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CANTI
AVELLINESI
POPOLARI
ILLUSTRATI
V.JL_
n'
BOLOGNA
TIPI
FAVA
E
GARAGNANI
1874
J^é^x^,
j^
SEP 6
Estratto dal Periodico
—
:
Studi
\%ttO
Filologici,
Storicie Bibliografici
Il Propugnatore
—.
Voi. VII.
jfiL'v-^v-Eie.TEijrzjL
è
Avellino
Principato
Chi
di
vago
Istoria
di
di
\
Dicembre
della
1871
45
un
notizie
storiche
Pionati
bramasse
Chi
di
\ nella
1872.
statistiche,
infoilo
Avellino
\
Censi31
Piazza
Irpina,
bel
Questo
di
del
Mezzanotte
] Tipografia
|
metti,
volu-
( quattro
opuscolo
Comune
Popolazione
le Ricerche
notizie
l'accuratissimo
47
elettorale.
consultare
(1) può
di
Provincia
collegio
essa
Serafino
|| Avellino
N.
Libertà
della
ad
intitolato:
pagine,
generale
mento
intorno
1828-29).
procacciarsi
trentadue
ad
di
Avellino
Napoli,
faccia
avere
nome
al decennio
anteriori
pe'tempi
dà
e
della
capoluogo
presente
Ulteriore,
fosse
suW
al
dovuto
lavoro
,
principalmente
(i)
Decennio,
borbonici
Bonaparte
dalla
caduta
all'opera
solerte
chiamavano
i liberali
addimandavano
e
di
Gioacchino
di
Re
occupazione
Gioacchino
Murai;
alla
del
di
consiglier
Napoli,
militare,
quinquennio
Rivoluzione
quel
cioè
i
poi
dicevano
del
comunale
periodo
Regni
M.DGGC.XXI.
di
il
che
Giuseppe
periodo
i
4
_
avvocato
-
somministra
Costantino D'Agostino,
ogni notizia
del Comune.
Debbo
popolazione
alla benevolenza dell'egregioCommendatore
Francesco
che tanto giovacon l'opera
studi linguistici
sua gli
Zambrini,
di poter pubblicarequestiCLXXXVIII
e
dialettologici,
canti popolari;de' quali CLI sono
Canti propriamente
detti (rispetti
e XIV,
o villote);
XXIII, scherzi infantili;
Ninne-Nanne. Li debbo tutti alla colta signorina
e
lissima,
gentiClelia Soldi,la quale li ha raccolti e trascritti
ed esemplare.
Ho osato ringraziarcon
somma
diligenza
desiderabile intorno
la
nela indirizzandole alcune
non
strofe,che trascrivo,
perchè
documento
anzi solo e come
pregevoli,
della riconoscenzamia ed acciò dopo l'ostica lettura meglio
si assapori
la spontaneabellezza e non
fucata dalle
canzoni popolari.
nel com(Prego ilprotodi far adoperare
o parigèno
o perla
o diamante;insomma
porle:nompariglia
il carattere più microscopico
possedutodalla tipografia).
le stimi
I. Come
ne' vòrtici
Glauchi
precipita
Crocesignàndosi
Il marangone
di
Svelle,
e
da le
rupi T ostriche
perlegràvide;
II. Come
rimugina
Le cieche viscere
De'
La
man
gioghialtissimi
del minator che gemme
Rinvergao
III.0
fulgide
aurìfero;
quarzo
il cénere
come
Che involve i rùderi
Di
Pompei scavano
,
Fiorellie' suoi,le nobili reliquie
Cercando d'altri sècoli:
5
—
—
VI. Cosi de' villici
Ne
la memòria
Fruga, svellendone
Gr ingenuicanti in cui si piacqueil pòpolo
Fiero del nostro
Sànnio
E notali
Irpino.
Prima che muòjano
Appo l'instàbile
V.
l'arie
Volgo, che ormai lor preferisce
D'opere buffe e ^rie,
VI. Ove
pompeggiano
Vezzi ed illècebri
Di dotta mùsica,
Ma
le grazienatie,
l'affetto,
l'Impeto,
E spesso '1 senso
mancano.
VII.
l'opera
Prosegui
o Clelia;
Leggiadra,
Né
La
noncuranza
ten
distòlgano
de' negghienti
o Y improbo
Sogghignodeglistolidi.
Le
donne
sono
uomini ed hanno magpiù atte di nojaltri
gior
raccogliere
questiprodottidella fantasia
agio per
rabattano
popolare.E sarebbe desiderabile che le tante che si arla ridicola nomea
di letteratesse,
per conseguire
attendessero invece a quest'utile
opera e modesta. La
si limita all'ordinamento
parte mia in questa pubblicazione
alla rettificadell'Qrtografia
ed all'agalfabetico,
giunzione
di alcuna delle quali(massidelle annotazioni;
me
di quelleche descrivono i giuochipueriliin cui si
mi è stata somministrata
adoperanoparecchie
canzonette)
la materia dalla raccoglitrice
stessa. Mi è accaduto di ve-
der
e
parecchiuùinini positivi
praticideridere compassioDevolmeDte
il tempo e la faticaspesi ìd lavori siffatti.
Io non
vogliorisponderloro che con alcune paroledi un
medico
lombardo, desunte dal curioso libretto intitolato:
Peregrinazione
\ nella Liguriae nel Piemonte \ o \ Lèttere
Iscritte di là \ dal \ Dr D....Ì G..J \ al \ Dr N...A G....0
i;Codogno\ Dalla Tipografiadi Luigi Cairo \ 1830.
bello studio quello di raccogliere
Non sarebbe un
«
e
tutti questidialetti?....
Tu dirai: É con guai
classificare
»
i
"
vantaggio? Il vantaggiote lo esporrà chi conosce
»
e la storia,la posizione
rapportidi un dialetto parlato
le leggi,i costumi, ecc. di chi lo parla.
»
topografica,
affrontò
Altronde pochi anni sono, un
naturalista non
»
fatica di raccogliere
»
coraggiosamentela pazientissima
Diclassificaregli animali microscopici
»
e
petrificati?
mando
io pure: e con
al)"
Se non
guai vantaggio?..,.
»
che vistro, e glianimali ad occhio nudo impercettibili
»
sono
fatti;ed i fattibene
sero, ed i dialettiviventi,
»
ordinati,tu sai che possono un
giorno o T altro es—
*
»
utili.»
sere
osservazione. Nel
Un'altra
—
fascicolo di
degliAnnali
Maggio e Giugno .MDCGCXXXVII
Civili del
parlòdel dialetto napoletano:
Regno delle due Sicilie,
—
«
»
il chiarissimo letterato Raf-
eruditissimo discorso
con
faele Liberatore
vita di Dante
Sarebbe
».
—
del Balbo,
strano
Così lo encomiava,annotando
che
fu
che io consentissi
con
uno
censore
un
la
borbonico.
censore
nico,
borbo-
questidicesse cosa vera. La chiacchierata sudel Liberatore,
ingemmata di qualchesgramperficialissima
maticatura,
direttamente forse
non
conosceva
prova ch'egli
nessuno
degliscrittorionde ragiona strascicandosi sulla
da lui abbreviato o parafrasato.
del Galiani,
Prova
falsariga
eh' eglinon era capace di avere una idea propriasullo argomento
0
che
che tratta. Prova
neppure
a
dovere
finalmente
il dialetto; difatti
p.
che
e.
non
conosceva
la parola
interpreta
7
—
—
che pur troppovergognosamentericorrespesso
vernacchio,
neir
di parecchie
ne' titoli
e persino
napoletano
opere;
uso
come
fatto
indicassesoltanto un
se
la bocca. Questa è l'accezioneodierna
con
del'vocabolo ;
Idda
voleva
il suono
ma
all'epoca
in
cui
della trombetta
venti 'brani che
di
piùusuale
scritta la Via-
venne
e
significa
significar^
pur
scherno
di
rumore
osceno
tuttavia
mente
precisa-
Barbariccia. Ho
convalidano
senti
pre-
sterà
baquest'asserzione:
dell'opuscolointitolato
che rimandi all'epigrafe
: Lo
Vernacchio,
Respostaa
lo Dialetto Napoletano
lando
Par(1779).
diceva il Liberatore
de'canti popolari,
*
»
:
—
«
Quanto
della
poi alle poesieliriche,
Napoli,quest'antica
figlia
di canti popolari,
massime di quelli
Grecia,non manca
che s'intramezzavano
le danze
qualirisalgono
al tempo degliSvevi e degliAngioini.
Della maggior
»
soltanto i primiversi o le prime strofe,
»
parte si sanno
alcuni sen cantano ancora.
Né ci meravigli
»
che non se
in un paese
»
se ne siano conservati in maggior numero
in cui v'ha più immaginazioneche memoria; ove l'i»
stinto poetico
»
portail volgomedesimo ad improvvisare
;
si generale
il popolo
è il bisognodi cantare;ove
»
ove
chiede impaziente
B
ognigiorno qual sia la nuova canSembra
abbia
»
zone
»
che un napoletano
impossibile
voluto parlarede' canti popolari
delle sue Provincie
senza
il popolo (ilcuoco, la batia,
la fantesca,
il
interrogare
gnare
che glieneavrebbe saputo insecontadino,il bracciante)
migliaiaed avendo solo presente la Grammatica
del Galianit Ad ogni modo, chiunquedarà un'occhiata a
tarsi
potràaccerquestaed allealtremie pubblicazioni
congeneri,
che delle nostre canzoni avanza
qualcosapiù che i
primiversi soli;e che non potrebbonoesserne avanzate le
sole prime strofe,
perchènon erano composte di strofe.Né
detta e credutae ripequestaé l'unica cosa erroneamente
»
—
.
con
ed i
8
—
—
Nel Saggio| di \ Canti
poesiepopolari.
PopolariI raccolti |nel Contado | di Ancona ||Ancona \
Per Sartori Cherubini \ con
quattro
approvazione
| 1858 (ventiche contiene diciottorispetti
paginein 8."*piccolo)
italianizzati
e pabblicati
e dieci stornelli,
per nozze da Luigi
dere
Bianchi ed EugenioRumori, prete; ilsecondo non può chiutata intorno alle
Avvertimento
un
un'
»
torna
»
zoni che abbiamo
Tb
»
»
alla Raccoltina:
«
—
senza
che sebben fatta da altri,pure
osservazione,
»
»
premesso
a
di ripetere;
ed è,
proposito
ci
che di tante Can-
e quasi
(e sono oltre a cinquecento
ha pur una, che
tutte trattano di amore) non
ne
ve
accenni a cosa men
pudicaed onesta.... Cosi a questi
buoni e semplici
campagnuoli....
mantenga sempre iddio
della
l'integrità
fede e del costume
coi pochi desie
deri la pace del cuore
».
i campagnuoli
anconitaniavran
»
—
Amen!
ma
probabilmente
taciuto per debiti
riguardi
più spiattellatamente
5
ammettere
che la
osceni;non potendosi
ragionevolmente
poesìapopolareanconitana sola fra tutte le altre Italiani,
manchi di canzoni più o men
ciniche ; il che equivarrebbe
d' indole e di costumi dial dire che gli anconitani son
versi
da tutti ì rimanenti Italiani,
anzi da tutti gli altri
uomini. Di allusioni crude, più o men
velate,e che il
volgoripeteingenuamentesenz' attaccarvi malizia perchè
delle plebisarà sempre
il linguaggio
molto men
doso
riguaral Rumori
sacerdote,i loro canti
,
,
e
,
schivo della conversazione delle classi colte;^se
troveranno
anche nelle canzoni presenti.
Ma
ne
come
inoltre,
cosi pure
turpiloquio,
di canzoni invereconde. Ne ho d'ogni provincia
in buon
in picciol
di
dato e forse sarebber da pubblicare
numero
Ne ho già lasciate
e con
le.debite precauzioni.
esemplari
nel saggiodi Canti popolaridelle pròcorrer
parecchie
vincie meridionali (Due voi. Torino, 1871-72). Il sopprimerle
che dalla loro lettura
sarebbe mutilare la figura
i nostri concittadinisi dilettanodel
9
—
può
uno
popolo.Ed
formarsi del nostro
terenziani: nihil humani
agliuomini
e
—
me
a
io appartengo
aliemim
puto ;
nulla d'Italiano.
soprattutto,
del 1874.
Pomiglianod'Arco, 28
Imbruni
POPOLARI
CANTI
LXXXVIl.
No'
dormo, né riposoa
Passo la notte 'ntera
Sponta lo sole
e
vui penzanno;
senza
io slò
suonno;
lagrimanno;
Poveri nocchi mmii, soffri'non
Vanno
a
puonno!
lo liettope'pigliare
suonno,
cchiù pevo
Vanno pe'riposa'
(1) anno!
Si noti quel cchiù pevo (più peggio)locuzione
(1) PevOy peggio.
11 gran Basile (ed essendomi stato
sebbene
sgrammaticata.
energica,
da persona poco praticadella
di afflbbiargli
quell'epiteto
rimproverato
dichiaro
letteraturanapoletanesca,
non
attribuirglielo
pel Teagene, anzi
scrivendo:
pel Pentamerone)adoperòquesta locuzione in Italiano,
Che vita più peggior credo
sia
non
Del pescator,eh* ogni ora
Nel mobil fluttola
E sol tanto
Quel
tanno....
rose
quanno
I Disaventure
il mar
mi lascia tentar
tanto..,, quanto
vita arrischia;
riposoin fermp lido,
Quanto più scosso
Non
sua
sottolineato é
da fieriventi
l'acquacol
un
remo.
cattivo italianizzamento del
Vedi Le | Avventu.
(allora....
quando) napoletanesco.
di
Già.
Battista \ Basile il pi\ Favola Maritima |
gro;-\academico stravagante\ di Creta. \ Con
e privilegio
\\[n Venetia,MDCXII \Appresso
licenza
Sebastiano
de'
superiori
Combi
{In
10
—
—
CXLIII.
Vaticaliello
(1)mmio, vaticaliello
,
Porta 'sto core
'nnant' 'o cavallo;
ramio
Portolo 'ntorniato a lo
Come
cappiello
tovaglia.
lo 'retòpuuto
a la
CXXXVHI
Tutti
l'hanno ditto che
mrae
ti lascio (2);
'Sto juorno no' lo pozzono vederle.
Io a chillo voglioe a chillo mmi
piglio,
No'
dodicesimo
mme
ne
curo
di centrentadue
ca
passo
travagli.
pagine)Atto I, Scena
I. Nessuno
gridila
addosso al Basileper questo idiotismo.Ben altrine
ha fatto di
anzi
peggiori: « Il Bembo, tenuto scrittore di purgatissima
lingua,
croce
—
»
d'eleganza,
segnatamentenelle
notato per eccesso
^
Casa,
Vita del Cardinal
in
di mi
»
ho curato
»
(Bembo. Leti. Voi.
»
per
»
terno;
»
dialettidiversi hanno
»
letterariae nazionale in
»
»
vece
lungostudio
e
Bembo)
sono
scrive col dialettoVeneziano
che è
curato
,
IL Lib. IH. al RamnusioJ.
molti il contrastino,
non
Ma
però è
non
Italia,
può mai,
ninno
dialetto ma-
suo
meno
che i
vero
a comporre
perpetuamentecospirato
mai
mi
propriode! Fiorentini
eh' ei faccia, divezzarsiaffatto dal
comeché
lettere (Della
sue
lingua
una
da veruno, intesa«semparlata
bene secondo V ingegnoe Y arte e
pre da tutti, e scrittapiù o men
il cuore
benissimo il Foscolo.
degliscrittori.» Cosi,
piùch'altro,
—
,
anche trainiere,
cioè
(1) Vaticaliellodiminutivo di vatecale (dicesi
conduttor di traini)carrettiere,
cavallante. Retopunto,impuntura.
vaglia,
Toed anche quelpannolino
che
scuigamano
ripiegato
le foresi portavano
in capo e che in Valle Caudina addimandano magnosa. Il Mazzarella-Farao dice esser
di antica camicia simile agli
« spezie
pure:
la fa venire l'
dalde' nostri Zoccolanti e Cappuccini
e
»
»
asciugatoi
—
—
ebraico
thub,tela di lino. Le
del Mazzarella-Farao
e
sono
ebraiche
etimologie
quelladi
nome
la monomania
Vincenzo Padula.
(2) Che ti lascio,di lasciarli.'Sto juorno
di vedere
muojono d'impazienza
erano
no* lo pozzono
vedere;
il giorno(in cui ti lascerò).
La
di chiesa. Jamo, andiamo.
donna,
Ma-
H
—
—
jaraoa messa a la Madonna
Parimo tutti dui figli
a 'na mamma!
Quanno
nce
XCIX
la sottana;
Prevetariello(l),*jeita
Come
sai dormi'
nce
Quanno
la
sera
mogliera?
senza
li vai
corcare
a
Truovi lo lietto friddo
li
e
Quanno lo liettoè frisco e
È
come
a
Tarbero
sicco
despieri.
senza
senza
donna
fronne.
11.
Amore
Mme
sì' tornato!
mmio, come
(2);
paripolecinoappagliaruto
Si' fallo viecchio
Forze nisciuna
e
non
te si''nzoralo (3)
:
(4) donna
t' ha voluto.
XXXIV.
Da che li sì' partuto n'haggio(5) riso;
Vedo li panni tui e sempe chiagno;
di prèvete),
preticciuolo.
pretàccolo,
(1)Prevetariello (diminutivo
solo a' sacerdoti la massima che abbiamo
Questo canto applica
:
nel IV de' XXXIII Canti popolaridi Mercogliano
Lo
E r
maro
no'
ommo
(2) « Appaglìarato,
»
»
»
»
dormentato, ammiserito
po' stare senza
no' po' sta'senza
morticcio,
dal
l'onna,
la ronna.
avvilito per timore,
freddoo
da
trovata
simil
malanno.
mezzo
ad-
Metafora
la paglia
si addormentano. Ciucpresa da' cavalliche dopo mangiata
a le case, appaceide,Canto XII, Stanza LXIII: Nche arrivajeno
li
matarazze
Così il Galiani.
sse
»
| 'Ncopp'a
jettajeno.
gliarute
—
Polecino
stordito come
appagliaruto:
il
pulcinoche
s'accovaccia per
dormire nella paglia.
solo
forse da inuxorato. E 'Nzorarse si dice
(3) 'Nzorato,ammogliato',
dell'uomo
l'ammogliarsi
anche della femmina :
Italiano,
non, come
,
gli animali a cui s' ammoglia (Dante),
(4) Nisciuna, nessuna.
Canto CXVII, n" è venuta, non
(5) N'haggio, non ho. Similmente,
è venuta. Chiagno,piango.De lo tujo paese. Vedi l'annotazione al
Molti
son
canto
CXIV.
12
—
—
le gente de lo lujopaese,
Co' le lagrimea V uocchi l'addimmanno;
Vedo
No'
so' nienti,
mme
Pure
pe'ti mannare
le faccio amici
mme
salutanno.
CXXIV.
So' staio
a
chelle partie mo' 'mmi torno
Pe' remirare
Luna
'sto viso moderno;
de notte, e sole
d'ognijuorno(I),
Stella diana,para viso eterno.
Addò' nei stati vui ne' è sempe juorno,
Fiorisceprimaveradint''o vierno (2)I
XLIX.
Faccio l'amore
Dice:
ca
(3)no' vole;
anni.
quinnici
mmia
mamma
e
nò' nei so' de
forse meglio,sole
(1) Sole d'ognijuorno altrove,
Stella diana, stellamattutina;
da dì.
diana, aggettivo
classici.
i
nt)stri
Berni:
(2)Pensiero frequente
appo
(CantoIII.Stanza LXVIU):
y
Dormir
X
mezzujorno.
Orlando Innamoralo
la vede in atto tanto adorno
Che pensar non si può, non che si scriva:
Parca che Terba le florisseintorno,
E d'amor
Adone
Marino,
a
ragionasse
quellariva.
(CantoXIV, Stanza CCXLI):
Non
molto va, che al dilettosoparco
Dorisbe bella a passeggiar
ritorna;
E rende d'aurei
pomi il grembo carco,
E d' intrecciatifior le trecce
Io
Di
adorna.
giuro*
giuroper Y arco
per lo strai,
que'begliocchi dove amor soggiorna.
Che io vidi ad infiorarl'orme
amorose
Non
le
so
per qualvirtù,nascer
rose.
Nella Nov. V. della Giorn. X. del Decameron, v*è
fioriscein
mezzo
al
verno
per forza d* incanto.
—
incomincia: Quanno sponta lo sole,sponta vascio,
|3) Altrove,
meglio:e
mamma
tua
una
primaverache
Cf. col canto CIV che
no' bole.
13
—
L'
essa che vole?
vogliofa',
mmi
vole.
schiatta e lo figlio
amore
La
—
mamma
*
CXXIX.
Tengo
Co'
'na
no'
mamma
una
Vorria la
'n 'auta ne
e
mamma
pozzo stare;
nce
de ninnillo mmio
mamma
E juorno e notte la vorria
XL.
vasare
(I).
(2)
E fussi accisi li curti
li curii!
e
co' li lunghivogliofare!
L'amore
Si vidi
vorria,
quanto è lungo
Peppinommio
'no
Quanno cammina
Quanno cammina
Povera amante
gigantepare.
fa trema' le case:
riposa!
come
ssoja,
XLIV.
Faccia de la merola volante,
'Sta maritata tojano'
serve
a
niente.
Mo' chi t'ha' miso 'sto viecchio de canto?
(1)Non
di
so
se
possa
marito:
prender
Che le
verecondia
con
esprimersi
nozze
D'onesto no,
maggiorel'impazienza
affret.tar,
segno è pur vivo
ma
lascivo.
ben d'amor
Basile,Teagene,li,43.
(2)Confronta
col medesimo
col canto: Quanto
musso
bella,
si
Fussi accisi
distico.
fossero uccisi.Si
narra
di Giacomo
,
con
T"**,che esule in Pisa,parlando
dicendo: V accidettero. Gli
de cirasa che termina
terminasse
toscani,
un
conto,
rac-
sero
lo richiecomprendendo,
uditori,
del vocabolo;e lui,dopo essersi raccolto alquanto
r
significato
lo trucidarono. Cosi parlavano
o
e scrivevano quasituttii napoletani,
termini enfaticied ampollosi
con
o frammischiando parole
vernacole,
prima
non
del
benefica del
dell'opera
marchese Basilio Puoti.
14
—
Tutta la notte dorme
E
come
a
no' fa niente.
e
cchiù
'n auto
pigliatello
Che sia
^
galante
ubbiriente.
mme
CI.
Quanno nei
siti a la chiesa
sposare,
'No travo 'nnanti pezzatiancappare;
E quanno l'acqua-santave pigliate,
a
*No serpe 'ramano pezzate ancappare;
A chillo pizzo(1)addò' v' addenocchiate,
'Na fonta
d'acquanei
sorgire;
pozza
E chillo prèveteche v'ha da sposare,
'Ncopp'aTartare pozza riraanire;
Quanno
'No
nei siti a tavola
muorzo
Quanno
nce
'ncanna
ve
siti la sera
a
mangiare
pozza 'ntorzare(2);
a
corcare,
Nò' vi pezzate sose' la matina;
E chello poco 'e (3)dote che pigliate.
No' vi pozza abbastà' de medicine;
Tant' anni 'nfunno 'e liettopuozzistare,
Quanta parolaassieme
avimo
ditto
(1) Pizzo, angolo,posto.Addemcchiate
,
(4)!
Fonta,
ìngiaocchiate.
fonte.
(2)Vi si possa attraversare,fermare un boccone (muorzo) in gola
in modo che rimaniate soffocato sose',alzare.
('ncanna);
di de, cioè di, segnacaso del
(3)^E, abbreviazione frequentissima
in
Poco
*e
di
dote,poco
genitivo
dote,poca dote; 'Nfunno 'e lietto,
fondo di letto (a letto).
(4) Imprecazione
potenteche però mi ricorda
dello:
»
%
»
—
«
un
I nostri vicinibergamaschi
quandosentono
,
motto
del Ban-
alcuno che
ma-
il cacasangue, la febbre,
ledicendo il compagno glidice: ti venga
dire : lo non so dir tante
il canchero e simili imprecazioni
sogliono
,
cose, ma
io vorrei che tu
fussimorto.
»
—
13
—
XVUI.
Bella che vai
r amore
Dimmi
a
—
E
((
e
—
(I)
viene da la Francia
come
ss'accomincia?
Ss' accomincia co' suoni
fenisce co' pene
sse
e
e
co* canti,
tormenti
».
—
LXI.
vogliolo vìrolo (2),mamma,
Ghillo mmi nota la prima mogliera;
Vogliolo bello mmio de mò' fa' 1'anno
Io nò' lo
Chillo mm'
amava,
voleva bene.
e mme
XXVII.
(3)
(4)
hai,ninnilla mmia, che stai afflitta?
Sempre ti vedo co' lo chianto a 1' nocchi?
Che
(1)Mi
frammento
dimostro in nota ad
d'una
canzone
dimostrare ;
si possa
indurre
aver
un
canto
gessano, nel mio
Canti popolaridelle provinciemeridionali,
questo
di
saggio
esser
sembra
sul Savonarola:
giacchéin
per
rispetto
teso
quanto,ben in-
siffatticasi dimostrare
signiGca
presumere.
a
la prima mogliera. Dice alla
nota
(2) Vìrolo, vedovo. Mmi
le noterebbe semdi non voler isposare
il vedovo perchéquégli
pre
mamma
la primamoglie.
0 nominerebbe
ma'
da un
De
fa l'anno, d*un anno
la, che mi corteggia
(3)
che mi ganzava anno.
in questocanto mi sembra di aver dimostrato un* allusione
Per
e rimando d* Canti di Gessopalena.
qualchefatto storico;
in qua,
anno
o
(4)Anche
a
Nisciuno
comme
vedi le annotazioni al Canto II che incomincia Amore
si' tornalo.
Schiavoni
e
mmio,
Se per Ischiavonia debbba
intendersi il paese degli
abitata dagli
per estensione V Ungheria,
oppure la regione
schiavi
che sada negri,da' mori,dagliEtiopi)
rebbe
(cioèda'ghezzi,
pero
e per estensione tutto T imquanto dire la Mauritania e Y Etiopia
di un semplice
ottomano ; se si tratta insomma
ratto o d' un ratto
di abjuradel Cristianesimo,
del Cicala: non sacome
prei
complicato
quello
determinare.
16
—
—
Quacche parolamàmmeta
No' vò' che
t'ha ditto,
lo tuo
parlico'
consorte.
E 'rfauta vota che ti trovo
affritta
Ti piglio
pe' la mano
e
Si vuò veni'
io ti nei porto
Da
chelle
con
mrae
partide la
te ne
porto.
Schiavonia;
Là ti nei faccio 'no castielloforte,
Nisciuno de li tui nei
po'venire.
XCVIII.
Pe' l'aria,pe' l'aria 'no flschetto!
Ghisso è ninnino mmio
Nce
vogliomanna'
lo
De
bianche
rose
chi mo'
ssi parte;
'no raraaglietto
(I),
Garofani scritti.
e
CXXXV.
rinninella(2),che
Tu
Ferma
pe' l'aria vuoli
ti dico doje parole.
pe' mente
m^zzeito.
o rammaglietto,
(1) Ramaglietto^
pe/ mentre)^
(2) Rinninella rondinella. Pe' mente (letteralmente
da
divello.Il
Padre
mentre. Sceppo(forse
e scippo,strappo,
espcerpo)
j
Casilicchionella IV Novella dellaIIIDeca dellaIV partedel suo noiosissimo
libro parladi persone occupatea
continuamente i canuti ca« scippare
pelli
—
di mezzo
ai negri.
