Anno I – n. 4 – ottobre 2014 io allevo Il periodico della nostra zootecnia Poste Italiane s.p.a.- Spedizione in Abbonamento Postale- 70% - LO/CR Digestato come fertilizzante: un passo avanti nella giusta direzione E dai primi studi dell’Ispra sulla provenienza dell’azoto nelle acque la zootecnia viene scagionata Riforma: la nuova pac sarà per molti ma non per tutti CremonaFiere: al via la Fiera internazionale del bovino da latte Aprozoo: obiettivo valorizzare vacche e baliotti Italia io allevo n. 4 ottobre 2014 Digestato come fertilizzante: un passo avanti nella giusta direzione E dai primi studi dell’Ispra sulla provenienza dell’azoto nelle acque la zootecnia viene scagionata Dopo anni di incomprensioni in materia, ministero delle Politiche agricole e ministero dell’Ambiente hanno trovato l’accordo per un decreto interministeriale che andrà a indicare norme tecniche generali sull’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e sui digestati. Si tratta di disposizioni generali che poi dovranno essere recepite dalle normative regionali. Il decreto non è ancora scritto, ma la quadra politica tra i due dicasteri, dopo anni di incomprensioni in materia, sembra proprio raggiunta. Un accordo che viene peraltro giudicato positivamente anche dalle organizzazioni agricole. In attesa del testo completo, c’è un aspetto rilevante da sottolineare. Si tratta dell’equiparazione, a certe condizioni, del digestato come fertilizzante chimico per i terreni. Se infatti si potrà dimostrare che un digestato abbia raggiunto un titolo di azoto ammoniacale del 70% rispetto all’azoto totale e garantisca un’efficienza di assorbimento dell’azoto complessivo superiore all’80%, questo stesso digestato potrà essere utilizzato sui terreni come fertilizzate chimico. Una equiparazione che vale per qualsiasi matrice organica immessa nel digestore: residui vegetali, sottoprodotti dell’industria alimentare, reflui zootecnici. Tutto ciò dovrebbe avere una conseguenza importante: l’azoto distribuito come digestato non dovrebbe entrare nel computo dell’azoto totale distribuito come effluente zootecnico. Il passaggio nel digestore, insomma, trasformerebbe l’effluente zootecnico in fertilizzante chimico. Purché, come detto, all’analisi il io allevo digestato rispetti le condizioni poste. Nel frattempo iniziano a uscire i primi risultati dello studio condotto dall’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) sui nitrati nelle acque. In particolare sta emergendo che, contrariamente a quanto fino ad ora da molti creduto, la fonte zootecnica non sia prevalente, ma si debba parlare di contributo misto tra zootecnia, fertilizzanti minerali e usi civili. In sostanza si è sempre detto e creduto che la vera colpevole della presenza di azoto nelle acque fosse la zootecnia, ora si vede che non è così. Occhio all’icona Direttore responsabile Stefano Boccoli @newsagricoltura #concettochiave Editore Aprozoo Società Agricola Cooperativa A R.L Propone un piccolo box che riassume, in quattro righe, il succo dell’articolo. Via Bergamo 292 Tel. 0372 561307 Fax 0372 561291 Stampa Fantigrafica srl – via delle Industrie, 38 Cremona Autorizzazione Tribunale di Cremona n. 1859 del 9/6//2014 [email protected] www.aprozoo.it per approfondire Segnala dove trovare approfondimenti in Internet o su altri documenti 2 io allevo n.4 ottobre 2014 Italia Campolibero e sburocratizzazione Abrogato l’obbligo di certificazione per cisterne di gasolio inferiori a 6mq Se uno dei leitmotiv di Campolibero è la semplificazione e sburocratizzazione, qualche primo risultato si nota. Con la recente approvazione del Decreto legge 91/2014, tra le altre cose viene abolita la certificazione prevenzioni incendi per le cisterne di gasolio aziendali inferiori a 6 metri cubi. Un provvedimento arrivato appena in tempo visto che l’obbligo di