1 - Federazione Trentina della Cooperazione

ASSISTENZA
Educatori e volontari ogni giorno sono al fianco delle famiglie
Il Centro Anffas compie trent'anni
Trent'anni di vita e
trent'anni di attività per il
Centro socio-educativo
Anffas di via Onestinghel
che ieri ha deciso di aprire
le proprie porte per
festeggiare questo
importante traguardo. Ad
oggi all'interno del centro
vengono seguite 14 persone
di diverse età grazie
all'impegno di 8 educatori e
8 volontari.
«Operiamo tutti i giorni - ha
spiegato ieri Antonella Aste,
referente del Centro - per
aiutare le famiglie e per
sostenerle. Strutture come
questa sono di fondamenta!*
importanza per le famiglie e
per gli stessi ragazzi visto
che uno dei nostri principali
obiettivi è quello di fargli
acquisire autonomia».
Dal lontano 1985, quando
nacque la nuova realtà del
Cse di via Onestinghel, è
stata percorsa moltissima
strada. Ad operare
all'interno del Centro in
questi anni sono stati
diversi educatori. Il Centro,
ha spiegato la referente, «è
finalizzato ad instaurare una
qualità relazionale tra quanti
lo frequentano e ad
incentivare e facilitare il
raggiungimento di piccole
autonomie legate al
quotidiano.-Ci sì propone
anche di incoraggiare e
creare legami con il
territorio circostante
nell'ottica della cittadinanza
attiva».
Ecco allóra che ieri l'equipe
del Centro, assieme alle
famiglie, ha ricordato tutti
questi passi portati avanti in
trent'anni di storia. Una vera
e propria festa che ha visto
la partecipazione di
numerose persone e il
coinvolgimento anche di chi
vive nel quartiere dove si
trova il Centro socioeducativo. Tra le varie
attività che sono state
attivate in questi anni
troviamo il laboratorio di
cera, quello musicale, il
laboratorio di creta e quello
culturale. Sono organizzate
anche attività esterne come
la Pet-therapy, la
musicoterapia e numerose
altre attività motorie.
«Abbiamo anche in
previsione - ha spiegato
Antonella Aste - di
coinvolgere i nostri ragazzi
in attività che riguardano la
cittadinanza attiva. Questi
trent'anni sono un punto di
partenza per guardare verso
altri traguardi».
G. Fin
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LA VISITA
Le classi quinte alla Baltera grazie agli «Amici di Expo Riva Schuh»
«Gardascuola», una lezione all'Expo
Gli studenti delle classi quinte dell'Istituto tecnico turistico «Gardascuola» hanno visitato lo scorseTunedì "Expo Riva Schuh" la fiera internazionale della calzatura più importante in Italia ed uno degli appuntamenti irrinunciabili a livello mondiale per gli addetti
del settore.
La visita dei padiglioni fieristici è avvenuta dopo essere stata preceduta di una da una attenta illustrazione teorica riguardante l'attività fieristicocongressuale di Riva del Garda Fierecongressi Spa, con un
approfondimento mirato ad
evidenziare gli effetti economici e turistici prodotti sul territorio jdijriferimenlo.
L'iniziativa è stata promossa
dall'associazione "Amici di Expo Riva Schuh" che, fra i principali obiettivi del proprio statuto, ha la valorizzazione e
promoztèRe della storia e delle ricadute socio-culturali della manifestazione fieristica sull'Alto Garda e sulla Provincia
di Trento.
Il progetto si è, quindi, articolato in due momenti distinti: i
responsabili dell'associazione hanno prima effettuato una
presentazione in aula e, successivamente, hanno condotto gli studenti alla scoperta degli stand fieristici in località
Baltera.
Gli studenti hanno appreso in-
formazioni e modalità operative sulla gestione del soggetto organizzatore ed osservando da vicino il lavoro di espositori e visitatori, sulle dinamiche del mercato calzaturiero internazionale.
Una serie di sollecitazioni che
hanno destato un forte interesse dei ragazzi e generato
numerose domande di approfondimento nella fase di riflessione finale hanno poi concluso la visita formativa.
Gianfranco Ghisi, presidente
di "Amici di Expo Riva Schuh",
ha commentato questa iniziativa come «un positivo coinvolgimento di studenti motivati a conoscere gli effetti del-
l'indotto economico e turistico prodotti sul territorio per
molteplici motivazioni, fra cui,
di sicuro, un possibile inserimento lavorativo nell'ambito
del terziario».
Dello stesso avviso anche Carlo Modena, presidente di Gardascuola che per oltre 15 anni ha condotto direttamente
(da direttore e presidente) o
indirettamente il timone dell'evento il quale ha espresso
un plauso all'iniziativa, pur
concordata, che ha permesso
agli studenti di rendersi conto delle potenzialità, delle problematiche e dell' importanza
di un fenomeno a molti sconosciuto.
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FASSA 1 L'elettrodotto collegherà varie cabine
Nuova linea elettrica interrata
Via libera al Consorzio di Pozza
VALy^W FASSA - Migliorie
alle opere elettriche nei
Comuni di Vigo di Fassa e
Pozza di Fassa sono state
autorizzate, al termine di un
lungo iter, dal Servizio
gestione risorse idriche ed
energetiche della Provincia
(Aprie). In particolare sarà il
«Consorzio Elettrico di Pozza
di Fassa Società
Cooperativa» a costruire la
linea elettrica a 20 kV in cavo
interrato, tra le cabine
esistenti MT Vallonga Ciarnadoi - Funivia - Vigo
Centro e le nuove cabine MT
Piz Vigo - Cima 12 - Pantl Poldin - Anziani ex Colonie.
L'impianto, secondo la
relazione tecnico descrittiva
allegata alla domanda,
prevede un elettrodotto in
cavo interrato della
lunghezza di 820 mt + 145 mt
+ 280 mt + 120 mt + 530 mt +
290 mt + 380 + 140 mt. Il
Consorzio Elettrico di Pozza
è stato autorizzato anche
all'esercizio del nuovo
elettrodotto. Il Servizio
gestione strade ha prescritto
che, prima di dar corso ai
lavori, vengano messe in atto
tutte le precauzioni atte ad
evitare pregiudizi al corpo
stradale e alla sicurezza della
circolazione, collocando in
posizioni adeguate e
concordate tutta la
necessaria e prescritta
segnaletica.
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La giunta della Comunità in visita ala coop Girasole
L'esecutivo della Comunità della Vallagarina, accompagnato
dalla responsabile dei servizi
sociali Carla Comper, ha visitato il nuovo sito del laboratorio
di falegnameria delle cooperativa sociale il Girasole di Rovereto. Ad accoglierli c'era il presidente della Coop Saverio Manzana, i consiglieri Carlo Zandonai, Piergiorgio Bezzi e Rossella
Girardi (che è anche operatrice) e il coordinatore Roberto
Brunelli. Il laboratorio della cooperativa Girasole si è trasferito dalla vecchia sede di via Cartiera a un sito in zona industriale. (accanto_aLRovercenterì _che
sarà inaugurato ufficialmente
il 17 aprile prossimo in occasione dei 30 anni di vita della cooperativa che si occupa di uomini con disagi di tipo psichico e
sociale. Nel laboratorio attualmente lavorano 4 persone e
chiunque può portare un mobile o altri oggetti in legno a far riparare o restaurare. Nuovissimi e all'avanguardia i macchinari e le cabine per lo smontaggio, la pulizia e la verniciatura
del legno. Nel corso della visita
la Giunta ha potuto vedere come si svolge il lavoro di falegnameria e conoscere da vicino
una realtà importante sia dal
punto di vista imprenditoriale
che sociale. «Bello essere qui ha commentato il presidente
della Comunità della Vallagarina Stefano Bisoffi - perché siamo in un luogo che utilizza il lavoro come strumento per ridare speranza e dignità a persone
che vivono situazioni diffìcili.
Qui vediamo emergere un'idea
di lavoro di grande valore, perché non è solo un'attività che
serve al cittadino ma è anche
una mano tesa a persone che
hanno necessità di lavorare».
(m.cass.)
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x Dogana, oggi o domani la demolizione
Ultime ore per l'ex Dogana, il
coloratissimo edificio che fino
al 2013 ha ospitato il centro sociale Bruno. E la struttura cadrà
anche prima di quanto previsto
dato che oggi, o al massimo domani, salvo intoppi, uomini e
mezzi della ditta "Zampedri Lorenzo" di Pergine entreranno in
azione per dare il via alla demolizione. Ormai da giorni, operai
e tecnici sono al lavoro per quella che viene definita "pre-demolizione". «Abbiamo tolto tutto
ciò che si poteva - spiega il titolare Lorenzo Zampedri - portando via gli infissi, sia esterni
che interni, e rimuovendo tubature, elementi plastici e qualsiasi altra cosa potesse essere rimossa». Ieri, invece, si è provveduto all'adeguamento dei mezzi per renderli ancora più funzionali quando, piano piano, faranno crollare la vecchia struttura, in cui parte delle solette
sono realizzate con le classiche
"cantinelle". Il lavoro degli escavatori, quindi, si altarnerà a
quello degli operai, che interverrano per portar via subito
qualsiasi tipo di materiale che
non sia cemento. Dovrebbero
essere stati risolti, intanto, an-
che i problemi di rifornimento
idrico del cantiere. Acqua che
sarà costantemente spruzzata
sull'edificio durante la demolizione per evitare che un'enorme nuvola di polvere si alzi e vada a sporcare qualsiasi cosa nel
raggio di centinaia di metri. La
condanna a morte dell'ex Dogana è stata pronunciata quando
è stata definita la permuta tra la
Cooperazione e la Provincia
per il passaggio dell'area ex Italcementi all'ente pubblico e la
cessione da parte di quest'ultimo dell'immobile e della sede
del rettorato di via Belenzani.
Pag. 9
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p t i j f n h u l ì iilli s'dtiji.
Pag. 10
Contratto Casse rurali
La rivolta dei bancari
Scioperi, 90% in assemblea Dubbi nei vertici
Lunedì 26 il primo sciopero
Contratto Casse rurali
I bancari in rivolta
Cresce la rabbia tra i dipendenti
delle Casse rurali per la scelta
unilaterale della Federazione
della cooperazione di disdettare
il contratto integrativo. I
sindacati: «1190% dei lavoratori
partecipa alle assemblee». Si
annuncia quindi una adesione
molto alta al primo giorno di
sciopero, previsto per lunedì
prossimo, 26 gennaio.
F. TERRERI
A PAGINA g
I sindacati: preoccupazione
e sconcerto nel credito
cooperativo e nella politica
sulla disdetta unilaterale
TRENTO -1 dipendenti delle Casse rurali partecipano in massa alle assemblee - «anche il 90-95%» sottolinea Domenico Mazzucchi della Fabi - ed esprimono delusione e protesta per la decisione della Federazione Trentina della Cooperazione, su indicazione di Federcasse, di disdettare unilateralmente il contratto integrativo e, dal 1° febbraio, disapplicarne le clausole con effetti sulle buste paga. Ma anche tra presidenti e direttori delle Rurali, convocati venerdì per affrontare il problema, crescono perplessità e preoccupazione, soprattutto sulle modalità
con cui la decisione è stata presa e sull'impatto che gli otto giorni di sciopero previsti avranno sull'immagine stessa delle Casse verso i soci e i clienti,
oltre che sui conti.
Secondo una nota dei sindacati Fabi,
Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil «a distanza di 20 giorni dalla comunicazione della disdetta unilaterale dei contratti provinciali e a una settimana dall'avvio
delle azioni di sciopero proclamate dal
sindacato (il primo giorno previsto è
lunedì prossimo 26 gennaio ndf), aumentano all'interno e all'esterno del
movimento del Credito cooperativo
trentino lo sconcerto e le perplessità
per l'iniziativa della Federazione di
Trento».
«Nessuno infatti riesce a capire - proseguono i sindacati - perché sia affidato a Federcasse Roma il compito di determinare unilateralmente le nuove
condizioni economiche e normative
con le quali, a partire dal prossimo 1°
febbraio, sarà regolato il rapporto di
lavoro dei circa 3.000 dipendenti trentini del settore, in sostituzione di un
contratto provinciale rispetto al quale, fino a ieri, mai la Federazione trentina aveva espresso la necessità di una
rivisitazione».
Secondo i sindacati, i lavoratori non
ne fanno una questione economica. In
una lettera firmata personalmente e in
corso di invio in questi giorni a ciascun
cda delle Rurali, si precisa infatti che
la loro partecipazione alle proteste e
agli scioperi «niente ha a che vedere
con la necessità di nuove regole o con
possibili sacrifici economici e normativi anche a nostro carico». In ogni caso, ricorda Mazzucchi, la disdetta non
è un problema di risparmio: «Parliamo
del 3-4% del costo del personale».
Lo sconcerto e la preoccupazione per
gli effetti di questa decisione, affermano le organizzazioni sindacali, sarebbe ormai diffuso anche tra le forze politiche, con le quali i contatti sono in
questi giorni «numerosi». Un'interrogazione è stata depositata in Consiglio
provinciale e altre sarebbero in arrivo. L'allarme principale, rilanciato dai
sindacati, è quello sulla «radicale revisione del concetto stesso di autonomia in un settore economico nevralgico e fondamentale quale quello del credito: le Casse Rurali rappresentano oggi l'ultimo sistema creditizio a diretta
responsabilità locale».
Ma perplessità emergerebbero nello
stesso credito coop. «Dalle dichiarazione dei diretti interessati registriamo infatti una netta e forte presa di di-
stanza dalla iniziativa della Federazione da parte della larghissima maggioranza dei direttori e del personale dirigente trentino. Anche i cda e i presidenti di svariate Casse ci hanno espresso il loro vivo imbarazzo e la preoccupazione per la evidente perdita di peso politico del sistema trentino nel saper difendere e tutelare le specificità
del proprio modello cooperativo». Alla luce di tutto questo, i sindacati ritengono possibile, anzi probabile, «che
singole Casse e singole aziende aderenti alla Federazione Trentina prendano le distanze dall'attuale situazione».
F.Ter.
A Bolzano si tratta
In questi giorni, sostengono Fabi,
Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca Uil, è in
dirittura d'arrivo per le Casse
altoatesine un contratto provinciale
sostitutivo sia del contratto
nazionale sia di quello provinciale,
in attesa dei prossimi eventi
nazionali. «Ci auguriamo
vivamente che anche inTrentino si
voglia fare altrettanto» e che, al
pari di quanto deciso dalla
Federazione di Bolzano, si riaffermi
verso Roma «il sacrosanto diritto
alla propria autonomia».
3.000
CASSE
RURALI
DIPENDENTI
DELLE RURALI
Dopo
la fusione
tra Mori
e Brentonico
le Casse rurali
inTrentino
sono 42
1 dipendenti
delle Rurali
trentine sono
2.300 che
salgono a
3.000 con gli
enti collegati
Pag. 11
MILIARDI
DI CREDITI
1 prestiti
delle Casse
rurali trentine
sono scesi
l'anno scorso
fino a 11,6
miliardi
MILIARDI
1 NUOVI
Le Rurali
trentine hanno
erogato
l'anno scorso
quasi 2
miliardi di
nuovi crediti
Pag. 12
RURALI
H contratto
dei bancari
diventa
caso politico
«A distanza di 20 giorni dalla
comunicazione della disdetta
unilaterale dei contratti provinciali ed a una settimana dall'avvio delle azioni di sciopero proclamate dal sindacato, aumentano all'interno ed all'esterno
del movimento del credito cooperativo trentino lo sconcerto
e le perplessità per la iniziativa
della Federazione». A dirlo, annunciando la conferenza stampa di domani sono Fabi, Fiba/
Cisl, Fisac/Cgil e Uilca «Nessuno infatti riesce a capire perché sia affidato a Federcasse
Roma il compito di determinare unilateralmente le nuove
condizioni economiche e normative con le quali, a partire
dal prossimo 1 febbraio, sarà
regolato il rapporto di lavoro
dei circa 3.000 dipendenti trentini del settore, in sostituzione
di un contratto provinciale rispetto al quale, fino ad ieri, mai
la Federazione trentina aveva
espresso la necessità di una rivisitazione». E i sindacati annunciano che quanto successo
sta diventando anche un caso
politico: «già una interrogazione è depositata in Consiglio
Provinciale ed altre sono in fase di definizione, tanto a livello
provinciale quanto regionale».
