Imprese I big del pubblico Primo: trainare la

Dopo le nomine I piani (nascosti) da Eni a Poste
Imprese I big del pubblico
Primo: trainare la ripresa
azienda sono stati sostituiti, trascinati via dall'onda della «rivoluzione
culturale» renziana. Ha risposto
con entusiasmo il mondo della firan vento di cambiamento
nanza (banche e investitori istituai vertici delle maggiori imprese nazionali. I vecchi capi zionali). Adesso però i benefici del__ Ja_rivflluzione devono arrivare al-
DI STEFANO AGNOLI,
E FABIO TAMBURINI
G
l'economia reale cavalcando l'onda
della ripresa. Dall'Eni a Terna, da
Finmeccanica a Poste ed Enel, ecco
le criticità che dovranno affrontare
i nuovi vertici. E i piani al vaglio.
ALLE PAGINE 2 E 3
Rivoluzioni Grandi cambiamenti ai vertici delle aziende partecipate dal settore pubblico. Ma la mano della politica ha continuato a pesare..
Stato Nomine fatte, ora risultati (migliori)
I possibili cambi di rotta, l'obbligo di remunerare il Tesoro. E tutti devono giocare la delicata partita delle privatizzazioni
DI SERGIO RIZZO
I
l bicchiere si può vedere
mezzo pieno o mezzo
vuoto. Dipende, ovvio,
da chi lo guarda. Ma an
che dal punto di osservazione. Leila Golfo, presidente
della fondazione Marisa Belli
sarto nonché ex parlamentare
del Pdl, descrive le nomine
renziane come fossero una
«rivoluzione culturale».
Comprensibile entusiasmo,
visto che alla presidenza di
quattro fra le più grandi
imprese pubbliche sono state designate
altrettante donne.
Emma Marcegaglia va all'Eni, Patrizia Grieco
all'Enel, Luisa Todini alle Poste e Catia Bastioli a Terna.
Non era mai successo prima:
bicchiere mezzo pieno. Ma chi
pregustava novità sconvolgenti si è dovuto in parte ricredere.
L'altra metà
L'imprenditrice Luisa Todini è stata eletta ventanni fa
al parlamento Europeo per
Forza Italia ed è attualmente
consigliere di amministrazio-
ne della Rai in
quota cent r od e stra:
nome
sempre ricorrente, da anni,
quando sono in ballo incarichi pubblici. Mentre per l'imprenditrice Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria, c'è chi ha subito agitato l'ombra del conflitto
d'interessi. Ricordando pure
come l'azienda di famiglia abbia aderito anni fa al patteggiamento di una condanna
per una tangente pagata a un
manager di Enipower. E poi
va sottolineato che in questa
«rivoluzione culturale» nessuna donna ha avuto l'incarico di amministratore delegato: bicchiere mezzo vuoto. Vero è che i vecchi capi azienda
sono stati tutti sostituiti. Non
c'era alcun dubbio che ci fosse
bisogno di cambiare l'aria:
bicchiere mezzo pieno. Anche
se sostituire all'Eni Paolo Scaroni con il suo fedelissimo
Claudio Descalzi non si può
certo definire un ricambio radicale. E spostare alla
Finmeccanica l'amministratore delegato delle Ferrovie
Mauro Moretti al posto dell'incolpevole Alessandro Pan
sa, nominato appena un anno
fa, è sembrata una mossa non
estranea al realismo politico,
nanziatore di
q u e l l a _-
considerando il peso che
avrebbe avuto in questo avvicendamento il sostegno dalemiano: bicchiere mezzo vuoto. Sostegno a quanto pare
esteso ora anche al candidato
ferroviario interno alla successione di Moretti, il capo di
Rfi Michele Elia.
stessa fondazione è stato invece collocato in Finmeccanica.
