19. Derivazione della equazione della cinetica per il reattore sottocritico Consideriamo un reattore sottocritico di potenza Wo in condizioni stazionarie, soggetto al tempo to ad una perturbazione. L'equazione che governa il flusso neutronico e la densità dei nuclidi sarà data ancora dalla (14.55) cui sia aggiunto al secondo membro un termine di sorgente s(r,E). Si avrà così: [ ~ −1 A + (1 − β)χ NN F d V φ = ~ dt c b MN F ] χ NM Λ φ −Λ c + s . (1) 0 Seguiamo quindi la stessa procedura adottata per il caso critico, con l'avvertenza di * * utilizzare, in luogo del flusso aggiunto standard φ , l'importanza n o relativa alla o potenza complessiva del sistema (normalizzata in condizioni imperturbate): γ < Σ , φο > = 1. f Wo Essa risulta quindi governata dall'equazione: [A ~ + (1 − β) Fo χ * * o NN ~ + β Fo χ * ]n ] ~ * Fo b n *o −Λ c *o NN * o + γ Σ =0 Wo f ,o che si può anche scrivere [A * o ~ + (1 − β) Fo χ * NN Λχ * MN NM γ Σ f ,o + Wo =0 (2) 0 dove co = χ * * MN * no Alla (14.55) potremmo associare le equazioni del flusso reale ( φ o ) relativa al caso critico, cioè nelle condizioni in cui il sistema si trovava prima della perturbazione: [A o ] ~ + χ NN Fo φo + so = 0 (3) 1 Assumiamo ora che la distribuzione spazio-energetica del flusso neutronico, e quella spaziale della distribuzione dei precursori, siano separabili da quella temporale. Moltiplicando a sinistra l'equazione (1) per n *oT c *oT e la (2) per φ T cT , sottraendo la seconda dalla prima ed integrando, si ottiene: d dt ∫sist −1 dr n *oT c *oT = c ∫sist dr φ − V φ T ∫sist dr n *oT c *oT [ * ~ * A o + (1 − β) Fo χ NN cT * Λχ MN ] [ A + (1 − β)χ NN ~ F ~ b MN F ~ * Fo b n *o −Λ co NM * ] χ NM Λ φ −Λ c + s 0 γ Σ f ,o + Wo =0 0 ossia: d dt − ∫sist *T dr n o *T co V −1φ ∫sist = dr c ∫sist dr n o *T *T co so + 0 ∫sist dr φ *T no T c *T co T [ δA + (1 − β)χ NN δ~ F ~ b MN δF ] δs + 0 0c 0φ γ (Σ − δΣ f ) Wo f 0 Riscriviamo il primo membro nella forma: d dt ∫sist dr n *oT c *oT V −1φ c d ≡ dt ∫sist * < γΣ f , φ > < n s,o , χ S f φ > dr n *oT c *oT 0 −1 ≅ d dt > < γΣ f , φ > < no , V φο > * * < n o , χ Sf φ ο < γΣ f , φ > < n *o , χ S f φ > −1 0 V φ 1 c , < n *o , χ S f φ ο > < γΣ f φ ο > < co c > *T . 2 Se definiamo le quantità < γΣ f ,o , φ > P= < γΣ f ,o , φ ο > W Wo ≡ (potenza normalizzata)* −1 * < no , V φο > eff (4) (vita media effettiva dei neutroni pronti) (5) * < n o , χ Sf φ ο > * < no , ρ gen = { δA + χδS }φ f o >+ γ < δΣ , φ ο > f Wo < n *o , χS f φ ο > (reattività generalizzata) (6) * ρ source = < n o , δs > * < n o , χS f ,o φ ο > * ξi = ζ= < coci > * 1 < > (7) * (8) (Nota: c o è indipendente dall'indice i) < n o , χS f , o φ ο > n*o , χSf ,o φο (reattività di sorgente) , (8a) le equazioni della cinetica puntuale per il reattore sottocritico si possono scrivere nella forma eff dP = (ρ gen − β)P + dt I ∑ λ i ξ i + ζ(1 − P) + ρ source (9) i =1 d ξi = βi P − λiξi dt (10) con P=Po=1 and ξi =βi/λi in condizioni stazionarie (e quindi al tempo iniziale to). * Per semplicità di notazione, la potenza normalizzata è definita come il rapporto γ<Σ W Wo (1 + q ) q= ≡ γ<Σ < δΣ , φ > f <Σ f, o ,φ > f, o f, o ,φ > ,φ o < δΣ , φ ≅ f <Σ f, o , dove Wo è la potenza imperturbata in condizioni nominali e > o ,φ o > > . Per avere la potenza corretta W, moltiplicato per Wo(1+q). 