Rivista SWISSLIFE Primavera 2014

SWISSLIFE
5° anno // Numero 1 // CHF 6.50
Primavera 2014 // Negozi
Chupa Chups, Coci-Fröschli, Tiki-Würfel e 5er-Mocken riportano la memoria a quando dopo
la scuola ci fermavamo al chiosco o dal fornaio a comprare dolci.
Decidere cosa scegliere era difficile: cinquant’anni fa la felicità costava 5 centesimi – circa quattro volte
meno di oggi. Spesso poi le caramelle si appiccicavano meravigliosamente ai denti.
Editoriale // 3
Buongiorno
Mi ricordo quasi con malinconia dei tempi in cui invece di
andare a «fare shopping» andavamo ancora a «fare compere».
I nostri genitori erano ancora membri della generazione del
consumo regionale: andavano dal fornaio, in latteria, dal
macellaio (nei giorni speciali c’era perfino una salsiccia).
Compravano i loro beni di consumo quotidiano nel negozietto
dietro l’angolo.
Oggi nei grandi templi dello shopping delle città e degli agglo­
merati urbani troviamo tutto sotto lo stesso tetto. Tuttavia, è
interessante osservare questo fenomeno: in questi grandi spazi
commerciali le attività creano sempre più spesso delle nicchie,
quasi che siano negozietti all’interno del centro commerciale.
Il piccolo si ritrova anche nel grande – perché per noi è in
qualche modo preferibile, più familiare, più personale. Questo
avviene in molti ambiti, anche in tempi di grande diffusione
degli acquisti online.
Così questa edizione, oltre a un viaggio attraverso la Svizzera,
vi propone anche un viaggio pieno di scoperte. I negozietti
esistono ancora, ma si sono adeguati allo spirito dei tempi,
hanno trovato il loro posto nei moderni comportamenti di
acquisto facendo letteralmente un affare.
I nipoti dei proprietari del «negozio sotto casa» continuano
a praticare la loro maggiore virtù: un incessante impegno nei
confronti dei loro clienti. Gentili, disponibili, servizievoli –
anche questa è la Svizzera.
Vi auguro una buona lettura.
SWISSLIFE Primavera 2014
Ivo Furrer, CEO di Swiss Life Svizzera:
«La nostra latteria si trovava in posizione ideale
sulla strada per arrivare a scuola. Durante le
compere con la mamma il sabato pomeriggio
noi bambini pensavamo continuamente a come
avremmo potuto investire la nostra paghetta la
settimana dopo: in quali caramelle da cinque e
da dieci centesimi.»
08
Swiss Photo Selection:
Salsicciai della nazione
Cosa sarebbe una sagra, uno zaino per un’escursione o una
gita scolastica senza salsicce. Il fotografo Helmut Wachter ha
ritratto in Svizzera persone a cui la salsiccia sta davvero a
cuore: i macellai che ci mettono anche l’anima per produrre
le loro specialità.
18 Due facce della medaglia:
22
Super negozio vs. supermarket
Storia di copertina:
I nuovi commercianti di negozi
Sempre diversa, ma sempre con due estremità
Ogni regione ha la sua salsiccia. A Cavergno,
nella Valle Maggia (TI), è la salsiccia di capra
«Cicitt» che il mastro macellaio Stefano
Femminis produce come una volta, con molto
grasso di capra. Alcuni trovano il suo profumo
un po’ troppo pungente.
guidano la controtendenza alla moria di negozi: grazie a buone
idee, affascinanti specialità e spirito innovativo, i nuovi proprie­
tari di negozietti attraggono un pubblico che ha di nuovo voglia
di genuinità, di prodotti regionali e di un’atmosfera cordiale.
32 Mix di numeri:
Il carrello della spesa nel 1960 – e oggi
35 Negozio di paese a Braunwald:
Il futuro comincia qui.
Responsabile del progetto: Swiss Life Public Relations, Martin Läderach Commissione redazionale:
Ivo Furrer, René Aebischer, Thomas Bahc, Monika Behr, Elke Guhl, Christian Pfister, Hans-Jakob Stahel, Paul
Weibel Responsabile della redazione UPDATE: Dajan Roman Indirizzo della redazione: Rivista SWISSLIFE,
Public Relations, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, [email protected] Coordinamento del progetto:
Mediaform|Christoph Grenacher, Ittenthal/Zurigo Ideazione e progettazione: Festland Werbeagentur,
San Gallo/Zurigo Traduzione: Swiss Life Language Services Stampa e spedizione: Heer Druck AG, Sulgen;
stampato su carta FSC Inserzioni: Mediaform|Christoph Grenacher, Hauptstrasse 3, 5083 Ittenthal,
[email protected] Cambiamenti d’indirizzo/Ordinazioni: Rivista SWISSLIFE, General-Guisan-Quai 40,
8022 Zurigo, [email protected] Tiratura: 100 000 Pubblicazione: 3 volte l’anno; primavera, estate,
autunno. Avviso legale: le informazioni relative a servizi e prodotti contenute nella presente pubblicazione
non costituiscono un’offerta in termini giuridici. Non viene tenuta alcuna corrispondenza in merito a concorsi.
Sono escluse le vie legali. ISSN 1664-5588
Direttamente dal campo alla tavola
Che si tratti del negozio alimentare specializzato
o della vendita diretta in fattoria: le persone
sono disposte ad accettare spostamenti sempre
più lunghi per avere la certezza di acquistare
verdura, come insalata, asparagi o patate, cresciuta naturalmente nei campi locali.
Sommario // 5
48
A Swiss Life:
Thomas Stiefel
Ne è convinto: i centri commerciali devono cambiare radical­
mente per avere successo – e il futuro appartiene ai negozietti.
Thomas Stiefel ha osservato bene i consumatori – e con i
risultati che ne ha tratto ha realizzato progetti pionieristici.
57 I piaceri della tavola:
59 Beni Frenkel:
Tutte le esigenze quotidiane in unico spazio
Thomas Stiefel, gerente di «Retailpartners
AG», progetta e realizza insieme ai suoi
designer e architetti aree vendita e clienti
per l’industria, l’economia e il commercio,
soprattutto centri commerciali.
60
Filetto di capriolo con strudel di porro
Il super negozio
Vincete uno dei cinque
iPad Air Apple in palio
Concorso:
Vic Eugster del «Trio Eugster» sulla
vecchia canzone «Dörfs es bitzli meh si»
62 Fuoriprogramma:
Allegato:
UPDATE
Leggete come mai il primo cliente di Swiss Life Business Direct
non può più fare a meno della rapida soluzione online, perché con
One100 si raggiungono più rapidamente i propri obiettivi di
risparmio e quale assicurazione permette di guardare con maggiore
fiducia alla terza età.
Innovativo, creativo e molto conservatore
David Schärer di Rod Kommunikation a Zurigo
punta tutto sull’innovazione. Per la previdenza
professionale, invece, le cose stanno diversamente: in questo campo la società pubblicitaria ha scelto l’assicurazione completa, una
soluzione tanto collaudata quanto sicura.
SWISSLIFE Primavera 2014
6 // Protagonisti
Pagina 22 // «Storia di copertina»
Lukas Egli
Pagina 57 // «I piaceri della tavola»
Sylvia Geel
È stato un viaggio attraverso tutta la
Svizzera, dall’Engadina passando
per Bienne, fino a Zimmerwald: il
giornalista Lukas Egli, che ha scritto,
tra l’altro, per la rivista Brandeins,
per la Sonntags­Zeitung o la NZZ e
oggi lavora alla Weltwoche, si è messo
alla ricerca dei discendenti dei nego­
zietti sotto casa per SWISSLIFE. Le
sue conclusioni dopo questo reportage:
Il negozietto è vivo – nessuna traccia
di tramonto.
Spesso la grafica e pittrice Sylvia Geel,
che illustra le ricette dei cuochi di
Gault&Millau, «lascia cuocere a fuoco
lento» un argomento per un certo
periodo di tempo, lo porta in giro con
sé. Talvolta le viene un’idea per un
disegno durante il sonno e al risveglio
improvvisamente eccola lì, talvolta
si fa ispirare dalla sua ricerca. Poi si
siede e conferisce tratti umani – e un
incomparabile fascino – a un elemen­
to della ricetta.