Così alle Poste troviamo il guru televisivo Antonio Campo
Dell'Orto, il cui nome compare insieme a quelli di Bianchi
e Landi nell'elenco dei finanziatori di Open: sia pure con
la cifra assolutamente simbolica di 250 euro. Ma basta il
pensiero. Campo Dell'Orto
potrà misurare la propria
competenza in materia postale con quella del neoconsigliere Roberto Rao, deputato dell'Udc dal 2008 al 2013 dopo
essere stato portavoce
del presidente della
Camera Pier Ferdir ' v ^ l nando Casini, lea-
Realismo politico
Lo stesso realismo politico
al quale sono state improntate le nomine dei consiglieri di
amministrazione. Con la differenza che in questo caso si è
dovuto tenere conto pure delle mmoranze della maggioranza. Certo, nel consiglio
della Finmeccanica è stato
spedito un personaggio del
calibro di Alessandro De Ni
cola. E in quello dell'Eni si è
per fortuna trovato posto a
Luigi Zingales: bicchiere mezzo pieno. Le impronte digitali
della spartizione new style,
tuttavia, risultano più che evidenti. Nel consiglio di amministrazione dell'Enel è spuntato Alberto Bianchi, ex commissario dell'Efim e presidente della renziana Fondazione
Open. Fabrizio Landi, ex amministratore dell'Esaote e fi-
. .
. ,
der di quel partito. Landi confronterà invece la propria
esperienza aziendale con
quella della neoconsigliera di
Finmeccanica Marta Dassù,
viceministro alla Farnesina
nel governo di Mario Monti e
già assistente per la politica
estera di Massimo D'Alema
quando l'ex presidente dei
Democratici di sinistra era a
palazzo Chigi. Mentre Bianchi
lavorerà gomito a gomito con
la neoconsigliera Enel, Diva
Moriani, manager di Kme In-
tek, l'ex gruppo metallurgico
Orlando guidato dall'amico di
Renzi Vincenzo Manes.
dente Emma Marcegaglia. E
stato quindi dirottato all'Enel,
e sulla poltrona inizialmente
assegnatagli si è dovuto accomodare l'avvocato alfaniano
Andrea Gemma, liquidatore
della Valtur.
Lo schema
seguito per
Eni, Enel,
Poste e
Finmeccanica è sembrato così
funzionale da essere riproposto anche a Terna, la società
della rete elettrica il cui azionista di riferimento è la Cassa
Avvicendamenti
Nemmeno Angelino Alfano è rimasto a bocca asciutta.
Sia pure con il brivido di un
avvicendamento scattato a
giochi ormai fatti. Destinato
al consiglio di amministrazione dell'Eni, il patron del fondo
Equinox Salvatore Mancoso ha puntato i piedi dopo aver saputo che avrebbe
avuto per presi-
depositi e prestiti. Una donna
alla presidenza e un amministratore delegato, Matteo Del
Fante, nuovo di zecca.
Rinnovi
E nel consiglio? Un esponente della sinistra dalemiana, il responsabile lombardo
della Fondazione Italianieuropei Carlo Cerami, avvocato
amministrativista. Un esponente del centrodestra, l'ex
deputato di An e Pdl, nonché
sottosegretario allo Sviluppo
con delega all'energia nel go-
verno Berlusconi, Stefano Saglia. Con loro Fabio Corsico,
responsabile dei rapporti istituzionali del gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone,
azionista dell'Acea. E perfino
il destino non ha potuto risparmiare, alla fine, una involontaria coincidenza. Perché
Simona Camerario, dirigente
della Cassa approdata ora nel
consiglio di Terna, è incidentalmente sorella dell'ex amministratore delegato di Gdf
Suez energie, Valerio Camerario.