3 i valore risultante P va E' interessante notare come la quantità ζ tende a zero con il sistema che sia prossima * a condizioni critiche (in quanto n o tende a divergere). Di conseguenza, il terzo termine a destra della (9) pure tende a zero, mentre la distribuzione spaziale della * * funzione n o si avvicina a quella del flusso aggiunto standard φο . In questo caso le equazioni (9) e (10) si riducono ad un sistema omogeneo, e quindi alla forma dell'equazione della cinetica puntuale già incontrata nel capitolo 14. Cercando soluzioni relative alle funzioni P ed ξi della forma e ωt , si arriva alla nota equazione I ρ = eff ω + ωβ ∑ ω + λi i (11) i =1 con * ρ= { } < φ o , δA + χδS f φ > o (12) < φ *o , χS f φ > o * e con eff data dalla (5) con φ *o al posto di n o . La soluzione generale sarà data dalla sovrapposizione delle soluzioni corrispondenti alle (M+1) radici ω . Le equazioni (9) e (10) possono essere considerate l'estensione ai sistemi sottocritici delle equazioni della cinetica relative ai reattori critici. Risolvendo la (11), con ρgen dato dalla (12) in luogo della reattività ρ, e con eff dato dalla (5), si otterranno le (M+1) radici ωi relative alle soluzioni esponenziali della soluzione omogenea associata alle equazioni (9) e (10). Come noto, la soluzione generale è data dalla somma della soluzione omogenea e di quella particolare. Asintoticamente, se il sistema dopo la perturbazione è ancora sottocritico, si raggiungerà un nuovo livello di potenza (relativa), dato dall'espressione: Pas = ζ + ρsource , ζ − ρgen (13) che, come è da attendersi, aumenta con ρsource e ρgen. La quantità ζ rappresenta una misura della sottocriticità. Per dimostrarlo, consideriamo dapprima due misure di sottocriticità generalmente adottate: 4 K eff = < φ *o , χS f ,o φ > o (14) < φ o , s o > + < φ o , χS f ,o φ > * * o K source = < u, χS f ,o φ > o (15) < u, s o > + < u, χS f ,o φ > o dove u è un vettore unitario. Keff è un fattore di moltiplicazione associato al modo fondamentale del flusso neutronico. Esso è importante negli studi di sicurezza che implicano incidenti che possono portare a condizioni di sovracriticità. Ksource è un fattore di moltiplicazione in cui si tiene conto del flusso reale prodotto dalla aorgente neutronica, e quindi dato dalla sovrapposizione di autofunzioni. In questo caso non si tiene conto dell'importanza dei neutroni di fissione e di quelli della sorgente in * rapporto alla potenza. Considerando invece l'importanza n o , e ricordando che < n o s o >= 1, possiamo definire il coefficiente di moltiplicazione * K sub = < n *o , χS f ,o φ > o 1+ < n *o , χS f ,o φ o > . (16) La quantità ζ può quiindi essere scritta come ζ= 1− K sub , K sub (17) e può essere chiaramente assunta come una misura adeguata della distanza del sistema dalle condizioni di criticità. * E' facile verificare che con l'approssimarsi di Ksub all'unità, la funzione n o diverge, mentre la sua distribuzione spazio-energetica si approssima a quella del flusso aggiunto standard. Corrispondentemente, ρgen converge al espressione standard ella reattività, data dalla (12). Abbiamo visto come la quantità ρgen abbia nell'equazione della cinetica puntuale un ruolo analogo a quello della reattività standard definita per i sistemi critici. Possiamo anche verificare come questa quantità, per la stessa perturbazione parametrica, produca una variazione decrescente della potenza con l'aumentare del grado di sottocriticità. Ciò è dovuto alla presenza nella (9) del termine ζ(1-P), collegato alla 5 presenza della sorgente, Con l'aumentare della sottocriticità questo termine infatti cresce (in valore assoluto) con ζ. 1 Da notare come i coefficienti che appaiono nelle equazioni (9) e (10) abbiano tutti un significato fisico. La reattività generalizzata ρgen, in particolare, può essere determinata sperimentalmente. Infatti, come si vede dalla (13), essa corrisponde, con il segno cambiato, al valore (determinabile