Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 178 09 Dicembre 2014 61 Pagine Prove Husqvarna Factory 2014 Welcome back Husky Periodico elettronico di informazione motociclistica Novità Yamaha YZF-R1 e YZF-R1M, i prezzi Scarica l’APP del Magazine MotoGP Aspettando DopoGP Loris Reggiani: “Rossi la sorpresa, Lorenzo la delusione” | PROVA NAKED | BMW R NINET da Pag. 2 a Pag. 11 All’Interno NEWS: Ducati Scrambler iniziata la produzione | M. Clarke Kawasaki H2R: moto esagerata! | N. Cereghini Collezionisti o garagisti? | SBK: Guintoli “Honda? Sembra facile da guidare” | MX: Pourcel Il mio avversario? Tony Cairoli” BMW R nineT PREGI Estetica e guidabilità DIFETTI Strumentazione e alcune finiture Prezzo 15.530 € PROVA NAKED LA SPECIAL DI SERIE È SERVITA E’ una BMW moderna in tutto e per tutto, ma si richiama alle prime boxer (di 90 anni fa) grazie a un’estetica rétro molto affascinante e nasce per essere personalizzata. Prezzo importante: 15.530 euro di Francesco Paolillo Foto Matteo Gebbia 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito A Monaco hanno saputo stupirci più di una volta negli ultimi anni, producendo moto dalle caratteristiche originali, appartenenti alle categorie più disparate, ma una moto come la R nineT – che si legge Ninety, novanta - ancora non l’avevamo vista. Una BMW pensata e realizzata su misura per gli amanti della customizzazione, che potranno personalizzarsela a piacimento pur rimanendo nei confini della legalità (almeno in Italia dove qualsiasi modifica espone al rischio di sanzioni, fino al sequestro del mezzo), mantenendo garanzia e funzionalità, tipici dei prodotti BMW. Come emerso nel corso della prima presa di contatto del nostro Andrea Perfetti, la “ninetta” è una moto che colpisce e affascina sin dal primo istante, sia da ferma, sia in movimento, Media 4 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove guidandola. Essenziale e minimalista, pone le basi del suo look su pochissimi elementi, primo tra tutti il serbatoio di alluminio, in parte spazzolato, che sovrasta il boxer 1200, altro protagonista dell’estetica, ma anche le piastre di sostegno della sella. Pochi particolari che rendono unica questa moto. La cura e l’esecuzione degli accoppiamenti dei singoli elementi è caratterizzata da alti e bassi, luci e ombre che però non intaccano l’immagine della nineT, ma il giudizio deve tenere conto di un prezzo di acquisto impegnativo, che può salire ulteriormente scegliendo tra gli optional quali il codino monoposto in alluminio oppure lo scarico singolo (che come quello di serie è griffato Akrapovič). Alcuni particolari secondo noi non sono allineati all’immagine che la nineT vuole dare di sé, e pensiamo al telaietto di supporto della sella passeggero, con relative pedane, entrambi abbastanza dimessi, oppure al cavalletto laterale di estrazione decisamente proletaria, così come i supporti del parafango anteriore che richiamano falsamente l’alluminio, ma che in realtà sono di plastica. Particolari che però a quanto pare non hanno raffreddato gli animi e l’entusiasmo dei clienti BMW che hanno letteralmente bruciato le nineT disponibili per il mercato italiano. Anche dal punto di vista ciclistico ci saremmo aspettati qualche cosa di più, senza nulla togliere a quello che viene montato di serie che funziona molto bene, come leggerete più avanti. La forcella, è si derivata da quella che monta la S1000 RR, ma è priva di regolazioni idrauliche, mentre il mono prevede il registro in continuo del solo precarico molla. Manca il controllo di trazione, e altri ammennicoli elettronici applicati al motore, ma fortunatamente non l’ABS, che non è il solito Continental-Teves, ma un Bosh dagli ingombri più adatti alle forme sciancrate della naked tedesca. L’immortale boxer è per l’occasione in versione da 1170 cc con raffreddamento misto aria-olio, un motore dalle caratteristiche perfette per la vintage tedesca, che più che le prestazioni pure, si distingue per l’erogazione ai bassi e medi regimi, così come emerso prima durante la prova e poi nel test al banco. Prestazioni in linea con l’immagine della nineT, niente super prestazioni, ma tanto piacere di guida. Il banco ci dice che il boxer preferisce donarsi “tutto e subito”, coppia esuberante fino a 5.000 giri, limite oltre il quale si manifestano delle flessioni, percepibili più sulla carta che non nella guida, e potenza che cresce lineare anch’essa fino ai cinquemila, per poi salire in maniera meno costante fino al limite dei giri, fissato a quota ottomilacinquecento. Questo è quanto emerge dalla lettura dei freddi numeri del banco prova, va detto che in pratica le sensazioni sono decisamente diverse. Primo perché guidando la nineT, e tenendo il boxer entro il limite dei cinquemila giri, ci si trova a viaggiare decisamente allegri, per non dire forte, e poi perché tirare il boxer a fondoscala non si addice alla donzella teutonica. La ciclistica 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito da parte sua, permette di godersi fino in fondo le prestazioni del motore, mancheranno le regolazioni minime e indispensabili, ma bisogna ammettere che la nineT si guida davvero bene, confortevole quando richiesto e brillante se sollecitata. La forcella affonda anche troppo repentinamente, spostando l’ago della bilancia verso il confort, ma si indurisce gradualmente man mano che si raggiunge il fondocorsa, garantendo un comportamento apprezzabile anche alzando il ritmo (certo che poter mettere mano a un registro per la compressione …). Il mono da parte sua garantisce un giusto compromesso tra confort e prestazioni, inoltre seppur dotato del solo registro in continuo del precarico molla (tramite un comodo pomello), è piuttosto sensibile alle regolazioni del caso. Ottima la funzionalità dei freni e soprattutto dell’ABS, mentre la generosa impronta a terra delle ruote, gommate 6 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove Metzeler Roadtec Z8, garantisce grip in abbondanza, anche quando le condizioni dell’asfalto sono tutt’altro che ottimali. Le soddisfazioni che si traggono dalla nineT, dunque, non sono solo legate agli apprezzamenti altrui davanti al locale alla moda, ma sono legate anche alle prestazioni dinamiche, e alla piacevolezza di guida, sia che si vada a spasso, con il boxer borbottante, sia che si cerchi qualche emozione in più, con il bicilindrico che cupo riecheggia e fa tremare vetri delle auto. Le prestazioni pure non sono determinanti su una moto quale la “ninetta”, per cui i 212 km/h raggiunti di velocità massima sono più che sufficienti nel caso in cui si voglia strigliare il boxer, mentre lascia perplessi la scarsa precisione della strumentazione, che per i nostri gusti appare anche poco leggibile, a causa delle dimensioni dei due indicatori analogici, e mancante dell’utile indicatore del livello carburante. Tanto per 7 8 9 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine rendere l’idea a 145 km/h indicati dal tachimetro, corrispondono 130 km/h effettivi, mentre la velocità massima indicata dalla strumentazione è di oltre 240 km/h! Dove invece la nuda BMW non tradisce, è nei consumi, sempre piuttosto bassi, e che nell’uso quotidiano si aggirano in media intorno ai 20 km/l, anche a velocità autostradale, mentre a velocità costante di 90 km/h si oltrepassano con facilità i 25 km/l. Tirando le somme la R nineT è una moto da guardare, da esibire, ma soprattutto da guidare, una moto che sa essere originale esteticamente, ma che sa dare tanto anche quando si parla di piacere di guida. 10 Prestazioni rilevate SCHEDA TECNICA ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco Caberg Giacca IXS Albatros Guanti IXS Fresh Stivali TCX Custom Gore-Tex BMW R Nine T 1200 15.530 euro Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 1170 cc Disposizione cilindri: Boxer Raffreddamento: ad aria/liquido Avviamento: E Potenza: 110 cv (81 kW) / 7500 giri Coppia: 12.13 kgm (119 Nm) / 6000 giri Marce: 6 Freni: DD-D Misure freni: 320-265 mm Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Lunghezza: 2220 mm Larghezza: 890 mm Altezza sella: 785 mm Capacità serbatoio: 18 l Segmento: Naked Potenza massima corretta all’albero: 103 cv a 8260 giri Coppia massima corretta all’albero: 11,0 kgm a 4920 giri Scarti tachimetro: a 130 orari +15 km/h Peso: 222 kg col pieno Peso a vuoto: 208.5 kg Consumi: urbano: 16 km/litro extraurbano: 21 km/liltro autostrada a 130 km/h: 17,5 km/litro Velocità massima: 212 km/h 11 Husqvarna Factory 2014 PREGI Erogazione della coppia DIFETTI Posizioni in sella molto personalizzate PROVA OFFROAD WELCOME BACK HUSKY Husqvarna, al termine di una stagione ricca di soddisfazioni, apre le porte al suo reparto corse. Per un test esclusivo delle moto ufficiali di Dean Ferris, Todd Waters, Romain Febvre e Aleksandr Tonkov, e per portarci dietro le quinte dove tutto nasce e viene sviluppato per le gare di Aimone Dal Pozzo 12 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ed emozione lungo il cammino che, passo dopo passo, sta riportando il marchio Svedese al top delle classifiche mondiali. “Siamo partiti poco più di un anno fa con il rilancio di questo grande marchio ed i risultati raccolti in così breve tempo sono incredibili!” Afferma Paolo e prosegue. “L’essenza del test organizzato oggi è quello di far conoscere sempre di più al pubblico queste moto e soprattutto di trasmettere il forte legame che esiste tra queste moto ufficiali e quelle che si trovano dai concessionari”. In tutto questo mancano i bilici, che sono già