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P EGASO MODELS
200 MM
W Z A PA T A ! !
D
I
M
A S S I M O
P
A S Q U A L I
Verosimile: che è simile al vero. Plausibile, credibile.
Questa l’esatta definizione di un termine decisamente importante per chi dipinge miniature. A mio avviso, al di là
di specifiche interpretazioni artistiche o astratte, è questo
termine la pietra angolare sulla quale basare un giudizio di
merito sulla pittura (o sulla scultura) di un soldatino. Riuscire a riprodurre in modo verosimile l’incarnato, le texture, i materiali che compongono una miniatura è, sostanzialmente, infondere vita alla stessa; renderla “credibile” a
chi la guarda.
Un processo per nulla semplice, che deve partire da un’acuta osservazione della realtà e passare attraverso la personale interpretazione pittorica e coloristica (in una parola
“artistica”),
senza
dimenticare
ovviamente
la
“storicizzazione” del soggetto. Un processo che, come in
ogni nuova pittura, ho cercato di seguire anche per questo
busto di rivoluzionario messicano, creato da Roberto
Chaudon per Pegaso Models, partendo da uno studio preliminare e dal tentativo di visualizzare un’idea generale del
soggetto, da realizzare poi attraverso colori e pennelli.
Per prima cosa ho voluto evitare, per quanto possibile,
un’interpretazione “elegante”, indirizzandomi invece verso una pittura più “sporca”, meglio adatta a questo busto. Non
essendo questo tipo di pittura del tutto nelle mie corde, avevo qualche preoccupazione ad affrontare un soggetto del genere... dovevo “risolverlo” in modo essenzialmente diverso dal solito, senza però snaturare la mia pittura e il mio stile.
Ho pensato, per prima cosa, di marcare molto i contrasti, al fine di dare maggiore “drammaticità” al mio rivoluzionario ed
anche per simulare una luce forte e diretta, tipica dell’assolato Messico. Ma questo non era sufficiente, per cui ho immaginato che il modo migliore di raggiungere il risultato voluto sarebbe stato puntare sulle testurizzazioni (effetti pittorici certamente molto adatti alla grande taglia di un busto). Come sempre sono partito dall’incarnato, cercando, rispetto al mio solito, una tonalità scura e tendente al marrone bruciato. Alla mescola di Terra Rosa, Ocra Dorata, Bianco Titanio e Blu Cobalto ho quindi aggiunto Ocra Gialla, Terra d’Ombra Naturale e un poco di Terra di Siena Bruciata. Una volta terminata la
pittura di luci ed ombre in un paio di sessioni di lavoro,
ho enfatizzato i mezzi toni con alcune velature di Terra di
Siena Bruciata e di Rosso Cadmio. Infine mi sono occupato di “testurizzare” il volto, dipingendo gli occhi molto
arrossati, le borse tendenti quasi al violaceo, il labbro
inferiore screpolato e la pelle del collo molto cotta dal sole
e piena di rughe. Una velatura finale di Giallo Cadmio ha
accentuato l’effetto di calda luce solare. Ovviamente mi
sono premurato anche di tenere la pelle decisamente satinata, per simularne lo spessore e la patina di sudore.
Per il sombrero, che porta incisa finemente la trama della
paglia intrecciata, ho optato (soprattutto nella parte inferiore) per un forte contrasto, pensato come la somma
degli effetti di luce e dello sporco dato dal sudore che ha
progressivamente impregnato il tessuto. La risultante
pittorica di questi ragionamenti è stata un passaggio
molto violento tra ombra e luce e una sfumatura non
perfetta
e
uniforme
ma,
al
contrario,
molto
“picchiettata”.
La fettuccia rossa del sombrero è stata per prima cosa
dipinta con Rosso Cadmio Scuro e Rosso di Marte, sfumati con Terra Verde e Nero di Marte per le ombre e bianco, tagliato con una punta di Giallo Cadmio, per le luci. A colore
asciutto ho tracciato una serie di sottili righe verticali parallele con un tono leggermente più chiaro, stando attento a non
sovrapporre fra loro le varie righe.
