Aeroterminal, verso il processo bis Chiusa l'inchiesta su Bettoli, Renzi e Todesc Bancarotta, nei guai anche i tre revisori SERGIO DAMIANI Come tutti i kolossal che si rispettino, anche il crac Aeroterminal Venezia ha un suo «sequel». Una sorta di seconda parte che che vede nuovi protagonisti del più grande fallimento della storia imprenditoriale del Trentino, avvicinarsi alla fase del giudizio. Dopo aver incassato in primo e secondo grado le condanne di Arrigo e Ugo Poletti, rispettivamente a 5 anni e 8 mesi e 3 anni e 6 mesi, i pm Alessia Silvi e Pasquale Profiti hanno infatti inviato l'avviso di conclusione delle indagini ad altri sei indagati per il crac Atv. Nei guai troviamo l'imprenditore Ernesto Bertoli, 74 anni domiciliato a Trento, per anni patron delle funivie di Folgarida e Marilleva e per un periodo presidente di Atv; Giovanni Renzi, 73 anni residente a Dimaro, braccio destro di Bertoli nelle Funivie e consigliere di amministrazione di Atv; Enzo Pezzi, 51 anni di Campodenno, ex presidente del collegio sindacale di Atv; Luca Galassi, 49 anni residente a Milano, ex membro del collegio sindacale di Atv; Flavio Torrini, 72 anni, residente a Mila- no, ex membro del collegio sindacale di Atv; Loris Todesco, 41 anni residente a Trento, ex direttore generale e membro del cda di Atv. Sono tutti accusati di bancarotta fraudolenta. Dunque secondo la procura i fratelli Arrigo e Ugo Poletti non fecero tutto da soli. Lo stesso processo celebrato a carico dei due immobiliaristi rìonesi mostrò che il giro vorticoso di denaro intorno ai conti di Atv- da cui, secondo l'accusa, sarebbero stati sottratti oltre 100 milioni di euro - non poteva andare in porto solo grazie alla spregiudicatezza imprenditoriale dei due fratelli. Nelle nove pagine di capo di imputazione ritroviamo infatti molte delle imputazioni per le quali è già stato condannato Arrigo Poletti, l'uomo che ideò il progetto di sviluppo delle aree di Tessera intorno all'aeroporto «Marco Polo» di Venezia. Agli indagati, sia pur con ruoli diversi, viene imputato quello che è forse il più clamoroso tra gli episodi di distrazione: i 49.550.000 euro che Arrigo Poletti prelevò, in gran parte tra il 6 giugno e il 13 luglio del 2006, dai conti della società (soprattutto da quello aperto presso la Cassa Rurale di Tuenno). Operazione che sarebbe stata condotta, in concorso con i Poletti, da Bertoli, Renzi e Todesco, grazie anche all'«awallo e indicazione» del collegio sindacale «attraverso una loro fittizìa attribuzione alla stipula di un falso contratto preliminare di compravendita immobiliare». Insomma i sindaci sono finiti nei guai - e sono citati in giudizio anche nel parallelo procedimento civile - perché avrebbero coperto quella che secondo i pm era una distrazione. Inoltre nel capo di imputazione si elencano alcune operazioni, con movimentazioni per decine di milioni di euro, che pur essendo «anomale» non furono segnalate dai revisori dei conti. Delicata appare la posizione dell'ex direttore di Atv Tedesco a cui la procura contesta sei diversi episodi di presunta distrazione per un importo complessivo che supera i 100 milioni di euro. Naturalmente in questa fase si tratta di mere ipotesi accusatorie. Ora la difese avranno 20 giorni per presentare memorie o per farsi interrogare. Ma all'orizzonte già si profila un processo Aeroterminal bis.
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