certificare ogni impianto sarebbe scattato il 7 ottobre. In questo modo, invece, i piccoli impianti saranno risparmiati dall’ennesimo adempimento burocratico e dai relativi costi in termini di tempo e di oneri vari. Più precisamente, il Decreto legge 91/2014 denominato appunto Campolibero, prescrive che "gli imprenditori agricoli che utilizzano depositi di prodotti petroliferi di capienza non superiore a 6 metri cubi, anche se muniti di erogatore, ecc., non sono tenuti agli adempimenti previsti dal regolamento di cui al D.P.R. 1° agosto 2011 n. 151”. Un Dpr che obbligava tutti gli impianti, anche quelli di dimensioni contenute, alla presentazione della pratica Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) redatta, firmata e timbrata da un tecnico abilitato, al comando provinciale dei Vigili del fuoco di competenza e a versare diritti per 162 euro. Bene le rese del mais, ma attenzione alle micotossine La stagione era già partita bene al tempo della semina primaverile. Ed è proseguita alternando bel tempo e piogge opportune nella fase tipicamente interessata dalle irrigazioni. Insomma, per certi aspetti il mais ha goduto di ottime condizioni stagionali per nascere, crescere e svilupparsi. Le rese sono dunque generalmente piuttosto elevate, gli esperti parlano di aumenti del 20-30% rispetto alla scorsa annata. Naturalmente c’è sempre un rovescio della medaglia: l’umidità costantemente elevata per mesi e mesi ha creato le condizioni ideali anche per funghi e muffe. Soprattutto per il Fusarium, responsabile della produzione di alcune micotossine da non prendere sottogamba: fumonisina, tricoteceni e zearalenone. Mentre per quanto riguarda le aflatossine, sempre gli esperti indicano per quest’anno una riduzione di presenza in quanto le temperature relativamente sotto la media che hanno caratterizzato l’estate 2014 non hanno favorito lo sviluppo dell’Aspergillus. Poche le sanzioni sul trasporto di animali vivi Ma i controlli si concentrano all’arrivo dei camion Sembra positivo il bilancio dei controlli sul trasporto di animali vivi. Nel 2013 – da quanto comunicato in questi giorni dal Ministero della salute – sono stati effettuati 27.419 controlli sui camion che trasportano capi di bestiame, e le sanzioni comminate sono state 388, pari all’1,4% del totale. Un dato comunque positivo anche se forse non è tutto oro quel che luccica. Nella relazione annuale del Ministero della Salute (che ha la competenza sugli accertamenti in campo veterinario) affiora anche che la gran parte dei controlli sui camion che trasportano capi di bestiame (19.004, quasi il 70%) vengono effettuati al termine del viaggio, al capolinea. E il fatto che, invece, è esperienza comune, il grosso delle violazioni alle norme sul benessere animale e rispetto alle altre norme di trasporto di animali vivi avvengono durante il tragitto, soprattutto tragitti lunghi, può in parte spiegare il basso numero di infrazioni effettivamente rilevate. Per quanto riguarda la tipologia delle infrazioni riscontrate e sanzionate, la frequenza maggiore (circa il 35% del totale) è di natura documentale, riguardano cioè la non conformità dei documenti di viaggio. Seguono le violazioni relative alla presenza sui mezzi di animali non idonei al trasporto e le irregolarità nelle pratiche di spostamento con particolare frequenza di casi di sovraccarico di capi di bestiame rispetto alla superficie disponibile sul camion. 