le Notizie UNITRE Cesano Maderno - periodico a diffusione interna - aprile 2014 La Pasqua e i suoi simboli U na volta la Pasqua era detta anche la Pasqua dell’Uovo, poiché era tradizione festeggiare l’evento con uova sode colorate e benedette in chiesa. La simbologia dell’uovo è semplice: in tutte le religioni e in ogni tempo è sempre stato il simbolo della fecondità, della nascita e della resurrezione. L’uovo è come un sepolcro da cui risorge la vita, è il Cristo stesso: una volta era usanza, il giovedì santo, deporre nelle cattedrali uova di struzzo, per toglierle poi il giorno di Pasqua, allorché la Vita era rinata. Per secoli si sono benedette le uova il sabato di Pasqua e quando si benedicevano le case dei fedeli. Molto antica è anche la tradizione di regalare uova di materiali più o meno preziosi a seconda dell’estrazione sociale del donatore (famose sono le uova dell’orafo Fabergè per gli Zar di tutte le Russie). In occidente l’usanza è andata scemando, al contrario dell’oriente dove, invece, viene associata alla scrittura: l’assimilazione si deve al fatto che la sera prima sul guscio vengono tracciati dei simboli, in un ambiente pervaso da canti e preghiere. Forse l’origine può essere collegata al risveglio della primavera e ad una successiva cristianizzazione del rito. Un altro simbolo pasquale è la colomba, che può simboleggiare sia il Cristo sia lo Spirito Santo. Per alcuni è il Cristo che porta la pace agli uomini di buona volontà, per altri è lo Spirito Santo che scende sui fedeli grazie al sacrificio del Redentore. In linea generale, il suo carattere pacifico ne ha fatto l’espressione della mitezza e dell’amore, della sublimazione degli istinti e del predominio dello spirito, ed è anche il simbolo della virtù della moderazione e della semplicità: le ali rappresentano il distacco da ciò che è terreno, in rapporto con la Grazia dello Spirito Santo, indicando la partecipazione alla Natura Divina. In Asia occidentale la figura della colomba è legata alla dea della fertilità Ishtar (passata ai greci come Afrodite e ai romani come Venere, a cui era sacra la colomba) mentre nel mondo musulmano era sacra perché secondo la tradizione aveva protetto Maometto durante la fuga. Simbolo della Pasqua è anche la campana. Il nome deriva dal tardo latino campana, vaso di bronzo prodotto in Campania. Secondo la tradizione il loro uso religioso si fa risalire a san Paolino, vescovo di Nola, all’inizio del quarto secolo dopo Cristo. Le prime campane di cui si ha traccia scritta si trovano nella Bibbia: Aronne, fratello di Mosè, sommo sacerdote, durante i riti indossava un mantello ornato di campanelle, il cui suono gli permetteva di entrare nel Santo dei Santi alla presenza del Signore e uscirne vivo. La campana è identificata con il riflesso della vibrazione primordiale, simbolo dell’unione tra cielo e terra, chiama i fedeli alla preghiera e ricorda l’ubbidienza alle leggi divine, simboleggia la “voce di Dio”, udendo la quale l’anima va al di là delle limitazioni della vita terrena. Molte sono le credenze legate alle campane. Si pensava che avessero un’anima e che agissero autonoma- mente per annunciare qualcosa di gioioso o una disgrazia. Alle campane era attribuito il potere di prevedere i disastri e scongiurarli, oppure di propiziare il favore divino salvando il raccolto dalla siccità. Ildefonso Valota leNotizie Sommario La Pasqua e i suoi simboli 1 Pro-memoria per la chiusura dei corsi 2 Sette miliardi 3 Halobenessere4 L'uomo, Michelangelo Buonarroti 5 Come evitare i paradossi del rimpianto 6 Menzione speciale 7 Il barolo 8 Chi siamo 9 Storia comparata delle religioni 10 Un papa nel caos 11-12 Spifferi 13 Ci siamo trovati in un ambiente... 14 Le botte ai bambini 15 Il sabato del villaggio 16 Poesie 17 Spigolature 18 Sensibilizzazione per le truffe 19 Nuovo sito Unitre 19 Le nostre uscite 20 Rubrica dei nonni 20 UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ Sede di Cesano Maderno Via Federico Borromeo, 11 20811 Cesano Maderno Tel. 0362 540 085 Fax 0362 195 2378 www.unitrecesano.it [email protected] Redazione Giuseppe Ascari Ferruccio Crenna Luciano Nardi Bruno Proserpio Anny Rossi [email protected] Grafica e impaginazione Giovanna Cesari Maria Spotti 2 Promemoria per la chiusura corsi Ricordiamo ai corsisti che le lezioni termineranno venerdì 30 maggio 2014. Come di consueto, nelle settimane precedenti si terranno tutti gli eventi che caratterizzano la chiusura dell’anno accademico. Mercoledì 21 maggio alle 20.30 presso il Cine Teatro Excelsior di Cesano Maderno ci sarà lo spettacolo