: Gli imprenditori? Ve
? poco istruiti e figli di
Pag. 13
n
«La via d'uscita? Trattativa nazionale»
Odorizzi
(Federcoop): «La
disapplicazione
dell'integrativo
atto straordinario
per riprendere
il dialogo. A
Roma»
TRENTO - «Non c'è dubbio: la
disdetta e la disapplicazione
del contratto integrativo è un
atto straordinario in un
momento straordinario per
la cooperazione di credito».
Per Michele Odorizzi (nella
foto), responsabile relazioni
sindacali della Federazione
delle coop, la decisione che
ha portato alla rottura con i
sindacati dei bancari arriva
dopo molto tempo, «dopo
che il contratto nazionale è
stato disdettato nel
novembre 2013» ed è una
forzatura che mira a
recuperare rapidamente il
dialogo «sulla riprogettazione
del contratto». Solo che la
ripresa del confronto
dovrebbe avvenire a livello
nazionale, con Federcasse.
Qui in Trentino l'unica
possibilità di influire sarà la
concreta applicazione della
decisione in ciascuna Cassa
rurale. «Stiamo incontrando
direttori e responsabili del
personale, a fine settimana ci
sarà una riunione di tutte le
Casse per decidere quali
revisioni del contratto
applicheremo dal 1 °
febbraio». Meno probabile un
rinvio della disapplicazione:
anche questo dipende da una
ripresa di contatto a livello
nazionale.
«Il tempo non è una variabile
indipendente - sottolinea
Odorizzi - Occorre trovare
oggi una risposta. In questi
anni, al contrario delle
banche Abi, abbiamo
continuato ad assumere
personale. L'atto certamente
grave e inedito che abbiamo
fatto mira a suscitare nuova
disponibilità nelle parti.
L'auspicio non è quello di
disapplicare, ma di rimettersi
al tavolo. Il tavolo su cui si è
rotta la trattativa è, però,
quello nazionale». E sarebbe
eventualmente sui sindacati
nazionali che dovrebbero
farsi sentire le organizzazioni
trentine dei bancari coop.
Se le parti riprendessero a
trattare, conclude Odorizzi,
ci sarebbe la possibilità di
sospendere e rinviare la
disapplicazione.
Pag. 14
LA SVOLTA
Renzi: troppe banche, poco credito. Nuove norme anche sulle Popolari. L'allerta di Dellai
Rurali-Bcc, le fusioni arrivano per decreto
ROMA - Come se non bastasse lo
scontro sul contratto, un altro
allarme si è diffuso in questi giorni
nelle Casse rurali e nelle banche di
credito cooperativo: la possibilità
che oggi il consiglio dei ministri vari
un decreto di razionalizzazione del
credito bancario che preveda, oltre
all'abolizione del voto per testa
(capitario) nelle banche popolari,
requisiti più severi di dimensioni e
patrimfilHattzzazione per Rurali e
Bcc. In pratica, una spinta alle
fusioni. Il presidente del Consiglio
Matteo Renzi (nella foto) nei giorni
scorsi aveva già lanciato il tema: ci
sono moltissime banche e
pochissimo credito, soprattutto per
le piccole e medie imprese. Una
prima replica era già arrivata da
Federcasse: le Bcc, dice il presidente
Alessandro Azzi, «hanno confermato
in pieno la loro vocazione
anticiclica. Nel solo ultimo biennio
hanno reso disponibile a famiglie e
Pmi liquidità aggiuntiva per 6,3
miliardi di euro». In Trentino,
secondo il direttore di Federcoop
Cario Dellasega, i nuovi crediti erogati
nel 2014 sfiorano i 2 miliardi, anche
se il saldo finale vede un calo.
Tra i contenuti del decreto, secondo
la Reuters, l'abolizione del voto
capitario nelle banche popolari,
misura, vista come un passo verso la
trasformazione in spa, che ieri ha
fatto volare i titoli bancari in Borsa,
scatenando viceversa reazioni
politiche critiche dalle opposizioni.
Su possibili misure sulle Rurali,
interviene invece l'ex governatore
Lorenzo Dellai, presidente del gruppo
parlamentare Per l'Italia-Centro
Democratico alla Camera. «Occorre.
che il Governo proceda con grande
prudenza e senza superficialità nella
riforma del credito cooperativo.
Qualche intervento nel campo delle
grandi banche popolari può avere
un senso. Costringere le piccole e
medie banche cooDerative^a macro
fusioni, imponendo soglie di
patrimonializzazione irragionevoli,
rischia invece di distruggere uno dei
modelli di credito che nel nostro
Paese ha avuto ed ha un ruolo
importante nello sviluppo locale e
nella tenuta del sistema sociale,
indebolendo il legame con il
territorio e con le componenti civili
e sociali che lo animano».
«Oltretutto - aggiunge Dellai - la
cronaca anche recente ci dice che
non tutto ciò che è grande nel
mondo del credito è
automaticamente efficiente e
trasparente. Giusto dunque
rafforzare gli strumenti di garanzia
in linea con la tendenza a livello
europeo, ma occorre che le misure
siano proporzionate e di buon senso
e non pensate o utilizzate per
cancellare una presenza essenziale,
soprattutto in alcune parti del
Paese, per la democrazia
economica».
F. Ter.
Pag. 15
«Rurali, molli presiclenli sono con noi»
Iiìlegrativo liisdellala i sindacali \ orso h sciuperò. Pressing su SclicIO
M
blea direttore,
ieri a l'ttiitu, in sala. Uiui
t inetti iti t',isf.,'i i .'ntrJi 1 hiMH\i,
.) s t u p i r e l'assemblea t'era si
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p i i ' l l l l l l l . CiHl . ì l i t l i ' H u Illki t l l ' l l
t'Iii'Niimitk'
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Ul'ljtitlo
TRENTO T it'ueri-n/a,' un obbligo, ITM sì presume che siano
E»uhi i pri-suli'iitié$t anse ni
rali conienti di deliberare Li
disdetta deli'inttgratho dei lnr«ii|ti;tsi (iHtd.ulkli'Iti iìli occhi
Mino puntati sul comitato tsci.ul intuii gii», tdi in l-Vi.Surv.ts^n\
visi cui si spira emeiya una si >ì u z i o n e ( u n a p r o r o g a - | da
!.JH-IUÌI-IM um rd'i acir.^h.'in
•lina di ptrsone in piedi Così
laute ntinnieno ì sindacati se
le .i-.pi tiin ano. I>\iltrnn>1*'
«liipxtn è 1,1 -'(tiin.in,» derisila
senza passi fidanti lunedi proseliti' i u : / u *l p iccltetto dì s
più | giurili di sciopero uno
s h i x k p t r i l I remino, UnitarunU'nti' ìrrì r.ihì. Dh.l i isl, risat
Cyil t Vilca hanno ricordato: • I
lavorateti non ne fanno uno
qm-^rione t-vonoiniiM In u i u
lettera in corso di tir. io a cìa"-1,'itii cita si prvik.i infatti clic
ÌA protesta <£ causata dalla voli inLi di affidine a tfotnu :I
u impilo ili definire i t u l i , .
munii dì un contratto che fino
iog{ìls-i tegolato in -|n\ifii]t,'i
i-1 la diversità did Trentino..
J>fc'conJo ì sindacali aiithc !
pulitici s t a n n o e s p t i m e n d o
jwmvup.i/ii 'ili--, imi (auto di
i n t e r r o g a z i o n i in consiglio
S'pft itici.<h'. Some».no r per
plessìtà .tirò ano perii in primo
hiog. (dall'interno, registriamo
una finti presa di .listali/,> dui
i iniziata a di Federcasse da
palle delia i,«ighi,ssìili>t iii.il',•linran/ 4 dei direttori e del
personale dirigente Anche i
. ila e i presidenti di sV,stiate
vasie ci hanno e s p r i m o il loro
i h o ìinbiiru/."» La perdita di
pesi" jiiȓitk''i del Trentino potrebbe tornare a manifestarsi
nel ptmVsMi Jj ( rea/litiH' delta
holding e ddì'adcyoìit} al ?<mdiiil! garanzia-...
I Ì M ì sindacati t'itelV. oilu
probabili' che Miii;nli' t .isse
t aziende p r e n d a n o ufficiai-
iin.-titi" l.' J M J I U I , ' dall'attuali.
s i i m i / i o n e \ mi'tiu d i e Fedfjvoop non prenda atto dell'Ulhostcnibtllt.'i della s e d i a e,
come Bolzano, non riaffermi
ìlei ioilfrylitJ di ktuiia li diritto aiiaiUonomìan il problema e cht Klì amministratori,
i l'Hit ha spi» i;,lto il o>l*oiis:ii
bile sindacali.' Michele- Odor;zii, h a n n o votjtu aU'imammitj la disili Ita Non hi sono
messi di traverse quando ora
• ita. da w-iiiMi' se lo far,unto
Adesso, L'unico che può togliere le CdMapit dal fuoco t
il presìdi-mie! ed» rei» i p l ' i e ^ i
Schelfi, altrimenti sarà sciopero LsesibltiCv Jtln l'hoi'iii.s
o Cassa v e n t r a i e , le- c o n s e guenze i alìcheraiinu dì certo i
ninfini (renimi I pteskienlt
s p e r i n o in u na proroga
E. Orf.
Pag. 16
L'ultimo salvataggio da quindici milioni
Intervento straordinario della Provincia per la copertura delle garanzie. Ma Olivi attende la riorganizzazione degli enti
di Roberto Colletti
I quattrini sono stati stanziati,
ma ancora non è chiaro in quale
modo saranno utilizzati. Si tratta di 15 milioni e mezzo, non di
spiccioli, destinati a rinforzare il
patrimonio di Confidimpresa
che da qualche tempo si ritrova
in affanno nel garantire i debiti
dei soci. Il provvedimento di
piazza Dante, la competenza è
di Olivi, assegna oltre 18 milioni
per i tre confidi provinciali Confidimpresa, Cooperfidi e Cooperativa artigiana - ma la polpa della delibera è destinata all'
ente di garanzia degli industriali
e del terziario. Da qui l'interrogativo: i soldi tamponeranno
semplicemente una falla o saranno utilizzarli per rafforzare
l'intero sistema di garanzie tra
imprese e banche?
Lo stanziamento era atteso.
Già al 30 giugno scorso Confidimpresa copriva solamente
con 23,7 milioni di accantonamenti un monte sofferenze di
42,5 milioni. Poco più del 50%
quando oggi si chiede una copertura dell'80%. Insomma era
urgente l'aiuto pubblico, tanto
che il presidente Battista Polonio li il 17 novembre spedì in
Provincia un'urgente richiesta
di finanziamento straordinario
del fondo rischi. Rapida la rispo-
sta di Olivi che il 22 dicembre ha
presentato la delibera, cui il 23
dicembre è seguita la tempestiva disposizione attuativa del dirigente dell'Apiae.
Se i soldi si sono trovati in
fretta, ancora da chiarire, invece, è come saranno utilizzati.
Nei mesi scorsi Olivi, nell'assicurare il sostegno pubblico, aveva
sollecitato i tre confidi a trovare
la strada per presentarsi alla
Provincia come un unico interlocutore, razionalizzando costi
e semplificando procedure. Suggeriva, insomma, di riprendere
la strada della fusione o, comunque, di una qualche forma di
riorganizzazione. Il messaggio è
chiaro: le risorse non sono più
quelle di una volta e questo rischia di essere l'ultimo soccorso
pubblico a pie' di lista: quindi sistemate i vostri conti. Sollecitazione rivolta a tutti, ma diretta
anzitutto a chi i conti non li ha
in ordine.
Stavolta, forse, non sono solo
"minacce". La lettura della delibera mostra quante contorsioni
burocratiche tra riassegnazioni
di somme, spostamenti di poste, uso di soldi già impegnati,
siano state necessarie per trovare i quattrini, dando la sensazione che in futuro sarà molto difficile il ripetersi di simili
"soccorsi"straordinari. E qui na-
sce il problema su come utilizzare questi milioni. Timidi contatti sono in corso tra i confidi,
mentre Olivi sembra attendere
che si delinei qualche ipotesi su
cui ragionare. Possibili scenari?
L'intero stanziamento chiuderà
semplicemente la falla nelle garanzie di Confidimpresa e nella
peggiore delle ipotesi i quattrini
finiranno nelle casse della banche per ristorare le perdite. Se
così accadesse, dopo aver impegnato tutte le risorse per salvarne (forse) uno solo, tutti tre gli
enti, assieme alle imprese che
servono, si ritroveranno al punto di partenza, ma senza rete la
rete di sicurezza fino ad oggi garantita dalla Provincia. Per scongiurare un tale esito i tre confidi
potrebbero cercare la strada per
risolvere l'emergenza di Confidimpresa, accompagnandola
con un progetto di riorganizazzione comune di cui si parla sin
dal 2007, anno della prima ed
unica fusione tra gli enti dell'industria e del terziario. Intanto,
però, tutti tacciono. Forse è opportuno che l'assessore Olivi
convochi gli interessati e li solleciti a trovare una soluzione utile
ed equa: è legittimo sperare che
quest'ultima montagna di quattrini serva solo a tamponare
qualche antico rischio preso di
troppo.
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«Melinda» apre le porte per dimostrare i risultati positivi ottenuti
Celle ipogee di Melinda,
una folla di visitatori
La Lega interroga: è un «favore» a Tassullo Spa
GUIDO SMADELU
MOLLARO - Centinaia di visitatori.nelle gallerie della miniera Rio Maggiore, coltivata da,
Tassullo Spa, sede delle celle
di frigoconservazione in ipogeo realizzate da Melinda, dove sono stati quest'anno depositati 1.000 vagoni di mele
(equivalente di 10 mila tonnellate). Giovedì scorso la prima
«carica»; giovedì prossimo si fa
il bis. I visitatori? Tutti rigorosamente soci Melinda, che possono prendere visione diretta
su quanto il consorzio sta realizzando. «Anche per smentire
delle voci che circolano, e mettono in discussione l'investimento», spiega il presidente di
Melinda, Michele Odorizzi. «Di
voci ne girano molte, così abbiamo deciso di promuovere
queste visite per i nostri soci,
ora che le rellesono auasi in-
teramente svuotate. Nessuno
meglio di un agricoltore riesce
a capire se le mele che ancora
ci sono (poche, ndr) siano ben
conservate, e se non valga la
pena investire qui piuttosto
che in magazzini fuori terra».
Giovedì prossimo altra «ondata» di pullman carichi di soci
(prenotati); poi Melinda proporrà ulteriori visite alle celle
per famigliari dei soci e persone interessate.
Che le gallerie stiano diventando un business per l'economia
turistica? «Non ci pensiamo,
possono diventare un'integrazione alla visita a Mondomelinda (che sorge a poche centinaia di metri, ndr)», risponde Michele Odorizzi. «Ci penserà
semmai chi propone turismo.
Di una cosa sono certo: questa
è una miniera. Castelli e altre
cose ci sono ovunque, una
struttura simile c'è solo qui».
Proprio sulle celle in ipogeo, e
su Tassullo Spa che coltiva la
miniera, c'è una interrogazione provinciale presentata dal
consigliere leghista Maurizio Fugatti, che chiede al presidente
provinciale quanto sia costato
alla Provincia questo intervento, quando saranno completate le celle, quale capienza
avranno, quanti addetti vi lavoreranno, quali sperimentazioni siano state effettuate,
quale sia il risparmio energetico e paesaggistico, perché, se
si costruiscono celle sottoterra, se ne costruiscano altre in
magazzini della valle di Non, se
sia vero che dèi frutticoitori
hanno espresso parere negativo, quali benefici Melinda, Tassullo e agricoltori traggano dalle celle ipogee, e se l'investimento non sia un occultato salvataggio finanziario di Tassullo Spa con soldi pubblici.