3 Quote io allevo n.4 ottobre 2014 Al via il recupero delle multe latte L’Agenzia delle Entrate ha approntato i modelli di cartella e intimazione di pagamento. L’intera operazione è affidata all’Agea che potrà avvalersi della procedura di recupero forzoso con l’ausilio della Guardia di Finanza. L’Agenzia delle Entrate ha approvato gli strumenti di esazione delle multe pregresse e mai versate sulle quote latte per le campagne produttive tra il 1995 e il 2009. Si tratta del modello di Cartella di pagamento e del modello di Intimazione di pagamento con i quali Agea – l’Agenzia preposta a questo compito – potrà recuperare i debiti delle aziende inadempienti verso lo Stato. Cerchiamo ora di capire come avverrà la procedura. Un primo passaggio è dato dalla emanazione della cartella di pagamento. Si tratta dell’avviso ufficiale con il quale Agea notifica all’agricoltore il debito che egli deve allo Stato per le multe pregresse e non versate tra il 1995 e il 2009, gli anni interessati dalla vicenda. Le cartelle riguarderanno gli allevatori debitori iscritti a ruolo da Agea, per i debiti esigibili, ovvero non coinvolti in ricorsi giudiziari non ancora conclusi. La cartella dovrebbe risultare abbastanza semplice da leggere: ci sarà l’indicazione dell’Ente creditore (Agea) e la cifra totale da versare. Il pagamento, come per ogni cartella, potrà avvenire entro sessanta giorni dal ricevimento della notifica, attraverso diverse modalità ben illustrate nello stesso documento: bonifico bancario (la notifica contiene l’indicazione delle coordinate bancarie e la dicitura corretta e completa della causale); versamento diretto presso gli uffici delle Tesorerie provinciali o presso gli sportelli bancari e postali. In caso di pagamento oltre i sessanta giorni andranno ad aggiungersi gli interessi di mora. Ma cosa accade se, dopo il ricevimento della cartella e trascorsi i sessanta giorni, la multa non viene pagata? Scatta allora il secondo step della procedura. Agea procede all’invio dell’intimazione di pagamento. Si tratta del documento, sempre approvato in questi giorni dall’Agenzia delle Entrate, che consente ad Agea di ingiungere all’azienda agricola il versamento entro cinque giorni dal ricevimento della notifica e avvertire che, in caso di mancato pagamento, scatta automaticamente il terzo stadio: la procedura di recupero forzoso di quanto dovuto. Che può avvenire con diverse possibilità: il fermo amministrativo di beni mobili registrati (veicoli, natanti, aeromobili); iscrizione di ipoteca sugli immobili di proprietà; esecuzione forzata di beni immobili, mobili e crediti (ad esempio emolumenti vari, fatture, titoli, somme su conti correnti). Per rendere effettive queste procedure di recupero forzoso, l’Agea potrà avvalersi del supporto della Guardia di Finanza. Naturalmente, come per tutti i procedimenti amministrativi, l’allevatore che ricevuta la cartella ritenesse di essere oggetto di un errore da parte dell’amministrazione può fare ricorso, con le modalità riportate dalle stesse Cartelle di pagamento. Il contribuente che riceve la notifica che ritiene errata può infatti presentare richiesta di riesame alla stessa Agea; oppure presentare ricorso al Giudice amministrativo. Il tempo concesso per questi appelli è di sessanta giorni dal ricevimento della cartella, ma il documento precisa anche un elemento importante che citiamo testuale: “La presentazione della richiesta di riesame e/o del ricorso non costituiscono valido motivo di ritardato o mancato pagamento in assenza di un provvedimento dell’Autorità competente”. Vale a dire che anche se si presenta istanza o ricorso, intanto bisogna rispettare le scadenze di pagamento. Viene infine introdotta la possibilità di effettuare pagamenti parziali, indicando i numeri progressivi di pagamento e gli importi relativi e i diritti di notifica della cartella. 