teatrale offerto dai corsisti dei due corsi di Recitazione. Giovedì 22 maggio alle 20.30, sempre presso il Cine Teatro Excelsior, ci sarà invece lo spettacolo di chiusura a cui tanti corsisti e docenti stanno lavorando da mesi per la sua realizzazione. Contrariamente alla consuetudine, l’Open Day verrà anticipato nei giorni di sabato 17 maggio (ore 14.30 – 18.30) e domenica 18 maggio (ore 10.00 -12.00 e 14.00 – 18.30), causa la concomitanza con le elezioni del parlamento europeo. La manifestazione avrà luogo presso la sede Unitre, ove tutti potranno ammirare i pregevoli manufatti realizzati dai corsisti dei vari corsi durante l’anno accademico. Il 5 per mille per l’Unitre Ricordiamo che nella prossima dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2013 è possibile dare il proprio contributo all’Unitre, devolvendo alla stessa il 5 per mille. Allo scopo dovrete apporre la vostra firma nello spazio riservato a Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), indicando il codice fiscale 9102 292 0150. Collaboratori di segreteria Carla Arienti Emma Ascari Simona Bergo Vera Ceoloni Daniela Donadonibus Marina Gasparotto Loredana Orciari Luciana Ramponi Luciana Redaelli Maria Luisa Sambruna Giulia Spotti Vincenzo Zucchi Tecnici Dino Baresi Valter Canato Mauro Domizioli Maria Spotti Orario di segreteria Da lunedì a venerdì: ore 10.00 – 11.30 ore 14.30 – 18.30 Consiglio direttivo Presidente: Ferruccio Crenna Presidente onorario: Annibale Sivelli Vice presidenti: Luca Ricci Emma Ascari Tesoriere: Francesco Disarò Direttrice dei corsi: Roberta Sacchetto Consiglieri: Letizia Maderna Luigi Mariani Sergio Tognella Segretaria: Emma Ascari Rappresentanti dei docenti: Fulvio Bonetti Luciano Nardi Rappresentanti dei corsisti: Anny Rossi Flavio Basilico leNotizie Var i e Sette miliardi L a notizia era da tempo nell’aria ma solo da alcuni mesi è diventata ufficiale: la popolazione mondiale ha raggiunto i sette miliardi! Mi venne in mente la mia maestra Vittoria che, nei primi anni ’40, insieme alle 21 lettere dell’alfabeto per comporre i “pensierini”, ci spiegava che con dieci piccoli segni si potevano costruire tutti i numeri per fare i “conticini”. Iniziammo con una filastrocca: 1 il naso, 2 gli occhi, 3 Gesù, Giuseppe e Maria, 4 le stagioni, 5 le dita della mano, 6 i giorni lavorativi della settimana, 7 i nanetti, che fanno 8 con Biancaneve, 9 la novena alla Madonna, 10 le dita delle mani. E in successione: 10 volte 10 e arriva il 100, 10 volte 100 ed ecco il mille, 1000 volte il mille e siamo al milione. Dopo un po’ di tempo la maestra allungò la filastrocca aggiungendo il miliardo e disse: Il miliardo, 1000 volte il milione, è il re dei numeri, è talmente grande che tutti gli abitanti della terra messi assieme fanno 2 miliardi. Sono passati 70 anni da allora e l’umanità si è più che triplicata malgrado������������������������� guerre, epidemie, malattie e disastri ambientali. In questi settant’anni sono avvenuti progressi impensabili e straordinari in tutti i campi: nell’agricoltura, nell’ industria e nella medicina. L’incremento della produzione dei beni di consumo ci ha portato l’attuale benessere. Per la verità benessere raggiunto solo da una minoranza degli abitanti del pianeta, gli altri hanno condizioni di vita molto inferiori alle nostre e indici di crescita demografica molto più alti. Gli scienziati sostengono che se gli attuali sette miliardi avessero tutti il tenore di vita di noi occidentali, la terra non sarebbe in grado di sfamarli e dissetarli tutti. Da molti anni gli studiosi del problema ci avvertono dell’impoverimento inarrestabile delle risorse del pianeta: dalle terre coltivabili alla fauna marina; dalle foreste equatoriali allo sfruttamento intensivo del sottosuolo. Con l’attuale ritmo di crescita nei prossimi 70 anni gli ospiti del pianeta potrebbero superare addirittura i venti miliardi!! Vi sembra possibile? Serve un radicale cambiamento nel sistema di sviluppo dell’umanità. I reggitori dei popoli dovranno elaborare insieme una nuova strategia per risolvere il problema, apparentemente irrisolvibile, di adeguare le risorse disponibili al numero sempre crescente degli abitanti del pianeta. Se non ci riusciranno avremo forse tempi di guerre spaventose per il possesso dei beni indispensabili alla vita. Forse avverrà qualcosa di tremendo come la ribellione della natura, atrocemente violentata dall’incoscienza umana e un nuovo diluvio universale risparmierà pochi eletti e tutto ricomincerà daccapo. A volte penso a quei due miliardi che come me popolavano la terra nel 