranza andasse alla lista e non più alla coalizione vincente, tutto questo faticoso patchwork di nuove alleanze salterebbe in aria. Ma Salvini guarda oltre. A Marine Le Pen che appena due anni fa sembrava esclusa per sempre dal prive della politica dove la posta è l'Eliseo. E invece... • O RIPRODUZIONE RISERVATA LA CRITICA Ma la politica da tv, da sala, aaa basta Matteo Salvini sembra impantanato nell'attivismo antiimmigrazione e in un nordismo banale. Allearsi con Marine Le Pen? Parigi non vale la messa. Perché quel tipo di propaganda ora funziona, ma diventerà controproducente quando si tratterà di trasformare il consenso in misure concrete. di Giuliano Ferrara M atteo Salvini è un tipo sgarrupato, disordinato, vociante. Sputa fuoco dalla pancia. Non ho motivo di credere che non sia rispettabile e sincero, o comunque autentico nel suo profilo umano e politico e militante e capo leghista, e poi chi siamo noi per giudicare? Ha preso in mano una cosa che è stata importante, perché Umberto Bossi ha vissuto da leader popolare di quelli tosti e impresentabili, che danno del filo da torcere a tutti, nemici e alleati, e ha attraversato la crisi tra due Repubbliche con pulsioni e istinti, se non idee, originali e forti. La caduta è stata impietosa, il tragitto epico. Il suo successore Salvini, visto che Roberto Maroni presidente della Regione Lombardia ha forza amministrativa e prestigio personale ma si è consegnato a un ruolo di governo incompatibile con la strategia d'attacco al consenso, vitale per un movimento ridotto al lumicino, raccoglie un'eredità insieme viscerale e sofisticata (almeno dal punto di vista manovriero). Ecco, qui è il punto. Finora emergono le viscere, non si vede un'intelligenza significativa delle cose. Uno va in Corea del Nord e dice che è una Svizzera: fa colpo, ma per le ragioni sbagliate, sembra un demente. Uno si allea con Marine Le Pen, ma in questo caso Parigi non vai bene la messa: il lepenismo chiama nazionalismo con tanti saluti all'Europa delle piccole patrie più o meno secessioniste. Uno si allea con «Gnaziu» La Russa e Giorgia Meloni, è un fronte debole protestatario e minoritario: fratelli d'Italia contro l'Italia di merda (slogan dei salviniani a piazza Duomo). Silvio Berlusconi subisce un apparente interdetto per abuso di renzismo, ma il mettersi fuori da quel che effettualmente si muove nella politica italiana, la verità effettuale della cosa, appunto, si fa a proprio rischio e pericolo. Bossi avrebbe subito assimilato erimasticatoa modo suo la lezione arrivata dalla crisi grottesca del grillismo. Salvini sembra impantanato nell'attivismo antiimmigrazione e in un nordismo privo di complessità, scarso di imprenditori, di allusioni e ammiccamenti, una roba magari affollata in piazza ma desolata nei palazzi dove poi si decidono i percorsi di potere anche dei movimenti. Insomma, la televisione, praticata anche a sbafo e con un'insistenza da parvenu del mezzo, può aprire a una politica, ma non la sostituisce, come dimostra il caso della Lega originaria, nata contro e senza la tv; come dimostra anche il berlusconismo-renzismo, fenomeno molto televisivo ma dentro una gabbia politica di ferro, alleanze, manovre, senso della direzione, visione e tutto il resto. Allafine,Salvini mi sembra povero. Non un poveraccio, non voglio insultarlo, ma uno povero: e non un povero di spirito evangelico, proprio uno che non ha i mezzi per realizzare vere ambizioni. Sì, certo, mobilita su vecchie parole d'ordine che non tramonteranno mai finché il Nord è spremuto e irriso dall'establishment romanocentrico e da un Sud precapitalistico, ma non basta. Alla fine, se il posto in palinsesto che Matteo S. cerca è quello di Gianluigi Paragone, suo mentore ed emulo, be', un certo spirilo pratico, una certa formazione di base e municipale, e tutto quell'ammasso di energia che si vede rischiano proprio di non bastare per usare produttivamente il consenso di cui si va in caccia. E la politica è poi questo. • e RIPRODUZIONE RISERVATA Nord Identità ^ cu "ss sa fO— ru Secessione f i f