Pagina 48 // «A Swiss Life»
Tom Haller
Da quando esiste SWISSLIFE, anche
Tom Haller è della partita: il foto­
grafo zurighese mette in scena le
persone descritte nel ritratto «A Swiss
Life». Haller sa fare quello che riesce
a pochissimi fotografi: raffigurare i
protagonisti in modo sorprendente­
mente naturale. Questo dipende
anche dal modo in cui il fotografo si
prepara agli scatti: si reca all’appun­
tamento per le foto soltanto quando
ha letto il ritratto e non ha più
domande senza risposta.
Pagina 35 // «Negozio di paese a Braunwald»
Annerös Gisler e Peter Illien
Una coppia vive per il suo negozio di
paese a circa 1300 metri sul livello
del mare. A Braunwald, il paese dove
la circolazione delle auto non è per­
messa, Annerös Gisler e Peter Illien
riforniscono gli abitanti del posto e i
turisti di alimentari, articoli per la
casa, carne – sì, perfino di medicinali.
SWISSLIFE ha fotografato con una
fotocamera istantanea i clienti dei
gestori del negozio. Per fortuna gli
scatti risalgono a fine novembre e non
durante le feste: in quel periodo circa
450 clienti frequentano il negozio
ogni giorno. Dato che dentro non c’è
posto per tutti, devono aspettare
il proprio turno in fila davanti al
negozietto – con pazienza.
Pagina 62 // «Fuoriprogramma»
Vic Eugster
La voce è inconfondibile, il suo umo­
rismo onnipresente: quando Vic
Eugster ha raccontato degli splendidi
tempi del Trio Eugster, ha rivelato
anche quanto sono stati importanti il
padre, appassionato di musica, e la
madre per la successiva carriera
milionaria dei fratelli cantanti di
Dübendorf (ZH). Per tutta la vita i
genitori hanno ricordato ai figli di
rimanere con i piedi per terra e di non
pensare di essere «meglio degli altri»
per il loro successo.
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Assolutamente
salsiccia!
«Vuoi ancora una rondella di salsiccia?» In Svizzera i bambini
crescono con questa promessa nelle orecchie. Spesso è l’inizio
di un grande amore. Cervelat sul falò o un prodotto raffinato
da buongustai: la Svizzera è un vero e proprio paradiso delle
salsicce, con oltre 400 qualità. Il fotografo Helmut Wachter
nel 2007 ha ritratto i salsicciai e le loro specialità.
›››
SWISSLIFE presenta in «Swiss Photo Selection» lavori
di fotografi svizzeri, inviati allo «Swiss Photo Award –
ewz.selection», il premio più importante della Svizzera
nel settore della fotografia.
www.ewzselection.ch
Swiss Photo Selection // 9
Mastro macellaio Beat Eggs (macelleria Eggs di Reckingen, Canton Vallese).
La barbabietola cotta conferisce a questa salsiccia montanara del Vallese il suo aspetto carnoso.
SWISSLIFE Primavera 2014
Mastro macellaio Bernard Berger
(Charcuterie Berger di Payerne, Canton Vaud).
Le suoe carnose «boutefas» restano appese
per una settimana intera nell'affumicatoio.
Swiss Photo Selection // 11
Macellaio di paese Ueli Fuhrer (macelleria Fuhrer di Twann, Canton Berna).
Il segreto che si cela dietro la preparazione delle sue salsicce di maiale affumicate non lo svela.
SWISSLIFE Primavera 2014
Mastro macellaio Ferdinand Muheim (macelleria Muheim di Andermatt, Canton Uri).
La sua salsiccia casalinga di Uri è fatta per un terzo di carne di mucca, per un terzo di carne
di maiale e per un terzo di carne di cervo o di capra.
Negoziante Abdellah Belaatar
(Boucherie de la Gare di Losanna, Canton Vaud).
La sua specialità è la salsiccia maghrebina
«Merguez», che esce fresca ogni giorno dal
suo retrobottega.
SWISSLIFE Primavera 2014
Mastro macellaio Pietro Peduzzi (Mazlaria Peduzzi di Savognino, Canton Grigioni).
La sua genuina salsiz dei Grigioni deve maturare ed essiccare lentamente all’aria fresca di montagna.
Swiss Photo Selection // 15
Mastri macellai Emil Gröbli e Bruno Gröbli (Gröbli Gebrüder di Dietfurt, Canton San Gallo).
Così come queste salsicce all’aglio orsino, i fratelli Gröbli hanno portato a perfezione altri 30 tipi di salsicce.
SWISSLIFE Primavera 2014
Metzgermeister
Mastro macellaio
Bernard
Hans-Rudolf
Berger (Charcuterie
Jakob (macelleria
Berger inJakob
Payerne,
di Uttigen,
Kanton Canton
Waadt).Berna).
SeineLeüppigen
sue salsicce
«Boutefas»
di fegato
hängen
e sanguinacci
für eine gute
vengono
Woche
create
in der
seguendo
Räucherkammer.
le tradizioni dei padri.
Swiss Photo Selection // 17
«L’idea dell’incarico che mi
attendeva non mi entusiasmava,
anzi lo vedo con freddezza.»
Il fotografo Helmut Wachter,
dopo aver studiato architettura a
Karlsruhe e aver lavorato diversi
anni come architetto freelance, nel
2001 è passato alla fotografia,
di cui si occupava già da tempo da
autodidatta. Dal 2003 lavora a
Zurigo come fotografo freelance.
Helmut Wachter si è specializzato
in ritratti e reportage per riviste
come GEO, Merian, Der Spiegel e
Das Magazin. È membro fondatore
dell’agenzia fotografica 13 Photo AG.
SWISSLIFE Primavera 2014
La genesi delle immagini è del tutto prosaica.
Non ne sentivo il bisogno, figuriamoci se potessi
provare passione per gli insaccati e la macelleria
in generale.
Ho semplicemente ricevuto l’incarico di fornire
le immagini per un libro, un lavoro che inizial­
mente ho svolto con un certo scetticismo.
Da un lato sono stato sorpreso, ma allo stesso
tempo sono state confermate le mie aspettative
istintive. In ogni macelleria ci sono le stesse
piastrelle bianche e anche gli affumicatoi si
assomigliano tutti. D’altro canto, però, le perso­
ne sono diverse come la varietà di insaccati, solo
più affascinanti. La sfida era elaborare visiva­
mente ed esteticamente la diversità in un am­
biente sempre uguale, rendendo giustizia alle
persone.
Il ritratto di «Stiller Has» si concentra completamente sulla
persona di «Endo Anaconda». Il
cantante in un ambiente mutevole
– dietro le quinte, sul palcoscenico,
durante le prove, prima, durante
e dopo il concerto. Qui è sempre
tutto in movimento, succede
sempre qualcosa. Bisogna essere
sempre pronti a cogliere l’attimo
giusto. Diversamente da quanto
accade con i macellai, qui non
c’è tempo per la contemplazione.
Entrambi i lavori, però, sono
affascinanti.
www.wachter-fotografie.com
Testo: Yvonne Eckert, foto: Kilian Kessler
Super-negozio
Urs Jeger gestisce il negozio di generi coloniali Kerzenjeger a Soletta.
www.kerzenjeger.ch
«La nostra attività è sempre stata in mano
agli uomini. Mio nonno ha acquistato il negozio
da un parente, era il 1918; vendeva farina,
zucchero, lucido per pavimenti… tutto ciò che
serviva. Quando mio padre prese le redini del negozio, si
specializzò nei tappeti. Si diceva appunto: «Ig goh zum
Tapetejeger.» (Vado da «Tapetejeger», gioco di parole for­
mate da «Tapete», carta da parati, e «Jeger», omofono di
«Jäger», cacciatore, ossia il cacciatore della carta da parati.)