Sulla qualità dell'intervento,
l'amminstratore delegato di
Tassullo Spa, Stefano Odorizzi,
non ha dubbi: «Gli esiti delle
sperimentazioni sono stati positivi, tutto è stato fatto alla luce del sole». E sulle difficoltà
di Tassullo Spa? «E' stato varato un aumento di capitale, la risposta è buona, si chiude a fine febbraio. Viviamo le difficoltà che sta attraversando il settore edile* stiamo lavorando
per garantire occupazione e fare fronte alla crisi». Sul risparmio energetico, molto chiaro
Michele Odorizzi: «Il risparmio
c'è. Se apriamo le porte ai nostri soci, è perché possano vedere quanto realizzato, ed anche per far fronte a voci che
mettono in discussione qusto
investimento. Quei mille vagoni di mele li abbiamo venduti,
non erano certo mele marce o
mal conservate».
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LÌNTERROGAZIONE DI FUGATTI (LEGA NORD)
«Le celle ipogee servono
solo a salvare la Tassullo»
Le celle ipogee sono un
"affare" per Melinda o si tratta invece del "salvataggio" di
un'azienda in difficoltà, vale
a dire la Tassullo Materiali
Spa? Lo chiede Maurizio Fugatti della Lega Nordcon una
interrogazione in Consiglio
provinciale che farà senz'altro discutere. «Il progetto delle celle ipogee nelle gallerie
scavate dalla Tassullo - scrive
Fugatti - comporta un investimento che si aggirerebbe attorno ai 30 milioni di euro.
Un'innovazione che, a detta
di molti, porterà grossi benefici non soltanto all'azienda
nonesa che oggi sembra in
difficoltà economica ma anche al Consorzio frutticolo
che potrà sperimentare la
conservazione delle mele in
grotta con risparmi energetici /paesaggistici al fine, pare,
di evitare un ampliamento
massiccio dei magazzini presenti sul territorio noneso».
Ma è tutto oro che luccica?
Non proprio, secondo il consigliere leghista: pare infatti
che alcune strutture abbiano
sollevato non soltanto perplessità circa l'esito positivo
dell'esperimento - la cui prima prova sembra essere fallita - ma anche critiche alla politica dei contributi provinciali ai magazzini frutta. «Infatti,
perché consentire ad alcune
cooperative di procedere alla
realizzazione di nuove celle
frigo se poi i frutti li si vorranno portare presso le celle ipogee?», chiede polemicamente Fugatti.
Per l'esponente del Carroccio, la fretta di accelerare la
sperimentazione, dando così
il via al completo utilizzo degli spazi, desta sospetti e quesiti alimentando il dubbio
che, in verità, la realizzazione
del progetto, sia maggiormente volta al salvataggio finanziario di Tassullo Cementi con soldi pubblici piuttosto
che all'innovativa conservazione della frutta. «Quesito
questo - insiste Fugatti - tanto più attuale dopo la risposta dell'assessore orovinciale
Olivi nel settembre scorso, secondo il quale "allo stato attuale non vi sono ancora risultati sulla conservazione e
sulla durata della frutta nonché sulle problematiche di
immagazzinamento, essendo ancora in corso di valutazione la sperimentazione"».
Da qui gli interrogativi rivolti dal consigliere leghista
Fugatti alla giunta provinciale per conoscere quanto è costato (finora) alla Provincia e
a Melinda il progetto celle
ipogee, quante sperimentazioni sono state fatte sulla
conservazione delle mele e
con quali risultati, qual è il risparmio energetico ipotizzato nelle ipogee rispetto alle
celle tradizionali, e infine perché, se in Provincia si crede
in questo progetto, si continuano a finanziare in valle di
Non la realizzazione di nuove celle frigo. Fugatti chiede
inoltre lumi sulla situazione
della Tassullo Materiali Spa,
con relativi livelli occupazionali e indebitamento. (g. e.)
Pag. 19
Primiero, "ecomostro" azzerato dal Tar
Accolto il ricorso della Brocchetto per la sede Coop: annullate le delibere del Comune di Transacqua. Indagherà la procura
eli Raffaele Bonaccorso
Sembra una vera bomba la
sentenza del Tribunale di giustizia amministrativo di Trento che annulla tutta una serie
di atti amministrativi del Comune di Transacqua relativi alla costruzione della nuova sede della Famiglia Cooperativa
di Primiero in viale Piave, a
Transacqua.
Il Tar accogliendo parzialmente i ricorsi della ditta Brocchetto, annulla di fatto i seguenti atti del Comune di
Transacqua, allora retto dal
sindaco Marino Simoni: autorizzazione del 12 luglio 2012
del sindaco di Transacqua rilasciata alla Famiglia Cooperativa di Primiero per la vendita al
minuto di generi alimentari e
diversi; certificato di agibilità
del 12 luglio 2012, rilasciato a
Primiero Sviluppo srl dal Comune di Transacqua per l'edificio di viale Piave; concessione edilizia in variante del 10 luglio 2012 rilasciata dal sindaco
del Comune di Transacqua a
Primiero Sviluppo srl; la convenzione urbanistica del 7 luglio 2012 tra il Comune di
Transacqua e Primiero Sviluppo srl; la deliberazione del 12
novembre 2012 del consiglio
comunale di Transacqua, recante la nuova adozione del
piano di lottizzazione convenzionata in viale Piave; la con-
cessione edilizia 15 gennaio
2013, rilasciata dal sindaco del
Comune di Transacqua a Primiero Sviluppo srl per la realizzazione del lotto A del piano di
lottizzazione convenzionata
di viale Piave.
Inoltre condanna in solido il
Comune di Transacqua, Primiero Sviluppo srl e Famiglia
Cooperativa di Primiero alla rifusione delle spese di giudizio,
in favore della ricorrente che
vengono liquidate complessivamente in 12.000 euro, per
compensi oltre Iva e Cpa ed
all'importo del contributo unificato come per legge.
Fin qui la sentenza. Come si
può capire è un provvedimento giurisdizionale devastante.
Ma non è tutto: il Tar ha trasmesso copia dei relativi atti alla Procura della Repubblica di
Trento, affinché verifichi se
sussistano nella vicenda fatti illeciti.
Nel dispositivo di sentenza
si richiama la precedente pronuncia dello stesso Tar che il
12 luglio 2012 (attenzione alla
data) aveva annullato la delibera di concessione edilizia n.
65/2010, per la costruzione
della nuova sede della Famiglia cooperativa, perché il sindaco non si era astenuto, nonostante la sorella fosse nel
consiglio di amministrazione
della cooperativa, il tutto in ba-
se al precedente ricorso della
ditta Brocchetto. Nella stessa
sentenza si fa inoltre notare
che «si erano verificati svariati
avvenimenti, anche nel breve
intervallo corrente tra la data
dell'udienza pubblica in cui la
controversia era stata assegnata a decisione (21 giugno
2012), e quello in cui la sentenza era stata pubblicata (12 luglio)».
Se si confrontano le date degli atti del Comune di Transacqua annullati dall'attuale sentenza, si può notare che esse
sono tutte a ridosso della pubblicazione della precedente
sentenza del Tar (12 luglio
2012).
A questo punto è difficile capire quali potranno essere le
conseguenze effettive della
sentenza. Di sicuro c'è che ci
sono 60 giorni di tempo per ricorrere al Consiglio di Stato,
procedimento che sicuramente sarà attivato, e quindi in
questo lasso di tempo non dovrebbero esserci effetti evidenti. Resta il fatto che con l'annullamento di tutti gli atti di
cui sopra, la Famiglia Cooperativa, se non entrasse in vigore
la "sospensiva" della sentenza, non avrebbe addirittura né
la concessione edilizia, né il
certificato di agibilità, né l'autorizzazione alla vendita al minuto...
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Transacqua, «ecomostro» illegittimo
// Tarha annullato tutti
gli atti dal 2012 in poi
Transacqua, stangata del Tar
Ecomostro illegittimo, annullati gli atti e le licenze
T
utto illegittimo, tutto annullato: il Tar
«bastona» il Comune di Transacqua
(allora guidato da Marino Simoni),
Primiero Sviluppo srl e la Famiglia
cooperativa di Primiero, cancellando ogni
atto amministrativo relativo al «mostro di
cemento» costruito su viale Piave. Una
bufera che potrebbe avere anche risvolti
penali, visto che il Tar ha disposto l'invio
di tutti gli atti alla procura della
Repubblica perché valuti se l'ex sindaco
Simoni «avrebbe dovuto astenersi in tutta
la procedura» in quanto la sorella sedeva
nel cda della Famiglia cooperativa.
»**•.
G. CARDINI
A PAGINA
TRANSACQUA - Tutto illegittimo, tutto annullato: il Tar di Trento «bastona»
il Comune di Transacqua (ma meglio
sarebbe dire l'ex amministrazione guidata dall'attuale consigliere provinciale Marino Simoni), Primiero Sviluppo
srl e la Famiglia cooperativa di Primiero, cancellando ogni atto amministrativo relativo al «mostro di cemento» o
«ecomostro» costruito all'ingresso del
paese, su viale Piave.
Annullati sei atti del 2012, cinque dei
quali firmati dall'allora sindaco: l'autorizzazione di ampliamento della superficie commerciale della FamCoop
Il complesso edilizio
di viale Piave ora è
praticamente privo di ogni
licenza. Segnalazione alla
procura della Repubblica
del 12 luglio, il certificato di agibilità
firmato lo stesso giorno, la concessione edilizia in variante del 10 luglio, la
convenzione urbanistica del 7 luglio,
la delibera del consiglio comunale di
nuova adozione del piano di lottizzazione (12 novembre) e, infine, la concessione edilizia del 15 gennaio 2013.
Una bufera, quella che si abbatte sul
34
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Comune, che potrebbe avere anche risvolti penali, visto che il Tar ha disposto l'invio di tutti gli atti alla procura
della Repubblica di Trento perché valuti se l'ex sindaco Marino Simoni
«avrebbe dovuto astenersi in tutta la
procedura fino al suo nuovo completamento», dato che proprio nei giorni
in cui i primi atti venivano approvati,
il Tar già sentenziava che Simoni non
avrebbe dovuto mettere la propria firma sulle precedenti concessioni per
la lottizzazioné-che aveva portato alla costruzione della nuova Famiglia
cooperativa e ai sedici appartamenti
soprastanti. E questo perché la sorella sedeva nel consiglio di amministrazione della Famiglia cooperativa, direttamente interessata alla realizzazione dell'enorme complesso da 21mila
metri cubi.
Come nel 2010, a proporre nuovamente ricorso al Tar è stata la ditta di colori e materiali edili Brocchetto di Brocchetto Renzo & C. snc, rappresentata
dagli avvocati Carta e Colle, inclusa
nel piano di lottizzazione presentato
nel 2009 da Primiero Sviluppo srl e
FamCoop. E ha impugnato tutti gli atti adottati prima e flopo la sentenza
del Tar del 12 luglio 2012 (giorno in cui
fu inaugurato il nuovo supermercato).
Il Comune, infatti, lungi dal prendere
atto delle censure del Tribunale amministrativo, era andato dritto per la
propria strada (e il Consiglio di Stato
anche per questo non aveva concesso alcuna sospensiva della sentenza
L'ecomostro
di Transacqua,
21 mila metri
cubi, ospita
la Famiglia
cooperativa e
appartamenti
La costruzione
era stata
preceduta
da dure
polemiche
impugnata). Lo stesso Comune ha tentato di disinnescare la mina, sostenendo che la delibera consiliare del 12 novembre 2012 sarebbe stata un «atto di
convalida» del precedente piano di lottizzazione annullato dal Tar, cosa che
i giudici hanno contestato perché nella delibera ci si sarebbe dimenticati di
fare riferimento a una volontà sanante.
Inoltre, il Tar fa presente che la sua sentenza del 12 luglio aveva come effetto
quello di travolgere tutti gli atti precedenti la nuova approvazione del piano di lottizzazione e conseguenti l'approvazione del primo piano di lottizzazione: dunque, tutti gli atti del 2012
impugnati dalla Brocchetto. Si chiama
«illegittimità derivata»:
E il Tar ha giudicato fondato un altro
motivo di ricorso, aggiunto, relativo
alla consistenza dei parcheggi previsti, giudicata dai ricorrenti insufficiente e contraria alle norme previste per
le grandi superfici di vendita. Il piano
di lottizzazione infatti non ne riportava il numero preciso, contrariamente
a quanto prevede la disciplina provinciale. E di parcheggi, rispetto ai parametri fissati, ne mancherebbero tantissimi: una carenza che non avrebbe
potuto essere superata fcendo riferimento, come poi è stato fatto, ai parcheggi disponibili presso il caseificio.
Insomma, un bel pasticcio a cui ora il
Comune guidato dall'ex oppositore di
Simoni, Roberto Pradel, dovrà tentare
di mettere una pezza. Ritrovandosi per
Pag. 21
altro condannato a pagare, in solido
con Famfglia cooperativa e Primiero
Svilupp, 12mila euro di spese di giudizio.
@cardiniladige
Avvocati «prolissi»
Curioso incipit della sentenza, che
come prima cosa bacchetta gli
avvocati dei ricorrenti: «Bisogna
premettere come, in questo
giudizio, gli atti di parte ricorrente
violino sistematicamente il dovere
di chiarezza e sintesi, di cui all'art.
3 cp.a.: ne è massima
dimostrazione la memoria
conclusiva di oltre 160 pagine, di
lettura estremamente difficoltosa.
Le censure verranno qui esposte e
valutate solo negli elementi
salienti, mentre va sin d'ora
precisato che ciascuno dei nove
atti è stato comunque impugnato».
Pag. 22
f-^rtT^S^^
II sindaco Pradel: un erroraccio che avrà sulla coscienza
in eterno, noi della minoranza avevamo provato a fermarlo
«La responsabilità è di Simoni»
«Purtroppo era scritto che
dovesse andare così, la
minoranza aveva evidenziato
in modo forte e deciso che
così facendo
l'amministrazione metteva a
repentaglio il futuro. Adesso
ovviamente dispiace che sia
così perché tutto si
complica». Roberto Pradel,
diventato sindaco nel 2014
(dopo che Marino Simoni è
stato eletto in consiglio
provinciale), si trova in una
situazione doppiamente
spiacevole: da una parte a
suo tempo aveva denunciato i
problemi creati dal piano di
lottizzazione bocciato dal Tar,
dall'altra adesso è chiamato a
difendere l'amministrazione.
«Di fatto pensiamo che la
responsabilità morale sia del
vecchio sindaco che ha
voluto forzare la mano - si
sfoga -. Simoni questo
erroraccio lo avrà sulla
coscienza in eterno, noi
abbiamo cercato di dirglielo
in tutti i modi, ma lui è andato
avanti lo stesso». Sulla
decisione del Tar di disporre
l'invio degli atti alla Procura
della Repubblica, Pradel
commenta con amarezza: «È
una brutta botta per i
lottizzanti, per il mondo della
cooperazione, ma di fatto
anche per l'amministrazione».
«Noi ci siamo rimessi alla
legge, e abbiamo dovuto
difendere gli interessi del
Comune, anche se sapevamo
che la posizione in cui ci
siamo trovati era difficile continua -. Abbiamo anche
cercato di farci interpreti di
una riconciliazione tra le parti
in causa, a nostro avvivo
andate al di là del buon
senso». Adesso cosa
succederà? «Rifletteremo con
calma, valuteremo le
possibilità che ci sono conclude Pradel -, con la
speranza, grande, che questo
possa portare ad una
riconciliazione tra le parti:
questo è il nostro auspicio.
Ma certo è una situazione
molto triste per noi che
avevamo denunciato i
problemi, ed ora siamo
chiamati a difendere
l'amministrazione».
Renzo Brocchetto, titolare della
Brocchetto snc, che ha dato il
via all'iter giudiziario con il
suo ricorso, si dice
soddisfatto, ma prende
tempo: «La sentenza non
l'abbiamo ancora vista, nei
prossimi giorni ci riuniremo
con lo staff degli avvocati per
capire cosa significa e cosa
comporta». Non sapevano di
aver vinto il ricorso? «Siamo
sempre sui cantieri tutto il
giorno - commentano dalla
ditta di decorazioni e di
materiali edili - non eravamo
stati avvertiti».
Pag. 23
Commercio e viabilità, la "rivoluzione"
Accordo Comune-Gruppo Orvea per via del Garda: niente centri commerciali, il Supermercato 2000 va all'ex ingrosso
«A Rovereto non è prevista
l'apertura di alcun centro commerciale, ma piuttosto il depontenziamento e la riqualificazione di quanto già previsto
dagli strumenti urbanistici».