Indipendenza segue da pag. 62 cessi elettorali ottenuti in Francia dal Front ustionai lepeniano, con il quale Salvini vorrebbe fare gruppo comune a Bruxelles e di cui sarà ospite d'onore nel congresso di Lione, il 29-30 novembre. Convinto sull'esempio della destra francese di sfondare ovunque, anche in quel Sud dove già alle europee di maggio ha avuto qualche soddisfazione, Salvini elenca i nemici da battere: «Bruxelles ci massacra con l'euro e con la sua gabbia diregoleassurde; l'immigrazione è ormai un'invasione pianificata, non casuale, di disperati da 3 euro l'ora; e il fisco uccide tutti noi, dal made in ltaly alle partite Iva, dai dipendenti ai pensionati, a Brescia come a Lecce». Proprio al Sud, Salvini da mesi tesse una ragnatela di alleanze per le elezioni amministrative della primavera 2015. È una rete di partitini locali, di movimenti populisti e nemici dell'Europa, che s'ispirano alle teorie «sovraniste», contrarie alla compressione della sovranità nazionale a favore di Bruxelles. Non ne fanno parte solo emeriti sconosciuti: Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale, è Uà i fondatori della meridionale Ri scossa italiana (la sigla si spiega meglio legando tra loro una serie di maiuscole: Ristabilire COstituzione Sovrana SAlvandoci). A Napoli ha un ceno seguito Angelo Delle Cave, consigliere provinciale eletto nel Nuovo Psi. A Roma ha annunciato la sua adesione Silvano Moffa, già presidente (Ari) della provincia. In Sicilia si gioca sull'esasperazione per gli sbarchi dalla Libia: e a Lampedusa, per le europee, l'ex vicesindaco Angela Maraventano ha già regalato alla Lega il 17 per cento. Alessandra Ghisleri, sondaggista di Euromedia Research, è certa che sia stata proprio la diversificazione della proposta politica del segretario ad averlo premiato: «Le sue tre battaglie creano ondate di consensi» dice «e grazie a loro la felpa di Salvini ormai muove più di un manifesto 6 metri per 3». Sarà per questo se i sondaggi della società demoscopica milanese, tradizionalmente affidabile e specializzata soprattutto nei «carotaggi» elettorali del centtodestra, registta impennate di fiducia: il 5 settembre il segretario leghista piaceva al 18,8 per cento degli italiani; la quota è aumentata al 20,2 a metà ottobre ed è salita ancora al 20,8 lunedì 20, due giorni dopo la manifestazione milanese. Per intenderci, quanto a fiducia Salvini ormai batte Beppe Grillo, il quale però ha un numero di elettori quasi tre volte superiore del leader leghista e tra Camera e Senato muove 162 parlamentari contro i 37 del Carroccio: nell'ultima settimana, dopo l'ingloriosa ritirata dal fango genovese, l'ex comico è sceso dal 21,6 al 20,5 nella stima degli italiani. Così è parso chiaro che la sua sparata di lunedì 20 ottobre («I clandestini vannorispeditia casa» ha scritto Grillo sul suo blog, tra mille proteste della sua base «e ci vuole la visita medica obbligatoria per chi entra in Italia») sia stata solo un rilancio propagandistico concorrenziale, alla rincorsa dei leghisti. DALLE PAROLE DELLA LEGA DI Roma ladrona • Immigrati e clandestini cu Nella «nuvola», con dimansioni e importanza decrescente, le parole d'ordine del Carroccio sotto Bossi, dal 1992 al 2012. • Tradizione <—> Sovranità sovranità • Invasione No-euro = Clandestini £ m ..A QUELLE DELLA LEGA DI SALVINI In dieci mesi di leadership salviniana, il lessico leghista si è già modificato: ecco le nuove parole d'ordine. Legalità o o co 01 •nel senso di gente: quella che va al le manifestazioni e che vota Lega f Perbene* Fasce deboli CU r**i continua a pag. 6? rx> | Panorama 65 COPERTINA La Lega vista da tre anomali simpatizzanti Lo scrittore siciliano. L'editorialista, che fu «bossiano» ante litteram. Il conduttore tv che diresse la Padania. PIETRANGELO BUTTAFUOCO M atteo Renzi è II successore di Silvio Berlusconi ma il dopo Berlusconi, a destra, è Matteo Salvini. Il capo della Lega, tra I reduci di quel che fu la coalizione dei moderati, svetta nei sondaggi e totalizza consensi. Più di un Raffaele Fitto (se decidesse di rompere); più di