ASSISTENZA Educatori e volontari ogni giorno sono al fianco delle famiglie Il Centro Anffas compie trent'anni Trent'anni di vita e trent'anni di attività per il Centro socio-educativo Anffas di via Onestinghel che ieri ha deciso di aprire le proprie porte per festeggiare questo importante traguardo. Ad oggi all'interno del centro vengono seguite 14 persone di diverse età grazie all'impegno di 8 educatori e 8 volontari. «Operiamo tutti i giorni - ha spiegato ieri Antonella Aste, referente del Centro - per aiutare le famiglie e per sostenerle. Strutture come questa sono di fondamenta!* importanza per le famiglie e per gli stessi ragazzi visto che uno dei nostri principali obiettivi è quello di fargli acquisire autonomia». Dal lontano 1985, quando nacque la nuova realtà del Cse di via Onestinghel, è stata percorsa moltissima strada. Ad operare all'interno del Centro in questi anni sono stati diversi educatori. Il Centro, ha spiegato la referente, «è finalizzato ad instaurare una qualità relazionale tra quanti lo frequentano e ad incentivare e facilitare il raggiungimento di piccole autonomie legate al quotidiano.-Ci sì propone anche di incoraggiare e creare legami con il territorio circostante nell'ottica della cittadinanza attiva». Ecco allóra che ieri l'equipe del Centro, assieme alle famiglie, ha ricordato tutti questi passi portati avanti in trent'anni di storia. Una vera e propria festa che ha visto la partecipazione di numerose persone e il coinvolgimento anche di chi vive nel quartiere dove si trova il Centro socioeducativo. Tra le varie attività che sono state attivate in questi anni troviamo il laboratorio di cera, quello musicale, il laboratorio di creta e quello culturale. Sono organizzate anche attività esterne come la Pet-therapy, la musicoterapia e numerose altre attività motorie. «Abbiamo anche in previsione - ha spiegato Antonella Aste - di coinvolgere i nostri ragazzi in attività che riguardano la cittadinanza attiva. Questi trent'anni sono un punto di partenza per guardare verso altri traguardi». G. Fin Pag. 5 LA VISITA Le classi quinte alla Baltera grazie agli «Amici di Expo Riva Schuh» «Gardascuola», una lezione all'Expo Gli studenti delle classi quinte dell'Istituto tecnico turistico «Gardascuola» hanno visitato lo scorseTunedì "Expo Riva Schuh" la fiera internazionale della calzatura più importante in Italia ed uno degli appuntamenti irrinunciabili a livello mondiale per gli addetti del settore. La visita dei padiglioni fieristici è avvenuta dopo essere stata preceduta di una da una attenta illustrazione teorica riguardante l'attività fieristicocongressuale di Riva del Garda Fierecongressi Spa, con un approfondimento mirato ad evidenziare gli effetti economici e turistici prodotti sul territorio jdijriferimenlo. L'iniziativa è stata promossa dall'associazione "Amici di Expo Riva Schuh" che, fra i principali obiettivi del proprio statuto, ha la valorizzazione e promoztèRe della storia e delle ricadute socio-culturali della manifestazione fieristica sull'Alto Garda e sulla Provincia di Trento. Il progetto si è, quindi, articolato in due momenti distinti: i responsabili dell'associazione hanno prima effettuato una presentazione in aula e, successivamente, hanno condotto gli studenti alla scoperta degli stand fieristici in località Baltera. Gli studenti hanno appreso in- formazioni e modalità operative sulla gestione del soggetto organizzatore ed osservando da vicino il lavoro di espositori e visitatori, sulle dinamiche del mercato calzaturiero internazionale. Una serie di sollecitazioni che hanno destato un forte interesse dei ragazzi e generato numerose domande di approfondimento nella fase di riflessione finale hanno poi concluso la visita formativa. Gianfranco Ghisi, presidente di "Amici di Expo Riva Schuh", ha commentato questa iniziativa come «un positivo coinvolgimento di studenti motivati a conoscere gli effetti del- l'indotto economico e turistico prodotti sul territorio per molteplici motivazioni, fra cui, di sicuro, un possibile inserimento lavorativo nell'ambito del terziario». Dello stesso avviso anche Carlo Modena, presidente di Gardascuola che per oltre 15 anni ha condotto direttamente (da direttore e presidente) o indirettamente il timone dell'evento il quale ha espresso un plauso all'iniziativa, pur concordata, che ha permesso agli studenti di rendersi conto delle potenzialità, delle problematiche e dell' importanza di un fenomeno a molti sconosciuto. Pag. 6 FASSA 1 L'elettrodotto collegherà varie cabine Nuova linea elettrica interrata Via libera al Consorzio di Pozza VALy^W FASSA - Migliorie alle opere elettriche nei Comuni di Vigo di Fassa e Pozza di Fassa sono state autorizzate, al termine di un lungo iter, dal Servizio gestione risorse idriche ed energetiche della Provincia (Aprie). In particolare sarà il «Consorzio Elettrico di Pozza di Fassa Società Cooperativa» a costruire la linea elettrica a 20 kV in cavo interrato, tra le cabine esistenti MT Vallonga Ciarnadoi - Funivia - Vigo Centro e le nuove cabine MT Piz Vigo - Cima 12 - Pantl Poldin - Anziani ex Colonie. L'impianto, secondo la relazione tecnico descrittiva allegata alla domanda, prevede un elettrodotto in cavo interrato della lunghezza di 820 mt + 145 mt + 280 mt + 120 mt + 530 mt + 290 mt + 380 + 140 mt. Il Consorzio Elettrico di Pozza è stato autorizzato anche all'esercizio del nuovo elettrodotto. Il Servizio gestione strade ha prescritto che, prima di dar corso ai lavori, vengano messe in atto tutte le precauzioni atte ad evitare pregiudizi al corpo stradale e alla sicurezza della circolazione, collocando in posizioni adeguate e concordate tutta la necessaria e prescritta segnaletica. Pag. 7 La giunta della Comunità in visita ala coop Girasole L'esecutivo della Comunità della Vallagarina, accompagnato dalla responsabile dei servizi sociali Carla Comper, ha visitato il nuovo sito del laboratorio di falegnameria delle cooperativa sociale il Girasole di Rovereto. Ad accoglierli c'era il presidente della Coop Saverio Manzana, i consiglieri Carlo Zandonai, Piergiorgio Bezzi e Rossella Girardi (che è anche operatrice) e il coordinatore Roberto Brunelli. Il laboratorio della cooperativa Girasole si è trasferito dalla vecchia sede di via Cartiera a un sito in zona industriale. (accanto_aLRovercenterì _che sarà inaugurato ufficialmente il 17 aprile prossimo in occasione dei 30 anni di vita della cooperativa che si occupa di uomini con disagi di tipo psichico e sociale. Nel laboratorio attualmente lavorano 4 persone e chiunque può portare un mobile o altri oggetti in legno a far riparare o restaurare. Nuovissimi e all'avanguardia i macchinari e le cabine per lo smontaggio, la pulizia e la verniciatura del legno. Nel corso della visita la Giunta ha potuto vedere come si svolge il lavoro di falegnameria e conoscere da vicino una realtà importante sia dal punto di vista imprenditoriale che sociale. «Bello essere qui ha commentato il presidente della Comunità della Vallagarina Stefano Bisoffi - perché siamo in un luogo che utilizza il lavoro come strumento per ridare speranza e dignità a persone che vivono situazioni diffìcili. Qui vediamo emergere un'idea di lavoro di grande valore, perché non è solo un'attività che serve al cittadino ma è anche una mano tesa a persone che hanno necessità di lavorare». (m.cass.) Pag. 8 x Dogana, oggi o domani la demolizione Ultime ore per l'ex Dogana, il coloratissimo edificio che fino al 2013 ha ospitato il centro sociale Bruno. E la struttura cadrà anche prima di quanto previsto dato che oggi, o al massimo domani, salvo intoppi, uomini e mezzi della ditta "Zampedri Lorenzo" di Pergine entreranno in azione per dare il via alla demolizione. Ormai da giorni, operai e tecnici sono al lavoro per quella che viene definita "pre-demolizione". «Abbiamo tolto tutto ciò che si poteva - spiega il titolare Lorenzo Zampedri - portando via gli infissi, sia esterni che interni, e rimuovendo tubature, elementi plastici e qualsiasi altra cosa potesse essere rimossa». Ieri, invece, si è provveduto all'adeguamento dei mezzi per renderli ancora più funzionali quando, piano piano, faranno crollare la vecchia struttura, in cui parte delle solette sono realizzate con le classiche "cantinelle". Il lavoro degli escavatori, quindi, si altarnerà a quello degli operai, che interverrano per portar via subito qualsiasi tipo di materiale che non sia cemento. Dovrebbero essere stati risolti, intanto, an- che i problemi di rifornimento idrico del cantiere. Acqua che sarà costantemente spruzzata sull'edificio durante la demolizione per evitare che un'enorme nuvola di polvere si alzi e vada a sporcare qualsiasi cosa nel raggio di centinaia di metri. La condanna a morte dell'ex Dogana è stata pronunciata quando è stata definita la permuta tra la Cooperazione e la Provincia per il passaggio dell'area ex Italcementi all'ente pubblico e la cessione da parte di quest'ultimo dell'immobile e della sede del rettorato di via Belenzani. Pag. 9 ri //mi' • rmilribuliallcmop Fs|ioslnjiIlji Frullini^ ••L> civ.»pi,-i,i/,(>tiiu ttviiùiut"t'na inbby vili' ci indizi nnt l'ticoncmiid e che \ke ^razk< ai oiiitrìhiiiì... Oni\-.«> h> pivincssu cosi cui il L'nnskjliwv Gìacotìiu Lìcz/i ij'ur/a lUtiìj) JTOnftioT,e un esposti i in Procura ptr\«jrifkare tu eurrmtttìzzu dei p t i j f n h u l ì iilli s'dtiji. Pag. 10 Contratto Casse rurali La rivolta dei bancari Scioperi, 90% in assemblea Dubbi nei vertici Lunedì 26 il primo sciopero Contratto Casse rurali I bancari in rivolta Cresce la rabbia tra i dipendenti delle Casse rurali per la scelta unilaterale della Federazione della cooperazione di disdettare il contratto integrativo. I sindacati: «1190% dei lavoratori partecipa alle assemblee». Si annuncia quindi una adesione molto alta al primo giorno di sciopero, previsto per lunedì prossimo, 26 gennaio. F. TERRERI A PAGINA g I sindacati: preoccupazione e sconcerto nel credito cooperativo e nella politica sulla disdetta unilaterale TRENTO -1 dipendenti delle Casse rurali partecipano in massa alle assemblee - «anche il 90-95%» sottolinea Domenico Mazzucchi della Fabi - ed esprimono delusione e protesta per la decisione della Federazione Trentina della Cooperazione, su indicazione di Federcasse, di disdettare unilateralmente il contratto integrativo e, dal 1° febbraio, disapplicarne le clausole con effetti sulle buste paga. Ma anche tra presidenti e direttori delle Rurali, convocati venerdì per affrontare il problema, crescono perplessità e preoccupazione, soprattutto sulle modalità con cui la decisione è stata presa e sull'impatto che gli otto giorni di sciopero previsti avranno sull'immagine stessa delle Casse verso i soci e i clienti, oltre che sui conti. Secondo una nota dei sindacati Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil «a distanza di 20 giorni dalla comunicazione della disdetta unilaterale dei contratti provinciali e a una settimana dall'avvio delle azioni di sciopero proclamate dal sindacato (il primo giorno previsto è lunedì prossimo 26 gennaio ndf), aumentano all'interno e all'esterno del movimento del Credito cooperativo trentino lo sconcerto e le perplessità per l'iniziativa della Federazione di Trento». «Nessuno infatti riesce a capire - proseguono i sindacati - perché sia affidato a Federcasse Roma il compito di determinare unilateralmente le nuove condizioni economiche e normative con le quali, a partire dal prossimo 1° febbraio, sarà regolato il rapporto di lavoro dei circa 3.000 dipendenti trentini del settore, in sostituzione di un contratto provinciale rispetto al quale, fino a ieri, mai la Federazione trentina aveva espresso la necessità di una rivisitazione». Secondo i sindacati, i lavoratori non ne fanno una questione economica. In una lettera firmata personalmente e in corso di invio in questi giorni a ciascun cda delle Rurali, si precisa infatti che la loro partecipazione alle proteste e agli scioperi «niente ha a che vedere con la necessità di nuove regole o con possibili sacrifici economici e normativi anche a nostro carico». In ogni caso, ricorda Mazzucchi, la disdetta non è un problema di risparmio: «Parliamo del 3-4% del costo del personale». Lo sconcerto e la preoccupazione per gli effetti di questa decisione, affermano le organizzazioni sindacali, sarebbe ormai diffuso anche tra le forze politiche, con le quali i contatti sono in questi giorni «numerosi». Un'interrogazione è stata depositata in Consiglio provinciale e altre sarebbero in arrivo. L'allarme principale, rilanciato dai sindacati, è quello sulla «radicale revisione del concetto stesso di autonomia in un settore economico nevralgico e fondamentale quale quello del credito: le Casse Rurali rappresentano oggi l'ultimo sistema creditizio a diretta responsabilità locale». Ma perplessità emergerebbero nello stesso credito coop. «Dalle dichiarazione dei diretti interessati registriamo infatti una netta e forte presa di di- stanza dalla iniziativa della Federazione da parte della larghissima maggioranza dei direttori e del personale dirigente trentino. Anche i cda e i presidenti di svariate Casse ci hanno espresso il loro vivo imbarazzo e la preoccupazione per la evidente perdita di peso politico del sistema trentino nel saper difendere e tutelare le specificità del proprio modello cooperativo». Alla luce di tutto questo, i sindacati ritengono possibile, anzi probabile, «che singole Casse e singole aziende aderenti alla Federazione Trentina prendano le distanze dall'attuale situazione». F.Ter. A Bolzano si tratta In questi giorni, sostengono Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca Uil, è in dirittura d'arrivo per le Casse altoatesine un contratto provinciale sostitutivo sia del contratto nazionale sia di quello provinciale, in attesa dei prossimi eventi nazionali. «Ci auguriamo vivamente che anche inTrentino si voglia fare altrettanto» e che, al pari di quanto deciso dalla Federazione di Bolzano, si riaffermi verso Roma «il sacrosanto diritto alla propria autonomia». 