Lo afferma l'amministrazione
comunale in merito alle novità
nel settore del commercio previste in via del Garda. Come anticipato dal Trentino ancora
agli inizi del novembre scorso
il supermercato Orvea 2000 si
trasferirà all'ingrosso Orvea
sempre in via del Garda in
prossimità della rotatoria Metalsistem. Un trasferimento di
licenza per l'alimentare che
consentirà di liberare gli spazi
attuali del supermercato 2000
per altre tipologie merceologiche non alimentari. «Non cambieranno le superfici di vendita né in un caso né nell'altro e
lo spazio dell'Orvea 2000 non
potrà essere suddiviso in vari
negozi. Non è quindi possibile,
come qualcuno sostiene, parlare di centro commerciale» afferma l'assessore Giulia Robol
che ha seguito tutta la partita
urbanistica arrivando ad un accordo pubblico/privato adeguando il piano regolatore generale con riferimento all'insediamento delle grandi strutture di vendita.
«L'amministrazione comunale ha ritenuto opportuno
non prevedere nuove grandi
strutture di vendita ma piuttosto ha inteso prioritario dar
corso ad un piano di ristrutturazione e riorganizzazione di
quelle esistenti» afferma Robol
che entra nel merito dell'operazione con il Gruppo Orvea. Ad
oggi le potenzialità commerciali di Orvea all'ingrosso e Orvea al dettaglio risultano di ol-
tre 6.500 mq di superficie commerciale e con la variante al
Piano regolatore generale la superficie commerciale complessiva verrà contratta di circa
1.000/1.500 mq. «Con il trasferimento del supermercato si
procederà alla riqualificazione
dell'edificio ospitante l'Orvea
all'ingrosso sotto il profilo formale ed architettonico, mentre l'azienda dovrà anche provvedere ad alcuni interventi per
quanto riguarda le opere pubbliche. In particolare - spiega
Robol - dovrà provvedere all'allargamento di via Porte Rosse,
la realizzazione della ciclabile
lungo il tratto mancante nei
pressi della rotatoria ospitante
il cavallo di Teodorico (via del
Garda-statale del Brennero), la
realizzazione della ciclabilità e
il miglioramento della viabilità
in corrispondenza della rotatoria della Metalsistem». In particolare il Gruppo Orvea dovrà
realizzare una seconda corsia
di ingresso alla rotatoria ai Fiori vista la previsione di un aumento del traffico per la presenza del futuro supermercato, traffico invece che dovrebbe diminuire nell'area attorno
all'attuale Orvea 2000. «Questa
operazione garantirà la rigenerazione degli spazi urbani e il
mantenimento dei livelli occupazionali aziendali» conclude
l'assessore Robol.
(g.r.)
E^Rrasflll
«Questo è un piano
diabolico»»»»
ROVERETO. Non hanno dubbi, i
consiglieri comunali di Progetto
Pag. 24
trentino Alberto Galli e Volani, nel
parlare del «Centro commerciale
al posto dell'Orvea 1000, ultimo
tassello di un disegno diabolico.
L'amministraiione comunale
smascherata: vuole far morire il
commercio in centro». Questa è la
premessa di una domanda di
attualità che chiama in causa il
sindaco, l'assessore al commercio
Beppe Bertolini e la consigliera
con delega al centro storico
Ornella Frisinghelli. E ce n'è
davvero per tutti ricordando
varie vicende (da via Tartarotti a
via Magaiol) che hanno
interessato il commercio e la
viabilità. Galli e Volani parlano di
«scelta politica gravissima... di
una scelta scellerata anche in
termini viabilistici...». Insomma
«proprio in chiusura di un
quinquennio amministrativo che
non passerà certo alla storia di
Rovereto come uno dei più
brillanti, questa amministraiione
tenta il colpo di mano, per
favorire pochi e danneggiare
molti piccolo imprenditori del
centro cittadini». Questa è solo la
premessa della lunga domanda di
attualità.
Pag. 25
URBANISTICA
Galli (Pt): «Il traffico collasserà». Robol: «Scelta vantaggiosa»
Nuovo super Orvea, è scontro
Il futuro dell'area oggi occupata del supermercato Orvea a
Lizzarla si avvia a diventare terreno di scontro politico. Questa sera in Consiglio una domanda di attualità del consigliere di Progetto Trentino Alberto
Galli chiederà conto all'amministrazione di una, come lui
stesso la definisce Galli, «scelta gravissima». L'effetto combinato del nuovo «centro commerciale al posto dell'attuale
supermercato» e di un «nuovo
mega supermercato in via del
Garda, di fronte al Millennium»
provocherà un'altra «mazzata»
per le attività commerciali del
centro storico oltre ad essere
una «scelta scellerata in termini viabilistici, vista la situazio-
ne già insostenibile in via del
Garda, ostaggio di un traffico a
livelli impossibili causa l'autorizzazione di nuove aperture
commerciali anche sul lato sud,
in quella che doveva restare
un'area industriale con una ridotta apertura di attività commerciali limitate a determinate
categorie merceologiche».
La risposta dell'amministrazione, da parte dell'assessorato all'Urbanistica di Giulia Robol, sarà in linea con quanto comunicato ufficialmente ieri da Palazzo Pretorio: «A Rovereto non è
prevista l'apertura di alcun nuovo centro commerciale. L'amministrazione ha ritenuto opportuno non prevedere nuove
grandi strutture di vendita e di
dar corso ad un piano di riorganizzazione di quelle esistenti. Sulla scorta di una richiesta
del gruppo Orvea, si è prefigurata una operazione di partenariato pubblico-privato consistente nel trasferimento dell'attuale negozio, ubicato in via
Porte Rosse, presso il comparto dell'Orvea all'ingrosso in via
del Garda. Il prg non prevede
pertanto nessuna nuova edificazione. Ad oggi le potenzialità
commerciali di Orvea all'ingrosso e Orvea al dettaglio risultano di oltre 6.500 mq. Con la variante al prg la superficie complessiva verrà contratta di circa 1.000/1.500 mq. Lo stabile di
via Porte Rosse potrà quindi
ospitare un negozio della mer-
ceologia non alimentare o destinazioni di interesse pubblico. L'operazione è urbanisticamente positiva: si procederà alla riqualificazione dell'edificio
ospitante I'Orvea all'ingrosso,
migliorando il contesto. Non sono previsti aumenti volumetrici; si procederà al miglioramento delle dotazioni infrastnitturali con la realizzazione di opere pubbliche a carico di Orvea,
quali l'allargamento di via Porte Rosse, la realizzazione della
ciclabile lungo il tratto mancante nei pressi della rotatoria del
cavallo di Teodorico, la razionalizzazione della ciclabilità e
il miglioramento della viabilità
in corrispondenza della rotatoria della Metalsistem».
Pag. 26
li ìmprenditon? Vecchi
poco istruiti efiglidi papa
Il rapporto economico-sociale: Pil in calo, colpa anche della bassa dinamicità
delle aziende. Schizzerotto: «sviale la forte riduzione delle iscrizioni all'università»
di Chiara Bert
Uomo, di età avanzata, con un
titolo di studio basso e, in un caso su due, «figlio di papà», nel
senso che è tale per tradizione
familiare. Ecco la fotografia
dell'imprenditore medio in
Trentino scattata dal rapporto
sulla situazione economica e
sociale 2014 elaborato dall'Irvapp (l'Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fbk) presentato ieri in
giunta provinciale.
È un Trentino - ha spiegato il
sociologo Antonio Schizzerotto, direttore dell'Irvapp - che
tiene sul versante dell'occupazione, della coesione sociale e
dell'equità complessiva del sistema. Ma che fatica sul fronte
della crescita e dell'imprenditorialità.
Il declino del Pil. Dal 2007,
inizio della crisi, a oggi, il Pil aggregato ha segnato un calo, se si
esclude una leggera ripresa tra
Ìl2010eil2011:fattol00il2007,
nel 2013 l'indice trentino è a
93,6, quello del Nord Est a 91,9
e quello dell'Italia a 91,5. Il Pil
prò capite cala ancora più vistosamente, un trend dovuto solo
in parte agli effetti della crisi:
qui a pesare sono da un lato il
trend demografico, che vede in
crescita gli over 65 e la fascia fra
i 15 e i 24 anni, ovvero le fasce
della popolazione meno produttive, dall'altra la bassa produttività e una bassa capacità
di innovazione delle imprese.
giovanile, che sale a quasi il
Le Imprese. Sono tre i limiti 15%, per quanto il dato sia coevidenziati da Schizzerotto: la munque circa un terzo della
dimensione contenuta delle media nazionale. Un fenomeaziende, l'età avanzata degli im- no preoccupante, evidenzia
prenditori (la classe tra i 18 e i Schizzerotto, è l'aumento degli
39 anni rappresenta solo il sfiduciati, che non cercano più
21%) e il loro basso tasso di lavoro perché pensano che non
istruzione. E osserva: «Il 50% riusciranno comunque a trovardegli imprenditori è tale per tra- lo.
dizione familiare più che per
La scolarità. Il sistema scolauna scelta vocazionale, in gene- stico trentino gode di buona sarale il sistema delle imprese lute ma funziona bene fino alla
trentine si regge ancora molto secondaria superiore. La situasulle catene familiari, su un'atti- zione cambia quando si parla di
vità che passa di padre in figlio. università: in questo caso si reI soggetti che hanno meno gistra un declino di circa 15
chance di aprire un'attività so- punti percentuali in un decenno le donne e i giovani, anche nio nel tasso di passaggio
se laureati». Quanto pesi il livel- all'università, il calo delle iscrilo di istruzione, lo spiegano zioni è passato dal 71% del 2004
questi dati: le imprese che han- a circa il 60%. Le cause? In parno avuto accesso alla banda lar- te, ancora una volta, la crisi che
ga hanno registrato una cresci- ha ridotto le disponibilità ecota del fatturato del 15% all'an- nomiche delle famiglie e spinge
no. Dato che sale fino al 25% se a cercare un lavoro, ma seconl'imprenditore è giovane e istru- do Schizzerotto pesa anche «la
ito, e si riduce invece ad un «ef- crisi della laurea triennale che
fetto zero» se l'imprenditore è non offre ai giovani un grande
anziano e con un basso titolo di valore aggiunto per l'ingresso
studio.
nel mondo del lavoro».
L'occupazione. Il Trentino
I redditi. In Trentino, rispettiene meglio rispetto al resto to ad altre realtà, non si è verifidell'Italia anche se rimane sot- cato il fenomeno per cui i ricchi
to i valori della Germania. Si os- diventano sempre più ricchi e i
serva una crescita media del tas- poveri sempre più poveri: auso di attività, dunque della par- mentano i redditi da pensione,
tecipazione al mondo del lavo- restano stabili quelli da lavoro
ro, e soprattutto della presenza dipendente mentre calano i
delle donne nella forza lavoro. profitti da imprese, le rendite
Cresce però la disoccupazione da capitale e e il reddito da lavoPag. 27
ro autonomo,,.-,.
con conseguenze
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J„H„ +„„
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.-. sociologo
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Pag. 28
«Imprenditori, anziani e poco islruili»
I dati Ir\'app indicano i prciprietari tifile aziende coinè un Minile alla crescila
TRENTO II Trentuni cresce troppo pm.-n l'ila eo-Uilii/ìmie noti
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Tra i '• ivsjvHj'Hibtìi" di nn.ìbassa produttività anche1 gli imprendìlori lodili, mi-di,imcuri'
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lavon:i autonomo.
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oltre li 7i-'.tal'ìo>
T. Se,
Pag. 29
«Asili nido, no a troppi bimbi per maestra»
La Cgil avverte: «Oggi ogni educatore può seguire fino a 9 bambini. La Provincia vuole portarli a 12»
di Luca Pianesi
«Non aumentate il numero di
bambini per ogni educatore negli asili nido». E' questo l'appello
della Cgil Trentino, per bocca
del suo segretario generale della
funzione pubblica Giampaolo
Mastrogiuseppe, lanciato alla
Provincia. Il rischio, a quanto pare, sarebbe molto concreto e
coinvolgerebbe da un lato i circa
1.350 educatori, addetti di appoggio e cuochi delle mense che
operano nei nidi della provincia
dall'altro le famiglie degli oltre
3.280 bambini che ogni giorno si
affidano alle cure e alle attenzioni di questi professionisti. Da
più di un anno e mezzo, infatti,
una commissione provinciale
sta lavorando alla ridefinizione
dei parametri che fissano "i requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi socio-educativi della prima infanzia" il tutto per ridurre i costi e abbattere le spese
di gestione. «Dal 2012 - spiega
Mastrogiuseppe - nessuno ha
saputo più nulla di questa commissione. Le nostre fonti ci dicono che ha concluso il suo lavoro
e che ci sarebbero novità soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra numero di bambini
per educatore e metri quadri a
disposizione per ogni bambino.
Ad oggi, infatti, ogni educatrice
può seguire da 1 a 6 bambini fino a 18 mesi di età e da 1 a 9
bambini con più di 18 mesi. Il
nostro timore è che si voglia alzare queste soglie e abbiamo già
avuto avvisaglie in questo senso». L'allusione del segretario generale della Fp Cgil Trentino si
riferisce a quanto era successo
un anno e mezzo fa (era il 22 novembre 2013) a Pergine. In
quell'occasione l'Asif Chimelli
aveva bandito una gara d'appalto per la gestione di un nido d'infanzia temporaneo adottando
un disciplinare non conforme alle norme provinciali in merito al
rapporto numerico bambini/
educatrici. «Si passava - spiega
Mastrogiuseppe - per i bimbi
con più di 18 mesi, ad un rapporto di 1 a 12 rispetto a quello di 1 a
9 stabilito dall'Ordinamento dei
Servizi Socio Educativi per la prima infanzia. E si inseriva un'altra fascia, quella tra i 13 e i 18
mesi, con un rapporto di 8 bambini per educatore. In quel caso
poi si tornò indietro e non si
adottarono questi criteri ma da
quanto sappiamo sarebbero
proprio questi i parametri ai
quali la commissione provinciale si starebbe ispirando».
«Così si abbatterebbe la qualità del servizio - aggiunge Rosa
Rita Ragozzino educatrice
nell'asilo nido di Villazzano 3 - e
10 si farebbe in maniera decisiva. Vorrebbe dire aumentare il
carico di lavoro del 25-30% ad
ogni educatore. Il che sarebbe
un controsenso rispetto alla
nuova legge approvata in Provincia che fissa che per seguire i
bimbi nei nido serve il titolo di
laurea. Da un lato richiedono
standard qualitativi più alti per
diventare educatori e dall'altra
ci vogliono affidare decine di
bambini rendendo impossibile
l'adozione di qualsiasi percorso
educativo». La questione è aperta. In consiglio provinciale Claudio Civettini ha depositato un
mese fa un'interrogazione per
avere informazioni a riguardo.
Ma «al momento - spiega il consigliere - nessuno s'è degnato di
rispondermi».
Pag. 30
k Trento 23 strutture per 1*120 posti
TRENTO. Sul territorio comunale di Trento sono presenti 13 strutture
pubbliche per un numero complessivo di 1.120 posti. Di queste, ad
oggi, quelle gestite con personale dipendente del Comune sono 9
mentre quelle gestite da terzi con personale proprio sono 14. «Un
rapporto che è destinato a cambiare - spiega il segretario della Cgil Fp
Mastrogiuseppe - a partire da settembre 1015 quando due asili, quello
di Villazzan© 3 e di Cognola, dopo le ristrutturazioni passeranno sotto
la gestione dei privati». Un'altro motivo di preoccupazione, questo,
per i sindacati che lamentano il rischio di eccessiva esternaiizzazione
del servizio. «L'affidare sempre più strutture alle cooperative conclude il segretario della Cgil Fp - sulla carta abbatte i costi visto
che da contratto i loro dipendenti sono pagati circa il 15% in meno e
fanno più ore (38 invece che 36) ma non dimentichiamoci che le
ragazze delle coop vivono di contratti a tempo determinato e hanno
molte meno garanzie delle loro col leghe». (I.p.)