Fd'I-An; molto più, infine, di un Pier Ferdinando Casini 0 di un Angelino Alfano. L'Italia senza Berlusconi non è diventata di sinistra e il vuoto a destra è il core business su cui Salvini (né buonista, né razzista, ma realista) punta per restituire un'idea di sovranità, di libertà dunque da Bruxelles, ancora più necessaria al Sud. E senza più i pitocchi dell'autonomismo meridionale, anzi. Rafforzando 1 confini. Matteo Renzi, che è guelfo, fa il Partito della nazione. Ma l'altro Matteo, svegliando il Sud, non potrà che fare il Partito della sovranità. E i ghibellini, si sa, stanno a Castel del Monte, col Puer Apuliae. O a Palermo. VITTORIO FELTRI C omincio con un dato di fatto: Matteo Salvini (subentrato a Roberto Maroni, a sua volta subentrato a Umberto Bossi in seguito all'operazione «netà fò ol poler», pulire il pollaio), ha preso in mano la segreteria della Lega Nord quando questa era in stato preagonico, e in pochi mesi l'ha rivitalizzata e riportata ai livelli dei tempi (di vacche grasse) andati, e che sembrava non potessero tornare più. Un miracolo che egli ha compiuto mutando completamente la ragione sociale delle camicie verdi, alle quali ha fornito una netta impronta lepenista. convintosi a fare ciò dopo avere valutato i sorprendenti risultati ottenuti in Francia da madame Marine. Lotta all'euro dei banchieri, all'Europa dei burocrati e alle invasioni barbariche dei migranti: questa in sintesi la linea politica di Salvini, che ha intercettato gli umori di tanta gente. Ora la Lega è stimata nei sondaggi tra l"8 e il 9 per cento. Un successo clamoroso. GIANLUIGI PARAGONE S e fossi In Matteo Salvini inizierei a preoccuparmi: la «sua» Lega sta funzionando. Dopo Umberto Bossi, c'è la Lega di Salvini che è appunto un soggetto politico diverso, di vita propria rispetto a quel Carroccio dove pure egli si formò. La nuova Lega salviniana nasce lontano dai laboratori mediatici, non ha uffici stampa e si alimenta di popolo, di mercato rionale. Non è 2.0. La Lega di Salvini è una Lega che fa opposizione al potere costituito. E sfrutta le indecisioni dei Cinque stelle che tuttavia hanno Il vantaggio di essere «vergini» rispetto al Palazzo. La Lega di Salvini è Padania senza più poterlo essere. Intanto perché la Padania nacque per entrare nell'eurozona mentre ora Salvini vuole uscirne. E poi perché la leadership di Salvini può ambire al nazionale. Non fosse altro perché c'è un disperato bisogno di opposizione. Alleati contro Bruxelles Salvini con i leader della destra europea. Da sinistra: Harald Wilimski.del Partito della libertà austriaco; la francese Marine Le Pen; l'olandese Geert Wilders segue da pag. 6S Rispetto a Grillo, però, il consenso di Salvini è molto più trasversale: arriva al 97 per cento tra i leghisti, al 30 fra gli elettori di Forza Italia, al 28,4 tra i simpatizzanti dei 5 stelle. Soprattutto, la nuova Lega piace al 22 per cento di quanti oggi non votano. E conquista perfino 1*11,3 percento di quella destra nazionalista che fino a un anno fa inorridiva davanti agli sberleffi al tricolore e schifava la sola idea di una secessione. «Certo» conclude Ghisleri «bisogna vedere poi se questa fiducia si trasformerà in voti. Salvini è un uomo-panino, la fattività resta il suo punto debole». Lo stesso Renzi, comunque, è allarmato dall'ultima mutazione leghista se 48 ore dopo il corteo milanese ha dovuto proclamare che «un tempo c"erano due destre: quella populista del Carroccio e quella nazionalista di An. Ma oggi ce n'è una nuova, a caccia di nuove radici culturali. È una destra che c'è in Europa e prova a esserci in Italia, in modo ideologico». Salvini lo ascolta e fa spallucce: «L'ideologia la lascio tutta a Renzi» dice. «Basta con i vecchi steccati di destra e sinistra. Io lavoro bene con chi ha voglia di fare: anche con la Fiom, quando si tratta di risolvere problemi aziendali». Quel satanasso di Mario Borghezio, invece, gongola: «Ora abbiamo di fronte una prateria elettorale». Deputato leghista a Strasburgo dal 2006, Borghezio in quel Parlamento ha seduto per anni proprio