3.000 CASSE RURALI DIPENDENTI DELLE RURALI Dopo la fusione tra Mori e Brentonico le Casse rurali inTrentino sono 42 1 dipendenti delle Rurali trentine sono 2.300 che salgono a 3.000 con gli enti collegati Pag. 11 MILIARDI DI CREDITI 1 prestiti delle Casse rurali trentine sono scesi l'anno scorso fino a 11,6 miliardi MILIARDI 1 NUOVI Le Rurali trentine hanno erogato l'anno scorso quasi 2 miliardi di nuovi crediti Pag. 12 RURALI H contratto dei bancari diventa caso politico «A distanza di 20 giorni dalla comunicazione della disdetta unilaterale dei contratti provinciali ed a una settimana dall'avvio delle azioni di sciopero proclamate dal sindacato, aumentano all'interno ed all'esterno del movimento del credito cooperativo trentino lo sconcerto e le perplessità per la iniziativa della Federazione». A dirlo, annunciando la conferenza stampa di domani sono Fabi, Fiba/ Cisl, Fisac/Cgil e Uilca «Nessuno infatti riesce a capire perché sia affidato a Federcasse Roma il compito di determinare unilateralmente le nuove condizioni economiche e normative con le quali, a partire dal prossimo 1 febbraio, sarà regolato il rapporto di lavoro dei circa 3.000 dipendenti trentini del settore, in sostituzione di un contratto provinciale rispetto al quale, fino ad ieri, mai la Federazione trentina aveva espresso la necessità di una rivisitazione». E i sindacati annunciano che quanto successo sta diventando anche un caso politico: «già una interrogazione è depositata in Consiglio Provinciale ed altre sono in fase di definizione, tanto a livello provinciale quanto regionale». : Gli imprenditori? Ve ? poco istruiti e figli di Pag. 13 n «La via d'uscita? Trattativa nazionale» Odorizzi (Federcoop): «La disapplicazione dell'integrativo atto straordinario per riprendere il dialogo. A Roma» TRENTO - «Non c'è dubbio: la disdetta e la disapplicazione del contratto integrativo è un atto straordinario in un momento straordinario per la cooperazione di credito». Per Michele Odorizzi (nella foto), responsabile relazioni sindacali della Federazione delle coop, la decisione che ha portato alla rottura con i sindacati dei bancari arriva dopo molto tempo, «dopo che il contratto nazionale è stato disdettato nel novembre 2013» ed è una forzatura che mira a recuperare rapidamente il dialogo «sulla riprogettazione del contratto». Solo che la ripresa del confronto dovrebbe avvenire a livello nazionale, con Federcasse. Qui in Trentino l'unica possibilità di influire sarà la concreta applicazione della decisione in ciascuna Cassa rurale. «Stiamo incontrando direttori e responsabili del personale, a fine settimana ci sarà una riunione di tutte le Casse per decidere quali revisioni del contratto applicheremo dal 1 ° febbraio». Meno probabile un rinvio della disapplicazione: anche questo dipende da una ripresa di contatto a livello nazionale. «Il tempo non è una variabile indipendente - sottolinea Odorizzi - Occorre trovare oggi una risposta. In questi anni, al contrario delle banche Abi, abbiamo continuato ad assumere personale. L'atto certamente grave e inedito che abbiamo fatto mira a suscitare nuova disponibilità nelle parti. L'auspicio non è quello di disapplicare, ma di rimettersi al tavolo. Il tavolo su cui si è rotta la trattativa è, però, quello nazionale». E sarebbe eventualmente sui sindacati nazionali che dovrebbero farsi sentire le organizzazioni trentine dei bancari coop. Se le parti riprendessero a trattare, conclude Odorizzi, ci sarebbe la possibilità di sospendere e rinviare la disapplicazione. Pag. 14 LA SVOLTA Renzi: troppe banche, poco credito. Nuove norme anche sulle Popolari. L'allerta di Dellai Rurali-Bcc, le fusioni arrivano per decreto ROMA - Come se non bastasse lo scontro sul contratto, un altro allarme si è diffuso in questi giorni nelle Casse rurali e nelle banche di credito cooperativo: la possibilità che oggi il consiglio dei ministri vari un decreto di razionalizzazione del credito bancario che preveda, oltre all'abolizione del voto per testa (capitario) nelle banche popolari, requisiti più severi di dimensioni e patrimfilHattzzazione per Rurali e Bcc. In pratica, una spinta alle fusioni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (nella foto) nei giorni scorsi aveva già lanciato il tema: ci sono moltissime banche e pochissimo credito, soprattutto per le piccole e medie imprese. Una prima replica era già arrivata da Federcasse: le Bcc, dice il presidente Alessandro Azzi, «hanno confermato in pieno la loro vocazione anticiclica. Nel solo ultimo biennio hanno reso disponibile a famiglie e Pmi liquidità aggiuntiva per 6,3 miliardi di euro». In Trentino, secondo il direttore di Federcoop Cario Dellasega, i nuovi crediti erogati nel 2014 sfiorano i 2 miliardi, anche se il saldo finale vede un calo. Tra i contenuti del decreto, secondo la Reuters, l'abolizione del voto capitario nelle banche popolari, misura, vista come un passo verso la trasformazione in spa, che ieri ha fatto volare i titoli bancari in Borsa, scatenando viceversa reazioni politiche critiche dalle opposizioni. Su possibili misure sulle Rurali, interviene invece l'ex governatore Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia-Centro Democratico alla Camera. «Occorre. che il Governo proceda con grande prudenza e senza superficialità nella riforma del credito cooperativo. Qualche intervento nel campo delle grandi banche popolari può avere un senso. Costringere le piccole e medie banche cooDerative^a macro fusioni, imponendo soglie di patrimonializzazione irragionevoli, rischia invece di distruggere uno dei modelli di credito che nel nostro Paese ha avuto ed ha un ruolo importante nello sviluppo locale e nella tenuta del sistema sociale, indebolendo il legame con il territorio e con le componenti civili e sociali che lo animano». «Oltretutto - aggiunge Dellai - la cronaca anche recente ci dice che non tutto ciò che è grande nel mondo del credito è automaticamente efficiente e trasparente. Giusto dunque rafforzare gli strumenti di garanzia in linea con la tendenza a livello europeo, ma occorre che le misure siano proporzionate e di buon senso e non pensate o utilizzate per cancellare una presenza essenziale, soprattutto in alcune parti del Paese, per la democrazia economica». F. Ter. Pag. 15 «Rurali, molli presiclenli sono con noi» Iiìlegrativo liisdellala i sindacali \ orso h sciuperò. Pressing su SclicIO M blea direttore, ieri a l'ttiitu, in sala. Uiui t inetti iti t',isf.,'i i .'ntrJi 1 hiMH\i, .) s t u p i r e l'assemblea t'era si iTntxihilc p i i ' l l l l l l l . CiHl . ì l i t l i ' H u Illki t l l ' l l t'Iii'Niimitk' t ";lssi' prnidano ifl \ ni Ul'ljtitlo TRENTO T it'ueri-n/a,' un obbligo, ITM sì presume che siano E»uhi i pri-suli'iitié$t anse ni rali conienti di deliberare Li disdetta deli'inttgratho dei lnr«ii|ti;tsi (iHtd.ulkli'Iti iìli occhi Mino puntati sul comitato tsci.ul intuii gii», tdi in l-Vi.Surv.ts^n\ visi cui si spira emeiya una si >ì u z i o n e ( u n a p r o r o g a - | da !.JH-IUÌI-IM um rd'i acir.^h.'in •lina di ptrsone in piedi Così laute ntinnieno ì sindacati se le .i-.pi tiin ano. I>\iltrnn>1*' «liipxtn è 1,1 -'(tiin.in,» derisila senza passi fidanti lunedi proseliti' i u : / u *l p iccltetto dì s più | giurili di sciopero uno s h i x k p t r i l I remino, UnitarunU'nti' ìrrì r.ihì. Dh.l i isl, risat Cyil t Vilca hanno ricordato: • I lavorateti non ne fanno uno qm-^rione t-vonoiniiM In u i u lettera in corso di tir. io a cìa"-1,'itii cita si prvik.i infatti clic ÌA protesta <£ causata dalla voli inLi di affidine a tfotnu :I u impilo ili definire i t u l i , . munii dì un contratto che fino iog{ìls-i tegolato in -|n\ifii]t,'i i-1 la diversità did Trentino.. J>fc'conJo ì sindacali aiithc ! pulitici s t a n n o e s p t i m e n d o jwmvup.i/ii 'ili--, imi (auto di i n t e r r o g a z i o n i in consiglio S'pft itici.<h'. Some».no r per plessìtà .tirò ano perii in primo hiog. (dall'interno, registriamo una finti presa di .listali/,> dui i iniziata a di Federcasse da palle delia i,«ighi,ssìili>t iii.il',•linran/ 4 dei direttori e del personale dirigente Anche i . ila e i presidenti di sV,stiate vasie ci hanno e s p r i m o il loro i h o ìinbiiru/."» La perdita di pesi" jii»ìitk''i del Trentino potrebbe tornare a manifestarsi nel ptmVsMi Jj ( rea/litiH' delta holding e ddì'adcyoìit} al ?<mdiiil! garanzia-... I Ì M ì sindacati t'itelV. oilu probabili' che Miii;nli' t .isse t aziende p r e n d a n o ufficiai- iin.-titi" l.' J M J I U I , ' dall'attuali. s i i m i / i o n e \ mi'tiu d i e Fedfjvoop non prenda atto dell'Ulhostcnibtllt.'i della s e d i a e, come Bolzano, non riaffermi ìlei ioilfrylitJ di ktuiia li diritto aiiaiUonomìan il problema e cht Klì amministratori, i l'Hit ha spi» i;,lto il o>l*oiis:ii bile sindacali.' Michele- Odor;zii, h a n n o votjtu aU'imammitj la disili Ita Non hi sono messi di traverse quando ora • ita. da w-iiiMi' se lo far,unto Adesso, L'unico che può togliere le CdMapit dal fuoco t il presìdi-mie! ed» rei» i p l ' i e ^ i Schelfi, altrimenti sarà sciopero LsesibltiCv Jtln l'hoi'iii.s o Cassa v e n t r a i e , le- c o n s e guenze i alìcheraiinu dì certo i ninfini (renimi I pteskienlt s p e r i n o in u na proroga E. Orf. Pag. 16 L'ultimo salvataggio da quindici milioni Intervento straordinario della Provincia per la copertura delle garanzie. Ma Olivi attende la riorganizzazione degli enti di Roberto Colletti I quattrini sono stati stanziati, ma ancora non è chiaro in quale modo saranno utilizzati. Si tratta di 15 milioni e mezzo, non di spiccioli, destinati a rinforzare il patrimonio di Confidimpresa che da qualche tempo si ritrova in affanno nel garantire i debiti dei soci. Il provvedimento di piazza Dante, la competenza è di Olivi, assegna oltre 18 milioni per i tre confidi provinciali Confidimpresa, Cooperfidi e Cooperativa artigiana - ma la polpa della delibera è destinata all' ente di garanzia degli industriali e del terziario. Da qui l'interrogativo: i soldi tamponeranno semplicemente una falla o saranno utilizzarli per rafforzare l'intero sistema di garanzie tra imprese e banche? Lo stanziamento era atteso. Già al 30 giugno scorso Confidimpresa copriva solamente con 23,7 milioni di accantonamenti un monte sofferenze di 42,5 milioni. Poco più del 50% quando oggi si chiede una copertura dell'80%. Insomma era urgente l'aiuto pubblico, tanto che il presidente Battista Polonio li il 17 novembre spedì in Provincia un'urgente richiesta di finanziamento straordinario del fondo rischi. Rapida la rispo- sta di Olivi che il 22 dicembre ha presentato la delibera, cui il 23 dicembre è seguita la tempestiva disposizione attuativa del dirigente dell'Apiae. Se i soldi si sono trovati in fretta, ancora da chiarire, invece, è come saranno utilizzati. Nei mesi scorsi Olivi, nell'assicurare il sostegno pubblico, aveva sollecitato i tre confidi a trovare la strada per presentarsi alla Provincia come un unico interlocutore, razionalizzando costi e semplificando procedure. Suggeriva, insomma, di riprendere la strada della fusione o, comunque, di una qualche forma di riorganizzazione. Il messaggio è chiaro: le risorse non sono più quelle di una volta e questo rischia di essere l'ultimo soccorso pubblico a pie' di lista: quindi sistemate i vostri conti. Sollecitazione rivolta a tutti, ma diretta anzitutto a chi i conti non li ha in ordine. Stavolta, forse, non sono solo "minacce". La lettura della delibera mostra quante contorsioni burocratiche tra riassegnazioni di somme, spostamenti di poste, uso di soldi già impegnati, siano state necessarie per trovare i quattrini, dando la sensazione che in futuro sarà molto difficile il ripetersi di simili "soccorsi"straordinari. E qui na- sce il problema su come utilizzare questi milioni. Timidi contatti sono in corso tra i confidi, mentre Olivi sembra attendere che si delinei qualche ipotesi su cui ragionare. Possibili scenari? L'intero stanziamento chiuderà semplicemente la falla nelle garanzie di Confidimpresa e nella peggiore delle ipotesi i quattrini finiranno nelle casse della banche per ristorare le perdite. Se così accadesse, dopo aver impegnato tutte le risorse per salvarne (forse) uno solo, tutti tre gli enti, assieme alle imprese che servono, si ritroveranno al punto di partenza, ma senza rete la rete di sicurezza fino ad oggi garantita dalla Provincia. Per scongiurare un tale esito i tre confidi potrebbero cercare la strada per risolvere l'emergenza di Confidimpresa, accompagnandola con un progetto di riorganizazzione comune di cui si parla sin dal 2007, anno della prima ed unica fusione tra gli enti dell'industria e del terziario. Intanto, però, tutti tacciono. Forse è opportuno che l'assessore Olivi convochi gli interessati e li solleciti a trovare una soluzione utile ed equa: è legittimo sperare che quest'ultima montagna di quattrini serva solo a tamponare qualche antico rischio preso di troppo. Pag. 17 «Melinda» apre le porte per dimostrare i risultati positivi ottenuti Celle ipogee di Melinda, una folla di visitatori La Lega interroga: è un «favore» a Tassullo Spa GUIDO SMADELU MOLLARO - Centinaia di visitatori.nelle gallerie della miniera Rio Maggiore, coltivata da, Tassullo Spa, sede delle celle di frigoconservazione in ipogeo realizzate da Melinda, dove sono stati quest'anno depositati 1.000 vagoni di mele (equivalente di 10 mila tonnellate). Giovedì scorso la prima «carica»; giovedì prossimo si fa il bis. I visitatori? Tutti rigorosamente soci Melinda, che possono prendere visione diretta su quanto il consorzio sta realizzando. «Anche per smentire delle voci che circolano, e mettono in discussione l'investimento», spiega il presidente di Melinda, Michele Odorizzi. «Di voci ne girano molte, così abbiamo deciso di promuovere queste visite per i nostri soci, ora che le rellesono auasi in- teramente svuotate. Nessuno meglio di un agricoltore riesce a capire se le mele che ancora ci sono (poche, ndr) siano ben conservate, e se non valga la pena investire qui piuttosto che in magazzini fuori terra». Giovedì prossimo altra «ondata» di pullman carichi di soci (prenotati); poi Melinda proporrà ulteriori visite alle celle per famigliari dei soci e persone interessate. Che le gallerie stiano diventando un business per l'economia turistica? «Non ci pensiamo, possono diventare un'integrazione alla visita a Mondomelinda (che sorge a poche centinaia di metri, ndr)», risponde Michele Odorizzi. «Ci penserà semmai chi propone turismo. Di una cosa sono certo: questa è una miniera. Castelli e altre cose ci sono ovunque, una struttura simile c'è solo qui». Proprio sulle celle in ipogeo, e su Tassullo Spa che coltiva la miniera, c'è una interrogazione provinciale presentata dal consigliere leghista Maurizio Fugatti, che chiede al presidente provinciale quanto sia costato alla Provincia questo intervento, quando saranno completate le celle, quale capienza avranno, quanti addetti vi lavoreranno, quali sperimentazioni siano state effettuate, quale sia il risparmio energetico e paesaggistico, perché, se si costruiscono celle sottoterra, se ne costruiscano altre in magazzini della valle di Non, se sia vero che dèi frutticoitori hanno espresso parere negativo, quali benefici Melinda, Tassullo e agricoltori traggano dalle celle ipogee, e se l'investimento non sia un occultato salvataggio finanziario di Tassullo Spa con soldi pubblici. Sulla qualità dell'intervento, l'amminstratore delegato di Tassullo Spa, Stefano Odorizzi, non ha dubbi: «Gli esiti delle sperimentazioni sono stati positivi, tutto è stato fatto alla luce del sole». E sulle difficoltà di Tassullo Spa? «E' stato varato un aumento di capitale, la risposta è buona, si chiude a fine febbraio. Viviamo le difficoltà che sta attraversando il settore edile* stiamo lavorando per garantire occupazione e fare fronte alla crisi». Sul risparmio energetico, molto chiaro Michele Odorizzi: «Il risparmio c'è. Se apriamo le porte ai nostri soci, è perché possano vedere quanto realizzato, ed anche per far fronte a voci che mettono in discussione qusto investimento. Quei mille vagoni di mele li abbiamo venduti, non erano certo mele marce o mal conservate». Pag. 18 LÌNTERROGAZIONE DI FUGATTI (LEGA NORD) «Le celle ipogee servono solo a salvare la Tassullo» Le celle ipogee sono un "affare" per Melinda o si tratta invece del "salvataggio" di un'azienda in difficoltà, vale a dire la Tassullo Materiali Spa? Lo chiede Maurizio Fugatti della Lega Nordcon una interrogazione in Consiglio provinciale che farà senz'altro discutere. «Il progetto delle celle ipogee nelle gallerie scavate dalla Tassullo - scrive Fugatti - comporta un investimento che si aggirerebbe attorno ai 30 milioni di euro. Un'innovazione che, a detta di molti, porterà grossi benefici non soltanto all'azienda nonesa che oggi sembra in difficoltà economica ma anche al Consorzio frutticolo che potrà sperimentare la conservazione delle mele in grotta con risparmi energetici /paesaggistici al fine, pare, di evitare un ampliamento massiccio dei magazzini presenti sul territorio noneso». Ma è tutto oro che luccica? Non proprio, secondo il consigliere leghista: pare infatti che alcune strutture abbiano sollevato non soltanto perplessità circa l'esito positivo dell'esperimento - la cui prima prova sembra essere fallita - ma anche critiche alla politica dei contributi provinciali ai magazzini frutta. «Infatti, perché consentire ad alcune cooperative di procedere alla realizzazione di nuove celle frigo se poi i frutti li si vorranno portare presso le celle ipogee?», chiede polemicamente Fugatti. Per l'esponente del Carroccio, la fretta di accelerare la sperimentazione, dando così il via al completo utilizzo degli spazi, desta sospetti e quesiti alimentando il dubbio che, in verità, la realizzazione del progetto, sia maggiormente volta al salvataggio finanziario di Tassullo Cementi con soldi pubblici piuttosto che all'innovativa