Pag. 31
Coesi, alla materna
uno spazio d'ascolto
e famiglie
Nasce un comitato scientifico. «Genitori sempre più soli,
qui da noi troveranno il supporto di esperti»
di Daniele Perettì
È operativo il Comitato Scientifico di Coesi (Comunità educativa scuole d'infanzia) ed anche
uno spazio d'ascolto per le famiglie. La realtà scolastica è molto
cambiata in questi anni, tanto
che Antonio Girardi di Coesi arriva ad affermare che le scuole
non possono più prendersi in
carico solo i figli, ma anche le famiglie perché molti genitori
non hanno chiaro il loro ruolo.
Un problema talmente grave da
motivare la scelta di aprire uno
spazio d'ascolto, dove i genitori
troveranno degli esperti a supporto, ma avranno a disposizione anche tre incontri formativi
"Il no fa crescere? Quali regole
per i nostri bambini" che nei
prossimi tre venerdì saranno organizzati prima a Tione, poi a
Trento e Lizzana allo scopo di
creare formazione sia per i genitori che per gli operatori dell'infanzia. Mentre il Comitato
scientifico avrà una funzione di
coordinamento per tutta la realtà di Coesi che è composta da 14
scuole equiparate per un totale
di 50 sezioni, 1240 bambini
iscritti e 248 unità di personale,
per qualificare la formazione e
l'aggiornamento del proprio
personale. Il Comitato si occuperà anche della preparazione
per i concorsi, di ricerca e documentazione in collaborazione
con l'Università e i centri di ricerca. Maria Luisa Alterio, presidente del Comitato (composto
anche Michele Tosin, Silvia Tabarelli, Luisa Calliari, Daniela
Dagostin, Alessandro Laghi e
Antonio Girardi), ha indicato come uno degli obiettivi della ricerca sarà quello di arrivare ad
una rilevazione statistica delle
problematiche famigliari: «Dobbiamo ascoltare genitori sempre più soli, perché la rete famigliare si restringe sempre più,
ad affrontare non solo problemi
gravi, ma anche il dolore, una
notizia dei media che colpisce
in modo particolare i bambini o
anche semplicemente il problema di un bimbo, che continua a
dormire nel "lettone". Ci troviamo di fronte ad una fragilità famigliare, che necessita di un
supporto in stile consultoriqpe-
dagogico per gestire le relazioni
all'interno della famiglia». E
questi sono problemi che non riguardano solo la scuola elementare, ma che si evidenziano già
alla materna e non sempre coinvolgono in prima battuta i bambini che spesso prima assorbono e trattengono e poi solo in seguito, manifestano. Per questo
uno dei compiti del Comitato
sarà anche quello di educare i
genitori ad essere tali. «Non ci si
deve sentire inadeguati o offendersi, perché si tratta solo di superare i propri limiti in un ruolo
che ha perso autorità. Il tema
degli incontri è proprio quello
del no, un divieto che è sempre
meno in uso nell'ambito del rapporto genitori-figli".
Lo "Spazio Ascolto Famiglie"
sarà contattabile con un numero telefonico diverso rispetto a
quelli degli uffici, mentre gli incontri potranno avvenire in ambienti del tutto anonimi. «Tratteremo soli i problemi di prima
fascia: per quelli più gravi ci si
deve rivolgere a strutture diverse».
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L'Unione delle case di riposo chiede la creazione di un
tavolo permanente di confronto con l'amministrazione
provinciale e l'assessora Donata Borgonovo Re
ASSISTENZA
«C'è un conflitto d'interesse, ed in alcuni casi non
mancano i trucchi per girare i soldi destinati alle
residenze per anziani al bilancio dell'Apss»
Le Rsa: «Giù le mani dai nostri soldi»
Upipa contro la gestione accentrata dell'Azienda sanitari
FABIA SARTORI
La spaccatura tra le Rsa e l'Azienda sanitaria è sempre più profonda: l'Upipa, ovvero la realtà provinciale che
rappresenta 54 case di riposo trentine, chiede uno «stop» al controllo economico dell'Apss sulle Rsa attraverso
la creazione di un tavolo di lavoro per-
Chiarezza
Desideriamo la nostra
autonomia e una valutazione
a posteriori dei risultati
Massimo Giordani
manente di confronto con l'amministrazione provinciale e l'assessora Donata Borgonovo Re, che non passi attraverso l'azienda sanitaria.
Attualmente tutte le risorse provinciali stanziate per le Rsa «transitano» dall'Apss: «C'è un conflitto d'interesse, ed
in alcuni casi non mancano le "furberie" per fare in modo che i soldi destinati alle residenze per anziani vadano
a "rincicciare" il bilancio dell'azienda
sanitaria», accusano i consiglieri d'amministrazione di Upipa. I quali, ieri, con
il presidente Antonio Giacomelli ed il
direttore Massimo Giordani hanno incontrato l'assessora Borgonovo Re
esprimendo quest'esigenza d'indipendenza.
«Non vogliamo più che l'Apss interceda dal punto di vista economico: la delega che le permette di gestire i fondi
destinati alle Rsa deve essere rimossa. Non c'è alcun problema se l'azienda continua a gestire gli accessi dell'utenza, ma chiediamo che le risorse
economiche siano riversate direttamente nei fondi delle Rsa». Per fare
questo l'Upipa ipotizza l'istituzione di
un «tavolo politico» che si riunisca
mensilmente.
«Fino adesso il nostro consiglio d'amministrazione ha cercato di fare da cuscinetto tra le Rsa e la gestione dell'Apss, ma ora abbiamo deciso di prendere una posizione netta - spiegano Prendiamo l'esempio dei soldi messi
a budget per l'acquisto dei farmaci:
ogni utente ha diritto a circa 500 euro,
che per 4.000 persone significa una cifra di 2 milioni di euro». Gli amministratori di Upipa spiegano che oggi
l'Apss trattiene circa il 4% per compensare dei precedenti «sforamenti»
rispetto ai 500 euro fissati. «Non possiamo negare ai pazienti più gravi i farmaci nel momento in cui il budget prò
capite viene superato, e nemmeno
chiedere loro di pagarli - dichiarano In un confronto diretto con l'amministrazione provinciale potremmo far
rientrare anche il costo dei medicinali nelle economie di scala che stiamo
realizzando».
L'Upipa fa un discorso analogo per i
posti di sollievo (per brevi periodi garantiscono l'assistenza in Rsa) e di
emergenza (suppliscono ai «normali»
quando non è più possibile la gestione dell'anziano da casa): «Le risorse
economiche sono stanziate dalla Provincia, ma l'Apss può tenere i soldi a
budget se i posti non sono occupati spiegano Giacomelli e Giordani - E se
per i posti normali ci sono le liste di
attesa e l'assegnazione è obbligata, per
i letti "eccezionali" l'azienda preferisce tenere le risorse per sé piuttosto
di soddisfare i bisogni dell'utenza». Tale situazione si ripercuote anche sul
bilancio delle singole residenze per anziani: «Per ogni "posto mancato" ogni
Rsa ci rimette i soldi che proverrebbero dall'Apss ed anche la retta alberghiera dell'ospite - afferma Giacomelli - Senza contare che sosteniamo comunque i costi fissi (riscaldamento,
pulizie, cucina, pasti)».
«Negli ultimi anni abbiamo dimostrato di saper fare economie di scala: abbiamo tamponato molte inefficienze,
e molte ne abbiamo ancora, ma le stiamo riducendo accettando i tagli della
Provincia e senza gravare troppo sugli utenti. Non ci sono stati tagli al personale, anche se siamo impossibilitati ad assumere nuovi dipendenti - conclude Giordani. - Ciascuna Rsa ha fatto ricorso alle rendite del suo personale patrimonio per coprire gli ammanchi: desideriamo la nostra autonomia,
un confronto con la Provincia e una
valutazione a posteriori dei risultati».
«Da oltre un anno
volevamo un colloquio»
1 membri del consiglio
d'amministrazione di Upipa
sono soddisfatti delle
prospettive di «apertura»
mostrate dall'assessora Donata
Borgonovo Re nell'incontro
(oltre due ore) svoltosi ieri
pomeriggio. «Da oltre un anno
sentivamo il bisogno di un
colloquio approfondito, e
finalmente abbiamo avuto
modo di ottenerlo», dichiarano
il presidente di Upipa Antonio
Giacomelli ed il direttore
Massimo Giordani.
«L'assessora ha preso atto dei
difficili rapporti con l'azienda
sanitaria. Ed ha detto che
prima vorrebbe completare un
percorso di chiarimento e •
confronto con l'Upipa, per poi
affrontare le problematiche
connesse alla collaborazione
con l'Apss». Insomma, per il
momento la «frattura» rimane,
con prospettiva di attivarsi per
sanarla. «Da oggi (ieri per chi
legge) ha preso il via un tavolo
di confronto che si riunirà ogni
quindici giorni fino a definire le
prospettive di legislatura»,
spiega Giordani. «L'assessora
ha garantito che sarà aperta
una riflessione sull'affido del
controllo di gestione all'Upipa»aggiunge Giacomelli - Con
questo ha dimostrato grande
apprezzamento per il nostro
operato, prendendo atto di
alcuni elementi che danno
ragione al nostro tipo di
gestione».
Infine, Giacomelli e Giordani
affermano che l'assessora si è
detta disponibile a valutare
l'incremento del numero di
posti letto per gli anziani nei
prossimi anni, dando priorità
alla valorizzazione del servizio
domiciliare e dei posti sollievo.
Pag. 33
Il patron Zani: «Sempre più turisti,
soprattutto tedeschi ed olandesi,
utilizzano il sistema. A me non
costa niente ed è sicuro. Quindi...»
La moneta virtuale già accettata
da Orto di Pitagora, autoscuola
Amadori, bar Mani Al Cielo, studio
ottico Soppa e Trentino Sistemi srl
Bitcoin, la rivoluzione
è partita dalla Quercia
Dei nove esercizi abilitati in Trentino,
sette in città. Ora c'è anche l'hotel Rovereto
MATTHIAS PFAENDER
Da ieri l'Hotel Rovereto ed il ristorante Novecento accettano
bitcoin in pagamento. Si tratta
del primo caso di un albergo in
Trentino e di una delle prime
realtà a livello di locali pubblici. «In mezz'ora- racconta il patron Marco Zani - ho attivato il
Il ricercatore di Fbk
Marco Amadori:
«Idea geniale che
Gambiera la vita di
tutti. Sta esplodendo
a livello mondiale»
servizio. Niente firme, carte, o
code in banca. È tutto già attivo. Ogni transazione in bitcoin
equivale ad un accredito in euro nel mio conto in banca. Per
attivare i terminali per accettare un'altra carta di credito "normale", l'altra settimana, ho dovuto fare tre giorni di firme».
L'entusiasmo di Zani non è isolato nella Città della Quercia,
che stacca il capoluogo per sette esercizi commerciali abilitati a due. Rovereto capitale trentina dei bitcoin. Titolo raggiunto grazie, oltre a Novecento-Rovereto, al ristorante vegano
l'Orto di Pitagora, all'autoscuoJaAmadori. al bar Mani Al Cie-
lo, allo studio ottico Soppa e all'azienda Trentino Sistemi srl.
Perché un imprenditore trova
vantaggioso il nuovo sistema?
Per Zani la risposta è semplice:
«Oltre ad azzerare la burocrazia e ad essere una tecnologia
perfettamente sicura, il vantaggio principale è nella "disintermediazione". Ovvero, non c'è
nessuno, che si chiami Visa,
Maestro o solo Cassa Rurale,
tra me ed il cliente. In pratica
non pago commissioni o abbonamenti». E qual è il vantaggio
per il cliente? A rispondere Marco Amadori, ricercatore di Fbk
(vedi Adige di ieri) incaricato
di sviluppare il sistema in Trentino anche in chiave di valorizzazione turistica (e si tenga presente che i più forti utilizzatori europei sono tedeschi ed
olandesi). «Uno: è comodo pagare con il telefonino (il pagamento in valuta bitcoin si concretizza nella scannerizzazione con lo smartphone di un
qrcode prodotto dal venditore, ndf), ed è sicuro. II sistema
di pagamento con carte di credito è strutturalmente vulnerabile ad attacchi, per quanto si
tenti di difendere ed occultare
l'operazione. Ma se pago con
bitcoin non devo nascondere
niente a nessuno, anzi, la forza
del sistema è di rendere perfettamente noto a tutti la transazione del caso».
Bene. Ma cosa sono i bitcoin?
Una domanda alla quale non si
può rispondere in breve tempo. Ci prova Amadori, peraltro
impegnatissimo in questo periodo proprio a diffondere in
terra trentina il «verbo» di Satoshi Nakamoto, l'inventore del
Bitcoin e, probabilmente, identità fittizia. «Non sappiamo chi
sia, non sappiamo se è vivo, ma
certamente sappiamo che è un
genio - argomenta -. Il suo contributo all'umanità avrà effetti
simili all'invenzione stessa di
internet. In breve: il 31 ottobre
2008 veniva postato su una mailing list di crittografia un pdf
che Sta cambiando permanentemente il paradigma monetario, scardinando la presunta necessità che la moneta debba fare capo ad un'autorità superiore (Stato, sovrano o banca centrale). Bitcoin è una moneta digitale, decentralizzata, non controllata da un ente, emessa in
base ad un algoritmo ed il cui
valore rispetto alle altre valute è dato esclusivamente dal
mercato, dalla legge di domanda ed offerta». Per una disamina più approfondita del fenomeno è disponibile sul web un
testo argomentativo di Amadori (http://bit.ly/lv4xXv3).
Al di là delle comprensibili perplessità, resta il dato di fatto: i
bitcoin sono sempre più usati.
Nel 2013 il 21% delle operazioni di cambio della valuta cinese Yuan sono state effettuate in
bitcoin e a livello mondiale il
numero di esercizi ed imprese
che si sta attrezzando per l'utilizzo del nuovo sistema valutario sta letteralmente esplodendo. Ed il Trentino, grazie a Rovereto, si è «svegliato».
Pag. 34
intesa Btb, parte il riassetto
R
egione suddivisa in sei aree
*
1
1
*
*
*
*
Qualtni zone per
il «relail». Siine malo:
«Più relazioni etto
i clienti»
d evt.< gys t ire u n patrimonio ci e- I
1 afforzare il strvìiio ai clienti
filidli nei prossinii anni, per cui
TRIWTO U o p o l'ilU-iirj'or.l.'ìni,.'
d ì E a n c a dì T r e n t o e R n l z a n u
Ì W I I J Ì U | H igi ripp» i. da ieri <j alt iv o , - ; m h e il tiuift>t m» ideili i iirg a a a z t i t h v delia « b a n c a dei
(iTiiiun
In ri'tiì1ìt)ii \]r«<f\tii
s»<B i e r r a t i m i Mth 3 te fi are e.
A c o n d u r r ! ' q u e s t a f.i.se d i
riassetti • sul v r i ' i t u r M ret'limale s a r à a n c o r a Btb, v i s t o c h e cod e r à il passi • iill ' nHitritll.iitit.'
i t i L - n w n t f clnpr» r a s s e n i h l e a
d e i NOCI d i l u g l i o In o g n i c a s o .
riri>rd;i l'istituì», U n t •.tvriinR'h
r i m a r r à p r e s e n t e a finì c n m tM'lcLlll
I , 1 n o r c i n i ? / . ì / ì o t u \ ctttnune icitd lo SCORSO s e t U m b t e dui
l'I'Ol IU'IIIM» sslllahp!VVI"l.ti»i! Si
vello n a z h m j l e al crtLtfinne di
KM» I tllii A] d i r o t t o l i , COTI COIIv Et*' pf l-sibtlltj ili CTf Si ìf 1 pil ^
fes»ioiiale p e r 20110 J ì p e n d e n -
'1
Per qujjitu rinuarda il Trentine All'» Adige, l'urli /tinte ili
riferimenti 1 ormai è quelli n M
.Nordest, Kuidato da Renici ÌM-
iiiiiiKitu 11 Uìaiiii^f '•i/itxii tlic
nitt'i il tu'rìtorii < •. err,i sucìdhiv_» nelle tre fasce, tale a dir*'
- imprese., persiti). 4.> •• • •(<
taili.. con fìIMÌ iedicatf II retai! riguarderà le laiiiìglie. ti
[XT^Hldl ì ptìi-fi" sionisti e t il]
Miliv ti si-'yint'itty tsiijnxM' le I
aziende, lino ai .3^0 milioni di
fii11 uniti» (oltre s.» su- HVIIJI,I Li
divisione corporate).