Poiché anche le candele entrarono a far parte dell’assorti­
mento, il negozio cambiò nome, e da 30 anni la gente viene
da me, dal «Cherzejeger» (il cacciatore di candele). Per me il
negozio c’è sempre stato. Già da giovane davo una mano,
imballavo carta da parati e consegnavo alimentari. La mia
filosofia: meglio restare piccoli e fare le cose per bene. Per
questo sono sempre alla ricerca di nicchie, sperimento molti
prodotti per trovare cosa potrebbe andare bene per il nego­
zio. Naturalmente esiste la concorrenza: Fine Food, Sélec­
tion, i fornitori su Internet. Ma un paio di clic al computer
non possono sostituire la visita al negozio. Alcuni dicono
che da me c’è un profumo tutto particolare di caffè macinato
e di cera d’api. La mia clientela è molto varia, molti sono
clienti fissi. Vengono da tutta la Svizzera per acquistare da
me i loro amati calisson, un vino particolare o candele spe­
ciali. Sono circondato da cose belle cose tutta la giornata:
«È un piacere lavorare in questa atmosfera».
Due facce della medaglia // 19
Testo: Yvonne Eckert, foto: Daniel Winkler
Supermarket
Herbert Bolliger è il capo di Migros, il maggiore dettagliante della Svizzera.
www.migros.ch
«Qualcuno ha scritto una volta che la M aran­
cione sta per mamma. Con oltre 500 negozi e oltre
un milione di metri quadri di superficie di vendita, Migros
è effettivamente importante e ha un’enorme responsabilità
già nei confronti dei suoi oltre 87 000 collaboratrici e col­
laboratori e degli innumerevoli fornitori. Questa posizione
di forza ci obbliga ovunque e costantemente a promuo­
vere un commercio sostenibile – dal punto di vista sociale,
ecologico ed economico. Inoltre, facciamo alla generazione
M, alla generazione di domani, promesse impegnative. Il
nostro primo compito è quello di offrire prodotti e servizi
convenienti. Desideriamo anche sorprendere le nostre
SWISSLIFE Primavera 2014
clienti e i nostri clienti. A tal fine c’è bisogno di novità e di
negozi che ispirino. Vogliamo anche crescere e siamo per
la concorrenza. Perché la Migros può fare moltissimo, ma
non tutto. Perciò la dove c’è Migros, c’è anche spazio per
altri. Là dove lavoro, nella Limmatplatz di Zurigo, vive
anche il mondo dei negozi più piccoli: accanto al nostro
MM c’è un commerciante turco che ha della verdura mera­
vigliosa, un italiano con gustose specialità pugliesi, un
fornaio con altre qualità di pane rispetto a quelle che of­
friamo noi. Essi sono un ideale completamento di Migros.
E tutti insieme facciamo della Limmatplatz un fantastico
paradiso degli acquisti.»
Luca can rest assured he’s got the best shoes.
T H E S H O E P E O P LE
navyboot.com
facebook.com/NavybootSwitzerland
Laurent Houriet (a destra) e Jürg Steiner davanti al loro negozio «Welschland» al centro di Zurigo.
Storia di copertina // 23
Testo: Lukas Egli, foto: Tobias Siebrecht
Torno
subito
Forse è vero che i negozi solidali muoiono a frotte.
Tuttavia con charme e competenza anche un negozietto
ha qualche chance di vivere un grande futuro. I nipoti
e le nipoti dei proprietari dei negozi sotto casa, tuttavia,
sono straordinariamente creativi: un viaggio nella Svizzera
dei negozietti.
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SWISSLIFE Primavera 2014
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Zweierstrasse 56
8004 Zurigo
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Rüdlingerstrasse 51
8197 Rafz
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juckerfarm.ch
Iniziamo il nostro viaggio di scoperta
dalla Ankerstrasse di Zurigo. Qui Lau­
rent Houriet e Jürg Steiner otto anni fa
hanno aperto il «Welschland», un ne­
gozio per gli svizzeri romandi che
hanno nostalgia di casa. Un locale dal
grande fascino, arredato con mobili
usati che sembrano provenire dal bro­
cante. Nell’area metropolitana di Zurigo
si è diffusa presto la voce che esisteva
un nuovo indirizzo a cui rivolgersi per
la fonduta, i saucisson, ecc.
Che l’ex impiegato commerciale
Houriet e il grafico Steiner aprissero un
negozio di alimentari non era prevedi­
bile. La circostanza è più dovuta al
caso. E il caso è un leitmotiv che si ri­
trova in molti nuovi proprietari di pic­
coli negozi.
Come cliente si potrebbe anche
dire: un caso fortuito.
Laurent Houriet doveva cambiare
professione dopo essersi rovinato la
schiena come tassista. Nelle sue vicinan­
ze, nell’emergente quartiere 4 si stava li­
berando un negozio. Houriet e Steiner
erano fermamente decisi a rilevarlo.
Ora avevano un negozietto – restava da
decidere: cosa farci? Il loro piano era
quello di rilevare una piccola fabbrica
di giocattoli di Norimberga che produ­
ceva piccole macchine fotografiche di
plastica che permettevano di guardare
una serie di diapositive dal mirino. L’af­
fare sembrava fatto, la banca era avvi­
sata, il business plan scritto. Tuttavia
durante le loro scorribande per il Giura
– erano alla ricerca di locali di lavoro
convenienti – nacque una nuova idea.
L’idea del «Welschland», un negozio
con i prodotti più pregiati della Svizzera
romanda. Prodotti simpatici di piccole
aziende a conduzione familiare. Pro­
dotti autentici. Non prodotti alla
moda. Laurent Houriet si entusiasma
quando racconta dei suoi giri di acqui­
sti che intraprende ogni giovedì. Dei
teneri flûte che ha appena scoperto
da un fornaio nella zona di Friburgo.
Dell’aperitivo nella fattoria in cui va
son, un’eccellente moitié­moitié. Che
proprio la fonduta sarebbe diventata la
loro campionessa di vendite i due non
l’avevano sospettato. Ma in realtà è lo­
gico: la fonduta si mangia in compa­
gnia, con gli amici e i parenti. Nessun
altro prodotto si adatta meglio al pas­
saparola.
«Abbiamo arredato il nostro nego­
zio semplicemente secondo il nostro
gusto», racconta Steiner, che continua
Laurent Houriet, Welschland, Zurigo
«Non potremmo semplicemente aprire
una seconda o terza filiale. I nostri
fornitori non possono fornire il doppio
o il triplo.»
a prendere il formaggio d’alpeggio.
Della delicata salsiccia al cumino delle
Franches­Montagnes. Della piccola av­
ventura quando la neve mette sottoso­
pra il suo giro.
Entra subito in azione, si siede al
posto del passeggero anteriore, percorre
curve per valli e montagne, parla con i
produttori. E si innamora della Svizzera
romanda, dei suoi paesaggi, dei suoi
prodotti. È questo che Laurent Houriet
e Jürg Steiner vendono in realtà a Zurigo:
un pezzo della patria romanda.
Inoltre, hanno uno dei migliori
Vacherin, un paio dei migliori saucis­
a lavorare anche come grafico. È pro­
prio questo il fascino del «Welschland»:
la semplicità, la schiettezza, l’onestà.
Per Jürg Steiner il negozio è molto più
di un luogo dove vendere merci. «Qui
ci si incontra, si scambiano opinioni.
Un negozietto è un pezzo di cultura di
paese nel bel mezzo della città», dice.
Ed è questo il cuore dell’odierno nego­
zietto, il cui DNA si differenzia in
modo fondamentale dal negozio sotto
casa di una volta.
Una volta il negozietto era generali­
sta. Si appoggiava a un forno e a una
macelleria nel centro di un quartiere o
Walter Pfister, titolare della Juckerfarm Rafz, porta i suoi prodotti direttamente dal campo al negozio.
Ludwig Hatecke, macellaio di Scuol, mette in scena l’arte della riduzione con la carne.