conservazione della frutta. «Quesito questo - insiste Fugatti - tanto più attuale dopo la risposta dell'assessore orovinciale Olivi nel settembre scorso, secondo il quale "allo stato attuale non vi sono ancora risultati sulla conservazione e sulla durata della frutta nonché sulle problematiche di immagazzinamento, essendo ancora in corso di valutazione la sperimentazione"». Da qui gli interrogativi rivolti dal consigliere leghista Fugatti alla giunta provinciale per conoscere quanto è costato (finora) alla Provincia e a Melinda il progetto celle ipogee, quante sperimentazioni sono state fatte sulla conservazione delle mele e con quali risultati, qual è il risparmio energetico ipotizzato nelle ipogee rispetto alle celle tradizionali, e infine perché, se in Provincia si crede in questo progetto, si continuano a finanziare in valle di Non la realizzazione di nuove celle frigo. Fugatti chiede inoltre lumi sulla situazione della Tassullo Materiali Spa, con relativi livelli occupazionali e indebitamento. (g. e.) Pag. 19 Primiero, "ecomostro" azzerato dal Tar Accolto il ricorso della Brocchetto per la sede Coop: annullate le delibere del Comune di Transacqua. Indagherà la procura eli Raffaele Bonaccorso Sembra una vera bomba la sentenza del Tribunale di giustizia amministrativo di Trento che annulla tutta una serie di atti amministrativi del Comune di Transacqua relativi alla costruzione della nuova sede della Famiglia Cooperativa di Primiero in viale Piave, a Transacqua. Il Tar accogliendo parzialmente i ricorsi della ditta Brocchetto, annulla di fatto i seguenti atti del Comune di Transacqua, allora retto dal sindaco Marino Simoni: autorizzazione del 12 luglio 2012 del sindaco di Transacqua rilasciata alla Famiglia Cooperativa di Primiero per la vendita al minuto di generi alimentari e diversi; certificato di agibilità del 12 luglio 2012, rilasciato a Primiero Sviluppo srl dal Comune di Transacqua per l'edificio di viale Piave; concessione edilizia in variante del 10 luglio 2012 rilasciata dal sindaco del Comune di Transacqua a Primiero Sviluppo srl; la convenzione urbanistica del 7 luglio 2012 tra il Comune di Transacqua e Primiero Sviluppo srl; la deliberazione del 12 novembre 2012 del consiglio comunale di Transacqua, recante la nuova adozione del piano di lottizzazione convenzionata in viale Piave; la con- cessione edilizia 15 gennaio 2013, rilasciata dal sindaco del Comune di Transacqua a Primiero Sviluppo srl per la realizzazione del lotto A del piano di lottizzazione convenzionata di viale Piave. Inoltre condanna in solido il Comune di Transacqua, Primiero Sviluppo srl e Famiglia Cooperativa di Primiero alla rifusione delle spese di giudizio, in favore della ricorrente che vengono liquidate complessivamente in 12.000 euro, per compensi oltre Iva e Cpa ed all'importo del contributo unificato come per legge. Fin qui la sentenza. Come si può capire è un provvedimento giurisdizionale devastante. Ma non è tutto: il Tar ha trasmesso copia dei relativi atti alla Procura della Repubblica di Trento, affinché verifichi se sussistano nella vicenda fatti illeciti. Nel dispositivo di sentenza si richiama la precedente pronuncia dello stesso Tar che il 12 luglio 2012 (attenzione alla data) aveva annullato la delibera di concessione edilizia n. 65/2010, per la costruzione della nuova sede della Famiglia cooperativa, perché il sindaco non si era astenuto, nonostante la sorella fosse nel consiglio di amministrazione della cooperativa, il tutto in ba- se al precedente ricorso della ditta Brocchetto. Nella stessa sentenza si fa inoltre notare che «si erano verificati svariati avvenimenti, anche nel breve intervallo corrente tra la data dell'udienza pubblica in cui la controversia era stata assegnata a decisione (21 giugno 2012), e quello in cui la sentenza era stata pubblicata (12 luglio)». Se si confrontano le date degli atti del Comune di Transacqua annullati dall'attuale sentenza, si può notare che esse sono tutte a ridosso della pubblicazione della precedente sentenza del Tar (12 luglio 2012). A questo punto è difficile capire quali potranno essere le conseguenze effettive della sentenza. Di sicuro c'è che ci sono 60 giorni di tempo per ricorrere al Consiglio di Stato, procedimento che sicuramente sarà attivato, e quindi in questo lasso di tempo non dovrebbero esserci effetti evidenti. Resta il fatto che con l'annullamento di tutti gli atti di cui sopra, la Famiglia Cooperativa, se non entrasse in vigore la "sospensiva" della sentenza, non avrebbe addirittura né la concessione edilizia, né il certificato di agibilità, né l'autorizzazione alla vendita al minuto... Pag. 20 Transacqua, «ecomostro» illegittimo // Tarha annullato tutti gli atti dal 2012 in poi Transacqua, stangata del Tar Ecomostro illegittimo, annullati gli atti e le licenze T utto illegittimo, tutto annullato: il Tar «bastona» il Comune di Transacqua (allora guidato da Marino Simoni), Primiero Sviluppo srl e la Famiglia cooperativa di Primiero, cancellando ogni atto amministrativo relativo al «mostro di cemento» costruito su viale Piave. Una bufera che potrebbe avere anche risvolti penali, visto che il Tar ha disposto l'invio di tutti gli atti alla procura della Repubblica perché valuti se l'ex sindaco Simoni «avrebbe dovuto astenersi in tutta la procedura» in quanto la sorella sedeva nel cda della Famiglia cooperativa. »**•. G. CARDINI A PAGINA TRANSACQUA - Tutto illegittimo, tutto annullato: il Tar di Trento «bastona» il Comune di Transacqua (ma meglio sarebbe dire l'ex amministrazione guidata dall'attuale consigliere provinciale Marino Simoni), Primiero Sviluppo srl e la Famiglia cooperativa di Primiero, cancellando ogni atto amministrativo relativo al «mostro di cemento» o «ecomostro» costruito all'ingresso del paese, su viale Piave. Annullati sei atti del 2012, cinque dei quali firmati dall'allora sindaco: l'autorizzazione di ampliamento della superficie commerciale della FamCoop Il complesso edilizio di viale Piave ora è praticamente privo di ogni licenza. Segnalazione alla procura della Repubblica del 12 luglio, il certificato di agibilità firmato lo stesso giorno, la concessione edilizia in variante del 10 luglio, la convenzione urbanistica del 7 luglio, la delibera del consiglio comunale di nuova adozione del piano di lottizzazione (12 novembre) e, infine, la concessione edilizia del 15 gennaio 2013. Una bufera, quella che si abbatte sul 34 "'•'-y^SiW^ Comune, che potrebbe avere anche risvolti penali, visto che il Tar ha disposto l'invio di tutti gli atti alla procura della Repubblica di Trento perché valuti se l'ex sindaco Marino Simoni «avrebbe dovuto astenersi in tutta la procedura fino al suo nuovo completamento», dato che proprio nei giorni in cui i primi atti venivano approvati, il Tar già sentenziava che Simoni non avrebbe dovuto mettere la propria firma sulle precedenti concessioni per la lottizzazioné-che aveva portato alla costruzione della nuova Famiglia cooperativa e ai sedici appartamenti soprastanti. E questo perché la sorella sedeva nel consiglio di amministrazione della Famiglia cooperativa, direttamente interessata alla realizzazione dell'enorme complesso da 21mila metri cubi. Come nel 2010, a proporre nuovamente ricorso al Tar è stata la ditta di colori e materiali edili Brocchetto di Brocchetto Renzo & C. snc, rappresentata dagli avvocati Carta e Colle, inclusa nel piano di lottizzazione presentato nel 2009 da Primiero Sviluppo srl e FamCoop. E ha impugnato tutti gli atti adottati prima e flopo la sentenza del Tar del 12 luglio 2012 (giorno in cui fu inaugurato il nuovo supermercato). Il Comune, infatti, lungi dal prendere atto delle censure del Tribunale amministrativo, era andato dritto per la propria strada (e il Consiglio di Stato anche per questo non aveva concesso alcuna sospensiva della sentenza L'ecomostro di Transacqua, 21 mila metri cubi, ospita la Famiglia cooperativa e appartamenti La costruzione era stata preceduta da dure polemiche impugnata). Lo stesso Comune ha tentato di disinnescare la mina, sostenendo che la delibera consiliare del 12 novembre 2012 sarebbe stata un «atto di convalida» del precedente piano di lottizzazione annullato dal Tar, cosa che i giudici hanno contestato perché nella delibera ci si sarebbe dimenticati di fare riferimento a una volontà sanante. Inoltre, il Tar fa presente che la sua sentenza del 12 luglio aveva come effetto quello di travolgere tutti gli atti precedenti la nuova approvazione del piano di lottizzazione e conseguenti l'approvazione del primo piano di lottizzazione: dunque, tutti gli atti del 2012 impugnati dalla Brocchetto. Si chiama «illegittimità derivata»: E il Tar ha giudicato fondato un altro motivo di ricorso, aggiunto, relativo alla consistenza dei parcheggi previsti, giudicata dai ricorrenti insufficiente e contraria alle norme previste per le grandi superfici di vendita. Il piano di lottizzazione infatti non ne riportava il numero preciso, contrariamente a quanto prevede la disciplina provinciale. E di parcheggi, rispetto ai parametri fissati, ne mancherebbero tantissimi: una carenza che non avrebbe potuto essere superata fcendo riferimento, come poi è stato fatto, ai parcheggi disponibili presso il caseificio. Insomma, un bel pasticcio a cui ora il Comune guidato dall'ex oppositore di Simoni, Roberto Pradel, dovrà tentare di mettere una pezza. Ritrovandosi per Pag. 21 altro condannato a pagare, in solido con Famfglia cooperativa e Primiero Svilupp, 12mila euro di spese di giudizio. @cardiniladige Avvocati «prolissi» Curioso incipit della sentenza, che come prima cosa bacchetta gli avvocati dei ricorrenti: «Bisogna premettere come, in questo giudizio, gli atti di parte ricorrente violino sistematicamente il dovere di chiarezza e sintesi, di cui all'art. 3 cp.a.: ne è massima dimostrazione la memoria conclusiva di oltre 160 pagine, di lettura estremamente difficoltosa. Le censure verranno qui esposte e valutate solo negli elementi salienti, mentre va sin d'ora precisato che ciascuno dei nove atti è stato comunque impugnato». Pag. 22 f-^rtT^S^^ II sindaco Pradel: un erroraccio che avrà sulla coscienza in eterno, noi della minoranza avevamo provato a fermarlo «La responsabilità è di Simoni» «Purtroppo era scritto che dovesse andare così, la minoranza aveva evidenziato in modo forte e deciso che così facendo l'amministrazione metteva a repentaglio il futuro. Adesso ovviamente dispiace che sia così perché tutto si complica». Roberto Pradel, diventato sindaco nel 2014 (dopo che Marino Simoni è stato eletto in consiglio provinciale), si trova in una situazione doppiamente spiacevole: da una parte a suo tempo aveva denunciato i problemi creati dal piano di lottizzazione bocciato dal Tar, dall'altra adesso è chiamato a difendere l'amministrazione. «Di fatto pensiamo che la responsabilità morale sia del vecchio sindaco che ha voluto forzare la mano - si sfoga -. Simoni questo erroraccio lo avrà sulla coscienza in eterno, noi abbiamo cercato di dirglielo in tutti i modi, ma lui è andato avanti lo stesso». Sulla decisione del Tar di disporre l'invio degli atti alla Procura della Repubblica, Pradel commenta con amarezza: «È una brutta botta per i lottizzanti, per il mondo della cooperazione, ma di fatto anche per l'amministrazione». «Noi ci siamo rimessi alla legge, e abbiamo dovuto difendere gli interessi del Comune, anche se sapevamo che la posizione in cui ci siamo trovati era difficile continua -. Abbiamo anche cercato di farci interpreti di una riconciliazione tra le parti in causa, a nostro avvivo andate al di là del buon senso». Adesso cosa succederà? «Rifletteremo con calma, valuteremo le possibilità che ci sono conclude Pradel -, con la speranza, grande, che questo possa portare ad una riconciliazione tra le parti: questo è il nostro auspicio. Ma certo è una situazione molto triste per noi che avevamo denunciato i problemi, ed ora siamo chiamati a difendere l'amministrazione». Renzo Brocchetto, titolare della Brocchetto snc, che ha dato il via all'iter giudiziario con il suo ricorso, si dice soddisfatto, ma prende tempo: «La sentenza non l'abbiamo ancora vista, nei prossimi giorni ci riuniremo con lo staff degli avvocati per capire cosa significa e cosa comporta». Non sapevano di aver vinto il ricorso? «Siamo sempre sui cantieri tutto il giorno - commentano dalla ditta di decorazioni e di materiali edili - non eravamo stati avvertiti». Pag. 23 Commercio e viabilità, la "rivoluzione" Accordo Comune-Gruppo Orvea per via del Garda: niente centri commerciali, il Supermercato 2000 va all'ex ingrosso «A Rovereto non è prevista l'apertura di alcun centro commerciale, ma piuttosto il depontenziamento e la riqualificazione di quanto già previsto dagli strumenti urbanistici». Lo afferma l'amministrazione comunale in merito alle novità nel settore del commercio previste in via del Garda. Come anticipato dal Trentino ancora agli inizi del novembre scorso il supermercato Orvea 2000 si trasferirà all'ingrosso Orvea sempre in via del Garda in prossimità della rotatoria Metalsistem. Un trasferimento di licenza per l'alimentare che consentirà di liberare gli spazi attuali del supermercato 2000 per altre tipologie merceologiche non alimentari. «Non cambieranno le superfici di vendita né in un caso né nell'altro e lo spazio dell'Orvea 2000 non potrà essere suddiviso in vari negozi. Non è quindi possibile, come qualcuno sostiene, parlare di centro commerciale» afferma l'assessore Giulia Robol che ha seguito tutta la partita urbanistica arrivando ad un accordo pubblico/privato adeguando il piano regolatore generale con riferimento all'insediamento delle grandi strutture di vendita. «L'amministrazione comunale ha ritenuto opportuno non prevedere nuove grandi strutture di vendita ma piuttosto ha inteso prioritario dar corso ad un piano di ristrutturazione e riorganizzazione di quelle esistenti» afferma Robol che entra nel merito dell'operazione con il Gruppo Orvea. Ad oggi le potenzialità commerciali di Orvea all'ingrosso e Orvea al dettaglio risultano di ol- tre 6.500 mq di superficie commerciale e con la variante al Piano regolatore generale la superficie commerciale complessiva verrà contratta di circa 1.000/1.500 mq. «Con il trasferimento del supermercato si procederà alla riqualificazione dell'edificio ospitante l'Orvea all'ingrosso sotto il profilo formale ed architettonico, mentre l'azienda dovrà anche provvedere ad alcuni interventi per quanto riguarda le opere pubbliche. In particolare - spiega Robol - dovrà provvedere all'allargamento di via Porte Rosse, la realizzazione della ciclabile lungo il tratto mancante nei pressi della rotatoria ospitante il cavallo di Teodorico (via del Garda-statale del Brennero), la realizzazione della ciclabilità e il miglioramento della viabilità in corrispondenza della rotatoria della Metalsistem». In particolare il Gruppo Orvea dovrà realizzare una seconda corsia di ingresso alla rotatoria ai Fiori vista la previsione di un aumento del traffico per la presenza del futuro supermercato, traffico invece che dovrebbe diminuire nell'area attorno all'attuale Orvea 2000. «Questa operazione garantirà la rigenerazione degli spazi urbani e il mantenimento dei livelli occupazionali aziendali» conclude l'assessore Robol. (g.r.) E^Rrasflll «Questo è un piano diabolico»»»» ROVERETO. Non hanno dubbi, i consiglieri comunali di Progetto Pag. 24 trentino Alberto Galli e Volani, nel parlare del «Centro commerciale al posto dell'Orvea 1000, ultimo tassello di un disegno diabolico. L'amministraiione comunale smascherata: vuole far morire il commercio in centro». Questa è la premessa di una domanda di attualità che chiama in causa il sindaco, l'assessore al commercio Beppe Bertolini e la consigliera con delega al centro storico Ornella Frisinghelli. E ce n'è davvero per tutti ricordando varie vicende (da via Tartarotti a via Magaiol) che hanno interessato il commercio e la viabilità. Galli e Volani