5 io allevo n.4 ottobre 2014 Pac La riforma ha introdotto criteri di selettività La nuova pac sarà per molti ma non per tutti Agricoltore attivo”, soglia minima, degressività selezioneranno chi, tra gli agricoltori, potrà accedere per i prossimi anni agli aiuti pac Si tratta di aspetti diversi che agiranno con meccanismi differenti e determineranno impatti articolati, ma avranno il tratto comune di agire sul diritto di ammissione al regime di sostegno e percepire per intero o meno gli aiuti della pac del prossimo futuro. L’introduzione della figura di agricoltore attivo e soprattutto la definizione dei criteri che la sostanzieranno sono stati molto discussi nel corso del negoziato per la riforma della pac e, successivamente, in sede di definizione del quadro applicativo a livello nazionale. L’intento originario della Commissione dell’Ue era di limitare i premi pac, finanziati dai cittadini europei, ai soli imprenditori effettivamente impegnati professionalmente in agricoltura. È stato messo a punto un meccanismo di selezione a due livelli. Un primo livello consiste in un elenco di attività (denominato “black list”) che, indipendentemente dal fatto di disporre di terreni in aree agricole e da altre considerazioni, non potranno accedere al regime di aiuti. Sono i veri e propri esclusi e tra questi si annoverano aeroporti, ferrovie, società sportive e le aree di proprietà di banche, assicurazioni e società immobiliari. Il secondo livello va invece ad intaccare realtà economiche già più vicine all’agricoltura. Su questo si è accesa la discussione a livello nazionale e il compromesso raggiunto a fine maggio, e ratificato a giugno di quest’anno, un po’ al ribasso a detta di molti esperti, determina questo criterio di selezione: non saranno considerati “agricoltori attivi”, e dunque non avranno diritto alla pac, coloro che non rispettano due requisiti: presentare una dichiarazione annuale Iva ed essere iscritti ai registri previdenziali Inps. Insomma, basterà avere la partita Iva o essere iscritti all’Inps per essere considerato “agricoltore attivo”. Inoltre questi criteri si applicheranno a somme di premio superiori a 1.250 euro (che salgono a 5.000 in zone di montagna e svantaggiate). Oltre ai criteri per rientrare nella figura dell’agricoltore attivo i richiedenti del sostegno pac dovranno superare, a partire dal 2015, un altro scoglio: la soglia minima. In realtà, in Italia, un livello base di aiuto sotto il quale si viene esclusi dalla pac è già in vigore da anni, ed è fissato in 100 €. L’accordo tra Mipaaf e Regioni dello scorso giugno ha elevato questa soglia a 250 euro per le domande degli anni 2015 e 2016, innalzandolo ulterior-mente a regime, a partire cioè dalla domanda pac 2017, a 300 euro. Ciò significa che quelle aziende, solitamente di piccole dimensioni, che avrebbero diritto a un aiuto diretto in ragione di un cifra complessiva inferiore a 250 euro prima e a 300 euro poi, verranno di fatto esclusi dal regime di sostegno. Con una precisazione importante: siccome l’entità del premio di un’azienda può variare nel corso delle campagne, l’agricoltore valuti di anno in anno #concettochiave La formula “Agricoltore attivo” escluderà pochi beneficiari mentre alcune piccole aziende non saranno ammesse a causa della soglia minima. La degressività è elevata ma mitigata dalla detrazione del costo del lavoro. Oltre i 500.000 € di premio il taglio sarà del 100% e porterà al plafonamento degli aiuti. se sia comunque opportuno presentare domanda pac, per non perdere i diritti acquisiti. Se soglia minima e “agricoltore attivo” sono meccanismi che escludono soggetti non ritenuti idonei dal sistema degli aiuti pac, degressività e plafonamento sono invece dispositivi che vanno a impattare sul livello di questi aiuti. Secondo quanto dettato dall’Unione europea, la degressività andrà a sostituire la modulazione, con un funzionamento peraltro simile. In particolare il Regolamento Ue 1307/2013 impone agli stati membri l’applicazione di una degressività obbligatoria in ragione del 5% della parte di aiuto di base al di sopra dei 150.000 euro all’anno. Dunque la cifra che verrà colpita non contemplerà le altre frazioni di premio, quali il greening, o il sostegno