ENEL
Dati in euro da inizio
anno al 9151'là
PRIME SFIDE
Difficile che
il gruppo
possa deludere
la via maestra
seguita fino a oggi,
dismissioni e focus
sulla generazione
di c a s s a l i
Eni Priorità su Russia e Kashagan
La strategia e il destino di Saipem
D
i certo in un gruppo complesso come l'Eni non mancano le questioni
aperte. Ma Claudio Descalzi, il successore di Paolo Scoroni alla guida
del Cane a sei zampe, ha dalla sua un semplice ma indiscutibile dato di
fatto: quello di conoscerle quasi tutte molto bene. La prima, indicata l'altro
giorno in assemblea anche dal ceo uscente Paolo Scoroni, è quella del
maxi-giacimento kazako di Kashagan. Forse non molto conosciuto al di
fuori della cerchia degli addetti ai lavori, ma ormai trasformatasi in una
sorta di Vietnam del gruppo pubblico. La supercommessa strappata ai
tempi della gestione Mincato nei primi anni Duemila ha bloccato per anni
ingenti risorse nella convinzione che venire a capo delle difficoltà ambientali, tecniche, gestionali e finanziarie della più grande scoperta degli ultimi trentanni potesse definitivamente proiettare l'Eni nell'Olimpo mondiale del petrolio e del gas. Ora è ferma per l'ennesimo problema (tubi
«sciolti» dal gas troppo acido) e per evitare di uscirne con ammaccature
rilevanti la diplomazia e i tecnici del gruppo dovranno lavorarci ancora
con impegno, insieme ai soci del consorzio internazionale.
Un'altra eredità del passato che potrebbe riemergere già dal prossimo
inverno è quella deli «emergenza
gas», e in generale dei rapporti con
la Russia. Anche se l'Eni non è
Shale gas e le
direttamente responsabile della
relazioni con la
sicurezza dell'approvvigionamento
Nigeria sono le altre dell'Italia, è certo che sarebbe al
gruppo di Metanopoli che il goverquestioni aperte
no si rivolgerebbe in caso di difficoltà sul fronte russo-ucraino,
come sempre è accaduto in passato. Data la situazione in Libia (e i pro-
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blemi non rari sul versante algerino) si tratta pur sempre di un'eventualità
da monitorare con attenzione. Ma con la Russia che cosa accadrà? Quando
gli Usa hanno messo l'Iran alla berlina anche l'Eni ha dovuto pagare dazio. Teheran, però, non ha lo stesso peso di Mosca nel portafoglio globale
del Cane a sei zampe. Si potrebbe continuare: «shale gas», Nigeria e,
appunto, Libia sono altre questioni delicate da affrontare, tra strategia e
contingenza. Se si resta sul piano della strategia che cosa farà Descalzi?
Proseguirà nella focalizzazione sul core business dell'esplorazione e produzione di idrocarburi e, per fare un altro esempio, dopo la Snam venderà
anche un gioiellino tecnologico come la Saipem? Che cosa ne diranno, e
che cosa gli chiederanno l'azionista Tesoro e i fondi di investimento internazionali?
STEFANO AGNOLI
*0 @stefanoagnoli
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ENI
Dati in euro da inizio
annoal9/5/14
PRIME SFIDE
È dai primi anni 2000
)00
che Eni è alle prese
con il giacimento
kazako. Anche Russia,
shale gas, Nigeria
e Libia sono nodi
da affrontare
nel breve termine I I
Enel La via obbligata di Starace
E la sfida da vincere dei clienti liberi
P
er almeno un aspetto fondamentale la scelta di Francesco Starace come guida dell'Enel dei prossimi anni può dirsi simile a quella del nuovo ceo dell'Eni. Starace, come Descalzi, conosce assai bene il gruppo che
dovrà condurre, visto che prima di sviluppare il business delle energie rinnovabili (lui che è ingegnere nucleare di formazione) ha lavorato nel core
business della divisione «generazione» e ha diretto quella «mercato» dalla sua costituzione nel 2005 fino al 2008
Ovvio che al momento nulla trapeli delle sue intenzioni, se non quella
assai generica di «dare continuità e accelerare nell'implementazione del
piano industriale». Cioè delle linee guida presentate dal predecessore Fulvio Conti lo scorso marzo. Di fatto, quindi, anche il nuovo corso dell'Enel
non potrà muoversi senza tenere conto dei vincoli che hanno limitato la
precedente gestione. Primo tra tutti quello dell'indebitamento, che alla fine dello scorso anno era pari a 39,7 miliardi di euro (alla fine del primo