accanto a Salvini. E quando alle ultime elezioni europee il segretario l'ha inviato nell'inospitale circoscrizione del Centro Italia, il candidato harispolveratotutti i suoi antichi collegamenti di destra, dai neofascisti di Casa Pound a quelli di Italia sociale. In febbraio Borghezio ha perfino fondato un movimento che colora le insegne del solito verde leghista, ma che di nome fa «Patriae», cioè patrie in latino, e nel sottotitolo suona come «Fronte dei popoli europei». Risultati? Quasi 5.900 preferenze per lui e il primo, storico seggio conquistato a sud della linea gotica. E il 18 ottobre, nel corteo «stop invasione» di Milano, erano 2 mila soltanto gli attivisti dei centri sociali di estrema destra, con striscioni dove campeggiava il motto che era stato di Maroni: «Prima gli italiani». Al Sud, va detto, Borghezio ha fatto una vittima di peso: Claudio Borghi Aquilini, candidato con lui in Lazio, Toscana, Umbria e Marche, destinatario di 2.851 preferenze e primo dei non eletti. Ma Borghi non se ne adombra: 50 anni, docente di economia alla Cattolica di Milano, ha un solido rapporto con Salvini, che ha conosciuto una notte del luglio 2013. «Mi telefonò all'una e mi chiese di spiegargli le mie "strane idee" sull'euro, quelle che allora scrivevo sul Giornale e ora sul mio blog». È stato proprio a Davvero la Lega Borghi che Salvini ha affidato la strategia «no può sfondare nel Meridione? euro», rivelatasi così utile per il voto europeo. Di' la tua sulla pagina Facebook Ed è a lui che ora ha chiesto di elaborare nei dettagli la proposta leghista di una «fiat tax»; un di Panorama. sistema fiscale ad aliquota unica, mutuato dalla teoria ultraliberista statunitense e dalla positiva esperienza di molti paesi dell'ex blocco sovietico. «Ne abbiamo già parlato al nostro ultimo congresso, in luglio, ma in dicembre la lanceremo alla grande, proponendola direttamente a Renzi» annuncia Salvini. Che pensa a un'aliquota «piatta» per cittadini e imprese, al 15-20 per cento: l'idea, con la rivoluzionaria sferzata all'economia che comporta, da tempo ha conquistato Silvio Berlusconi, che vuole farne strumento di riaggregazione antisinistra. Forza Italia, del resto, guarda alle novità di casa leghista con favorevole attenzione. «Oggi Salvini parla a un elettorato dal dente avvelenato con l'Unione europea, mentre il nostro è più ragionevole e moderato» dice a Panorama Giovanni Toti, consigliere politico del partito berlusconiano «anche perché sa bene che un'uscita dal sistema avrebbe conseguenze inimmaginabili». Insomma, tra leghisti e forzisti si conferma la tranquilla competizione tra alleati: «Sull'Europa, sul fisco e sul fallimento dell'operazione Mare nostrum abbiamo idee coerenti e contiamo di aggregare Fratelli d'Italia» osserva Toti. «Ora però Salvini deve mostrare di saper mettere a frutto i suoi voti, come a suo tempo fece Bossi. Perché se non arrivano risposte concrete, lo sa bene, la protesta non va da nessuna parte». Così i due partiti hanno già concordato un'alleanza per le regionali emiliane, e più in là per quelle in Veneto (con lariproposizionedel governatore leghista Luca Zaia), Toscana, Liguria, Marche e Campania, dove il nome da votare per il centrodestra sarà quello dell'azzurro Stefano Caldoro. La ciliegina sulla torta, per Salvini, potrebbe essere un suo antico sogno: candidarsi a sindaco di Milano nel 2016. «Il sogno è legittimo, ne ragioneremo senza preclusioni» conclude Toti. Anche se a Milano, alle europee, la Lega ha preso il 7,4 per cento contro il 16,7 di Forza Italia. Si dovrà vedere, è ovvio, che cosa ne pensa Berlusconi. Tra i due c'è simpatia: «È così» conferma Salvini «anche se da quando sono diventato segretario ci siamo visti tre volte in tutto, e di sindaci a Milano non abbiamo mai parlato. Io comunque non voglio tmpormi: chiedo solo che per quella candidatura del centrodestra si passi attraverso primarie di coalizione». E sembra quasi di sentire l'«altro» Matteo. • ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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