sperimentalmente) di ρ source associato ad una variazione di sorgente tale da ripristinare (asintoticamente) la potenza iniziale. In base a quanto detto sopra, si può concludere che per un sistema sottocritico l'importanza appropriata da utilizzare come funzione peso dei processi neutronici è la * funzione n o , cui è associato il coefficiente di moltiplicazione ksub. L'affermazione precedente è pertinente allorché la cinetica puntuale viene usata per calcoli di transitori tali da mantenere il sistema al di sotto delle condizioni critiche, per esempio nello studio di transitori durante le normali operazioni del reattore. In casi di analisi di transitori conseguenti a eventi accidentali che possano comportare condizioni di sovracriticità, l'uso della funzione aggiunta standard, cui è associato il coefficiente keff sono più appropriati. Infatti, in queste circostanze, la condizione di criticità è raggiunta dapprima dal modo fondamentale del flusso, cui tale coefficiente è associato. Esempio illustrativo Consideriamo un semplice sistema a geometria infinita formato da un gruppo di neutroni ed un gruppo di ritardati. In questo caso le il sistema (1) si riduce alle equazioni: 1 dφ = −Σ c φ + (1 − β)νΣ f φ + λc + s v dt dc = βνΣ f φ − λc . dt In condizioni imperturbate, si ha: − Σ c , o φ o + νΣ f , o φ o + s o = 0 1 Ciò ha particolare rilievo in rapporto ai coefficienti di temperatura. Viene ad essere quindi ad essere corrispondentemente ridotto l'effetto delle controreazioni (negative) di temperatura, in caso di incidente di portata del refrigerante. 6 βν Σ f ,o φ o − λc o = 0 . con soluzioni φo = co = 1 so Σ c,o 1 − K o β β Ko νΣ f φ o = s λ λ 1− Ko o * La funzione importanza n o è governata dall'equazione − Σ co n *o + νΣ fo n *o + 1 γΣ = 0 Wo fo con la soluzione n *o = γΣ fo 1 1 γ Ko ≡ Wo Σ co − νΣ fo Wo ν 1 − K o Con l'avvicinarsi delle condizioni del sistema di riferimento alle condizioni critiche, e * quindi con sn,o, a parità di potenza, tendente a zero, l'importanza n o diverge. Se, al contrario, il sistema nelle condizioni di riferimento è sempre più sottocritico, essa si riduce via via assieme a Σf,o. Questo risultato è consistente con il significato di importanza. Consideriamo una perturbazione che alteri i parametri del sistema. Le equazioni che governano l'intensità della potenza del sistema, corrispondenti alle (9) e (10), risulteranno: l eff 1 − Ko dP = (ρgen − β)P + λξ + (1 − P) + ρsource dt Ko dξ = βP − λξ . dt Se dopo la perturbazione il sistema rimane sottocritico, la densità della potenza raggiungerà asintoticamente il livello: 7 Pas = 1 − K o + K oρsource . 1 − (K o + K oρgen ) Come prevedibile, la condizione per cui il sistema rimanga in condizioni sottocritiche 1− K o dopo la perturbazione è che ρgen < . Ko Assumiamo ora i valori: l eff = 10 −3 , λ=0.3 , β=0.007 . Di seguito sono riportate alcune curve dimostrative in cui sono riportati gli andamenti temporali di P per diverse inserzioni di reattività. 8 0.945 1.09 1.085 0.94 1.08 0.935 1.075 1.07 0.1 1.065 0.2 0.3 0.4 0.5 0.925 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 Fig. 1. ρgen = 0.005 (valore asintotico: P=1.11) Fig2.