parlano di «scelta politica gravissima... di una scelta scellerata anche in termini viabilistici...». Insomma «proprio in chiusura di un quinquennio amministrativo che non passerà certo alla storia di Rovereto come uno dei più brillanti, questa amministraiione tenta il colpo di mano, per favorire pochi e danneggiare molti piccolo imprenditori del centro cittadini». Questa è solo la premessa della lunga domanda di attualità. Pag. 25 URBANISTICA Galli (Pt): «Il traffico collasserà». Robol: «Scelta vantaggiosa» Nuovo super Orvea, è scontro Il futuro dell'area oggi occupata del supermercato Orvea a Lizzarla si avvia a diventare terreno di scontro politico. Questa sera in Consiglio una domanda di attualità del consigliere di Progetto Trentino Alberto Galli chiederà conto all'amministrazione di una, come lui stesso la definisce Galli, «scelta gravissima». L'effetto combinato del nuovo «centro commerciale al posto dell'attuale supermercato» e di un «nuovo mega supermercato in via del Garda, di fronte al Millennium» provocherà un'altra «mazzata» per le attività commerciali del centro storico oltre ad essere una «scelta scellerata in termini viabilistici, vista la situazio- ne già insostenibile in via del Garda, ostaggio di un traffico a livelli impossibili causa l'autorizzazione di nuove aperture commerciali anche sul lato sud, in quella che doveva restare un'area industriale con una ridotta apertura di attività commerciali limitate a determinate categorie merceologiche». La risposta dell'amministrazione, da parte dell'assessorato all'Urbanistica di Giulia Robol, sarà in linea con quanto comunicato ufficialmente ieri da Palazzo Pretorio: «A Rovereto non è prevista l'apertura di alcun nuovo centro commerciale. L'amministrazione ha ritenuto opportuno non prevedere nuove grandi strutture di vendita e di dar corso ad un piano di riorganizzazione di quelle esistenti. Sulla scorta di una richiesta del gruppo Orvea, si è prefigurata una operazione di partenariato pubblico-privato consistente nel trasferimento dell'attuale negozio, ubicato in via Porte Rosse, presso il comparto dell'Orvea all'ingrosso in via del Garda. Il prg non prevede pertanto nessuna nuova edificazione. Ad oggi le potenzialità commerciali di Orvea all'ingrosso e Orvea al dettaglio risultano di oltre 6.500 mq. Con la variante al prg la superficie complessiva verrà contratta di circa 1.000/1.500 mq. Lo stabile di via Porte Rosse potrà quindi ospitare un negozio della mer- ceologia non alimentare o destinazioni di interesse pubblico. L'operazione è urbanisticamente positiva: si procederà alla riqualificazione dell'edificio ospitante I'Orvea all'ingrosso, migliorando il contesto. Non sono previsti aumenti volumetrici; si procederà al miglioramento delle dotazioni infrastnitturali con la realizzazione di opere pubbliche a carico di Orvea, quali l'allargamento di via Porte Rosse, la realizzazione della ciclabile lungo il tratto mancante nei pressi della rotatoria del cavallo di Teodorico, la razionalizzazione della ciclabilità e il miglioramento della viabilità in corrispondenza della rotatoria della Metalsistem». Pag. 26 li ìmprenditon? Vecchi poco istruiti efiglidi papa Il rapporto economico-sociale: Pil in calo, colpa anche della bassa dinamicità delle aziende. Schizzerotto: «sviale la forte riduzione delle iscrizioni all'università» di Chiara Bert Uomo, di età avanzata, con un titolo di studio basso e, in un caso su due, «figlio di papà», nel senso che è tale per tradizione familiare. Ecco la fotografia dell'imprenditore medio in Trentino scattata dal rapporto sulla situazione economica e sociale 2014 elaborato dall'Irvapp (l'Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fbk) presentato ieri in giunta provinciale. È un Trentino - ha spiegato il sociologo Antonio Schizzerotto, direttore dell'Irvapp - che tiene sul versante dell'occupazione, della coesione sociale e dell'equità complessiva del sistema. Ma che fatica sul fronte della crescita e dell'imprenditorialità. Il declino del Pil. Dal 2007, inizio della crisi, a oggi, il Pil aggregato ha segnato un calo, se si esclude una leggera ripresa tra Ìl2010eil2011:fattol00il2007, nel 2013 l'indice trentino è a 93,6, quello del Nord Est a 91,9 e quello dell'Italia a 91,5. Il Pil prò capite cala ancora più vistosamente, un trend dovuto solo in parte agli effetti della crisi: qui a pesare sono da un lato il trend demografico, che vede in crescita gli over 65 e la fascia fra i 15 e i 24 anni, ovvero le fasce della popolazione meno produttive, dall'altra la bassa produttività e una bassa capacità di innovazione delle imprese. giovanile, che sale a quasi il Le Imprese. Sono tre i limiti 15%, per quanto il dato sia coevidenziati da Schizzerotto: la munque circa un terzo della dimensione contenuta delle media nazionale. Un fenomeaziende, l'età avanzata degli im- no preoccupante, evidenzia prenditori (la classe tra i 18 e i Schizzerotto, è l'aumento degli 39 anni rappresenta solo il sfiduciati, che non cercano più 21%) e il loro basso tasso di lavoro perché pensano che non istruzione. E osserva: «Il 50% riusciranno comunque a trovardegli imprenditori è tale per tra- lo. dizione familiare più che per La scolarità. Il sistema scolauna scelta vocazionale, in gene- stico trentino gode di buona sarale il sistema delle imprese lute ma funziona bene fino alla trentine si regge ancora molto secondaria superiore. La situasulle catene familiari, su un'atti- zione cambia quando si parla di vità che passa di padre in figlio. università: in questo caso si reI soggetti che hanno meno gistra un declino di circa 15 chance di aprire un'attività so- punti percentuali in un decenno le donne e i giovani, anche nio nel tasso di passaggio se laureati». Quanto pesi il livel- all'università, il calo delle iscrilo di istruzione, lo spiegano zioni è passato dal 71% del 2004 questi dati: le imprese che han- a circa il 60%. Le cause? In parno avuto accesso alla banda lar- te, ancora una volta, la crisi che ga hanno registrato una cresci- ha ridotto le disponibilità ecota del fatturato del 15% all'an- nomiche delle famiglie e spinge no. Dato che sale fino al 25% se a cercare un lavoro, ma seconl'imprenditore è giovane e istru- do Schizzerotto pesa anche «la ito, e si riduce invece ad un «ef- crisi della laurea triennale che fetto zero» se l'imprenditore è non offre ai giovani un grande anziano e con un basso titolo di valore aggiunto per l'ingresso studio. nel mondo del lavoro». L'occupazione. Il Trentino I redditi. In Trentino, rispettiene meglio rispetto al resto to ad altre realtà, non si è verifidell'Italia anche se rimane sot- cato il fenomeno per cui i ricchi to i valori della Germania. Si os- diventano sempre più ricchi e i serva una crescita media del tas- poveri sempre più poveri: auso di attività, dunque della par- mentano i redditi da pensione, tecipazione al mondo del lavo- restano stabili quelli da lavoro ro, e soprattutto della presenza dipendente mentre calano i delle donne nella forza lavoro. profitti da imprese, le rendite Cresce però la disoccupazione da capitale e e il reddito da lavoPag. 27 ro autonomo,,.-,. con conseguenze _ •i „„i „„,,-,„ della J„H„ +„„ .. ?. .-. sociologo tasb non ..trascurabili - _s.ottolinea_il . b - sul gettito sazione. Pag. 28 «Imprenditori, anziani e poco islruili» I dati Ir\'app indicano i prciprietari tifile aziende coinè un Minile alla crescila TRENTO II Trentuni cresce troppo pm.-n l'ila eo-Uilii/ìmie noti nuova su cui ìd situila Rossi ha imi tilnitn !iili;i l,i l ; iihin;idri.i Tra i '• ivsjvHj'Hibtìi" di nn.ìbassa produttività anche1 gli imprendìlori lodili, mi-di,imcuri' vecchi, divenuti tali per -diritti >,. erechUme. f >c<,« munente istruiti L quanto emerge dal rapporm sulla vittm/loiK' comi 'i ilici e soci ile del Trentino 2nii elaborato d.UTIrvapp. Mituco deiI.( I"hk, presentati > ieri dì tenni ne delia giunta dai direttore siclllMlUllii \llftnlli.i Schi//i rotto, ordinario di sociol. tgì.i a Trento I;i fon i>;r.i(i;t dell'impii'iidi snrt? medio in Trentino è; di se»-* maschile, di eli a v i d i t à (la 11 JSSI ' dV'tà compresa fra i IN e i M tinnì es-pruiie bolo ìi J I , »1i">»ii ìiìi[ìri'ii,lìti>iii, > mi un ti toln di studi».' basso, ..Multissìn i ì — lij aj;\;iimt> ' !xhì«tTL»tU» — sono drw ntJrti imprenditori piò per ia famìglia di apparteHi'tl/a d i e |H'l' Una/ioli.'-. Ilo statuì età, titillo dì studio ed ••ereditaiieLe. pei-dire che gb imprenditori trentini non soni'* il m a s s i m o del JiiiamL-mor S v l w / o M t o h.l tndjnlto atuhf u n a '• controprova,": <• in u n n lineilo dì scurii l'U'scjij, vS.i parte cMlo imprese che risied o n o nei luv«hi coperti dalla ballili Uiy.» .ibM.HÌM» jVUf.i uno strepitoso aumento eli fatuii'.i'i<iiK'.ui media dei t y J li dati» dì grande -.ierogeneìta Mei caso dì imprenditori jnovaìi! <• hlntìU il Intimi' '.Utili un che del 2fi\ De.Uo co, in prtvt'cud di imprenditori ani u n i e !'• ili titoli di s'inlìuh.Ksi.. Un dato che. esposto hi mantet J dhi'iXi. Hossi ..neco jn.it nitri anche- itll'a'-si'nihlej anuuaiij dec>Ii jitigidni, ttimidsi J M1V/1 d'unni*' dieci j.'i. unii fu \ un ìmprtndhnrw eh»;, dalla platea, (.hi'deva di Lue p r o l i > enti In fìhra «ìitìfìi. perche s e n e ctlEkdifende -.come il pale-.., Russi IVi'i.i ri'plìe.iui che r.ipi'iimvin deeji i m p r e n d i t o r i è m o l t o •• t'terujjtiicviu, nel s,.-nsn e he multi sono i,jin*Ui iiidiff» tonti all'autostrada telematica. Il lapporti». di cui »'i;uii> gì.i stati ri'hì miti dhersì dati, parte dalla \ aridi lune del pil, pren- d e n d o come riferimento iniziale l'anno nx»"; n.\ kiniente , e stato illusili iti.iH'ì Ili/iiHlelIa crisi, una l e d e r à ripresa nel peti «di» 'jitiit joi». u poi UH ili t e n o r e dee E ino (fatto irm i! JOO", nel -ÌOLJ l'indice 1 rentùio ò .1 if i,fi , kjiH'Ilo del Nordest ,i •ìi.fl f quello dell'Italia a ru.R». i ìndia 1 del pìl pn> etiptU mostra un rft'clìno più a c entuato. aiwi dtwuto solo in pane agii efii.'HÌd',ll.iii'is( . \ jiestre II i spietato Col lini — é anche il traivi dem'-Haraiko che v^-de tn i. p'sulii da itn lirii i;li ultr.isi'hsantncincjUfiini e dall'altro k persom fral ÌM 1 i i l aitili -Iti \t'cchianifnti> deità j^ipoì-uii,»net; fenfiraeni determinati dalia mobilila g e o g r J i e j (rininiii;rii/h«e dì straniiTÌ f ininim que ni caio! hanno comportato iltsultini.' Ulta ITI'Si Ila della 1*41 p o t o i o n t più qirs an*1 epii] im/iaiM. niLiitre la l i s t ti mediali,! i' rimasta vìstan/Lilirmitr stabile, e in assenza dì crescita del pti generale, « era ine* nubile un calo del vaU •r>' medio del pil pro-Cvtpite-. Li distatiliJi»ii/,i fra i H'<t diti n>in conosce grandi variaiioiii e bi-ipralluliu non è cresciuta in ijuc-ili vinili dì crisi economica come ha fatto, in maniera *«itch<.' prepou-nk, nel testo d'Itilia "salgono un po' i redditi da p e n s i o n e , scarsamente togati dali.j cungilinUir,i l't.iiloiìiSca, e ita lavulo dì pendente, mentre calanu i profitti J J tiupiese |,i fauni (iJ le iiltl'e Ci «e del «alo di produtilvitù per addetto e della difficolta ad iicipii'sirv IUKIM- qtlole dì mere .ito l le rendite da capitale Hìobik e immobile' e. sonsiliil«H'ille, il reddito prodotti- tlttl lavon:i autonomo. Stianti ' agli 'nulli i di su «iati t i media in Trentinii rimangono aiti. la queta di giovani efk ha ;ibPi;iita1i>naiii ,avlfcinp> «Il studi nei 2012 è dei 12%, più b a s i a della m e d i a i t a l i a n a 1 i~.fi > 1, del Nordest 111/7) e anche di Bolzano (1.5,51. La situa/jiille si e>implica ìli passabili aQliah'ersttà: ìi è passati in io anni da u n a percentuale del f*n. nnn nel 3">i era salita ad oltre li 7i-'.tal'ìo> T. Se, Pag. 29 «Asili nido, no a troppi bimbi per maestra» La Cgil avverte: «Oggi ogni educatore può seguire fino a 9 bambini. La Provincia vuole portarli a 12» di Luca Pianesi «Non aumentate il numero di bambini per ogni educatore negli asili nido». E' questo l'appello della Cgil Trentino, per bocca del suo segretario generale della funzione pubblica Giampaolo Mastrogiuseppe, lanciato alla Provincia. Il rischio, a quanto pare, sarebbe molto concreto e coinvolgerebbe da un lato i circa 1.350 educatori, addetti di appoggio e cuochi delle mense che operano nei nidi della provincia dall'altro le famiglie degli oltre 3.280 bambini che ogni giorno si affidano alle cure e alle attenzioni di questi professionisti. Da più di un anno e mezzo, infatti, una commissione provinciale sta lavorando alla ridefinizione dei parametri che fissano "i requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi socio-educativi della prima infanzia" il tutto per ridurre i costi e abbattere le spese di gestione. «Dal 2012 - spiega Mastrogiuseppe - nessuno ha saputo più nulla di questa commissione. Le nostre fonti ci dicono che ha concluso il suo lavoro e che ci sarebbero novità soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra numero di bambini per educatore e metri quadri a disposizione per ogni bambino. Ad oggi, infatti, ogni educatrice può seguire da 1 a 6 bambini fino a 18 mesi di età e da 1 a 9 bambini con più di 18 mesi. Il nostro timore è che si voglia alzare queste soglie e abbiamo già avuto avvisaglie in questo senso». L'allusione del segretario generale della Fp Cgil Trentino si riferisce a quanto era successo un anno e mezzo fa (era il 22 novembre 2013) a Pergine. In quell'occasione l'Asif Chimelli aveva bandito una gara d'appalto per la gestione di un nido d'infanzia temporaneo adottando un disciplinare non conforme alle norme provinciali in merito al rapporto numerico bambini/ educatrici. «Si passava - spiega Mastrogiuseppe - per i bimbi con più di 18 mesi, ad un rapporto di 1 a 12 rispetto a quello di 1 a 9 stabilito dall'Ordinamento dei Servizi Socio Educativi per la prima infanzia. E si inseriva un'altra fascia, quella tra i 13 e i 18 mesi, con un rapporto di 8 bambini per educatore. In quel caso poi si tornò indietro e non si adottarono questi criteri ma da quanto sappiamo sarebbero proprio questi i parametri ai quali la commissione provinciale si starebbe ispirando». «Così si abbatterebbe la qualità del servizio - aggiunge Rosa Rita Ragozzino educatrice nell'asilo nido di Villazzano 3 - e 10 si farebbe in maniera decisiva. Vorrebbe dire aumentare il carico di lavoro del 25-30% ad ogni educatore. Il che sarebbe un controsenso rispetto alla nuova legge approvata in Provincia che fissa che per seguire i bimbi nei nido serve il titolo di laurea. Da un lato richiedono standard qualitativi più alti per diventare educatori e dall'altra ci vogliono affidare decine di bambini rendendo impossibile l'adozione di qualsiasi percorso educativo». La questione è aperta. In consiglio provinciale Claudio Civettini ha depositato un mese fa un'interrogazione per avere informazioni a riguardo. Ma «al momento - spiega il consigliere - nessuno s'è degnato di rispondermi». Pag. 30 k Trento 23 strutture per 1*120 posti TRENTO. Sul territorio comunale di Trento sono presenti 13 strutture pubbliche per un numero complessivo di 1.120 posti. Di queste, ad oggi, quelle gestite con personale dipendente del Comune sono 9 mentre quelle gestite da terzi con personale proprio sono 14. «Un rapporto che è destinato a cambiare - spiega il segretario della Cgil Fp Mastrogiuseppe - a partire da settembre 1015 quando due asili, quello di Villazzan© 3 e di Cognola, dopo le ristrutturazioni passeranno sotto la gestione dei privati». Un'altro motivo di preoccupazione, questo, per i sindacati che lamentano il rischio di eccessiva esternaiizzazione del servizio. «L'affidare sempre più strutture alle cooperative conclude il segretario della Cgil Fp - sulla carta abbatte i costi visto che da contratto i loro dipendenti sono pagati circa il 15% in meno e fanno più ore (38 invece che 36) ma non dimentichiamoci che le ragazze delle coop vivono di contratti a tempo determinato e hanno molte meno garanzie delle loro col leghe». (I.p.) Pag. 31 Coesi, alla materna uno spazio