Ipotesi eziologiche Teorie chimiche a) Neurotrasmettitori - La malattia di Alzheimer è associata a riduzione dei livelli cerebrali di vari neurotrasmettitori, in particolare di acetilcolina (ACh). b) Sostanze tossiche - Alcuni studi hanno evidenziato la presenza di quantità anormalmente elevate di alluminio nel tessuto nervoso cerebrale di pazienti affetti da Alzheimer; tuttavia l'esposizione ad alti livelli ambientali di alluminio non sembra costituire un fattore di rischio. Lo zinco sembra esercitare effetti di segno opposto sulla patogenesi dell'Alzheimer, in rapporto alla quantità presente nel tessuto nervoso cerebrale. Livelli eccessivamente ridotti di zinco sembrano favorire lo sviluppo della malattia, mentre un eccesso di zinco sembra favorire l'aggregazione della proteina betaamiloide e la formazione delle placche senili. c) Alterazioni metaboliche - La tomografia a emissione di positroni (PET) permette di valutare il metabolismo energetico del tessuto nervoso in termini di consumo di glucosio e di ossigeno. Nei pazienti affetti da Alzheimer si riscontra una netta riduzione del metabolismo energetico in corrispondenza delle zone cerebrali colpite dalla malattia. La teoria genetica Sebbene il morbo di Alzheimer non sia una patologia ereditabile secondo le modalità mendeliane, si conoscono casi nei quali la malattia presenta un certo grado di concentrazione familiare, pur non avendo una chiara modalità di trasmissione genetica. In casi come questi è importante stabilire se la familiarità dipenda da caratteri ereditabili (marcatori genetici) oppure da fattori di rischio non genetici, come l'esposizione di tutti i membri della famiglia a una tossina o un agente infettivo. Nonostante alcune scoperte, il ruolo dei fattori genetici nella patogenesi della malattia resta ancora in gran parte sconosciuto. In molti casi la malattia non mostra alcun tipo di familiarità; inoltre, molti dei marcatori genetici evidenziati nei casi di concentrazione familiare presentano un alto grado di variabilità interfamiliare. Quest'ultima osservazione lascia ipotizzare l'esistenza di varie forme della malattia, differenti per cause e fattori di rischio. La teoria immunitaria In alcuni casi il sistema immunitario, preposto alla difesa dell'organismo dagli agenti patogeni esterni inizia ad attaccare i propri tessuti attraverso reazioni anomale denominate risposte autoimmuni. I fenomeni di autoimmunità possono dipendere oltre che da disfunzioni specifiche del sistema immunitario, anche da altre cause, in particolare da processi patologici che comportano lesioni di organi, tessuti o cellule (es. infezioni virali), dalla presenza nell'organismo di particolari sostanze (soprattutto di natura proteica) e da fattori genetici. Nel caso del morbo di Alzheimer, alcuni ricercatori ipotizzano che l'invecchiamento naturale dei neuroni possa indurre modificazioni biochimiche tali da scatenare risposte autoimmuni in soggetti particolarmente vulnerabili. Sebbene alcuni pazienti in effetti possiedano autoanticorpi anti-tessuto nervoso cerebrale (la presenza di autoanticorpi contro organi, tessuti o cellule è indice di possibili reazioni autoimmuni), anticorpi di questo tipo sono stati individuati anche in soggetti sani. In attesa di riscontri sperimentali definitivi, la teoria immunitaria resta un'ipotesi di lavoro attuale e particolarmente suggestiva.
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