ρgen = -0.005 (valore asint. P=0.91) 10 12 8 10 6 8 6 4 4 2 2 0.2 0.4 0.6 0.8 2 4 6 8 1 0.02 Fig. 3. ρ gen = 0.0526 (condizioni di criticità) 0.04 0.06 0.08 0.1 Fig. 4. ρ gen = 0.07 (pronto criticità) 0.3 0.25 0.2 0.15 0.1 0.05 10 Fig. 5. ρ source = -1 (rimozione della sorgente) 9 20. Il reattore ADS Viene chiamato ADS (Accelerator Driven System) un reattore sottocritico il cui livello di potenza è sostenuto da una sorgente di neutroni di spallazione mediante l'uso di un acceleratore di protoni. I motivi che stanno determinando un interesse crescente per questi sistemi possono essere riassunti nei seguenti punti: − − − la distanza dalla criticità in questi reattori equivale ad un supplemento di neutroni ritardati (si veda nell'equazione (9) come l'indice di sottocriticità ζ, abbia un ruolo analogo a quello della frazione β). Questa proprietà, in particolare, consente di considerarli meglio adatti dei sistemi critici nel ruolo di incineritori di attinidi minori, in considerazione della relativamente piccola frazione di neutroni ritardati associata a questi elementi. essi consentono, in linea di principio, di evitare l'uso di barre di controllo per l'operazione del reattore e per seguire l'evoluzione della reattività durante il burnup. Ciò porta all'esclusione di incidenti di reattività conseguenti alla estrazione accidentale delle barre di controllo (anche se vi sono proposte in cui tali elementi sono presenti, per poter operare con un acceleratore con corrente del fascio protonico costante). Essi consentono di destinare una parte di neutroni per aumentare il tasso di trasmutazione (incinerimento) dei nuclidi pesanti e/o prodotti di fissione a lunga vita (p.es.,Tc-99 e I-199). Ciò comporta naturalmente un costo energetico. Tra i problemi che un ADS comporta, rispetto al reattore critico corrispondente, oltre al costo energetico su citato per il funzionamento dell'acceleratore (dell'ordine del 10% della potenza nei sistemi attualmente considerati), possiamo annoverare: − − − la distorsione del flusso neutronico in prossimità della sorgente, che altera la distribuzione di potenza collegata al modo fondamentale. Questa distorsione è ridotta per valori di Keff non troppo discosti dall'unità. Essa può essere mitigata con una opportuna strategia nella distribuzione del combustibile e/o veleni bruciabili; la riduzione (come osservato nel capitolo precedente) delle controreazioni di reattività associate ai coefficienti di temperatura (negativi, per gli effetti densità e Dopper), necessarie a mitigare incidenti di portata del refrigerante; l'eventualità, seppur remota, di non arresto della corrente che alimenta l'acceleratore in caso di incidente. Questa eventualità può essere rimossa se l'alimentazione dell'acceleratore viene collegata, a parte la fase di start-up, alla corrente prodotta dal reattore.. In questo caso si può dimostrare che il dunzionamento dinamico del reattore è associabile a quello di un reattore critico. 10 Costo energetico dell'acceleratore Si è già detto che il funzionamento dell'acceleratore ha un costo energetico. Questo si traduce in una perdita di efficienza dell'impianto che aumenta con la sottocriticità. Per illustrare questo concetto, consideriamo un sistema sottocritico nello schema semplificato ad un gruppo considerato nel capitolo 12. Ricordando la (12.12), in condizioni asintotiche si avrà: p φ( x, t ) = K∞Σa ∞ ∑ n =1 ( n disp.) K n Sn nπx . cos ( 1 − K ) a n (18) dove Sn sono i momenti della sorgente nell'espansione in serie di Fourier. Assumendo per semplicità una distribuzione della sorgente eguale al modo fondamentale del flusso (in questo caso di forma cosinusoidale), moltiplicando per νΣf ed integrando su tutto il nocciolo (assumendo un'area trasversale di dimensioni unitarie), si ottiene la sorgente dei neutroni di fissione: ϕνΣ f Vcore = pνΣ f K1 K ∞ Σ a (1 − K 1 ) ∫core S1 cos K 1s πx dx = , a (1 − K 1 ) (19) dove Vcore è il volume del nocciolo, ϕ il flusso medio e K1 l'autovalore fondamentale ( ≡ K eff ). L'espressione (19) vale naturalmente