Storia di copertina // 27
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HATECKE
Via Suot
7530 Zernez
081 864 11 75
hatecke.ch
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di un paese e offriva, oltre a prodotti da
forno e carne, tutto ciò che la cucina
della classe media poteva desiderare:
dal latte al burro passando per la con­
fettura, dai detersivi e dal lucido da
scarpe fino alle tinte per i capelli e alla
della sostenibilità, dodici sigilli di
qualità: da «bio suisse» passando per
«Naturaplan» fino a «Pro Specie Rara».
L’etichetta «Proviene dal nostro
giardino», tuttavia, non possono uti­
lizzarla. Qui sta l’opportunità del ne­
con crauti e patate). Oppure semplice­
mente per comprare le meravigliose pa­
tate di Rafzerfeld, che profumano di
terra. Le patate del campo qui accanto
sono diventate un vero lusso in tempi
di fissazione per le marche.
Un macellaio come un gioielliere
Ludwig Hatecke, Scuol
«La mia filosofia è dare ai miei clienti
sempre un po’ di più di quanto si aspettano.»
soda caustica – il droghiere aveva tutto.
Per le banane una volta alla settimana
passava il furgone Migros.
Con la fulminea crescita dei due
grossisti Coop e Migros, alla fine degli
anni ’80 iniziò la scomparsa dei nego­
zietti. Dapprima ha colto i generalisti,
in seguito le macellerie, le panetterie, i
caseifici. Dal 2000 in Svizzera un quar­
to dei negozi di paese è scomparso. La
fine di questa tendenza non si scorge
all’orizzonte.
Anche i negozi di prodotti biologici
altamente specializzati che hanno ten­
tato di crearsi una nicchia hanno avuto
difficoltà a contrastare lo strapotere
dei giganti che sempre più spesso co­
prono anche il segmento bio. Coop e
Migros non badano a spese per ridurre
l’estraniamento tra produttore e con­
sumatore. Lo fanno con le etichette:
Coop utilizza, soltanto nel settore
SWISSLIFE Primavera 2014
gozietto d’oggi. Esso offre qualcosa che
il grossista non potrà mai offrire e che
curiosamente il negozio sotto casa non
ha mai voluto veramente offrire: la vici­
nanza.
Il meglio dal campo qui accanto
Per esempio la Jucker Farm con i suoi
punti vendita che offrono prodotti
provenienti dalle fattorie, che si trova­
no a Seegräben (ZH), Jona (SG) e a Rafz
(ZH). Qui arriva in pellegrinaggio il
buongustaio legato ai sapori regionali
in primavera, quando inizia la stagione
degli asparagi; qui trova la riottosa
pianta che cresce davanti alla porta di
casa, ma che al supermercato proviene
sempre dal Perù, dal Messico o nel mi­
gliore dei casi dalla regione di Baden. Si
reca qui per rifornirsi in inverno di car­
ne di suini allevati all’aperto per uno
«Schlachtplatte» (piatto di insaccati
Uno dei primi ad aver capito che occor­
re distinguersi radicalmente come ne­
gozietto è il macellaio Ludwig Hatecke
di Scuol (GR). «Io vivo la carne», affer­
ma il 58enne. Hatecke è un tipo disin­
volto e aitante. Indossa jeans e scarpe
da ginnastica, la camicia la tiene fuori
dai pantaloni. In paese lo conoscono
tutti, gli danno del tu. Ma nel lavoro è
rigoroso come nessun altro.
Ludwig Hatecke allestisce i suoi tre
negozi di Scuol (GR), Zernez (GR) e
St. Moritz (GR) come un gioielliere. Il
locali sono arredati in modo sobrio ed
essenziale. Chi varca la porta scorge
esattamente due cose: la carne nella ve­
trina ben illuminata – e il macellaio.
«La carne è l’alimento più nobile»,
sostiene Hatecke, «per questo deve es­
sere trattata con il massimo rispetto.»
Il rispetto per lui inizia dalla macella­
zione degli animali e dalla lavorazione
della carne – e non termina con la pre­
sentazione e il confezionamento. I suoi
macellai prendono in mano un pezzo
di manzo esattamente 70 volte prima
di farne la carne secca dei Grigioni più
tenera. «Questa lavorazione manuale
deve essere visibile al cliente», dice
Hatecke. Chi utilizza le confezioni
dell’unione dei macellai ha già perso.
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Edu’s Coffee & Clothes
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Quando caffè e vestiti
sconcertano i funzionari
Coltivare il particolare, l’insperato, lo
strambo – chi ne ha abbastanza della
carota standardizzata, del turismo del­
lo shopping e delle lotte per gli sconti,
tira un sospiro di sollievo quando en­
tra nell’«Edu’s Coffee & Clothes» nella
città vecchia di Bienne. Moda senza
tempo statunitense ed europea, borse,
articoli in pelle, lampade, scarpe, car­
toline e al centro un bancone per il
caffè – un «mix gigantesco», come lo
descrive Yvan Ghazarian.
Qui Ghazarian, insieme al suo ami­
co d’infanzia Marc Fuhrer, dà libero
sfogo alla sua passione per i buoni pro­
dotti e per il buon caffè: occhiali da
e
rass
é ­ Ne
Hatecke impacchetta la carne fresca in
carta nera pregiata, la carne secca la
decora su taglieri di legno, schiaccia le
salsicce creando forme triangolari.
Hatecke gestisce una specie di prêt­à­
porter per il côte de boeuf, la carne sec­
ca e il Salsiz. Chi acquista da Hatecke si
porta a casa un gioiello.
La predilezione per il minimalismo
l’ha ereditata dal nonno. Quest’ultimo
gestiva una macelleria a Ramosch, nei
pressi di Scuol. Erano i tempi prima
dell’avvento del turismo di massa, mol­
to prima che il benessere raggiungesse
le zone di montagna. La vetrina del
nonno di Hatecke era piccola e, di soli­
to, quasi vuota. Non si macellava anco­
ra a cottimo; c’era quello che c’era. La
spartana vetrina di Hatecke rispecchia
la realtà storica della regione alpina: si
lavora soltanto ciò che serve veramen­
te. Per tutto il resto non c’è il tempo.
Né il denaro.
Il successo gli dà ragione: la carne
secca di Hatecke e gli affettati vanno a
ruba nei negozi di specialità gastrono­
miche dell’Unterland, la sua carne fre­
sca è molto richiesta nella gastronomia
di punta, la gente del posto e i turisti
amano i suoi negozi – proprio perché si
distinguono così nettamente dai soliti
negozi.
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negozietto che nella loro fantasia era cre­
sciuto fino a diventare un’idea concreta.
Caffè e abbigliamento: «Ci è voluto
un po’ di tempo prima che la nostra
clientela comprendesse la nostra idea»,
dice Ghazarian. Anche la polizia del
commercio non riusciva a comprende­
re bene l’abbinamento. Il reparto ga­
stronomico doveva essere separato dal
reparto vendite con un muro: questo
intimavano i funzionari ai giovani ge­
stori del negozio – ma proprio quello
Yvan Ghazarian, Edu’s Coffee & Clothes, Bienne
«Può darsi che i nostri migliori pezzi
non si vendano, mentre altri
vadano a ruba – non lo si può mai»
sole in legno americani Shwood, borse
fatte a mano di Monsieur Mishiba dal­
la Normandia, grembiuli da cucina
Stanley & Sonys da Brooklyn e così via.
Gli amanti delle marche provenienti da
tutta la Svizzera frequentano il con­
cept store nella città vecchia di Bienne.
Ghazarian ha lavorato undici anni
nel settore degli articoli sportivi sognan­
do di abbinare la vendita a un caffè. Un
giorno i tempi sono maturati e ha messo
mano al suo progetto con Marc Fuhrer.
Hanno svuotato case, sono andati dai
negozi di oggetti di seconda mano e da­
gli antiquari per raccogliere mobili per il
era il punto. Nel frattempo i clienti si
sono arrischiati ad addentrarsi sempre
più all’interno del negozio e anche la
polizia ha accettato il concetto.