ad aspettarci a 13 km di distanza presso la pista di Walkenswaard, altro tempio del motocross, per la prova dinamica di questi gioielli, talmente puliti ed ordinati che è quasi un peccato buttarli nella sabbia nera olandese...o forse no! L ommel, patria indiscussa del cross e palestra per tutti i piloti moderni che vogliono definirsi tali, è anche la sede dei team più prestigiosi del circus mondiale. Qui infatti troviamo la sede operativa dei due Factory Team Husqvarna ovvero il Wilvo Nestaan di Jacky Martens impegnato nella MX2 e l’Ice one di Kimi Raikkonen protagonista della MXGP. Entrambe posizionati a non più di 100 metri dal tempio sacro del motocross, si rivelano estremamente professionali ed organizzati. Qui, al confine tra Belgio ed Olanda, il motocross è una cosa seria, non solo per chi lo pratica, ma anche per chi ne fa un business. Non è un’attività collaterale, non è solamente una passione da coltivare e basta, esso diventa il fulcro di un’attività imprenditoriale alla quale lavorano e concorrono numerose persone. I team sono totalmente autonomi e attrezzati con 14 tutto quanto necessario, in spazi inimmaginabili per noi, tanto sono ampi e puliti. Palestra, alloggio per i piloti, magazzino ricambi, banco prova, zona motori, area sospensioni, sono solo alcuni degli importanti tasselli che stanno portando Husqvarna a raggiungere i risultati che sta ottenendo a poco più di un anno dalla rinascita. Il legame con la casa madre di Mattighofen è forte e viene alimentato quotidianamente, e, grazie alla presenza di due grandi personaggi come Jacky Martens, già campione del mondo con la stessa Husky e Kimi Raikkonen, indiscusso protagonista della formula uno nonché sfegatato appassionato e praticante del motocross, si sta creando una grande sinergia che permette di far evolvere i prodotti di serie in maniera esponenziale, abbinando il know how aziendale con gli input dei piloti e le esperienze raccolte sul campo ogni giorno. Paolo Carrubba, Marketing Manager di Husqvarna Motorcycles ci guida con orgoglio Prove FC 350 Dean Ferris Partiamo subito dalla più particolare, ovvero quella con la cilindrata ibrida considerando la classe in cui corre. Subito notiamo una posizione di guida particolare in quanto Ferris non è molto alto ed ha apportato diversi cambiamenti. La sella è rigida ma più scavata nella parte centrale per avere una posizione da seduto più bassa, senza però andare ad ridurne lo spessore nella prima parte, con il risultato che sembra a volte di essere seduto in salita. Le leve al manubrio sono piuttosto rivolte verso il basso, specie la leva del freno anteriore. Il freno posteriore al contrario è bello alto come piace a me e consente di arretrare molto durante le fasi di staccata. Come sospensioni la forcella ufficiale WP in alluminio con steli da 52 mm di diametro è Media 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine corposo e pastoso. Rispetto alle sorelle minori questa moto è più stabile e piantata, la differenza sostanziale però la avverti quando spingi un po’ di più e provi a cercarne il limite. Non appena ti avvicini infatti, avverti subito che è impegnativa e difficilmente riesci a correggere con semplicità eventuali sbavature e perdite di aderenza. Se la guidi pulito è uno strumento da gioielliere, tanto è precisa, ma non provare a tirarle il collo perché se no due giri sono già un’enormità di tempo! Una curiosità è che su questa moto (e solo su questa) troviamo a fianco della frizione il comando rapido di scelta delle mappature, la prima per maggior progressione, la seconda per la botta, probabilmente per la partenza. incredibilmente precisa, tanto che in una Walkenswaard un po’ fangosa e colma di caregge sono state di grande aiuto in quanto, una volta entrati in un canale sembrava essere proiettati sulla linea dell’alta velocità. Questo ovviamente si riflette sulle braccia che devono essere sempre presenti anche se, rispetto ad altre moto factory, non risentono di quella rigidità che ammazza i polsi in poco tempo. Il mono, come per il resto della gamma, è sostenuto (molla da 4.8) e particolarmente frenato di ritorno. Tale impostazione rende la moto molto secca e ben piantata a terra, ma anche molto prevedibile e istintiva. Il motore è quanto di meglio può offrire una moto da cross: tiro incredibile ai bassi e medi tanto che puoi dimenticare le marce, ma che non ti porta mai ad essere attaccato via. Certo, devi fare tutto giusto e mantenere bene la posizione in sella, ma appena dai gas lei è talmente precisa nello scaricare 16 Prove FC 250 Romain Febvre In questo caso la posizione in sella è standard. Il telaietto posteriore in carbonio, comune a tutti i modelli factory, che va a sostituire quello di serie di plastica, non ha misure differenti ed il grip che si ottiene dalla carta vetra incollata ad arte sui montanti laterali è notevole e trasmette tanta fiducia e controllo. Su questa moto troviamo anche delle piastre di sterzo inedite in quanto, tra quella inferiore e quella superiore sono presenti dei tiranti che si incrociano dietro alla tabella porta numero. Questa particolarità portata in gara dalle 250 del team di Martens è unica in quanto è un sponsor del francesino da quando ha iniziato a correre. Il sistema permette la potenza a terra che anche sulla sabbia, se non fai attenzione, rischi di dare il giro. In alto offre grande potenza, ma ci arriva con un’ottima progressione. La componentistica interna, a parte il corpo frizione marchiato Hinson, arriva in toto dal reparto corse austriaco e vengono utilizzati tutti i prodotti già presenti sui modelli di serie, con l’unica differenza che questi fanno 2 gare, massimo 20 ore di utilizzo e poi vengono rispediti alla base per una revisione totale. Fatta salva la personalizzazione nella posizione in sella quindi è una moto facilmente utilizzabile e soprattutto incredibilmente divertente. Degni di nota sono gli impianti frenanti, Brembo ufficiali, abbinati a pastiglie e dischi Moto Master (260 e 220 mm) che sono aggressivi ed efficaci, tanto che basta sfiorare le leve per sentire l’effetto frenante. Il motore è rotondo da matti ed il meglio di sé lo dà nella prima fase di accelerazione dove risulta 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito di gestire la flessibilità delle piastre e, in questo caso di ottenere un avantreno più rigido che tiene in asse le forcelle in fase di staccata. Queste, scorrendo meglio in quanto le canne rimangono maggiormente allineate, lavorano in maniera più efficace ed, alla fine, risultano più morbide e progressive. Allo stesso tempo apportano un aspetto benefico anche al posteriore che rimane più in asse soprattutto nelle buche più pesanti e nelle sezioni di waves. Quanto al motore la piccola 250 chiede di usare spesso le marce, ma una volta prese le misure diventa facile e divertente anche se non è per nulla fatta per andare piano. Nella prima parte di erogazione sale abbastanza lenta e progressiva, per andare poi a distendersi fino al fuori giri che è davvero in alto. 18 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove FC 250 Aleksandr Tonkov Anche in questo caso la posizione in sella è lineare e simile alle moto di serie. In questo caso però mi ha colpito la leva del freno posteriore davvero alta. Il motore, pur essendo di medesima derivazione di quella di Febvre, gira in maniera differente, quasi come se avesse una diversa base. I meccanici invece mi confermano che si tratta esclusivamente della mappatura che per Tonkov è molto più rapida a salire e si ferma prima, mentre il francese vuole un motore molto più disteso. Risultato è che questa gira forte, a mio avviso è più rumorosa ed ha anche maggior freno motore. Questo trasmette una sensazione di maggior pesantezza all’avantreno cosa che viene ulteriormente enfatizzata con un mono molto frenato 19 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Scarica l’APP del Magazine ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Casco: UFO Occhiali: Scott Maglia: Alpinestars Techstar Pantaloni: Alpinestars Techstar Guanti: Alpinestars Techstar Stivali: Tech 8 di ritorno, che se da una parte la rende stabile, da all’altra spinge in staccata. In conclusione quattro super moto, non tanto in termini di prestazioni, ma piuttosto per la cura maniacale dei dettagli che le rendono delle vere opere d’arte. Il segreto, da quanto ho potuto constatare, sta nel creare per ogni pilota quella sensazione di sicurezza che gli permette di dare il massimo in ogni situazione. 