IVi qudutu rkiutrck k impresi--, il 1.1, »m,wd< 1 sarà in man. >
d Stefano Capacci, che dirigerà
Putiye.dìaii li»V.-iH-tii,<m,un
T r e n t i n i Alto Adige e unii in
Irìuii Velica in Giulia. .Nel vomf»]es.so di questo segmento fa
r a n n o parte 32 liliali, per u n
c o i t ì p a r ì o i»itn}iti-v^i\>i ili
42 SCKJ 32 iende seguite nel 1 rit e u e l i i itiiJUtMH fili,ili l.i'.tit'i"
ranno 58 specialisti di finanza
dHiiprew,tìi*•Ui i b k i y r ÌH ih
transwiiiiii ìr.tem.i/ìi»nali
Nella sezione -personal." lì
i.'j»j»i>D>4l»ì|i> vtia Mieli* U' I»»
t a n n a l o , che gestirà IA atee (di
sui solo u i u in i rumino Alt»i
-\dit,',."t e '(fi filiali Infine il r.i
m o . retali-" sarà guidato da Fahl/t<» All'itili•, ci',».' e*.titn •Ut;tv
iti tutti.» 40 arco (di cui 1 in
Trentino \lti» Adijicìi» ,v,H fi
iialì C o m p l e s s i v a m e n t e la
struttura nor<k's,tìiij iiu^ccrà
su i.'j ninni rr»spi insanii) 1 ali
eapiarea e eg6 direttori di filiale,
I.'oìuetim. ili vjijfjJa HoiLiii
n i » , c l o n e • è semplificare t
•- d'M' Simoii.itti • - ^i»i*]:am<"i
aumentare le relazioni con Ioli», anehi: ttiìfvgtt.intjii in riti ili
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Pag. 35
La spinta del premier per le fusioni
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70
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n o d i tecnici e m e r s i , a n c h e
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pupi il,in, tramito' il d» civlit Ili
vestimeli! compiivi, lasce-iebbe
ni vi<or» raiiiculu J;> ^ del i >>
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entrambi licenziato i testi seriiJkjjU-.'lkinoniU
Fsiimìnjti i pii'« e i iiintfo, la
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strada tracciata, magari utilizzando un sistema dì b« >ylk che
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esattamente quolle banche, più
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iias'-ettu, per j ^ u n \ i r s i c il sallataii^iLi
0u,»11tn ili vi'li, ilio che do
i r e b b e c o n t t n w f la n a n n a . Ift
"-colta Ntfeblu e .Fiuta cwsilllivjut' Mil ciecrt'tit e non sul disi v;no di leggo bulla e on^orrtnza
fi TI l.l vivi' .Ile il tessi.» sulle II
beralt7za7iinii sarebho ^taki
esum inali t oygi in Lunsiylki
dei miiiNirì aveva colta vìi smrpres-ì anche chi quel tt sto io sta
ancora numidit.
Antonella Baccaro
Pag. 36
LO DICE GIULIO SAPELLI, STORICO DELL'ECONOMI A ED ECONOMISTA SENZA PELI SULLA LINGUA
Un vero e proprio blitz contro le banche popolari
#
;
Non si stravolge
;
;
;
%
così un sistema che sta funzionando
DI SERGIO LUCIANO
S
u Renzi e sul suo governo si sta evidentemente esercitando una
pressione molto forte,
da parte dell'oligopolio finanziario
internazionale. Non più filtrata da
Napolitano: è l'unica spiegazione
razionale che riesco a darmi a questo incredibile blitz»: è tra il caustico e lo stupefatto Giù- Ho S a p e l l i , storico
dell'economia e polemista di primo piano,
su quello che definisce un «golpe» per il
settore bancario, cioè
la ventilata riforma
delle banche popolari
che, stando alle indiscrezioni della vigilia
(si sa che il governo
ne discuterà oggi) dovrebbe di fatto, e per
decreto,cancellare con
un t r a t t o di p e n n a
un'intera categoria di
banche, le banche cooperative.
Domanda. Professor Sapelli,
addirittura u n golpe?
Risposta. Be', è incredibile che
si pensi a una riforma di questa
portata, che praticamente stravolge la natura di un terzo del settore
bancario nazionale, in un periodo
di vuoto di potere, perché manca il
presidente della Repubblica, e pare
addirittura con un decreto.
D. A c h i g i o v e r e b b e , s e c o n d o
lei?
R. Chiarissimo: abolire le banche popolare fa comodo ai grandi
gruppi bancari tradizionali soprattutto stranieri, che in Borsa stanno già lucrando sui benefici di una
riforma per ora solo annunciata.
D. Cos'è, ci risiamo c o n i complotti d e i poteri forti stranieri
e della Goldman Sachs?
R. Non ci scherzi troppo. C'è
H oggettivam e n t e oggi
auLLItalia
un grumo
1
di c o n n e s sioni internazionali,
di p r e s s i o ni, dinanzi al q u a l e
il g o v e r n o
non h a u n a
risposta.
Un blitz del
genere, per
esempio,
mette
in
pregiudizio
anche la figura di Padoan, il ministro dell'Economia è
lui. Mi stupisce che un uomo avveduto qual è abbia acconsentito
a una cosa del genere.
D. Sì, ma d a t e m p o la B a n c a
d'Italia v u o l e c a m b i a r e l e popolari...
R. Certo, la Banca d'Italia di
oggi. Ma appena qualche anno fa
via Nazionale pensava addirittura
di dare alle popolari il controllo
di Mediobanca... La verità è che
aderire a queste spinte internazionali dimostra u n a perdita di indipendenza della banca centrale
italiana dai poteri forti. Su questo
tema via Nazionale sembrerebbe
aver dimenticato l'insegnamento
dei B e n e d u c e , dei M e n i c h e l l a ,
dei Carli, dei Baffi, che tutelavano il credito popolare, demolendo
in questo modo un'eredità tecnica
ed etica, u n a visione p l u r a l i s t a
delle modalità di collocazione della
proprietà bancaria.
D. C o s a n e p e n s e r à il ministro Poletti, già p r e s i d e n t e delle Lega delle c o o p e r a t i v e ?
R. Lo chieda a lui! Che passi
u n a cosa del genere con u n ministro del Lavoro espresso dalle
coop, dimostra che la dirigenza
cooperativa sta abiurando ai suoi
principi, il che determinerà sicur a m e n t e qualche conseguenza in
quel mondo cooperativo. È u n a
cosa inimmaginabile.
D.Rimane il fatto che le popolari h a n n o avuto cattivi risul-
perfettamente
tati n e g l i ultimi anni...
R. Ma non è affatto vero, anzi:
a n c h e l ' u l t i m a r e l a z i o n e della
commissione europea sul credito
dimostra che le banche popolari e
mutue hanno avuto ottime performance in t u t t i i paesi Uè sia sul
piano patrimoniale che reddituale.
In Italia, a parte il caso limite della Popolare di Milano, le altre popolari si sono comportate bene, le crisi
di Montepaschi o Carige non hanno
certo riguardato le popolari.
D. Quindi lei dice che nel mondo il credito cooperativo ha retto
bene alla crisi?
R. Eccome! E se non le basta il
caso europeo guardiamo agli Stati
Uniti: la Casa Bianca h a appena
nominato un nuovo direttore della
Fed il quale ha dedicato tutto il suo
impegno per 1' economia territoriale e lo sviluppo del mondo mutualistico nordamericano, in primis le
banche cooperative di credito E non
a caso J a m i e D i m o n , Ceo di J P
Morgan Chase, attaccare Obama,
addirittura minacciando di trasferire la sede legale in Cina, se non
cesserà quella che chiama la persecuzione regolamentaria degli organi dello Stato e della giustizia contro la 'finanza creativa' a lui tanto
cara e a vantaggio della rinascita
delle banche mutualistiche e legate
al territorio.
D. Q u i n d i q u e s t o i t a l i a n o
s a r e b b e u n attacco ideologico e
interessato?
R. Assolutamente sì: le popolari sono
prede ideali per il grande capitale finanziario internazionale, e bisogna togliere
di mezzo le leggi che le tutelano.
D. Non è che siano in molti, gli
economisti a pensarla come lei...
R. Dica pure che c'è uno spaventoso
silenzio....
D. E allora, che fare?
R. Se proprio si vuol parlare di riforma, lo si faccia con un disegno di
legge che consenta una discussione
parlamentare e l'intervento della società civile, e si fughino in tal modo le
ombre pesanti di sudditanza a poteri
forti oscuri e privi di qualunque legittimazione.
Pag. 37
«Non si distrugga il capitale sodale»
Zamagni: ci sono altri strumenti per favorire le aggregazioni
L'economista: «Per il settore delle banche del territorio suonerebbero campane a morto»
PIETRO SACCO
Notevole il ruolo anche nell'ambito del microcredito:
sempre nel2013sono stati circa 3.400 i prestiti erogati (soprattutto a donne, giovani e
immigrati) con una quota di
mercato del 57% sul totale degli importi: 37 milioni dalle
Bcc contro 28 milioni di euro
da parte di altri operatori di
microcredito.
In linea con lafilosofiadelle
Bcc, nel 2013 gli utili di bilancio sono poi stati in prevalenza investiti nell'economia reale, con il 59% destinato ai prestiti a famiglie e imprese, il 29%
alle attività finanziarie e il 12%
ad altro. Le tradizionali banche hanno invece erogato prestiti a famiglie e imprese per il
52% dell'attivo, mentre il 21%
è andato al mercato mobiliare e il 27% al altro. Sempre meglio delle omologhe banche
dei principali Paesi dell'Ue
(Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) che in media
hanno dedicato all'economia
reale, erogando prestiti a imprese e famiglie, soltanto il
38% degli utili contro il 41%
impiegato in attività finanziarie e il 21% ad altro.
Ma è soprattutto in chiave anticrisi che il ruolo del credito
cooperativo ha concretamente espresso tutto il suo potenziale, rendendo disponibile nel
2013 una vitale liquidità aggiuntiva, erogando 22 miliardi
di euro: 6,3 miliardi in più nel
triennio 2011-2013, contro i 52
miliardi in meno delle altre
banche nello stesso periodo.
Cruciale poi il ruolo delle Bcc
(che sono società di persone e
non di capitali) neU'ambito sociale ed ecologico (nel 2013
finanziate energie rinnovabili per 410 milioni di euro, pari al 39% di quanto erogato in
totale dalle altre banche, facendo installare più di settemila impianti), oltre che nel
sostegno al Terzo settore, di
cui è il principale partner
bancario. Infine, degli oltre 11
miliardi di valore aggiunto nel
triennio, ben il 54% è andato
ai lavoratori a difesa dell'occupazione, la piaga che sta
piegando l'Italia.
© RIPRODUZIONE RISEHVATA
S
tefano Zamagni fatica a
credere a quello che ha
letto in questi ultimi
giorni sulla riforma delle banche popolari e del credito cooperativo. Se davvero il governo
nel decreto legge Investment
compact cancellerai' articolo 30
del testo unico bancario—eliminando così il voto per socio,
e non per azione, e il limite di
quota deU'l%per azionista che
sono le caratteristiche alla base della realtà del credito popolare e cooperativo — allora,
avverte l'economista, «per il
settore delle banche del territorio italiano suoneranno campane a morto».
Da tempo la Banca centrale europea, la Banca d'Italia e anche la Commissione europea premono per
unariformadei sistemi di ,
controllo "democratico" di
queste banche. Perché è così critico sull'ipotesi su cui starebbe lavorando il governo?
Per prima cosa forse non tutti
si rendono conto che una banca cooperativa, a differenza di
quel che avviene con le altre
banche, una volta scomparsa
non rinasce più. Quindi al governo chiedo questo: davvero
vuole assumersi la responsabilità storica di cancellare una
specie economica che funziona da 130 anni? Io non credo che voglia assumersi una responsabilità del genej re, perché questo vorrebbe
i dire cadere nell'imperdonabile errore di eliminare la
biodiversità del settore bancario. Ne verrebbe fuori ancelle un mondo del credito
meno competitivo, perché, come ha benricordatoLeonardo
Becchetti, la competizione non
è solo tra una pluralità di imprese, ma anche tra tipologie di
imprese: se scompare la tipologia cooperativa è la competizione che ne risente.
Il sistema di "una testa un voto" ostacola la partecipazione
delle banche popolari alla fase di fusioni e aggregazioni in
corso nel mondo bancario italiano. Possono restarne fuori?
Ma io dico no allo statu quo, la
razionalizzazione serve. Bisogna andare nella direzione che
i nuovi tempi esigono, ma senza stravolgere la natura delle
banche del territorio. Tenendo
conto, nello stesso tempo, che
le economie di scala nel settore bancario non sono così rilevanti come alcuni vorrebbero
fare credere. Su questo la letteratura scientifica è concorde. E questo vale, in particolare, per l'Italia, dove le piccole e
medie imprese sono la forza
dell'economia nazionale e
quindi avere banche che conoscono davvero il territorio e
gli imprenditori è un fattore
decisivo di sviluppo.
Quindi chi si oppone alla riforma non è contrario, per capirci, alla razionalizzazione richiesta al mondo del credito
cooperativo.
No, e difatti ribadisco che c'è
spazio per operazioni di razionalizzazione e fusione per aumentare l'efficienza del comparto. Però attenzione: l'efficienza non è l'unico obiettivo
che un governo deve perseguire. Un governo democratico deve anche aumentare l'accumulazione di quello che definiamo
capitale sociale, una ricchezza
che non si può misurare solo in
termini di "utili" nel bilancio economico. Come tutti i grandi
economisti di qualsiasi scuola
di pensiero hanno scritto, l'economicismo, inteso come ricerca dell'efficienza ad ogni co-
i
sto, è sempre nemico della vera economia, perché la vera economia cerca efficienza ma
anche altri principi, come in
questo caso sono la coesione
sociale e la lotta alle diseguaglianza. È il credito cooperativo è uno straordinario generatore di capitale sociale.
Sembra emergere una proposta alternativa, che lascerebbe
intatto il voto capitario delle
banche, ma le costringerebbe
ad entrare a fare parte di un
gruppo bancario la cui logica
sarebbe più "di mercato". Può
essere una buona via dimezzo?
Sarebbe un modo indiretto e
sottile di cancellare queste
realtà. Ad esempio 1'Iccrea, la
holding delle Bcc, non avrebbe
più una logica cooperativa se
solo una parte minoritaria delle azioni rimanesse in mano al
credito cooperativo, mentre il
resto fosse controllato da privati con il potere di nomina dei
consigli di amministrazione. Significherebbe tenere il voto capitario, ma non farlo contare
più nulla.
Ha in mente soluzioni alternative per spingere quel processo di aggregazione richiesto da Banca d'Italia e Bce?
Si potrebbe per esempio fissare un obiettivo di razionalizzazione: oggi abbiamo circa 400
Bcc, potremmo chiedere di unirsi per scendere a 200 nel giro di 5-10 anni. Altrimenti potremmo chiedere di entrare a
fare parte di gruppi più grandi,
ma dove la maggioranza del capitale (almeno il 55%) sia nelle
mani delle stesse Bcc. Un'altra
strada ancora sarebbe chiedere di allargare i sistemi di copertura deirischi,come il fondo di garanzia delle Bcc, che ha
già dimostrato di funzionare
bene. Sono tutte soluzioni che
tutelerebbero labiodiversità del
sistema bancario, che è un
qualcosa da proteggere. Eliminarla sarebbe veramente deleterio e assurdo. Non è un caso
Pag. 38
che ovunque, a partire da Ger-
mania, Belgio e Svezia, stanno
difendendo conienaciale loro
banche cooperative.