»—
da detto: Lettere
usa
ottava CXLV
e
:
lettre e messi
a
quasi costantemente
Stanza XXIX:
r VUI
Galle,ali.Lettrecella,
letterina.Anche ilTasso
Di
viti
d' edre
e
del VII. Due
Difendea V
cento branche
edra
s' abbarbichi
e
son
al
come
salci
chi
?ion
e
\ Di
del VII: Non
\ Senton
agli olmi
\E
allaccia. Nella
dolci
come
sa
che
se
con
cento
braccia
eh' altro i bronchi
d' amor
ai salci
disunite,\ Lagrimando
che l'ha divise? Ed
stupenda
del III.Nella Cffl del-
sol V entrata
Nella CCXXVI
la- vite?
man
per
capei d'oro
incontro
armata.
spieiatoboschier
Si lagnan de la
%
edera,
volle nella CLXXVII
istessi,i tronchi, i
I Chi può dir
rini,
aggiunge.Similmente il Ma]^^\VAdone, Canto Vili.
awsssi
edra
nodi
\ L'
Edra
scuri
e
d'amor
e
rite;
fe-
sempre
falci) Da
così recise \
il Muscettola lasciòscritto:
18
-
—
CXIV.
Sienti,
commare,
Steva
a
la nuda
che mi sortivo
(2)e
mmi
volea
(1) sera,
corcare.
Chi potràmai credere che davvero un
e di falsità.
leggerezze
di Erminia sulla chitarra? ed
vetturino del Sempionecantasse l'episodio
lodi d'ogni genere
strofe
« pienedi strane
parecchie
improvvisasse
che
le aringheche vi si trovano? »
sulla Prussia e T ambra
e
»
il
Witte
T
Ariosto
Tasso
nostri
de'
il
nelle capanne
trovasse
o
pacchiani
ferma
afvoltati
in
dialetto?
ed
altrettali
b
ubbole.
L'autore
o
0 nell'originale
in Italianon esservi punta o quasipunta poesiapopolare,
appena
ricchezza
conservarsi
in
d'
antica
svanita
un'
qualche
qualcheraro vestigio
estrinsecarsiin rispetti
sentimento fuggitivo
ballata superstite,
e qualche
esser
e stornelliche poco durano; l'Italia
poesia
troppo colta per aver
dalle
detta
del
resto
accortamente
(che distingue
propriamente
popolare
d'ultim'ordine
e dalleStorie e dalleCanzonette de' letterati
Improvvisazioni
che si vendon per un soldo nellevie e su'muricciuoli e dalla poesia
letto).
in diaÈ inutileproseguire
nell'analisidi questa inezia.La strenna in
cui era inseritavisse un
altr'anno. Italia, \ Mit Mtràgen \ von
j Ida
F.
W.
Freiherrn
v.
Gaudi/,
Gràfln Bahn-Hahn,
Barthold,Franz |
fred
Gay e, C, Fr. v. Bum^hr, | H. W. Schulz. | Herausgegeben| von | AlReumont
\ Zweiter Jahrgang.\ Mit einem
\]Berlin,
Titelkupfer.
1840. I Verlagvon
Alexander
Dnnrker. (In 16.** pìccolodi AlII-328
rame) L'articolointitolato Toskanische Volkslieder.\
pagg. oltre un
\ von | Alfr. Beumont (pag.307-327) è infinitamente supeMitgetheilt
riore
alla dissertaziondel Witte. Ma il Reumont ci assicura che la poesia
Italianaé meramente
e» suppone gli stornelli esser
lirica,
popolare
dotto
proed
i
esclusivamente
roba
romanesco
rispetti
toscana, quanpuro
tunque
alcuni possano essere stati importati
in altre provincie;
del resto
che poesia.
E quindifa
canti più grazia
trova in quejsti
e bel parlare,
sul dialettosardo. Spropositi,
una
come
lungadigressione
ognun vede,
anch' egli;
ne spiffera
e cosi accadrà sempre a chiunquesentenzia sopra
fatti
a' tedeschiche vomale
e
e soprattutto
e sempre
pochi
esaminati;
glionmettere il becco in molle nelle cose nostre.
al Canto
(1) SoHivo, sorti,accadde. Sera, iersera.Vedi la postilla
ribocca di
—
—
ex VI, che incomincia:
(2) Steva
Forma
a
la
—
«
Sera
e
passai
tu bella dormivi.
nuda, stava ignuda,anche dicono
avverbiale della qualei dialettimeridionali fanno
a
»
—
la bella nuda.
uso
viemmaggior
19
—
Venne
Non
la mmia
porta;
»
Le portemmie no' ss' aprano de notte,
vuo' parlare
Manco de juorno,se mme
(1).
»
So' zitellucciae lo'nore
»
mme
Tu, cavaliere,
»
No'
»
E
(2)mra' importa;
lo vuo' levare.
lo levarrai pe' 'no castiello
mme
pe' 'na
manco
linguaaulica.Si
noti nel
torre
verso
de denari;
seguente quella la mmia
avrebbe dovuto dirsi a
è forma vernacola;
non
—
«
—
che la
a
Apri, nennella,ca porto denari!»
«
—
'no cavaliere
—
premettemai
T
,
scriveva l'abate Galìani
la 'porta mmia.
aggettivo
possessivo.
—
ci contenteremo
-
Sui
«
porla.
Il dialetto
pronomi»
che
avvertire,
—
i
T"
pronomi
costruirsi
sogliono
suo,
preponendicendo,per esempio,il mio uomo, il twj cadoglial sustantivo,
debbono
costruirsi impreteribilmente
vallo, in Napoletano
posponenDir lo mio ommo,
lo tujo
mio, lo cavallo tiijo.
doli,e dire Vommo
Un
che
sarebbe
orrore!
un
una
mostruosità,
cavallo,
napoletano sensubito
tìsse dir mia
avrebbe tal paura che griderebbe
mamma,
»
mamma
»
»
ì)
»
»
«
—
che spesso da* Toscani
mio^ tuo,
mia!
»
—
vo' parlare.
(1)Altrove dicono : Vene de juorno chi mme
vergine;
Zita, spo(2)Zitella,zitelluccia,zitella-zita,fanciulla,
sa;
A Napoliabbiamo un vicolo delle
Zito, sposo; li zite,glisposi.
zite. Una
bono
delle novelle contenute
nel libro intitolatoC. Carlo
I Le \ Tradizioni popolari\ spiegatecon
Gabinetto
Letterario
del
segretario
di
un
(ma
veramente
la storia
T. Dalvo
\ Nuo-
stampato a Napolida questo
lavoro
Delcarretto ed il miglior
polizia
cui la
buone disposizioni
naturali, ma
senza
di
che
valor
nulla
terario
letfar
avesse
vero
impedito
ministro di
famigerato
uomo,
\\Milano
non
,
della vita ha
turpitudine
s'intitolaappunto la zita. Lo *nore (letteralmente
l'^oe duraturo)
La
di
la
Giulio
Cesare
tese
Cornore)
\ poema \
verginità. \ Vajasseide
\
\
gomenti,
j // pastor sebeto,\ A compiuta perfettione
ridotta;\ Con gliaret alcune prose \ di Gian Alesio Abbattutis. \ Dedicata (sic)
al potentissimoRe \ dei Venti,
\\In Napoli\ Per Novello De Bonis.
M. DC.LXVL
I Con
Licenza
de' superiori.\ Ad
Scultore alV Insegna di S. Marco ; Canto
primo:
sosio maddamma
Berta
De brocca
E disse:
—
se
«
ch'é
lateuenne,
istanza
benuto
d'Adriano
20
—
»
Tanno la mmia
»
Quanno(l) vene
—
persona vedarrai,
lo prèvetee raniello».—
CXVl.
Sera
(2)passaie tu, bella,dormivi;
Non ti potietti
dà' la bona sera;
la
Tè
menai pe'sott'ala porta,
Sùsìtti,nenna mmia, e pigliatella.
CXXXVI.
Tu
si l' hai nzorà
,
No' tanto
bella;
(3) pigliatella
,
bella che
'no
Pigliatella
nce
hai paura
(4);
brunettella(5),
poco
Che sia dillicatade centura:
E si
l'hai fare 'na vonnella,
nce
filo,seta
Sparagni
(6);
cosetura
e
»
La
tiempo,che lo zito faccia certa
moglieraeh' é omino : e craie venite
»
Ch'
a
Lo
»
,
Se
la cammisa
ne
lo 'nore ashiarrite.
»
iero le gente, e
se
—
corcaro
Li zite
(1) Tanno....
incomincia: No' dormo
né
il tema
con
fondo» comune
(2) Sera
,
riposo a
vui penzanno.
la Cantilena di Ciullo d'Alcamo.
de*
vigesimolerzo
Mercogliano,che incomincia Sera
(3)*Nsorà\
mmio,
come
(4)
Questo canto ha, in
cosi assolutamente ed avverbialmente
,
ra, ierdassera. Confronta col
di
che
Vedi T Annotazione al Canto LXXXVII
quanno.
XXXIH
ad ierseequivale
Canti popolari
passajee tu, bella,dormivi.
Vedi Annotazioni al Canto
11,che incomincia: Amore
si* tornato.
Non
tanto brutta che a te
dispiaccia,
Né tanto bella che ad altripiaccia
(Proverbio).
(5)
n bruno il bel
toglie.
(Proverbio).
voglie
dicono:
f
orse
poli
filo,robba e cosetura. A Na(6)Altrove,
meglio,
con
maggiorproprietà
per avventura ma con errore di prosodiaho
Anzi
,
udito cantare
accresce
non
le
,
nvece
di cosetura^,manifattura.
,
21
—
E si
Y hai fa' 'n'abbracciatella
nce
Come
—
,
abbracciassi 'no
de fiuri.
mazzo
xeni.
'Nzòrati (1),ninno mmio, 'nzoratiaguanno,
L'anno
Tu
chi
mmi
vene
io.
marito
mme
le dai li confiettiaguanno,
L'anno
chi vene, ti donco li mmii.
CXLVl.
'na lettera a l' Abate
Vogliomanna'
'N'auta la
(1)'Nzorati,
mmio,
»
manno
latinohoc
anno.
(2)
Monzignore;
a
Vedi le Annotazioni al Canto II, che incomincia
sf tornato.
come
io
Gli
—
«
Agnanno
anche
spagnuoli
:
Amore
Quest'anno. È corruzione del
dicono oganno.
"
—
Cosi ilGaliani*
Donco, dò.
(2) L'Abate, di Montevergine.
Monzignore, il
Come
può
PietraCatella Ceva -Grimaldi
M. ecc. XXI.
e
di Avellino.
vescovo
Lecce del marchese
a
Napoli'
vedersi neW Itinerario da
di
(stampatoper la prima volta a Napolinel
Opere di GiuseppeCeva- Grimaldi. Due
ristampatonelle
ilprimodi pagg. 521 oltreotto innumerate ; ilsecondo di 329
volumi in 8.**:
tevergine
dalla Stamperia
oltrerocchio e ilfrontespizio.
reale,1847),a MonNapoli,
si conserva
un' antica immagine, attribuitadalla tradizione a San
Luca. Salvatadal furore degl*
Iconoclasti si venerò
,
in Costantinopoli;
Balduino
quindi
II,ultimo
primain Antiochia poscia
l
atino
imperador
d'Oriente,
,
quando fuggidalla sua metropoline portòseco la sola testa che la sua
ed erede Caterina di Valois donò al Santuario. Montano d* Apronipote
il resto della figura,
dicesi che ne venisse pagato con
rezzo
e
dipinse
bella selva fra Marigliano
L'Abate di Montevergine
é veuna
e Somma.
scovo
diocesi comprendi^
Torelli
Valle
e la sua
Marigliano
OspedaletSammartino e Sangiacomo.Per riguardo
futuro
lo Terranova
a qualche
imitatore del Cinelli-Calvoliod al futuro compilatore
di una Biblioteca
Ir pina indicherò qui due opuscoli
che riguardano
badia e che
essa
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
mi
,
donati da
vennero
I.
marzo)
—
Orazione
\ in
morte
un
|
frate in
una
(recitata nel
mia visitaal Seminario
Cenobio
\ del, i?."° P. D. Raimondo
verginiano il
Morales
:
dì 30
di
| Abate generale
22
—
—
Che li ";astlca\sii prièvoti
abati
Tutta la notte
PortoDO la
a le flgliole
(1)I
appriesso
sottana
spampanata,
E sott''a caoimisola de colore.
LVl.
Haggio saputo, ca Diana (2) tesse,
E pe' sott'alo telaro l'acquapassa;
Fosse lo dio
De
lo concedesse
mme
la tela e chi la
piglia'
mmi
tesse.
\\Napoli\ dalla Tipografia
perpetuo\ di \ Montevergine
paginein 16 grande,oltre ilritrattolitografico
Virgilio
I 1846 (Veniitrè
ed ordinario
del
Autore
Morales).
aver
n' è
De
Guglielmo
Cesare: fra le altre cose, vi s'impara
recitataun'altra orazione sul defunto l'eloquente
e dotto
Sig.FilippoCanonico
Mais
Qui dépuis
Cenno
Abignenteda
aimait
àlors Rome
clesiastico
ec-
Sarno:
vertus,
ses
ne
\ fnullius) \ di Montevergi\\(Estratto dall' Encicbpediadell'Ecclesiastico\ toni, IV, pag. 771).
II.
—
storico
\ della
Badia
S^ \ 1851
\ strada Atri numero
IlNapoliI Dalla TipografiaVirgilio
N'è del pariautore il De Cesare.
paginein ottavo piccolo).
(Trentadue
«
Spampana(1)Sottana spampanata, cioè aperta,sbottonata:
schiudere, aprire.Nel senso naturale è il distendere i pampani
» re,
le lor frondi nellafelicestagione
:
j» che fa la vile; e la rosa
e 'l garofalo
—
»
Tass. Né 'mpavone accossì maie
»
panaie. Ma
»
che fa
de matino
si trasferiscea dinotar
apriril cuore.
\A
lo sole la coda
spam-
lo sfarzo del lusso,o F ilarità
o
Quindi dicesi di donna in parata, che si abbigli
Nota
Bene
di ehi
si
vanagloriosamente
"
D'Ambra, monca
ci
sia
di
sebbene
:
«
e
n. frequentai,
v.
a.
Spampaneiare,
spampanare,
la
delle
» spampanare.
Pavoneggiare,
Lussureggiare,
Spiegare pompa
»
pomposamente
».
—
—
«
o
vanti de' suoi talenti,
nobihà,ecc.
ricchezze,
»
—
Nel
—
dovizie.Faune
»
sue
»
chella coda
a
l'uocchie
mméje
spampanejano ? Valent.
tutte
mme
Fuorf.I.
pareno;
»
—
Ma
Sottana
quanno
panata,
spam-
di lusso.
esser
dunque anche sottana sfoggiata,
potrebb'
è nome
non
propriototalmente
(2)Quantunquepoco frequente,
Ulteriore.
nel Principato
solito
in-
23
—
—
CXVIII.
Sera
passaipe' 'no
vico
Vedielli la bella mmia
d'oro,
che
(1);
coseva
Coseva cchiù da dinto,che da fore,
Sulo la 'janca
mano
nce pareva.
Io li dicietti:
«
Come
nei sai sta' senza
Essa mmi
«
Addio, colonna d'oro:
«
—
disse:
Ga quanno è
«
—
de mene?
»
—
Non n'è tierapoancora;
tiempolascia fare a
mene.
»
—
LXIV.
pallad'oro, giro,e torno;
'sii martini etemi.
Pe' vui patisco
Pe' vui no' mangio,no' bevo, né dormo,
E pe' vui stavo (2) continuvo ne lo 'nfierno.
Io so' 'na
XXVIII.
Che
t'haggiofatto,che
Gontrarii li pozzono
mmi
essere
mini contro?
li santi!
Non t'haggio
fattoquacche mierco
Manco
t' haggiolevalo
(3}'nfronte,
quaccheamante.
(1) Sera, iersera.Coseva cuciva.
(2) Stavo, sto. Continuvo,continuamente.
Ed era vendetta frequente
lo sfregiarsi
fra'po(3)Mierco, sfregio.
polani
che cercavano
amanti spregiati
e degli
; ed aUo solitode' gelosi
la bellezza cagionede' loro tormenti. Per lo più,nedi distruggere
gli
si facevano con una moneta di rame
ultimitempi questi
di cinque
sfregi
assottigliata
grana (dimole maggioredel nostro cinquelire d'argento)
che si nascondeva benissimo
da un lato: arme
insidiosa,
e resa
tagliente
vittima
ilferitore
la
chiuso
nel pugno
sicché
potevacogliere
veduta
sprovdimostrazione
di
sciava
Né
affettolae senza
selvaggia
sospetto. questa
che
siffatte
La donna
dietro di sé odi profondi.
poteva ostentare di
ch'ella
od era stata
cicatricisul volto ne insuperbiva:
era
eran
prova
e che aveva
incomposteed estreme. Ed
bella,
potuto destare passioni
di
donna
sì
ciò.
Manco,
nemmanco,
ogni
compiace
neppure.
^
,
,
,
24
—
—
XXXXl.
È ghiuto,è ghìuto,lo
munno
Le moniche
maritare
ssi vuoono
è feouto!
(1);
dei
(1)Gli amori monacali non potevanonon essere tema frequente
canti popolari.
E tutto il carattere e T andare d'un canto popolare
ha il
che
Guicciardini
ne'
DeUi
e
reca
dialogo
voli
verseggiato
Luigi
fattipiaceet
:
et cortigiani nel seguente
gravi di diversi Principi,filosofi
,
Memorabile
Vna
et
esempiodi
bellissima Monaca
conttnentia et
innamoratasi
degno d'imitatione.
per auuentura
graziosogiouane, spinta dall'amore, l'affrontòun
ciera, con queste parole dicendo :
buona
,
Noi siamo* par d'età, par di bellezza.
Perchè non
siamo noi pari d' aniore ?
Gìouane.
A
me
Però
non
piace questa
eh' io fuggo il
uesta
nero
,
nera.
et seguo il bianco.
Monaca.
Sotto la uesta
Se fuggi il
ììo carni
nera
bianche.
segui le bianche
ner
membra.
Giouane.
Questo uelo ti fa sposa
Et Christo
si debbe
non
di Christo
,
prouocare.
Monaca.
Lascerò il uel
lascerò
,
Et uergin nuda
entrerò
V altre cose
nel tuo
,
letto.
Giouane.
Ancor
che lasci il uelo, et l'altre cose.
Per questo
non
sarà
minor
peccato.
d'un
bello,
giorno, à
io
sc-
—
lo
e lo torno a carrecare;
piglio
lo cammino.
avanza
paloraraella
La
CXXV.
So' stato 'mminacciato pe' la pelle
Pè' 'n
Mme
chi no' vale quatto calle
omo
(1):
voglioammolare (2)'na cortella
'Na carrobina carrecata a palle.
la
,
^
LVlI.
Haggio saputo ca' doje sore siti,
E tutte doje a 'na cammera
state;
Tutte doje a 'no lietto dormiti,
Ghillo tutto de lagrimeabbagnate.
Io so' de fuoco;vui se mmi voliti,
Mmi
'mmiezzo
metto
e
chi
nce
paté paté.
LXXI.
Màmmeta
ti voleva 'ntossecare
Quanno sapivo(3),ca volivi a
mene.
antica. Il grano napolitano
valeva dodici
moneta
(i) Calli,cavalli;
cavalli; e rispondendo
il grano a quattro centesimi circa il valore d' un
cavallo può stimarsi un terzo di centesimo. Cavalli si usa anche generalmente
Giacomo
al
a
T****,
Pisa,
ispiccioli.
emigrato
rispondeva
per
chiedeva
che
V
mendico
e\emos\m : Non tengo cavalli. A che il mendico:
gli
,
/' 'un
un
le
chieggos' EU'
quatlrino.No'
abbia
cavalli
e
carrozza;
baie' quatto calle,è locuzione
spalle
ChiagneaCopinto'usino 'a mammarella;
E le dicea
raspannose la zella:
ticomo' valimmo quatto calle»
,
—
«
Io
e
(2)Ammolare, arrotare,
(3) Sapivo, seppe.
alfilnre.
me
basta
Vedi
proverbiale.
6^a/aJc/one d'Antonio Vitale:
Pe' la 'ramideia spennannose le
a
—
.
Lo
27
—
Pigliati
chesta,che
fedele come
a
dare,
ti vonno
Chesta è cchiiiricca
Ma
—
cchiù bella di
e
mene:
tu no' la truovif
mme
civ.
Quanno sponta lo sole,sponta vascio(l):
Quanno cchiiiàvoza,cchiù jettasbrendore.
Àccossi
è nennella mmia
quanno
Quanno cchiù cresce, cchiù
nasce:
jettasbrendore.
CL:
si potesse,
Vorria saghe''ncielo,
Co' 'na scalcila(2)de treciento passi
:
s'alza.Sbrendore, sbrennore,splendore.
(1) Vascio, lasso.Àvoza,alza,
mi
letrasticodella
rammenta
un
Questo canto
quadragesimollava
v'è
dodello Stigliani,
Nuovo
stanza del trigesimosecondo
canto del Mondo
in Pasantro:
di Nicaona prigioniera
detto,parlando
Ciascun degVIndi
e
de' cristiani
avea
Slupordella beltà meravigliosa.
città tutta parca
Splenderquella
Per la presenza di st nobil
cosa.
Nel Canto
CXXIV, che incomincia: So' stato a chelle parti e mo' rami
consimile : Addò' nei stati vui ne' é sempe juorno.
torno, c'è un pensiero
scaletta.
vano
Scalellat,
(2)
Metane,metà. Le scalate date al cielo,si tronelle tradizionipopolari
E la torre di Babele ebraica
d' ognipopolo.
la
e
Gigantomachia
esempliovvii. Fra le novellettepogreca, ne sono
polari
il
Italianece n'é una che tratta in forma meno
epicae grandiosa
Tattenuamento
medesimo tema
ed è quindi
chi
studia
importantissima
per
dei grandiconcetti epici
e rimpiccolimento
e comicizzamento progressivo
,
,
antichi. Valenti scrittorine
hanno fatto lor prò.
Nella terza delle satire sue, dice l'Ariosto:
Nel tempo, ch'era
E che
E
non
era
inesperta
eran
nuovo
la gente
il mondo
prima,
le astuzie che son'ora;
ancora,
28
—
—
ssi rompesse,
Arrivasse
a
la melane
'Mbraccia
a
nennella ramia
mostrar, vivea
so
popol,quale
il cielo,
un
Parca toccasse
Non
ne
la valle ima;
più volte osservando
Che
Luna, or
con
ritrovasse.
mrae
alto monte, la cui cima
pie'd'un
A
e
corna,
Girar del Cielo al
la
ineguale
or
piena,
or
senza,
or
scema.
naturale;
corso
E credendo poter da la suprema
e vederla
giungervi,
Parte del mondo
si
Come
Chi
accresca
canestro
con
in sé si prema;
come
e
chi
e
per la
sacco
con
Montagna cominciar correr in su
tuttia gara di tenerla.
Ingordi
Vedendo poi non esser giunti
più
,
Vicini
a
,
lei,cadeano
in
Bramando
terra
a
van
lassi.
rimasi
d' esser
giù.
Quei ch'alti li vedean da i poggibassi,
Credendo
la luna ,
che toccassero
Dietrt)venian
frettolosipassi.
con
è la ruota di fortuna,
Questo monte
Ne la cui cima il volgoignaropensa
Ch'
sia
ogniquiete
né
ve
,
diversamente la Novella
Il Doni racconta
»
s'era
un
tratto
»
»
un
»
vedevano
»
»
/ Marmi
almanco, le
non
,
erano
,
et cosi tutti si posero
spuntare fuori dell'acqua,
più remi
più gente
che potevano
,
a
ordine
dire :.Come
noUabbiamo
perchèl'aggireremoa modo nostro, or
etc. Et cosi chi più prestofu in orfacendolostare ora andare
dine si messe
alla regatta che tanto vuol dire quantoa gara chi più
con
il sole, noi
et
con
ricchi
siamo
,
,
,
,
,
tosto v'arriva. Et dato de remi in acqua, chi a mezza
»
ore
»
le
se
Dice che
t
—
qualiessendo tutte in
»
»
:
il sole che ognimattina
porto ragunate si deliberarono di pigliare
,
»
ne
forse mille navi di diversi corsari,
et
mille,l'eran novecentonovantanove
»
n' é alcuna.
innanzi
giorno,chi
all'alba et chi
a
di
notte, chi due
chiaro,cosi
cominciarono
dirizzarla prora alla diritturadove pareva loro che egliuscissedell'acqua.Ben sapeteche alcune navi essendo inanzi,pareva a quelli
a
»
che
»
glile
erano
adietro et
mani sopra ,
che
degliultimi,
et ne pativano
un
coloro fussino quasiper metterbatticuore grande, et quanto più
29
—
—
CXV.
mortelle,
Santo Martino,frasca de
Viato
Io
E
a
nce
nce
(1)nce
chi
stava
trase, chi
vogUo ascine;
ne
nome
e
d'abitare;
ha casa
trase
nce
trase.
XCIV,
0 dio! quanto
Chi
sse
e
dura 'sta spartenza!
la fide 'e fa'
?
(2)'sta lontananza
'Sta spartenzala faccio chiagnenno,
E pe' tutta la via lagrimespannoCXXXI.
Tengo *no
Nola,
Cemmeiìle f'CimiUleJ
;
dinto
'nammorato
''N auto lo tengo dinto
Ghillo de Nola che more,
Ga chillo de Gemmetile
che
amo
more,
•
io.
»
piùsi credevan esservi appresso. Alla fine giunsero
le primea tal luogoche conobbero che V era una stoltizia
espressa et
il sole,come
si trovavano cosi lontani per pigliare
quandoerano in
»
vedendo i Navili a diporto.Molli che per istracchirimasero adietro,
»
»
andavano innanzi
,
»
ritturadella spera sul levarsi, si
»
Et benché
»
che tornando adietro i
»
che la
stati,
»
dere. Cosi
»
ne
ve
male
capitasse
a non
disperavon
n
on
alcuni, ci si
poverimarinari
in mal termine
dicessero a
v' esser
ancor
loro.
pensava; et ancora
queiche
erano
re-
lo volevan
creprima,
al contento
glistatidell'uomo. Eglicorre per giungere
che sempre il discontento lo seguita
Cf. col pri».
et non
s'accorge
mo
disticodel Canto XXXVI, che incomincia: Domane
V alba mmi
a
cosa
era
come
non
son
—
vogliososire.
(1) Viato
a
chi,Beato chi. Trase,
entra. Si tratta d'uno
sgombero
amoroso.
chi se la fida di \fare)
(2) Chi sse la fide'e fà\ (lettteralmente:
cui
basta
l'animo
di
fare.
fida,
Chiagnenno piangendo.
chi si
,
30
—
~
XXX.
Chi te l'ha ditto,
ca io
Fatti lo
gliaresca:
«
9
»
Senza
i"
ùeìY Arcadia, chiama
che, molti scherzando
—
con
casa
boscherecce
ciò
pa-
astuzie,
-
ed in Avellino si suol dire
vuol dire pagliericcio
: in Napoli
,
più propriamente
di
:
una
«
saccone
specie tasca
di paglia
la quale,ripiena
di tela,lungae largaquanto il letto,
o di
di
d
el
di
formentosecche
ma
faggio,
più comunemente
quelle
foglie
Cosi il Carena.
asserellidel letto sotto,
la materassa
sta sugli
»
ne
A Napoli nella tarda stale senti gridare
per le vie a squarcigola
;
Saccone.
—
»
pagliara,eh' è
infino che alle pagliaredi passo in passo si andavano motteggiando,
la Raccoglitrische case fummo arrivati
come
ma
invece,
m'insegna
ce
»;
,
»
voglio?
ti piglio.
creduto diminutivo di
nella prosa seconda
il Sannazzaro,
—
mmi
pagliaiiello
(1),ca
iello.L'avrei
(1)Fagliar
che
ti
non
è
Pagliericcio
,
—
.
,
,
,
,
Sbregliap' 'u
Sono
saccone!