d'ascolto e famiglie Nasce un comitato scientifico. «Genitori sempre più soli, qui da noi troveranno il supporto di esperti» di Daniele Perettì È operativo il Comitato Scientifico di Coesi (Comunità educativa scuole d'infanzia) ed anche uno spazio d'ascolto per le famiglie. La realtà scolastica è molto cambiata in questi anni, tanto che Antonio Girardi di Coesi arriva ad affermare che le scuole non possono più prendersi in carico solo i figli, ma anche le famiglie perché molti genitori non hanno chiaro il loro ruolo. Un problema talmente grave da motivare la scelta di aprire uno spazio d'ascolto, dove i genitori troveranno degli esperti a supporto, ma avranno a disposizione anche tre incontri formativi "Il no fa crescere? Quali regole per i nostri bambini" che nei prossimi tre venerdì saranno organizzati prima a Tione, poi a Trento e Lizzana allo scopo di creare formazione sia per i genitori che per gli operatori dell'infanzia. Mentre il Comitato scientifico avrà una funzione di coordinamento per tutta la realtà di Coesi che è composta da 14 scuole equiparate per un totale di 50 sezioni, 1240 bambini iscritti e 248 unità di personale, per qualificare la formazione e l'aggiornamento del proprio personale. Il Comitato si occuperà anche della preparazione per i concorsi, di ricerca e documentazione in collaborazione con l'Università e i centri di ricerca. Maria Luisa Alterio, presidente del Comitato (composto anche Michele Tosin, Silvia Tabarelli, Luisa Calliari, Daniela Dagostin, Alessandro Laghi e Antonio Girardi), ha indicato come uno degli obiettivi della ricerca sarà quello di arrivare ad una rilevazione statistica delle problematiche famigliari: «Dobbiamo ascoltare genitori sempre più soli, perché la rete famigliare si restringe sempre più, ad affrontare non solo problemi gravi, ma anche il dolore, una notizia dei media che colpisce in modo particolare i bambini o anche semplicemente il problema di un bimbo, che continua a dormire nel "lettone". Ci troviamo di fronte ad una fragilità famigliare, che necessita di un supporto in stile consultoriqpe- dagogico per gestire le relazioni all'interno della famiglia». E questi sono problemi che non riguardano solo la scuola elementare, ma che si evidenziano già alla materna e non sempre coinvolgono in prima battuta i bambini che spesso prima assorbono e trattengono e poi solo in seguito, manifestano. Per questo uno dei compiti del Comitato sarà anche quello di educare i genitori ad essere tali. «Non ci si deve sentire inadeguati o offendersi, perché si tratta solo di superare i propri limiti in un ruolo che ha perso autorità. Il tema degli incontri è proprio quello del no, un divieto che è sempre meno in uso nell'ambito del rapporto genitori-figli". Lo "Spazio Ascolto Famiglie" sarà contattabile con un numero telefonico diverso rispetto a quelli degli uffici, mentre gli incontri potranno avvenire in ambienti del tutto anonimi. «Tratteremo soli i problemi di prima fascia: per quelli più gravi ci si deve rivolgere a strutture diverse». Pag. 32 L'Unione delle case di riposo chiede la creazione di un tavolo permanente di confronto con l'amministrazione provinciale e l'assessora Donata Borgonovo Re ASSISTENZA «C'è un conflitto d'interesse, ed in alcuni casi non mancano i trucchi per girare i soldi destinati alle residenze per anziani al bilancio dell'Apss» Le Rsa: «Giù le mani dai nostri soldi» Upipa contro la gestione accentrata dell'Azienda sanitari FABIA SARTORI La spaccatura tra le Rsa e l'Azienda sanitaria è sempre più profonda: l'Upipa, ovvero la realtà provinciale che rappresenta 54 case di riposo trentine, chiede uno «stop» al controllo economico dell'Apss sulle Rsa attraverso la creazione di un tavolo di lavoro per- Chiarezza Desideriamo la nostra autonomia e una valutazione a posteriori dei risultati Massimo Giordani manente di confronto con l'amministrazione provinciale e l'assessora Donata Borgonovo Re, che non passi attraverso l'azienda sanitaria. Attualmente tutte le risorse provinciali stanziate per le Rsa «transitano» dall'Apss: «C'è un conflitto d'interesse, ed in alcuni casi non mancano le "furberie" per fare in modo che i soldi destinati alle residenze per anziani vadano a "rincicciare" il bilancio dell'azienda sanitaria», accusano i consiglieri d'amministrazione di Upipa. I quali, ieri, con il presidente Antonio Giacomelli ed il direttore Massimo Giordani hanno incontrato l'assessora Borgonovo Re esprimendo quest'esigenza d'indipendenza. «Non vogliamo più che l'Apss interceda dal punto di vista economico: la delega che le permette di gestire i fondi destinati alle Rsa deve essere rimossa. Non c'è alcun problema se l'azienda continua a gestire gli accessi dell'utenza, ma chiediamo che le risorse economiche siano riversate direttamente nei fondi delle Rsa». Per fare questo l'Upipa ipotizza l'istituzione di un «tavolo politico» che si riunisca mensilmente. «Fino adesso il nostro consiglio d'amministrazione ha cercato di fare da cuscinetto tra le Rsa e la gestione dell'Apss, ma ora abbiamo deciso di prendere una posizione netta - spiegano Prendiamo l'esempio dei soldi messi a budget per l'acquisto dei farmaci: ogni utente ha diritto a circa 500 euro, che per 4.000 persone significa una cifra di 2 milioni di euro». Gli amministratori di Upipa spiegano che oggi l'Apss trattiene circa il 4% per compensare dei precedenti «sforamenti» rispetto ai 500 euro fissati. «Non possiamo negare ai pazienti più gravi i farmaci nel momento in cui il budget prò capite viene superato, e nemmeno chiedere loro di pagarli - dichiarano In un confronto diretto con l'amministrazione provinciale potremmo far rientrare anche il costo dei medicinali nelle economie di scala che stiamo realizzando». L'Upipa fa un discorso analogo per i posti di sollievo (per brevi periodi garantiscono l'assistenza in Rsa) e di emergenza (suppliscono ai «normali» quando non è più possibile la gestione dell'anziano da casa): «Le risorse economiche sono stanziate dalla Provincia, ma l'Apss può tenere i soldi a budget se i posti non sono occupati spiegano Giacomelli e Giordani - E se per i posti normali ci sono le liste di attesa e l'assegnazione è obbligata, per i letti "eccezionali" l'azienda preferisce tenere le risorse per sé piuttosto di soddisfare i bisogni dell'utenza». Tale situazione si ripercuote anche sul bilancio delle singole residenze per anziani: «Per ogni "posto mancato" ogni Rsa ci rimette i soldi che proverrebbero dall'Apss ed anche la retta alberghiera dell'ospite - afferma Giacomelli - Senza contare che sosteniamo comunque i costi fissi (riscaldamento, pulizie, cucina, pasti)». «Negli ultimi anni abbiamo dimostrato di saper fare economie di scala: abbiamo tamponato molte inefficienze, e molte ne abbiamo ancora, ma le stiamo riducendo accettando i tagli della Provincia e senza gravare troppo sugli utenti. Non ci sono stati tagli al personale, anche se siamo impossibilitati ad assumere nuovi dipendenti - conclude Giordani. - Ciascuna Rsa ha fatto ricorso alle rendite del suo personale patrimonio per coprire gli ammanchi: desideriamo la nostra autonomia, un confronto con la Provincia e una valutazione a posteriori dei risultati». «Da oltre un anno volevamo un colloquio» 1 membri del consiglio d'amministrazione di Upipa sono soddisfatti delle prospettive di «apertura» mostrate dall'assessora Donata Borgonovo Re nell'incontro (oltre due ore) svoltosi ieri pomeriggio. «Da oltre un anno sentivamo il bisogno di un colloquio approfondito, e finalmente abbiamo avuto modo di ottenerlo», dichiarano il presidente di Upipa Antonio Giacomelli ed il direttore Massimo Giordani. «L'assessora ha preso atto dei difficili rapporti con l'azienda sanitaria. Ed ha detto che prima vorrebbe completare un percorso di chiarimento e • confronto con l'Upipa, per poi affrontare le problematiche connesse alla collaborazione con l'Apss». Insomma, per il momento la «frattura» rimane, con prospettiva di attivarsi per sanarla. «Da oggi (ieri per chi legge) ha preso il via un tavolo di confronto che si riunirà ogni quindici giorni fino a definire le prospettive di legislatura», spiega Giordani. «L'assessora ha garantito che sarà aperta una riflessione sull'affido del controllo di gestione all'Upipa»aggiunge Giacomelli - Con questo ha dimostrato grande apprezzamento per il nostro operato, prendendo atto di alcuni elementi che danno ragione al nostro tipo di gestione». Infine, Giacomelli e Giordani affermano che l'assessora si è detta disponibile a valutare l'incremento del numero di posti letto per gli anziani nei prossimi anni, dando priorità alla valorizzazione del servizio domiciliare e dei posti sollievo. Pag. 33 Il patron Zani: «Sempre più turisti, soprattutto tedeschi ed olandesi, utilizzano il sistema. A me non costa niente ed è sicuro. Quindi...» La moneta virtuale già accettata da Orto di Pitagora, autoscuola Amadori, bar Mani Al Cielo, studio ottico Soppa e Trentino Sistemi srl Bitcoin, la rivoluzione è partita dalla Quercia Dei nove esercizi abilitati in Trentino, sette in città. Ora c'è anche l'hotel Rovereto MATTHIAS PFAENDER Da ieri l'Hotel Rovereto ed il ristorante Novecento accettano bitcoin in pagamento. Si tratta del primo caso di un albergo in Trentino e di una delle prime realtà a livello di locali pubblici. «In mezz'ora- racconta il patron Marco Zani - ho attivato il Il ricercatore di Fbk Marco Amadori: «Idea geniale che Gambiera la vita di tutti. Sta esplodendo a livello mondiale» servizio. Niente firme, carte, o code in banca. È tutto già attivo. Ogni transazione in bitcoin equivale ad un accredito in euro nel mio conto in banca. Per attivare i terminali per accettare un'altra carta di credito "normale", l'altra settimana, ho dovuto fare tre giorni di firme». L'entusiasmo di Zani non è isolato nella Città della Quercia, che stacca il capoluogo per sette esercizi commerciali abilitati a due. Rovereto capitale trentina dei bitcoin. Titolo raggiunto grazie, oltre a Novecento-Rovereto, al ristorante vegano l'Orto di Pitagora, all'autoscuoJaAmadori. al bar Mani Al Cie- lo, allo studio ottico Soppa e all'azienda Trentino Sistemi srl. Perché un imprenditore trova vantaggioso il nuovo sistema? Per Zani la risposta è semplice: «Oltre ad azzerare la burocrazia e ad essere una tecnologia perfettamente sicura, il vantaggio principale è nella "disintermediazione". Ovvero, non c'è nessuno, che si chiami Visa, Maestro o solo Cassa Rurale, tra me ed il cliente. In pratica non pago commissioni o abbonamenti». E qual è il vantaggio per il cliente? A rispondere Marco Amadori, ricercatore di Fbk (vedi Adige di ieri) incaricato di sviluppare il sistema in Trentino anche in chiave di valorizzazione turistica (e si tenga presente che i più forti utilizzatori europei sono tedeschi ed olandesi). «Uno: è comodo pagare con il telefonino (il pagamento in valuta bitcoin si concretizza nella scannerizzazione con lo smartphone di un qrcode prodotto dal venditore, ndf), ed è sicuro. II sistema di pagamento con carte di credito è strutturalmente vulnerabile ad attacchi, per quanto si tenti di difendere ed occultare l'operazione. Ma se pago con bitcoin non devo nascondere niente a nessuno, anzi, la forza del sistema è di rendere perfettamente noto a tutti la transazione del caso». Bene. Ma cosa sono i bitcoin? Una domanda alla quale non si può rispondere in breve tempo. Ci prova Amadori, peraltro impegnatissimo in questo periodo proprio a diffondere in terra trentina il «verbo» di Satoshi Nakamoto, l'inventore del Bitcoin e, probabilmente, identità fittizia. «Non sappiamo chi sia, non sappiamo se è vivo, ma certamente sappiamo che è un genio - argomenta -. Il suo contributo all'umanità avrà effetti simili all'invenzione stessa di internet. In breve: il 31 ottobre 2008 veniva postato su una mailing list di crittografia un pdf che Sta cambiando permanentemente il paradigma monetario, scardinando la presunta necessità che la moneta debba fare capo ad un'autorità superiore (Stato, sovrano o banca centrale). Bitcoin è una moneta digitale, decentralizzata, non controllata da un ente, emessa in base ad un algoritmo ed il cui valore rispetto alle altre valute è dato esclusivamente dal mercato, dalla legge di domanda ed offerta». Per una disamina più approfondita del fenomeno è disponibile sul web un testo argomentativo di Amadori (http://bit.ly/lv4xXv3). Al di là delle comprensibili perplessità, resta il dato di fatto: i bitcoin sono sempre più usati. Nel 2013 il 21% delle operazioni di cambio della valuta cinese Yuan sono state effettuate in bitcoin e a livello mondiale il numero di esercizi ed imprese che si sta attrezzando per l'utilizzo del nuovo sistema valutario sta letteralmente esplodendo. Ed il Trentino, grazie a Rovereto, si è «svegliato». Pag. 34 intesa Btb, parte il riassetto R egione suddivisa in sei aree * 1 1 * * * * Qualtni zone per il «relail». Siine malo: «Più relazioni etto i clienti» d evt.< gys t ire u n patrimonio ci e- I 1 afforzare il strvìiio ai clienti filidli nei prossinii anni, per cui TRIWTO U o p o l'ilU-iirj'or.l.'ìni,.' d ì E a n c a dì T r e n t o e R n l z a n u Ì W I I J Ì U | H igi ripp» i. da ieri <j alt iv o , - ; m h e il tiuift>t m» ideili i iirg a a a z t i t h v delia « b a n c a dei (iTiiiun In ri'tiì1ìt)ii \]r«<f\tii s»<B i e r r a t i m i Mth 3 te fi are e. A c o n d u r r ! ' q u e s t a f.i.se d i riassetti • sul v r i ' i t u r M ret'limale s a r à a n c o r a Btb, v i s t o c h e cod e r à il passi • iill ' nHitritll.iitit.' i t i L - n w n t f clnpr» r a s s e n i h l e a d e i NOCI d i l u g l i o In o g n i c a s o . riri>rd;i l'istituì», U n t •.tvriinR'h r i m a r r à p r e s e n t e a finì c n m tM'lcLlll I , 1 n o r c i n i ? / . ì / ì o t u \ ctttnune icitd lo SCORSO s e t U m b t e dui l'I'Ol IU'IIIM» sslllahp!VVI"l.ti»i! Si vello n a z h m j l e al crtLtfinne di KM» I tllii A] d i r o t t o l i , COTI COIIv Et*' pf l-sibtlltj ili CTf Si ìf 1 pil ^ fes»ioiiale p e r 20110 J ì p e n d e n - '1 Per qujjitu rinuarda il Trentine All'» Adige, l'urli /tinte ili riferimenti 1 ormai è quelli n M .Nordest, Kuidato da Renici ÌM- iiiiiiKitu 11 Uìaiiii^f '•i/itxii tlic nitt'i il tu'rìtorii < •. err,i sucìdhiv_» nelle tre fasce, tale a dir*' - imprese., persiti). 4.> •• • •(< taili.. con fìIMÌ iedicatf II retai! riguarderà le laiiiìglie. ti [XT^Hldl ì ptìi-fi" sionisti e t il] Miliv ti si-'yint'itty tsiijnxM' le I aziende, lino ai .3^0 milioni di fii11 uniti» (oltre s.» su- HVIIJI,I Li divisione corporate). IVi qudutu rkiutrck k impresi--, il 1.1, »m,wd< 1 sarà in man. > d Stefano Capacci, che dirigerà Putiye.dìaii li»V.-iH-tii,<m,un T r e n t i n i Alto Adige e unii in Irìuii Velica in Giulia. .Nel vomf»]es.so di questo segmento fa r a n n o parte 32 liliali, per u n c o i t ì p a r ì o i»itn}iti-v^i\>i ili 42 SCKJ 32 iende seguite nel 1 rit e u e l i i itiiJUtMH fili,ili l.i'.tit'i" ranno 58 specialisti di finanza dHiiprew,tìi*•Ui i b k i y r ÌH ih transwiiiiii ìr.tem.i/ìi»nali Nella sezione -personal." lì i.'j»j»i>D>4l»ì|i> vtia Mieli* U' I»» t a n n a l o , che gestirà IA atee (di sui solo u i u in i rumino Alt»i -\dit,',."t e '(fi filiali Infine il r.i m o . retali-" sarà guidato da Fahl/t<» All'itili•, ci',».' e*.titn •Ut;tv iti tutti.» 40 arco (di cui 1 in Trentino \lti» Adijicìi» ,v,H fi iialì C o m p l e s s i v a m e n t e la struttura nor<k's,tìiij iiu^ccrà su i.'j ninni rr»spi insanii) 1 ali eapiarea e eg6 direttori di filiale, I.'oìuetim. ili vjijfjJa HoiLiii n i » , c l o n e • è semplificare t •- d'M' Simoii.itti • - ^i»i*]:am<"i aumentare le relazioni con Ioli», anehi: ttiìfvgtt.intjii in riti ili < iptTjtìvì il personali!» chi» nrasì dtdìca à futitiuQ! anunìiiistra- xinir.'