©R.PROOUZK>NER,SER».TA
Pag. 39
Popolari, una riforma
«tagliata su misura»
II decreto al Cam: una nuova governarne solo
per banche quotate e "grandi ", non per le Bcc
MARCO GIRARDO
Credito
Fuoco difilada politici,
sindacati e associazione
di settore alla prospettata
riforma delle banche
popolari che il governo
potrebbe introdurre
neH'«Investment compact»
Alla trasformazione in
"Spa" la Borsa ci crede: i
titoli volano a Piazza Affari
l presidente del Consiglio l'ha confermato
ieri ai senatori Pd: il governo interverrà domani attraverso il decreto «Investment
compact» sul sistema delle banche popolari e
del credito cooperativo. La Borsa ci crede, visto l'autentico balzo registrato dei titoli interessanti in Borsa. Ma un buon pezzo della società civile e della politica dice esplicitamente
«no» a un provvedimento che, abolendo il meccanismo del voto capitario ("una testa, un voto", senza contare quindi le azioni possedute
da un socio, ndr), distruggerebbe una forma di
democrazia economia fondamentale per il tessuto sociale del nostro Paese: «Condividiamo i
medesimi obiettivi che l'Esecutivo dichiara di
voler raggiungere, dare più credito a imprese e
famiglie, ma questo non lo si realizza - afferma
il presidente delle Acli, Gianni Bottalico - decimando le piccole banche che sono quelle più
legate al territorio e che erogano più credito».
Sulla natura e la "taglia" della riforma che potrebbe approdare in Consiglio dei ministri, tuttavia, c'è ancora parecchia confusione. Alimentata anche dal fatto che Matteo Renzi l'ha
semplicemente annunciata "a bruciapelo",
senza specificare i contenuti, venerdì scorso al-
I
la direzione Pd. La limatura del testo è proseguita fino all'ultimo, ieri sera, con un lungo vertice tra il premier, il ministro dello Sviluppo Federica Guidi e quello dell'Economia Pier Carlo Padoan. Fonti del Tesoro sostengono anzitutto che la riforma non interesserebbe il Credito cooperativo. Si andrebbe infatti a modificare solo l'articolo 30 del Testo unico bancario
(Decreto legislativo 1° settembre 1993), quello
che fa sì parte della Sezione I (del Capo V) dedicata alle banche cooperative in generale, ma
che detta le regole esclusivamente per quelle
popolari. La disciplina per le banche di credito cooperativo è contenuta infatti nella sezione II, a partire dall'articolo 33. Su un eventuale, ipotetico stralcio dell'articolo 30 («Ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle
azioni possedute») per le popolari si è espresso ieri il presidente di Assopopolari, Ettore Castelli, per il quale «l'ipotesi di cambiare le regole di governance non può che lasciare perplessi». L'Associazione, ricorda Castelli «ha tenuto sempre alta l'attenzione sulla necessità di
aggiornare la disciplina del settore.
Per tale motivo - spiega - è stata attivata una Commissione composta
da accademici di chiara fama e di
indiscusso prestigio, composta da
Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e da Alberto Quadrio Curzio, con il compito di elaborare un modello di banca popolare ancor più
rispondente alle mutate esigenze del mercato». Proposta che, conclude «si farebbe carico
di elementi di novità da cui non si può prescindere, ma che al tempo stesso sarebbe ispirata ad un miglior equilibrio degli interessi in
gioco e, ancora, si porrebbe in linea di continuità con i valori tradizionali a cui da sempre
si ispira il movimento popolare».
L'intervento dell'esecutivo, aggiungono però le
fonti al Tesoro, non riguarderebbe tutte le banche popolari, ma"solo quelle quotate e di una
certa dimensione. Preservando la caratteristica cooperativa del voto capitario per gli istituti più piccoli e quindi strettamente legati al territorio. Sarebbe la linea suggerita dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, già con le ConPag. 40
siderazioni finali del 2013, laddove parlava di
necessità di una nuova governance solo per
«intermediari di grandi dimensioni, operanti a
livello nazionale o internazionale e quotati in
Borsa». La ratio dell'agire "per taglia" sarebbe
naturalmente quella di favorire l'aggregazione
della popolari con una dimensione tale per cui
sono troppo grandi per essere cooperative, ma
troppo piccole per il ruolo da giocare nel contesto italiano ed europeo, a partire dai requisiti patrimoniali richiesti^ Non è un caso se
proprio i titoli di queste banche hanno registrato ieri una fiammata in Borsa, che ha già
iniziato a scommettere sui possibili matrimoni tra le nuove società per azioni (Spa): si va
dal + 9,68% Hi Ubi Banca, considerata un potenziale polo aggregante (a partire dal Montepaschi), al +14,89% di Bpm, per molti partner ideale di Carige (+2,23%) o di Bper
(+8,51%). Forti rialzi di carattere speculativo
anche per Banco Popolare (+8,33%), Creval
(+9,63%) e Popolare Sondrio (+8,06%).
Pag. 41
I prestiti sul territorio la specialità
del credito cooperativo
MASSIMO IONDINI
U
n milione e duecentomila soci, 4.460 sportelli in tutta Italia, in 2.700 comuni. Clienti in costante crescita,
con un +7,3% nel biennio
2011-2013, dunque in piena
crisi economica. E la galassia
delle Bcc, le Banche di credito
cooperativo. Una realtà che dal
1883, quando nacque la prima
a Loreggia (Padova), rende
concreta una diversa visione
dell'essere e del fare banca.
Una presenza che tesse oggi
nelle province italiane (in 579
comuni le Bcc rappresentano l'unica realtà bancaria)
trame di vita comunitaria che
trasformano gli ideali del mutualismo in realtà pratica, tenendo insieme nel contempo profìtti, efficienza ed economia sociale. Con una fitta
rete composta da 37mila collaboratori, tra federazioni locali, enti e società del sistema
bancario cooperativo.
Un sistema bancario controcorrente. A tal punto che, mentre i prestiti erogati dalle altre
banche sono via via calati negli ultimi anni (subendo, se
non persino acuendo, la crisi),
le Bcc sonoriuscitea mantenere elevato e costante il tasso
di accoglimento delle richieste di credito: tra l'85 e il 90%
dal2009al2013.Lebanchetradizionali, di stampo anglosassone, si sono invece piegate alle ferree regole del sistema respingendo nel terribile 2009
addirittura quasi la metà delle
richieste di prestiti. Per poi
"ravvedersi" ed erogare nel
biennio 2012-2013 circa l'80%
dei prestiti richiesti. In totale le
Bcc nel 2013 hanno concesso
finanziamenti nel medio-lungo termine per 22 miliardi (il
20% circa del totale erogato dal
sistema bancario), con una
preferenza per famiglie e piccole imprese, l'autentica spina dorsale dell'economia italiana. Sul fronte del mercato
immobiliare, altro comparto
in forte sofferenza e previsto in
stallo ancora per tutto il 2015,
più di una famiglia su sei ha ottenuto un prestito per l'acquisto della casa dalle Bcc, per un
totale di quasi 8 miliardi di euro in mutui negli ultimi tre anni (il 67% dei prestiti totali erogati, contro il 51 % delle altre
banche).
Nel corso del 2013 sono poi
state più di un migliaio le startup giovanili favorite dal progcammaBuona impresa! delle
Bcc che, nel complesso, hanno finanziato 2.530 imprenditori sotto i 35 anni, soprattutto giovani artigiani (611), commercianti (587), ristoratori e
baristi (487), operatori turistici (374) e agricoltori (296). E
proprio di artigiani e agricoltori le Bcc sono grandi finanziatori con quote di mercato
rispettivamente del 22,5 e del
18,3%.
Pag. 42
I MILIARDI DI
CREDITO IN PIÙ
EROGATI DALLE
BCC DURANTE LA
CRISI 2001-2013
CONTRO I -52
MILIARDI DEL
RESTO DEL
SISTEMA BANCARIO
L'ATTIVO DI
BILANCIO DELLE
BCC DESTINATO A
IMPRESE E FAMIGLIE
A FRONTE DEL 52%
DEL RESTO DEL
SISTEMA E AL 38%
DI QUATTRO
GRANDI PAESI UE „
LE IMPRESE
UNDER 35
FINANZIATE DAL
SISTEMA DEL
CREDITO
COOPERATIVO
NEL 2013 DI CUI
OLTRE LA METÀ
START UP
Pag. 43
^Iwr •
I prestiti a famiglie e imprese
tornati a salire a dicembre
Così le banche
E3
Attività di dicembre!
Variazioni
(miliardi
nov. 2014
die 2014
di euro)
Aiov2013
/die 2013
Raccolta
-1,6%
•1,6%
Depositi
+3,5%
+3,6%
-1,4%
-1,8%
-0,4%
0,1%
Impieghi (privati e P.A.)
IH^JiMif
Prestiti a famiglie e
imprese non finanziarie
Sofferenze lorde/
Impieghi*
novembre 2013
7 g %
agosto 2014
gi%
notembre 2014
gs%
179,3
Sofferenze lorde
Sofferenze nette
(senza svalutazioni)
novembre'13
Fonte: Abi
ottobre'14
e banche ricominciano ad allentare
i cordoni della borsa. Dopo oltre 30
mesi crescono, infatti, i prestiti erogati dagli istituti di credito a famiglie e imprese. È quanto si legge nel Bollettino mensile dell'Abi, che sottolinea come ci sia stato un aumento del 2,2% su base annua dei
prestiti fino a un milione di euro erogati alle imprese e una crescita del 31,2% dei prestiti per i mutui casa.
«A fine 2014 l'ammontare dei prestiti alla
clientela erogati dalle banche operanti in
Italia è stata pari a 1.820,6 miliardi di euro
- si legge nei Bollettino - una cifra nettamente superiore, di quasi 120 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da
clientela, 1.701 miliardi di euro. Afine2014
è in miglioramento la dinamica dei prestiti bancari. A dicembre 2014 il totale dei finanziamenti a famiglie e imprese ha presentato una variazione annua lievemente positiva: +0,1% rispetto al -0,4% il mese precedente e -4,5% a novembre 2013,
quando aveva raggiunto il picco negativo. Quello di dicembre 2014 per i prestiti
bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da aprile 2012». Secondo l'associazione dei banchieri, «un ulteriore dato positivo riguarda le nuove erogazioni:
L
novembre'14
'2,8% a ime 2007
i finanziamenti alle imprese per un importo unitario fino a un milione di euro
hanno segnato nei primi 11 mesi del 2014
un incremento su base annua di +2,2%.
In termini di nuove erogazioni di mutui
per l'acquisto di immobili nei primi 11
mesi del 2014 si è registrato un incremento annuo del +31,2%, mentre, nello
stesso periodo, anche il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha
segnato .un incremento su base annua di
+10,2%. Dalla fine del 2007, prima dell'inizio della crisi, a oggi i prestiti all'economia sono cresciuti da 1.673 a 1.820,6
miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.417,5 miliardi di euro».
Inoltre, sempre a dicembre, i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora più bassi. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 2,48% (il
valore più basso da agosto 2010) dal 2,55%
di novembre. Il tasso medio sulle nuove opefazioni per acquisto di abitazioni è sceso al 2,76% (2,91 % il mese precedente e segnando il valore più basso da ottobre 2010).
Sempre a dicembre il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,61%
(3,65% il mese precedente).
Maurizio Canicci
Pag. 44
M&A. It fondo di private equìty intende rilevare il 100% dell'istituto centrale delle banche popolari - Ricche plusvalenze in vista: molti soci già favorevoli alla vendita
Già il primo passo: Permira offre 2,2 miliardi per Icbpi
Bper, Ubi, Bpm e altre banche
L'azionariato
I primi soci di Icbpi. Quota %
Credito Vatteilinese
Banco Popotare
115,38
Popotare di Vicenza
9,99
Veneto Banca
9,99
Bper
8,69*
• Iccrea
•
«7,92
Popolare di Cividale
• «544
"
Ubi Banca
•
5,04
Bpm
•5,0
Altri
^a
(*) Sommando le quote detenute attraverso le controllate, la partecipazione sale
al 10,6%
transazioni bancarie italiane, da
parte di un fondo di private equiMB Permira è pronta ad acquity internazionale, il deal deve esstare l'Istituto centrale delle
sere soggetto alle necessarie aubanchepopolarLAquanto risultorizzazioni da parte delle Auta al Sole 24 Ore, la società di pri- thority, come Bce e la stessa Banvate equity ha presentato un'ofca d'Italia, che comunque è già
ferta cash del valore di circa 2,2
stata informata.
miliardi di euro per l'acquisizioD'altra parte, la cessione grupne del 100% del gruppo bancario
po
specializzato nella progettaspecializzato nei servizi di pagazione e gestione di servizi e sistemento. Giovedì si riunirà a Milami di pagamento potrebbe geneno il comitato dei soci più rapprerare un'importante plusvalenza
sentativi di Icbpi che dovrà noper i soci dell'Icbpi coinvolti, ovminare l'advisor finanziario (in
vero la quasi totalità del mondo
pole position c'è Mediobanca),
dellepopolarLTraiprincipalibeper assistere le banche venditrici
neficiari
c'è il Credito Valtellinell'operazione, e non è escluso
nese, primo socio col 204% (dati
che la trattativa possa essere sog2014), che aqueste cifreporterebgetta, nuovi rilanci. L'offerta di
be acasaunincasso attorno ai450
Permira ha superato di slancio
milioni di euro. Ma guadagni imquella di una cordata formata da
portanti sono previsti anche per
due fondi internazionali, che
Banco Popolare (i4,6%),Bper
aveva messo sul tavolo circa 1,9
(10,6%), Ubi e Bpm, entrambe al
miliardi di euro.
L'operazione, maturata fino
ad ora in maniera informale, troI PRINCIPALI BENEFICIARI
verebbe il consenso di massima
Dalla cessione delle quote
da parte di diversi dei principali
il
Credito Vatteilinese
soci di Icbpi. Avendo come oggetto l'acquisizione di un istituto
incasserebbe circa 450
bancario, peraltro leader nelle
milioni: seguono poi il Banco,
Luca Davi
5%. Tra le non quotate, plusvalenze attese anche per Pop Vicenza e Veneto Banca (entrambe al 10% circa), Iccrea Holding
(7,9%) e Pop Cividale (5,14%).
Tragli azionisti di Icbpi, con quote inferiori al 5%, ci sono Carige,
Banca Etruria e Lazio, Pop Bari
e Banca Sella.
L'eventuale incasso potrebbe
servire a realizzare un ulteriore
rafforzamento patrimoniale che
- per dimensioni e per alcuni istituti- potrebbe essere paragonato
quasiaquellodiunaumentodi capitale. Un "jolly" di nonpoco conto, soprattutto in una fase come
quella attuale in cui alle banche è
richiesto da parte dei regolatori
un livello patrimoniale sempre
più elevato. Senza contare che
l'iniezione di liquidità potrebbe
rivelarsi unpropellente rilevante
invistadeE'awiodiunrisikobancario che, conil varo della riforma
della governance delle popolari e
l'apertura al modello delle Spa,
sembra sempre più vicino.
Permira finora ha partecipato
in Italia a operazioni come quelle
di Valentino, Marazzi Group, Seat Pg e Sisal per citarne alcune.
Con questa operazione, il fondo internazionale di private
equity metterebbe le mani su un
autentico "gioiello" del settore
dei sistemi di pagamento e di clearing, divenuta una delle più importanti società europee del settore sortola guida del presidente
Giuseppe De Censi. Circa 1.800
dipendenti, il gruppo può contare su una redditività (Roe) attestatasi al 10% circa nel 2013. Lo
scorso anno ha realizzato un utile netto di 73 milioni di euro e ricavi operativi per 656 milioni di
euro circa.
Icbpi al 2013 deteneva un patrimonio netto consolidato pari a •
849,5 milioni, in crescita del 9,7%
rispetto ai 774,2 milioni dell'esercizio20i2,conilTotal Capital Ratiochesiattestaali9,3o/o.Controlla al 95% CartaSi (leader in Italia
nei pagamenti elettronici con oltre 2 miliardi di transazioni complessivamente gestite) e ha un
20% di Equens (gestione delle
transazioni elettroniche) e Unione Fiduciaria. Detiene quote anche in Helpline, Oasi, Hi-mtf.