ì venditori ambulanti delle brattee secche
come
spighedel granturco, delle quali,e non già delle foglie,
i
sacconi.
che
1
toscani
hanno
«
non
soglionsi
empire
dicono
la parola
Comune
e generale
foglia
per dinotare le glume come
è speciale
i botanici del formentone. Invece la voce napoletana
; e si per
schiettamente greca e si per V eufonia atteso il rumor
r origine
sua
delle
dice il Carena
—
,
»
,
»
»
,
,
»
che
»
sca
fa di
»
—
.
cose
,
,
aridi
e
sottilimeriterebbe di
Cosi il D' Ambra
; ma
veramente
non
essere
so
accettata in Crucome
Y Accademia
motivar la
della Crusca potrebbe
che nesdi questaparola,
sun
registrazione
Vedi Vocabolario \ NapolitanoToscano
classicoha finoraadoperata.
bra
(sic)
I doìnestico \ di Arti e Mestieri \ del professore\ RaffaeleD'Amda
di
A
In
dell'Autore
MDGCCLXXlIf.
ottavo
Napoli.\\ spese
I
\
-
di XII-544 pagg. oltre una innumerata in fine che contiene
che contengono
otto anche innumerate in principio
un
mento,
Avverti-
un
discorso
ed il ritrattodell'Autore. 5ulla
proemiale; e finalmente il frontespizio
D'
diverso:
scano
-Toil
titoloè
Ambra
copertina
\ Vocabolario \ Napolitano
e NavigaI domeslico di Arti e Mestieri Agricoltura
zione
Traffico
le
dichiarazioni
delle
voci
I con
proprie traslate figuratee
|
de' motti adagi e proverbi\popolarie delle frasi comuni
furbesche
e riposte.
\ Comprovateda testimonianze di autori opere e canzoni
giche
antiche \ E dove è tenuto conto delle ragionigrammaticali etimolodi
ed
note melodiche, biologiche
e
etnografia etologia\ con
I
31
—
—
»
—
già è fatto,
pagliariello
e jamungenne
(1)».
Arroba li pannia màmmeta
E mo' chi lo
«
xxxxvi.
Faccio r
Peppina,
hanno 'ncatenato;
co' donna
amore
Li ssuoi bellizzi mm'
Si la vediti quanno va a la messa,
Mmi pare 'na pupella(2)'nzuccarata.
cxvii.
Sera
(3) passaipe' la
Dietti 'na
rosa
a
via
nova
la nennella
,
mmia;
tani.
napoli\ ed un indice de' vocaboli italiani con gliequivalenti
I Opera novissima \dove sono raccolti cento cinquanta e più
da' precesignificati
\ la maggior parie ignoratio non registrati
denti
Chiurazzi
1873.
è
autor i.\\
\
L'opera preNapoli\ Tipografia
gevole
ed il buon vino non
ed importante,
avrebbe avuto bisognodi
storiche
mila
—
tanta frasca. Ma
441
mi si permetta un'osservazione. Il Vocabolario occupa
paginadi due colonne di sessantacinque
linee;cioè,senza tener
in bianco,57,330 linee in tutto. Se i significati
que
dundeglispazii
fossero davvero centocinquanta
dovrebbero essercene
tre
e più mila
circa per linea; e gliesempli
? e le annotazioni ? come
mai avrebbe potuto
conto
,
metterceli Fautore
e
dove?
(i)Jamungenne^ andiamcene.
bamboletta. Pupella'nzuccarata,figurina
di zucchero.
(2)Pupella,
Sera
Vedi V annotazione al Canto CXVI
che incomincia :
(3)
« Sera passai
si chiama quasi
Via nova
cosi
e tu bella dormivi. »
:
meridionali. E difattison quasi
sempre la strada consolare nelle provincie
tutte le consolari di questosecolo : e posteriori
alla dominazion francese.
Gli spagnuoli
non
pensavano a fare strade ed i primiBorboni ne fecero
solo fino alle villeregie^
ed a' luoghidi caccia.
—
,
,
—
,
,
32
—
La torca
—
la
mamma
Chi te l'ha data *starosa, figlia
mmia?
«
Mamma',
'Sta
(1) Torca
rosa
nei fe' male
non
Tha
mme
é per lo
ma
fatto del
».
se
meminisse
I Et,me
à Paris,
trouve
d' Artois
»
l'homme
»
est
\ De Senne,
»
qui
De
de
Senne
Libraire
et humide
Une
!
ce
una
sua
visitaalle
dis-jeà
prison? Qu* elte
coin,
cette espèce de
«
—
dans
Luxem-
au
,
,
racconta
falsa)
»
—
la partage.
soupente encore
couchés sur la terre et sur
prie, ces animaux
De longs poilscouvrent
peuvent-ils
peine
ramper.
hideuses qui sortent de dessous ces couvertures.
Leur re-
Quels soni, je
»
la
»
les téles
»
gard
»
et si noir ?»
vous
soupente? A
est
stupideet feroce.Ne mangent-ils
que
« eau
chés?
»
»
vingt
ans
—
».
(2) Sse
n'
n
—
pain
ce
si
dur
de cette
Restent-ils toujours cou-
«
—
sont-ils ici?
«
—
?»
Des
»
—
t
Soixante et dix
Turcs.
Depuis
ans
».
»
n'accorge: « Addonare. Lat. Advertere,
così ilproverbio
:
Scoppa nel suo Spicilegio,
spiega
addona,
se
--
»
È
»
Anticyram navigat: è pazzo
voce
»
de
Ne boivent-ils que
€
—
f
—
les nommez-vous
antica.Lo
»
doute
Depuisquand
Quel dge ont-ils? »
».
»
—
Comment
«
doute.
Sans
t
—
Oui
€
Sans
«
—
bourbeuse ?»
»
—
é
conduisait,
me
| V Italie,\ en
Monseigneur\ Comte
Libraire
Mais, quelleest
basse , obscure
di loro. Il
verso
erro)nellesue Lettres \ sur
Royal. \
«
—
un
dubbio che i Turchi mostrassero
meno
dì Roma
bourg.| 1 788. (l'indicazione
:
galeregenovesi
di Turco
juràbil.Virg,\ Tome premier, \\A Rome; \ Et
\ Chez
Palais
au
,
(se
non
—
—
nome
efferatezzache noi mostravamo
vèrso i Cristianiquella
des Brosses
presidente
»
penziero,
data la vecina
crudele. GÌ'Italianiayevan
y
sinonimo di crudele :
1785.
(2);
n' addona
sse
c(
—
«
(1)de
—
,
Così il Mormile in nota a'
e
non
sse
n' addona
/o
».
poveriello
—
versi:
seguenti
"
Mentre
Vanno
Che lo
E
correnno
'stìduje,io
cane
Lupo ss' addonaje
lo cuollo tenea strutto,
rutto.
e
'mparte'mparteera 'nchiajato
(Vedi Le F favole\ de Fedro
rimma
cchiù de 'na saetta
napoletana\ da
della Società Filomatica
\
Liberto d' Augusto
\ Carlo Mormile
||A
\ 1830. (LibroHI.
\ Sportate'n ottava
Napole| nella Tipografia
Favola VII).
34
—
—
111.
Amore
mmio,
stai colèrico!
come
mangiatol'uva 'nzonica (l).
Mm' è stato detto cà ti vuò fa' prèvite,
Io pe' l'amore tuo mmi faccio mònica;
Tu ti nei mitti nome
Patre Colèrico,
nei
Io mi
Sóre Verònica;
metto nome
Pare che Tha'
Quanno
nce
Volimo
fa cade' lo
simo
chillo monastèrio
a
parlatòrio.
IX.
Amore
mmio,
Quanta
vote
fatto notte
e
cuoUo,
ha' fatto votare!
mm'
Diciste ca venivi
È
fa male lo
mmi
a
miezzujorno,
vieni quane (2).
manco
VII.
Amore
n^mio,lontano lontano,
Chi te l'acconcia lo liettola sera?
Chi te l'acconcia te l'acconcia male,
in
(1)Stai colerico,stai sdegnato,
Cola Cuorvo
contro
a
li Petrarchiste
collera. Vedi Le Ailuccate de
:
Velardino, Mase che staìe colereco ?
Sto
MassUlo,
curzo.
Velardino, Co' chi?
MassUlo.
Co'
uno
che 'ntenne
a
la riverza.
a chicchiovali e di sapore
Specied'uva da tavola,
bianca,
ilche rarissime
Questocanto é in versisdruccioli,
leggermente
agretta.
volte accade nelle poesie
popolari.
(2) Quane, qua.
Uva 'nzonica
:
35
—
Malatiello ti susi
—
(1)la
matina.
Si te r acconcio co' 'ste
'na rosa
Come
mmeje
mane
,
te faccio susire.
LVIII.
te vuo'
Raggio saputo ca
Gliiovere e male
partire:
tiempopozza fare!
A chelle parte addò' volitijire,
Pozzono asseccà' puzze
Puozzi desidera' lo nome
La morte
voce
a
la
e fontane.
mmio,
puozzichiamare.
LXXXitl
'Nammuratiello
Quanno cammini
(3),
mmio, capilli-sciunni
tu le
LXXVn
'Mmiezzo
a
Li turchi
sse
lo mare
la
(2).
graziespanni....
(4).
è nata 'na scarola^
jocanoa primera:
(1) Ti susi, V alzi di letto.
Canti popolaridi Meroogliam
(2)Vedi il settimo de* K\Xin
'junno.Ortensio
quelloche incomincia : Capillo"junno mmio
capillo
ha
Anonimo
ci
di
Messer
di
sotto
nome
conservato queUtopia
Landò,
sto
dello :
biontoscano losco,
« Guardatida lombardo calvo,
napolitano
viniziano guercioet marche» do, siciliano
rosso, romagnuoloricciuto,
» gianozoppo ».
biondi.
(3) Sciunni
che
de* XXI/// Canti popolaridi Mercogliano
{ì)Vedi il XXVm
Che se qualchemaincomincia Slamo come
laccorto
a cetrangole
a uno
ramo.
d'andar notando
mi biasimasse come
di cosa inutilee superflua
sponderei
tante mìnime varianti d'uno stesso pensiero,
e del medesimo
canto, riGiacomo
le
dallo
con
a
paroleusate
stampatore
press*
poco
Sarzina nel pubblicare
i Discorsi Academici
de" signorifncogniti,
avuti in Venezia nell'Accademia dell'IllustrissimoSignorGiovati Fran,
,
—
,
,
—
chi
se-
pe'la dmttia,e chi pe' lo streppone,
Viato (1)chi la vence 'sta figliola.
Chessa
de
è figlia
figliola,
ootaro
Che porta la vonnella a mille fiurì;
'Mmiezzo nei porta 'na stellalucente
Che fa cade' Y amanti
a
dui
a
dui.'
I.
bello viso,
Affacciatia la finestra,
Faccia de 'no carofano 'ncarnato!
Tu
si' la stellade lo
paraviso
(2)
,
Lo stennardiellode lo vicinato;
Quanno
a
la finestellav' affacciati
La luna co' lo sole 'ntratteniti.
cceso
gnor
e
sito
Loredano
Gasparo
Nobile Veneto. All' Jilustrissimo
et Eccellenlissimo
Thuillerio
ambasciatore
di Stato del Re
Consigliere
ordinario
Venezia (In Venezia MDCXXXV.
cademia.
»
»
»
"
»
Con licenza de'
appresso la Serenissima
Per
Sù^
Cristianissimo
Repubblicadi
stampatore dell' A-
il Sarzina
e Privilegio)
Egliscriveva :
Superiori
—
«
Non
ho voluto
di porre nella raccolta due discorsid' una medesima
sfuggire
ine la feconditàdi questi
materia;acciò che tu vegga la grandezza
gegniche
in
un
soggetto stesso trovano
forme
nuove
e
conceUi diffe-
remi. Una delle gran meraviglie
di dio é il vestiretuttigliuomini con
volto differente
siano gì*istessinella materia che differìun
: e benché
perònella forma ».
(1) Viaio,Beato.
(2)Questo verso mi rimette in mente un' ottava di Baldassarre 0che ha tutta l'indole e l'andare
lympiodegliAlessandri da Sassoferrato,
d' un canto popolare
:
»
scano
Brama
~
veder la stellail marinaro
Da fortuna
e da tempesta:
agitato
Per rimirar la stellail pecoraro
Da la capanna sua lieva la testa ;
Il peregrin
piglia
riposocaro
37
-^
—
XXV.
'ncopp'a(1) 'sto monte,
Hai combatte' co' tuttili vienti;
che
Garofano,
stai
Hai combatte' co'
a
mme
l' incontro,
gradiche(2)possente.
P6' 'na parolapigliasti
'no 'mpunto (3);
Vedimo chi de nui primo ssi pente.
Hai tene' le
LIV.
che
Figliulo,
te cricchi? che
Votati 'o moccaturo
(5)a
Co' tuttivai dicenno
te cricchi
(4)?
l'auta sacca:
cà si' ricco
,
Tieni la malapasca che ti vatte.
Lll.
Figliolaco' 'sto male cereviello(6)
Tu frii come
a la tiella;
l'uoglio
Ti vai avandanno,
ca si' peccerella
,
Ca corta te l'ha' fatta la vonnella.
LXIII.
Io
non
ti
vogliocchiii fiissi'no santo,
Mo' che mmi
si' caduto dalla mente
Vista la stellae lui conlento
Cosi faccio mirando
Contento resto
e
:
resta ;
il tuo bel viso
visto ho il paradiso.
(1)'Hcopp'a,sopra.
radici.
(2) Gradiche,radiche,
(3)'Mpunto, puntiglio.
(4) Che te cricchi che t*immaginid'essere.
moccichino
fazzoletto pezzuola
da naso.
(3)Moccaturo
(6)Cerm^Wo,.cervello.Frii, friggi.
Avandanno,
Tiella,padella.
la
Camme
vantando.
È
tiella!
«
frije
poparuole \ la voce delle friggiverdi. La qualefig.
è applicata
» iricidi peperoni
alle fanciulleche bru,
,
,
—
»
ciano di maritarsi ».
—
Cosi il D'Ambrn.
,
38
—
Mme
si' caduto
Gheir
tanto!
da 'sto core
mo'
t'amai
che
ora
—
ne
mme
pento.
CXLIX.
Vorria diventa' 'nu sorecillo(1),
Pe' fa' 'nu
a la vonnella.
pertusillo
Tanno (2)vorria scava' co' 'sto mussilio,
Vorria arrivare
a
l'uva
muscatella.
LIX.
III!quanta vote mm'
ha' fatto venire,
.
Sotto 'sta fenestellaa sospirare!
E de lo friddo mm'
Non
hai fatto morire,
t'ha' voluto 'na vota affacciare.
xxxxin.
Faccia de la cicoriaamara
Chi santo
amara,
t'ha levato lo colore?
Te r ha levato pe' ti fa' morire :
Li tuoi bellezzia chi le vuoi donare?
Pertusillo,bucoliifio,
(1)Sorecillo,
topolino.
pertugio.
Var:
allora.
Vedi
Poesie
letto
Tanto.
Italiane \ e in\ Dia(2)
^Tarino,
Napolitanoj di Domenico Piccinni\\
Napoli\ Da" Tipi di Caia827
1
nel
Lo
:
I
componimentointitolalp
festinoPeducchiuso :
—
neo
,
Comm'
L'uno
^
A
a
li cane
airuòsemo
sse
a sejee 'mpocofanno
duj'a qnatt*
Folla da
non
poterese contare
:
Cossi de gente nova
tanno tanno
La casarellasse vedd* allagare
,
Che
Ne
vanno
deret'air autr' a ammucchiare
pe'paura de mori de pesta
fujespaparanzata
ogne fenesta.
39
—
—
LXXXII.
mulinarella,
Mulinarella (1)mmia,
ti tieni a spasso 'sto molino?
Come
Si
pe'dojesommane
faccio jire.
lo 'mpriesti
a mme
mme
lo viento te lo
Come
(2)
CXXVH.
Stivi dinto 'sto
Mo' che
core
lo
(1) Partenio Tosco
Maggioranzaalla
» mano
Mugnajo
chiuppo mena
,
non
dice
Toscana
essendo nel
si
fighulo,
(3)le cirase;
la
Y Eccellenza della linguaNapoletana con
ne
,
(2)Sommane
n'ascisti,
vuoi trasi'perze hai le chiave.
nce
Quanno
nel secondo
te
li 'nzuri tu, bello
Tanno
»
e
:
—
"i
Lo Molinaro
i toscani lo chia,
evidente per lo molino
primo proprietà
e
affatto".
conosce
settimane.
y
(3) Nzuri, Vedi, Annotazioni al Canto II,che incomincia: Amore
beri,
d'almmio, come sV tornato. Chiuppo, pioppo,Menare, parlandosi
in
portare.La modificazione del pi latino (pi ossia pj italiano)
dialettimeridionali
nei
chi (ossia
accade
(cchiù, chiagnerej
chjjcostante
fiorentino
il
in
si
anche
toscani.Di
ne'
fatti,
pioppo
pretto,
spesso
137
del
chiama ehioppo,
appunto come a Napolichiuppo.Vedi,pag.
di
glio
Scherzi
\ Comici [\Firenze 1819]| Nella stamperiadel GiSaggio\
Si
le
vende da PasqualeAlhizzi presso
scalere di Badia :
I
le son
rarriano'a
a E' si sa bene,che quandelle
una
cert'età,
ragazze
che
alla
le ite;
» come
so
o da
stagione
'gnufallesostenere da ippalo
possibile
commediuole dell'Abate Ciana,
é im» icchioppo
».
Leggendoquelle
le abbia lette)
consentirmentalmente
non rammentarsi (chi
e non
di PagolBeni :
di
a Come
con le parole
potrà graziala fiorentinalinla palma poiché
»- gua ottener
e viva voce
reca tale
con la pronuncia
tant'offesa alle orecchie umane?
Certamente i fiorentiniingorgano
» e
che l'orecchie degli
esterni ne restano maravigliosa» talmente le parole
offese: anzi coloro i quali
» mente
a gentil
pronunziahanno -adusata e
» l'orecchiae
la lingua,
tollerarpronunzia
non
nausea
possono senza
Oltre che di qua viene anco in buona parteim» cosi aspra e nojosa.
*
—
—
—
,
,
40
-
—
Tanno ti mittì la moglieraaccanto
Quanno t'ha' franchiatqBeneviento(1)
LXIl.
Io
non
ti
schiatta!
vogliocchiù,Qgliulo,
Pe' l'amore de le gente voste:
'a gatta
Màmmeta
va facenno come
,
E dice
ca
non
so' io la para vosta.
Non
so' la para de l'ossignoria
(2)
Nemmeno
voglioveni' a la casa vosta.
Amore
mmio, puozziT pezzente,
Puozzi veni' addò'
mme
a
cerca' lo pane,
E vienenicidomenica
Mamma
v' à messa
matina,
(3)e io sola romano.
Mamma
v'à
abbasci' a la marina,
Li turchi
»
»
»
»
»
Tf
»
»
sse
messa
la pozzono
pigliare.
sentendosi piùtosto risonar
delle parole,
la perfetta
intelligenza
pcdita
Laonde molto mi
paroleperfettamente.
ilqualprese a mostrar
io che un elevato ingegnofiorentino,
meraviglio
fosse derivata dalPÀramea o Ebrea tralasciasse
che la fiorentinalingua
altro rilevava: che cioè la
e segno che piò d'ogn'
quest'argomento
che
forma
e risuona nella gorga
come
quella
pronunciafiorentina,
buona partedelle sillabeo parole di qua si mostri derivata dair Arae pronuncio
o Ebrea,giacché
mea
questa è in gran parte gutturale
alcune voci che discernendosile
,
,
gorgia» Vedi L* AnticriLsca.
(i)Quando t'hai comperato Benevento.
(2)L' ossigmria la vostra signoria.
lunga.
(3) V d, contrazione dì va a; Va dev' esser pronunziala
che
sbarchi
barbareschi
de'
allude
canto
Romano
Questo
agli
rimango.
contrade.
loro
schiavi
nelle
i regnicoli
e li portavano
rapivano
»
in
.
,
,
42
—
—
XX.
Bella
che ti chiami Rosa,
figliola
Collera 'ncuorpoa te non nce ne trase:
Màmmeta
miso lo
t'ha
delle rose
nome
Lo cchiiibello fiore che sta
,
'mparaviso.
XXXIII.
Come
ti
voglioama' ca sV 'no pazzo ?
Non tieni 'na parolade fermezza (1).
Si' figlio
a 'na jummenta 'e male
Tu
mini cauci
Vattinne
razza.
chi te dà carezze:
a
l'Incorabbele
(2) pe' pazzo
Là truovi Masto Giorgiochi t'avezza.
a
parolaferma,stabile.Cosi
(i) 'Na parolade fermezza, una
ha detto donna
di virtù
per donna
»
virtuosa.
dove primaoltre gl'infermi
(2) GV Incurabili,spedaledi Napoli,
Nome
d'un
i dementi.
« Masto
Giorgrio.
detanto crudele correttor di matti al grandeOspedale
quanto illustre,
Incurabili
divenuto
ch'esercitano
di
tutti
siffatto
generico
niegF
quei,
stiere.Pare,che quest'uomonecessario alla repubblica,
invense non
di un morbo creduto incurabile
tore, almeno ristoratoredello specifico
voluto indi applicare,
ma
non
con
(specifico
egual successo, ad altri
mali nella età nostra ) abbia fioritodopo la metà del secolo passalo»
si rinchiudevano anche
^
Dante
—
,
T"
»
»
»
.
—
cioè nel XVII
scrivendo il Galiani nel XVIII.
secolo
,
»
GiambattistaValentino nel
»
MDCLXIX^
—
«
In fatti
Napoles contr affatto impressonell'anno
suo
,
»
sembra
di
parlarne
Ottave :
mico, nelle seguenti
»
come
Deh
Masto
un
uomo
vivente allora e
Giorgiommio
dotto
e
saputo
T"
-n
Se
»
Nuje simme
»
Non
te muove
vi' ca
a
dare
quarch'ajuto,
tutte quante arroinate.
lo
ss'è perduto
judicio
,
»
E
a.
Che tanta capo-tuostehajeaddomate,
non
suo
so' sbotale ?
tante cellevrielle
43
—
—
CV.
Quanto
è bello lo morire acciso
'Nnanzi
a
L'anima
la
della
casa
sse
'namraorata;
'mparaviso
vace
ne
E lo cuorpo dìnta
sse
ne
(1).
Irase
toja,niuovela priesto,
perda \st'auto rieslo.
Fa che sse sbeghaognuno e che conosca
»
»
Quale e chi era primmo de la pesta;
da lo naso ogne mosca
» Falle passa'
de Tagresla,
)) Falle provalo zuco
» Azzò ch'ognunode deritto sosca,
,
»
Auza 'ssa verga
9
E
non
»
E
sse
9
E fallopriestoca
9
Ca sì no' lo
fa' che sse
leva ogne fummo
da la testa;
fare lo
.
puoje
boje.
,
lo fa lo
fajetu
,
amministratori di quelgrandeospedale
signori
potranno per zelo delle
! toscani
individuali
rintracciare
notiziedi
far
»
esso.
patrie
più
da quanto tempo le avrebbero fatte pubblicare
La lettura
9 oh
9.
de' versi di Titta Valentino non persuadeperò punto come
dice ilGaliani che Maslo Giorgio
fosse un suo contemporaneo. Se io sclamassi : Oh
9
I
memorie
—
,
,
,
Michelaccio mio ! tu
solo
comprendi
la
vita ! tu
solo sai
gustarla!
crederebbe che Michelaccio fosse mio coevo, sebbene
a' di nostri vi sien tanti che facciano ilsuo mestiere. Lo specifico
di Ma-
eccetera;
sto
nessuno
Giorgioé
il medesimo
vantalo
da
Bulasco nella XVIH
canto del Ricciardetto :
Ed ha
una
più che trave grossa
avanti alla Regina,
mazza
E rotandola
,
Dice
:
—
(1) Vace, va. Se
«
ne
Questaha da far la medicina
trasse,
se
n'entra.
»
.
stanza
del I
4i
—
XXIV.
Gara Nennella
(1),quanto
siti bella,
Nce siti nata abbascio
a
(2).
E
accessi bella,
l'acquave
(^orae a la
mantene
rosa
fresca a lo
la
marina;
giardino.
XXXVl
Domani
Pe'
E
ghr
nce
V alba mmi
a
riposaabbascio
E chella
«
—
vede' lo sole addò' riposa.
a
Dinto 'no
vogliosusire (3)
a
la marina
a coglie'
rose.
giardiniello
pogne lo dito :
Gbisso è Ninnino mmio che vò' caccosa
rosa
rame
(4).
,
»
Ninnino mmio, non haggioche te dare
'no carofano pe' addore.
Ti manno
»
E te lo mitti
«
tavola quanno mangi;
Ti puozziricorda'de mme
tre vote l'anno
»
(1) Nenna,
a
:
: ragazza,
Nennella;Ninno, Nennillo;spagnuolismi
(careggiativi).
(2)Abbascio,giÌL
(3) Susire e Sòsere alzarsi.Vedi
V annotazione al
il sole nel suo giaciglio
,
gazzo
ra-
per questoconcetto di cogliere
che incomincia : Vor,
canto GL
'ncielo si potesse.
Siiglie'
che la
Caccosa,
(i)
qualcosa,
qualche
cosa, alcunché. È superstizione
nelF acconlo spillo
ciarsi
o con
puntura del dito o fatta con Tago nel cucire,
nel
i
ndichi
desiderio
d'una
0
una
con
fiori,
un
spina
coglier
sona
perria
I (lìncìulli
L' uno strìnge
la
e le ragazze fanno un
giuoco.
attribuito
di persona ad
mano
all'altro,
un
nome
dopo aver mentalmente
ognidito della mano stretta. Poi chiede : Qual dito ? V altro indica il
lontana.
—
dito che ha
L'altro
carezza
?
più soffertonella stretta. Il primo chiede : Che gli fareste
s
econdo
il
un
u
n
bacio,
suo
talento,
una
risponde,
dispetto,
ecc.
;
sì rivelail nome
gli darei
uno
schiaffogli donerei
,
attribuitoal dito,e si ammira
un
fiore.Ed allora
la forza della simpatia.
45
—
—
«
Tre vote Tore, neh?
»
La pasca
tre vote
Tanno,
»
(1),lo natale e lo capodanno.
cxx.
Sienti,Ninnino notnio,ca mo' t'avviso:
Quanno passida qua, passici
onesto;
la gente ca nui nei amamo,
cali r nocchi e io calo la testa ,
Non fa vede'
Tu
E co' lo
a
nui
core
salutamo.
nce
CXI
Quanto
Pare
si' brutto, ti
pigliala peste!
lo diavolo t'ha visto.
ca
co'
Quanno facivi 1' amore
Ieri (2)cchiù
Da
che
russo
romene
tu che 'no ciraso ;
fai cchiù l'amore
non
co'
romene
Ha' perzo lo colore e stai roalato.
Io che ne vogliofare cchiù de tene?
Pe' fierro-viecchioti
vogliocagnare.
Mroe ne spesaide lo latto de roaroroa;
Accossl,bardaselo (3);rame ne speso di te.
(i) Pasca, pasqua di risurrezione.Natale, pasqua di ceppo.
si sarebbe
l*e latina,
come
regolarmente
(2)Ieri, eri;dittongando
dovuto fare anche in Italiano.Mtne
(3)Bardascio, lo
stesso
traducendo la terz'eglogadi
che
ne
spesai, feci a
Virgilio:
E io so' pure che tu ccà , Menarca
Piezzo de marranghino,
A
chiste
L'arco
Quanno
Ch'
a
e
meno.
figliulo:
ragazzo. Emerisco
,
fajevecino,
le frezze a Dafnide
tu
rompiste;
t'accorgiste
'no bardascio 'nduono
l'avea
date.
Liceale,
46
—
—
XC.
Hon
i'
saccio addove
Come
la luna le
asci''nnanti
vavo
Sempe dicenno;
Caro
«
—
pe' lo trovare;
ramio,
amore
«
Addò' si' ghiuto? ehe hai fatto tanto?
«
Mm'
«
Ora
ha' fatto consuma'
pe' ora
sospire
'no pasto de pianto.
»
da li
—
LXXIV.
Mercoglianiello
(1)mmio, piazzapoUta,
Sr lo passeggiode li 'nammorati.
Quanno
passa 'sta
nce
Lavatevi la
vocca
zita (2)
figliola
po'parlati.
e
XLll.
disse l'uogliararo
e uoglio
»
(3)
loogllOy
Quanno la vedde (4)la bella zitella.
li denari
Co' h denari,
e senza
Pura te la egno (5) la lancella (6).