Inoltre si è sparsa la voce che qui si
vendono persino i mobili. Yvan Ghaza­
rian aveva visto questo a Stoccolma in
un bar in cui un cliente che stava sedu­
to proprio accanto a lui era uscito dal
locale con lo sgabello. «Che idea cool!»,
aveva pensato. Nel frattempo la vendi­
ta di mobili è diventata il loro terzo
ramo di attività.
Così è il nuovo negozio: poco con­
venzionale, poco ortodosso e sempre
Yvan Ghazarian (a destra) condivide con Marc Fuhrer la passione per le stranezze e le particolarità.
Stefanie Aeschlimann vende solo abiti per bambini salubri e prodotti in modo equo.
Storia di copertina // 31
Schulhaus strasse
Im Réduit
Bernstrasse 14
3086 Zimmerwald
079 434 23 60
imreduit.ch
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Bern
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diverso. E a volte il più bell’angolo di
paradiso dello shopping svizzero. Cer­
to, il negozietto praticamente non
compare nelle statistiche, i fatturati
sono troppo ridotti rispetto a quelli dei
leader del mercato. Ma nella fisiono­
mia delle città e dei paesi sta diventan­
do sempre più visibile. E occupa le nic­
chie più piccole.
Sostenibilità ed equità
in modo moderno
Zimmerwald sul Längenberg, quindici
minuti in autopostale da Berna. Un
paese rurale, appena 1000 abitanti,
tutt’intorno prati e boschi, affacciato
sulle Alpi. Qui Stefanie Aeschlimann a
novembre ha aperto «im Réduit», un
negozietto di abbigliamento per bam­
bini, di oggetti di cartoleria, cosmetici e
vino. Tutto da produzione biologica e
dal commercio equo e solidale. Soste­
nibile, equo e di classe: è questo il suo
credo.
All’inizio del 2013 la 41enne esper­
ta di comunicazione e madre di due fi­
gli ha lasciato il proprio posto presso
l’amministrazione cantonale di Berna e
si è guardata attorno alla ricerca di una
nuova attività. Quando la sua vicina le
ha raccontato dall’altra parte della re­
cinzione del giardino che i locali dell’ex
panetteria sulla Hauptstrasse si sareb­
bero liberati, non ci ha pensato su.
Come madre si è spesso irritata per­
ché fa fatica a trovare vestiti per bambi­
ni che siano prodotti veramente in
modo equo e solidale e nel rispetto
dell’ambiente, e che siano anche belli.
SWISSLIFE Primavera 2014
erhä
usern
stras
se
«Anche in certi negozi di commercio
equo­solidale oggi si vendono articoli
contenenti plastica che non sono certi­
ficati con chiarezza», dice Stefanie Ae­
schlimann».
Già trovare borse per la spesa cor­
rettamente certificate è una sfida. Per
prime esperienze sono assolutamente
positive: la gente del paese è contenta
che nell’ex panetteria ci sia di nuovo un
via vai di gente, gli amici e i suoi vicini
di Berna e dintorni apprezzano il suo
variopinto assortimento. Manca sol­
tanto un gruppo target: «I clienti per i
Stefanie Aeschlimann, Im Réduit, Zimmerwald
«A Berna non mi sarei mai potuta
permettere questo negozio.
Il rischio sarebbe stato troppo alto.»
non parlare degli articoli da vendere.
Poco alla volta ne scopre alcuni: i vesti­
ti per bambini li trova in Svezia e in
Belgio; gli articoli di cartoleria li com­
pra in Europa e da un progetto equo e
solidale indiano; «tutta merce riciclata
o materie prime naturali certificate»;
candele di olio di palma di piccoli colti­
vatori colombiani – Stefanie Aeschli­
mann è orgogliosa del suo assortimen­
to. Presto intende offrire anche vestiti
da donna.
Ha avverato il suo sogno di avere un
negozietto? «No», dice. È nato dall’esi­
genza di poter vestire i suoi bambini
con abbigliamento «sano». Con la sua
iniziativa consente di farlo anche ad al­
tri genitori.
Si dà tempo un anno, a sé e al suo
negozietto. «È un tentativo», dice. Le
quali il biologico e il commercio equo e
solidale sono così importanti che sono
disposti a fare un viaggio più lungo per
venire fin qui devo ancora raggiun­
gerli», confida Stefanie Aeschlimann.
Tobias Siebrecht si sposta tra Zurigo e
San Gallo. Il fotografo mostra il mondo e
le persone, in viaggio e nello studio. Che si
tratti di modelli, autorità o personaggi,
Siebrecht fotografa momenti d’emozione.
Cooosì convenienti! Oppure no?
I tempi cambiano e i prezzi con loro: per il nostro carrello della spesa oggi sborsiamo più del doppio rispetto al 1960.
Ma attenti: non sono solo i prezzi ad essere aumentati, anche il nostro potere d’acquisto è maggiore. Perciò oggi
dobbiamo lavorare circa 4 minuti per un litro di latte, nel 1960 i minuti erano circa 10.
0.95
0.27
1.05
0.63
4.30
2.80
Allora
e oggi: Franck Aroma fr. 2.00
Ovomaltine fr. 9.30 pane fr. 3.30 1l di latte fr. 1.85 patatine fr. 2.20 1kg di zucchero fr. 2.45
Mix di numeri // 33
1.00
2.85
1.20
1.72
0.70
1.74
ravioli Hero fr. 3.10 crema per la pelle Nivea fr. 5.25 detergente per stoviglie Handy fr. 1.80 pasta fr. 4.40 6 uova fr. 4.90 senape Thomy fr. 1.70
Jörg Steiner e Peter Bichsel nel libro
«Tra atelier e strada: ritratti d’artista»
di Werner Gadliger.
20%
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© Werner Gadliger 2002
Negozio di paese, Braunwald // 35
Foto: Ursula Steiner
Il futuro
comincia qui.
Stanno nel negozio di paese ogni giorno – pronti per i
300 abitanti di Braunwald e i moltissimi turisti che visitano
il paradiso chiuso alle auto del Canton Glarona. Per
Annerös Gisler e Peter Illien il negozio non è solo un luogo
di lavoro, ma anche luogo di incontro. Un sabato Ursula
Steiner ha fotografato con una fotocamera istantanea i
clienti per i quali il negozio di paese di Braunwald e i suoi
proprietari sono un pezzo di casa propria.
›››
SWISSLIFE Primavera 2014
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A Swiss Life // 49
Testo: Christoph Grenacher, foto: Tom Haller
Guardare.
Ascoltare.
Comprare.
Ecco una storia che racconta dove faremo la spesa domani.
E cosa c’entra tutto questo con i computer – e con l’assoluta
intenzione di capire i consumatori. Thomas Stiefel lancia
dall’Oberland zurighese il rinascimento del negozietto – nel
centro commerciale.
›››
SWISSLIFE Primavera 2014
N
o, la vita non ha una tabella di marcia affidabile.
Altrimenti Thomas Stiefel oggi sarebbe un consu­
lente aziendale. Oppure un insegnante di tennis.
Oppure un banchiere. Ma per fortuna la vita non è un orario
ferroviario. Bensì un’esperienza in cui è possibile crescere. Un
viaggio alla scoperta delle proprie esclusive capacità. E una
rivelazione che significa: si può imparare molto dall’avventu­
ra della vita.
Thomas Stiefel non era uno studente modello. Suo pa­
dre, insegnante di professione, nel 1966 fondò il Lernstudio,
una delle prime scuole private della Svizzera. Qui si postula­
va «una cultura dell’apprendimento orientata al rendimen­
to», ma anche la «promozione dello sviluppo di giovani per­
sonalità sicure di sé, attive e critiche».
Il figliolo prese piuttosto alla lettera l’aggettivo «critico»:
«Ero uno difficile: capelli lunghi, jeans sdruciti, catene, tutto
l’armamentario». Ma in qualche modo il ribelle ereditò an­
che una manciata di saggezza. Aveva occhi per vedere la cre­
scita di suo padre nel ruolo di imprenditore. E aveva orec­
chie e sentiva le parole di apprezzamento per il suo genitore.