20 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News dell’acceleratore, angolo di piega, tracking GPS, e di vedere, comparare e condividere tutti i dati, e/o cambiare tutti i setting con un tablet usando una normale connessione wi-fi. La YZF-R1M sarà anch’essa disponibile a partire da marzo 2015 nella colorazione Silver Blu Carbon al prezzo di 22.990 euro franco concessionario e sarà ordinabile solo online a partire dal giorno 1 dicembre tramite il sito dedicatohttps://r1m.yamahamotor.eu/it-IT/registration. I possessori della nuova Yamaha YZF-R1M riceveranno l’invito a partecipare alla Yamaha Racing Experience con la propria moto. L’iniziativa avrà luogo in quattro importanti circuiti europei durante il prossimo mese luglio. Il circuito italiano sarà quello del Mugello, nei giorni 28 e 29 luglio 2015. I partecipanti avranno l’opportunità di incontrare ospiti speciali Yamaha e partecipare a sessioni di guida in pista in sella alla propria R1M con l’assistenza di Colin Edwards e di tecnici a disposizione per fornire consigli professionali sul setting. I PREZZI DELLE NUOVE YAMAHA YZF-R1 E YZF-R1M Yamaha comunica i prezzi della nuova super sportiva R1, in versione base e “M”. In più, a luglio, chi avrà la R1M sarà al Mugello con la Yamaha Racing Experience e Colin Edwards S e non è stata la più ammirata all’ultimo salone di Milano, la mille Yamaha è stata probabilmente la regina fra le super sportive. La nuova Yamaha YZF-R1 fa compiere un ulteriore balzo in avanti alla serie lanciata nel 1998 grazie a una totale rivisitazione tecnica e all’introduzione di molta elettronica in più. Si tratta di una potenza di 200 cv abbinata al peso di 199 kg, uno in più per la versione M1. La YZF-R1 2015 sarà in vendita nelle colorazioni Race Blu e Racing Red a 18.490 euro 22 franco concessionario a partire da marzo 2015. La YZF-R1M è una Limited Edition pensata per gli esperti che cercano le prestazioni più evolute in pista e in gara. Prodotta in quantità limitata, la R1M è dotata di sospensioni elettroniche Öhlins Electronic Racing Suspension (ERS), carenatura in fibra di carbonio, speciali pneumatici Bridgestone, Communication Control Unit (CCU) con funzione di data logging, che permette al pilota di memorizzare molte informazioni sulla guida, tra cui tempi sul giro, velocità, posizione 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News MERCATO A NOVEMBRE IMMATRICOLATO A -16%. SALDO 2014 ANCORA IN ATTIVO di Maurizio Gissi | Le vendite del mese di novembre sono tornate ad avere il segno negativo: -16% rispetto a un anno fa. Pulendo però il dato dalla commessa di Poste Italiane dell’anno scorso la perdita si ferma a -4,7%. Il totale immatricolato dei primi 11 mesi del 2014 rimane in positivo rispetto al 2013 I l mercato 2014 prosegue nella sua alternanza di risultati. Il computo delle immatricolazioni di novembre è tornato ad avere il segno negativo: rispetto a novembre dell’anno scorso il calo è stato pesante, del 16%. Ed è accaduto dopo un bimestre settembre e ottobre positivo. La situazione non è quindi buona per quanto riguarda l’undicesimo mese dell’anno – che ha una influenza del 4% sul volume annuale – ma è corretto ricordare che a novembre 2013 ci fu una commessa di Poste Italiane che ora è mancata, per cui il dato pulito dà sostanzialmente lo stesso numero di scooter venduti dell’anno scorso. A novembre 2014 le immatricolazioni moto+scooter sono state di 5.723 unità. Le moto sono state 1.699, quindi con un calo del 4,7%, mentre gli scooter sono scesi del 20,1%. Sempre negativa la situazione dei cinquantini che a novembre hanno visto le registrazioni fermarsi a quota 1.218, ovvero -14,9%. A novembre dell’anno scorso va però ricordato che la chiusura fu ben peggiore, con le moto a -17,5% rispetto allo steso mese del 2012 e con gli scooter a +0,8% grazie alla commessa delle Poste, ma con un dato di immatricolato “reale” (di venduto all’utente finale) con un valore negativo di -19,4% rispetto all’anno precedente. La Top 50 moto di novembre 2014 Nell’immatricolato 24 mensile la novità non riguarda i primi tre posti, con le solite note R1200GS e NC750X, quanto la presenza di quattro KTM nelle prime nove posizioni. Si tratta dei nuovi modelli enduro EXC che anticipano la stagione 2015, mentre la prima 125 in classifica è sempre un’austriaca: la Duke 125. Rallentano invece le due Yamaha MT, 07 e 09, che finora avevano ottenuto migliori risultati parziali. Altra particolarità, la presenza di una sola moto giapponese nelle prime unidici posizioni del mese. La Top 50 scooter di novembre Nessun cambiamento importante nella classifica degli scooter più venduti, che è molto simile a quanto visto nel mese di ottobre. Se si esclude il maxi scooter Yamaha T-Max (settimo), sono sempre i modelli a ruote alte a occupare le prime undici posizioni. Fra il terzetto Honda SH è il modello 150 a confermarsi come il più venduto. Honda, Piaggio, Yamaha e Kymco sono le marche largamente più vendute. Il mercato da gennaio a novembre 2014 Con molta fatica il 2014 si avvia alla chiusura senza perdite rispetto al 2013. E questo è già un bel risultato visto che la discesa nelle vendite proseguiva ininterrottamente e pesantemente dal 2007. Nei primi undici mesi dell’anno sono state immatricolati 151.714 veicoli, con un incremento dell’1,2% rispetto all’anno scorso. Quando invece il calo era stato pari a -19,8% (scooter a -23,4% e moto a -11,5%). Da gennaio a fine novembre gli scooter hanno raggiunto le 98.746 unità vendute (erano state 98.730 nello stesso periodo dell’anno scorso), mentre le moto sono state 52.968, ovvero +3,4%. Il calo dei ciclomotori è stato però del 15,7%, con le registrazioni che si sono fermate a 25.635: nel periodo 2012-2013 la perdita era stata addirittura del 36%. Il totale complessivo delle moto e scooter targati, più i ciclomotori, nei primi 11 mesi del 2014 ammonta pertanto a 177.349 veicoli, pari al -1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La Top 100 generale fino a novembre 2014 Ogni tre nuove due ruote vendute nel nostro Paese, due sono scooter. Non c’è quindi da stupirsi che la prima moto si trovi al sesto posto in classifica generale e la seconda solamente al decimo. Nelle prime trenta posizioni le moto sono soltanto sei. La Top 100 moto da gennaio a novembre Con il primi e il terzo posto in classifica, la BMW R1200GS e R1200GS Adventure raggiunge le 5.199 unità. Come dire che quel modello vale 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb da solo il 9,8% delle vendite totali. Fra le moto l’andamento è contrastante. Il segmento principale delle maxi oltre 1.000 cc, con 18.016 vendite, accelera con un +16%; seguono in termini di importanza le 800-1.000 con 12.808 veicoli venduti e un +0,6%. Le cilindrate intermedie tra 650 e 750 (10.566 unità) confermano una crescita del +6,7%, mentre al contrario le 600 perdono volumi in modo notevole con solo 701 moto e un -64,6%. Prosegue in positivo anche il segmento delle moto da 300 a 500 con 5.542 immatricolazioni e un +9%. Calano invece le moto 150-250 con 1.945 vendite e un -6,9%, insieme alle 125 con 3.390 unità vendute pari al -12,9%. Nelle tipologie ci sono significativi cambiamenti: le moto enduro stradali con 18.006 pezzi spuntano un +7% e si confermano come le preferite. 26 Seguono le naked in forte progressione con 17.658 vendite e un +17,1%, al terzo posto sono stabili le custom, pari a 5.799 moto e un +0,4%. Seguono le moto da turismo con 4.604 veicoli pari al -4,9%. Si assottiglia la quota rispettivamente delle sportive, con 3.248 unità che si traduce in un -24,6%, e delle supermotard con 2.524 moto in flessione del -21,4%. La Top 100 scooter da gennaio a novembre Tornando agli scooter, l‘approfondimento per cilindrata mostra un consolidamento dei modelli 125, con 32.804 vendite, pari al +2,5%, mentre i 150-200c (22.440 unità vendute) arretrano del 7,3%. In ripresa i 250 con 3.945 pezzi e un +14,7%. Migliora anche l’altro segmento importante, quello dei 300-500 che totalizza 32.028 veicoli pari al +2,7%. Infine i maxi scooter oltre 500 che con 7.529 unità presentano un calo del -5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un dato la dice lunga sulla diffusione degli scooter Honda SH, se si sommano le vendite delle tre versioni, 150, 125 e 300, si arriva alla quantita di 20.023 esemplari venduti nei primi unidci mesi, ovvero il 20,3% dell’intero mercato scooter. Uno scooter su cinque è un SH. I primi dieci modelli in classifica concentrano oltre il 40% delle vendite totali di scooter. La Top 50 moto di novembre 2014 La Top 50 scooter di novembre La Top 100 generale fino a novembre 2014 La Top 100 moto da gennaio a novembre La Top 100 scooter da gennaio a novembre 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine una presenza in veste di wild card già nel 2016 - e la parallela produzione di una super sportiva spinta da un inedito motore quattro cilindri a V RC16. Una moto realizzata in serie limitata, con la qualità di una replica GP e costo preventivato fra i 150 e i 200 mila euro, a uso pista insomma. Durante il Salone di Milano, Stefan Pierer ha rilasciato un’intervista poi pubblicata dal settimanale inglese MCN. Il numero uno di KTM ha dichiarato che a Mattighofen si sta lavorando allo sviluppo di nuovi motori di media cilindrata. L’intento è evidentemente quello di colmare lo spazio che c’è attualmente fra i monocilindrici più grandi (690 cc) e il più piccolo del V2 (1.050 cc) in modo di News allargare l’offerta di modelli inediti. Perché di questo si tratta: tali motorizzazioni permetterebbero di creare nuovi modelli stradali, ed enduro stradali, attualmente non presenti tanto nella gamma KTM come in quella Husqvarna. Per la sua intrinseca versatilità, un bicilindrico di media cilindrata – si tratterebbe di motori V2 fra i 600 e gli 800 cc – offre infatti molteplici possibilità di applicazione. I tempi non sarebbero lontani, circa tre anni per vedere realizzati i primi frutti del progetto. E per far crescere ulteriormente il giro di affari che è in costante aumento. L’anno scorso erano state vendute 124.000 moto, con un incremento del 15,6% sull’annata precedente. KTM, IN ARRIVO NUOVI MOTORI V2 PER INEDITE 600 E 800 di Maurizio Gissi | Gli eccellenti risultati di vendita, e operativi, del 2014 sono rafforzati dai futuri ambiziosi programmi di KTM. Dopo l’annuncio della super sportiva V4, si parla ora di una nuova famiglia di motori V2 di media cilindrata K TM si appresta a chiudere un anno 2014 da record. I numeri di vendita al termine