specifico ai giovani. Questo era quanto necessario fare per essere il linea con il dettato 6 io allevo comunitario in materia di degressività degli aiuti pac. Ma l’Italia, con l’accordo di giugno, ha formalmente previsto tagli ben più consistenti. Sulla parte eccedente i 150.000 euro all’anno di sostegno pac infatti, la decurtazione che scatterà sarà del 50%. Quote latte Un taglio che salirà al 100% al di sopra dei 500.000 euro l’anno, determinando un plafonamento degli aiuti pac; una introduzione di fatto del capping che era stato abbandonato già in sede europea. n.4 ottobre 2014 Tagli dunque apparentemente molto forti, che però verranno mitigati da un’altra previsione voluta in Italia. Si tratta del forte peso che il costo del lavoro a livello aziendale avrà sul calcolo del premio da sottoporre a degressività. Una possibilità che è scritta anche nei regolamenti comunitari e secondo la quale, i costi per salari, stipendi e oneri previdenziali (compresi quelli per l’imprenditore e dei familiari che lo coadiuvano nell’attività agricola) verranno detratti dall’aiuto di base da assoggettare ai tagli previsti. Si tratta di una prescrizione di grande rilievo, perché la grandissima parte delle aziende agricole italiane di dimensione ragguardevole, tale cioè da arrivare a premi complessivi soggetti a degressività, ha anche una importante dotazione di mano d’opera, il che dunque, di fatto, limiterà notevolmente l’impatto in Italia di degressività e plafonamento degli aiuti pac. Anche dai dati ufficiali Ue, l’Italia non ha sforato la quota Ma la produzione in Europa continua ad aumentare Ufficiosamente si sapeva da qualche mese, ora è arrivata la conferma formale dalla Commissione europea: l’Italia non ha sforato il tetto produttivo stabilito dal regime delle quote latte nemmeno nella campagna 2013/2014 conclusasi il 31 marzo scorso. La produzione italiana, per quanto riguarda le consegue alle latterie, é infatti risultata dell'1,1%, pari a 114mila tonnellate, inferiore alla quota nazionale assegnata al nostro Paese da Bruxelles; per quanto riguarda invece le vendite dirette, sono state inferiori di oltre 24mila tonnellate ai quantitativi assegnati. Per altri paesi le cose stanno diversamente. La Commissione europea infatti conferma che otto stati membri hanno prodotto globalmente 1,46 milioni di tonnellate di latte in eccesso, e pagheranno alle casse della Pac il prelievo supplementare di 27,83 euro di multe per 100 kg di surplus. Si tratta di Germania, Polonia, Paesi Bassi, Danimarca, Austria, Irlanda, Cipro e Lussemburgo. Per questi paesi si prospetta dunque una multa complessiva di 409 milioni di euro. I Paesi Bassi verranno multati di quasi un milione di euro per aver superato la quota per le vendite dirette di 3300 tonnellate (poco più del 4%). Nel frattempo, come evidenzia l’Osservatorio sui mercati dei prodotti zootecnici (www.ompz.it) gli ultimi dati pubblicati da Eurostat mostrano una continua e significativa crescita delle consegne di latte in Unione Europea a 28. Le consegne complessive, nel mese di giugno 2014, hanno superato le 12,7 milioni di tonnellate evidenziando un incremento del 4,3% rispetto a giugno 2013. A trainare la crescita produttiva concorrono quasi tutti i grandi produttori capitanati dalla Germania che, nel solo mese di giugno, registra un aumento di quasi quattro punti percentuali (100 mila tonnellate di latte in più su base annua). Seguono poi, in ordine di maggiori quantità consegnate, la Francia con oltre 95 mila tonnellate, la Polonia (+74 mila) e il Regno Unito con 65 mila tonnellate in più su base annua. Unico paese che va in contro tendenza è la Spagna le cui consegne evidenziano una contrazione del 3,7%, ovvero una diminuzione di poco meno di 20 mila tonnellate. Le consegne complessive, in termini cumulati per il periodo aprile-giugno 2014, hanno superato 39 milioni di tonnellate, in crescita del 5% rispetto allo stesso periodo della campagna precedente. Si tratta di quasi 1,9 milioni di tonnellate di latte in più su base campagna. Anche in questo caso a trainare in alto i volumi consegnati concorrono i grandi paesi produttori. 