Farmacocinetica della somministrazione ogni 12 o 24 ore delle eparine a basso peso molecolare M.M. SAMAMA, Service d'Hématologie Biologique, Hôtel-Dieu, Parigi, Francia. Introduzione Sin dalle pionieristiche ricerche di Holmer nel 1981, sappiamo che l'inibizione del fattore IIa e IXa da parte di preparazioni a base di eparina richiede un peso molecolare superiore a quello necessario per l'inibizione del fattore Xa e XIIa (1). Il meccanismo dell'attività antitrombotica delle eparine a basso peso molecolare è ancora oggetto di discussione. Hemker et al. ritengono che l'attività anti-IIa sia essenziale che quella antiXa riveste un'importanza minore (2). Tuttavia il Pentasaccaride e gli altri inibitori diretti ed esclusivi del fattore Xa sintetici posseggono un'attività antitrombotica chiaramente dimostrata nell'animale da laboratorio; i risultati preliminari del Pentasaccaride nell'uomo sono ritenuti incoraggianti. Per cui, di nuovo, non si è ancora pienamente compreso il meccanismo preciso d'azione delle LMWH (3). Farmacocinetica delle LMWH La farmacocinetica delle LMWH è diversa da quella delle ENF e si caratterizza per una maggiore biodisponibilità affiancata ad una più lunga emivita della attività anti-Xa, ben documentata, almeno a dosi profilattiche. È interessante notare che l'attività anti-IIa delle LMWH è eliminata dal plasma prima di quella anti-Xa (4). Se nel trattamento del tromboebolismo venoso l'anti-IIa fosse più importante dell'anti-Xa, l'uso di una singola somministrazione in luogo di due potrebbe essere messa in discussione, almeno nel trattamento profilattico. La trombosi venosa acuta può essere trattata con la somministrazione di LMWH alla dose di circa 200 UI anti-Xa/kg una volta al dì per via sottocutanea. La dose è approssimativamente due volte più alta di quella della maggior parte delle LMWH somministrate ogni 12 h. Alcuni clinici osserveranno che il trattamento basato su una somministrazione bigiornaliera si associa ad un rischio emorragico minore poiché il picco dell'attività anticoagulante dovrebbe essere inferiore a quello ottenuto quando le LMWH sono somministrate una volta al dì. Uno studio recente ha analizzato la farmacocinetica dell'attività anti-Xa e anti-IIa in volontari sani ai quali venivano praticate 1 o 2 iniezioni/die per 10 giorni di nadroparina con un periodo di wash-out tra i due trattamenti variabile dai 12 ai 19 giorni (5). I valori medi del picco plasmatici correlavano con la dose iniettiva, 1.34 UI anti-Xa nel gruppo al quale venivano somministrate 180 UI/kg/24 ore e 0.69 UI anti-Xa per quelli che ricevevano 90 UI/kg/12 ore, rispettivamente. È interessante notare come questi valori siano rimasti immutati dal giorno 1 al giorno 10 nel protocollo con una singola iniezione giornaliera, e come invece siano significativamente aumentati nei volontari che ricevevano nadroparina due volte al dì. Al contrario, l'attività anti-IIa, 0.13 e 0.30 UI rispettivamente, restava invariata al giorno 10. Questo risultato conferma studi precedenti nei quali era stato dimostrato come la velocità di clearence plasmatici dell'attività anti-IIa sia superiore a quella dell'attività anti-Xa.Si è quindi confermata l'eccellente iodisponibilità della LMWH così come la correlazione tra l'attività anti-Xa e la dose somministrata. Inoltre, a circa 4 ore dall'iniezione sc, il rapporto attività anti-Xa/anti-IIa nel plasma era di 5 circa mentre è di 3.3 nella formulazione così come determinata dalla casa farmaceutica produttrice, Sanofi Research, Gentilly, Francia. La differenza va probabilmente imputata alle diverse emivite dell'attività anti-Xa e anti-IIa, come suesposto.Di conseguenza, in ambito clinico, in caso di necessità di valutazione dell'attività anti-Xa (pazienti ad alto rischio emorragico, con insufficienza renale, o pazienti anziani) bisognerebbe tenere presente il valore di picco abitualmente atteso dell'attività anti-Xa nei pazienti affetti da TVP, poiché esso varia da una LMWH all'altra. Nello studio di Hull, il picco medio, con un'iniezione per via sottocutanea al dì di www.teamsalute.it I tinzaparina (175 UI ati-Xa/kg), era prossimo a 0.80 (6).Le autorità sanitarie di alcuni paesi hanno suggerito di indicare per ogni LMWH il livello plasmatioi medio di attività anti-Xa osservato negli studi clinici. L'attività anti-Xa Va precisato che l'attività anti-Xa può essere determinata con diversi metodi amidolitici che utilizzano substrati cromogenetici differenti. Sono anche disponibili metodi cronometrici come l'Heptest, nei quali i valori sono espressi in secondi (vedi, ad esempio, l'articolo del dottor Harenberg in questo numero). Inoltre è fortemente auspicabile una standardizzazione delle misure dell'attività anti-Xa, come suggerito in uno studio molto recente (7).