—
E
a
—
(1) Vedi r Avvertenza premessa ai IXI///
cogitano.
(2) Figliolazita, fanciullanubile.
Canti
Popolaridi
Mer-
venditore ambulante d' olio: da non confondersi con
(3)Uogliararo,
sarebbe
che
il recipiente
di lattain cui si tiene l'olio per
uogliarulo,
l'usoquotidiano.
In Napoli
che gliogliararivanno gridando,
la voce
città,
diiferisceleggermente
da quella
attribuitaloro in questo canto: [fogli'
è!
é! Del resto oglionon
[fogli'
(Canto Xn, stanza XXXV):
è
Ei
meno
va
a
italianodi olio. Vedi Ricciardetto
quel verso
allor,zitto
com'
oglio,
vide. Il pronome posto innanzi a questoverbo non è un
(4)
: anzi la costruzione più usuale nel dialettoé appunto
pleonasmo
Vedde
,
mero
questa che premetteal verbo
immediatamente
un
pronome
che segue
indicante l'oggetto
dopo.
da egnere,
(5)Egno
empire.
(6) Lanrpìla,brocca,vaso di lerracolto,
por
lo
piùcon
duo manichi.
i7
—
—
CVIII (1).
de cirasa
musso
Quanto sì' bella,
,
Teniti lo colore delle rose;
fai trema' le case:
cammini
Quanno
Povera vita mmia
,
riposa!
come
CVII.
si' bella e quanto si
Quanto
benegna!
Chi te r ha dati 'sti bellizzi eterni ?
lo fuoco
Allumali
Sopra 'na
legne,
senza
pietraviva de montagna.
X!f.
Amore
mmio,
Tutte le cammarelle
Là
nce
(1)Cf. col
trovai
canto
dormivi,
camminai.
doje fiche (2)gentile,
E
che comincia:
che termina col disticostesso
Calascione
tu
quanno
:
Musso
de
Cerase
:
In un
di Antonio Vitale A la facce de Neiwa
È piatto
'sta faccia e
Ceraselle nce
canto MV
nere
de Lo
è detto :
per metafora. Il Cavalier Marino
Adone aveva scritto:
esso
bacche innanzi di recise.
De la fico selvaggia
il latte espresse
E de la felce il seme
K la radice,ch'ha
De r
sonetto
li curii,
songo infinefine..
De lo striduloalloro asperse in
Le
,
e
ammonlonale
(2)Fiche, fichi.Qui
XI del Xin
li curii
fussiaccisi
ella vi mise.
comune
anco
Eringespinosa
il sesso,
v' intrise.
nella stanza
48
—
E pe' inmia
—
te le toccai.
crianza non
Le coscinelli (1)che
a
Co' dui lacci d' amore
capo tenivi
te V
appontai(2).
XXII.
Bello
che
figlialo
'Nnanti
E fra
sai de
,
a
legge,
loggia;
tojafanci 'na
la casa
glialtrivelen
che dentro v'ai*se,
vi sparse.
La violenta ipporaene
biasimò aspramentenell'Occhiale quella
fìco femminile.
Sliglìani
i
Marinolatri
M
a
ammettere
non
ragione.
potevano
ne
o per parlar
ne azzecasse, ne imbroccasse,
napoletanescamente,
ch'egli
incnrrasse una, e Girolamo Meandro juniore
difeselo sproposito.
Nelle Consideralioni | di \ Messer Fagiano| sopra | La seconda partedell'Occhiale|
del Caualiere Stigliano.
\ Contro allo Adone \del Cavalier Marino \ E
| di Girolamo Aleandro. \ Con Licenza de Sap,
sopra la seconda difesa
MDCXXX1.
In
et Privilegio
\AppressoGio: Pietro Pinelli ne
\\ Venetia;
Mi scandalezzo in questo luovien quindigiustamente
«
:
ripreso
d
ifendere
il Marini dello hauer detto,
che
dello
»
Aleandro,
voglia
go
nel genere della femmina,perchè
a
T" la fico
Napoh si parlacosì. Oh
harebbe
la
dire
! Tanto
bella ragione
»
potuto
capa invece del capo ; perche a Napolisi dice cosi. Se ciascuno ha da potermetter nelle scrit»
del suo paese ; manderemo prestopresto in bordello
»
ture toscane i viti]
la purità
della lingua
toscana ».
»
nulla
origlieri.
Etimologicamente
parlando,
(1) Go^cine//6, guanciali
di più ridicolodel vocabolo guanciale,
in
come
usano
Toscana,
applicato,
tiensianche sotto il se« Il guanciale
a qualunque
speciedi cuscino.
dice
sotto i piedi,
» dere,sotto le ginocchia,
contro le reni, ecc.»
chiamerò sempre cuscini quelli
il Carena ; ma
che non servono
per me
fodere
Le
de'
da
noi spesso non
le
sono
guanciali
per appoggiarviguance.
Tommaso
E stavoltaavea
,
—
—
,
-^
—
,
,
sacco, anzi aperteda' due lati;ed invece di chiudersi con bottoni
di bucolini, quandoco' lembi cuciti a punto d' ucchiello
son
provvedute
a
o magliette
e si allaccianocon
aghetto
quandoguemitidi campanelline
ciato
allacdi puntale.
ilcanterino dice all'
averle
Ecco perché
di
amata
i guanciali
d'amore.
due stringhe
con
si vanta di essere
In
l'amante
entrato di notte
(2) questocanto
nella camera
della ganza, foi*sein virtù di qualchebreve o di qualche
e
,
armato
erba che apra le portesenza
chiave.
50
—
~
Li bellizziche avia Carlo Romano
(1);
La sapienzache avia Salomone.
Dudici figli
mascoli puozzifare,
Piiozzi guarnì'
lo
Uno
Lo
Regno ogni pontone (2),
vescovo, 'n auto cardinale.
papa santo co' lu' 'mperatore.
CXXI.
paghi 'no carrino (3)T una
Mille canzone
so'ciento docati;
le vuò dà' ciento docati,
Si no' mme
Si
rame
Io certo
le
mme
(1) Carlo Romano,
rator Romano
; ma
lo scorto
non
a
può esser
che
ignoravo
mmazzìate.
altriche Re Carlo
Magno Impe-
fosse tanto bello.
(2)Pontone, cantonata, canto.
a Lire
(3)Il Ducato (che ultimamente equivaleva
veva
,
Italiane4. 25)
a-
il carlino dieci grana; il grano dodici calli ossia cadieci carlini;
valli.
12 »
Ne* Diurnali di Giacomo Gallo è detto che
« A
(di
—
—
Ti
Pietramolare che non
si volse arrendere et dis1496) « Si pigliò
del
dishoneste
allo
trombetta
Re, et lo signore
signore
parole
Prenciped'Altamura li (è bandire a sacco et a sangue et a foco,et
di subito la pigliaro
et fu di sabato,
et gi furono della gente della siRe et ne ammazzaro
delle due
gnoriadi Venetia mandata allo signore
la
et
et
fuoco
et la
poi
saccheggiaro poserogne
parte una e mezza,
cosi mascoli,
et multi di quelli
come
spianarono,
femine,portarono
li
docati
venderono
bascio
insino
a tre
a
a cinquecarlini
a Napoliet
et per questosi renderò molte di
Tuno, mai si vidde tanta crudeltà,
lo fratiello
de Federico di Monforte et
-et gì fu piglialo
castelle,
quelle
9
di Carlo Sanframundo,et
lo fratiello
»
senza
Marzo
»
»
y"
»
»
9
1
»
sero
,
li presunì.
"»
—
Mme
furono ammazzati
lo scorto,me
ne
cento Pranzisi
vendicherò.
51
—
—
CXXXIX.
Tutto pompuso
Domenica
mmio, tutto pompuso,
parivi'do Barone (1)!
mme
Lo lunedi avistila sentenza,
a lo padrone.
Pigliali pannie portali
Tu si' ti vuò 'nzorà'fattili panni;
L' aciellonon po' vola' senza le penne.
—
LXXXII.
Quanno sapietti
(2),ca stivi malata,
la faciettiromita;
'Sta vita mmia
Stiettidinto
a
addenocchiata
'na cammera
Sempe dicenno:
,
Dio, donali! vita! »
«
—
—
LXXIII.
Mena, fortuna mmia,
Tutte le
cose
'nfronte,
menami
contrarie vanno!
mmie
(3),
L'acquamm'
Meno la
asciugae lo sole mme'nfonne
pagliaa mare e vace a funno.
—
XXXVII.
Donna
Ca la
non
t' avantare,
ca
si
bella,
tojabellezza poco dura;
La morte
non
t' è mamma
né
sorella,
E pure ti nei porta a la sepoltura.
(1) Forse il verso
é corrotto
deve
Domenica
leggersi:
pariveno
come
una
parola
contano spesso per una sola nel canto popolare.
sdrucciola,
feci,desinenze date a questiverbi
(2)Sapietti,
seppi,Facietti,
certo per analogia.
Remita,romita. Addenocchiata inginocchiata.
(3)'Nfonnere,
'Nfonhe,bagnare.
barone. Ma
altrove ho
e
le due sillabefinalid'
avvertito,
,
52
—
~
XXXVIII.
Duormi, Nennelia (1)mmia, duoritìisicura,
Io da qua fore ti so' guardiano;
Te le guardo le porte co' le mura,
Come a 'na casciolella(2)de denari.
cxni. (3)
Sai che disse lo monico
—
casa
Quanto si
c(
«
Non
«
Pe' te
ti pozzo
fatta
a
la sore?
bella,sore mmia!
trova' 'na vota sola,
'mpararele
de dio
cose
»
—
poli,
NelleRime Bernesche \ di \ G. Zanetto. ||Na(1)Nenna, fanciulla.
la
Pasca.
Strada
Dalla
di
N.
1830
Toledo,
sotto
Tipografia
\
I
I
v' é il seguentesonetto
d' Angri \ Num.^ 31
del Principe
,
AD
Di
Non
conversar
con
UN
AMICO.
femmine,tu
ancor.
imparasti
Donna
il modo
attempata
Non
vuol passar per tale;e una stoccata
batti a questo chiodo.
Le dai, qualora
.
Vecchia tu chiami
oltremodo
Agnese;ella,
teco é sdegnata,
E ha detto;
«Non son mica stagionata;
vecchia fa buon brodo. »
« E poi gallina
Onde, amico,far dei come il cocchiero
Il qual,perchèsi causi una vecchietta.
che non è sincero.
Usa un linguaggio
Allora in fretta
ei grida.
Nenna, arrossate,
Per
tua
l'imprudenza
—
—
,
Prende
muro
costei.Se dice il vero,
Non
la scosta neppure una saetta.
(2) Cjasciolellacassetta, da cascia,cassa.
y
(3) Imparare,
insegnare.
53
^
—
XV.
doje (1)scoppette,
tui so'
Bella,ca l'uocchi
Meoano
scoppettatejuornoe notte;
N'
haggioavuta
Mme
r hanno
una
'nfràlo
pietto,
fatta 'na ferita a morte.
XVÌ
(2).
Bella,ca
'st' uocchi tui mm'
No' mmi
nei fanno ì'
a
hanno attaccato,
nisciuno luoco;
Io no' nei voglioi' addò' so' mannato,
L' anima mmia
ssi sparte e vene Uoco!
XXXI
vò vede' la veccola fllarò?
Chi
Li
un
(3).
tessere
polecini
lo lino?
é proprio
ed in doje,abbiamo
una
semivocale,
(1) La j napoletana
La j è quasicome
vero
con
una
un
monosìllabo,
aspirazione
trittongo.
dove la ; é veramente
intercalatafra V o e V e. In Italiano,
leggiera
s'é fatto com' è
consonante
spiccatissima
pur talvolta fiorentineggiando
di
nel
regola fare
napoletano:
,
Farinata
Ne
Ad
e
*l
che
Tegghiajo
fur si
—
cuqjodi dante,eh' è un animale.
un
e duro.
bue, un beccajo
spietato
Troja;vedrai le
mura.
—
Noja, le faceziee le novelle spandi.
—
(2)LlocOylà (da
m
loco;onde
II.XIX.
Berni
—
De la novella
Bante.
degni.
—
-
Borni
Caro
42.
II.XIX.
50.
I.
Parini.
i latiniavevan
fatto un
avverbio di
tempo, dicendo illieo).
chioccia.Nelle stanze
(3) Voccola^
Da viecchieantiche
di Velardinielloè detto:
aggiosentitodicere
Che tre calle valea 'na chiricoccola;
54
—
—
Chi vò vede' Santella 'a
Senza carrafa mesura
LXX
Màmmeta
Dice
mm'
potegara?
lo vinol
(1).
ha chiammato
t'haggiofatta la
ca
Avive
fattocchiara,
fattura;
pe'sejegrana, e non l'affricere
co' la voccola.
poiecine
,
Tridece
E nel Pentamerone
«
—
Vardiello,ss*addonaje
ca la voccola faceva
pe'la qualecosa 'ccommenzaie a dicere:
»
sciòfsciò;frustaccà, passa Uà. »
(Jorn.I. Tratt. III.)
l
a
Potegaracome m'insegna raccoglitricet Bottegaja. Presso noi
si adopraa dinotare la pizzicheruola
»
o pizzicagnolo^
più propriamente
la
vende
nella
che
sua
merce
»
donde, Botl^ajae poi
propria
bottega,
in questo canto é adoperato
»
corrottamente Potegara,
ma
proprionel
cantinera
le tadì tavemara o
come
»
senso
qui chiamansi specialmente
vendono il vino dellacantina.Per dare un merito straor»
vernaje
perchè
le si attribuisceun merito impossibile,
dinario a Santella,
»
così,com' è
che la chioccia filiod i pulcini
Molte
tessano il lino ».
»
impossibile
»
lo passiggio
pe'fora la
cammara
;
—
—
—
—
,
—
vedi fra l'altraquella
cantano di questecose impossìbili;
popolari
nella introduzione alla PossiUecht^ata.
che il SarnelH riporta
tori
Negliscrit-
canzoni
si trovano spesso de' brani simili, ma posti
in bocca a' matti od ubdelle nostre pastorali
briachi.E chi é pratico
ben sei sa. Celio Malespini
,
nella XXYIII
di
Novella della seconda partedelle sue
cosi rappresenta
avvinazzato
un
dugento)
all'altroil furore di Bacco nella testa,non lo
—
«
Dugento(cheson
Ma
più
crescendo tuttavia
»
potendopiùrestringere,
d
ello
inondando
l'area d' infinitirutti,
ogniriparo
intelletto;
egliruppe
di cervelloe triemitidi gambe,sembrando che eglidovesse
vacillamenti
in terra,dicendo: Mirate colaggiù,
ad ognipasso precipitare
signore,
»
come
»
»
»
Uh,
pulitamente.
damano
non
vedetevoi
come
galline
quelle
cor-
"
asino che si straccia
rono
per il mal tempo; ne vi avvedete di quelt
Poi eglisi pose a gridare
la camisa, mostrando tutto il forame?..
fortemente: DàgU dòglial svergognato;
e correndo diede in terra un
)»
buon
»
mostaccio
"
»
stramazzone, che vi mancò
intitolato:On
»
—
Re
si rompesse tutto il
poco che non
Milanese il raccontino
Vedi anche nella mia Novellala
e
dò Zoccor,
fattucchiera.Fattura
(1)Fatlocchiaray
iljeter
un
proprio
sort
de' franzesi.
incanto. Fare la
,
è
fattura
55
—
Io fattura
No' V
ne
non
—
saccio fare,
V auti
haggiofatta a
manco
e
a
vui.
VI.
mmio, le percoche(t) a Tuorlo?
Amore
Nò' mmi
ha' 'vuto 'na vota portare;
nce
(1)Percoche,pescheduracine.
»
»
»
»
]»
decette: a che
serve
'stomilo?
—
«
avimmo
La
qualecosa
magnato
vista da Io Rei
tanta
spagne, acce,
rafanielle,
schiavune,
cardune,cepolle,
rapeste,
percoca, mela diece,
mela pere, uva 'nzoleca,
uva
li
groja,uva tostala,uva rosa, cerase manocelle,pera, pumma
e tanf autre frùscole,
e tostale,
vìsciole,
jateche
che m' èparzeto
vedere tutte lestasciune aunite 'nzemmora: e mo'te ne
viene co' lo melillo! »
e finiràcon
tutta Italia
che fa
che
una
Il vocabolo percoca si sta diffondendo per
V essere ammesso
aulica, come
nella lingua
quello
—
distinzioneutile.L' uva
abbiamo
trovata
nel Canto IH. Sebbene
'nzoleca,
negliscrittoritrovo
adesso si dica 'manica
'nzokca.
costantemente
usato
'nzonica
uva
ed
cioli
Neglisdruc-
d^ Biaso Valentino,
digrazie
stampatoin
scritto uva
edizione:
é
M.DCC.XLVIII)
Fuarfece
(prima*
intitolati:
Vita
Nasceta,
calce alla
'nzolecaè lo stesso che V
sua
e
'nzoleca,
L'Amice
'Na
mano
po'pe'loro bona grazia,
co' 'no pede mm' attaccàjono.
Gommo
fosse 'no porco casarinolo;
Pe' dinto nce passajeno
'na pèrteca
;
a le spalle
mme
'Ncopp'
portaroa Nàpole.
justolo grappo d' uva 'nzoleca,
De la Terra Promessa,che portàjeno
Li dujeesplorature,
che sse léggeno
Che 'no cantano e cchiù po' la pesàjeno.
Parea
»
Cosi pure nel Pentamerone,
(HI, 1.)
dov'
pertuso, vedde 'no bellissemo giardino,
9
tante
cetrangole,
»
frutte e
»
sa
»
mala
—
le
«
Affacciannose
erano
pe' 'no
de
tante spallere
sciure e pede de
grottede cetra,tante quatrede
d' uva eh' era 'na giojaa bedere. Pe' la
pergole
gollode'
venne
»
—
na
bella
pigna de
eh'
'nzoleca^
qualeco-
aveva
allom-
56
—
Mo' chi
malato mmi
stavo
Mo' chi nò' pozzo
io nò' lo
Chillo mmi
Vene
manna
la sera
Rimano
e
nei
puorti,
propiocamminare.
LXIX
Mamma,
—
(1).
vogliolo vojaro,
pe' rape e lopini;
smerteca
lo carro,
mamma
vedolella,
mmia.
C(2).
Quanno
e ghievaa la scola,
piccirillo
bello figlio;
chiammavano
era
Tutti mmi
Mò' chi r haggio puostidienti e mole
mmi
Nisciuna mamma
vo' dà' la figlia.
di buoi, boaltiere.Paolo Costa,scrivendo
(1) Vojaro,Negoziante
da Bologna,il ventìnove luglio
al Marchese Luigi Biondi in Roma
della
M.DCGG.XX1X e facendogli
elogidel suo volgarizzamento
sperticati
l'Italiatutta, sogRoma e con
e con
seco
Georgicae rallegrandosene
giunge:
bovattieri.
I.
Questa pav. 8, leggo
« Al capo Vili del lib.
che ad un editore ed augumen-^
G' é da stupire
rola mi è nuova.
»
»
liana
é italatore del vocabolariodella Crusca,sembri nuova
questa parola:
nella LXXVII Novella del Sacchetti:
sin dal trecento e può leggersi
dinanzi
e da ivi a pochi
di,essendo li due boattierìcon la questione
—
—
—
»
al detto oficìo....
»
smerteca
Son.
e
'mmerteca
—
Smerteca
lo carro;
Cosi
(da in vertere).
il carro
lo
si rovescia.Si dice
(Corda H.
Sgrutlendìo
Vili.)
Meneca,creo pe'fareme 'no scuomo
de vroda 'no pignalo;
Mme
'mmertecaje
E fu lo peo, ca 'nfronte appiccecato
che parze cuorno.
'No vruocolo restaje
bolo
vocafi)Mole, denti molari. Quindicavamole vuol dire cavadenti;
rabbia
Casalicchio
Gli
diceva
che
1.
dal
«
con
(V. IX.)
adoperato
che facessequella
di miniscalco;
se non
sapeva far l'artedi cavamole,
destra
che
la
la
in somma,
man
a maneggiar
avea
se
non
tenaglia,
la zappa in tulle le sue malore ».
a maneggiar
s'imparasse
-—
»
"
9
—
58
—
—
A chillo pizzoaddò' V addenocchiaste,
'Na fonte d'acquasanta nei facisti;
»
d' donn eh 'an si pseva durar. »
Il traduttore italiano
gran sfurmigular
anonimo :
d' intorno,
fece gettar
" Ozia per levarsiquestacura
subito uno
hanno, che tutte le donne di quel paese fussero nel tal
—
—
d
le quali
allospuntardel sole,si ritrovaron tutte nel luogo
giorno
(sic);
destinato
Nei
9
»
Beytràge\ zur \ Geschkhte \ der \ Italiànischen
Poesie I von \ lohann Raspar von Orelli,||Ersles Hefi\ ZUrich,\ bei
1810 (eZweiUs Heft,ibidem)
Orell,FUssli und Compagnie,
opera che
-^
l'editore chiama
studio straordinariamente profondo
« fruttod'uno
»
si afferma esservi un'allusione mitologica
e
"
dell'argomento)
della luna in que'versi di Guido Guinicelli:
parlarsi
9
—
—
Io vo' dal
ver
la donna mia laudare
E rassembrarla alla rosa
al
giglio.
e pare;
splende
bello,a lei somiglio.
e
Più che stelladiana
Ciò che lassùé
Siella diana
y
stelladel
giorno;e
anzi
Oh
non
un
non
misero
stella di Diana,
significa
indica la luna,che
é stella(e neppur pianon
neta;
gica.
mitoloe' é alcuna allusione
e qui non
satellite);
straordinariadi
profondità
purosangue
bisnonno aver
anzi stella diurna,
diranno l'Orelli
uno
essere
svizzerotedesco! Ma
forse i teutoni
oriundo Italiano:l'arcavolo dì
di Lombardia a Zurigo:OrelU, corruzione
emigrato
di Aureliil Anche negli
Agrumi \ Yolksthumliche Poesieen \ aus alien
Mundarten Italiensund seiner \ Inseln. j Gesammelt und ubersetzt \ von
von Gustav Crantz. | 1838. (390 pagg.
\\Berlin \ Verlag
AugustKopisch.
in duodecimo oltre 1'errata ) il quartodisticodi una variante napoletadel settuageshnosettimo
di questi
canti Avellinesi:
nesca
suo
"
E
'mpietto
porta....
(Michelemmà
....na
e
Michelemmà !)
stelladiana,
Pe' fa' mori' l' amante....
e Michelemmà!)
(Michelemmà
a dujea duje;
....
^
vien tradotto:
59
—
Quanno dinto
—
la chiesia
a
Co' 'stibeir uo«chi la
trasisli,
lampa allumasti.
an.
Quanno sponla lo sole a la matina,
'sto bello viso (1);
Spontape' riguarda'
Und
auf dem
Oh
Busen tràgtsie
—
Margareth*, oh, MargarelhM
o
'nen Slern der Diana,
Die Freier
Oh
umzubringen.
o oli,Margareth'!
Margarelh*,
Ein Paar una'
quelStem der Diana
sie ist spròde
und
heisst,
ed
s
Andre!
spi^a: Das
postilla
di sielladiana é
significato
chiamata
v' é una
a
Kaltì
e
la
Eppure il
l'autore della dedica al dio maun
gnano
persino
scrive Diana con Ja majuscola)
lo intende,
(ilqualeerroneamente
si rilevadalF annotazione seguenteche perònon rivela grandicognizioni
astronomiche e cosmografiche: t Lo stesso che Lucifero o
ovvio per
tanto
come
Italianoche
—
9
stellamattutina ; nitidae bella steUa eh*
,
»
pompa
di
carissima
»
cosa
»
Tommaso
»
»
bellezza.Gli antichi usarono
sua
col
appellavano
e
nome
esce
dal
mar
questavoce
di Diana
d' Oriente
a
a
far
una
significare
le loro innamorate.
lesiellesopra, la Diana \ Rende
con
| Di
splendor
grandeclariiaie;
\ Cosi la mia d"nna par sovrana
iuiie le donne eh' aggioirovaie. »
nere
Lucifero,
Espero,Fosforo o VeBuzzuolo da Faenza
:
Come
—
che chiamar si
facciain
é pianeta;
non
voglia
esce
dal mare;
ed
ignorocosa
lezza
ci starà per far pompa della sua belcielo,
sullacortecciadel globo
agliocchi de' Nannucci che fan logomachie
ma
sicuramente
Domando
aeroterracqueo.
un
non
po' se
s'hanno da annotare
in questo stile
liricole
antok^iescolastiche!(VediManuale \ della \ Leileraiura [del
\ dal \ prof,Vincenzio
lingualialiana \ compilalo
dalf Autore, \ Due volumi,
Nannucci. | Seconda edizione \ ripassala
Voi, 1 IIFirenze | Barbèra, Bianchi e Comp, \ Tipografi-Editori,
Via
primo secolo \ della
—
Faenza, 4765. | 1856.)
mento
(1)Il solitoegoismoumano, che ha per fondamento peròun senticonfuso della importanza
nello Universo. Ma il
della nostra stirpe
subordina
tutto ad uu dato individuo,quandoinvece V individuo
volgo
appunto
non
è nulla e la
razza
é tutto. I due ultimi versi del letrastico
60
—
Arriva 'mmiezzo
—
l'aria
a
e
ssi
'rriposa.
Vede li sui bellizzie resta affeso.
LXVII
lo vierzo de V anno,
pe' ti,Nennella,'e jiiornoe notte;
Luce la luoa
Luce
{i).
Luce la luoa
a
pe' la saetterà,
Quanno Nenuella
ss' è corcata.
minia
LXVm.
Malata
Io la
vuò' che
malatella,
conosco
Questa non
È
la
ti sano?
tojanialatia.
è freve
(2),né
'no ramusciello de la
terzana,
gelosia.
IV.
mmio, la 'mraasciata è fatta:
Io non te voglio,ca si'jocatore.
Te r ha' jocatele sole a le scarpe,
Appresso te la juochi'sta figliola.
Amore
sono
parodiainconscia
una
del miracolo di Giosuè;anzi,è
questosole che rimane incantato a
donna
del sole
,
che
giudaico
più poetico
il cielo dalie bellezzed'
mezzo
indugia
a tramontare
per
agevolare
una
una
car-
niflcina.
dice la raccoglitrice
A lo vierzo de l'anno
« non
a
»
(1)
che significhi
so proprio
poichéV ho preso così dalla bocca del popolo
Saetterà È un
di originalità.
ho
tal
trascritto
r
e
qualeper amore
delle case, perché in caso
foro stretto e lungoche si fa nelle mura
di venir
lo
dentro
tema
chi
di aggressione, è
senza
esploda schioppo
-»
»
»
9
»
—
—
—
,
offeso dallo aggressore. »
--
(2)Freve, febbre,(qui,perniciosa)
per
melatesi.
—
61
Lxxxvni
—
(i).
'No juorno fui chiammato
giudicatore,
'na chioppa(2)de zitelle;
A giudica'
la 'jancae la bruna,
giudicare
Quale de quelledoje era cchiù bella.
'e fiuri (3)
La 'jancammi
pareva scocca
;
La bruna mnai pareva cosa novella (4);
co' la fortuna,
Si avesse
a giudica'
Sempe dicenno; la brima è cchiù bella!
A
LXXXXV,
Oh
dio! quanto è longa'sta sommana
Sabato a sera quanno vuo' venire?
(5)
Io no' lo faccio pe' no' faticare,
Lo faccio pe'vede' Ninnillo mmio.
d'Arco (provincia
di
(i) Variante del canto, raccolta in Pomiglìano
r^apoli).
*Nu
jornofujechiammato juricatore
Pe' ghiuricà'
'na chioppade zitelle.
Pe' ghiuricare
la 'janca
e la vruna,
Pe' biré' qual''e chesse é la cchiù bella.
La 'janca
é 'nu mattelo de sciure,
—
La
vruna
è 'na lattucatenerella.
'nu garofano
eh' è niro,
Pigliate
Pe' gintilezza
lo purtate'mmano.