del terzo trimestre raccontano che la marca austriaca ha venduto 115.731 moto, ovvero il 29,2% in più rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso. Il fatturato è salito a 644,8 milioni di euro, vale a dire un +20,4%, mentre il risultato operativo di 61,3 milioni di euro fa segnare un +34% rispetto al 28 2013. Questo risultato è da attribuire alla somma delle vendite KTM e Husqvarna e segna il nuovo record storico della marca. La quota di mercato in Europa è così salita all’8,4%. In questa crescita hanno contribuito anche l’introduzione dei nuovi modelli Husky e l’arrivo sul mercato della 1290 SuperDuke. L’estate scorsa Stefan Pierer, Ceo KTM, aveva confermato il debutto della casa austriaca in MotoGP nel campionato 2017 – con 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica DUCATI SCRAMBLER A BORGO PANIGALE È INIZIATA LA PRODUZIONE Scarica l’APP del Magazine ufficiosamente di ben oltre 10.000 richieste pervenute alla rete vendita). In secondo luogo nello stabilimento si respira una bella aria, fatta di passione, di calore umano. È vero, c’è un prodotto da inaugurare (premiato anche dal sondaggio di Moto.it), ma c’è anche uno spirito tutto bolognese che coinvolge ogni singolo lavoratore della Ducati. La proprietà è oggi della tedesca Audi, ma a conti fatti questo comporta una solidità finanziaria mai avuta in passato, mentre è impensabile soltanto ipotizzare una Ducati lontana dalla sua amata Bologna. Ne abbiamo avuto la prova in questa giornata particolare, che ha visto l’amministratore delegato Claudio Domenicali baciare la sua creatura alla presenza dei ragazzi che ogni giorno assembleranno la Scrambler, e dello staff diretto da Mario Alvisi, che ha curato ogni singolo dettaglio di questo progetto. Silvano Fini, direttore dello stabilimento di Borgo Panigale, ha dedicato una poesia alla nuova icona classic: «avrà un compito difficile, ma entusiasmante: scramblerizzare il pianeta terra, mischiare gli stili, portare un sorriso (guarda il video sopra)». News Tradotto in prosa: allargare la famiglia dei ducatisti e conquistare nuovi motociclisti, forse meno esperti e corsaioli, ma comunque interessati a un marchio tra i più noti nel mondo dei motori. L’inizio della produzione dello Scrambler Ducati è stata anche l’occasione per far conoscere gli eredi dei mitici “Franco ed Elvira” degli anni 70. I nuovi testimonial della campagna pubblicitaria sono due dipendenti della Ducati (Stefano Rendina e Federica Forlani) e sono stati scelti dai loro colleghi per dare una continuità al divertente stile comunicativo creato dai predecessori più di 40 anni fa. Claudio Domenicali: «Questa prima moto ha un significato particolare per tutti noi. Il marchio Scrambler porta dai nostri concessionari una ventata di freschezza e allegria, con un prodotto che coniuga modernità e heritage in un mix mai visto prima nel mondo delle due ruote. Siamo tutti particolarmente felici. La famiglia dei ducatisti si allarga, da oggi si parlerà anche degli scrambleristi. Di questo siamo davvero molto orgogliosi». La Scrambler arriverà nei concessionari a fine gennaio nella versione Icon, con prezzi a partire da 8.240 euro franco concessionario. di Andrea Perfetti | Per la prima volta la Casa bolognese apre le porte dello stabilimento e mostra il rito che accompagna la produzione di ogni nuovo modello. Ve lo mostriamo in esclusiva! N ella terra dei motori la nascita di una moto non è un semplice evento da mettere in evidenza nel calendario aziendale. In Ducati tutta la fabbrica si riunisce per celebrare la prima moto che prende vita nella linea di montaggio. Fino a oggi questa festa molto speciale - un vero e proprio rito - era vissuta a porte chiuse, ma con la Scrambler hanno deciso di cambiare registro e di coinvolgere anche i giornalisti per far vivere ai 30 lettori delle emozioni molto particolari. E hanno fatto bene, vi spieghiamo perché. In primo luogo si smentisce per l’ennesima volta la leggenda metropolitana della Scrambler costruita in Asia (è vero, ma vale solo per i modelli venduti in Asia, Australia e America): abbiamo visto la linea di produzione della nuova Ducati. A Borgo Panigale verranno costruite all’inizio 15 moto al giorno, ma si arriverà nel 2015 a 50 unità a pieno regime. Gli ordini raccolti sono infatti già tanti (si parla 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica UNA BROUGH SUPERIOR SS100 È LA MOTO PIÙ COSTOSA: 397.000 EURO di Maurizio Gissi | E’ una Brough Superior SS100 Alpine Grand Sport la moto di serie più pagata: 397.000 euro all’asta londinese Bonham. Non è una novità, perché un’altra Brough Superior era stata finora la più costosa, e la marca inglese guida la classifica tra i collezionisti L a rinata Brough Superior, il marchio è stato acquistato da Mark Upham, ha presentato il rifacimento della sua inimitabile SS100. La nuova moto è una V2 da un litro di cilindrata con potenza che può arrivare a 140 cavalli, a seconda delle versioni, e che andrà in vendita a circa 65.000 euro. Ma una SS100 Alpine Grand Sport del 1929 che ha fatto colpo all’asta Bonham, di Bond Street, domenica 30 novembre, per essere stata battuta a 315.000 sterline (poco meno di 400mila euro). Ovvero a un valore che segna il nuovo record a un’asta pubblica per una moto di serie. L’esemplare che finora guidava la classifica era un’altra Brough Superior, una SS80 che nel 2012 era stata battuta all’asta al corrispettivo di 367.000 euro. Lo scorso ottobre la Harley-Davidson Panhead Captain America originale usata in “Easy Rider” era stata acquistata a Los Angeles al prezzo di 1,62 milioni di dollari. Cioè 1,3 milioni di euro, diventano così la moto più pagata della storia, ma si è trattato di un pezzo unico e non di una moto realizzata in serie. Le moto costruite in Inghilterra da George Brough fra il 1919 e il 1940 sono state un vero riferimento in termini di prestazioni per l’epoca. Le più famose sono state la SS80 (chiamata così perché raggiungeva le 80 miglia orarie, quasi 130 km/h) e la SS100 accreditata della velocità incredibile per gli anni Venti – con strade perlopiù bianche – di 100 miglia, 160 chilometri all’ora. Ogni moto veniva venduta con un certificato a garanzia che quel modello era 32 stato misurato alla velocità di cento miglia sulla pista di Brooklands. Come è noto, Lawrence d’Arabia possedette diverse Brough (otto) e fu proprio con una SS100 battezzata “George VII) che si schiantò e morì nel 1932. Anche questo fatto ha nel tempo rafforzato l’immagine della Brough Superior, all’epoca definita la Rolls Royce delle moto, tanto che nelle vendite all’asta le moto che hanno spuntato le maggiori quotazioni sono queste particolari V-twin inglesi, mentre la Brough è anche la marca più rappresentata nelle prime cento posizioni di sempre: ben 24 moto sono Brough. Al secondo posto c’è un’altra marca britannica, la Vincent che vede 14 sue moto fra le cento più pagate. «La Brough Superior è un marchio leggendario nel mondo motociclistico – sono state le parole di Ben Walker, direttore del dipartimento moto di Bonham – La moto più carismatica è senza dubbio la SS100 e siamo lieti di poter offrire il modello nella sua veste originale, un esemplare d’epoca Alpine Grand Sport progettato per onorare il leggendario Alpine Trial, la gara forse più ardua dell’epoca». La Alpine Trial era infatti una corsa che si disputava già negli anni Dieci sulle strade delle nostre montagne, superando il Passo dello Stelvio e molti altri passi alpini a cavallo fra Austria e Slovenia. Nel 1925 vi partecipò George Brough con una SS100 e vinse diversi premi, fra i quali quello per la moto più potente. Dalla sua esperienza diretta, Brough costruì la Alpine Grand Sport di serie, dotandola di un rapporto di compressione più basso (per Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb affrontare le strade in quota), di un parabrezzino e di due borse porta attrezzi per le inevitabili riparazioni sul campo. Nel 1925 furono 69 gli esemplari di SS100, venduti a un prezzo di circa 170 sterline di allora. 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica In questa immagine del nuovo 1000 sovralimentato della Kawasaki è ben visibile la disposizione del compatto compressore centrifugo sulla parte superiore del basamento, dietro il blocco cilindri MASSIMO CLARKE “KAWASAKI H2R: THE ULTIMATE MOTORCYCLE? OVVERO, UNA MOTO ESAGERATA!” La nuova Kawasaki H2 con compressore centrifugo azionato meccanicamente propone una serie di soluzioni tecniche di grande interesse. E la H2R è addirittura da fantascienza C on la sua nuova supersportiva H2 la casa di Akashi ha voluto strabiliare il mondo della moto. E bisogna dire che c’è riuscita perfettamente. Si tratta di una realizzazione assolutamente estrema, che percorre una strada diversa da quella intrapresa dagli altri costruttori delle 1000 a quattro cilindri di alte prestazioni, studiate anche per poter essere utilizzate nelle gare delle superbike. Per il nuovo modello di punta della 34 Kawasaki questa possibilità non è prevista, dato che i motori sovralimentati non sono ammessi dal regolamento. Però della moto è stata anche sviluppata una versione, la H2R, che non può essere impiegata sulle strade aperte al traffico, ma solo in circuito! Destinata a chi ama sensazioni straordinariamente forti, questa incredibile quadricilindrica dispone di una potenza inusitata, addirittura nettamente superiore a quella delle MotoGP, con i suoi oltre 300 cavalli. 