7 Carne io allevo n. 4 ottobre 2014 Dall’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici In aumento le esportazioni di manzo dal Brasile Secondo quanto diffuso dall’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici dell’Università Cattolica di Cremona (www.ompz.it) nell’ultimo "Global Agricultural Information Network", un rapporto realizzato dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, emerge che le esportazioni brasiliane di manzo dovrebbero registrare, il prossimo anno, una crescita del 10%. Il rapporto inoltre prevede un aumento del 3% nella produzione, direttamente legato ad un aumento della domanda mondiale, e un leggero incremento del consumo interno (+1,2%). Secondo le analisi statunitensi, il motivo alla base della crescita, sia della produzione, sia delle esportazioni, è da riportare a una maggiore disponibilità di bovini da macellare, così come a prezzi interni del bestiame più stabili: questi fattori potrebbero rendere il manzo brasiliano molto più competitivo sul mercato mondiale. Per quanto riguarda le destinazioni delle esportazioni, il rapporto parla di Russia come nuovo grande mercato per il manzo brasiliano, affiancato da Hong Kong, Iran, Egitto, Venezuela, Arabia Saudita, e Cina. per approfondire www.ompz.it AUT. MINISTERIALE ABP 194 PRO CP1 [email protected] Strada del Bruzzo, 4 – Frazione Santa Croce – 43010 POLESINE PARMENSE (PR) DUSTY RENDERING S.r.l. effettua, entro poche ore dalla chiamata il trasporto e lo smaltimento di carcasse: BOVINE – SUINE – OVICAPRINE - AVICUNICOLE La ditta è accreditata dalla compagnia FATA ASSICURAZIONI per tutti gli allevatori che hanno stipulato la polizza a copertura dei costi di smaltimento delle mortalità d’allevamento. Gli assicurati devono necessariamente contattare il call-center di FATA ASSICURAZIONI al 800-867-383 e specificare come ditta di smaltimento DUSTY RENDERING. PUOI CONTATTARCI DIRETTAMENTE N. verde: 800-602-393 mail: tel.: 0524/939047 [email protected] OPPURE TRAMITE CONVENZIONE CON APROZOO tel.: 0372/561307 mail: [email protected] Cremona io allevo n. 4 ottobre 2014 Punto di riferimento della zootecnia a livello italiano e internazionale Al via la Fiera internazionale del bovino da latte La Fiera Internazionale del Bovino da Latte, Italpig – Rassegna Suinicola di Cremona, Expocasearia e International Poultry Forum in programma a Cremona dal 22 al 25 ottobre 2014 sono diventate nel corso degli anni il punto di riferimento per il comparto zootecnico e agricolo nazionale ed internazionale, lo conferma la presenza di oltre 80.000 visitatori professionali dall'Italia e dai principali mercati esteri alla ricerca di preziosi aggiornamenti scientifici e di nuove opportunità per le proprie aziende. L'elevata qualità della proposta merceologica ed il ricco programma di appuntamenti scientificiseminariali (79 convegni, seminari, workshop e mostre zootecniche durante la scorsa edizione) sono diventati quindi le principali caratteristiche delle manifestazioni, grazie alle quali CremonaFiere ha messo a disposizione degli espositori e dei Visitatori concrete opportunità di business. Il più importante obiettivo di CremonaFiere è quello di creare consapevolezza e ricchezza formativa e informativa riguardo alle modalità di produzione del modello italiano, anche nei confronti dei mercati sia nuovi, sia tradizionali, con l'utilizzo di un potente strumento quale può essere una manifestazione fieristica internazionale ben concepita ed organizzata, è in questo contesto che dal 22 al 25 ottobre 