La 'janca
quanno parlamm' alTattura,
La
vruna
mme
fa 'a
vocca
ciancioselhi.
(2) Chioppa coppia.
ciocca di fiori.
(3) Scocca 'e fiuri,
y
(4)Cosa Novella cosa nuova,
l^gersirosa novella.
settimana.
(5)Sommana
y
y
non
più vista ancora.
Ma
forse dovrebbe
62
—
CXLVll
—
(1).
Vogliomanna' 'no luongo sospiro.
A Napolibello lo faccio arrivare!
la parola
Si lo sospiroavesse
Che bello 'mmascialore che sarria :
Sarria lo 'mmasciatore
de' 'sto core
de lo bello mmio.
Lo segretario
Faccio la vita chi fa lo serpente,
Ghillo chi è lo cchiù pessimo (2)animale.
(1) Vedi fra* XXXIU
(2)Mi vien comunicala
Magliein Terra d'Otranto:
Canti
di Mercogliano.
popolari
una
bella variante di questocanto
Quannu nascii ieu
lu
raccoltan
spenturatu.
parse la spenturammia.
lu mare
Stese tre giurni
quagghiatu,
De 'ddh' ura
Lu sule
era
de fore
e
nu*
paria....
Quandu nascii ieu, nu' ne' era gente,
Nun Ma nata nuddha criatura;
Nascii de 'na *ucca de serpente,
mmia foi la furtuna.
Ca la mammana
Comu
Ce
mme
cuntente
pozzu chiamare cuntcnte.
ficela furtuna!
mme
Tutlu lu celu
a
luttu sse cupresse,
Pe* antri è biu lu
munnu
e
pe'mmie
morse.
bel pleonasma
simileal
(3) Cchiù pessimo,
e sgrammaticatura
energica,
cchiù pew del canto LXXXVII
Siffattelocuzioni pleonastiche
(Vedie Cfr.)
Se
neir uso napolitano,
non
frequentissime
giàcapestrerie.
ne trovano
esemplia bizzeffe negliscrittoriin dialetto.Vedi La \ Fuor
d' A\ co li diece quatre\ de la galloria
pratleco
feceI overo \ t ommo
gnore
polloI Opere\ de \ Biase Valentino. \ Addedecata a lo llustrissemo SiPatrizio
Maria \ de Lecce,
de
\
I Avocato, I Signore\ D. Giuseppe
son
del resto
63
—
Quanno
Non
—
nascietti io no' ne"
nata
era
era
gente.
nisciuna criatura;
Nascietti pe' 'na
La vammanella
de serpente,
vocca
(1) mnnia
fu la fortuna;
Le fasciatore(2) furono li vienli,
La connolella (3)fu la sepoltura.
XVi!
Bella,che
vai
e
vieni da Caserta
Dimnni lo bello mmio
la Cela de Lucerà,
Felice Carlo Musca
(4).
se
è vivo
o
muorto?
di
||A Nnapole, MDCCXLVIIL
| Nella stamperia
Settimo quadro:
| Con licenzia de Superiori.
La vocca pare chiàveca majesta,
Ch' é cchiù pcvo de tutte le sentine;
Fete cchiù de 'uà fraceta menesta,
Leva la
Ed
a
L'
omroo
le latrine
a
procedenza
Lo veleno ha la
la coda Tha
V have
a lo dente,
vipera
lo scorpione;
lenguaed a la
Lucifero e Plutone;
a
la
mente
Cchiù pevo de
Da lontano e becino so' fetente
Assai cchiù pevo de 'no chiavecone.
è perniciosa,
La lengua,
a Io parla',
Se
renne
a
tutte
quantacchiù odiosa.
trasformazione fonica di Mammana,
(1) Vammana,
levatrice.
le fasce.
(2)Fasciatore (sf.plur.)
d
iminutivo
di connota,culla.Lo Sgnittendio,
in un
(3)Connolella,
tecnica ha detto:
sonetto eh' è una meraviglia
,
Devanteme
'sto cielabro 'na cònnola,
E 'mmertecase
e
sbotase
pe'latora.
di potermiqui diffonderea lungosuH' uso delle
caro
che sebbene meno
di prima e modificalo
preficali,
frequente
loro
meridionali.Coé pur vivo tuttavia nelle provincie
grandemente
in
funebri
che han voluto scrivere ex professo
usi
erano
non
degli
han taciutoed
e di sludi,
gradodi far ciò ; e per insufficienzadi cognizioni
(i)Avrei
nenie
e
molto
de' canti
64
—
—
Ca lo lasciai inalato a lo lietto.
Teneva lo colore de lo muorto;
e
onunesso
franteso e
basterebbe a trattare
limiterò
a
quindi
Grimaldi nel
suo
un
eh' è
spropositato»
argomento che
Ma
portento.
un
una
nota non
si esaurirebbe in volumi. Mi
non
citare alcuni brani di autori obbliati.Giuseppe
GevaItinerariogià citatoin questenote, parlando
dellecolonie
grechedel Capo di Leuca,la cosiddetta Grecia,traduce undicistrofe
nenia,premettendovi
questeparole: t I canti funebrivi sono
tuttavianel pieno
e le cantatricide' lamenti esercitano nelle esequie
vigore
d'una
—
ministero essenziale.Esse seggono intorno al feretro avendo in
secondo circolo i congiunti:
cominciano con l'intonare una cantilena,
un
eh' è diversa secondo la condizione
ed invitano gliastanti
dell'estinto,
loro: scarmigliansi
i capelli,
ed alcune ne strappano
con
a piangere
al tempio,e
sul
cadavere
che
una
parteper {spanderla
accompagnano
lasciano se prianon è chiuso nellafossa.Ecco la liberaversionedi
non
la canzone
é in
di questecantilene per la perdita
di un figlio:
una
versi alternata di strofe greche ed Italiane;
mai le une e le altre
cattivo
d' un
un
dialogotra il
greco e d' un cattivoItaliano.Fingesi
estinto e la cantatrìce.1. (La cantatrioe:)Tutti i
padre,il figlio
tra le braccia d'una
padri conducono i loro figli
sposa e fanno il
Invece del pane
si è ingannato.
pane bianco. Questo padre infelice
Piangimi^
bianco eglimanda
al tempiole cere funeree,
II. (Il figlio:)
il tuo dolore non sia cosi disperato.
o padre mio! ma
piangimi^
Ohimè! tu ti percuoti
il petto come
T incudine di un fabbro:
chi
glioctuoi sono due fiumidi lacrime. 111.(La eantatrìoe:)
Ognipena
è passaggiera;
ognidolore ha il suo termine: ma il dolore pe^figli
del cuore?
ha mai confine,
E come
non
può averlo se sono i figli
IV. (n padre:) Mio figlio
la morte era il suo
vuole lagrime:
non
il
destino.La pietàè dovuta al suo padre infelice
che ha perduto
bastone di sua
vecchiezza, V. (La eantatrìoe:)Chi è che tanto
chi prova molto dolore,
piange?Ahimè, piange
piangela madre sua,
VI. (La oaatatrìoe:)
i figli,
piangeil suo padre: le madri piangono
La morte è molto amara.
La morte è dappertutto:
ella è più pema
nosa
i
di
madre
dalle
d
braccia
e
s
ono
una
figli
quando
strappati
sorella,VII. (Il padre:) Io aveva
scello
una
pur dianzi un verde arbodi mirto ed un altro di rose porporine,
della
il
vento
ma
soffiò
la più eletta cima del mirto,
morte e spezzò
e rapile più belle foglie
della rosa. Vili. (Ilpadre:)Era egli
sul fiore
unni suoi,nel
degli
^
—
66
—
Tengo 'no 'nammorato,è 'no gialluto
(1).
È ghiutoà (2)festae no' mmi nei ha portala.
Io pe'dispietto
nei so' ghiuta,
suo
Mm' haggiotrovalo 'no nuovo
'nnamraorato.
LXV.
Lo bello mmio
mm'
ha mannaie
a
diee,
Sola che no' nei jessea la campagna.
L' haggio mannaie a dicere access):
«
—
Si pale 'e gelosia
che mm'
accompagna
»
—
.
CXllL
Uh, quanto
Uh, quanto
mmi
piace lo torchino!
mmi
Uh, quanto
mmi
piacechi lo porla!
piaceNinno mmio!
*
'No vestiliello
torchiliello
porta.
LI.
Falli 'no hello de carduni amari
Va
ti nei
Tu
ti
va, viale lene!
credivi, si no' mm' amavi,
corca
ca
Era fernitoIo
munno
pe' mene?
'n auto, quanto è bello!
Assai cchiù ricco e maggiore di tene!
N'
haggiotrovalo
CXll.
haggiovisto 'stammatina!
Lo bello mmio n' haggiovisto ancora.
Uh, quante
n'
itterico.
macilento e di color giallo,
(1)'No gialluto
contrazione.
Le
le
festesono
(2)A per alla;
sagre; e chi cu va
od un altro gingillo
al cappello
ritorna con un pennacchietto,
pelli
o tra* cache si chiama u scioreche non secca maje(il
fiore immarcescibile).
y
,
67
—
—
L'avissì visto tu, compagna nimia?
dà' 'na bona nova?
Mme
ne sapissi
Io
«
—
c"
la chiesia
rhaggio visto a
Ss' è addenocchiato
trasire;
l^^altare
maggiore.
a
Doje parole1' haggio'ntese dire:
(1)»
signorai
Dio, fammi sta" bona 'a mmia
«
«
—
LXXXIV.
Nei si* passato, mo' tuorni a passare
Ti pozzono fa' le rosole (2)a li piedi;
Male de ventre
lo
ti pozza afferrare,
mmi
vieni.
ti voglio
e tu appriesso
non
CXLIV.
Vogliocanta' e
si
Ca
mmi
si non
Mmi
canto
sento
Penzanno
e
fa''no nudico
e
crepo,
morire!
sento
fa notte
ca
canto
non
a
'stocore
no' lo vedo!
XXIX.
uocchi mmii, fati fontane,
Chiagniti,
Mo' parte da
Mo'
sse
Chi sa,
(1)Non
era
«
Un
jeunegommeux
église.
»
tant r eau
1
comme
le bènitier est dans
»
chceur!
»
«
—
«
Madetnoiselk
m
ognun
ne'
trovo
dans
—
ne
va
lontano,
lo sujo ritorno si mmi
i"
une
sse
come
proprio,
che
seguentebisticcio
—-
parte e
ne
a
l'amato bene;
mme
vede, il
caso
che die
luogo al
francesi:
giornali
de
poursuit
aimez
,
vo' bene!
vous?
ses
M.® G....jusquc
assiduilés
demande-t-il
,
en
lui
préscn-
bénite.
Monsieur, répond la jeunefiUe,vous
éles dans
mon
esprit
l'église:
près de la porteet loin du.,.
—
(2) Rosole,geloni,
pedignoni.
68
—
—
CXV.
Passi
"c
—
a
la sera
e
passi a
la matina
che nei passia fare? i
Lo miezojuorno
nei
Io
e
passo, ca nce haggiopassare,
€
—
Nei tengo 'no carofano fiorito.
»
«
—
—
CXXIII.
Si
quacchedunoti
Sùbbitamente
'na 'mmasciata
manna
mannamello
a
(1),
dice;
Ga nei
vogliovenire tutto armato:
Pe' 'sta figliola
nei perdo la vita.
LXXX.
Mostinieilo (2),fluri de bellizzi,
Quanto ti vanno accunci 'stitui lacci.
Quanno la matina te le 'ntricci
Mmi
pari'no gigantede palazzo(3),
(i) 'Mmasciata è per lo più,messaggioamoroso.
(2)Mostinieilo è
corruzione di Modestiniello,
slino.
la
diminutivo di Mode-
"^
(3) Gigantede Palazzo,statua
« Sacciate ca
Posillecheijata
celebre in
Napoli,per
la
qualevedi
io songo 'no viecchio de marmora,
la
fontana
prìmma
Napole
quanno sse seenne da Palazzo,
a la marina e propio
a lo pontone de la Tarcena. Io
—
i"
che stongo a
»
che ss'
arreva
a
»
che ficea 'na
qualepe' 'no despietto
de
de marmora
a 'no pizzo
e restaje
fata,a la vecchiezza deventaje
addove
li
mme
venetulio
tutte
copierto
passaggiere
Chiaja
d'arena,
»
vano
»
ste.... mme
»
»
era
'mprimma 'no
a
»
chio,co'
chino;da
»
de
y"
Io ventre
scarrecare
lo
marenaro,
adduosso:
ma....
da chelle schefienzìe
e
levaje
tanta
piscede
dove
veo
"
Napole'....
—
maro,
tutto lo
mettennome
mme
uno
de l'antecessore vuo-
fece 'no bellissemoniccomme
de le sdamme
passiggio
sott' a 'no vardace
de li Cavaliere
69
—
—
xcn.
voglioe 'Ntonio rami piglio,
li capilli.
le taglio
Pe' 'Ntonio mme
Io le metto 'ncoppaa 'na muraglia,
'Ntonio
Passa Ninnillommio
e
le
sse
piglia.
XLVIII.
Faccio V
Lo
co' 'na
amore
padre no'
suo
rosa
bianca
,
la vo' dare.
mme
Li sui partenti
fossero cinquanta,
Tutti cinquantale contento io.
LXXIX.
vogliofa' 'no puzzo
Mmi
a
lo fHsco
L' acqua co' doje tirocciole(1) tirare.
Tu stividinto a' sto core e te n' ascisti;
Mo' chi nei vuò' torna',
perza hai la chiave.
chiù no' nei trasi;
Dinto a 'sto core mmio
'Na spina ne
'è trasuta
velenosa.
CXXXIl.
Tengo 'no
Da
'na cantina esce
Po'
—
sse
«
ne
vene
'n' anta
e
~
«
trase.
co' 'na finta risa:
'Nammoratella mmia,
(i) Tirocciola,
Istrumento di
»
qualeha
»
r acqua dal pozzo. Carnicola
una
chi è 'n acciso!
'nammorato
a
scanalata,
girella
»
—
facimo pace
i.
legnoo più spesso
-
di ferro,nel
cui si adatta la fune.Serve per tirar
Cosi la Raccoglitrice.
70
—
CLI
Zr monaco,
(1).
malandrino,faccituosta,
ti fare 'na preta
No' mmi
Si te la
te la
meno
vai, io
la corte
a
Co' li denare
menare.
coglio'mpietlo,
Ti faccio i' a la corte
Tu
—
lamentare.
a
la corte vengo,
a
accordamo.
Tammici
evi.
ti benedice
Quanto sì' bella,dio
(2)!
Luca f ha pittato!
Pare
ca
Mm'
a santa Margarita,
arresemigli
santo
Pe' li bellizzie no' la santitate.
XXXXVI.
Faccia de 'na pemmece
(3)fetente.
Non tieni dote e f accontieni tanto?
(1) Bella idea de' costumi monacali
e
curialisi
da questo
raccoglie
rispello.
Ottava:
(2)G. B. Basile,
nell'Egloga
Siente lo multo
Come
un
è
le dice;
»
L' omnio,
quanno
»
Oh
comm
è
»
Po'
»
0 comm'
quann'é gioveniello:
dio lo fazzagranne;
è bello,
»
Quanno è de
»
0 comm' è bello»dio
»
Ma
»
Ed ha la iporte
»
0 comm'
abbiamo
si conservi
antico:
sse
figliulo,
dio lo benedica;
bello,
etate:
mezza
mme
lo maniegna;
po' é 'nvecchiato,
comme
è
a
canto:
dio
bello,
lo faccia
santo.
credono
giàdetto,
di San Luca.
dipinto
(3) Pemmece, cimice.
»
—
che nel Cenobio
ecc.
di'Montevergine
71
—
A
casita
tojano'
E da dinto
nei sta
ne
sse
pedamenta (1)^
fojonoli santi.
SCHERZI
INFANTILI
GLXXIII
Vota
vota
Notte
Sse
e
—
(XXII)
pe' santo Michele,
juorno sse
ne
vene;
Maria;
Vota, vota, Michele ramio (2)!
ne
pe' santa
vene
CLXXI
Vota
vota
(XX)
le monacelle,
Monacelle,veniti equa (3)
Che
bella pazziavolimo fai
Fegato(4)frittoe baccalà (5)!
(1)Pedamenta» fondamenta.
(2) Vedi la nota al Canto GLXXl e Scherzo InfantileXX.
delia consonante
(3)Cquà; in cquà^ Uà, lloco,il raddoppiamento
inizialeé costante e non dipendedalla parolaprecedentequindiho creduto
aulica
nella lingua
bene di notarlo costantemente. Anche in Italiano,
Giordano
cosi
difatti
scriveva
Bruno.
si pronunzia
e
Ila;
e
sempre cquà
de* grandiuomini hanno
Anche le peculiarità
e le capestrerie
ortografiche
di
certa
sono
una
razza
poiché
gente che non fai mai nulla
importanza,
senza
ragione.
la parola
abbia non so che del vile,noi nego;
« Ghe
fegato
(4)
e con
ma
»
gli
nego bene,che non si possa nobilitarecon gliaggiunti
s
i
che
diventi
diceva
di
messer
»
»
ornamenti,
degna
poesìaeroica;
Ma non mi sembra che una tal nobilitazioneabbia avuto luogoin
Fagiano.
,
—
—
questacanzonetta.
(5) I
bambini
fanno il
giro tondo
accovacciano per terra, urlando
e
e
terminando T ultimo
ridendo.
verso
si
72
—
CLXX
—
(XIX)
.
la fontana;
Tuppi tuppi a
Uno strevola e 'n 'auta lava;
'N 'aula p^ega a santo Vito,
'no marito.
Che li manna
Lo marito sta 'n canciello(l).»
«
—
—
in prigione:
allicancella^
a lo cancielloallaferrata,
(1) *N canciello,
y
Mentre
lamentava
sse
Sse sentette
La stessa
chiammare
da
Scatozza
si ritrova in
espressione
che
non
V.)
(Agn. Ze/f.
canzonetta
una
so
'na
muntagnella
stevano tre
zitelle;
Ceciliaé la cchiù bella,
E ss' é mise
'E lu
Le
naviga'.
a
che fece,
naviga'
V aniello da lu rito.
casca
Àuza r uocchie all'onna
E bere lu
«
—
»
piscator.
dell'onna,
piscator
E tu
L' aniellomm'
é cascato:
»
E si
»
r ti li donche ciente scude
»
E 'na borza ricamata.
—
»
lo vuoi
mme
bogliocientescude
borza ricamata,
*
Manco 'a
Voglio'nu
»
E si
»
piglia'
r nu'
»
—
mme
bacio d' ammore,
lu vuoi duna »
—
r ti ronghe'nu bacio
»
E mmio
»
Mo' ci
»
Vero mmio
»
E
portantissima,
impomiglianese
trattenermi dal trascriverqui.
a
'Ngopp'
Là nce
lo canciello,
fCiommo)a
marito mm'
vaco
a
ammazza
a
allicangelle;
marito
po' subbelo tomo
cu
dice,
qui.»
te;
—
mme.
74
—
Che li manna
figliola.
sta a lo Hello,»
figliola
La
•
—
—
'na
Mm* affaccioa lu
"
»
Guardo
»
Veco
»
Che vanno
a
barcone,
la puntone:
Peppinommio buono
a
fiicilà*.
»
a
»
Chest* era
»
Hajelevatoo' 'nore
»
Conune
la
promessa?
volimmo
Mme
fa'?
vaco
'd Rre
piede
mena' è
a
0
»
d'
Capitano
mme.
Ha levato 'o 'nore
»
A fucelà'ha mannato
»
Chillo che vò bene
Ceciliammia
«
—
»
'Sta
»
Ma
»
'0
graziafatta è
tu
a
»
—
bella,
a
te.
ajeda spusare
d' 'o Rrè.
Capitano
Doppo spusate,bella,
D
Li bene d'o
»
Restano tult'a te.
Tanno
Capitano
cumm'
'na
signora
jarraje spassa
;
Cu' Princepe
e signure
»
a pazzia'.
Starraje
»
»
Peppino
mme.
a
Noi lo fucileremo;
»
mme
a
»
»
—
'o Rrè
»
»
»
Grazie,
Majestà,
e
Grazie avite a fò' a
jf
mme.
a
Quanno è dimano matina
»
—
—
SignoreCapitano,
e
»
—
Tu te
a
a
—
Il fatto narrato in questocanto è anche argomento d'un
del qualedarò qui una lezioneraccolta in MontUea
popolare,
con
oltre a cento
altricuntì montellesidal Comm.
LA
Mg*
Cicilia
ca
era
BBLLA
CiciUa. lera tanto
ìera bona
femmena
Racconto
e
somi
trasmes-
Scipione
Capone.
CICILIA
bella. 'No Capitano
n* annasolava
a
sse
qaero
Lo Capitano facette carcera* lo marito. lessa iette
ne
'nammorava.
che rida
a
•
lo Capitano.
parla*pe* lo Ca
-
75
—
Che li
quatto confietti,
manna
Quatto confiettistanno
(c
—
pitano. Ricette Io Capitano:
maritito.
»
te
t
•
saccio
ro
marito:
a
»
Ro
—
*na
lo facette
lo iettavo
Cicilia mmia,
•
Ssi
—
chi
Io stievano
tanno
1* onore,
tordo
tarro
»
•
marito
lo
a
»
cortigliore
e
io
non
,
pecche
ti
»
tu mm*
lo
hai
vogliosposa*»
trarito
—
E
•
,
non
»
rido racconto
»
dall'Hume
»
creduto. Ma
con
aviti
Io marito
a
*no
serena:
cilia:
Cica-
Io *mpenniero
:
e
lo Capitano:
-
hai acciso
«
Quesso
Io mmio
lo sposavo.
sse
Nelle Curiosità Letteraried' Isacco D* Israeliv* é
Politicai forgeries
and
•
lo marito
lo Capitano.
Recette fessa
mm*
zanotte
mez-
già mori*
Capitano. Recette
io.
ti sposo
*88a
marito
Lo
—
cbiange*addk
a
ra
la
a
trarito,mm*
Recette
—
—
«Che
—
sento
aviti ben
marito
mmio
ca
Cicilia,
chiange*,
sarrà mai
non
»
No*
«
—
lesse restava
e
a
pò* manca'
ti
non
armeno,
morette,
la vita
e
rinto
Trasitinne,bella Cicilia,trasitinne
«
—
*mpennenno
fo
la fonestra,verette
Signore Capitano, mm*
«
—
a
»
hai,
cilia:
Responnette Ci-
^
chi mmi
lo core,
rogliaa
?
lo
nge lo caccia*
lo Capitano:
fai rormì*
non
e
e
Recette
morì*.
re
re
notte. Cicilia qaanno
lo lietto; ss* affacciavo
ra
menavo
Ricette Cicilia :
»
no* duormi
che
è pena
non
ti caccio
maritimo
a
le marito.
Capitanoparte
sospiro.Recette
gran
Io la tengo *na
«
^
*no
co* mme,
dice*
a
dice* a
notte
Lo
*mpenne* la
bavo
ro
ghiottea
Ssi stette co* lo Capitano la notte.
lo marito, nge
Mo*
«
—
Faddro, Cicilia,pe*
•
^
dice.
scritti
Si ti stai *na notte
«
—
Ricette ieasa:
—
—
un
intitolato
capitolo
l'orpartigiane
Fra talioarrazioni
fictions: «
colonnello Kirk,e stato messo
in opera
sanguinario
interessanteè
e perchè
stato
eloquenzaappassionata;
—
del
»
il Kirk , anzi il r^no di Giacomo II
per quanto concerne
,
anzi la storia inglese,
è un impudentemenzogna e spiattellata
come
»
dice
,
con
conscio
troppa mitezza il Ritson. Il Kennet, probabihnente
L'Hume
pocheparole.
»
della calunnia,
la racconta
in
»
lui,anzi ha riferitosenza
autorità storiche.L'invenzione fu verisilmil-
»
mente
»
anche
»
»
»
»
»
»
non
ha inventato
~
pia frode de* Whigs,che odiavano il Kirk;ed allorastorielle
il Ritson sospetta
esser divenute parte
e le quali
piùspaventevoli
della storia inglese,
venivano avidamente inghiottite.
Si troverà la storia
ne' Wonders of
commovente
ma
non
originale
piùparticolareggiata
più
the littleWorld del Wanley.L' abbrevierò.Un governatore
di Zelanda
a' tempi di Carlo il Temerario,avendo tentato invano di sedurre la
bella m(^lied'un cittadino.
accusandolo di tradiIo fece imprigionare
i
l
la
donna
voler
ch'era venuta a supplìsuo
mento, e consegui
appo
una
76
—
«
Ncoppa
a
^
la tavola
San Francisco e sant' Ànìeilo
»
»
che la vita del marito
cario,dopo lungodiscorrere,
persuadendole
potevaesser salvata solo dalla arrendevolezza di lei.La donna sacrificò
lacrimando ed abominando, e non
senza
suo
speranza di ven-
»
Ponor
»
detta futura.Ma
»
mate
»
ma
amareggiata,
vostro
il governatore
additandole il carcere, le disse: Se hra-
marito,entrate là dentro
e
voi. La moglie
con
portatenelo
»
pur lietadi aver salvo il marito,ebbe a raccapriccella il cadavere disteso nella bara. Dopo
ciare trovandone in una
»
tornò
lungopiangere,
»
dandomi
j"
»
»
»
»
»
la promessa ridal feroce: Avete mantenuta
il marito; e, siatene certo,
di tanto favore.
vi ripagherò
QueLa donna
gliatterritocercò invano di calmarla e di rendersela benigna.
da essi riragunògliamici nelle sue case, espose lor tutto e protetta
volle fare
al duca Carlo,che amando singolarmente
la giustizia
corse
immediatamente
la vedoil
un
a
esempio.
Obbligò governatore sposare
vata, e gli fece far testamento, istituendola moglieerede universale.
condotto in prigione
ed il governatore
Quindila donna venne congedata
soffrirela morte
stessa
che
»
a
»
chiamata la vedova, le fu mostrato
il
aveva-
primo.Tanti patemiin
9
come
»
gentil
natura, che mori lasciando
9
state con
»
Kìrk sembra
»
)»
tanto
»
»
»
jf
»
"
»
»
»
7»
»
rìposcia,
breve tempo eran
troppo per quella
delle
facoltàacquiricco
un
figliuolo
La calunnia appostaal
ed egliha rarifacimento di questa storia;
e dolore dalla madre.
oltraggio
al Ritson
un
indicare questa
ned occorreva
gionein massima, non nel particolare,
Il Douce
esistono
tant'altre
analoghe.
sorgente particolare
quando ne
stima che questa tradizionediffusissima,
sìa il fondamento di Measure
Measure.
I
nomi
ed
i
cambiano
nelle varie versioni:gl'infor
luoghi
cidenti sono sempre glistessi.Si tratta sempre d'un soldato(marito
0 fratello)
e d'una moglie
o sorellache si prostituisce
per
giustiziato:
trasferitaal Kirk
Fu quindiagevolmente
camparloe viene ingannata.
Solo
ed il poemetto del Crueltyand
Lust, la rese lungapezza popolare.
in questa forma fu noto allastorico,
come
ilqualenoteremo raccontarla
fatto comunemente
Ma
Romanze
non
le
un
popolari doattribuitogli.
nella
Il Belleforest,
vrebbero figurare
fradocumenti dellastoria inglese.
che seantica versione del racconto ha la circostanza del capitano
ti
sua
dotta la mogliepromettendo
graziareil marito, glielmostrò subito
incidalla
del quartiere
di lei.Quest'orrido
finestra
dopoimpiccato
d'
serviva gliscopi un
dente nella storia del Colonnello Sanguinario
,
Ti
inflitta
all'innocente. E
ilsecondo marito disteso nella bara
77
—
lì
Chi contavano
Le contavano
Saglioio
a
—
porcielli;
uno,
e scinni tu
GLIII
a
uno
(1).
(11)
Ciamma, ciaminarruca,
Vidi mammeta
addò' è ghiuta!
È ghiutaa lo molino
A fa la pappa a i polecini
(2).