Per la fascia nera superiore del sombrero invece ho usato
Nero di Marte e Vermiglione Olandese, sfumato con Nero
Avorio (più freddo e scuro del Nero di Marte) per le ombre e
Bianco Titanio per le luci. Con un colore solo leggermente
più chiaro della base ho tracciato vari graffi e segni di usura.
Ho deciso di dipingere il poncho (o camicia) in un tono piuttosto neutro (un grigio caldo tendente al marrone) utilizzando bianco, Bruno van Diyk, Ocra Gialla, e Violetto di Marte.
Per le ombre ho aggiunto il Violetto e della Terra d’Ombra
Bruciata, mentre per le luci bianco e poca Ocra Gialla. Si
noti che questa è l’unica parte del busto in cui ho evitato
qualunque texture, al fine di ottenere una specie di base neutra che mi aiutasse ad enfatizzare il lavoro svolto intorno.La
coperta invece è stata per prima cosa dipinta interamente
(decori bianchi compresi). Ho utilizzato Giallo di Marte,
Giallo Cadmio, Violetto di Marte e bianco, aggiungendo Bruno van Diyk e il Violetto per le ombre e bianco per le luci.
Dopo aver fatto seccare bene il colore nel fornetto ho effettu-
ato un paio di velature con il Giallo Cadmio (che è molto trasparente e quindi
più adatto a dei lavaggi che ad un uso
diretto) e ho ripreso, intensificandole,
ombre e luci. A questo punto, per simulare il tessuto grezzo e a trama larga, ho
iniziato
un
lungo
lavoro
di
“righettatura”, dipingendo su tutta la
coperta un fittissimo intreccio di sottili
linee di colore quasi tono su tono. Il difficile in questa tecnica è non esagerare
con lo stacco dei colori, utilizzando in
ogni diversa parte un giallo solo leggermente più chiaro di quello della base.
Per un effetto molto realistico l’intreccio
non deve essere regolare (quindi, a differenza della fettuccia del sombrero, meglio tante veloci pennellate che una pittura riga per riga), ma tutte le linee devono essere perfettamente orientate
nella stessa direzione. Il contrasto tra il
tono della base e quello delle righe deve
essere poi più visibile nelle ombre, scomparendo quasi nelle massime luci.
Tecniche diverse invece per la pittura
delle bandoliere in cuoio dove, non dovendo preoccuparmi dell’opacità finale della superficie, ho lavorato con il colore molto grasso, raggiungendo un forte contrasto. Per la base ho utilizzato Terra Rosa, Ocra Gialla, Giallo di Marte e una punta di Blu di Prussia, scurendo con il blu e del
Nero Avorio e schiarendo con Ocra Gialla, Carnicino e bianco. A colore perfettamente asciutto ho steso una velatura di Terra di Siena Bruciata, tagliata con una punta di Terra Verde, e sono passato a dipingere le texture, applicando tecniche di
“puntinato” e di “righettatura”. Per prima cosa ho ripassato tutti i bordi e gli spigoli con un colore molto chiaro (bianco e
poca Ocra Gialla), senza però tirare linee uniformi, cercando invece di procedere con tanti piccoli tocchi del pennello utilizzato di taglio e molto carico di pittura. In modo ‘casuale’, procedendo dai bordi, ho tracciato anche qualche piccola, netta
riga sulla superficie, tentando di simulare le scalfitture da contatto o sfregamento. Sono infine passato a dipingere alcune
sottilissime linee centrali, senza partire dai bordi, nelle parti “mobili” (la parte superiore di ogni tasca; quella piegata che si
muove quando si apre e si chiude la tasca stessa), cercando di riprodurre le screpolature del cuoio nelle superfici in cui ha
ceduto per la continua piegatura.
Anche il sottogola del sombrero, dipinto di un marrone molto freddo e tenuto più opaco per fare contrasto con le bandoliere,
è stato testurizzato con sottilissimi tratti di ocra gialla, dati sul fondo asciutto.
In conclusione è stato interessante e istruttivo cimentarmi con questo soggetto, lontano dai miei canoni usuali ma, proprio
per questo, capace di stimolarmi nella ricerca di nuove soluzioni tecniche, tese comunque sempre al raggiungimento del
“verosimile” nella pittura dei soldatini. ◘ (Pubblicato su “Figurines” N° 90)