H I @>lucaatdodavi
Pag. 45
Per gli istituti è il giorno della riforma
Verso l'addio al principio del voto «capitario» - Focus sulla portabilità dei fondi e trasferimento dei c/c
MH II presidente del Consiglio
Matteo Renzi lo ha confermato ieri
ai senatori del Pd: la riunione di governo convocata per oggi alle 13 si
occuperà anche di un intervento
sul mondo del credito. Dunque, le
norme di riforma delle banche popolari verranno discusse contestualmente al decreto-legge «Investment compact». Non è detto, però, che assumano la veste dei due
commi secchi che prevedano sic et
simplkiter l'abrogazione dell'intero articolo 30 del Testo Unico bancario, quello che disciplina i soci
delle banche popolari e che stabilisce il voto capitario (ogni socio ha
un voto, qualunque sia il numero
delleazionipossedute)iltettodell'i
% per le partecipazioni dei singoli
soci, il numero minimo di soci
(200). Dubbi e perplessità sull'opportunità di procedere in modo
tranchant in questo campo si sono
levati tanto daparte dei diretti interessati ( le popolari, le bcc) quanto
daparte del mondopolitico. E a tarda sera i lavori erano ancora in corso a via XX settembre e a Palazzo
Chigi,perdareunavestepiùarticolata alla normativa.
Nel provvedimento è previsto
anche l'obbligo di trasferibilità del
conto corrente in 15 giorni, senza
spese di portabilità per il cliente e
con eventuale risarcimento proporzionale al ritardo.
Sul fatto che una riforma sia necessaria e resa urgente anche dalla
velocità impressa dalla crisi alle
trasformazioni del mondo bancario, peraltro, non ci sono dubbi. A
più riprese, del resto, il Governatore Ignazio Visco aveva sollecitato
un provvedimento: «La Banca
d'Italiariconosce ilmodello cooperativo- aveva affermato ad esempio Visco all'assemblea annuale
dell'Abi-manonabbiamomaifattò
mistero della nostra convinzione
che, per le banche popolari più
grandi, quotate in Borsa, operanti a
livello nazionale 0 internazionale,
sarebbe opportuno un diverso assetto societario». E un analogo auspicio era venuto anche dal Fondo
monetario internazionale nonché
dalla Commissione europea. Per
chiarire la portata del provvedimento di modifica il portavoce del
premier Filippo Sensi ha poi rilanciato, ieri sera, via twitter, un'anali-
si diReuters secondo la quale, cambiando lanorma che assegnauguali
diritti di vóto agli azionisti delle
banche del settore cooperativo in
Italia il presidente del consiglio
Renzi riuscirebbe ad accrescere la
concorrenza e anche ad affrontare
la questione del futuro della banca
Monte dei Paschi, perchè togliere
la norma «una testa un voto», almeno per le popolari quotate in
Borsa, potrebbe aprire la stradaper
una fusione tra Mps e una delle
maggiori popolari, come Ubi.
Sennonché dal mondo politico,
proprio ieri, è partito un fuoco di fila. Il più netto è stato il segretario
della Lega Matteo Salvini, che si è
d etto «pronto a salire sulle barricate a dife'sa dei territori. Intanto, fermiamo questo tizio». Il Carroccio
si è anche detto pronto a un esposto, sospettando una misura che favorisca il salvataggio di Mps.il presidente di Assopopolari, Ettore Caselli, che è anche presidente della
Bper, si è invece detto «perplesso»
sulle ipotesi circolate e ha ricordato come l'associazione avesse nominato una Commissione compo-
sta da accademici di chiara fama,
composta dal Presidente.ProfAngelo Tantazzi, dal Prof. Piergaetano Marchetti e dal ProfAlberto
Quadrio Curzio«con il compito di
elaborare un modello di banca popolare ancor più rispondente alle
mutate esigenze del mercato».
Già lo scorso venerdì, peraltro,
erano scattate le prime voci critiche, apartire daisindacatidelsettore, preoccupati per possibili tagli
del personale a seguito delle aggregazioni, ma anche nello stesso Pd:
da Fioroni, preoccupato per sorti
della finanza cattolica molto presente nel settore delle popolari, a
Boccia. Ieri, il fronte si è allargato
anche al centrodestra e in particolare a Forza Italia dove si sono
espressi contro Renata Polverini,
Anna Cinzia Bonfrisco e Maurizio
Gaspara. Anche il segretario generale del sindacato Fiba Cisl si è pronunciato contro il ricorso al decreto, ricordando come le popolari siano le più generose verso le Pmi e
attaccando «l'effetto annuncio»
che ha permesso «enormi rialzi»
sui mercati finanziari.
R.Boc.
Pag. 46
Cooperative. Il mercato scommette sull'abolizione del voto capitario (+6,17%)
Caso Cattolicafrale assicurazioni
•w Cattolica è l'unica compagnia assicurativa quotata che ha
forma di società cooperativa e
che, come tale, applica il principio del voto capitario. Un profilo perfettamente attinente a
quello finito nel mirino del governo, al lavoro per provare a
sradicare il modello storico delle banche popolari. Il legame
non è evidentemente sfuggito
all'occhio attento del mercato e
gli effetti sono tutti nellaperformance' di borsa registrata ieri
dal titolo del gruppo: +6,ij°/o a
6,02 euro. Unbalzo tanto più significativo perché segnato in
una fase di "stasi" delle quotazioni della compagnia, a riprova del fatto che Piazza Affari ha
dato il via agli acquisti sull'ipotesi che la società possa essere
coinvolta dalla riforma.
Allo stato non è possibile dire
se l'intervento sulle banche popolari avrà realmente conseguenze anche su Cattolica ma alcuni osservatori fanno notare
due aspetti che meritano una
certa riflessione. Innanzitutto
va ricordato che l'Autorità di
controllo di riferimento per il
gruppo è Ivass, Authority che a
sua volta fa ora capo a Banca
d'Italia, cui spetterà "operativamente" il compito di gestire
l'eventuale complessa transizione. E questo è un primo indizio a favore di un potenziale
coinvolgimento. Il secondo lo si
trova nelle pieghe della relazione sulla governance scritta da
Cattolicastessa.Inquellerigheil
gruppo spiega che «le principali
disposizioni cui la Società è sottoposta, oltre a quelle generali
inerenti l'esercizio dell'attività
assicurativa, sono quelle correlate alla natura cooperativa della
società. Si ricorda inoltre la Legge del 17 febbraio 1992, n. 207, relativa alla disciplina delle azioni». La norma, cui la compagnia
fa riferimento, è una disposizione che di fatto il gruppo condivide con quelle che disciplinano le
azioni delle banche popolari.
Questi, allo stato, sono gli unici due elementi, oltre alle scommesse del mercato, che legano
Cattolica al destino delle Popolari. Salvo che, facendo un tuffo
nel passato, non venga rispolverato quell'antico progetto, rimasto su carta e mai realmente approfondito.diunatrasformazionedel gruppo in unanormalesocietà di capitali. Solo pochi mesi
fa, alla vigilia dell'aumento di capitale, da Cattolica assicuravano che non c'era allo studio alcun cambiamento della forma
societaria.L'ultimaparola,però,
a questo punto spetta al governo. Si vedrà se porterà avanti
l'offensiva sulle Popolari e si vedrà se questa andrà a intaccare
anche gli equilibri di Cattolica.
L.G.
Pag. 47
Le «Popolari» fanno il 20% del credito europeo
Oltreconfine. Dalla francese Crédit Agricole all'olandese Rabobank, gli istituti che si basano sul principio «una testa un voto» sono 3.700 in tutto il continente e hanno circa 215 milioni di clienti
Andrea Franceschi
• H Forti radici nel territorio di
origine e una govemance fondata sul principio "una testa, un voto". Questi sono i cardini dell'industria del credito cooperativo.
Un sistema che da oltre un secolo
è ancora una delle colonne portanti dell'economia europea. La
European Association of CooperativeBanks (Eacb), la principale
organizzazione del settore, stima che ad oggi nel Vecchio Continente operino 3700 banche di
credito cooperativo che danno
lavoroa85omilapersoneehanno
circa2i5 milioni di clienti. L'associazione stima che il settore abbia in mano il 20% del mercato
bancario retail.
Una percentuale dietro cui si
celano numeri molto diversi da
Paese a Paese. In Francia ad
LE PERFORMANCE
Secondo la Eacb, il settore
durante la crisi 2008-2012
ha registrato un aumento
della clientela del 5%, mentre
i depositi sono saliti del 28%
esempio gli istituti di credito cooperativo hanno in mano il 45%
del mercato. Numeri che si spiegano con le dimensioni delle tre
maggiori "popolari": Crédit
Agricole, Bpce e Crédit Mutuel
che messe insieme hanno un giro
d'affari annuo che sfiora i 53 miliardi di euro. Credit Agricole,
stando alla banca dati S&P Capital IQj ha asset a bilancio per 1500
miliardi di euro. Numeri che la
accomunano più a una grande
banca di investimento che a una
piccola cassa di risparmio. E formalmente una banca di credito
cooperativo anche il colosso
olandese Rabobank che ha ricavi
annuiper 8,7 miliardi di euro e ha
in mano il 40% del mercato bancario olandese.
I numeri dell'Eacb sulla performance delle banche di credito cooperativo nel quinquennio
della crisi 2008-2012 sono sorprendentemente positivi. Il settore ha sperimentato un incremento del 5% della clientela, il
numero dei soci è cresciuto del
4,5% mentre il valore dei depositi è cresciuto del 28 per cento.
Una performance che un recente studio della società di consulenza Oliver Wyman attibuisce
alla capacità di molti di questi
piccoli istituti di credito di conservare la «fiducia» dei clienti
per via del sostegno all'economia del territorio che sono riusciti a mantenere anche negli anni della recessione.
Certo un conto sono i numeri
complessivi, un altro le singole
storie. E in questo capitolo non
sono mancate lebatoste della crisi. È il caso soprattutto della Spagna che ha dovuto fare i conti con
, lo scoppio della bolla immobiliare che halasciato morti e feriti, sia
tra le banche controllate dagli enti pubblici, che tra le cajas rurales
di tipo cooperativo. Pesantemente colpite dalla crisi dei "mutui subprime" del 2007-2008 poi
sono state poi le Landesbank tedesche, che non hano la governance delle cooperative, ma che
hanno un modello di business
molto simile in quanto fortemente concentrate sull'economia locale. Negli anni d'oro della finanza speculativafecero incetta di titoli tossici e quando labollà scoppiò ne furono travolti. Dovette
intervenire il governo tedesco. Il
conto totale del salvataggio sarebbe stato di 23 miliardi di euro.
Governance
• Con il termine Governance si
intende l'organizzazione
interna di un'impresa, che
regola le relazioni fra i soggetti
interni all'impresa stessa che a
diverso titolo intervengono
nello svolgimento dell'attività
e alle forme di tutela dei
divarsi interessi esterni
coinvolti.
Pag. 48
Difendiamo le Banche «differenti»
E se è stato un falso allarme, meglio così
il direttore
risponde
di Marco Tarquinio
te
J>
dunque capire che le Banche popolari
sarebbero state e forse ancora sono a forte
rischio, nella ipotesi di un decreto che da
domani (oggi, ndr), dovrebbe fare ordine nella
complessa regolazione del sistema bancario.
Colpisce il riferimento esplicito alle Banche
popolari (a quanto pare, non più alle Banche
cooperative), cioè a una parte importante di
quei soggetti bancari che si pongono come
"interlocutori amichevoli" capaci di capire,
intervenire e facilitare la soluzione dei problemi
1 lina lettera
di Binetti,
parlamentare
che tiene
gli occhi aperti.
Molti allarmi
per notizie
circolate
e tagliate
secondo
interesse.
E una certezza:
Banche
popolari (non
quotate) e Bcc
vanno
preserv;
di famiglie e piccole e medie imprese in un
contesto socio-economico che le fa sentire
schiacciate da una crisi pesante e prolungata.
Trasformare le Banche popolari tutte, ma
proprio tutte, anche le non quotate in Borsa, in
istituti simili alle Spa significherebbe
cancellarne la logica fondativa, che le pone a
fianco delle fasce sociali più fragili, laddove la
relazione interpersonale, il rapporto di fiducia e
una calcolata capacità di rischio rappresentano
, un insostituibile e decisivo "di più". E questo
mentre è sotto gli occhi di tutti la velocità con
cui chiudono tante attività, compresse dalla
concorrenza internazionale e sottoposte a una
pressione fiscale ingestibile per un gran
numero di loro. Il Papa, non per nulla, continua
a indicare la necessità di riscoprire una
economia a misura di uomo, perché è
l'economia che deve stare al servizio della
persona umana e non viceversa. Le Banche
popolari e il Credito cooperativo, anche
quando si associano in reti più grandi,
mantengono la forza di una relazione
personale nei confronti di "clienti" che si
sentono accolti, in modo spesso
incondizionato, perché legato a una logica
solidaristica e personale che le grandi banche
pèrdono di pari passo all'aumento di
*«»««*# aro direttore,
come sempre quando qualche problema
particolarmente urgente tocca le famiglie e
raggiunge una elevata soglia di criticità, mi
rivolgo alla sua attenzione, sapendo di poter
contare su di un ascolto incisivo ed efficace per
sensibilizzare molte famiglie che non hanno
percepito il rischio che stanno per correre. Non
a caso "Avvenire" è già intervenuto con forza sul
tema in sede di cronaca e di commento. Ma
reperita iuvant. Notizie di stampa per nulla
allarmate ('Avvenire" a parte) di hanno fatto
dimensione. Preservare le caratteristiche delle
Popolari significa, perciò, difendere persone e
famiglie, significa aiutarle a fronteggiare i
lunghi periodi di disoccupazione, la difficoltà di
fare fronte al mutuo per una casa comprata con
difficoltà; ma significa anche sostenere la
speranza di una coraggiosa imprenditorialità
giovanile che, con idee ma scarsi o nulli mezzi,
vuole misurarsi con nuove e inedite sfide. Se si
soffocasse tutto ciò nell'anonimato,
crescerebbe la possibilità per i "poteri forti"
delle grandi multinazionali bancarie di
allungare i propri tentacoli, esasperando il
divario che separa una classe sociale "elitaria"
(sempre più ricca e ristretta) e una classe
sociale "popolare" (sempre più vasta e povera).
Non è questa l'Italia che vogliamo. La ringrazio
dell'attenzione che "Avvenire" sta dando al
tema, anche con l'editoriale, bello e
documentato, che ha affidato domenica scorsa
Pag. 49
al professor Leonardo Becchetti, e vorrei
richiamare in modo chiaro e forte non solo
l'attenzione del Governo (per questo ho scritto
anch'io al presidente Renzi), ma anche delle
famiglie, di tutte le famiglie. Perché irischidi
certe manovre le riguardano direttamente.
Paola Binetti
Parlamentare Udc di Alleanza Popolare
ggi sapremo, cara onorevole Binetti. Sapremo se sono
davvero infondate, come è stato fatto trapelare, certe anticipazioni che
avevano provocato negli ultimi giorni, su piani diversi e complementari,
molte preoccupazioni (compresa la sua condivisa da diversi suoi
colleghi, compresa quelle di associazioni e movimenti, compresa la
nostra). Sapremo se sono falsi e distorcenti i quadretti anti-Banche
popolari e anti-Banche di credito cooperativo dipinti in una lunga vigilia
del Consiglio dei ministri che sta perriunirsi.Vigilia segnata da manovre
e chiacchiere ideologicamente interessate e anche un po' lobbiste. Vigilia
gravata dall'ombra dei tentacoli di grandi soggetti bancari senz'anima e
senza patria lutto questo, si dice, non si realizzerà. Noi lo speriamo
anche perché - ripeto ciò che abbiamo già scritto con lucida passione qualunque operazione tesa a snaturare questo prezioso tipo di istituti
bancari « differenti», che continuano una storia molto sana e molto
italiana di buona e servizievole finanza, sarebbe incomprensibile e
ingiustificabile. Anche per le motivazionirichiamatenella sua lettera.
Che non sono frutto di un eccesso di allarme, ma di una scriteriata
"lettura" delle misure in via di definizione che si è lasciata circolare. Se,
dunque, l'esito della riforma annunciata - é denominata, secondo la
discutibile ma dilagante, moda degli anglicismi, "Investment Compact"
- dovesse infine comportare non la mortificazione bensì una
sottolineatura della specificità buona delle "pure" banche del territorio,
delle famiglie e delle piccole e medie imprese, non avremo esitazioni ad
applaudire la scelta del Governo Renzi.
Pag. 50