Da qui nacque la convinzione: bisogna partire da piccoli
per pensare in grande. E diventare indipendenti il prima
possibile. La vita là fuori non è una quarantena e di sicuro
non esiste garanzia che la copra. «Fare il figlio di papà», rias­
sume Stiefel oggi, «non faceva per me: non sarei riuscito a
combinare nulla vicino a mio padre.» Allora via, fuori di là.
Dopo la maturità studia a San Gallo, conduce sondaggi
come secondo lavoro – aveva a che fare, ricorda Stiefel, «con
la vendita, con la verifica delle esigenze, con quello che desi­
dera l’interlocutore.» Durante gli studi scopre il computer, è
affascinato dalle nuove tecnologie e lavora come docente a
tempo parziale presso la Wirtschaftsinformatikschule: «Stare
davanti alla classe vuol dire presentare, fare da mediatore,
è un tipo di attività dirigenziale.» Infine non ha più voglia
soltanto di parlare di computer e inizia a vendere prodotti
importati dagli Stati Uniti a colleghi, amici e conoscenti.
Durante gli studi frequenta la scuola reclute per grana­
tieri e la scuola ufficiali, continua a studiare oltre a svolgere
un tirocinio presso una banca e un periodo di prova come
consulente aziendale. Quindi, appena compiuti i 27 anni,
conclude gli studi; si laurea all’università, ottenendo il titolo
di lic. oec. HSG: «A livello di istruzione, avevo ottenuto tutto
ciò che mi ero prefissato e dovevo decidere: Cosa fare ora?»
Un quarto di secolo dopo siede nella propria azienda a
Wetzikon (ZH), guarda dritto negli occhi il suo interlocuto­
re. È vivace, loquace e in gran forma. Il 53enne abita in una
casa con vista sul lago e ha un bel gruzzolo da parte. Sono i
migliori presupposti per godersi la vita. Stiefel procede con
metodo. Per due anni frequenta un corso presso l’Università
di Zurigo, ascolta, prende appunti, impara dalle spiegazioni
alla facoltà di scienze economiche e conclude il 2013 con
una tesi per un master sullo studio sul futuro dei centri
commerciali svizzeri. Tutto questo accade nel suo lavoro se­
condario, ben inteso, perché nonostante il bel gruzzolo e la
splendida casa, nella sua principale attività Stiefel è ancora
pieno di energie: dirige «Retailpartners AG» e con 20 dipen­
denti circa realizza un fatturato che si aggira sui 15 milioni.
Come esattamente?
Stiefel: «In qualità di designer e architetti progettiamo,
disegniamo e realizziamo superfici di vendita e aree per i
clienti per l’industria, l’economia e il commercio.» Il figlio di
un insegnante ha un innato senso per gli affari. Inoltre, que­
La vita ha in serbo ancora un
paio di compiti per lui: dopo i
negozietti e il mondo dei marchi,
lo attende la «Champions
League»: il mondo dei templi
del consumo.
sto l’ha imparato da suo padre, ma anche a scuola, bisogna
guardare e ascoltare prima di attraversare la strada. Occorre
tenere sempre gli occhi aperti, cogliere le occasioni al volo ed
essere nel luogo giusto al momento giusto. Caran d’Ache si è
avvalsa dei suoi servizi, oltre a Caviar House, Tiffany & Co.,
Nespresso, Victorinox, Mammut, McDonalds, Swisscom,
Transa, Companys, Starbucks, Sunrise, e anche Kuoni.
Se uno allestisce questi marchi in modo attraente e cre­
ando valore, se uno sa quale negozietto funziona, perché e
come – e per quale motivo un determinato negozio non gua­
dagna mai –, allora potrebbe rilassarsi. La vita è il risultato
delle scelte fatte. E non viceversa. Ma la vita, si dice Stiefel, ha
ancora un paio di compiti in serbo per lui. Lo attende anco­
ra, dopo i negozietti e i mondi dei marchi, «la Champions
League» – il mondo dei templi del consumo: Glattzentrum,
Centre Balexert, Emmen Center, Shopping Arena, Länder­
park, Stücki, Westside, Shoppi&Tivoli, Centro Lugano Sud.
Nel frattempo in Svizzera esistono oltre 170 centri com­
merciali che coprono una superficie di oltre 5000 metri qua­
dri. Noi consumatori vi spendiamo un quinto dei nostri
franchi. Ma questo modello commerciale si sta sbriciolando
Thomas Stiefel nel Sihlcity di Zurigo: «I centri commerciali devono trasformarsi da negozi poco accoglienti a luoghi emozionanti.»
SWISSLIFE Primavera 2014
I centri commerciali devono diventare luoghi con una drammaturgia complessiva, una rappresentazione della vita reale, afferma Thomas Stiefel.
A Swiss Life // 53
come le facciate dei colossi di cemento; i ricavi stanno dimi­
nuendo. Il motivo principale è costituito dalla comodità
dello shopping su Internet. «Commercio a distanza» è la
parola magica del commercio. Ordinare da casa. Pratico,
diciamo noi. Pratico?
Stiefel ha approfondito questo aspetto – in realtà: noi
consumatori, questa la sua prima conclusione, siamo sem­
pre più vecchi. La popolazione degli ultra 60enni nel 2050
sarà più numerosa di quella degli under 15. I «silver shop­
per» arrivano proprio al momento giusto: avremo più tem­
po. E più soldi da spendere. La domanda è semplice: Dove?
Stiefel ne è convinto: anche nei centri commerciali!
È qui che secondo lui si trovano i negozietti del futuro. I
luoghi di acquisto, finora piuttosto poco accoglienti, dovreb­
bero diventare coscienti dei propri legami locali, trasformarsi
in un luogo di esperienze; piazze del mercato coperte per così
Il segmento dei «silver shopper»
si allarga sempre più: avremo
più tempo e più soldi da spendere.
La domanda è semplice: Dove?
dire, che ci permettano di soddisfare le nostre esigenze quoti­
diane nelle immediate vicinanze e oltre alla nostra residenza e
al nostro luogo di lavoro avanzino di grado diventando il
«third place», il terzo luogo: fare la spesa, servizi, gastrono­
mia, intrattenimento – non più un sistema isolato dal mondo
esterno, bensì un luogo con una drammaturgia complessiva.
Il centro commerciale come riproduzione della vita reale,
come palcoscenico con mutevoli messe in scena: ginnastica
mattutina? corsi di lingue? cucina per i bambini? prove del
coro? pedicure? riunione dell’associazione? speed flirting?
chat room reali? serate al bowling? ambulatorio medico?
palcoscenico musicale? palestre di paintball? centro fitness?
cinema multiplex? macelleria? piccolo teatro? cenetta a
lume di candela? messa mattutina? concept store? Nulla è
impossibile, ritiene Stiefel: il centro commerciale offrirà in
futuro innovazione sociale e diventerà il punto di incontro
di desideri e di esigenze, di richieste e di attese.
Desideri? Esigenze? Richieste? Attese?
Ci ricordano qualcosa: Stiefel che conduce sondaggi di
marketing, che insegna agli alunni. «Decisivo per la partita»,
lo definisce oggi – proprio perché sa di cosa sta parlando.
SWISSLIFE Primavera 2014
Quando esce dall’università, a 27 anni, un conoscente gli
dice: «Nella tua vita hai già fatto così tanto di quello che ri­
tenevi fosse necessario. Adesso fai per una volta qualcosa che
hai voglia di fare.» Chiede a suo padre un prestito di 50 000
franchi e va negli Stati Uniti con Guy Thouin, suo amico di
gioventù. Là acquistano computer portatili, li spediscono in
Svizzera e nel 1987 aprono il primo «Portable Shop» nella
Militärstrasse di Zurigo, dove Stiefel vende notebook in uno
spazio di appena 10 metri quadri. Presto aprono il secondo
negozio a Zurigo, undici anni dopo i negozi sono dieci – e
fatturano 80 milioni. Troppo grande per morire, ma anche
troppo piccolo per l’eternità. Il duo vende la catena a Jelmoli,
entrambi restano nell’amministrazione; il grande magazzi­
no si pone nuovi obiettivi: 70 filiali, 300 milioni di fatturato,
400 collaboratori. A un certo punto entrambi perdono la
passione. Si ritirano, e Stiefel si mette in proprio assieme a
una manciata di collaboratori che lo avevano aiutato ad
aprire i «Portable Shop».