-ni-iimi'i'tiri' - tiiu j;»"'!1. eie niijle Ji quadri, piwak-iitetìletlk ìlsv.»C;ll.incli> lyt\>fuiUli> nidi tip<» curri meri iale Enrico Orfano ItVfM Ai ere in regione fi delle 5M • itfL'c •• dei N< >i dt"it. cif 1 a d w ristilta ilaila somma dei segmenti reidil, persciidl o imprese. Ila un siynifii.ilu pò 1 js« • all'm)i»r mi della stratejUii di Intesa .">jni.'iiuli>. che s^ira pusstbik 1 » dpile niellili pi s rò solo nelll< prossime settimane. A settemItl'e Mc'jsliUi ifH'i'vi ' Le }n l'v 1 ne suini il nostre us*.et l'hr.w, ed o ; m ptrsuna ha li pniprio pi:Din di impresa da » 1 tris»"mure.. Abbiamo definite- il Piano vi unt UH progetti > di \ itti pvr l.i nsislr.) tanca, che jvrrhhe ^on»entito dì crescere ìnsienit vulnrJ/,Mnvlnle misfttu.tpihifà. (I noe» o rande Ilo a». 1 a un impatti < se>M,> precedenti siilij noslrj » v i|\u ito di rìspi«n.1er» jlli' est •Ctnize di famìglit ed imprese. faceuile dell.l ^iiìntU"/,H-ìiMle delle nostre .-inTipcttOJe spectaliffate e della centralità dei territorio .tliolemontì dìffen-n zianti per ras^fanyere ì risultati «.'tuttiìEtilii Jltt'^i". ÌÀt ricuf daiv i h e "istituto chiuderà Hi n 1 kiSH-vLlUWilHH-lW*!! 59 I segmenti in oilèdwlv"tutto il Nordest *\1 (Milli In Trtveneto le sedi create per k- Imp4v'je IO IO zone Le cosiddette sPlT-WWi' con sportelli ipetwllzintl Pag. 35 La spinta del premier per le fusioni JL JL, JLr IAiavlera/ione per la Irasinnna/ioiio in sodila pera/ioni 70 MMUnit'K' delle Banche Popil.irl I«Ì Italia Sorta istituti di credrio per I quali finora la luvJ jmwlui'Htn società per adoni è IWCfflUt.T soltanto a 'jcguitu d'I offerte pubbliche di ,"*"qi,i>Kt>", ROMA ùreostrivere il piwvedjmento allo bdiidie più grandi (H-i .«ti'inart .tlnMt.i tuia ji,tn>delie polemiche sollevate daluuiiìmii. !« i, fjit... venerdì 'A'nrvi, dfir.ifrhu di tiunne rrvolulioaarie sulk' <• E ultissime banche eh* daini" poco cri ditte . da lutti Interpretata t o m e u n attacco dì sistemi d'i iiuccrFtu'i co delle banche popolari o dì credito cooperativo. Potrebbe i'fM.'je «|iiÉ-s,t>i il •..>tMprom«."jvi finale p e r por tari 1 a ca-a u n prtftVL'Jmitutu stralt-y.ici.1 por il *jsti din bancario Pel resto 0 premier n o n ha sti*ìt smentito, li. i'k\f4ru.»i<mi di questi piotili i. he j4ì attrìhuìvano la ".olonta dì abbattere il «.lini d« ! vn'.i i',i|itt,>niv iii'll.' Banche Popolari ma nemmeno*, mai filtratii nel merito J d cambiamento annunciati • Fi»1 ri alia riardenti dei sanatori d t l IVI --Ì e lìtui!,ito ,t rikitiUv ' h e tifi Consiglio dei ministri dì OH;I A rthL* portato il provvedi monto -'Sul credit"". E sasso, linciato in un m o d a Mift'iài'nii'rtìi-nti ijeneriui. h.i in questi fiorai prodotto le rea/ i o n i che lori M-TJ v>»iin state i saminatc nell'inox >nlrti Ira il premier e t d u e ministri alla patti!,!-fVi't ,irlt'['iid«MrnIiv nomiai t Federica Guidi ! Sviluppo e t u i v m i v . j ) . In questo H ertici'.sarebbero stari \ailliatl i n o d i tecnici e m e r s i , a n c h e IV <hKk/ji.it w e he CoJict-i Uri' l'art ; <•<ili i \n del Tosti• l'nico Bancan o . cho d ì s a p h t i a k' banche pupi il,in, tramito' il d» civlit Ili vestimeli! compiivi, lasce-iebbe ni vi<or» raiiiculu J;> ^ del i >> d i n ' chili 1 chi' rocitii' "Cuscini SOCIO c o o p e r a t o » h i un \otu, I|II.IIMIK|MI' *I.I il v.ilm'e della quota o il numero dtlle azioni posiLtJuU'u V ci 'Si fosse, il cifoli* t sarebbe inuEilt' Ma non c'è f»uo questo Sul pmiiii p i ' h ì K o l'.iimmt» In ha creato yn parapiglia sermi distinzioni dì partito. Conv iene a R t w i accendere nìl animi alla \ igtll j del Vuti.i del IJuinnak'.' t \ al ],S pena sfidate ilHlHo piilrtl forti d i s a m i n a t i sul territorio? Su questo giunti * le x dlutazic»ni finali snn>» toccate ancora ima volti sello a keiiz i che cost uniforma ìl meU»lif -?i;'l ,»|*plt tato con la seidia del,?, vai reati ItseaJi, Inserita •'por«.»njlniei;tei. ui'I decreto •itlu.ttivo della deltv,»! fccalt e poi sospesa dal pieni k r te flou dal lumìith.» ..ho l'aveia apprmMa) in vt'tjiìto alle pulcllUL'ho sulle Mlild kv ii» |ijfMnila applKahilìt.ì j Sii \ i o Berlusconi li m e t e d o è quoliu del ••prìncipe•• che ha l'ultima pan dei su tutti ì pmYveJimonti, pott;nd<"> «jtraMjlyerh, F --IH ii'Miu aiicln \< iiei'iii '•enr-.o; sartbhe stirti < Rtnzi a p r e l n ' M c i due LUHIHIÌ sulle Patti he Piipnl ni cìaklwi^nodì le.t^fc sulla t o n c o i r e n r a o spi> il.»li liei de* ri-U' Itivi'Slinciit compact, la cui dkoufwkmit' era stata ampìaniente annunciata per OLJ}»Ì- Tb.1 decisione di cui i due niuii-iton sarebbero \ tauti .1 sap-i-re icii'-rdì ii'ta. .ivi'iiilo entrambi licenziato i testi seriiJkjjU-.'lkinoniU Fsiimìnjti i pii'« e i iiintfo, la detiiiont fmaìe potrebbe essere .jitell.i di pia s e d e r i ' <-till;i strada tracciata, magari utilizzando un sistema dì b« >ylk che fvis'cu rìi-ntf.ire m irtipt'iu' ione esattamente quolle banche, più sifllliytVilL,.i.lìCUÌM!<"tTi.'t'l>e ìl iias'-ettu, per j ^ u n \ i r s i c il sallataii^iLi 0u,»11tn ili vi'li, ilio che do i r e b b e c o n t t n w f la n a n n a . Ift "-colta Ntfeblu e .Fiuta cwsilllivjut' Mil ciecrt'tit e non sul disi v;no di leggo bulla e on^orrtnza fi TI l.l vivi' .Ile il tessi.» sulle II beralt7za7iinii sarebho ^taki esum inali t oygi in Lunsiylki dei miiiNirì aveva colta vìi smrpres-ì anche chi quel tt sto io sta ancora numidit. Antonella Baccaro Pag. 36 LO DICE GIULIO SAPELLI, STORICO DELL'ECONOMI A ED ECONOMISTA SENZA PELI SULLA LINGUA Un vero e proprio blitz contro le banche popolari # ; Non si stravolge ; ; ; % così un sistema che sta funzionando DI SERGIO LUCIANO S u Renzi e sul suo governo si sta evidentemente esercitando una pressione molto forte, da parte dell'oligopolio finanziario internazionale. Non più filtrata da Napolitano: è l'unica spiegazione razionale che riesco a darmi a questo incredibile blitz»: è tra il caustico e lo stupefatto Giù- Ho S a p e l l i , storico dell'economia e polemista di primo piano, su quello che definisce un «golpe» per il settore bancario, cioè la ventilata riforma delle banche popolari che, stando alle indiscrezioni della vigilia (si sa che il governo ne discuterà oggi) dovrebbe di fatto, e per decreto,cancellare con un t r a t t o di p e n n a un'intera categoria di banche, le banche cooperative. Domanda. Professor Sapelli, addirittura u n golpe? Risposta. Be', è incredibile che si pensi a una riforma di questa portata, che praticamente stravolge la natura di un terzo del settore bancario nazionale, in un periodo di vuoto di potere, perché manca il presidente della Repubblica, e pare addirittura con un decreto. D. A c h i g i o v e r e b b e , s e c o n d o lei? R. Chiarissimo: abolire le banche popolare fa comodo ai grandi gruppi bancari tradizionali soprattutto stranieri, che in Borsa stanno già lucrando sui benefici di una riforma per ora solo annunciata. D. Cos'è, ci risiamo c o n i complotti d e i poteri forti stranieri e della Goldman Sachs? R. Non ci scherzi troppo. C'è H oggettivam e n t e oggi auLLItalia un grumo 1 di c o n n e s sioni internazionali, di p r e s s i o ni, dinanzi al q u a l e il g o v e r n o non h a u n a risposta. Un blitz del genere, per esempio, mette in pregiudizio anche la figura di Padoan, il ministro dell'Economia è lui. Mi stupisce che un uomo avveduto qual è abbia acconsentito a una cosa del genere. D. Sì, ma d a t e m p o la B a n c a d'Italia v u o l e c a m b i a r e l e popolari... R. Certo, la Banca d'Italia di oggi. Ma appena qualche anno fa via Nazionale pensava addirittura di dare alle popolari il controllo di Mediobanca... La verità è che aderire a queste spinte internazionali dimostra u n a perdita di indipendenza della banca centrale italiana dai poteri forti. Su questo tema via Nazionale sembrerebbe aver dimenticato l'insegnamento dei B e n e d u c e , dei M e n i c h e l l a , dei Carli, dei Baffi, che tutelavano il credito popolare, demolendo in questo modo un'eredità tecnica ed etica, u n a visione p l u r a l i s t a delle modalità di collocazione della proprietà bancaria. D. C o s a n e p e n s e r à il ministro Poletti, già p r e s i d e n t e delle Lega delle c o o p e r a t i v e ? R. Lo chieda a lui! Che passi u n a cosa del genere con u n ministro del Lavoro espresso dalle coop, dimostra che la dirigenza cooperativa sta abiurando ai suoi principi, il che determinerà sicur a m e n t e qualche conseguenza in quel mondo cooperativo. È u n a cosa inimmaginabile. D.Rimane il fatto che le popolari h a n n o avuto cattivi risul- perfettamente tati n e g l i ultimi anni... R. Ma non è affatto vero, anzi: a n c h e l ' u l t i m a r e l a z i o n e della commissione europea sul credito dimostra che le banche popolari e mutue hanno avuto ottime performance in t u t t i i paesi Uè sia sul piano patrimoniale che reddituale. In Italia, a parte il caso limite della Popolare di Milano, le altre popolari si sono comportate bene, le crisi di Montepaschi o Carige non hanno certo riguardato le popolari. D. Quindi lei dice che nel mondo il credito cooperativo ha retto bene alla crisi? R. Eccome! E se non le basta il caso europeo guardiamo agli Stati Uniti: la Casa Bianca h a appena nominato un nuovo direttore della Fed il quale ha dedicato tutto il suo impegno per 1' economia territoriale e lo sviluppo del mondo mutualistico nordamericano, in primis le banche cooperative di credito E non a caso J a m i e D i m o n , Ceo di J P Morgan Chase, attaccare Obama, addirittura minacciando di trasferire la sede legale in Cina, se non cesserà quella che chiama la persecuzione regolamentaria degli organi dello Stato e della giustizia contro la 'finanza creativa' a lui tanto cara e a vantaggio della rinascita delle banche mutualistiche e legate al territorio. D. Q u i n d i q u e s t o i t a l i a n o s a r e b b e u n attacco ideologico e interessato? R. Assolutamente sì: le popolari sono prede ideali per il grande capitale finanziario internazionale, e bisogna togliere di mezzo le leggi che le tutelano. D. Non è che siano in molti, gli economisti a pensarla come lei... R. Dica pure che c'è uno spaventoso silenzio.... D. E allora, che fare? R. Se proprio si vuol parlare di riforma, lo si faccia con un disegno di legge che consenta una discussione parlamentare e l'intervento della società civile, e si fughino in tal modo le ombre pesanti di sudditanza a poteri forti oscuri e privi di qualunque legittimazione. Pag. 37 «Non si distrugga il capitale sodale» Zamagni: ci sono altri strumenti per favorire le aggregazioni L'economista: «Per il settore delle banche del territorio suonerebbero campane a morto» PIETRO SACCO Notevole il ruolo anche nell'ambito del microcredito: sempre nel2013sono stati circa 3.400 i prestiti erogati (soprattutto a donne, giovani e immigrati) con una quota di mercato del 57% sul totale degli importi: 37 milioni dalle Bcc contro 28 milioni di euro da parte di altri operatori di microcredito. In linea con lafilosofiadelle Bcc, nel 2013 gli utili di bilancio sono poi stati in prevalenza investiti nell'economia reale, con il 59% destinato ai prestiti a famiglie e imprese, il 29% alle attività finanziarie e il 12% ad altro. Le tradizionali banche hanno invece erogato prestiti a famiglie e imprese per il 52% dell'attivo, mentre il 21% è andato al mercato mobiliare e il 27% al altro. Sempre meglio delle omologhe banche dei principali Paesi dell'Ue (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) che in media hanno dedicato all'economia reale, erogando prestiti a imprese e famiglie, soltanto il 38% degli utili contro il 41% impiegato in attività finanziarie e il 21% ad altro. Ma è soprattutto in chiave anticrisi che il ruolo del credito cooperativo ha concretamente espresso tutto il suo potenziale, rendendo disponibile nel 2013 una vitale liquidità aggiuntiva, erogando 22 miliardi di euro: 6,3 miliardi in più nel triennio 2011-2013, contro i 52 miliardi in meno delle altre banche nello stesso periodo. Cruciale poi il ruolo delle Bcc (che sono società di persone e non di capitali) neU'ambito sociale ed ecologico (nel 2013 finanziate energie rinnovabili per 410 milioni di euro, pari al 39% di quanto erogato in totale dalle altre banche, facendo installare più di settemila impianti), oltre che nel sostegno al Terzo settore, di cui è il principale partner bancario. Infine, degli oltre 11 miliardi di valore aggiunto nel triennio, ben il 54% è andato ai lavoratori a difesa dell'occupazione, la piaga che sta piegando l'Italia. © RIPRODUZIONE RISEHVATA S tefano Zamagni fatica a credere a quello che ha letto in questi ultimi giorni sulla riforma delle banche popolari e del credito cooperativo. Se davvero il governo nel decreto legge Investment compact cancellerai' articolo 30 del testo unico bancario—eliminando così il voto per socio, e non per azione, e il limite di quota deU'l%per azionista che sono le caratteristiche alla base della realtà del credito popolare e cooperativo — allora, avverte l'economista, «per il settore delle banche del territorio italiano suoneranno campane a morto». Da tempo la Banca centrale europea, la Banca d'Italia e anche la Commissione europea premono per unariformadei sistemi di , controllo "democratico" di queste banche. Perché è così critico sull'ipotesi su cui starebbe lavorando il governo? Per prima cosa forse non tutti si rendono conto che una banca cooperativa, a differenza di quel che avviene con le altre banche, una volta scomparsa non rinasce più. Quindi al governo chiedo questo: davvero vuole assumersi la responsabilità storica di cancellare una specie economica che funziona da 130 anni? Io non credo che voglia assumersi una responsabilità del genej re, perché questo vorrebbe i dire cadere nell'imperdonabile errore di eliminare la biodiversità del settore bancario. Ne verrebbe fuori ancelle un mondo del credito meno competitivo, perché, come ha benricordatoLeonardo Becchetti, la competizione non è solo tra una pluralità di imprese, ma anche tra tipologie di imprese: se scompare la tipologia cooperativa è la competizione che ne risente. Il sistema di "una testa un voto" ostacola la partecipazione delle banche popolari alla fase di fusioni e aggregazioni in corso nel mondo bancario italiano. Possono restarne fuori? Ma io dico no allo statu quo, la razionalizzazione serve. Bisogna andare nella direzione che i nuovi tempi esigono, ma senza stravolgere la natura delle banche del territorio. Tenendo conto, nello stesso tempo, che le economie di scala nel settore bancario non sono così rilevanti come alcuni vorrebbero fare credere. Su questo la letteratura scientifica è concorde. E questo vale, in particolare, per l'Italia, dove le piccole e medie imprese sono la forza dell'economia nazionale e quindi avere banche che conoscono davvero il territorio e gli imprenditori è un fattore decisivo di sviluppo. Quindi chi si oppone alla riforma non è contrario, per capirci, alla razionalizzazione richiesta al mondo del credito cooperativo. No, e difatti ribadisco che c'è spazio per operazioni di razionalizzazione e fusione per aumentare l'efficienza del comparto. Però attenzione: l'efficienza non è l'unico obiettivo che un governo deve perseguire. Un governo democratico deve anche aumentare l'accumulazione di quello che definiamo capitale sociale, una ricchezza che non si può misurare solo in termini di "utili" nel bilancio economico. Come tutti i grandi economisti di qualsiasi scuola di pensiero hanno scritto, l'economicismo, inteso come ricerca dell'efficienza ad ogni co- i sto, è sempre nemico della vera economia, perché la vera economia cerca efficienza ma anche altri principi, come in questo caso sono la coesione sociale e la lotta alle diseguaglianza. È il credito cooperativo è uno straordinario generatore di capitale sociale. Sembra emergere una proposta alternativa, che lascerebbe intatto il voto capitario delle banche, ma le costringerebbe ad entrare a fare parte di un gruppo bancario la cui logica sarebbe più "di mercato". Può essere una buona via dimezzo? Sarebbe un modo indiretto e sottile di cancellare queste realtà. Ad esempio 1'Iccrea, la holding delle Bcc, non avrebbe più una logica cooperativa se solo una parte minoritaria delle azioni