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb La girante del compressore, in lega di alluminio, ha un diametro di soli 69 mm ed è ricavata dal pieno mediante lavorazione alle macchine utensili Obiettivo: stupire il mondo con prestazioni e tecnica Frutto di scelte tecniche spesso davvero radicali, la nuova moto è stata studiata senza compromessi, con lo specifico obiettivo di fornire prestazioni eccezionali e di diventare una autentica pietra miliare nella storia delle due ruote. Come ovvio, il punto di forza è costruito dalla adozione di un sistema di sovralimentazione che attualmente non usa nessuno (fa eccezione, se vogliamo, solo la tedesca Horex con motore V6, presentata un paio di anni fa. In giro però finora non si è vista…) e che per il settore motociclistico è addirittura inedito. Sulle auto i compressori centrifughi comandati meccanicamente qualche raro impiego lo hanno invece avuto in passato negli USA (e sulla sfortunata BRM 1500 a 16 cilindri di Formula Uno, costruita in Inghilterra nei 36 primi anni Cinquanta), ma da lungo tempo sono scomparsi dalla scena. Questo, per quanto riguarda i modelli di serie e da corsa, mentre nel mondo del tuning continuano ad avere un apprezzabile spazio. Quello della H2 è un dispositivo molto evoluto, realizzato sfruttando in larga misura anche il grande know-how e gli straordinari mezzi in possesso della divisione aeronautica del grande gruppo industriale giapponesi (non si deve dimenticare che la Kawasaki costruisce navi e velivoli e che il settore moto non è certamente il più grande del suo impero). La girante in lega di alluminio è interamente ricavata dal pieno mediante lavorazioni effettuate su sofisticate macchine utensili gestite tramite computer. La casa di Akashi ha scelto di realizzare un compressore molto compatto. Niente a che vedere con i “padelloni” utilizzati a suo tempo su alcune automobili americane e con i peraltro eccellenti centrifughi impiegati sui grandi motori d’aviazione del passato. Una girante di piccolo diametro però deve girare molto forte, per erogare una adeguata quantità di aria nell’unità di tempo e per fornire una pressione di alimentazione elevata. Per questo motivo il sistema che trasmette il movimento dall’albero a gomiti al compressore nella H2 (e H2R) assicura un incremento considerevole della velocità di rotazione. Rispetto al motore, la girante ruota nove volte più forte! Lo stadio finale del sistema di comando è costituito da un compatto gruppo epicicloidale (coassiale rispetto alla girante) che ha un rapporto di moltiplicazione di 8:1. Il rapporto totale è 9,2:1 e ciò significa che quando il motore ruota a 14.000 giri/min (regime che viene raggiunto dalla H2R), il compressore raggiunge una velocità di rotazione dell’ordine di 130.000 giri/min. I compressori centrifughi hanno un ottimo rendimento ma hanno un campo di funzionamento ottimale relativamente ristretto, all’interno del quale sono in grado di fornire portate e pressioni considerevoli con un ottimo rendimento (ovvero, con un ridotto riscaldamento dell’aria e un assorbimento di potenza relativamente modesto). Quelli a comando meccanico girano con una velocità che è direttamente legata a quella dell’albero a gomiti. La pressione di alimentazione che forniscono cresce con il quadrato della velocità di rotazione. Questo significa che i centrifughi assicurano una eccellente sovralimentazione del motore agli alti regimi, ma una decisamente modesta ai medi e addirittura trascurabile ai bassi. Nel nostro caso però non è che la cosa abbia una particolare importanza. La H2 non è una moto da granturismo 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Al posto dell’airbox in plastica vi è un “polmone” in lega di alluminio. Gli iniettori sono del tipo a doccia; le reticelle poste nelle prese d’aria migliorano la polverizzazione e la distribuzione del carburante o una naked, che deve fornire prestazioni di punta brillanti ma comunque abbastanza lontane da quelle delle sportive, e che deve avere una robusta coppia per un campo di regimi relativamente ampio. Le 1.000 da 200 cavalli sono destinate a un impiego molto spinto, e vengono studiate sin dall’origine per fornire risultati eccellenti nell’uso in pista. Quelli che contano sono i cavalli in alto; il campo nel quale il motore dà il meglio di sé non è ampio, ma è quello che viene utilizzato nella guida più sportiva, grazie a un intenso uso del cambio. Poco importa dunque che una moto con compressore centrifugo azionato meccanicamente si comporti ai regimi medio-bassi più o meno come una con motore aspirato di eguale cilindrata. Agli alti la musica cambia, eccome! 38 Specifiche impressionanti I dati forniti dalla Kawasaki non sono molti, ma consentono comunque di fare interessanti considerazioni. Il compressore, che come detto è frutto di una tecnologia molto evoluta, è in grado di elaborare oltre 200 litri di aria al secondo e di fornire una pressione di sovralimentazione dell’ordine di 1,4 bar. Una volta uscita, l’aria viene inviata a un polmone in lega di alluminio della capacità di 6 litri. Nelle sportive con motore aspirato l’airbox ha generalmente un volume superiore a 7 volte la cilindrata (nella ultima R1 è di 10,5 litri) e viene realizzato in materiale plastico; qui però la situazione è diversa e il “contenitore” deve essere in grado da un lato di sopportare pressioni decisamente superiori a quella atmosferica e dall’altro di assicurare un buono scambio termico con l’esterno (è particolarmente apprezzata l’elevata conduttività termica della lega di alluminio, quindi), contribuendo a limitare la temperatura della carica fornita ai cilindri. I motori sovralimentati sono molto sollecitati dal punto di vista termico. Grande attenzione è stata quindi dedicata dai progettisti al sistema di raffreddamento. Nelle zone più critiche della testa, ovvero in corrispondenza delle sedi delle valvole e della candela, sono stati realizzati ampi passaggi per l’acqua; addirittura, i condotti di scarico sono individuali (cioè uno per ogni valvola), il che ha consentito di praticare tra di essi delle intercapedini per il liquido refrigerante. I pistoni hanno il cielo quasi perfettamente piano, e ciò è vantaggioso per la geometria delle camere di combustione; la cosa è resa possibile dal rapporto di compressione (8,5:1) sensibilmente più basso di quello dei motori aspirati delle 1.000 sportive (dell’ordine di 13:1). Nella cartella stampa la Kawasaki ci informa di una scelta che sembrerebbe andare controcorrente: i pistoni non sono realizzati per forgiatura, ma per fusione. Non si tratta però della consueta colata in conchiglia. La tecnologia impiegata non viene indicata, ma dovrebbe trattarsi dello squeeze casting, procedimento largamente impiegato da anni tanto in Giappone quanto in Germania per questi componenti; a meno che non si tratti addirittura di una sofisticata colata in semisolido (!?). Speriamo di saperne di più tra non 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito molto. Ad ogni modo, in entrambi i casi il processo produttivo consente di impiegare una lega dalle eccellenti caratteristiche meccaniche e dalla elevata conduttività termica e permette di impartire al materiale una microstruttura particolarmente vantaggiosa. Il carico termico al quale sono sottoposti questi organi è imponente, soprattutto nel caso della H2R (che eroga ben 316 CV a 14.000 giri/min!), come dimostrato dal fatto che la sua potenza specifica areale raggiunge gli 1,7 cavalli per centimetro quadrato di superficie dei pistoni, mentre nei 1000 quadricilindrici aspirati è dell’ordine di 0,98-1,04 CV/ cm2. Per raffreddare convenientemente questi componenti ciascuno di essi viene lambito da due getti di olio (e non uno soltanto), emessi da appositi ugelli. L’importanza che in questo motore assume la funzione refrigerante dell’olio 40 Periodico elettronico di informazione motociclistica viene confermata dal fatto che la coppa ha una capacità di ben 5 litri. La H2 dispone di 200 cavalli, che vengono ottenuti a 11.000 giri/min; le quadricilindriche sportive di eguale cilindrata e di analoga potenza li erogano a regimi notevolmente più elevati (ad esempio, 13.500 giri/min nel caso della R1). Questo vuol dire che grazie alla sovralimentazione le singole fasi utili che hanno luogo all’interno dei cilindri della Kawasaki sono più “energetiche”. La cosa è chiaramente confermata dal fatto che in quest’ultima la coppia massima è di 133,5 Nm contro i 112,4 Nm della R1. Viene però raggiunta a un regime di soli 500 giri inferiore a quello di potenza massima, mentre nel motore Yamaha le velocità di rotazione alle quali si hanno i due picchi sono separate da 2000 giri/min. OK, quello che conta è l’andamento delle curve, comunque… Scarica l’APP del Magazine Tecnica Questa immagine consente di osservare tra l’altro i pistoni, realizzati con un procedimento fusorio altamente sofisticato e dotati di un cielo quasi perfettamente piano 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MERCATO PILOTI PERCHÈ NON COPIARE DALLA NFL? di Pietro Ambrosioni | Le Case costruttrici, o i Team stessi, spesso investono tempo e denaro in piloti, per poi vederseli scappare ed approdare magari alla diretta concorrenza. In USA è interessante il caso del Football NFL, dove ogni acquisizione è regolata in modo da garantire un ritorno economico a tutte le parti Q uesta settimana vi parlo di qualcosa che mi rode da un bel po’ di tempo. Ne parlai a lungo con alcuni miei colleghi già anni fa ma l’argomento è tornato alla ribalta in questi giorni, proprio come in ogni finale di stagione. La