trimestre è risalito a 41,5 miliardi, ma ha pesato l'effetto contabile del periodo, quando Enel registra diversi crediti non incassati). Un passo in
avanti notevole rispetto ai 50,9 miliardi di fine 2009 (55,8 miliardi a fine
2007) ma pur sempre un pesante
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macigno. Come continuare a limarlo? Difficile che si possa eludere la
Priorità tagliare
via maestra seguita fino ad oggi,
i debiti cedendo
cioè le dismissioni (quelle nette pari a circa 8 miliardi dal 2009 al
attività sui mercati
maturi, come l'Europa 2013) eia generazione di flussi di
cassa (altri 3 miliardi nel quadriennio). Ciò su cui probabilmente si
potrà accelerare riguarda invece la crescita «possibile», ovvero quella nei
mercati emergenti, in particolare in America Latina, e nelle nuove tecnologie, partendo anche dalla base tecnologica rappresentata dalle energie
rinnovabili che Starace ben conosce. Reti intelligenti, ma non solo. La ristrutturazione dovrà invece proseguire nei mercati più «maturi» come Italia e Spagna. Qui, forse, la marcia indietro sulla capacità installata (da 90
e 83,1 Gigawatt al 2018, secondo il piano) potrà avvenire a ritmo più sostenuto. E restando sul terreno delle cose che il nuovo amministratore delegato ben conosce, il cambio di passo potrebbe avvenire sul versante del
mercato e della clientela. Il gruppo Enel ha nel mondo circa 60 milioni di
clienti, ma 47,7sono clienti del mercato regolato. L'obiettivo del piano sarebbe di arrivare a 24,6 nel 2018. Quasi a un raddoppio. La sfida è lanciata.
S. AGN.
y i @stefanoagnoli
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FINMECCANICA
Dati in euro da inizio
anno al 9/5/là
PRIME SFIDE
I primi impegni sono
sul mercato interno
e sui rapporti ai
vertici del gruppo.
Ma il destino si
deciderà tutto nel
grande risiko della
difesa europea I I
Rnmecaniallfuturodel civile
Rilanciato con Ansaldo Breda e Sts
auro Moretti assumerà formalmente l'incarico di amministratore delegato Finmeccanica giovedì 15 maggio, ma ha già avviato la prima
tornata d'incontri con i vertici delle principali società controllate. E il segnale
che dà è la volontà di far ritrovare al gruppo una identità forte, l'orgoglio
dell'appartenenza. Finmeccanica viene da momenti di grandi traversie, ha
dovuto fare i conti con inchieste della magistratura che hanno travolto presidente e amministratori delegati. Ora, dopo appena un anno della gestione
affidata all'ex amministratore delegato Alessandro Pansa, volta di nuovo
pagina. E Moretti ha voluto subito far sapere che il suo obiettivo è lasciare
traccia, come del resto si può immaginare dalle caratteristiche che ne contraddistinguono lo stile manageriale, piuttosto determinato.
Una prima pratica da svolgere sarà la definizione dei rapporti con Pansa,
che conserva la direzione generale. Ma, soprattutto, deve prendere una decisione strategica e affrontare il capitolo dell'andamento del titolo in Borsa. La
scelta chiave riguarda l'Ansaldo Breda, che produce treni e metropolitane.
Sotto la gestione Pansa è stata considerata un buco nero che assorbe ogni
risorsa disponibile e impedisce di utilizzarla per rilanciare le attività che
rappresentano il cuore del gruppo:
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iaerospazio e la difesa. La volontà
era
di venderla con la dote di AnsalCurare i rapporti con do Sts
), così come era stato fatto per
Pansa rimasto ai
Ansaldo energia. Moretti confermerà
vertici e risollevare la scelta? Oppure sogna di fare il bis
risanando, oltre alle Ferrovie, anche
il titolo in Borsa
Ansaldo Breda? In passato, con
dichiarazioni pubbliche, è stato
sostenitore del rilancio di Ansaldo Breda. E ora?
Negli incontri tenuti la settimana scorsa ha preferito ascoltare quelli che
stanno per diventare i suoi principali collaboratori ma, quanto prima, dovrà
pronunciarsi nel merito. Anche perché la quotazione del titolo in Borsa, da
quando sono cominciate le indiscrezioni sulla sostituzione di Pansa, è crollata. La perdita, dal 1 aprile, risulta di quasi il 15 %, che stride con l'aumento
M
dell'80% avvenuto sotto la gestione dell'amministratore delegato uscente.