Di nuovo da capo. Cominciare di nuovo da zero. «Guar­
dare, ascoltare, agire». Non passa molto tempo prima che la
nuova azienda arrivi ai massimi livelli. Le cose vanno bene,
allora Stiefel frequenta l’università e fa il suo master – e trova
nell’uniforme mondo dei centri commerciali elvetici la sua
nuova sfida.
Stiefel pensa che la nostra generazione conosca da tempo
le abitudini del mondo della mobilità – e che abbia voglia di
un ambiente in cui siano presenti il caldo familiare­locale, il
rapido necessario­servizievole e l’affascinante vario­sociale
in uno spazio gestibile. In poche parole: i negozi non fungo­
no più unicamente da punti vendita. Stanno diventando
spazi di esperienza, showroom, sale giochi in cui possiamo
sfruttare ancora più intensamente i nostri smartphone e ta­
blet.
Alla caccia all’affare si abbina il nostro naturale impulso
al gioco, e il mondo online trova il proprio spazio naturale
anche nel mondo reale. Stiefel lo chiama multichanneling:
la fusione del negozio «reale» e dell’offerta online «virtuale».
Nel 2020, calcolano gli esperti, i consumatori effettueranno
ancora circa il 40 % degli acquisti nei normali negozi, mentre
un altro 40 % in esercizi commerciali collegati intelligen­
temente offline e online. Solo il 20 % di tutti gli acquisti
sarà effettuato solo online. L’80 % dei consumatori, sostiene
Stiefel, si sposteranno, quindi, anche in futuro.
Dove andranno? Là dove c’è quanto più possibile nello
spazio più ristretto: da fare, da provare, da conoscere. Guar­
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I piaceri della tavola // 57
Escursioni libere per il palato
Illustrazioni: Sylvia Geel
Gli opposti si attraggono: mentre il filetto
di capriolo e lo strudel di porro vanno di
pari passo, il palato va in
delirio tra sorprese
dolci-salate.
Christophe Pacheco
sulla sua cucina di
formazione
Filetto di capriolo con
semi di acacia tostati, strudel
di porro, patate fondenti alla marmellata
di mele cotogne e confetti di cacao salati
Tagliare la carne a pezzetti, condire con pepe, semi di acacia
e fagioli tonka grattati e marinare per un’ora con olio d’oliva,
aglio e timo. Salare leggermente i pezzetti di carne, rosolare,
aggiungere un po’ di burro chiarificato, voltarli, finire di cuocerli,
metterli in caldo // Per la salsa ridurre di un terzo l’aceto, aggiungere scalogno
e brodo di selvaggina, ridurre di un altro terzo. Aggiungere burro chiarificato,
condire, filtrare, mettere in caldo a bagnomaria. // Strudel di porro: Lavare il
bianco del porro, tagliare a dadini sottili, rosolare brevemente nel burro,
aggiungere brodo di gallina, aggiungere polenta, lasciare cuocere a fuoco lento
per 10 minuti, aggiungere panna, lasciar cuocere a fuoco lento ancora un po’,
assaggiare, lasciare raffreddare, quindi spalmare su fogli di pasta brik,
arrotolarli a forma di spirale e cuocere per 10 minuti a 180 gradi su una teglia
da forno. Tagliare le patate fondenti a pezzettini pronti da mangiare, rosolare
brevemente con burro, timo e aglio, aggiungere brodo di gallina, cuocere,
plasmare la massa in blocchetti, infornare per 20 minuti a 160 gradi, farcire
con marmellata di mele cotogne. // Confetti di cacao: Arrostire le mandorle in
forno a 150 gradi per 15 minuti, far fondere il cioccolato a bagnomaria, immer­
gere i pezzi di mandorla nella massa fusa, far asciugare, salare con un pizzico di
fleur de sel, posare su carta pergamena. Mettere nei piatti tutto e guarnire con
un po’ di salsa e di marmellata di mele cotogne.
Vorrei sensibilizzare i nostri studenti
della scuola alberghiera ai buoni pro­
dotti, permettere loro di gettare uno
sguardo su ciò che avviene in una cuci­
na, sul lavoro manuale e sulla gestione
di una squadra di cuochi. I futuri ge­
stori di hotel devono imparare a capire
cosa fa di una cucina una buona cu­
cina, quali sono le esigenze di una
squadra di cuochi. Quando gli studen­
ti lavorano qui da noi in cucina, pos­
siamo star loro alle costole, sia duran­
te la preparazione, sia durante la
cottura. Lavoriamo a stretto contatto,
si vede subito se qualcuno ha capito
oppure no. Il nostro sapere, la nostra
esperienza, la nostra passione in que­
sto campo è un tesoro che trasmettia­
mo agli studenti. I nostri clienti si
meritano il massimo, la migliore qua­
lità possibile. Un pasto squisito poggia
sempre sulla tradizione. Mi piace
quando il cliente riconosce quello che
ha nel piatto. Pertanto, sono a favore
di una cucina autentica con prodotti
stagionali e locali di eccellenza.
Ingredienti per 8 persone. Carne: 1 kg di filetto di capriolo, 40 g di semi di acacia tostati, 5 g di caffè
tostato, 1 fagiolo tonka grattato, 1 pizzico di pepe selvatico, 4 spicchi d’aglio, timo, olio d’oliva.
Salsa: ¼ l di brodo di selvaggina, 10 cl di aceto balsamico, 40 g di burro chiarificato, 100 g di scalogno.
Strudel di porro: 300 g di porro, 50 g di polenta, 1 dl di brodo di gallina, 8 fogli di pasta brik,
1 dl di panna, 50 g di burro. Patate fondenti: 8 patate Charlotte, 5 dl di brodo di gallina, 100 g di
burro, timo, 2 spicchi d’aglio, 200 g di marmellata di mele cotogne e zenzero. Confetti al cacao:
50 g di mandorle intere, 200 g di cioccolato, fleur de sel.
Christophe Pacheco è capocuoco nel
ristorante «Berceau des Sens» dell’istituto
alberghiero di Losanna (VD). Per le sue arti
culinarie il francese è stato premiato con 15
punti da Gault-Millau e nel 2014 è stato
dichiarato «scoperta dell’anno» nella
Svizzera romanda.
SWISSLIFE Primavera 2014
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Illustrazioni: Sarah von Blumenthal
Beni Frenkel // 59
A Wollishofen c’è questo negozietto. Grande forse 20 o 30 metri quadri.
Credo si chiami «Süper-Laden». Resta aperto fino alle 10 di sera. Non
solo per questo, ma anche per la sua adorabile commessa, il «Süper-Laden»
è un super-nome nel quartiere.
Talvolta al suo capo vengono idee curiose. Una volta è entra­
to in possesso di dieci biciclette da donna. Sono rimaste ac­
canto alla cassa per circa un anno. Ha avuto più successo
con un carico di calcolatrici. Chiedeva 19.95 franchi per un
modello. Ne è riuscito a vendere quattro in sei mesi. Quindi
ha tentato di vendere le altre 1000 a un franco l’una. A un
certo punto le calcolatrici sono finite sul marciapiede.
L’ultima idea commerciale che ha avuto è stata una
macchina self­service di film porno. Il grosso distributore si
trovava vicino al latte e alle uova. Spesso scuotevo la testa
pensando alla decadenza morale di Wollishofen. Per dare un
segnale mi giravo ostentatamente dall’altra parte rispetto
alla macchina. A casa raccontavo a mia moglie quello che
avevo visto. La prendevo tra le braccia e la baciavo. «Ti amo,
tesoro mio», le sussurravo all’orecchio.