scintilla che ha riacceso la fiamma è arrivata grazie all’annuncio che Cody Webb, appena laureatosi campione 2014 nell’AMA Endurocross, ha lasciato la Beta per firmare con il Team RPM Racing KTM. Premetto che ho enorme stima per ogni pilota, a qualsiasi livello. E capisco che i professionisti siano in un certo senso “obbligati” a fare scelte talvolta drastiche e non proprio simpatiche, nella loro ricerca di un mezzo più competitivo possibile e una squadra che li supporti al meglio. Capisco anche che un professionista in questo settore, dove le carriere non sono poi lunghissime, debba sempre cercare di realizzar dil massimo guadagno in termini di ingaggio, visto che non può pensare di arrivare alla pensione correndo in moto. Non so cosa ci sia dietro alla scelta di Cody (parlo di lui ma il discorso è applicabile a tantissimi altri, vedi ad esempio Guintoli in Superbike) ma sicuramente non dovrebbe essere un problema di competitività della moto o di validità del Team, visto che la Beta lo ha portato a vincere il titolo davanti a un mostro sacro come Blazusiak e lo squadrone KTM. 42 Non voglio dunque giudicare le scelte del pilota, cerco solo di vedere il tutto partendo dalla prospettiva delle Case costruttrici o dei Team, che spesso investono tempo e denaro in piloti talvolta sconosciuti, per poi vederseli scappare sotto il naso ed approdare magari alla diretta concorrenza. Negli anni recenti fece scalpore il caso di Musquin, che passò in KTM a metà campionato MX2, quando ormai era imprendibile in classifica sulla sua Honda quasi privata. Il francese vinse poi il campionato mondiale anche l’anno successivo in sella alle moto austriache e da qualche anno è uno dei piloti di punta nel Supercross e nel National Americano. La storia delle corse è piena di questi esempi e credo che ormai non ci si dovrebbe più scandalizzare, ma forse sarebbe ora di imparare dagli altri sport. Dopottuto, se è vero che i piloti hanno diritto a guadagnare, lo stesso si deve poter dire dei Team, che secondo me dovrebbero poter capitalizzare al momento della cessione di uno dei propri piloti di punta, come avviene in altre discipline. L’esempio più lampante è ovviamente il calcio, dove il famoso “cartellino” del giocatore è di proprietà della società ed un eventuale acquirente oltre a pagare lo stipendio al nuovo arrivato è tenuto anche a pagare una bella somma a chi quel giocatore lo ha scoperto, allevato ed aiutato a diventare quello che è oggi. Qui in USA è interessante il caso del Football NFL, dove ogni acquisizione è regolata in modo Scarica l’APP del Magazine da garantire un ritorno economico a tutte le parti. E ci sono dei meccanismi che permettono di rimescolare le carte ed evitare che una squadra diventi troppo dominate, uccidendo lo spettacolo. Ecco come succede: i nuovi talenti in arrivo dai College vengono scelti dalle squadre NFL col sistema del Draft. La prima squadra che ha diritto di scelta (e quindi prendere il giocatore più promettente) è quella che è arrivata ultima nella stagione precedente. La seconda scelta spetta alla penultima, e così via. Quando tutte e 32 le squadre hanno scelto, si riparte per un secondo giro e poi un terzo, quarto e via dicendo. Alcune squadre possono scambiarsi i turni attraverso compensazioni in giocatori o numero di scelte (esempio: se lasci scegliere a me adesso poi ti cedo la mia seconda e terza scelta, più magari la prima scelta il prossimo anno…) ma il sistema perlopiù funziona senza troppi pasticci. Ci sono poi altri due meccanismi molto interessanti: i giocatori debuttanti firmano obbligatoriamente un contratto di 4 anni (in modo da non lasciarli scappare via subito se “esplodono”) e le squadre hanno un “salary cap” ovvero una cifra massima che possono spendere in stipendi per il totale dei 53 giocatori della rosa. Dopo i primi 4 anni il giocatore diventa “free agent” ovvero può firmare con chiunque ma ci sono casi in cui la squadra può obbligarlo a rimanere, con il meccanismo della “franchise tag” (utilizzabile solo su un giocatore all’anno e mai due volte sullo stesso atleta). In questo caso il giocatore deve restare un altro anno anche contro la sua volontà. Altri casi prevedono il “restricted free agent” ovvero il giocatore è libero di testare il mercato ma la società ha il diritto di conoscere la migliore offerta che riceve dagli altri team, per poi decidere se “match it” ovvero offrirgli gli stessi soldi e tenerselo, oppure lasciarlo andare. Tutto molto complicato, vero, ma si potrebbe applicare anche nelle moto. Le squadre potrebbero essere formate obbligatoriamente da due piloti, con un “salary cap” dove la prima guida si prende la maggior parte dei soldi e il giovane talento On the road la parte restante, con un contratto a scadenza breve. Questo darebbe spazio a i giovani e allo stesso tempo ridistribuirebbe i piloti migliori tra i Team, assicurando più spettacolo. Alla scadenza del contratto del “giovane” il Team potrebbe sapere quali offerte ci siano sul tavolo e decidere se mantenere il pilota o lasciarlo andare, investendo in un nuovo giovane. Idem per le prime guide, dove peraltro il “salary cap” giocherebbe un ruolo determinante: se la squadra XXX vuole assolutamente il pilota del Team YYY deve per forza lasciar andare la propria prima guida (a meno che quest’ultimo accetti uno stipendio al livello dei giovani talenti) e l’ex pilota XXX potrebbe ora essere acquisito dal Team YYY. Beh, potrebbero addirittura scambiarseli! La classe cadetta, che sia Junior, Superstock, EMX2 o come volete chiamarla potrebbe essere il “College” (con limite di età e cilindrata) da cui i Team attingono ogni anno col sistema del Draft NFL, ovvero il Team che ha visto la sua primaguida piazzarsi peggio avrebbe diritto alla prima scelta, decidendo quindi se selezionare il Campione Junior o chiunque altro, e così a seguire. Boh, alla fine volevo solo dire che mi fa molto piacere che Beta abbia vinto il titolo AMA Endurocross 2014 americano, ma allo stesso tempo mi scoccia un sacco che Cody Webb abbia deciso di accasarsi altrove! 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI COLLEZIONISTI O GARAGISTI? Sono rimasto incredulo davanti alle immagini della collezione confiscata alla famiglia Grossi. Moto e auto saranno davvero vendute all’asta, oppure resteranno a marcire in qualche cortile come molti di voi già suggeriscono? Media C iao a tutti! Anch’io, come molti di voi, sono rimasto incredulo davanti alle immagini della collezione confiscata alla famiglia Grossi. Ricorderete, quella brava gente lombarda che ha frodato il fisco con le maxi-bonifiche per almeno 170 milioni di euro. Abbiamo pubblicato il video venerdì scorso. I comunicati della Procura parlano di quasi trecento auto, centosessanta moto, e poi motoscafi e barche a vela; ma secondo me 44 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sono stime che difettano un bel po’. Altro che due minuti e 33” di video, servivano almeno venti minuti per dare un’idea un po’ meno sommaria di tutte quelle meraviglie a due e quattro ruote. Le Lambrette sono tutte in fila, in alto su un cornicione del garage, e sono almeno una ventina; poi le Rumi, le Bianchi, le Guzzi con molti pezzi da competizione, alcune splendide Gilera con un’ampia dose di modelli Regolarità. E le BMW. Tutte quelle BMW d’epoca sono veramente impressionanti, sono riuscito a contarne almeno trentaquattro prima di arrivare all’angolo più lontano del garage, dove una grossa intrusa (una 1100 GS) nasconde la fila. E poi ancora, oltre alle Lancia, Rolls, Bentley, supercar Ferrari e Lamborghini, tutte quelle Porsche. Non sono un esperto delle auto sportive tedesche, ma quell’infilata di 911 (una quarantina pure loro) mi sconcerta per due ragioni: sono quasi tutte uguali, stessa serie, e c’è tutta la gamma delle tinte! Quella non è una collezione, mi sono detto, quello è il magazzino di un concessionario sepolto da una frana negli anni Ottanta e avventurosamente tornato alla luce. Roba da garagisti. Ma che logica seguiva, l’esimio e defunto signor Giuseppe Grossi, per raccogliere i suoi pezzi pregiati? Difficile immaginarlo, pazzo non doveva esserlo, probabilmente ha rilevato le collezioni complete di qualche facoltoso appassionato o appunto di qualche concessionario in fallimento. Me lo vedo, con la mano sulla tasca posteriore dei calzoni, chiedere con la voce grossa: “Ciapi mi tus cos, s’el custa?” Prendo tutto io, quanto costa? Personalmente –lo dico ai periti del Tribunale, quando dismetteranno tutta la baracca- delle auto non mi importa nulla e sono interessato a due moto: quella R69S bianca in mezzo alla fila delle BMW bicilindriche (se viene via per poco) e poi una delle due Gilera 124 Regolarità Casa gemelle, nel grigio metallizzato ufficiale. E la domanda è spontanea: saranno davvero vendute all’asta, moto e auto, oppure resteranno a marcire in qualche cortile come molti di voi già suggeriscono? Perché qui in Italia di collezioni abbandonate ce ne sono parecchie. Me ne segnalano almeno due. La prima sarebbe a Milano: dopo aver ridotto lo spazio delle moto d’epoca nel Museo della Scienza e della Tecnologia, sembra che molti pezzi siano stati trasferiti in un seminterrato al freddo e all’umido. E lì giacciano dimenticati da tutti… in avanzato stato di decomposizione. E il secondo Editoriale caso sarebbe ancora più clamoroso. Mi dicono che parte della collezione di Ivano Beggio, rilevata dal gruppo Piaggio insieme a tutto il resto, giaccia abbandonata a Noale. La mia fonte è verificata. La