Tradotto in quattrini questo significa quasi 600 milioni di capitalizzazione
persi in cinque settimane. Nell'attesa di chiarimenti su Ansaldo Breda, un
primo intervento riguarderà il nuovo consiglio di amministrazione deli Agusta, ormai scaduto, caratterizzato per la presidenza di un ammiraglio e un
paio di amministratori di nomina politica, della Lega Nord. Anche se le decisioni su cui si giocherà il futuro di Finmeccanica sono altre: le mosse nel
risiko dell'industria europea e internazionale della difesa.
FABIO TAMBURINI
£1 RIPRODUZIONE RISERVATA
I CONTI DEL GRUPPO POSTE ITALIANE
PRIME SFIDE
Miliardi di euro
Ricavi
26,268 24,049 +9,2%
Risultato operativo 1,400
1,382
+1,3%
Utile netto
1,032
1,004
-2,7%
Patrimonio netto
5,650 +26%
7,116
Posizione
-1.959* -3.257* +66%*
finanziaria netta
La privatizzazione,
con debutto in Borsa,
è promessa entro
l'anno, ma non sarà
facile restare
nei tempi.
L'altro fronte aperto
è Alitalia che va
fatta ripartire:
missione
impossibile? |
*La posizione finanziaria netta
è negativa perché c'è liquidità
Fonte: bilanci
M
Poste Alitalia, Borsa, Bankitalia
Caio il Digitale alla prova del tre
D
a mercoledì 7 maggio Francesco Caio, già Olivetti, Omnitel, Avio e Mr. Agenda Digitale, siede in viale Europa 175, sede di Poste Italiane, sulla poltrona di amministratore delegato che è stata occupata per 12 anni da un altro ingegnere, Massimo Sarmi.
Non è uomo da sorvolare sui dettagli, né da farsi dettare troppo la linea. Chiederà, si
presume, tempi per capire e il diritto di eccepire. Alla guida dell'ormai grande rivale del
sistema bancario italiano, avrà tre matasse da dipanare: la privatizzazione con il debutto
in Borsa; la più stretta vigilanza in arrivo dalla Banca d'Italia; e la sorte deli Alitalia in
crisi e perenne attesa del cavaliere bianco, entrando nella quale, primo socio industriale
con il 19,4% e 75 milioni immessi, Poste ha acquistato un'ingombrante patente politica.
Sulla privatizzazione, la palla è in mano al Tesoro, che di Poste è azionista: ha lasciato intendere di voler quotare il gruppo entro l'anno, ma le banche d'affari, che hanno
aderito alla gara due mesi fa, la scorsa settimana erano ancora in attesa di risposta.
Inoltre Caio vorrà vagliare tutti i numeri. Uno slittamento è possibile. Su Alitalia, è atteso
per questa settimana l'incontro definitivo con il possibile acquirente arabo Etihad. Anche
l'azionista Poste dovrà dare il proprio parere sulle condizioni, e il mercato si augura che
non sia l'ennesimo effetto-annuncio. Sulla vigilanza di Banca d'Italia, invece, c'è qualche
certezza. Il Bancoposta dei sei milioni di conti correnti sta per essere allineato alle banche con regole più severe su patrimonio,
I ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ H
governance, retribuzioni, sedi all'estero,
acquisizioni. La novità potrà avere un
Il Bancoposta sarà
impatto sulla struttura dei conti, sul piano
industriale e sulla squadra, visto che il
vigilato come gli
di Bancoposta (Paolo Maristituti di credito. Che responsabile
tella, nomina interna) avrebbe più poteri.
vogliono accelerare Altro posto chiave è quello di Maria Bianca Farina, amministratore delegato di
Poste Vita, in un gruppo dove i servizi
assicurativi pesano ormai per il 61,5% sul fatturato, contro il 52% del 2011.