2014 si svolgerà la Fiera Internazionale del Bovino da Latte, Italpig - Rassegna Suinicola di Cremona, Expocasearia e International Poultry Forum In campo allevatoriale ed agricolo la manifestazione si è progressivamente affermata a livello internazionale creando tra gli operatori dei vari settori interessati una chiara percezione di punto di riferimento privilegiato per le tre filiere allevatoriali: lattiero casearia, suinicola e avicola. Tutto ciò CremonaFiere lo realizza creando una fitta rete di contatti solida ed efficace che oltre a fornire gli strumenti e le competenze per affrontare i temi più importanti per il comparto, permettono di coinvolgere gli attuali e i potenziali clienti dei nostri espositori, che sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni per le loro aziende. Anche per questi motivi CremonaFiere collabora con le principali realtà del settore nazionali ed internazionali (come ad esempio: Aita, Aivemp, Anmvi, Anafi, Assalzoo, Assica, Assosuini, Cun, Crpa, Federconsumatori, Sipa, Sivar, Wpsa). La rete di collaborazioni internazionali, la presenza diretta nei principali appuntamenti internazionali e una comunicazione costante e capillare hanno permesso a CremonaFiere di creare una manifestazione di caratura internazionale e di mettere a disposizione degli espositori ulteriori attività che possono rendere ancora più efficace la loro presenza in Fiera. L'aspetto internazionale è sempre più cruciale, soprattutto in un momento come quello attuale, infatti uno degli obiettivi raggiunti è stato quello di far crescere la manifestazione a livello internazionale, che nell’edizione 2013 si è concretizzato con 12 delegazioni ufficiali provenienti da: Brasile, Egitto, Kazakistan, Malta, Marocco, Olanda, Polonia, Portogallo, Russia, Arabia Saudita, Tuchia, Ucraina. Aprozoo io allevo n. 4 ottobre 2014 APROZOO: conosciamone meglio l’attività Obiettivo valorizzare vacche e baliotti Da anni una gestione attenta e oculata, unita alla professionalità degli operatori, permettono alla cooperativa cremonese di offrire una remunerazione molto soddisfacente alle aziende socie Aprozoo opera con impegno e discrezione sul nostro territorio da oltre trent’anni, raggiungendo risultati ragguardevoli. Una realtà importante dunque, che va meglio conosciuta. Iniziamo con questo articolo ad avvicinarci al mondo Aprozoo: alla sua storia, alla sua attività, ai servizi che offre in ambito zootecnico. È a Cremona, nel cuore zootecnico della Lombardia, che nel 1983 viene creata, per volontà di un piccolo gruppo di allevatori, una cooperativa allo scopo di commercializzare direttamente il bestiame proveniente dalle stalle degli associati. Un’idea che si è rivelata vincente perché, dopo molti anni di esercizio, l’attenta gestione e il rispetto dei principi cooperativi, rafforzati da un’efficiente organizzazione commerciale, hanno consentito alla struttura di accrescere la propria competitività, affermarsi sul territorio e offrire un panorama completo di servizi per l’azienda. Nessun obbligo di conferimento e servizio contabile puntuale e competente: due dei vantaggi associandosi ad Aprozoo Altri servizi per la stalla La commercializzazione del vitellone e della manza da macello rafforza l’ampia gamma dei servizi; la possibilità di scegliere dove inviare una particolare tipologia di capo di bestiame mette in condizione l’allevatore di ottimizzare la resa economica. Inoltre Aprozoo garantisce, a costi davvero concorrenziali, il servizio di raccolta delle carcasse, con il conseguente avvio delle stesse alla distruzione. La Macellazione speciale d’urgenza in azienda, per animali non deambulanti nel rispetto della legislazione vigente, completa la gamma dei servizi proposti. Il cuore dell’attività: valorizzare vacche e baliotti L’attività principale di Aprozoo consiste nella