rimanesse in mano al credito cooperativo, mentre il resto fosse controllato da privati con il potere di nomina dei consigli di amministrazione. Significherebbe tenere il voto capitario, ma non farlo contare più nulla. Ha in mente soluzioni alternative per spingere quel processo di aggregazione richiesto da Banca d'Italia e Bce? Si potrebbe per esempio fissare un obiettivo di razionalizzazione: oggi abbiamo circa 400 Bcc, potremmo chiedere di unirsi per scendere a 200 nel giro di 5-10 anni. Altrimenti potremmo chiedere di entrare a fare parte di gruppi più grandi, ma dove la maggioranza del capitale (almeno il 55%) sia nelle mani delle stesse Bcc. Un'altra strada ancora sarebbe chiedere di allargare i sistemi di copertura deirischi,come il fondo di garanzia delle Bcc, che ha già dimostrato di funzionare bene. Sono tutte soluzioni che tutelerebbero labiodiversità del sistema bancario, che è un qualcosa da proteggere. Eliminarla sarebbe veramente deleterio e assurdo. Non è un caso Pag. 38 che ovunque, a partire da Ger- mania, Belgio e Svezia, stanno difendendo conienaciale loro banche cooperative. ©R.PROOUZK>NER,SER».TA Pag. 39 Popolari, una riforma «tagliata su misura» II decreto al Cam: una nuova governarne solo per banche quotate e "grandi ", non per le Bcc MARCO GIRARDO Credito Fuoco difilada politici, sindacati e associazione di settore alla prospettata riforma delle banche popolari che il governo potrebbe introdurre neH'«Investment compact» Alla trasformazione in "Spa" la Borsa ci crede: i titoli volano a Piazza Affari l presidente del Consiglio l'ha confermato ieri ai senatori Pd: il governo interverrà domani attraverso il decreto «Investment compact» sul sistema delle banche popolari e del credito cooperativo. La Borsa ci crede, visto l'autentico balzo registrato dei titoli interessanti in Borsa. Ma un buon pezzo della società civile e della politica dice esplicitamente «no» a un provvedimento che, abolendo il meccanismo del voto capitario ("una testa, un voto", senza contare quindi le azioni possedute da un socio, ndr), distruggerebbe una forma di democrazia economia fondamentale per il tessuto sociale del nostro Paese: «Condividiamo i medesimi obiettivi che l'Esecutivo dichiara di voler raggiungere, dare più credito a imprese e famiglie, ma questo non lo si realizza - afferma il presidente delle Acli, Gianni Bottalico - decimando le piccole banche che sono quelle più legate al territorio e che erogano più credito». Sulla natura e la "taglia" della riforma che potrebbe approdare in Consiglio dei ministri, tuttavia, c'è ancora parecchia confusione. Alimentata anche dal fatto che Matteo Renzi l'ha semplicemente annunciata "a bruciapelo", senza specificare i contenuti, venerdì scorso al- I la direzione Pd. La limatura del testo è proseguita fino all'ultimo, ieri sera, con un lungo vertice tra il premier, il ministro dello Sviluppo Federica Guidi e quello dell'Economia Pier Carlo Padoan. Fonti del Tesoro sostengono anzitutto che la riforma non interesserebbe il Credito cooperativo. Si andrebbe infatti a modificare solo l'articolo 30 del Testo unico bancario (Decreto legislativo 1° settembre 1993), quello che fa sì parte della Sezione I (del Capo V) dedicata alle banche cooperative in generale, ma che detta le regole esclusivamente per quelle popolari. La disciplina per le banche di credito cooperativo è contenuta infatti nella sezione II, a partire dall'articolo 33. Su un eventuale, ipotetico stralcio dell'articolo 30 («Ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute») per le popolari si è espresso ieri il presidente di Assopopolari, Ettore Castelli, per il quale «l'ipotesi di cambiare le regole di governance non può che lasciare perplessi». L'Associazione, ricorda Castelli «ha tenuto sempre alta l'attenzione sulla necessità di aggiornare la disciplina del settore. Per tale motivo - spiega - è stata attivata una Commissione composta da accademici di chiara fama e di indiscusso prestigio, composta da Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e da Alberto Quadrio Curzio, con il compito di elaborare un modello di banca popolare ancor più rispondente alle mutate esigenze del mercato». Proposta che, conclude «si farebbe carico di elementi di novità da cui non si può prescindere, ma che al tempo stesso sarebbe ispirata ad un miglior equilibrio degli interessi in gioco e, ancora, si porrebbe in linea di continuità con i valori tradizionali a cui da sempre si ispira il movimento popolare». L'intervento dell'esecutivo, aggiungono però le fonti al Tesoro, non riguarderebbe tutte le banche popolari, ma"solo quelle quotate e di una certa dimensione. Preservando la caratteristica cooperativa del voto capitario per gli istituti più piccoli e quindi strettamente legati al territorio. Sarebbe la linea suggerita dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, già con le ConPag. 40 siderazioni finali del 2013, laddove parlava di necessità di una nuova governance solo per «intermediari di grandi dimensioni, operanti a livello nazionale o internazionale e quotati in Borsa». La ratio dell'agire "per taglia" sarebbe naturalmente quella di favorire l'aggregazione della popolari con una dimensione tale per cui sono troppo grandi per essere cooperative, ma troppo piccole per il ruolo da giocare nel contesto italiano ed europeo, a partire dai requisiti patrimoniali richiesti^ Non è un caso se proprio i titoli di queste banche hanno registrato ieri una fiammata in Borsa, che ha già iniziato a scommettere sui possibili matrimoni tra le nuove società per azioni (Spa): si va dal + 9,68% Hi Ubi Banca, considerata un potenziale polo aggregante (a partire dal Montepaschi), al +14,89% di Bpm, per molti partner ideale di Carige (+2,23%) o di Bper (+8,51%). Forti rialzi di carattere speculativo anche per Banco Popolare (+8,33%), Creval (+9,63%) e Popolare Sondrio (+8,06%). Pag. 41 I prestiti sul territorio la specialità del credito cooperativo MASSIMO IONDINI U n milione e duecentomila soci, 4.460 sportelli in tutta Italia, in 2.700 comuni. Clienti in costante crescita, con un +7,3% nel biennio 2011-2013, dunque in piena crisi economica. E la galassia delle Bcc, le Banche di credito cooperativo. Una realtà che dal 1883, quando nacque la prima a Loreggia (Padova), rende concreta una diversa visione dell'essere e del fare banca. Una presenza che tesse oggi nelle province italiane (in 579 comuni le Bcc rappresentano l'unica realtà bancaria) trame di vita comunitaria che trasformano gli ideali del mutualismo in realtà pratica, tenendo insieme nel contempo profìtti, efficienza ed economia sociale. Con una fitta rete composta da 37mila collaboratori, tra federazioni locali, enti e società del sistema bancario cooperativo. Un sistema bancario controcorrente. A tal punto che, mentre i prestiti erogati dalle altre banche sono via via calati negli ultimi anni (subendo, se non persino acuendo, la crisi), le Bcc sonoriuscitea mantenere elevato e costante il tasso di accoglimento delle richieste di credito: tra l'85 e il 90% dal2009al2013.Lebanchetradizionali, di stampo anglosassone, si sono invece piegate alle ferree regole del sistema respingendo nel terribile 2009 addirittura quasi la metà delle richieste di prestiti. Per poi "ravvedersi" ed erogare nel biennio 2012-2013 circa l'80% dei prestiti richiesti. In totale le Bcc nel 2013 hanno concesso finanziamenti nel medio-lungo termine per 22 miliardi (il 20% circa del totale erogato dal sistema bancario), con una preferenza per famiglie e piccole imprese, l'autentica spina dorsale dell'economia italiana. Sul fronte del mercato immobiliare, altro comparto in forte sofferenza e previsto in stallo ancora per tutto il 2015, più di una famiglia su sei ha ottenuto un prestito per l'acquisto della casa dalle Bcc, per un totale di quasi 8 miliardi di euro in mutui negli ultimi tre anni (il 67% dei prestiti totali erogati, contro il 51 % delle altre banche). Nel corso del 2013 sono poi state più di un migliaio le startup giovanili favorite dal progcammaBuona impresa! delle Bcc che, nel complesso, hanno finanziato 2.530 imprenditori sotto i 35 anni, soprattutto giovani artigiani (611), commercianti (587), ristoratori e baristi (487), operatori turistici (374) e agricoltori (296). E proprio di artigiani e agricoltori le Bcc sono grandi finanziatori con quote di mercato rispettivamente del 22,5 e del 18,3%. Pag. 42 I MILIARDI DI CREDITO IN PIÙ EROGATI DALLE BCC DURANTE LA CRISI 2001-2013 CONTRO I -52 MILIARDI DEL RESTO DEL SISTEMA BANCARIO L'ATTIVO DI BILANCIO DELLE BCC DESTINATO A IMPRESE E FAMIGLIE A FRONTE DEL 52% DEL RESTO DEL SISTEMA E AL 38% DI QUATTRO GRANDI PAESI UE „ LE IMPRESE UNDER 35 FINANZIATE DAL SISTEMA DEL CREDITO COOPERATIVO NEL 2013 DI CUI OLTRE LA METÀ START UP Pag. 43 ^Iwr • I prestiti a famiglie e imprese tornati a salire a dicembre Così le banche E3 Attività di dicembre! Variazioni (miliardi nov. 2014 die 2014 di euro) Aiov2013 /die 2013 Raccolta -1,6% •1,6% Depositi +3,5% +3,6% -1,4% -1,8% -0,4% 0,1% Impieghi (privati e P.A.) IH^JiMif Prestiti a famiglie e imprese non finanziarie Sofferenze lorde/ Impieghi* novembre 2013 7 g % agosto 2014 gi% notembre 2014 gs% 179,3 Sofferenze lorde Sofferenze nette (senza svalutazioni) novembre'13 Fonte: Abi ottobre'14 e banche ricominciano ad allentare i cordoni della borsa. Dopo oltre 30 mesi crescono, infatti, i prestiti erogati dagli istituti di credito a famiglie e imprese. È quanto si legge nel Bollettino mensile dell'Abi, che sottolinea come ci sia stato un aumento del 2,2% su base annua dei prestiti fino a un milione di euro erogati alle imprese e una crescita del 31,2% dei prestiti per i mutui casa. «A fine 2014 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia è stata pari a 1.820,6 miliardi di euro - si legge nei Bollettino - una cifra nettamente superiore, di quasi 120 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.701 miliardi di euro. Afine2014 è in miglioramento la dinamica dei prestiti bancari. A dicembre 2014 il totale dei finanziamenti a famiglie e imprese ha presentato una variazione annua lievemente positiva: +0,1% rispetto al -0,4% il mese precedente e -4,5% a novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo. Quello di dicembre 2014 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da aprile 2012». Secondo l'associazione dei banchieri, «un ulteriore dato positivo riguarda le nuove erogazioni: L novembre'14 '2,8% a ime 2007 i finanziamenti alle imprese per un importo unitario fino a un milione di euro hanno segnato nei primi 11 mesi del 2014 un incremento su base annua di +2,2%. In termini di nuove erogazioni di mutui per l'acquisto di immobili nei primi 11 mesi del 2014 si è registrato un incremento annuo del +31,2%, mentre, nello stesso periodo, anche il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha segnato .un incremento su base annua di +10,2%. Dalla fine del 2007, prima dell'inizio della crisi, a oggi i prestiti all'economia sono cresciuti da 1.673 a 1.820,6 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.417,5 miliardi di euro». Inoltre, sempre a dicembre, i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora più bassi. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 2,48% (il valore più basso da agosto 2010) dal 2,55% di novembre. Il tasso medio sulle nuove opefazioni per acquisto di abitazioni è sceso al 2,76% (2,91 % il mese precedente e segnando il valore più basso da ottobre 2010). Sempre a dicembre il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,61% (3,65% il mese precedente). Maurizio Canicci Pag. 44 M&A. It fondo di private equìty intende rilevare il 100% dell'istituto centrale delle banche popolari - Ricche plusvalenze in vista: molti soci già favorevoli alla vendita Già il primo passo: Permira offre 2,2 miliardi per Icbpi Bper, Ubi, Bpm e altre banche L'azionariato I primi soci di Icbpi. Quota % Credito Vatteilinese Banco Popotare 115,38 Popotare di Vicenza 9,99 Veneto Banca 9,99 Bper 8,69* • Iccrea • «7,92 Popolare di Cividale • «544 " Ubi Banca • 5,04 Bpm •5,0 Altri ^a (*) Sommando le quote detenute attraverso le controllate, la partecipazione sale al 10,6% transazioni bancarie italiane, da parte di un fondo di private equiMB Permira è pronta ad acquity internazionale, il deal deve esstare l'Istituto centrale delle sere soggetto alle necessarie aubanchepopolarLAquanto risultorizzazioni da parte delle Auta al Sole 24 Ore, la società di pri- thority, come Bce e la stessa Banvate equity ha presentato un'ofca d'Italia, che comunque è già ferta cash del valore di circa 2,2 stata informata. miliardi di euro per l'acquisizioD'altra parte, la cessione grupne del 100% del gruppo bancario po specializzato nella progettaspecializzato nei servizi di pagazione e gestione di servizi e sistemento. Giovedì si riunirà a Milami di pagamento potrebbe geneno il comitato dei soci più rapprerare un'importante plusvalenza sentativi di Icbpi che dovrà noper i soci dell'Icbpi coinvolti, ovminare l'advisor finanziario (in vero la quasi totalità del mondo pole position c'è Mediobanca), dellepopolarLTraiprincipalibeper assistere le banche venditrici neficiari c'è il Credito Valtellinell'operazione, e non è escluso nese, primo socio col 204% (dati che la trattativa possa essere sog2014), che aqueste cifreporterebgetta, nuovi rilanci. L'offerta di be acasaunincasso attorno ai450 Permira ha superato di slancio milioni di euro. Ma guadagni imquella di una cordata formata da portanti sono previsti anche per due fondi internazionali, che Banco Popolare (i4,6%),Bper aveva messo sul tavolo circa 1,9 (10,6%), Ubi e Bpm, entrambe al miliardi di euro. L'operazione, maturata fino ad ora in maniera informale, troI PRINCIPALI BENEFICIARI verebbe il consenso di massima Dalla cessione delle quote da parte di diversi dei principali il Credito Vatteilinese soci di Icbpi. Avendo come oggetto l'acquisizione di un istituto incasserebbe circa 450 bancario, peraltro leader nelle milioni: seguono poi il Banco, Luca Davi 5%. Tra le non quotate, plusvalenze attese anche per Pop Vicenza e Veneto Banca (entrambe al 10% circa), Iccrea Holding (7,9%) e Pop Cividale (5,14%). Tragli azionisti di Icbpi, con quote inferiori al 5%, ci sono Carige, Banca Etruria e Lazio, Pop Bari e Banca Sella. L'eventuale incasso potrebbe servire a realizzare un ulteriore rafforzamento patrimoniale che - per dimensioni e per alcuni istituti- potrebbe essere paragonato quasiaquellodiunaumentodi capitale. Un "jolly" di nonpoco conto, soprattutto in una fase come quella attuale in cui alle banche è richiesto da parte dei regolatori un livello patrimoniale sempre più elevato. Senza contare che l'iniezione di liquidità potrebbe rivelarsi unpropellente rilevante invistadeE'awiodiunrisikobancario che, conil varo della riforma della governance delle popolari e l'apertura al modello delle Spa, sembra sempre più vicino. Permira finora ha partecipato in Italia a operazioni come quelle di Valentino, Marazzi Group, Seat Pg e Sisal per citarne alcune. Con questa operazione, il fondo internazionale di private equity metterebbe le mani su un autentico "gioiello" del settore dei sistemi di pagamento e di clearing, divenuta una delle più importanti società europee del settore sortola guida del presidente Giuseppe De Censi. Circa 1.800 dipendenti, il gruppo può contare su una redditività (Roe) attestatasi al 10% circa nel 2013. Lo scorso anno ha realizzato un utile netto di 73 milioni di euro e ricavi operativi per 656 milioni di euro circa. Icbpi al 2013 deteneva un patrimonio netto consolidato pari a • 849,5 milioni, in crescita del 9,7% rispetto ai 774,2 milioni dell'esercizio20i2,conilTotal Capital Ratiochesiattestaali9,3o/o.Controlla al 95% CartaSi (leader in Italia nei pagamenti elettronici con oltre 2 miliardi di transazioni complessivamente gestite) e ha un 20% di Equens (gestione delle transazioni elettroniche) e Unione Fiduciaria. Detiene quote anche in