CLXIl
(Xl)
'Ncoppan 'na prevolaesce V uva,
Quanno jammo nce ammatura
Nce ammatura
a vennegnà'
(3).
,
—
9
9
»
yt
»
che voleva renderlo esoso, li Kirk era un soldato di ventura^
partìto
dimenun
buontemponee spesso minacciava decimare il reggimento,
la
é
calunniato
ticandosene sempre
stato vergognosamente
dimane; ed
dalle imposture
ed istoricii qualisi son lasciatiaccalappiare
da poeti
de' partiti.
»
—
(1) Semplice
canzonetta,come
Raccoglitrice.
giuocoche si fa da un solo o più bimbi stuzzicandole
Gf.Pentamerone II 7.
della Ciammaruca
e Lo Pren(chiocciola)
(2)E
corna
un
—
,
i"
cepe,....stanno dinto a lo
che ieva
'na bella figliola
9
ceva:
»
i"
a
mi assicura la
vosco
da
sperduto
iesce coma,
te
lesce,
| Ca mammeta
io
mascolo.
»
fa
figlio
soje,scontraje
gusto depigliannose
| Te scoma 'ncopp
scoma;
coglienno
maruzze,
l' astreco | Che
è viva in
le gente
—
e
Canzoncina che tuttora
Napoli.
(3) Vennegna,vendemmiare.
Una
canzone
raccolta in
Bagnoli-Irpino
dice :
Tengo 'na vigna,non saccio dov' è;
r haggio
saccioquanno;
non
venegnà',
lo pere,
Tengo la lina,nei manca
Mme
Nce
Io
le chierchiee lo tompagno.
vogliofa' 'na votta nova;
vuonno
mme
Àncora
ha da
'no
luongocastagno;
vogliotrova' 'na bellafigliuola,
'Ncor' ha da nasce' io padree la mamma.
Mm'
'a
nasce
78
—
—
Tira,molla,carofanà (1).
axiv
(XIII)
Paletta,palettasignoracommarà,
Tengo
'na
non
figlia,
sape
jocare;
Non sape jocà'li vintìquatto,
Una, dui, tre e quatto (2)!
avii
(VI)
Gallina zoppa zoppa,
Quanta penne puorti'ncoppa?
Ne
porto vintitrè:
Una, due
e
tre
(3).
axvm
(XVII)
Sega sega, nò' pozzo segà\
Co' quinnici
grana no' pozzo campa'.
da marita';
Tengo 'na figlia
Sega sega, che vogliosega'(4).
canzonetta.
(1) Semplice
(2)Vedi
(3)Vedi
questomodo.
»
a
»
dito della mano.
»
0
9
»
D
e
al Canto CLVII, e Scherzo infantileVI.
la nota
ilCanto CLXIV
e
Più bambini
Poi
Gallina eccetera
uno
Scherzo InfantileXIll:
su di
tengono spiegato
di loro
la
ripete
marcando sopra
Sul dito di chi
canzona
dito dei
o
«
—
un
È
un
tavolo
giuoco
un
sol
Paletta eccetera
,
compagniuna pal'ultima
rola della canzone.
capita
paroladelF ultimo
verso, questi
spiegaun altro dito e poi da capo e sempre cosi in seCosi
la Raccoglitrice.
guito»
(4)Si fa così: Un bambino si adagiasulle gambe un altro bambino
la canzone.
lo dimenn a guisa di falegnameche seghi,ripetendo
—
,
cascun
79
^
CLXI
Lupo" lupo che
—
(X)
fai 'n terra?
Mmi
»
guardo le mie pollaste
Quanto ne vub' 'ste dojepollaste?
Ne voglioricche e care
«
ccà sìa commara
«
Ccà, commara
Scinni a bascio a lo mmio giardino
«
chella cchiu piccolina;
"c Pigliati
chella eh' è capo biondo
«
Pigliati
Li capilli
«
so filad' oro »
la
Vota vota
guardiola
(1).
«
—
—
—
—
—
CLXIX
«
—
Susiti biondina.
Pecche
«
—
E
Non
sapreidire
«
—
—
si canti anche da
nello esercitare il loro
segatori
stiere,
me-
d'Arco:
Pomigliano
Tira, compagne mmlo, tira la sega,
»
Te
a
'Ngopp'
-—
—
vogliodà' a mangia'cape 'e sarache. »
de seta. »
moro
Tira,cumpagne, mme
^
—
lu puzzo ne' è T acqua tirata.»
e 'Ngopp'à
Un bambino si accocola in terra,e glialtrigligiranoattorno
—
la
tenendogli
sul capo,
mano
e
colui che
canzone
poiuno
dimanda
Mi
risponde
quegli
Lupo,lupOyecc.
finitala
scelta e lo porta via,e
(2)Una
di
€
«
—
(1)
haggiosusì'?
Ti vogliomarita' ».
chi mm' haggiopiglia'?
lu puzzo ne' è 1' acqua tirata.•
Tira,compagne, mmi moro re seta. »
—
—
—
€
»
—
—
se
»
mm'
la seguentecanzona
come
—
a
(XVlll)
do le mie
guar
si
un
interroga, piglia
poi torna
da capo, fino
ragazza che sta in piedipiglia
per
che sta accocolata in terra,e incomincia la
tra le domande
dell'una
e
quegliche
a
le
canzone
dell'altra.
risposte
sia a
ecc.
pollaste
altro compagno
a
terra.
via
portarsi
a
Poi
sua
tutti.
un' altra ragazza
che si alterna poscia
mano
80
—
«
—
'No maslo
—
de potega,
ti veste,
»
Chi ti cavoza
»
Ti mette V aniello'o dito
»
E
e
ti porta 'mparaviso
(2).
avi
Domani
Lo
(V)
è festa,
ssi veste;
sorece
Ssi veste de vollulo,
Lo sorece è cannaruto
CLV
Domani
Lo
è festa
(1).
(IV)
,
'nfinesta;
sorece
La gatta a cucina'
E lo sorece
a mancia'
axvii
(2).
(XVI)
Sabato santo.
Pecche sì'stalo tanto,
Pecche
non
Pecche
non
Domenica
'Na grossa
si' venuto?
ho potuto.
malìna
gallina
'Na coscia de crapelto
Quatt'ove benedette
,
Chi chi lo cannaletto (3).
mpliccconzonetla. Cannaruto,ghiotto,
goloso,
mplicecanzonetta,
mplicecanzonetta.
lo
sa-
—
nce
la
manno,
isso ss"a
e
santo 'o pozza
L'angiolo
riceve,
(1).
accompagnare
XIV
Bella ,.ca l'uocchi tui mm' hanno trafitto;
Come nce ha 'vuto anima 'e ti sparte (2)?
Sr stata sempe
V nocchio mmio
Pe' te io quantichianti mm
deritto
,
'haggiofatti(3)I
GXIV
Santa notte
(4)ti manno,
No' v'addormiti
I
capo-bionda
stati vigilante;
e
Stati a sentr'ste pene, che io vi conto:
(1) 1 poveriangioli
più o
luen
custodi
sodo
d* incombenze
sopraccarichi
nella Città di dio mette
dalla fantasiapopolare.
Sant'Agostino
in
che
de' gentili,
numinaglia(mi si permetta la espressione)
ad ogniatto della vita ,non lasciavano da far nulla neppure
soprantendendo
ridicolola
al marito nel matrimonio. Mutatis
mutandis
ed
ommissis ommit-
costanza
tendis è sempre il medesimo. Abbiamo un angeloaccanto in ogni cirdonnicciuole
le
cala
dal
cieload
istante.
Per
uno
ne
esempio,
ogni
;
sovr'essa
si stenda la tovaglia
e Gncbè rimanga
ogniqualvolta
E con somma
e stialì per sorvegliare.
un angelo
la bottiglia
tenere
finitoil pasto, ripongono
e la saliera:per non
fretta,
f angeloimpedito.
Ci vuol discrezione!
o spartere,
dividere,
(2)Lo nce qui é pleonastico.
Sparte'
separare,
credono che
il vino ed il sale,scenda
E si noti questatendenza
spartire.
mare
curiosissima del dialetto di trasfor-
aulica son
alcuni che nella lingua
conjugazione
laddove lo Italianoinvece tende ad asdella quarta ed anche dellaprima;
sottigliare
de'
verbi
il numero
in ere o lungoo breve.
(3) Ah per amarvi voi ho pianto tanto! dice uno stornello di
in verbi della terza
Toscana.
a
ancora
(4)Santa notte,piùnapoletano
timorata
dalla
devota
e
preferenza gente
del Felice notte ed
di dio.
adoperato
83
—
—
Si siti fedele,vi scappa lo chianto
Penza,ca ti scostato primo amante.
Sempe fedele a vui, contrario a
Amore
le
mmio,
(1);
(2).
mamma
(3) d'oro,
'ttaccaglie
Mo' si'reddutto co' le funicelle,
Le scarpe rotte,e le deta da fore;
Va te le cagna e lo chiappoti'mpenne.
LXXll
voglioarrecchire,
'no cane vogliofatecare;
Marito mmio, ti
Gomme
(1)
»
Conobbi
«
—
marito,se
a
a
in Parma
guisadi
»
tato che essendo
y*
mandò
meretrice
prima pagatanon
in
madonna
questagentil
fuori dal pettoun
che ricusava di dormire col
donna
una
una
profondosospiroet
era:
mi fu raccon-
festevol
compagnia
,
addimandata
essendo
»
dolersi di non aver di sé stessa compiaciuto
rispose
perchèsospirasse,
il qualecon grandeistanzala richiese
ad un forte et nob'd cavagliero,
»
d'amore.
y"
(2) Un
»
—
Narra Ortensio Landò.
dice:
di origine
aulica evidente,
napolitano
rispetto
Tu
ruorme
Io sempre
Lo
nomme
Quanno
e
poi
pienzo
tuo
pienzi al
non
a
te
cbiamanno
ti chiammo
no*
Dont* a* sto petto no*
Fallo pe* piata, no*
nce
mme
a
mme
mmio
dolore ;
dormire.
senza
tutte
vuo*
regna
Tore;
sentire.
Ammore
,
f
fa* morire.
nastri e particolarmente
quelli
(ziarelle,
fettucce)
(3)Altaccaglie
Tosco:
Partenio
Dice
calze.
delle
speciosamente
adoperati
per legaccioli
Non essendo men proprioTuno
noi diciamo attaccaglia.
« La ligaccia
V attaccare che convien soè piùproprio
che l'altro daglieffetti,
ma
»
eh' è troppo geche il ligare
lamente a corpo morbido e pieghevole
»
ben
Sta
si
dice:
che
anche
legataquella
nerico
a corpiduri;
»
però
né si può dire attaccata ».
con catene di ferro;
9
Chiappo
fabbrica
—
—
,
84
—
Mmi
—
vogliostenta'la fede
Quanno simo
la tavola
a
minia
,
mangiare(1).
a
Lni
ca
Figliuolo,
ti
ti taglio!
ca
taglio,
eartusciellat'arravogliò
(2).
Dinto a'na
Vedi nel XXXVU
Chiappote 'mpenne;imprecazione.
capestro,cappio.
Sonetto della primacorda de La
lendio de
Tiorba
a
rompie
la
de
taccone
FelippoSgrut-
Scafato:
•
Dette
'no
Cecca
Ga
e
sse
fece *na
tutto
(1) Gomme
e
sauto
sse
bona
strenga:
,
sbracaje, chiappo
mme
a' no
resata
'mpenga
mme
!
liana
itavogliofaticare.
Espressione
proverbiale
ho mai capito
T origine:
non
bra
semdi faticada noi; se fosse in Germania,
sopraffatti
cane
della qualenon
de' vernacoli
,
che i cani sian
dove vengono attaccati
alle carrette che vanno
al mercato e fa pietà
il
da fuori,
vederli trottare con un palmodi lingua
Gomm'a:
comprenderei.
vuole il dativo sempre. Il Corvo schernito
ne' dialettinapoletani
dice GavIo ì/Lorm\\e:....'Neoppa
arvolo restaje
dalla volpe,
a chili'
\ Comm'a
il come
paputo.Degliultimi due versi del
canto
«
—
non
il senso,
interpretare
ricorda
me
ne
uno
poi,
dice la Raccoglitrice«
—
raccolti».
L'ultimo
—
Si tu
Sempe
la vide
nce
a
staee
tavola
a
de
»
—
avendoli cosi naturalmente
di Biagio
Valentino:
mangiare
co' tanto
neanche io
so
»
musso.
che il D'Ambra
solo sotto la forma di
registra
(2) Cartusciella,
anche
c
artolina.
vale
di
cartoscelk,
(Ora
bigliettobanca,famigliarmente).
ravvoltolare,
arravoglià\
aggomitolare,
Arravogliare,
ravvolgere,
e, per
rubare. Secondo
traslato,
ed
il Mazzarella-Farao
oXXoco,mando
a
rovina, da
—
«
d^a^t^yi,il
che essendo
»
parrò
f"
distintivade' famosi imbroglioni,
presso
proprietà
f"
né fede,con
»
che tenga.
»
—
da
ca-
V
arravogliare
de'quali
non
elegge
dessi neppur caparra alcuna mai vale; né v'é sicurezza
Bella etimologia!
85
—
—
Tu
sf lo'fuoco,e io so' la
Tu
si'la calamita 'nfusa a l'uoglio(1).
E si si'forte,iesci
'Nammorato
paglia,
battaglia:
falluto,
equa ti voglio.
a
la
XXIII
Brunettella ti fecero li santi,
Brunettella ti fece sulo dio.
de te tengo (2) la stampa;
Brunettella,
Stajestampata a la cammera
mmia;
E si pe'casovene'n auto amante.
Tengo la stampa toja,brunetta mmia.
cxxxiv
Tu
jancoleilascavoza
piedi,
Vieni ti
cavoza
a
la potega
No' nei veni''ncredenza,
ca
Si' no' la
(1) 'Nfusa a
che chiama
F
puortila
r' oro
moneta
suo
crudele ^ di
(3).
di Leonzia
Capitolo
Baldassare OlympodegliAlessandri
uoglio bagnataneiroUo.
^
l'amante
vai;
mmia;
no' l'hai.
Nel
il ferroe tu la calamita.
del quarto terzetto è: Io sono
in
alcun
canto
popolare.
quale
il primo verso
Verso che si trova tale e
diceva in Firenze:
Una Napoletana
(2) Tenere,per avere, alla Spagnuola.
Me
lo
Oh
ha
lo
in
mano?
male
di
Tengo un gran
capo,
del*
si
uno
mostri,lo lasci vedere,rispose
paese. Un altro meridionale,
—
ad
approssimò
moneta?
un
cambiavalute
e
un
porgendogli
francescone: Tieni
Che dice davvero eh' io
Si senti rispondere:
é un
(3)Quel piedi'jancoklla
ma
leucopode;
me
t abbia
a
la
tenere?
air omerica,
Xeoxdreou^,
qualificativo
la desinenza diminutiva
glidà
una
voza,
Scaparticolare.
grazia
che
scalza. Vieni ti càvoza,vieni a calzarti.'Ncredenza,a credilo.Anin. Eccone
in Italiano aulico,si é spesso aferizzata la preposizione
due esempi dal Ricciardetto;
due
del
e
Morgante:
Non
....
Far
da
piace, nel più bello della vita
station '/i un
isola romita.
(Forteguerri)
86
—
LXXXVl
No' canto
né
pe'sdegno,né pe' 'a
bile.
Canto pe'mnai spassa''sta fantasia;
Faccio 'o cantò chi fa lo riscignuolo,
Quanno canta, conta
li ssuì
guai.
CXXVIII
Tengo vintinove 'nnammorati ;
E chillo chi vogliomo', so'justotrenta,
Si ghiutodicenno,ca no' mm' ha' voluto.
Pecche no' dici,ca t'haggio lasciato?
Si
apparentane co' 'sta
avesse
'Nnantì mmi
dinto
menarria
CXXXIII
Tengo 'na
'N
...
E
...
.
.
Un
un
non
ha
in
su
'n
lito che
un
,
(2)
quei Flegias *n
inghiottirei
gallovidi
(1)
'no puzzo!
lita co' lo' 'nnamorato
che
mar
a
razza
an
,
(XIV,39).
{PulciII. 39)
(IX.20).
il contorni
boccone.
alber grosso
(i) Apparentane,
apparentarmi,
imparentarmi.
Razza,non
Che
ne
dice?
Sarrà
senza
spregio.
di-
gatto maimmone,
Cane
arraggiato o serpe 'ntossecuso
0 piecoro de Foggia, o caparrone?
Pe*
ne
sape* la
razza
io so* confuso.
,
( Capasso).
più comunemente
Setpe'ntossecuso,
serpe avvelenato. Vedi V Annotazione
al Canto XLV, che incomincia: Faccia de 'na cicoria 'nzetnentuta.
(2) Gf. col Canto LV. Giudici e presidienti
quanta siti.Lo Nce
unito,in due sillabe,
come
haggiodel secondo verso ha da pronunziarsi,
Ve
lo
se fosse scrittoNciaggio.
cerco, ve lo chieggo.
—
87
—
Si
—
la facili;
haggio la ragione,mme
tutti a rote,
Asciti giudicanti
Giudici e cancellieriquanta silicio
lo cerco pe'finezza granne
ve
nce
,
Condannate 'sto ninno
cchiii de 'n anno!
a
LXXXV
nei tienia 'sto giardino?
»
che
Nennella,
—
•
—
«
Nei sta 'no fiore de V amalo
«
Dammi
—
«
Nenna,
bene.
»
—
—
de*sto gesommino;
pagatella
quanto vene! » (1)
'na scocca
tu
—
XXVI
(2"
Che addore de carofano che sento,
n' è 'na scanta.
nce
a Nennella mmia
'Mpietto
(1) Nel
il popolonon
questorispetto,
cantar
ha
piùcoscienza
della
Cosi pure accade per molti altri
esempioin
, per
diffusissimodel qualeriferiròqui una lezione magliese:
quello
copertaallusioneoscena.
Taci
te, Rosa
Duminica
Tegnu
Ga
*Da
no* cchiii
crasta
dellu verderanu
qaeta, nu' toccare
Ma
chiangire!
giardinu.
portu allu mia
caccia li pumetli d*
Se
Crasta,vaso
te
mmia,
na* cerchi Ucenza
finu.
oru
ou* la
a
mmie
manu
lu primn.
da fiori.Tutti ricorderanno il QuaF
I Che mi rubò
(2) Variante
di
esso
fu
la grastadel Boccaccio.
d*Arco:
Pomigliano
Oh* addore
'Mpielto a
re
ninno
garoofano che
mmio
nce
sento,
n* è *na pianta.
lo mal Cristiano
K
88
—
—
No'
che nisciuno nei tene mente,
voglio,
Si no, nei facciocorre'\ uoglio
santo.
Non è lo carofano addorente,
È lo fiatode Nennella mmia, che addora tanto I
XXI (1)
Bella figliola,
mittiti'mpenzieri,
Li tui bellizzi
a chi le vuo' donare?
Donali a chillo,
che ti vole bene;
Ca io nianco
ti vogliomale.
non
LXXXIX
(2)
'No juornojetti
a spasso a la marina,
Lo core mmi cadivo dinto a l'arena:
Ghisse na* so' caruofane addurente
É lo fiato 88oje eh* addora
,
tanto.
Corre l uoglio
l'estrema unzione;
santo, per amministrargli
Scanta,
pollone.
all'altro
mondo. Addore,odore,fragranza,
cioè lo spedisco
auliNunziante Pagano(AbbuzioArsura)nel Ruotalo Undecima del
mento.
Le binte rotolade lo valanzone,
azzoè Commiento 'npoema intitolato:
ha scritto:
coppa le binte Norme de la Chiazza de lo Campione,
No* ne* è priezzoa 'no libro de 'n Adduotto
Quanno è 'nforrato de
Ca jetta,sembè*
'N addore
(1)Confronta col
amara
rosa
easocaotto,
tommaschina
XXXXII!
,
dottrina ,
!
(damascena)
coria
che incomincia Faccia de 'ba ci-
amara.
(2)In PomigUanod'Arco
letteraria
e recentemente
del
tratta
de *na
canto
sana
gine
la seguenteOttava (diorisulla
bocca
ha
diffusa,
poiché conservala
vien cantata
nella qualeanche
la torma aulica)
popolo
cardiaco (chieggo
scusa
Bella,che
ndo
si parladi questoruba-
della espressione);
avete
due cori ad
Fra questidue ci sta il mio.
un
petto,
90
—
—
XCI
'Ntonio d'oro mmio, 'Ntonio d'oro,
Nce
hanno
Ne
parienti!
simo
cacciato,ca
volarria volta' (1)lo parentaio;
L'amore
che
avimo
fatto non
serve
niente.
a
LXXV
'Mmiezzo
largone' è nato 'no tallo,
È piccirillo
e caccia cocuzzielli;
a
Dimmi
Che
j»
^
per
aver
De
Cor
^
outrica?
fra
•
II.
core:
Che
E
»
qualche novella del mio
fa II drento?
Io tei dirò:
€
—
Te
•
poco
senza
sei
to ;
—
Pel
•
villano?
e
donasti;
me
vano?»
e
—
mi
non
pur
par
sai d*
fuor d* ogni ragion
strano?
amor
stato
suo
la legge ,
regge
»
—
.
DugenioNovelle
seguenti:
Perchè
timor
4c
-r-
lassasti,
me
cor,
».
abitasti;
tanto
me
longo tempo
viver
Che
cara
Novella della seconda parte delle
i versi
—
te si
a costei
pria
ricorda, o vagabondo
Strano
e
•
spiaisono
e
a
s'intrica;
ognor
loco
degno
caro
lassi,ingrato,aspro
te
si
Che
*1 governi amore,
che
par
lasso, che
Non
Come
Nella LXXIX
e
mio, sì lieto in
»
«—
sì
mi
se
come
belle membra
sue
ritornare
Perchè
«—
lo
nel petto mio, cuor
che '1
Perchè
nel
suo
sen
Pel dubbio
che *1
Perchè
resto
don
In te pavento
fuoco
dì lei
suo
non
non
ghiaccio
In te, ne* sto
il caldo
e
mio,
mi
te
non
in
il freddo
non
stai?
accenda.
ne
vai?
•
m* offenda.
lei?
in
lei.
(1) Votta\imprecare,
bestemmiare,maledire.
—
»
—
del Male-
91
—
Quanto
'
—
va facenno'sto
ne
'No juorno nce
l'ammacco
CXII
Quanto
faccigìallo!
sf brutta
lo scartiello(1).
(2)
(3)!ti pigliala peste!
Pare, ca lo diavolo t'ha visto!
Mm' arresemigli
a 'na pignatf uva
agresta;
Giuda mi
pari,chi tradivo Cristo.
Quanno cammini mmi pari sconquasso,
Mmi fai secca' l'aruta a la flnesta (4).
(1) Cocuzzielh,zucchine
gobba,scrigno.
(2)Con lo stesso
presente si ritrova in
e
Gce^si*brutta
Bugna,
cu
currente
di
canzone
sciocco. Scartiello,
CXI. Il primoverso
della
nicatami,
Maglie;inTerra d'Otranto,comu-
riferitein queste
magliesi
annotazioni
GiuseppeMellone:
la pesta !
! te vegna
te
ne
te
vegna
doi cataste.
vegna
(orba) de*n
Orcia
(per metafora)uno
disticocomincia il canto
una
le altre canzoni
come
da' signori
Giovanni
A
e
la muneta
occhio
e
senza
sanetate
(salute)!
(villanaccia)^
(pettinatura
).
'gnettalura
(nessuna)
Macari
te lai (lavi)e te mini
ca
acqua
Sempre si* nirvìcata (nera)de natura.
Gee
si
brutta, faccia d' 'eUanazza
Nu* te cumbiene
nuddha
»
anima d'amore. Cosi
A dio,cherubin mio, fior di maggio,
«
(3)
che se le possa
bisognadire alle donne; questo è il maggior piacere
dicendole
brutte.
le
fa
ilmaggiordispiacere
fare.Et per lo contrario,
se
disse una volta tanta
Oimè, io mi ricordo già che una mia vicina,
j"
villaniaad
—
i"
»
una
mia
che haurebbe
comare
mosso
ad ira un Santo Fran-
vatti
Come ella soggiunse
: brutta (emina;
rispose.
le
si
auuentò
Ella
volse
»
nascondi;non ce ne
più.
per questaparola
che della le ne hauea. »
et fece vendetta poi d' ogniminima
» contra
Cosi Colombina,nel Viluppo. Pignad'uva, grappolo.
(4)Alla ruta attribuisconomille virtù. C è un sonetto dello Sgrut»
Cesco
e
mai ella le
—
,
—
tendio intitolatoAruta
'ncapoa
Cecca,
Cecca, perchè T aruta te mettiste
*Ncopp 'a *ssa trezza *jonna de natura
;
92
—
CXL
Uh!
si vedissi le
mamma
Dicissì:
«
—
galere
,
crai muori!
mmio,
figliò
•
—
So' tutte 'ntoroiatede bannere,
Diato nei sta lo 'nfiemo naturale (1).
CXXII
Si
lo vuò' calà^'sto panariello
(2),
mme
Dinto nei vogliomette' dojeparole:
Una
de chianto
'n 'auta de
e
Sempe dicenno:
Ninno,io pe'te
«
—
dolore,
moro.
»
xxxn
Chi vò' vedere Tuommini
L' ha tene'mente
E fra Irincole
A
mettere
Fuorze
smincole
e
*88a rossa
a
pecche
la iste
legatura?
è contraria
a
AirUorte
de
le Grazie
la
0
de
li spirete
haìe
pecche
*Sso bello mazzetiello
Affé, te
Ca,
—
muste
•
Ma
L* aruta
tu r
Lo
sango,
che
paura
faciste?
saputa,
Mineco
couta
,
e
la fattura
cogliste?
dottore
è chella eh* ogne
haje
Pe* te magnare
ne
femmina
scrisse
comrae
morire,
no' l'ha salutare;
e
tu
:
male
T haie
astuta.
?
fatto , Ammore
—
,
fritto co* ss* aruta
mm*
è ^scinto da *8to
core.
diresti.Crai,domani.
e
e Crai e poserai
poscrigno
(1)Dicessi,
ha detto il Pulci nel MorganteMaggiore
)»
e posquacchera
»
(XVII,
vocaboli.
Ned
al
dialetto
di
mancano
napolitano
gliequivalentiquesti
55).
nelle Muse Napolilane
ha scritto:5i dico fia prescrigno
G. B. Basile,
'Niomiate
dice'pe cienf anne,
resta
a
e fi a prescrotio,
|Puro mme
circondate. Il canto risale all'epoca
della navigazione
a remi.
diminutivo
di
Panariello,
(2)
panaro, paniere.
—
—
93
—
Vidi
ca
Come
a
sse
ne
vanno
~
'mpflo'mpllo(1),
'na vorzetellade denari.
LXXVI
'Mmiezzo
a
lo
largo (2)ne' è 'no tribunale,
sottilesottile.
Anna' 'mpiiompilOy
zetella,
Vorintisichire.