Piaggio può essere più precisa in proposito? QUELLA NON È UNA COLLEZIONE, MI SONO DETTO, QUELLO È IL MAGAZZINO DI UN CONCESSIONARIO SEPOLTO DA UNA FRANA NEGLI ANNI OTTANTA E AVVENTUROSAMENTE TORNATO ALLA LUCE 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP benzina e sul numero di motori». Se si parla di case, per Aprilia Suzuki e Ducati saranno anni duri, difficile competere con Honda e Yamaha. «La Moto2? Una bestemmia del Motomondiale». Loris Reggiani Loris Reggiani, nato a Forlì nel 1959 nel Motomondiale dal 1980 al 1995 ha conquistato 8 vittorie e 41 podi e due volte vicecampione del mondo. E’ stata la voce tecnica di Mediaset insieme a guido Meda e oggi commentatore Sky Sport. ASPETTANDO DOPOGP. LORIS REGGIANI “ROSSI LA SORPRESA, LORENZO LA DELUSIONE” di Giovanni Zamagni | L’ex pilota e commentatore TV è il primo ospite di Aspettando DopoGP, con lui abbiamo analizzato la stagione 2014 di team e piloti L’ ex pilota e commentatore TV è il primo ospite di “Aspettando DopoGP”, con lui abbiamo analizzato la stagione di team e piloti. Il 2014 di Rossi e Lorenzo: il primo è una “sorpresa”, lo spagnolo una “delusione”. Le aspettative erano così diverse che risultati tanto vicini rendono relativa la prestazione. Marquez: è stata più gran46 de l’impresa del 2013. Nel 2014 dopo la striscia iniziale ci si aspettava di più concentrazione nel finale. E’ un fenomeno e per anni non ce ne sarà per nessuno. Dovizioso è più forte di Pedrosa? In questo momento sì. Sull’elettronica l’ex pilota si esprime in modo favorevole: «con una elettronica che rende più guidabile la moto sono in più a giocarsela, toglierei invece le limitazioni ai litri di 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike regalerà uno spettacolo ancora maggiore per i fan». Guintoli ha conquistato un tanto agognato titolo mondiale dopo tanti di carriera trascorsi a livello internazionale. A differenza del passato però, il francese si sente al meglio della forma e della maturità come pilota: «Credo ci sia un tempo per ogni cosa. Per gran parte della mia carriera non ho avuto a disposizione una moto che mi permettesse di lottare per il titolo o vincere gare, ma allo stesso tempo neanche io ero pronto per puntare a traguardi importanti. Non ero abbastanza concentrato sull’obiettivo, puntavo soprattutto a divertirmi e non ero molto ‘compatibile’ con il motociclismo a livello professionistico. Ora invece mi piace impegnarmi a fondo e fare sacrifici per essere veloci nei weekend di gara. Credo di essere stato fortunato a rimanere comunque nel giro che conta e ora sento di essere al meglio delle mie capacità». GUINTOLI “HONDA? SEMBRA FACILE DA GUIDARE” Il neocampione SBK a Jerez ha testato la Honda 2015 con la quale difenderà il titolo: “E’ una moto completamente diversa dalla precedente, non solo a livello di motore” S ylvain Guintoli ha potuto provare la CBR1000RR Fireblade SP, moto con cui difenderà il titolo il prossimo anno, nei test di settimana scorsa al Circuito de Jerez. Il pilota transalpino è però riuscito a completare solo pochi giri in condizioni di asciutto, a causa delle condizioni meteo non favorevoli incontrate in Andalusia, ma nonostante questo le prime impressioni sono più che positive. «La moto è molto facile da guidare - ha detto Guintoli -. Non ho potuto girare molto sull’asciutto, quindi è difficile dire come la moto 48 si comporti in queste condizioni, ma sul bagnato mi sono sentito subito a mio agio. Ovvio, è una moto completamente diversa dalla precedente, non solo a livello di motore. Mi dovrò abituare e capire appieno il suo comportamento, quindi ora è troppo presto per poter dare un giudizio». Guintoli sa quanto è importante per Honda tornare a vincere il titolo: «L’ultima volta è stata nel 2007, quindi sarebbe bello riconquistare il titolo dopo questo lungo digiuno. Credo che il nuovo regolamento tecnico porterà ad un ulteriore livellamento delle prestazioni tra le varie moto e 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross CHRISTOPHE POURCEL “IL MIO MIGLIORE AVVERSARIO? TONY CAIROLI” di Massimo Zanzani | In occasione dei una sua visita in Italia, alla Ufo Plast, il 26enne fuoriclasse francese vincitore del mondiale MX2 nel 2006 ha parlato a ruota libera del mondo Usa, dei GP e della sua vita C Christophe, innanzi tutto sei soddisfatto della tua vita americana? «Sì, perché mi si adatta meglio a quella che facevo in Europa. E’ uno stile diverso, c’è maggiore libertà, e apprezzo molto il fatto di sentirmi al sicuro. Dove abito ora non c’è bisogno di nascondere nulla perché la gente non ruba come succede in Francia perché la polizia fa il suo lavoro». Perché hai scelto la Florida? «Ho viaggiato dappertutto negli States, specie in California, dove però c’è troppa gente per i miei gusti. A me piacciono i posti tranquilli, dove abito ora il clima è piacevole per cui quando ho avuto l’opportunità di comprare del terreno in Florida non mi sono fatto perdere l’occasione». 50 Ti sei fatto dei nuovi amici dove abiti? «Si, anche al di fuori del motocross, ad iniziare dai miei vicini che sono molto simpatici. Ci piace andare a mangiare del buon cibo, andiamo a fare compere assieme, alle aste di bestiame, parliamo di mucche, ci divertiamo anche così. o cose del genere. In California invece non avevo nemmeno un amico, me li sono fatti quando mi sono trasferito in Florida dove c’è gente con cui non c’è bisogno di parlare continuamente di soldi». Com’è la tua giornata tipica quando sei a casa? «Quando sono in periodo di allenamento mi alzo abbastanza presto, preparo il mangiare per i polli e le mucche, poi carico le moto e andiamo a girare. Quando torno nuoto, vado in bici, e cerco di giocare un po’ con i cani, ceno alle sette e più tardi vado a dormire. Altrimenti sto con gli amici e andiamo con le moto da strada, ho una Suzuki Gladius 650 e giriamo per divertirci». Che tipo di allenamento fai con la moto da cross? «Cerco di girare come se corressi molte manche. Mi piacerebbe fare anche delle uscite di enduro come facevo in Francia, ma la Florida è troppo piatta, avrei bisogno di qualche montagna come avevo a casa una volta. Andare in fuoristrada mi diverte perché puoi applicare la tua tecnica, ma se sei in pianura non c’è niente da imparare e quindi non c’è motivo di andarci». 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Segui le gare del Mondiale o non ti interessano più di tanto? «Non seguo molto i GP, perché quando siamo nella stagione di gare non mi rimane molto tempo libero soprattutto a causa dei continui spostamenti. Mi capita di guardarli alla TV quando sono sulla cyclette, ci sono delle belle battaglie ma a volte li trovo noiosi. D’altronde è il motivo per cui me ne sono andato, è stato bello per un anno ma poi non mi divertivo più, così ho deciso di ritornare negli USA anche perché quando ero in Europa mi hanno rubato tutte le moto e altre cose da casa mia. E ho capito che era già arrivato il momento di andarmene». In passato eri conosciuto per il tuo carattere diciamo un po’ particolare, ora sei cambiato o sei sempre lo stesso? «Quando correvo i GP ero giovane, e mi trovavo in una situazione diversa. Ma credo che serva essere un po’ speciali, Anche Cairoli è così, se vuoi vincere devi essere una persona particolare, devi sentirti vincente». Una cosa che mi fa ancora sorridere a ripensarci è stato sulla pista portoghese di Agueda, quando non ti sei presentato al primo turno di prove libere e nessuno sapeva dov’eri. «Non stavo dormendo, è solo che non mi interessava 52 scendere in pista in quel momento per cui me ne stavo a rilassarmi nel mio camper. Le prove duravano quaranta minuti e per me erano troppo lunghe, ne avevamo altrettanti per la manche di qualificazione per cui non vedevo la necessità di farlo perché per me tutto quel tempo in pista era davvero troppo. In America è diverso perché hai pochi giri a disposizione per conoscere la pista, e quindi fin da piccolo ti insegnano ad andare forte sempre, tutte le volte che scendi in pista». Gli anni passano, ma sulla moto il tuo stile non cambia, come riesci a mantenerti? «Il talento credo sia la mia arma migliore, e quello non cambia. Se guardiamo i risultati invece non posso dire di essere il migliore, vinco abbastanza ma vorrei fare meglio. Quello che mi è mancato è un buon team, una buona moto e un buon supporto. Se sai che la moto è buona e adatta al tuo stile, allora sai di poter vincere. Poi ti serve un buon allenatore, ma non devi preoccuparti degli altri dettagli. Se invece la tua squadra non è preparata bene o non è sufficientemente professionale hai troppe cose a cui pensare e fai fatica a concentrarti solo sulla vittoria, che è quello che facevo quando ero più giovane perché non avevo tutti questi problemi». Come vanno i rapporti con tuo Motocross fratello Sebastien e tuo padre Roger? «Con mio fratello ho un rapporto normale, i miei genitori ogni tanto vengono in vacanza da me in Florida ma non parliamo di motocross, facciamo le vacanze e basta». Le piste americane sono tanto diverse da quelle europee, ci hai messo parecchio ad abituarti? «Un po’ sì perché le piste sono molto veloci, ma devi adattartici in fretta. Per mia fortuna imparo velocemente. Certo è che a volte sono veramente troppo veloci, specialmente nella prima sessione di prove quando il terreno è appena preparato, e cadere a quelle velocità non è piacevole. Poi diventa più scavata e va meglio». Quando ti allenii va solo sulle piste da cross o anche su quelle da supercross? «Durante la stagione di supercross mi alleno su quelle piste, ma quando è il periodo del National non ci vado mai perché è troppo pericoloso e perché dovrei cambiare l’assetto della moto. Con le sospensioni che uso nell’indoor non potrei fare nemmeno un giro su una pista da cross, sono troppo rigide». Quale preferisci delle due specialità? «Il motocross. Il supercross mi piace ma lo ritengo più un grande spettacolo per il pubblico. 