Helpline, Oasi, Hi-mtf. H I @>lucaatdodavi Pag. 45 Per gli istituti è il giorno della riforma Verso l'addio al principio del voto «capitario» - Focus sulla portabilità dei fondi e trasferimento dei c/c MH II presidente del Consiglio Matteo Renzi lo ha confermato ieri ai senatori del Pd: la riunione di governo convocata per oggi alle 13 si occuperà anche di un intervento sul mondo del credito. Dunque, le norme di riforma delle banche popolari verranno discusse contestualmente al decreto-legge «Investment compact». Non è detto, però, che assumano la veste dei due commi secchi che prevedano sic et simplkiter l'abrogazione dell'intero articolo 30 del Testo Unico bancario, quello che disciplina i soci delle banche popolari e che stabilisce il voto capitario (ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delleazionipossedute)iltettodell'i % per le partecipazioni dei singoli soci, il numero minimo di soci (200). Dubbi e perplessità sull'opportunità di procedere in modo tranchant in questo campo si sono levati tanto daparte dei diretti interessati ( le popolari, le bcc) quanto daparte del mondopolitico. E a tarda sera i lavori erano ancora in corso a via XX settembre e a Palazzo Chigi,perdareunavestepiùarticolata alla normativa. Nel provvedimento è previsto anche l'obbligo di trasferibilità del conto corrente in 15 giorni, senza spese di portabilità per il cliente e con eventuale risarcimento proporzionale al ritardo. Sul fatto che una riforma sia necessaria e resa urgente anche dalla velocità impressa dalla crisi alle trasformazioni del mondo bancario, peraltro, non ci sono dubbi. A più riprese, del resto, il Governatore Ignazio Visco aveva sollecitato un provvedimento: «La Banca d'Italiariconosce ilmodello cooperativo- aveva affermato ad esempio Visco all'assemblea annuale dell'Abi-manonabbiamomaifattò mistero della nostra convinzione che, per le banche popolari più grandi, quotate in Borsa, operanti a livello nazionale 0 internazionale, sarebbe opportuno un diverso assetto societario». E un analogo auspicio era venuto anche dal Fondo monetario internazionale nonché dalla Commissione europea. Per chiarire la portata del provvedimento di modifica il portavoce del premier Filippo Sensi ha poi rilanciato, ieri sera, via twitter, un'anali- si diReuters secondo la quale, cambiando lanorma che assegnauguali diritti di vóto agli azionisti delle banche del settore cooperativo in Italia il presidente del consiglio Renzi riuscirebbe ad accrescere la concorrenza e anche ad affrontare la questione del futuro della banca Monte dei Paschi, perchè togliere la norma «una testa un voto», almeno per le popolari quotate in Borsa, potrebbe aprire la stradaper una fusione tra Mps e una delle maggiori popolari, come Ubi. Sennonché dal mondo politico, proprio ieri, è partito un fuoco di fila. Il più netto è stato il segretario della Lega Matteo Salvini, che si è d etto «pronto a salire sulle barricate a dife'sa dei territori. Intanto, fermiamo questo tizio». Il Carroccio si è anche detto pronto a un esposto, sospettando una misura che favorisca il salvataggio di Mps.il presidente di Assopopolari, Ettore Caselli, che è anche presidente della Bper, si è invece detto «perplesso» sulle ipotesi circolate e ha ricordato come l'associazione avesse nominato una Commissione compo- sta da accademici di chiara fama, composta dal Presidente.ProfAngelo Tantazzi, dal Prof. Piergaetano Marchetti e dal ProfAlberto Quadrio Curzio«con il compito di elaborare un modello di banca popolare ancor più rispondente alle mutate esigenze del mercato». Già lo scorso venerdì, peraltro, erano scattate le prime voci critiche, apartire daisindacatidelsettore, preoccupati per possibili tagli del personale a seguito delle aggregazioni, ma anche nello stesso Pd: da Fioroni, preoccupato per sorti della finanza cattolica molto presente nel settore delle popolari, a Boccia. Ieri, il fronte si è allargato anche al centrodestra e in particolare a Forza Italia dove si sono espressi contro Renata Polverini, Anna Cinzia Bonfrisco e Maurizio Gaspara. Anche il segretario generale del sindacato Fiba Cisl si è pronunciato contro il ricorso al decreto, ricordando come le popolari siano le più generose verso le Pmi e attaccando «l'effetto annuncio» che ha permesso «enormi rialzi» sui mercati finanziari. R.Boc. Pag. 46 Cooperative. Il mercato scommette sull'abolizione del voto capitario (+6,17%) Caso Cattolicafrale assicurazioni •w Cattolica è l'unica compagnia assicurativa quotata che ha forma di società cooperativa e che, come tale, applica il principio del voto capitario. Un profilo perfettamente attinente a quello finito nel mirino del governo, al lavoro per provare a sradicare il modello storico delle banche popolari. Il legame non è evidentemente sfuggito all'occhio attento del mercato e gli effetti sono tutti nellaperformance' di borsa registrata ieri dal titolo del gruppo: +6,ij°/o a 6,02 euro. Unbalzo tanto più significativo perché segnato in una fase di "stasi" delle quotazioni della compagnia, a riprova del fatto che Piazza Affari ha dato il via agli acquisti sull'ipotesi che la società possa essere coinvolta dalla riforma. Allo stato non è possibile dire se l'intervento sulle banche popolari avrà realmente conseguenze anche su Cattolica ma alcuni osservatori fanno notare due aspetti che meritano una certa riflessione. Innanzitutto va ricordato che l'Autorità di controllo di riferimento per il gruppo è Ivass, Authority che a sua volta fa ora capo a Banca d'Italia, cui spetterà "operativamente" il compito di gestire l'eventuale complessa transizione. E questo è un primo indizio a favore di un potenziale coinvolgimento. Il secondo lo si trova nelle pieghe della relazione sulla governance scritta da Cattolicastessa.Inquellerigheil gruppo spiega che «le principali disposizioni cui la Società è sottoposta, oltre a quelle generali inerenti l'esercizio dell'attività assicurativa, sono quelle correlate alla natura cooperativa della società. Si ricorda inoltre la Legge del 17 febbraio 1992, n. 207, relativa alla disciplina delle azioni». La norma, cui la compagnia fa riferimento, è una disposizione che di fatto il gruppo condivide con quelle che disciplinano le azioni delle banche popolari. Questi, allo stato, sono gli unici due elementi, oltre alle scommesse del mercato, che legano Cattolica al destino delle Popolari. Salvo che, facendo un tuffo nel passato, non venga rispolverato quell'antico progetto, rimasto su carta e mai realmente approfondito.diunatrasformazionedel gruppo in unanormalesocietà di capitali. Solo pochi mesi fa, alla vigilia dell'aumento di capitale, da Cattolica assicuravano che non c'era allo studio alcun cambiamento della forma societaria.L'ultimaparola,però, a questo punto spetta al governo. Si vedrà se porterà avanti l'offensiva sulle Popolari e si vedrà se questa andrà a intaccare anche gli equilibri di Cattolica. L.G. Pag. 47 Le «Popolari» fanno il 20% del credito europeo Oltreconfine. Dalla francese Crédit Agricole all'olandese Rabobank, gli istituti che si basano sul principio «una testa un voto» sono 3.700 in tutto il continente e hanno circa 215 milioni di clienti Andrea Franceschi • H Forti radici nel territorio di origine e una govemance fondata sul principio "una testa, un voto". Questi sono i cardini dell'industria del credito cooperativo. Un sistema che da oltre un secolo è ancora una delle colonne portanti dell'economia europea. La European Association of CooperativeBanks (Eacb), la principale organizzazione del settore, stima che ad oggi nel Vecchio Continente operino 3700 banche di credito cooperativo che danno lavoroa85omilapersoneehanno circa2i5 milioni di clienti. L'associazione stima che il settore abbia in mano il 20% del mercato bancario retail. Una percentuale dietro cui si celano numeri molto diversi da Paese a Paese. In Francia ad LE PERFORMANCE Secondo la Eacb, il settore durante la crisi 2008-2012 ha registrato un aumento della clientela del 5%, mentre i depositi sono saliti del 28% esempio gli istituti di credito cooperativo hanno in mano il 45% del mercato. Numeri che si spiegano con le dimensioni delle tre maggiori "popolari": Crédit Agricole, Bpce e Crédit Mutuel che messe insieme hanno un giro d'affari annuo che sfiora i 53 miliardi di euro. Credit Agricole, stando alla banca dati S&P Capital IQj ha asset a bilancio per 1500 miliardi di euro. Numeri che la accomunano più a una grande banca di investimento che a una piccola cassa di risparmio. E formalmente una banca di credito cooperativo anche il colosso olandese Rabobank che ha ricavi annuiper 8,7 miliardi di euro e ha in mano il 40% del mercato bancario olandese. I numeri dell'Eacb sulla performance delle banche di credito cooperativo nel quinquennio della crisi 2008-2012 sono sorprendentemente positivi. Il settore ha sperimentato un incremento del 5% della clientela, il numero dei soci è cresciuto del 4,5% mentre il valore dei depositi è cresciuto del 28 per cento. Una performance che un recente studio della società di consulenza Oliver Wyman attibuisce alla capacità di molti di questi piccoli istituti di credito di conservare la «fiducia» dei clienti per via del sostegno all'economia del territorio che sono riusciti a mantenere anche negli anni della recessione. Certo un conto sono i numeri complessivi, un altro le singole storie. E in questo capitolo non sono mancate lebatoste della crisi. È il caso soprattutto della Spagna che ha dovuto fare i conti con , lo scoppio della bolla immobiliare che halasciato morti e feriti, sia tra le banche controllate dagli enti pubblici, che tra le cajas rurales di tipo cooperativo. Pesantemente colpite dalla crisi dei "mutui subprime" del 2007-2008 poi sono state poi le Landesbank tedesche, che non hano la governance delle cooperative, ma che hanno un modello di business molto simile in quanto fortemente concentrate sull'economia locale. Negli anni d'oro della finanza speculativafecero incetta di titoli tossici e quando labollà scoppiò ne furono travolti. Dovette intervenire il governo tedesco. Il conto totale del salvataggio sarebbe stato di 23 miliardi di euro. Governance • Con il termine Governance si intende l'organizzazione interna di un'impresa, che regola le relazioni fra i soggetti interni all'impresa stessa che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell'attività e alle forme di tutela dei divarsi interessi esterni coinvolti. Pag. 48 Difendiamo le Banche «differenti» E se è stato un falso allarme, meglio così il direttore risponde di Marco Tarquinio te J> dunque capire che le Banche popolari sarebbero state e forse ancora sono a forte rischio, nella ipotesi di un decreto che da domani (oggi, ndr), dovrebbe fare ordine nella complessa regolazione del sistema bancario. Colpisce il riferimento esplicito alle Banche popolari (a quanto pare, non più alle Banche cooperative), cioè a una parte importante di quei soggetti bancari che si pongono come "interlocutori amichevoli" capaci di capire, intervenire e facilitare la soluzione dei problemi 1 lina lettera di Binetti, parlamentare che tiene gli occhi aperti. Molti allarmi per notizie circolate e tagliate secondo interesse. E una certezza: Banche popolari (non quotate) e Bcc vanno preserv; di famiglie e piccole e medie imprese in un contesto socio-economico che le fa sentire schiacciate da una crisi pesante e prolungata. Trasformare le Banche popolari tutte, ma proprio tutte, anche le non quotate in Borsa, in istituti simili alle Spa significherebbe cancellarne la logica fondativa, che le pone a fianco delle fasce sociali più fragili, laddove la relazione interpersonale, il rapporto di fiducia e una calcolata capacità di rischio rappresentano , un insostituibile e decisivo "di più". E questo mentre è sotto gli occhi di tutti la velocità con cui chiudono tante attività, compresse dalla concorrenza internazionale e sottoposte a una pressione fiscale ingestibile per un gran numero di loro. Il Papa, non per nulla, continua a indicare la necessità di riscoprire una economia a misura di uomo, perché è l'economia che deve stare al servizio della persona umana e non viceversa. Le Banche popolari e il Credito cooperativo, anche quando si associano in reti più grandi, mantengono la forza di una relazione personale nei confronti di "clienti" che si sentono accolti, in modo spesso incondizionato, perché legato a una logica solidaristica e personale che le grandi banche pèrdono di pari passo all'aumento di *«»««*# aro direttore, come sempre quando qualche problema particolarmente urgente tocca le famiglie e raggiunge una elevata soglia di criticità, mi rivolgo alla sua attenzione, sapendo di poter contare su di un ascolto incisivo ed efficace per sensibilizzare molte famiglie che non hanno percepito il rischio che stanno per correre. Non a caso "Avvenire" è già intervenuto con forza sul tema in sede di cronaca e di commento. Ma reperita iuvant. Notizie di stampa per nulla allarmate ('Avvenire" a parte) di hanno fatto dimensione. Preservare le caratteristiche delle Popolari significa, perciò, difendere persone e famiglie, significa aiutarle a fronteggiare i lunghi periodi di disoccupazione, la difficoltà di fare fronte al mutuo per una casa comprata con difficoltà; ma significa anche sostenere la speranza di una coraggiosa imprenditorialità giovanile che, con idee ma scarsi o nulli mezzi, vuole misurarsi con nuove e inedite sfide. Se si soffocasse tutto ciò nell'anonimato, crescerebbe la possibilità per i "poteri forti" delle grandi multinazionali bancarie di allungare i propri tentacoli, esasperando il divario che separa una classe sociale "elitaria" (sempre più ricca e ristretta) e una classe sociale "popolare" (sempre più vasta e povera). Non è questa l'Italia che vogliamo. La ringrazio dell'attenzione che "Avvenire" sta dando al tema, anche con l'editoriale, bello e documentato, che ha affidato domenica scorsa Pag. 49 al professor Leonardo Becchetti, e vorrei richiamare in modo chiaro e forte non solo l'attenzione del Governo (per questo ho scritto anch'io al presidente Renzi), ma anche delle famiglie, di tutte le famiglie. Perché irischidi certe manovre le riguardano direttamente. Paola Binetti Parlamentare Udc di Alleanza Popolare ggi sapremo, cara onorevole Binetti. Sapremo se sono davvero infondate, come è stato fatto trapelare, certe anticipazioni che avevano provocato negli ultimi giorni, su piani diversi e complementari, molte preoccupazioni (compresa la sua condivisa da diversi suoi colleghi, compresa quelle di associazioni e movimenti, compresa la nostra). Sapremo se sono falsi e distorcenti i quadretti anti-Banche popolari e anti-Banche di credito cooperativo dipinti in una lunga vigilia del Consiglio dei ministri che sta perriunirsi.Vigilia segnata da manovre e chiacchiere ideologicamente interessate e anche un po' lobbiste. Vigilia gravata dall'ombra dei tentacoli di grandi soggetti bancari senz'anima e senza patria lutto questo, si dice, non si realizzerà. Noi lo speriamo anche perché - ripeto ciò che abbiamo già scritto con lucida passione qualunque operazione tesa a snaturare questo prezioso tipo di istituti bancari « differenti», che continuano una storia molto sana e molto italiana di buona e servizievole finanza, sarebbe incomprensibile e ingiustificabile. Anche per le motivazionirichiamatenella sua lettera. Che non sono frutto di un eccesso di allarme, ma di una scriteriata "lettura" delle misure in via di definizione che si è lasciata circolare. Se, dunque, l'esito della riforma annunciata - é denominata, secondo la discutibile ma dilagante, moda degli anglicismi, "Investment Compact" - dovesse infine comportare non la mortificazione bensì una sottolineatura della specificità buona delle "pure" banche del territorio, delle famiglie e delle piccole e medie imprese, non avremo esitazioni ad applaudire la scelta del Governo Renzi. Pag. 50
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