(1) 'Mpilo
'mpilo,
borsellino.
poletani
(2)Largo,piazza,anche lario. Chiazza (piazza)ne' dialettinavendo,
significa
poi mercato. Il che ignorandoil signorGoethe e docom' era uso, parlare
di tutto,ha scrittonel suo Viaggio
Italiano,
in data del venzei febbraio M.DCC.LXXXVII:
in riva al mare,»
»
Preso il gran castello
«
—
intende Castelnuovo
—
«
—
si stende
un
lai^o
spazzo, il quale,sebben circondato di case dalle quattro bande,non
vien chiamato piazza,anzi largo,
fin da' tempi antichi
probabilmente
T»
»
,
quando era un
aulico
consigliere
»
non
addette ad
campo non ristrettoda fabbriche.t"
avrebbe dovuto riflettere
che tutte le
uso
Eppure questo
piazzedi Napoli,
del parilarghi;
ci
—
di mercato, si addomandavan
piazzadella Carità. 0 ilGoethe
non
era
conoscere
Gnorsi;ma
napoletanesco.
de* nomi delle nostre
ignorandolo,
potevaesimersi dal rifrustarV etimologie
strade. Ma già,presumendo assai dalle sue cognizioni
nella hngua Italiana,
n'era poco dotto ed ammaestrato; traduce,per esempio,in quel
Valli
Viaggiostesso,denari assai con Geld genug ed altrove ì percossi
del Manzoni,con geschtagene
Thà'ler. É magaririmproveri
cosififatti
per
i qualivengon presiper poca cognizione
cotali granciporri,
de' dialetti,
anche a scrittoried editori Italianie de' più
dovessero rivolgersi
non
lodati.Nel volumetto intitolato// sacco di Roma \del MDXXVH
razioni
\ Narscelte
di Contemporanei
di
Carlo
renze
Milanesi,
\
\
\ | Fiper cura \
I G. Barbèra,Editore, | 1867; é inserita una lettera del Cardinal
avevamo,
della Carità
puta,il largo
in
di Como
»
»
y"
»
»
obbligodi
e
la
il vernacolo
in cui si racconta che i Lanzichenecchi :
il cardinale della Minerva per Roma , ora a
Ed 11Milanesi annota
«groppa di uno ecc. »
—
«
—
condussono
piederabellando
: «
piùvolte
,
ora
Nel Lamento di Roma
deglistaffieri.
vescovi,prelatie cardinali | Staffieri
or
son, che'l
l'andare correndo
a
iu
Rabellare è ilcorrere
o
modo
legge:Gli
questo glipresta\ Al tempo che
han dormito, i hreviali.»
il vocabolo rabellare
questotristicoillustri
abbia raccolta
quellanotizia
staffieri
spesso
è certo
rabellino,
non
peregrinasul
so
né donde
—
il Milanesi
di esso! Che
significato
e
del
In che
,
! Ma che rabellaresignifichi
correre
staffiere,
nego. Rabellare è vocabolo lombardo
si
piemontese.
gli
come
—
Non
ce
94
—
la pozzo propio vedene;
Nei steva Ninnillommio
Mo' r hanno
fatto
pe'caporale,
pe'capo-catena.
XIX
Bella,chi stajeloco
senape abbuiti
e
(1),
Patì de gelosiae mai no' schiatti.
Màmmeta
già lo sape dello tutto,
Chi
pigliaa
vui 'no ciuccio ss'accatta.
L'ira del Pelide diventa
(i) Abbutta,abbotta',
gonfiare,
gonfiarsi.
li premmune
malora che abbottale
o 'na
: 'n 'arraggia
appo il Gapasso
d'Achille.
'No ciuccio ss accatta
Va detto per disprezzo,
«
come
—
»
di donna
»
ciuco
».
—
—
che per le sue qualità
ad un
può propriorassomigliarsi
Cosi la Raccoglitrice.
il
Il ciuccio napoletano,
che, come
ciuco
é di origine
gia
aulico,
araba,sembra aver non so qualmaggiorenerin quellaforma dialetticache nella illustre,
in guisache più d' uno
scriUor cortigiano
Così per esempioil
Tha adoperato
con
predilezione.
che
Cosi in
nella
si
Monti,
era napolitano,
noti,
Proposta.
pur non
e,
Arzillo:
dico niente.Sarei troppo il gran ciuccio,se
« Di fiero
non
In
»
che
viene
da
non
sapessi
fiera,ed è sinonimo di bestiale.»
—
—
Pitone
:
—
«
La Crusca é Crusca,e tu sei..Un
luttili tuoiamici
»
asino prese
Certo il Monti
».
In Onagro:—
—
«
bel ciuccio: cosi dicono
che per
Se fu ciuccio ilcopista,
fu gran dottore neppur V Inferrigno
»
non
agnello,
malgrado
buona
é
autorità
in
fattodi
non
una
lingua;
grande
i volumi tuttidella Proposta,
dove pur c'è tanto da imparare:
ho
voluto
Irasandar
di
notare
non
quelsuo amore
per un napolepure,
tanesimo. E quiporròun' osservazioneche megliosarebbe andata in nota
al Canto C che incomincia: Quanno era piccirillo
e
ghievaa la scola.
di
Dice il Monti in Mola :
di macinare è quella
fra le metafore'
« Come
disseT
mostruosi
Mola
Ariosto.
cosi
denti
»
mangiarevoracemente,
per
dal dolor confuso,
Pur. XVII. 59. Fu per gittarsi,
»
\ Spontaneamente
in
Orco
E
si
al vorace
mosse
e gli corse
»
infinoai muso, \
gola,\
Né fu lontano agirsotto la mola ».
»
Qui credo che il Monti erri.
»
un
—
.
—
—
Mola
non
è usato
anzi nel
metaforicamente,
senso
vocabolo ne' dialettimeridionali di dente molare. E
vole il trovarne altre autorità di scrittoriaulici.
in cui è tuttor vivo il
non
sarebbe
malagCr
93
—
—
XCVI
letlei*a
mmia, piatoso
foglio,
Partiti,
Va vanci a chelle mani e lieggincella;
pe'foglio;
Lieggincella
tu, foglio
Quanto male mmi vuò, bene li voglio!
XLV
Faccia de 'na cicoria'nzementuta
Mmi
(1),
pari'naserpe avvelenata;
Si ti facissi'na vesta de volluto,
Manco
t'accettarriape"nammorata.
£
mo' chi lo cancielio è spalancato
(2)
Trase r^nPra)chi vò trasì',
che io sònco asciulo.
(1) 'Nzemmtuta,
visto detta Faccia de
la cicoria
(Cf.Annotazione al Canto
vrebbe scritto Baldassarre
Lingua
Metti
Gh*a
al d'Ambra.
manca
mal
,
d*
colma
tra
noi
frodo
il
tempo
y
dispartirnenon
c'è
via
al \y Ambra,
manca
(!2)
Spalancato
autori
vernacoli.La
trovato
aver
negli
che il Manzoni
abbiamo
Serpe avvelenata
—
ogni
che
,
di
amara.
XXXXIII
CXXVIII), serpe velenosa,toscosa, come
Olympo degliAlessandri da Sassoferrato.
toscosa
pur
amara
Nel canto
invidiava al nostro
,
né
perdi :
modo.
{Linguaccio),
ed é vocabolo che
vera
a-
non
ricordo
parolanapoletanesca
rola
pa,
dialetto,e che é
stata
sempre
da quantine han voluto esaltare l'evidenza e la
orgoglio
é spaparanzare. I due primiversi della stanza LXXI.
virtù d' espressione,
del primo canto del Goffredo: // di seguente allor,che apertesono
j
Del Ittcidooriente al sol le porte vennero
tradotticosi dal superbo
Fasano
lo chiamava il Redi ) : Ma 'nnante assaie,
che fu spaparanzata\
(superbo
Lo crammaiino a lo sole la porta.Ed egliannota :
in tutta" Aperta
la
accampatacon
,
—
•»
Voce per dinotare tutta una portaaperta: diriva dair oca, da noi detta
ali ».
Partenio Tosco:
papara, quando apre ambedue le sue
—
—
NINNE-NANNE
cLxxxvii
Vienici,suonno,
si nei vuo'
Ga
tante
vonno
Lo
chiamo
i"
tutta,non
»
che
notte
a
Il Galiani:
che
«
—
in
»
di
pesci,
»
dersi larete per
9
l'aiuto di Parnaso
si slontanano
T
spaparanza
e
Non
,
appriessoa
(Andrea Perruccio
i\ g si tramuta
parte di
di due
essa
tartane
».
accop-
tengono ciascuna
quanto più può distenLombardo
invocando
'sto naso
appizza,sforgiate
\ E
».
se
chiammo
'stu
notte
e
Lassalo
venire,
priarìa;
tanta
a
vuoi
noe
bao*
priarìa che
Pagano, Rotolo
di
suouno
i\gire,andare
sempre
vocca
ghìMruvanno
'o
Vanno
o
pomiglianese
Tanta
ed anche
l'anta
,
pienapesca, qualorincontrano squadre
dice: Sse 'recchie
Vienici,
r
mezza
e
e
paranzelle
si spaparanzano
e
vuol dire
apriegual paranza, aprila
sola parola;peruna
fatta la preda.Il
poi restringersi
una
(2) Variante
cade
pari
,
capo
g;
chiamansi
della rete; e, per far
un
tendono
!
parlando
intendersi
apri,può
'juorno(3).
a
Altri crede venire dalla pesca
andando
"
Ght
par, ciie l'apra
vene
propriamentesi spiega con
e
mezza;
,
Tt
chilio
e
suonno.
tale,che sian pari le porte aperte con
col dire solamente
piate
9
prearie;
quante prearie ehi vò"slo
la in modo
-
venire;
Ih!
»
—
no' nei
Spaparanza'sta porla!
«
(xni)
suonno:
chillo
venn'
eh' ammorba
juorno.
de
latrina
ziante
(NunXI). Prearia, priaria,preghiere,supplicazioni:
lo Re
:
tutta
nel VI
canto
ght
la gente \ Suh
farea Bacco pregarla
dell'i4^;»ano
Le gutturali
Zeffonnaio),
pe
ad attenuarsi ne' dialettiItaliani ed
in
'o
v
od
in
una
h
II e diventa
sparire.
lievissimamente aspirata
e questa
a
Da precor latino,facciamo pregare
italiano;daf
frequente.
il
il napoletanofa pat;à';
da povero
fiorentino fa poera
italiano,
care
paecc.
98
—
—
.
CLXXXI
(VII)
Suonno,suoddo, chi vai
Co' 'na palluccia
d'oro
Dalli'nfronte e no'
e vieni da
lo monte,
dalli 'nfronle.
e
la fa'male,
mme
Pezze no' tengo pe'la medecare.
Pezze no' tengo e nemmeno
denari,
Dalli'nfronte e no'
Suonno
suonno^
Vlen*a
cavallo
e
Vien'a
cavallo
a
Lu
tìgliororine
La
mamma
Pace
triche
ca
e
nu* benire
*na
la
e
*u canta
suonno
e
la fa' male
mme
non
a
(1).
bieni
cavallo
bianco:
iDamma
la caota.
pe*
lu
,
piere (piedi).
fa* durmlre
:
chisto ninnillo mmio.
a
tardare. Ninnillo e Nennillo, diminutivo di Ninno:...
Tricà\ indugiare,
Gomme
boia
a
e
Nennillo,ch'esce da la scola (Agn. Zeff.V.).
corre
\
E
:
(1)Variante pomiglianese
Suonno
Vieni
suonno
bieni
ca
cu' palla r* oro
Dàlie 'nfronte
e
non
e
da
lii monte,
dàlie 'nfronte.
mme
lu fa' male
,
É peccerilloe
la
vo'fare
La
nonna
Lu
figliororme
La
nonna
Lu
rorme
figlio
e
vo' fare
e
vo' fare.
nonna
a
la
a
la
*nu
lietto d* amenta:
è cuntenta.
mamma
'nu
lietto de
mamma
rosa
:
Vreposa.
Non accossine b cane arragbambino, pargoletto:
PeccerillOy
piccinino,
strilla
è
e
forte,
giaio\ Sbruffa^
\ Quanno da peccerilk
mozzeca, abbaja
secotato \ Ch'a chi'mmatte le dà la mala sciorte (Àgn. Zeff. IL) Fa la
far la nanna, dormire. Carlo Mormile
ha
nonna
(frasefanciullesca)
piettoV haggio mo' lassato \ Che ba e bene comm' a
co* le frezze
Ammore
a lato \ Nce fa la nonna?
maro
Vieni e bieni,
quandogliprecedeun vocabolo tronco. R'oro, mutazione
anche in ronna, rorme,
non
ma
costante,del d in r, come
frequente,
roi (donna,dorme, piedi,
due) Non me lo fa male: l'accusativo
piere,
scritto: Addo
lo
l'onna;\ Addove
invece del dativo,
come
mamma
—
spesso: cosi abbiamo
lu canta. Amenta, menta.
visto Lu
rorme
figlio
e
la
99
—
—
CLXXXVIII
ti
Vienici,suonno,
(XIV)
vogliopagare,
Ti
vogliodare dui tornisil'ora:
Ogni doje ore ti donco tre grana:
'Ncapode Tanno ti truovi riccone (1).
CLXXXV
(XI)
t'aspetto,
Come Maria aspettava San Giuseppe;
E San Giuseppemmio, lo vecchiotto,
Suonno,
suonno,
Porta lo
suonno
E San
vieni
ca
sotto a
Giuspppemmio,
Porta lo
lo
CLXXXIV
Suonno,
(X)
vieni, ca'mo
suonno,
Vene'na
vene,
carrica de
varca
Garrica de bene
e
bene;
mercanzie,
Tutto lo porta a Ninno
(l) Pagaie, pavare,
vecchiariello,
lo mantiello.
sotto a
suonno
lo cappotto;
bello mmio.
pavà\ pagare. Tornisi, grana,
paga,
antiche
monete, abolite dopo T unificazione.li tornese
dqczzo
era
grano e voleva
S
i noti che Torli
centesimi
della
Italiana.
nese
lira
nostra
due, grano quattro
ha per plurale
la mutazione della lettera
tomise, con
singolare,
accentata. Variante
Viene
—
Rui
suonno
,
tornise
a
Ogne doje
ora
A
Te
:
pomiglianese
poco
a
poco
V
"
ora
sonco
te
voglio pavare
te
voglio dare.
:
doje *rane
te faccio
signore.
V arricchisco;
che etimologicamente
la signoria
giacché
faccio
signore,
di grado,neld'età
l'uso
storicamente
esser
superiorità e
superiorità
di averi.
superiorità
significa
dovrebb'
100
—
—
CLXXVII
NooDa
Donna
nonnarella,
nonna
e
(IH)
Tutti so'brutti e 'sto figlio
mtm
È
si' vole
tanto bello e
Yo'fare li servizi a la
À la
'Sto
e
mamma
a
parienti,
la messa
ciento.
a
(Xilj
vieni
Suonno,suonno,
a
mamma:
tutti li
axxxvi
Come
fa'granne,
vale quanto
mmio
figlio
è bdlo:
ca
ti canto,
de tutti li santi!
Tutti li santi fecero conziglio,
Quanno
la
'sto figlio.
partorivo
'sto fiore,
Partorivo 'sto figlio
e partorivo
mamma
E tutti chi lo vedono ssi 'nnammorano.
axxvi
Nonna
(U)
nonnarella,
pecorella.
come
mmia,
Tu, pecorella
facisti,
Quanno 'mmocca a lo lupo li vedisti?
Ti vedistie ti nei vedarraje.
Tu, pecorella
mmia, come farraje?
nonna
Lo lupo ssi
e
nonna
mangiava'a
CLXXVUl
Santo Nicola
Era
a
(IV)
la taverna
e no' nzi
vigilia
jeva
cammarava
,
(1);
giar
(1) Jera,andava. Cammara, mangiardi grasso, e scammarà\ mandicono
di magro, che i pulitamente
e
parlanti
mangiar di camera
Ecco l'origine
di queste espressioni,
di scamera.
secondo la tradizion
101
—
Disse
»
Tengo
«
—
lo tavernaro:
a
—
Aviti nienti? »
«
—
—
'no vottazziellode
tonnine,
po'mangiare.»
fece,
Tanto chi è bello no' nzi
Santo Nicola tre
croce
nce
—
E tre fanciullifece 'rresciuscitare.
Quando i frati o per ragiondi età o per motivo di salute o
volgare.
occasione venivano esentati dal far magro
ne' giorni
per altra qualunque
di
di vigilia,
mangiarcon essi
per non iscandalizzarei compagni,invece
nel refettorio,
soli
in
camera
loro,
cammaravano
mangiavan
; quindipoi
di mangiar di
nel senso
questovoeabolo venne preso e generalizzato
cioè
fuori
in
e
refettorio,
mangiar
acquistò
scammarare,
grasso;
camera,
botticello.Gerard de Nerval,
valore di mangiardi magro. VoUazzièllo,
neir opera intitolata
Bohème galante riferisceuna lezione delF Isola
: La
di Francia,
di questocanto:
,
Il é tait trois
Qui
S*
8*
—
—
allaient glaner
en
vont
en
petitsenfants
soir chez
au
champs.
aux
boucher:
un
Boucher,
41
Entrez, entrez, petitsenfants,
Il y
de
voadraìs-tu
nous
la
place assurément
ils n* étaient
sitdt eotrés
»
pas
Que le boucher
Les
a
coupés
Mis
au
saloir
Saint
Il s*
les
en
Nicolas, au
alla
en
brut d* sept
dans
—
«
Entrez, entrez,
•
Il y
Il n* était pas
Qu* il
a
«
Voulez-vous
Je
—
«
Voulez-vous
—
«
Je n'en
»
Qu* il y
à
»
—
Nicolas,
n*en
manque
pas
».
—
souper.
un
veux
un
veux
sept
morceau
pas;
morceau
veux
ans
de
il n' est
de
il n' est
pas;
petit sale je
a
loger?
,
«
Du
ans
sitdt entré
—
»
me
saint
place, il
—
en
,
:
voudrais-lu
demandé
n'
—
champ.
ce
le boucher
Boucher,
d* la
—
tués;
a
«
a
»
pourceaax.
vint
chez
».
petitsmorceaux
comme
Saint Nicolas
—
loger?
•
jambon?
pas
bon
veau?
pas
»
»
».
—
—
—
beau.
avoir
qu'
est
dans
1* saloir
».
—
102
—
—
Santo Nicola mmio, Santo Nicola,
Facisti tre miracoli de gioja(1)!
Quand
Hors
de
«
—
le boucher
entendit cela
Boucher, boacher,
Repends-toi,dieu
»
SaÌDt Nicolas
Dessus
Le
posa
le bord
de
premier dit :
Le
sccond
Et
le troisième
«
•—
Je
,
porte il s' enfuya.
sa
dit
:
pardonn' ra
te
•
—
.
trois doigts
saloìr.
ce
J* ai bien
«
—
—
t' enfuis pas ;
ne
moi
Et
«
!
dormi
aussi !
»
»
—
répoodit:
croyais étre
paradis ».
en
—
altre cantilenedi argo(1) Come questastoriadi San Nicola parecchie
mento
religioso
vengon cantate per Ninne-Nanne. Ed un molto maggior
da' ciechi e da' storpi che vanno
limosinando.
da' pifferari,
numero
o
han tempo di badare,
alle qualii nostri letteratinon
Queste ultime,
in cose di maggioreimportanza,
ricordate in un curioso
trovo
occupati
intitolato:Roba
libro inglese,
di Roma \ By \ William W. Story.
\In
Two volumes. \ London: | Chapman and Hall,i93 Piccadilly,
| 4863. |
is
16®
translation
voi.
in
Due
grande.Il primo
(The righiof
reserved).
che dopo il quarto rigo del frontespizio
ha un quintoVoi, I di
ne
Vni-355 pagg. Il secondo che ha invece VoL IL | Second Edition di
Street-music in Rome
VI-365 pagg. Nel capitolo
II del I volume intitolato
popolareItaliana.Si descrivono primai
pagg, 9-33 si parladella poesia
si riferisceuna loro conversazione e poi si trascrive
e zampognari,
pifferari
è sdialettizzata,
loro canzone, notandone la musica : la canzone
Fautore ha il poco criteriodi vantarsi di averla cosi sottratta al letto
una
e
di Procuste della pronunzia
abruzzese. Eccola cosi malconcia:
Tu
Verginella,figliadi Sant'Anna,
Che
in ventre
tuo portastiil
partoristisotto la capanna,
Lo
mangiavano lo bue
Queir Angelo gridava :
Dove
«
—
Ch' è andato
Gesii. dentro
»
Ma
la
»
Che 'n cielo
San
guardate
Giuseppe
Si trovò
al
e
Vergine
'n terra
andava
in
partoriredi
Gesìi
,
l'asinelio.
e
»
buon
Venite
Santi,
la capanna;
beata
sia nostr' avvocata.
compagnia,
Maria.
»
—
103
—
CLXXXIII
Suonno
e
suonno,
—
(IX)
suonno
suonno^
dico,
Quanto ti faccio te lo benedico!
La
notte
Il
padre
di Natale
e
'1
è notte
'Sta la ragione che
Sia
a
bambin
Gesù
santa....
figlioe lo spiritosanto
abbiamo
cantato,
rappresentato.
dall'incontrare alcuni
Quindilo Storyparladella letiziaprocacciatagli
a Parigi;
poi
pifferarì
vendute ad
di altri sonatori ambulanti. Poi viene alle
bajoccoFona
mentre
il
volanti,
fogli
si
tramane
gracchia:
impresse
in romanesco,
dano oralmente;massime quelle
»
e fazeppe di spirito
è un ripostiglio
cezie locali.Ma la memoria umana
»
troppo pericoloso
ed é desiderabilissimo che qualche
»
per materiale tanto interessante;
si adoperia raccoglierlo
adatto ad un simil compito,
svelto Italiano,
»
nella
duraturo
letteratura
In seed assegnargli
»
guito
un
»
patria.
posto
lo Story viene a discorrere delle serenate, sotto il qualenome
colta
e trascrivee ne traduce alcuni toltidallaRaccomprendetuttii Rispetti
fabbricato dal Bianciardi.Poi sotto Io
del Tigri,
e fra questi
uno
della
stornelli.In many
di
melodia
tratta degli
pseudonimo
campagna
jetout of lions
of the back sireets and squares of the city fountains
heads into great oblongstone cistems,oftensufficiently
largeto accomMere the common
at once.
modale some
thirtywasherwomen
people
with grcat laughter
and merriment
resort to wash their dothes, and
themselves while at their work by improvising
sometimes
amuse
verses
with rhyme,sometimes ivithout,
at the expense ofeach oiher,
or perhaps
to
if he happento be a gapingforestiere,
of the passer-byrparticularly
whom
their languageis unintelligible,
elevated
stand
stone
on
an
They
step,so OS io bringthe cistem about mid heightof their body,and on
the rough inclined bevel of its rim theyslash and roll the clothes,or,
them into the water, or gatherthem together,
openingthem,flaunt
lifting
their arms
them with a
high above their heads, and alwaystreating
which nothingbui the coarsest material can
resisi.The air to
violence,
is almost alwaysa Campagna melody.
which theychant their couplets
attacks
in exceeding
and
as
are given
received,
Sharp
sharp rópliques
good-humour;and when there is littlewit, there is sure to be much
The salt is oftentimes
laughter.
prettycoarse, but it givesa relish to
ballateche
son
canterino le
un
«
—
Parecchie
non
su
sono
—
,
,
'
the talk.
104
—
—
Ti beoedico lo latte e lo mele,
Ti benedico chi 'mbraccia ti tene.
'Mbraccia ti tene
'Sto
'mbraccia t'ha teauto,
mo' s^ è addormuto (1).
e
mmio
figlio
Madonna
mmia, tu chi mmi Fhaje dato,
Fammello addorme% ca Thaggio corcato;
L'
haggiocorcato a 'no Metto de rose,
'Sto figlio
mmio dorme' e ssi 'rriposa.
CLXXV
(!)
Maria 'mmiezzo
Madre
'o
steva
mare
Panni d'altare tagUavae coseva;
Fuorfeci d'oro 'mmano essa teneva:
Esce lo ssujofiglio
da la scola;
« Madre Maria,che voci so' queste?»
—
—
»
«
»
Vanci,mamma
Falli la
croce
«Vanci
—
i
Falli la
»
E siè
la lezionevera, le
mme
mmia,
partorire:
ne
rincresce
ca
si"na
chillo lato manco.
a
»
—
santa,
»
—
puòzziesse' beneditto!
figlio,
croce
chillo lato ritto.
a
e si è femmena. Maria. »
Giovanni;
mascolo,
Amen, Àmen, accossl sia (2).
nel
(i) Àltrofe,
il mele?
chi ha da
Tanto che astrillache
«
—
Nei sta 'na donna
—
terzo verso, si canta,e la rima mi prova esser
—
quella
che c'entra
(le poppe),invece di lo mele. Difatti,
manne
in collo.
'Mbraccia,
altri
somministratemi come gli
(2)Fra le Ninne-Nanne pomiglianesi
d*Arco riferiti
in queste annotazioni,
dalla gentil
Pomigliano
sola ce n'è che non
Rosa Siciliani,
ha riscontro fra
una
signorina
,
,
canti di
Eccola:
queste avellinesi.
Duorme»
Ninno
Gomm*
la
Gómm*a
E'
a
duorme
mmio,
mare
lu pesce
peccerilloe la
che
che
onDa
nonna
Onfiare,ofinà,verbo derivato da
li
onna
onna
né dal d'Ambra.
né dal Galiani,
e
crisce,
pisce;
lu mare;....
vo' fare.
(onda,maroso)che
non
é
strato
regi-
106
—
È
—
'o raarranchino,
venuto
Ss' ha 'rrobata'a
gallina
raeglia
(1).
CLX
(IX)
Ieri sera jetti
a caccia,
Àccidietti'no leprepaccio.
Lo portajea
Monzignore;
no^ nei
Monzignore
Nei steva la
Che
steva.
mogliera,
zucchero
ammassava
Dicietti(dissij:
«
—
((
—
No' tè
—
Mme
«
mele.
una
».
vogliodà' nisciuna ».
ne
Dicietti:
e
Dammenne
Dammenne
quatto.»
—
—
AisofdièJ'no bello piatto;
lo banco;
Lo meltietli/^/nm^ 'ncopp'a
Ivo
ne
fandòj lo
sorece
E lo banco chi
era
e
tanchi tanchi.
cupo
Nei nascivo (nacquej 'no bello lupo;
Lo lupo chi era viecchio,
No' poteva cchiù zompa'.
La grilla
va
volanno,
Pe"ncoppa a
li
castagni;
scammisata,
Sse ne fece 'na risata;
'0 galloarreto'a porta,
'A gatta
(1)
—
€
Chi
vcnneva
Co
zucchero,c"o
'e mele
Semplicecanzonetta
cotte
zucchero
infantile.
»
Marranchtno. ladroncello.Giordano Brnno, nel
(2)!
--
Cosi la
Raccoglitrice.
At. V. Se. VCandelajo,
attenti
che questi
marranchini co' le lor frascheriesaranno
Dubito,
altro
venir
ad
effetto
farranno
et
non
qualch'
ncgocio,
questo
V. nelF annotazione
farranno uno de glidui ».
»
se pur ne
principale,
al Canto CXI, un altro esempio.
(2)Semplicecanzonetta infantilesecondo la Raccoglitrice.
Àccidietti^
uccisi.Paccio,pazzo. Dammenne una:
una
giacprobabilmente
zeppala,
«
—
j"
a
far
—
107
—
CLXxiv
—
(xxrii)
Zompa zompetta,
Maria Lisabetta
,
Ti
pigliape''no dito
E ti porta 'mparaviso
(1).
CLXIII
Nti ntoli
,
Mo'
sse
campanelle
e
,
ne
vene
Co' Sant' Anna
Vanno
che sembra
di
(XII)
e
Maria bella ;
co' Maria
,
can^tannola lètania (2).
che
zeppalestesse facendo
Tanchi tanchi: una
Monsignore.
di Lecce
col zucchero
e
col miele la
infantileanzi
canzonetta
un
glie
mo-
dovinello
in-
cosi:
suona
{iltopo) 'scia (andava) (ascenàvL,
Cinguli-ciànguli
male
fortuna (il gatto) lo secutha
(inseguiva)-,
E ci nu' pe' 'nu cauertù,
La
GiDgulì-cianguliera
niuertu.
Zompa, saltare.
(1)
«
—
Si fa tra due bambini
»
tiene stretto per la mano
fa ciò ripete
la canzone.
»
dell'ultimo
»
verso
l'altroche sta
E
quegliche
si slancia sugli
omeri
,
Raccoglitrice.
(2)Semplicecanzonetta
0
dei
qualiche sta a terra,
in luogopiù alto e mentre
sta piùalto air ultima parola
del compagno.
»
—
Cosi la
secondo la Raccoglitrice.
infantile,
nella:
Campa-
o bolla di sapone:
sonagliuzzo
Gomme
E
a
lo
peccerillole soccede
fa co' la lescia
Che
le
va
Chelle
ca
appresso,
pallucce che
Dinto
a
le mano,
ca
,
le campanelle.
peglià'sse
so' tanto
stregnennole po', niente
Ma
niente
crede
belle ;
sse
vede
so'chclle.