È infine opportuno ricordare che l'attività anti-Xa per ogni LMWH è strettamente correlata alla dose iniettata e che essa costituisce un buon criterio per la risposta probabile del paziente. Il suo rapporto con l'efficacia del trattamento non è stato tuttavia dimostrato (8): vi è una debole evidenza che un'elevata attività anti-Xa possa accompagnarsi ad un rischio emorragico maggiore. Studi clinici Studi clinici più ampi dovranno valutare se la tollerabilità ed i vantaggi del trattamento monogiornaliero sono equivalenti o addirittura superiori a quelli del trattamento bigiornaliero. Allo stato attuale delle conoscenze l'analisi della letteratura non ha permesso di evidenziare alcuna differenza significativa. Bibliografia Holmer E, Kurach K, Söderström G. The molecular weight dependence of the rateenhancing effect of heparin on the inhibition of thrombin, Factor Xa, Factor IXa, Factor XIa, Factor XIIa and kallikrein by antithrombin. Biochem. J. 1981, 193, 395-400 Hemker HC,. The mode of action of heparin in plasma. In: Thrombosis and Haemostasis Eds. M. Verstraete M, Vermylen J, Lijnen HR, Arnout J. University Press, Leuven 1987, pp 17-36 Samama MM, Bara L, Gerotziafas GT. Mechanism for the antithrombotic activity in man of low molecular weight heparins (LMWHs). Haemostasis 1994, 24, 105-117 Frydman AM, Bara L, Le Roux Y, Wolmer M, Chauliac F, Samama MM. The antithrombotic activity and pharmacokinetics of Enoxaparine, a low molecular weight heparin, in humans given single subcutaneous doses of 20 to 80 mg/J. Clin. Pharmacol. 1988, 28, 609-18 Boneu B, Navarro C, Cambus JP, Caplain H, d'Azémar P, Necciari C, Duret JP, Gaud C, Sié P. Pharmacodynamics and tolerance of two nadroparin formulations (10,250 and 20,500 anti Xa IU/ml/l) delivered for 10 days at therapeutic dose. Thromb Haemost 1988, 79, 338-41 Hull RD, Raskob GE, Pineo GF et al. Subcutaneous low molecular weight heparin compared with continuous intravenous heparin in the treatment of proximal vein thrombosis. N Engl J Med 1992, 326, 975-82 Kitchen S, Iampietro R, Woolley AM, Preston FE. Anti-Xa monitoring during treatment with low molecular weight heparin or danaparoid: inter-assay variabilità. Thromb. Haemost. 1999, 82, 1289-93 www.teamsalute.it II Bara L, Planes A, Samama MM. Occurrence of thrombosis and haemorrhage, relationship with anti-Xa, anti IIa activities, and D-dimer plasma level in patients receiving a low molecular weight heparin, enoxaparin or tinzaparin, to prevent deep vein thrombosis after hip surgery. Br. J. Haematol. 1999, 104, 230-40. Commento F. Piovella Questi dati estremamente accurati sulla farmacocinetica del protocollo ogni 24 ore in confronto a quello ogni 12 ore delle LMWH gettano nuova luce su alcune considerazioni precedentemente espresse in questo numero del TVP Forum. Le concentrazioni più elevate di LMWH nelle formulazioni monogiornaliere producono livelli plasmatici anti-Xa superiori, che potrebbero predisporre a complicanze emorragiche. D'altro canto, sono stati espressi timori sulla possibilità che la ridotta attività alla fine del periodo di 24 ore faciliti le recidive. Nonostante queste preoccupazioni teoriche, gli studi di management hanno dimostrato l'equivalenza in termini di efficacia e sicurezza delle due formulazioni. In conclusione, le LMWH per via sottocutanea aggiustate sul peso corporeo hanno sostituito l'eparina non frazionata endovenosa nel trattamento iniziale dei pazienti con TEV sintomatico, in quanto esse sono parimenti efficaci e probabilmente più sicure, consentono un trattamento domiciliare, si associano ad un rischio di trombocitopenia minore, sono economicamente vantaggiose e possono essere somministrate una o due volte al dì. L'80% circa dei pazienti con TEV non complicato è eligibile per trattamento a domicilio con una somministrazione al dì. Una somministrazione ogni 12 ore dovrebbe essere mantenuta per tutte quelle condizioni considerate a rischio di complicanze emorragiche. La somministrazione ogni 12 ore dovrebbe essere mantenuta anche in quei pazienti con EP e TVP recidivanti per i quali è necessaria un'attività anti-Xa stabile nelle 24 ore. www.teamsalute.it III
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