«Qualcuno deve pagare» Fi va alla Corte dei conti

- mercoledì 15 ottobre 2014 -
T R E N T I N O - Pagina: 17 -
pioggia di critiche
«Qualcuno deve pagare»
Fi va alla Corte dei conti
◗ TRENTO
Dentro e fuori dal consiglio provinciale, sul caso Not è una pioggia di critiche all’indirizzo della
giunta. A far partire il fuoco di fila è Forza Italia con Giacomo
Bezzi, che annuncia un esposto
alla Corte dei Conti: «Qualcuno
deve pagare i danni, non è possibile che non ci sia un’assunzione di responsabilità. Questo ritornello che è sempre colpa degli altri non funziona. Ci vuole
più attenzione a rispettare le regole degli appalti». E durante il
question time, rivolto al presidente Ugo Rossi, aggiunge: «Vedremo se qualche dirigente ha
ricevuto dei bonus per l’ottima
elaborazione delle gare. Qui ci
sono stati dirigenti superficiali».
Dall’opposizione va all’attacco
anche Rodolfo Borga (Civica
Trentina) che bolla come «inadeguate» le dichiarazioni di Rossi: «Anziché chiedere scusa ai
trentini per quanto accaduto,
ha pensato bene di attribuire le
responsabilità a giudici e norme. Nessuna responsabilità,
dunque, la colpa è sempre di
qualcun altro. Dei giudici, delle
leggi, del destino cinico e baro».
«La giunta quando ha deciso la
composizione della commissione di gara sapeva che esisteva
una giurisprudenza contrastan-
I consiglieri Rodolfo Borga, Bezzi e Fugatti in aula
te e ciononostante ha deciso di
assumersi il rischio dell’annullamento. Una responsabilità politica enorme, che si accompagna a responsabilità amministrative di non minore gravità,
di cui ora nessuno si vuole assumere il peso».
Preoccupato ma non sorpreso il segretario della Uil Walter
Alotti: «Lo stop viene da errori
fatti dall’amministrazione provinciale e rischia di far lievitare i
costi e i tempi di di realizzazione dell’opera. Non possiamo
non chiedere conto delle salatissime prebende liquidate al con-
sulente responsabile del progetto Giuseppe Camoretto, che ha
messo in piedi il progetto ed in
particolare si occupava proprio
del bando di gara». Elio Bonfanti, che scrisse per Rifondazione
Comunista il documento di denuncia delle irregolarità dell’appalto, esprime soddisfazione:
«Sono stati confermati tutti i rilievi che muovevamo. La decisione del Consiglio di Stato va
pensata e vissuta come una occasione irripetibile per cambiare strada, l’appalto va rifatto
con diverse modalità e garantendo la trasparenza». (ch.be.)
- mercoledì 15 ottobre 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 3
L’appalto contestato Industriali e Artigiani severi con l’ente pubblico. Misconel: le aziende ritrovino l’etica
«Not, la Provincia ammetta l’errore»
Mazzalai: abbaglio, non tragedia. De Laurentis: opera da ripensare
TRENTO — «Le regole ci sono per tutti,
anche per l’ente pubblico». Il messaggio è
chiaro. All’indomani della sentenza del Consiglio di Stato, che ha nuovamente bocciato
il Not, l’appalto da 1,7 milioni di euro per la
realizzazione e la gestione del nuovo ospedale, ci si interroga sulle responsabilità. E
se l’Ance assolve la Provincia, industriali e
artigiani sono di tutt’altra idea. Critica anche la Uil: stop causato da errori.
«Non è il momento di dare colpe» minimizza il presidente dell’Ance, Giulio Misconel. Più netto Paolo Mazzalai di Confindustria: «Le norme sono scritte sia per le imprese che per l’ente appaltante. C’è stato un
errore, bisogna assumersi le proprie responsabilità e ammetterlo».
La Provincia ha sbagliato e se ora, dopo
due anni di attese, ci saranno ulteriori ritardi il motivo è uno solo: la commissione nominata da Piazza Dante era illegittima e la
Provincia doveva saperlo. Non ha dubbi il
presidente degli Artigiani, Roberto De Laurentis. «Le norme si rispettano, con l’autonomia si violano anche alcune cose. Ma —
aggiunge — non tutto il male viene per nuocere, questo ritardo serva per un ripensamento del Not. Vogliamo il nuovo ospedale? Dobbiamo chiudere quelli periferici».
De Laurentis non è distante dal disegno,
contestato da più parti, dell’assessore Donata Borgonovo Re. «Dobbiamo fare una riflessione seria su quale sanità vogliamo domani — precisa — il Not è nato in altri tempi,
ora le cose sono cambiate. Se vogliamo il
Not dobbiamo chiudere gli ospedali di periferia».
Troppe spese. «Gli ospedali periferici per
come sono concepiti oggi non hanno senso. La sanità trentina costa ogni anno 1 miliardo e 96 milioni di euro, si chiudano gli
ospedali periferici e si lascino solo dei presidi. Per le emergenze abbiamo gli elicotteri».
Il nuovo slittamento dell’appalto milionario crea comunque un danno alle imprese.
Serviranno mesi, forse un paio d’anni. La
Provincia accelera. Rossi assicura: «Voglia-
Documento generato da Walter Alotti il 15/10/2014 alle 07:37:38
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mo accelerare al massimo i tempi e faremo
tutto quello che serve per accorciarli». Ma
la sensazione è che non sarà così facile. I
giudici del Consiglio di Stato hanno chiarito che «dovranno essere riaperti i termini
per la presentazione di nuove offerte sia tecniche che economiche». Questo significa ripartire dall’inizio e aprire anche ad altre cordate e comunque, anche se resteranno le
stesse, ci sono i tempi tecnici per la ripresentazione delle offerte e qualcuno alla luce
delle due sentenze potrebbe decidere di rivedere il progetto. Poi dovrà essere rinomi-
nata un’altra commissione che dovrà fare
una nuova valutazione. Serve tempo. Difficile fare una previsione (il termine dei lavori,
prima dei ricorsi era previsto per il 2016),
ma difficilmente il nuovo ospedale vedrà la
luce prima del 2021. «Il mondo delle costruzioni — commenta Mazzalai — sta soffrendo per il calo della domanda, sono diminuite le opere pubbliche e quindi c’è un accanimento nei confronti di quelle poche gare
d’appalto che ci sono, ma in questo caso la
responsabilità non è dei costruttori». Loro
sono i danneggiati, secondo gli industriali.
«C’è una responsabilità dell’ente appaltante
— precisa — c’è stato un errore. Si può sbagliare, abbiamo perso due anni, bisogna rimediare agli errori, rimboccarsi le maniche
e ripartire. Decidere con chiarezza».
Più morbido Misconel che chiede alle imprese una riflessione. «Dobbiamo cercare
di essere meno litigiosi e collaborare con
l’ente pubblico. Dobbiamo recuperare l’etica. Nei momenti di crisi — aggiunge — è
normale che ci sia più litigiosità. È stata
un’occasione persa, sono amareggiato. Si allungano i tempi e questo appalto dava lavoro a tante imprese». Sul fronte dei ricorsi,
secondo Misconel Rossi non ha torto. «Ci
sono più avvocati che muratori e tante volte cercano il cavillo. La legge sugli appalti è
talmente complicata che se non andiamo
verso una semplificazione, non andremo
da nessuna parte».
Dafne Roat
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