La Banca d'Italia ha concluso il 28 aprile le consultazioni e dovrebbe varare la normativa in un paio di mesi. Ha messo in rete il documento «Disposizioni di vigilanza
Bancoposta» e atteso i suggerimenti di chi è interessato. Fra questi c'è l'Abi, associazione
bancaria: che da tempo chiede l'equiparazione di regole con Poste e avrebbe presentato,
secondo fonti, alcune osservazioni, da sottoporre al comitato esecutivo di fine mese. Gli
istituti di credito chiederebbero che siano estesi al Bancoposta anche tutti i limiti prudenziali sul conflitto d'interesse con le parti correlate; contesterebbero l'idea che i postini
fuori sede possano incassare pagamenti con moneta elettronica; e premerebbero perché
la normativa vada in fretta a regime, senza lunghe transizioni. Le banche si augurano
insomma che le Poste (nel cui bilancio di gruppo 2013 i ricavi da servizi finanziari sono
saliti a 5,5 miliardi, + 7% in due anni) siano sottoposte alle nuove regole prima della
quotazione. Caio intanto ha già incontrato i suoi manager e dovrebbe collegarsi oggi in
streaming con tutti i dipendenti al computer, in conference cali Digital st\/le.
ALESSANDRA PUATO
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TERNA
Dati in euro da inizio
annoal9/5llà
PRIME SFIDE
Il vero obiettivo
è tenere a Iti i profitti.
Subito la verifica
su Gianni Armani,
l'amministratore
delegato
della società
Rete Italia I
JJ
Terna Restare macchina da utili
E crescere nelle rinnovabili
I
( rischio, per chi è stato chiamato a guidare una società come Tema che in
nove anni ha generato utili per oltre 4 miliardi di euro e distribuito dividendi per 3,2 miliardi, è evidente: fare peggio dei predecessori. Per questo il
nuovo amministratore delegato, Matteo Del Fante, e il presidente che lo
affianca, Catia Bastioli, devono prima di tutto capire come raggiungere il vero
obiettivo, cioè tenere alta la redditività. Questa è la scommessa. Il business di
Tema, che gestisce la rete nazionale di trasporto dell'energia, ha come chiave
di volta le tariffe elettriche, che regolano i rapporti con i produttori e che
vengono decise dalle autorità pubbliche. Decisioni su cui pesa la moral suasion della Cassa depositi e prestiti, a cui fa capo quasi il 30 per cento del
capitale (e di cui Del Fante era direttore generale), interessata a tenere alto il
livello dei profitti per ottenere soddisfazioni adeguate sul fronte dei dividendi.
Il vertice precedente, formato dall'ex amministratore delegato Flavio Cattaneo e dall'ex presidente, Luigi Roth, ha funzionato anche perché era diventata una sorta di coppia di fatto, abituata a lavorare di sponda da quando,
all'inizio degli anni 2000, il primo era commissario straordinario della Fiera
di Milano e il secondo guidava la
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Fondazione azionista. Cattaneo è
sempre
stato piuttosto irruente,
Il nuovo piano
capace di manovrare la sciabola
prevede 3,6 miliardi piuttosto del fioretto, mentre Roth
di investimenti nella era perfettamente complementare,
pugno di ferro in guanto di velluto.
rete entro il 2018
La grande forza, che spiega i risultati
eccellenti ottenuti da Tema, è stata
la determinazione nel negoziare le tariffe, nessun timore reverenziale nei
confronti di colossi come l'Enel (anzi) e la diversificazione in altri settori
redditizi, in Italia e all'estero.
In particolare il piano strategico 2014-2018 prevede, oltre a 3,6 miliardi
di investimenti nella manutenzione e sviluppo della rete, l'aumento degli
investimenti nelle attività non tradizionali fino a 1,3 miliardi, per la maggior
parte in un settore molto vicino alle sensibilità della Bastioli (ex amministratore delegato di Novamont, leader nella chimica verde, e cresciuta come
esperta di sostenibilità ambientale e materie prime rinnovabili all'Istituto
Guido Donegani, all'epoca centro di ricerca corporate della Montedison): gli
impianti per la produzione di energia rinnovabile, sia sul mercato italiano sia
all'estero. Ma il loro primo intervento, molto probabilmente, sarà per evitare
l'uscita di Gianni Armani, l'amministratore delegato di Tema rete Italia, il
cuore del gruppo, che è stato il candidato alternativo a Del Fante.
F.T.
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