raccolta e nell’avvio alla macellazione delle vacche da latte a fine carriera. Come è noto la concorrenza commerciale su questi capi zootecnici è agguerrita, essendo considerate un prodotto “povero” che commercialmente offre margini esigui. Per questo Aprozoo lavora per valorizzare al massimo questo tipo di animale, in modo da poterne ricavare un valore più che significativo. La carta vincente è la commercializzazione diretta priva di intermediazioni, supportata dall’utilizzo di mezzi di trasporto e personale proprio. Un simile modo di operare consente di ridurre i costi ed eliminare dispersioni di valore, tanto da poter concentrare solo sull’allevatore 10 io allevo tutti i benefici dell’attività. Altro servizio di grande interesse e utilità per le stalle riguarda la raccolta del vitello maschio, il cosiddetto baliotto. Anche in questo caso lo scopo è quello di aggiungere valore a un prodotto poco considerato: in un’azienda da latte, la nascita di un vitello maschio, dopo 9 mesi di cura e di attesa, è considerata spesso una perdita. Aprozoo garantisce il servizio di ritiro di tutti gli animali maschi in buone condizioni presenti in azienda e la loro massima valorizzazione. Un plus: l’aspetto contabile e fiscale L’impegno nell’ambito zootecnico si collega all’aspetto contabile. Aprozoo dispone di personale amministrativo che segue gli adempimenti relativi alla commercializzazione dei capi di bestiame. È infatti pratica consueta inviare alla struttura di consulenza fiscale che segue l’azienda agricola (organizzazione professionale, commercialista, ecc), gli estremi per l’emissione delle fatture senza alcuna preoccupazione o perdita di tempo da parte dell’allevatore. Importante anche sottolineare che la liquidazione degli animali avviene puntualmente nella seconda parte dellaq settimana successiva a quella della consegna, con emissione di assegno o con bonifico bancario. Aprozoo si muove in ambito cooperativo, quindi l’azienda che decide di commercializzare i bovini tramite la struttura, dovrà esserne socia, anche se, per statuto, non esiste l’obbligo di conferimento di tutto il bestiame. L’azienda associata riceverà un conguaglio a fine anno, dopo l’approvazione del bilancio. n. 4 ottobre 2014 Un vasto parco soci Gli oltre 160 soci sono sparsi su tutto il territorio cremonese. Sono stalle in prevalenza produttrici di latte che condividono le stesse problematiche e che ad Aprozoo hanno trovato risposte adeguate alle proprie esigenze. Il conferimento sfiora i 16.000 capi all’anno suddivisi tra vacche e vitelli. Queste stalle hanno voluto premiare, con l’appartenenza alla cooperativa, un ben preciso modo di operare, un segno distintivo che si rispecchia nei rapporti umani instaurati negli anni e in quella fiducia acquistata operando con il solo obiettivo di compiere appieno la mission cooperativa. E i risultati? Grazie a molti anni di gestione attenta e oculata, caratterizzata da assoluta assenza di sprechi, da ponderazione di ogni spesa, il dividendo di bilancio è stato cospicuo e costante. Di conseguenza l’utile per l’azienda agricola associata è stato molto positivo. Diventare soci di Aprozoo è dunque risultato conveniente per chi ha effettuato questa scelta. Anche perché si tratta di una scelta semplice e ben poco impegnativa: basta fare domanda di adesione al Consiglio di amministrazione e versare per una sola volta l’importo di 100 euro. Il che peraltro, è bene ricordarlo, non presuppone l’obbligo di conferimento dei capi bovini. La struttura, supporta e affianca anche le aziende che pur utilizzando i servizi non intendono associarsi; in questo caso la commercializzazione del bestiame viene liquidata con le modalità previste per gli associati, con l’esclusivo prezzo di mercato, senza conguaglio di fine anno. 11
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