(Agn. Zeff.).
dimostra Y insieme é quel
come
primosignificato
del consiglio
ntoli onomatopeico.
Il padreCasalicchio (V. I. VII.)parla
Qui, ben inteso é
NU
Funo
nel
che le campane
ecc,
,
di Santa Chiara danno
alle fanciulle:
iVto,nto;
ritate
ma-
108
CLVIII
—
(VII)
lesci iesci
sole,
castiello'mperatore.
Giento e cinquanta,
E commoglia a tuttiquanta;
'E
Commogliaa
chella vecchia,
Cbi sta
La
'ncoppaa la cerza (1),
cadivo fcaddej
vecchia foivo ffuggV (2).
cerza
E la
CLII (I)
Arri arri
arri,
E zi'monico
cavallo;
a
Lo ciuccio no' correva,
E zi'monico ss'accideva;
Ss'accideva co'lo cortiello,
E zi'monico poveriello
(3)1
CLXV
(XIV)
Palla,pallad'oro,
Chi è cchiù bella
esce
fore;
da convolvere,
Cerza, quercia.
tener celato,
(4) Commoglia,coprire,
IlFasano cosi traduce la XXVII
del XVIfl Canto del Goffredo:Frem-
stanza
cchiù le
a la gran chiazza \ 'Nnarca pe '»* aula
cosa
guerriero
Cerza
ha
'na
*na
fattass
spaccatura cioè
spaccazza (una
fessura o apertura).
una
| E come fossefemmena Ila figlia
| E dàce a
luce (e dà a luce,
cioè partorisce)
'na
De
po'
giovenazza
Ninfa e bemme\
siuta e bella figlia
cioè bella giovane):
(e benvestita e bella figlia,
|E
chiante
cienfauire
chelle
Vide
che
cosa! fecero
lo stesso!
a
\
po'
appriesso,
intorno
(2)Semplicecanzonetta infantile (secondola Raccoglitrice)
alla qualevedi quelche ne ho detto fra le canzoni di Falena nel secondo
volume de' miei Canti popolari
delle provincie
meridionali,
sulle
Un
bambino
si
leva
€
(3)
gambe un altro e lo trastulla
la canzonetta. »
Cosi la Raccoglitrice.
»
ripetendogli
maio
lo
ciglia;
\ Ca
,
,
—
—
109
•
—
Esce fore
lo
a
—
giardino,
A
la
spara'
A
li tricchi-tracchi
spara'
,
Una dui
carrobina;
quatto (1).
tre e
(XXI)
axxi
Vota vota
pe'Santa Maria
Mo'sse
ne
Sse
ne
vene
Sse
ne
trase
,
Giovanni mmio;
vene
notte ,
troppo a
pe'sotto
CLIX
lesci iesci sole
(2).
la porta
a
(Vili)
(3),
'E castiello
'mperatore.
Ciento
cinquanta
pica quanno canta;
E la
e
Molti bambini si mettono
in
girotondo,poi uno*tra loro
canzone
ogniparoladi essa sii ciascun com»
pagno. Colui che vien segnato dall'ultima paroladell'ultimo verso é
Cosi la Raccoglicacciato fuori del cerchio ed ha una penitenza.
»
»
trice.
Dello SgrutTricche-tracche^
saltarello,
speciedi fuoco artificiale.
lendio abbiamo un bel sonetto A la bella Tricchetraccara,
zoè,che faceva
che termina Giove sta a faretrivole e sciabace benneva
iriccheiracche^
che I Perchè ss'è accmrto ca so cchiù potienie
\ De lifrugole
ssuoje'ssi
(\)
'»
—
a
incomincia la
contando
—
tricchetracche,
(2)
—
«
1 bambini
giranoin
tondo
e
nel dire l'ultimo
accoccolano in terra.
»
—
Così la
verso
si
Di questecanzoni da
Raccogtitrice.
Giulio Cesare
rondes francesi,
girotondo,o carole che dir si vogliano,
Nel Libro II
Cortese ce n' ha conservata una usata a' suoi tempiin Napoli.
che il protagonista,
amori di Ciullo e Perna
sando
curiodei travagliosi
narra
chiazza...
l'ao*na
Genova:
addove,
secunno
«
jonzea
per
de zetelle zite,che pigliannose
de lo-pajese,
vedette 'na mano
sanza
1
la Rionna
eh'
facevano
la
'na
a lengualoro chiammano
»
rota,
pe' mano,
la Rota, a la Rota,| Mastro Agnielo
1» e
nce joca
a Napolesse dice: A
E
Maddamma
la
Nce
T)
Margarita»
joca Zita,\
Canzonetta InfantileVII.
(3) Vedi Nota al Canto CLVIII,
»
,
—
...
—
.
'
110
—
—
Canta viòla,
E lo masto de la scola;
Masto
e maestà,
E mo' passa Gesocristo.
Co' le torce allumate,
E co' r angioli
apparati.
Ghilli stizzichi cadevono,
Acqua
Acqua
santa
ssi
santa
e
facevono;
acqua
rosa,
E Maria mo' ssi 'rriposa.
Ssi 'rriposa
'raparaviso
E Maria che bello riso!
POSTILLE
Postilla
al
Canto
11.
—
freddo,
di
morlo
Appagliarulo,
a
foi'seperchè
chi é tale non
avendo altro si copre di paglia.
Cosi
»
il Morraile parafrasando
Fedro (LibroIV. Favola XVIII)in nota a* versi:
»
—
socceduto
....
T* è
ghiusto comme
Che
bedenno
Pe' lo
a
chillo sciaurato
,
'no serpe
appagliaruto
jelo e lo friddo spotestato
N'appe compassione
Il testo latino:
Gelu
rìgentem quidam colubrem
Penlanierone. Jorn. I. Tratt. Vili.
»
annozzalo
ascelluto,
appagliaruto,
Ceccuzza,wekhe
ihn
so
e
—
«
suslulit
Ceccuzza,vedennolo cossi
Il Liebrecht traduce
».
'ngottonato
und
niederblass,so traurig
—
hleich und
sah.
geschlagen
La traduzione del Liebrecht,
per essere opera d' un tedesco
male e dimostra uua
del testo. Non mancano
discreta intelligenza
massicci
glispropositi
un
e
le inesattezze;
e di queste e di
uno
de cientovintea
c*é
però
daremo
quelle
volendo esser creduti sulla parola.
non
saggio,
(Introduzione:)
Taddeo,che sse vedde la pipata'mmano
sborzare
non
e
senza
carrino....
Thaddàus, welcher sich im Besitz der Pappe sah, und
zwar
ohm
m
—
amh
einen
nur
den
von
120
—
Karlinen
mitgebrachien
ausgegebm
zu
haben....
Ma
no, il Re
poteva
che
offerto alla Zoza quantunque chiedesse
aveva
solo dodici miserabiliducati,
dieci
recato
aver
dire: senz'avere sborsato un
cavallo
non
pezze!Il testo vuol
avendo ognicarlino
(o callo)giacché,
dieci grana ed
centoventi cavalliformano ilcarlino.
ognigrano dodici cavalli,
(GiornataI. Trattenimento II;)'Na testa lavorata co' tanta belle
mascarune.,..
Einy mit vielen schonen
Zierrathen versehener
Blumetitopf...
Lo Zierrath,è
generico
; ilMascarone,(plur.
Mascarune)
specialissimo.
Coda
(Ibid.)
de Martora...
Schwanz
eines Murmelthiers...
La Martora
e
la Marmotta
(Ibid.)Bellezza
a
due.
son
dojesole...
Schonheit mit zwei Sonnen..
i suoli o le suola delle scarpe, ai qualicon
altro sono
Diavolo,
allude il Basile,
ed altro ì soli che brillano in cielo!
metafora volgare,
Trattenimento
1.
(Giornata
IH.) Vastolla,
doppo lo 'mpedemiento
de r ordenario e dapò certe sfiole
de core.,.
e pipoliamente
merkte
GelUsteìi
seltsamen
und
Uebelkeiten.an
Vastolla^
gewissen
e generalizzata
e troncalaTespressione
Ognun vede com'è impoverita
sciosciatad'
Ibid.
la
A
)
agliaro.
(
primma
Bei dem
ersten Blasen
Che e* entra
der
Hintertrompete...
la sciosciatad'agliaro,
la trombetta di Barbariccia 1
con
L'equivocoé sconcio, ridicolo ed
inesplicabile.
Agliarovuol dir solo
oliano. Il D'Ambra, annota in Agliariello'utelloj
stagnata,ampollina,
due secoli fa a tali piccioli
che
almeno
Sembra
vasi non si
un
«
dal ventre il cannello ricurvo che si vede oggidì,dappoiché
"
spiccasse
dentro fortemente il fiato per
dalle partorienti
trovasi
usato
a spirarvi
»
aiutare le forze ne' dolori del parto. De' numerosi luoghidi scrittor
»
dove ciò é mentovato, se ne vuole per brevità recar solo
»
napoletani
Livia comme
se
"
uno:
fossevecchia a l^arte, a la primma sciosciata
'no mascolo e 'na femmena
d' agliariello
»
duje figliule,
scarrecaje
—
»
(Sarn. Posili IIL) ».
paginain cui non possa rilevarsiqualcheerrore simile!
la traduzione del Liebrecht,emerge favorevolmente
Nondimeno, ripeto,
di libri tedeschi che si occupano di cose
trai maggiornumero
Itahane.
E
non
c'è
Postilla
che
ho
al
promesso
Canto
XVII.
riferire
:
—
testimonio di veduta. I
«
sono
t
de' Rustici e de' Gentiluomini
;
Ecco
—
«
Vogliodescriverti i
miei
e
il brano del libro del Celano
si
vassalliformano
mortori
de'
,
due
qual
ordini,cioè
i primi dalle coppole.
distinguono
112
—
che
cajppelio,
del ernie
»
i secondi éal
»
perchèil colore,continuamente
non
—
non
have
altro che
sferzato dal sole, da
la forma,
è
nero
tornato
della
so se per vergogna o per rabbia. Quando muore
uno
vi resta la moglie,
si prendeuna camicia che per lo più è
"
rosso,
»
cepperàe
»
tessuta alla grossa; si pone
»
0
umide
paglie
o
attaccata al
sarmenti che
non
camino,di sotto
vi si pongono
siano totalmente secchi
,
acciocché
»
col fuoco diano spessezza di fumo per annerirla,
in effettosi fa:
come
cosi profumata
si consegna su le carni della povera vedova e serve di
»
scorruccio.Poi si fa giacereiu
»
terra
vicino al cadavere del marito
colla chioma scinta.Fatto questo, vengono
per sangue al defonto,che per lo più in
»
»
»
»
»
»
le donne
congiunte
castellisono molte,
questi
ed ognuna nelF entrare,battendo le palme, con
tuono
un
spaventoso
liei che in buona Hngua suona:
Oh micomincia a dire: Oh riegola
te! e dicendo cosi s'accosta alla vedova; accostata,le strappa
sevo
branca di capellie la butta sul cadavere,
che sta vicino.Oh quel
una
die scriverò appresso sarà creduto iperbole,
ma
pure è vero. L' ultime
che vengono, trovando il capo senza
tante
come
manigoldesse
capelli,
con
diavolesse,
unghieindurite ed affilatea* manichi dellezappe, danno
in faccia e ne tirano giù pezzidi pelle;
di mano
e questo si chiama
del mofto; ed allora si dice più onorato, quando porta più
onore
di sangue a spese della povera moglie.
branche di capelli
e spruzzi
vedendo una povera giovane,
che pareva un mostro, ammiM'inorridii,
randomi insieme della costanza di quella
misera,che alle dispietate
si
benché si potevacredere
di
muoveva,
sgraffignatequellearpienon
tutte
,
»
»
»
9
»
1»
»
?h
»
»
che
»
cadavere
»
^
»
9
»
j»
)»
d
?%
»
T"
»
»
»
T"
i sentimenti. Finito questo,s*adunano
perduto
avesse
e
tutte
unite dicono le lodi del morto
con
d' intomo
al
certe nenie,da
spaventareper T orridezza il diavolo stesso, e si dura finché il morto
va portato alla sepoltura,
accompagnato dalla musica stessa. Finita
con
lagrimee con urlida dannate,prendonola donna
questafunzione,
la
fuor che della camicia affumicata,
e la ponmartirizzata,spogliano
dove finché sta bene, le si porta dalle donne stesse il
gonò nel letto,
cibo apparecchiato.
Quando poi passa all'altromondo un Gentiluomo
si negoziain altro modo, meno
barbaro veramente, ma
cappellante,
si
bestiale.
Morto
il
marito
la
non* meno
tinge vedova^che vuol dirQ
linguacristianasi veste a bruno cioè colla camicia detta di sopra ;
in terra colle più strette parenti
del defonto vicino
si pone a giacere
dandosi un carsi chiamano poi certe donne a piangere,
al cadavere,
lino per ciascheduna per la lacrimosa fatica qualehanno a fare: e si
chiamano chianguni;
io che questavoce sia antica,ma
e credo ben
essendo
ilcrine,
che per lo più,
corrotta: plangones.
Queste si scingono
faccia atta a portareil lutto
e grinzuta
negro, cuopre una negrissima
a
,
,
,
114
—
—
»
tale.La cerimonia di scuotere
»
essendo toccata
»
che stava vicino al mio castello(che vuol dire: Gasa,dove abito)mi
»
»
"
»
»
»
1
»
una
le finestre,
termina solo col cadere;ed
di queste beneficiatealla casa
d'un
Cappelluto,
che prestoprestofussero andate giù,per potereriposare.
E
adoperai
ho
scrittosinora é in partecomportabile,
pare, quanto
perchèdura un
mezzo
giorno;leggiquesto.Se morisse il capo della casa ammazzato,
continuo,
dopo le funzioni già dette,in ogni giornola
per un anno
vedova pone in mezzo
della casa gliabiti insanguinati
del marito ucchiama i figliuoli;
sbate repiiando,
ciso,
per dirla collavoce propria,
tendo le mani, loro dice: Questo è il sangue di vostro padre,
ucciso
dallo svergognato
traditore tale di tale;e questot ha fattoperchè
^
»
sietepiccoli
né potete vendicare
pupilli^
»
vita. Figliuoli^
vi maledico^se
di chi vi diede la
la morte
lascerete
invendicata^
quando sarà
Vedi e Gf, il De
»
tempo^ questavergogna che vi è stata fatta.
Lantier. Correspondance
de Suzette d'Arly{Lettre
nuto
LI) dove dice avveB
—
in
»
"
del lutto,che
« Passato Tanno
Friburgoun fatto simile.
chiamano della camicia,
si muta;
non
perchéin tutto questo anno
i
si
l'anniversarionel
fa
sono
quando però figliuoli
minori,
giorno
—
»
i cuori di
sopra. Dallo che nasce, che inaspriti
danno
si
vedono
lo
atti a maneggiare schioppo,
quando
que'giovani,
»
di vendetta,
in tanti spropositi
che,
9
hanno
omicida,
»
9
»
9
9
»
»
»
della morte,
come
se
truovano
morto
il
principale
da uccidere
un
consanguineo,
e, se questomancasse,
dirla,mi sono maravigliato
molto,come i
Vescovi non vi danno rimedio. Ne parlai
con
qnestodella mia Terra,
che questo era un male irrimediabile,
ed avendomi detto,
perchéera
i
che uso o abuso antico erano
uso
un
glirisposi,
troppo incallito,
della santa chiesa gliha ridottiin una
e pure la prudenza
baccanali,
il
dedicata nel nostro
festa allegra,
san
Martino,
paese al glorioso
si
detti
Baccanali
che
nataliziodel
nella
cade
giornata
giorno
quale
un
amico dell'inimico.A
9
da coloro che, finitele vendemmie, introducevano
principiavano
»
cittàil vino. Uso antico
9
9
•
era
e pure si tolse col
Ostiario,
di
gine santo Cristoforo.9
di
nella
fnori delle chiese Ercole
dipingere
lar
in
venerare
vece
l'imad'Ercole,
—
Postilla
Canto
al
XXIl.
trovando in questo canto
sitone,
Temo di aver detto uno
sproposolenni
de' Re
un' allusione agi'
ingressi
—
Poemma
Agnano Zeffonnato,
sono
Morgana (propr.
la discendenza di Tartarone e Pimpa: ha
i. e. fata)predice
meridiana,
di Cacapozonetto
:
parlato
di
Napoliin Foggia.Nel
sesto canto
de U
imbattuto nella stanza seguente.La
Aroico,mi
Da
Che
chisto 'no buon
p' avere
'no core
uommo
po' ne
accoietato
,
vene
,
115
—
—
E
da bene
ped essere
troppo oniroo
É da tutta la gente accompagnato;
Vide
la *ntrata de
Ga
Tanto
fossiricchissimo. Il
può
*no Re
é nel
questialtriin
essere
Lo
quale 'Mpugliavenne
Fatto
ferette ,
:
desperato
,
fravecato.
Foggia ha
*mpo* fece la Fera
piecore, de crape
Pe* marrooria
Marte
lo facette
cornuto
Isso da tanno
De
Ferruccio,
parladi
da bene
Pe*
de
cui
defennette;
figlio
la mogliere femmena
la Getk
d' introito.
quello
vuol dire,come
Foggia,
dette pene,
puro
chella lo
Ga
E
de Corona.
metaforico de' versi d'Andrea
Vennera
a
Quanno
,
portato:
d' ingresso,
anzi in
senso
Ghillo Grieco, che
...
Ed
ha
tenessi ì^entrata de
senso
illustratoda
essere
tene
isso, co* *8ta dota bona
che
Dunque entrata non
Gomme
canto popolare
Nel
canto
a
Foggia V
pò* chiammare
Sse
se
la mogliere
ca
,
e
caparrunc,
la roogliera
eh* avealo
*no caporale de
montane.
nel
contenuto
L'equìvocoosceno
è vuogliosi suol dir proverbialmente
canto, è evidente. E vuoglio,
per
non
una
sogliono
rimproverare
porcheria
poichégliogliarari
commessa,
Postilla
esser
Canto
al
XLll.
lindi.Dice il Valentino
Tutte
E
dà* de
a
deciarriano
ca
al
"
—
CXIV.
Canto
a
vecchia sposa.
*8to gra* scuoglio
;
te sì cacato
:
una
cecato
chiatto
tutte strellariano
Postilla
chi si porta apppresso
a
te chiammarriano
Ga* iste
Te
—
—
;
E* vuoglio! è
Notevole é
vuoglio! »
—
di
variante magliese
una
questo rispello:
Ieri
sera
*Scìi
Visciu
A
—
a
la
mmia
cammera
(veggo) trasire (entrare)*o
picca
«
le cinque de la notte
(andai)a
Nu'
a
picca (a poco
te
terrire, ca
a
poco)
pe* riposare.
*umbra
mme
pe* mmie
*8cia
nu* su* la morte
a
porte,
vicinare.
116
—
»
Nancu
»
Suntu
»
Ga
—
»
•
Quannu
»
Tannu
Postilla
de
china
sposi,
mme
CXVIT.
servu
a
—
(castello)
,
(metti) lu *neddhu
tou
cumannu.
Difficileil non
—
•
turnisi;
minti
mme
veru
tìa.
pe* *nu casteddhu
né
,
casa
su'
(allora)
Canto
al
,
turre
pe* *na
buscia;
forte
(per dormire) cu*
dormu
cu
pe* 'na
Mancu
niura
costanti
tou
vìnutu
Né
«
(sono)*na
suntu
1* amante
su*
—
letti)
que'ireultimi disticidel Carme LXV
stesso
trattano in via di paragone l'argomento
»
(anello)
—
rammentarsi
(chili
abbia
di C. Valerio Catullo,
che
del canto
drammatico
avellinese:
Ut missum
spensi
Procurrit
Quod
mìserae
Dum
Huìc
Postilla
un
al
illud
Canto
primeVI
segnate
matris
Gli
—
grandedi 390
Augusto^Kopischnato
,
praeceps
CXXVl.
a
malum
gremio,
localum,
veste
prosilit,excutitur,
tristi conscius
numeri
con
e
prono
roanat
volume in duodecimo
munere
oblitae molli sub
adventu
Atque
furtivo
virginis
casto
agitur decursu
ore
;
rubor.
Agrumi
del
Kopischformano
le
Corrige,
pagg. oltre V Errata
romani.
Breslavia il ventisei
maggio MDCCXCIX,
Fu mediocre pittore
poesiapopolareserba,
mori di subito in Berlino il tre febbraio MDCCCLIII.
innamoratosi in gioventùdalla
verseggiatore:
al pubblico
ritenendo lo scrivere
la stampa de' suoi scritti,
risparmiava
cosa
prosaica,
perchèi poetiserbi non sapevano né leggerené scrivere.
In appresso mutò pensiero;
le sue poesie
né qnal verseggiatore
ma
ma,
traduzione di Dante; né qualprosatoreil suo
Carnevale in
e la sua
né qualpittore
le sue impiastricciature,
han
meritata
la fama
Ischia,
gli
che qualnatatore ha usurpataper la sua pretesa scoverta della Grott'Azin Capri,raccontata
da lui stesso, con
zurra
non
so
quanta sincerità,
(con nessunissima,
credo) nella prima annata deW Italia (§ 155-201.
Vedi Nota al Canto CyiWf):—Entdeckung der blauen Grotte \aufder
Insel Capri| von \August Kopisch.
e vi si legge
NegliAgrumi TortograOaé cnidelmente manomessa,
e
—
puta, no
ammorato
n
per 'no 'nammorato. Le traduzioni sono
lascio stare il faccia
d' empiso {de 'mpiso)reso con
menti;
veri tradiRechi
von
Frommen, giacchépuò scusarsi con la benedetta ironia;ma che
dire di schiavotlella(brunetta)
tradotto figsam(docile)?
di so lagreme
den
117
—
(tamor
e non
—
sputazzatrasformato in Sinds Liebesthrànen die in Siròmen
di Cudda trizza spampinatavoltato in Und mit der Schlq)pe
flossen?
labi
ringsdm Boden fegen?e d'altrettaliamenità? Che dire degliendecasilsicché
distico
in
s
una
quartinaciancata,
spezzati due,
ogni
produce
ciascun
verso
d' un
diverso?
numero
Esempligrazia:
Aizaje r uocchie
Viddi *na
A
la calata
ncfelo
ne
Vedette
doje!
Che dire de' dialetticonfusi in modo
eh' è
su' maccaroni
,
evidentemente lombarda?
un
pelagoletterarionon
la massima
da attribuirea
Napolila
zone
Can-
insulsissimo di
lungo strofeggiare
Dirò solo che
in questovolume; il resto
Nel
,
stella:
sono
pochissime
è roba
le
origine
poesiepopolari
d'autori,
spesso affettatissima.
é stato felicepalombaroil
partedel volume é desunta
Kopisch!Del resto
AaM* Egeria;
e que'rispetti
litani
napoche si riconoscono ritoccati,
ranno
sa-
ch'egli
esattamente,ma
pubblica
stati probabilmente
riveduti dall'amico suo Cammarano.
Italienischer
Egeria\Sammlung
\ Aus muendlicher
\ Volkslieder^
und \ Fliegenden
Blaetlemy \Begonnen\ von | Wilhelm
Ueberlieferung
nach dessen Tode herausgege.
Mueller, \ Vollendet,
\ ben und mit erlaeutemden Anmerkungen \ versehen \ von | Dr, 0. L. B. Wolff,
\ Professor
1829.
Fteischer.
Ernst
Weimar.
am
zu
'=^
\
\ Leipzig:
ria,
EgeGymnasium
\
mo
I Raccolta \di \ Poesie Italiane popolari»
\cominciata \da \ GuglielMueller,
\ Dopo la di lui morte terminata e \pubblicata
\ da 0. L B.
\Lipsia:\ Ernesto Fleischer. \ 1829.
Wolff I Dottore e Professore.
XVin-262
16.
in
di
(Un voi.
pagg. oltre8 di musica ed un quadro
y
de' dialettiItaliani
).
Prima
di scrivere in
potuto studiare
un
It^iano,
questo caro
tantin di
si
può anteporre,anzi
queleh' é peggiod' una
grammaticaed
avrebbe
Wolff,
prof.
imparareche il di lui non
dott.e
si dee posporre al sostantivo che lo regge. Ma
si è la confusione che regna in
sgrammaticatura,
stessa ragione
per cui in Parigi
arbitrio
cioè
bistecca, per
puro. Le poesie
miste a canzonette in istrofe,
sono
proprio,
pochissime,
chiamata Egeriaper la
questa raccolta,
chiamano
Chateaubriand
una
in senso
popolari
che non
quelleche divengonpopolari
per la musica, ma
immediato della fantasia popolare,
miste a storie;miste
di
miste finanche
autori in dialetto;
diversi idiomi italiani!
a
sono
a
dotto
proroba di
frammenti di versioni del Tasso
in
118
—
Postilla
Canto
CXLIX.
—
Calascione d'Antonio
Nel
Villano,
(che per lapsuscalami ho chiamato Vitale nelle note a'canti CVIII.
d' Ammore
Nenna c*é un paragone
e CXXV) nel Sonetto Vili Forza
a
simile a quello
che forma argomento di questoCanto:
al
Gomme
Quanno
0
corre
le
*n
Quanno
Comme
voglia
Io sorecillo
e
va
berrineia
fecocella moscia
Justo accessi
Pecca
Ammore
zucare,
a
trovare»
zompariello
a
a
lo settiembro
comme
La
de
sta, lo polletrlello;
ammore
lo lardo
0
la scrofa lo porciello
a
vene
la jommenta
comme
Va
—
a
resecare;
pizzolare
V auclello
va
songh* io sperato
pe* te
rome
:
e
spuorco,
*ngotta e *ntofa,
e puorco;
Sorece, auciello, polletrìello
E corre
a majale *a tofa;
a te, comm*
A
si* de
te, che
Fico, verrineia
Postilla
al
Canto
di Cecilia è
una
una
,
so* *n
joromentella
CLXX.
e
uorco,
scrofa.
(ScherzoinfantileXIX.).
—
variante monferrina appo
il WolfT ( la povera
catalane appo il Briz
veneta appo
due
(Cecilia);
Fontanals
(ladama
y
simbé
mme,
di
il Ferrano
Della
manza
ro-
(Cecilia);
Cecilia);
appo il Bolza
(La dama de Tolosa)ed il Mila
Della
Reuss).
una
comasca
delloAnello
romanza
perdutosi
appo il Ferrano (// monile caduto nel mare);
della Francia
Veronese appo il Righi;veneta appo il Wolff;{L'anello)
d*or. II.La fille
du roi d'Eoccidentale appo il Bugeaud (I,Les clefs
ha varianti:monferrina
(U anneau
d'or); di Metz
spagne);normanda presso il Beaurepaire
meridionale presso il Caselli,
presso il Puymaigre(L'amant noyè);dell'Italia
polari
e più d'una toscana
e meridionale nella mia Raccolta di Canti Podelle Provincie meridionali.
Ultima
Postilla. Mentre questa raccoltìna si
graziealla cortesia dello illustrecomm.
pugnatore,
nel Propubblicava
tore
lo illustraZambrini,
ricevettela letteraseguente:
PregiatissimoSignor Imbriani
Un
mio
da
caro
amico,
il
prof. Brunetta, dopo
letli i canti
aver
voi pubblicatinel
Propugnatore,s* imbattè
i quali
stampati nell* Harper*s Weekly di New-York
in
alcuni
chiudono
polari
po-
versi,
1*idea
,
di quei piccolicanti. Ve
stessa
d*uno
vostro
conoscente
e
li mando, anche
per ricordarvi il
quasi dicevo amico
Oh.
Verona, 30 Giugno 1874.
Patuzzi
119
—
My
I
oh!
not
am
I
is sick, my
heart
But
I *m
not
I am,
I *m
Oh!
the
ili,I
when
in
is
I dare
I
not
am
*m
I know
sad,
teli ;
noi
giad
,
well,
not
am
myself, I
indeed,
changed
heart
cause.
grieved,
not
am
—
not
the
not
saroe,
what;
ali except in
naroe
shall I be changed in that?
(Sema
nome
d' autore)