per qualsiasi geometria del nocciolo. Deriviamo nel seguito una semplice espressione della perdita di efficienza dovuta alla potenza assorbita dall'acceleratore, evidenziandone la dipendenza dal livello di sottocriticità e dai parametri associati all'acceleratore. Consideriamo la potenza dell'acceleratore (in MW): Wacc = cEp/fb , (20) dove c reppresenta la corrente (in mA), Ep the l'energia dei protoni (in GeV) ed fb l'efficienza dell'acceleratore. La sorgente neutronica risulta s = n /mA c = n /mA f b Wacc , Ep dove n/mA rappresenta il numero effettivo di neutroni al secondo prodotti per 1 mA di corrente. 11 La sorgente di fissione data dalla (19) potrà quindi scriversi: ϕνΣ f Vcore = n/mAfbWaccKeff /Ep(1-Keff) (21) La quantità n/mA è una funzione crescente con l'energia Ep dei protoni. Una corrente di 1mA corrisponde a 0.625x1016 protoni/sec. Denoteremo come p/mA questa quantità. Indicando come "m" il numero di neutroni prodotti per ciascun protone che colpisce il target (per esempio di tungsteno, o piombo)2, ed assumendo un peso "g" per questi neutroni3, si ha n/mA = gmp/mA. Il rapporto Wacc/We può essere visto come la frazione di elettricità persa in un impianto di potenza elettrica We (=feWt). Sostituendo nella (21) ϕΣf Vcore con Wt/κ, dove κ rappresenta le unità di energia (in MJ) per fissione, risulta: Wacc/Wt = νEp(1-Keff)/ Keff κfbgmp/mA (22) . ossia Wacc/We = νEp(1-Keff)/ Keff κfbfegmp/mA . (23) Ricordando la (20), possiamo anche scrivere l'espressione relativa alla intensità della corrente occorrente in un reattore ADS di potenza e livello di sottocriticità assegnati: c = Wt ν (1-Keff)/ Keff κgmp/mA . (24) La potenza del fascio sarà: Wbeam = EpWt ν (1-Keff)/ Keff κgmp/mA . (25) Si assume generalmente che l'energia ottimale Ep dei protoni sia dell'ordine di 1 GeV. Ciò è suggerito principalmente dalla necessità di limitare il danneggiamento del materiale che costituisce la "finestra" attraverso cui passa il fascio di protoni4. 2 Il numero di neutroni di spallazione (m) prodotti per un protone che colpisce un target di piombo con energia Ep, nel range di energie di interesse, aumenta secondo l'espressione empirica (S. Andriamonje, et al., Physics Letters, B 348 (1995) 697): m = 3.717x10-5 Ep2 + 3.396x10-3Ep - 0.367. Indicazioni recenti danno valori diversi, inferiori di circa 10÷20%, per protoni di 1 GeV. 3 Ciò, per tenere conto della loro importanza (in relazione alla potenza del sistema) rispetto a quella, media, dei neutroni di fissione. 4 Il numero di neutroni di spallazione per protone incidente aumenta con l'energia Ep (v. nota 1), e, quindi, aumentando questa, la corrente protonica diminuisce corrispondentemente per produrre la stessa sorgente di neutroni. 12 Quindi, assumendo keff=0.96, fb = 0.5, fe = 0.38, ν=2.7, m=33 e g= 1.2 e ricordando che κ (energia per fissione) è dell'ordine di 200 Mev (= 3.2 x 10-17 MJ), otteniamo: Wacc/We = 0.074 , Wacc/Wt = 0.02 , c = 0.014 Wt . In questo caso il 7.4% della potenza elettrica è assorbita dall'acceleratore. Per una potenza termica di 840 MW (corrispondente alle dimensioni di un reattore tipo PRISM), per un valore Keff=0.96, la potenza assorbita risulta Wacc= 24 MW, corrispondente ad una corrente protonica di circa 10 mA. Poichè κ = (MJ) / fission , si ha anche, denotando con "e" la carica elementare dell'elettrone (in coulomb) 103 κp / mA = κ κ (MJ) / fission ≡ = = (MeV) / fission = εf (≅ 200 MeV) e / sec e (MJ) / MeV 1(proton ) / sec per cui nelle espressioni precedenti il prodotto κp/mA può essere sostituito con 10-3εf ( ≅ 0.2 ). 13
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