Mia moglie. O meglio: la mia anima gemella. Ora sono
già dieci anni che sono sposato con la mia dolce metà. Dieci
anni – dieci anni armoniosi e felici. Da allora ogni anno è
l’anno di matrimonio più bello! La gente mi chiede come
facciamo noi due a vivere così felici e innamorati sulla nostra
piccola nuvola. Penso che dipenda tutto dal donare al pro­
prio partner tutte le attenzioni più sincere e dal considerarlo
la propria anima gemella. La mattina, quando mia moglie e
io ci svegliamo contemporaneamente(!), ci guardiamo negli
occhi e ci sussurriamo: «Buon giorno, tesoro mio. Ti auguro
una meravigliosa giornata armoniosa!» Allora ridacchiamo
come due che si sono appena innamorati. La mia amata
moglie e io abbiamo due professioni impegnative. Inoltre
abbiamo tre incantevoli bambini. È ovvio, quindi, che non
SWISSLIFE Primavera 2014
sempre riusciamo ad adempiere ai nostri doveri coniugali.
Ma naturalmente questo non è poi così grave. La sera
siamo quasi sempre stanchi ed esausti dal lavoro e dai bimbi.
Niente di tragico, però. Le giovani coppie di notte hanno
ancora molta energia e fantasia. Noi no, ma va bene così.
Esistono altre cose più importanti. Armonia, comprensione
e affinità.
Recentemente mia moglie mi ha chiesto di procurarmi
uno dei film sconci del «Süper­Laden». Oltre a tre litri di lat­
te, una confezione di spaghetti e detersivo per stoviglie.
Quando la mia cara moglie desidera qualcosa da me a volte
impreco e mi avvio. Ero molto nervoso. Per fortuna ero
l’unico cliente nel negozietto. Nessuno mi osservava. Ci ho
messo poco a terminare la prima parte degli acquisti. La
seconda si è rivelata più complessa. A differenza della
monocoltura del resto dell’assortimento del negozio, l’enor­
me scelta di porno era molto impegnativa. Quale film
scegliere? L’emozionante storia della casalinga annoiata con
l’idraulico o il film di due biondine che restano per errore
90 minuti nella stessa vasca da bagno? Iniziavo a sudare. Poi,
all’improvviso, la cassiera carina si trovava accanto a me e
mi chiedeva se avevo bisogno di aiuto. No, no, tutto a posto,
ora devo andare, grazie. La mia supermoglie arriva tra dieci
minuti.
Beni Frenkel è maestro elementare e lavora come giornalista
freelance tra l’altro per l’NZZ am Sonntag. Per SWISSLIFE
descrive esperienze quotidiane indimenticabili.
Vincete
Apple
Oplà, qui qualcosa è andato storto. Una mela ha il nome di una
pera – e viceversa. Diteci quali nomi sono stati scambiati, e vincete
uno dei cinque iPad Air Apple 16GB WiFi.
1
// Boskoop
4
// Jonagold
2
5
// Williams
// Reinette del Canada
3
6
// Rubinola
// Glockenapfel
Wettbewerb
Concorso // 61
uno di cinque
iPad Air.
Partecipate al concorso con la app SWISSLIFE oppure su www.swisslife.ch/rivista. Oppure inviateci la cartolina-risposta allegata con la vostra
soluzione (scheda della copertina posteriore). Ultimo termine di partecipazione è il 30 aprile 2014. I vincitori saranno resi noti nel prossimo
numero di SWISSLIFE. Congratulazioni a Christian Epp di Grafenort (OW) per aver vinto l’ultimo concorso SWISSLIFE con una settimana
di divertimento senza limiti alla guida di una Jaguar F-Type.
1
4
// Conférence
2
// Gute Louise
3
// Guyot
// Kaiser Alexander
5
// Trévoux
6
// Gala
SWISSLIFE Primavera 2014
62 // Fuoriprogramma
Vic Eugster del Trio Eugster su
«Dörfs es bitzli meh si»
«Ci piaceva essere
i perbenisti della
nazione»
Alex, Guido e Vic Eugster (1970): «Siamo capaci di cantare
da spartito – siamo gli unici.»
Ja dörfs es bitzli meh si, dörfs es bitzli
meh si – Dörfs es bitzli dörfs es bitzli
dörfs es bitzli meh si – Oder gahts eso
«Allora nei negozi non c’era ancora niente di confezionato,
zucchero, farina, tutto veniva venduto sciolto, e di solito te
ne davano un po’ di più. Nessun commesso chiedeva mai:
«Ne vuole un po’ di meno?» Andava bene così – venivamo
dalle condizioni più povere, ma a casa nostra le cose andava­
no meravigliosamente. Tuttavia sapevamo che volevamo
spingerci più in là dei nostri genitori, a cui questo era stato
precluso dalla guerra e da tutta l’ingiustizia. Cercavamo il
successo, chiaro. Per questo «Dörfs es bitzli meh si» può
essere considerato un po’ il titolo esemplare della nostra
carriera: volevamo sempre spingerci più avanti per far felice
la gente.
C’erano molti allora che ci deridevano, che ci combatte­
vano, addirittura. Erano tempi speciali; «Les Sauterelles»
erano il primo gruppo pop, noi eravamo gli ultimi della
generazione precedente. Questo generava un po’ di conflit­
to, ma per noi era uguale, a noi piaceva essere i perbenisti
della nazione.
Praticamente non abbiamo scritto nessuno dei nostri
testi, avevamo la fortuna che allora c’erano molti buoni pa­
rolieri in giro; per esempio Fredy Lienhard, che scrisse
«Dörfs es bitzli meh si». Alex tentava di musicare al meglio
questi testi, poi noi ci esercitavamo a lungo per poterli can­
tare bene. Eravamo in realtà i primi ad aver commercializza­
to la canzone di successo in dialetto. Allora naturalmente ci
dicevano le solite cose: Sì, volete soltanto fare i soldi – e noi
dicevamo, certo che vogliamo fare i soldi!
Però che avremmo avuto un successo così grande e che la
gente ancora oggi si ricordi di noi, questo non ce lo sarem­
mo mai aspettato. Nostro padre aveva sette fratelli, e tutti
cantavano una meraviglia. Ma non potevano sfruttare que­
sto dono. Ci dicevamo: non ci accadrà lo stesso. Potremmo
cercare di guadagnare soldi cantando. Puntammo tutto sul
trio, lasciammo i nostri lavori. Alex quello di costruttore di
pianoforti e io quello di geometra e disegnatore qualificato,
nella nostra professione non avremmo mai potuto arrivare
così in alto. Forse Guido sì, come agente immobiliare. Così
abbiamo girato il Paese per tre anni per 300 franchi a esibi­
zione. Poi arrivò il successo; «O läck Du mir» fu la nostra
prima hit.
Se oggi si ascoltano le nostre canzoni, non sembra sia
passato così tanto tempo. Sono semplicemente tratte dalla
vita reale e ben cantate. Avevamo insegnanti di canto, erava­
mo in ottime mani, per esempio quelle del nostro direttore
del coro della chiesa, un professore di musica. Lui ci ha inse­
gnato, volevamo veramente cantare da professionisti. Per
questo allora apparivamo sempre in televisione e alla radio:
potevano telefonarci in qualsiasi momento, facevamo un
salto da loro e riuscivamo a cantare dalla partitura, cosa che
nessun altro del nostro settore era in grado di fare, ma noi ce
l’avevamo nel sangue.
Le nostre registrazioni si riescono ad ascoltare ancora
oggi perché dicevamo sempre che dovevamo cantare corret­
tamente, chiaramente, che si doveva capire cosa cantavamo.
Ci siamo riusciti. Ancora oggi potete suonare i nostri dischi
e capire ogni parola... Ma era un lavorone, dovevamo provare
come pazzi.»
Guido (67 anni), Alex (66 anni) e Vic Eugster (64 anni) di Dübendorf (ZH)
iniziarono a registrare i loro pezzi negli anni Sessanta e sono considerati
uno dei gruppi di maggior successo dell’intrattenimento svizzero. Molte
canzoni del trio sono diventate evergreen («O läck du mir», «Dä söll emal
choo», «Dörfs es bitzli meh si», «Ganz de Bappe», «Brödli händ sie kai gha»).
Il Trio Eugster ha venduto complessivamente circa due milioni di copie.
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