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Il motocross corrisponde di più a come siamo veramente, a come era il motocross in passato. Se le persone vogliono essere dei piloti come noi, nel motocross possono avvicinarci, il supercross è più una categoria per pochi». Chi è il tuo migliore amico? «Samantha, la mia ragazza. Lei è la mia migliore amica, quella alla quale posso dire tutto e di cui mi fido. Non ho molti altri buoni amici perché viaggio molto, in passato ne avevo di più ma non ci vediamo quasi mai e così è difficile rimanere 54 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica amici perché si prendono direzioni diverse». Il pilota che nella tua carriera è stato il più difficile da battere? «Tony Cairoli: quando ci siamo trovati di fronte era più grande di me, sapeva più cose, aveva più esperienza e trovava sempre un modo per essere in testa. So che la mia velocità non è facile da superare, ma lui si è sempre distinto per le buone partenze, una straordinaria capacità di concentrazione e di lottare sino alla fine. E’ bello avere degli avversari così». Anche in America i migliori piloti sono dei lottatori, non si arrendono mai. «E’ vero, ma con Tony è stato diverso. Eravamo anche buoni amici e abbiamo fatto delle belle battaglie, a quei tempi eravamo sono lui ed io, ed è stato spettacolare». tantissimo tempo, e quando non sei uno contro l’altro in gara, è più bello scambiarsi le opinioni. Ci siamo anche invitati a vicenda nelle nostre case, anche se abbiamo molto tempo libero, ma abbiamo pianificato le visite perché mi piace avere delle brave persone intorno». Recentemente all’EICMA vi siete incontrati, di cosa avete parlato? «Le nostre fidanzate hanno chiacchierato tutto il tempo di tante cose diverse, ma anch’io e Tony. Abbiamo parlato molto perché non ci vedevamo da Qual è il pilota più simpatico che hai incontrato? «Questa è una domanda difficile, direi Alexandre Renet che frequentavo quando correva i GP prima di diventare campione del mondo di enduro. Era sempre allegro, facevamo delle belle lotte in gara ma poi andavamo a mangiare e a divertirci assieme. L’ho rivisto poco tempo fa, e mi è piaciuto il fatto che i titoli iridati non l’abbiano cambiato affatto». E quello più antipatico, o perlomeno quello che ti piace meno? «Sulla moto direi Barcia, perché è pericoloso e poco intelligente, perché stringe le curve e taglia fuori i piloti. A volte può succedere di passare di là dal limite, ma come fa lui è scorretto, qualcuno può farsi male. Puoi sorpassare e spintonare, Motocross ma far cadere gli altri piloti e pensare anche che sia divertente, non è una bella cosa». La moto che ti è piaciuta di più nella tua carriera? «La Kawasaki 250 del 2006 con cui ho vinto il Mondiale. Era davvero fantastica, aveva un ottimo motore, sospensioni Öhlins perfette su ogni tipo di terreno e ho vinto sulla sabbia e su qualsiasi altro terreno, mi sentivo molto bene su questa moto». E la peggiore invece? «La Yamaha 450 del 2011: per 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica me era inguidabile, le sospensioni andavano bene ma il telaio non era adatto al mio stile di guida. Inoltre l’ammortizzatore in quel modello era troppo vicino allo scarico e si bloccava dopo cinque o dieci minuti, se mi fermavo e si raffreddava allora andava a posto. Il problema è che dicevano che era colpa mia, ma era troppo rischioso correre con l’ammortizzatore che poteva bloccarsi in ogni momento e non capivano perché continuavo a fermarmi». La più bella gara che hai corso? «Ne ho fatte diverse, ma quella che ricordo con più soddisfazione è stata quella nella 250 di Atlanta del 2009. Era la prima gara dopo la caduta che mi aveva lasciato paralizzato e l’ho vinta. E’ stata una cosa importante per me, mi sarei accontentato di arrivare tra i primi cinque e quindi quella vittoria è stata una grande emozione. E’ stato incredibile riuscire a vincere dopo il brutto e duro periodo che avevo attraversato». E’ proprio il caso di dire che il talento non si esaurisce mai. «Serve del talento innato, ma poi lo devi migliorare in continuazione o rischi di perderlo. Dal di fuori sembra facile, ma poi quando si sale sulla moto si capisce che non è poi così semplice fare quello che facciamo noi e mantenersi sempre al vertice, ci vuole un sacco di 56 lavoro». Conta molto anche l’aspetto mentale. «Certo, ma devi anche essere bravo, deve essere l’unione delle due cose». Quando ho sentito che Ryan Villopoto sarebbe venuto a correre i GP ho pensato che forse saresti tornato anche tu. «Credo che sia una bella cosa avere un pilota americano del suo livello nel Mondiale, vedremo cosa farà. Io invece ho deciso di tornare negli USA e lì rimango». Non hai ricevuto offerte per tornare in Europa? «No, ne ho avuta una l’anno scorso, ma ho detto di no. Non è una questione di soldi, è solo che non voglio tornare indietro, mi piace lo stile di vita che ho adesso. Se corro, corro negli Stati Uniti, ma se non corro resto negli USA in ogni caso». Perché pensi che Villopoto si sia deciso di venire? «Non saprei, il supercross e il motocross negli USA sono molto rischiosi e ci sono molte gare da fare, magari lo pagano la stessa cifra per fare solo il Mondiale, può viaggiare, divertirsi per un altro anno. E poi penso sia giusto ad un certo punto dare una svolta alla tua vita, cambiare campionato, imparare cose diverse e cercare Motocross di vincere. Nei suoi panni avrei firmato per due anni, per puntare al titolo nella seconda stagione. Il primo anno credo che sarà molto duro per lui, forse dopo l’ultimo Nazioni si è reso conto che anche i piloti europei sono molto veloci, non solo quelli americani. I primi cinque in Europa sono incredibili». I tuoi obiettivi per il prossimo anno? «Li devo ancora definire, anche se credo che ormai sia un po’ tardi per disputare la stagione supercross. Avevo chiesto alla Kawasaki ma hanno poi preso Will Hahn e quindi sono già a posto. Io però voglio stare in un buon team, con una buona moto, non voglio fare come quest’anno con la Yamaha che ho dovuto impararla di nuovo e che non si adatta proprio bene per il mio stile. Credo che servano diversi anni sulla stessa moto per diventare bravi, per cui avrei voluto guidare una Kawasaki che conosco bene ormai da anni ma non è stato possibile. Per il supercross quindi sono quasi in ritardo, ma per il National voglio essere su una delle moto migliori, anche se non una Yamaha, la cilindrata non mi importa ma se è una 250 punterò a vincere il titolo. Credo di essere andato bene quest’anno, ma voglio essere almeno tra i primi tre nel campionato 250, e penso di essere stato ostacolato dalla moto. Non perché la moto è 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica potesse batterlo. Ma non è corretto, avrebbero dovuto scegliere il migliore a disposizione, non un amico, così come mi è successo anche quest’anno con Wil Hahn. Io vado avanti per la mia strada ma non è affatto simpatico, ti fa sentire male, ti fa domandare: perché dovrei continuare se ogni volta mi scartano?». Qual è il tuo sogno? «Credo che le cose più impor- scarsa, ma perché io e questa moto non stiamo bene insieme, è veloce ma non è adatta a me. So che la Kawasaki può andare bene per me, e credo che sia la stessa cosa anche con la Suzuki perché il telaio è molto simile. Anche le Honda Geico pare siano buone moto, ma non le ho mai provate e quindi non sono sicuro». Puoi quindi guidare senza problemi sia la 450 che la 250? «Per la 250 devo allenarmi un po’ di più, perché il mio stile è 58 più adatto alla 450 con cui in generale ho avuto risultati quasi migliori tra i quali la vittoria di un paio di GP senza sforzo. In questo momento se dovessi sceglierei opterei per la 250 perché vincere il National di questa cilindrata è uno dei miei principali obiettivi prima di passare alla 450, o prima di ritirarmi. Potrei farlo anche adesso, d’altronde ho vinto un Mondiale e due titoli negli USA e sono già dei risultati notevoli, ma il pubblico vuole sempre di più, noi ci proviamo ma non è facile». Motocross tanti siano essere in buona salute e avere una vita serena, in fondo il motocross è solo divertimento. Vedo molte persone malate che non hanno una vita felice, oppure altre che non se la gustano perché è troppo occupata a fare troppe cose, poi magari si ammalano e non si sono goduti niente della vita. Così io cerco di divertirmi e circondarmi di buone persone. Adesso che ho 26 anni, questo è quello che cerco». Quali sono i tuoi piani per il futuro, continuare finché ti diverti? «Il problema è il sistema delle industrie, invece di sceglierle i piloti in base ai risultati e alla popolarità che possono portare al team spesso preferiscono le persone perché sono loro amici. Nel 2010, con due titoli vinti, volevo firmare con Kawasaki ma Villopoto convinse il team manager Mike Fisher a prendere come compagno di squadra Weimer perché non voleva qualcuno in squadra che 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati CAPO REDATTORE Andrea Perfetti REDAZIONE Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. 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