1940: in quanti saremo rimasti? Difficile dirlo. Noi, allora piccoli, siamo cresciuti e partendo da una infanzia povera, con l’aiuto, i sacrifici e il lavoro di tutti gli Italiani, abbiamo migliorato la nostra vita e quella dei nostri figli. Nel futuro, da come si stanno mettendo le cose, non so se i nostri nipoti potranno vivere una vita almeno come la nostra. Personalmente spero, quando arriverà il mio turno, di avere ancora la possibilità di passare a miglior vita in modo naturale; chissà se i nostri nipoti e pronipoti potranno fare altrettanto. Giorgio Isari 3 leNotizie Va r i e Halobenessere i benefici del salgemma puro l termine "HALO" deriva dal Isale. greco ‘halos’, che significa Ci sono testimonianze che documentano come nel Medioevo certi malati venissero portati nelle grotte saline per migliorare le loro condizioni, grazie alle particelle di sale presenti nelle grotte, generate da rotture di stalattiti, dal vento, dal caldo/freddo che intervenivano sull’ambiente. Diversi studi medici riscontrano che l'azione del cloruro di sodio micronizzato è in grado di far funzionare al meglio le piccole ciglia di cui sono dotate le cellule che tappezzano le vie respiratorie che, con movimenti molto frequenti, regolari e coordinati, trasportano il sottile strato di muco che le ricopre, verso il cavo orale. Si ottiene così una continua “pulizia” dell’intero albero respiratorio, poiché nel muco restano intrappolati virus e inquinanti atmosferici. Questa azione sullo stato delle mucose, dei bronchi e in generale delle vie respiratorie porta ad un miglioramento globale del nostro benessere. Il trattamento, che un tempo era possibile solo recandosi nelle ex miniere di sale, oggi è alla portata di tutti, grazie alle Stanze o Grotte di Sale (ambienti accoglienti e piacevoli che simulano l'habitat delle miniere/grotte saline) e all’uso di salgemma puro, ovvero del prezioso e antico sale dai molteplici vantaggi e benefici. Si entra nella stanza vestiti, ci si accomoda sulla poltrona per circa 45 minuti, e si beneficia dell' Haloterapia e Cromoterapia. Nella stanza, pareti e pavimen- 4 to sono ricoperti di salgemma e viene creato un ambiente carico di ioni negativi, che aiutano ed aumentano il nostro benessere psico-fisico. Le sedute nelle Stanze di Sale sono adatte a tutti, per innalzare le difese immunitarie, per contrastare lo stress e stati di affaticamento emotivo, ma soprattutto sono indicate per pre- venire o/e come trattamento coadiuvante nelle manifestazioni a carico dell’apparato respiratorio, nelle problematiche dermatologiche e allergiche. leNotizie Var i e L’uomo, Michelangelo Buonarroti L a storia lo presenta come genio: persona scontrosa, solitaria, irata, ribelle, forse dovuto alla instabilità politica e sociale del cinquecento dei continui cambiamenti. Essendo artista di corte fu sempre tormentato dal papa di turno di sospendere o avviare progetti nuovi per poi rinviarli e così via. Il suo rammarico si manifesta in una sua lettera inviata al fratello: Io sono ito topinando per tutta Italia sopportando ogni vergogna, patito ogni stento, la- cerato il corpo mio in ogni fatica. Genio sì, ma uomo di grande umiltà, come si legge in uno scritto inviato a un certo Martelli: Veggio che vi siete immaginato chio sia, quello che Dio i volesse chio fosse, io sono un povero uomo e di poco valore. Il riconoscere che il suo operato sia dovuto al volere di Dio, avvalora anche il mio pensiero, se analizziamo una sola opera, la volta della cappella Sistina, eseguita in quattro anni in affre- sco, tecnica faticosa e difficile, col solo aiuto di un garzone che gli preparava l’intonaco. Opera colossale che raffigura circa trecento personaggi, con uno sforzo fisico e mentale che una persona pur forte che sia non riuscirebbe mai a realizzare se non sorretto da una forte fede e da una essenza superiore, disegno di Dio per permettere a tutto il mondo di visionare con la bellezza dell’arte il messaggio biblico che porta a lui. Franco Galimberti 5 leNotizie A p ro p o s i t o d e i c o r s i Come evitare i paradossi del rimpianto C ome è stato appurato da diversi studi di finanza comportamentale molti degli errori di ogni investitore sono dovuti dalle decisioni che la parte irrazionale del nostro cervello lo porta a compiere. Per spiegare cosa accade mi sono appoggiato agli studi effettuati dal prof. Paolo Legrenzi professore straordinario di psicologia cognitiva Università Cà Foscari Venezia. “Uno dei motivi per cui è talvolta molto vantaggioso affidare i propri risparmi a un consulente è proprio il fatto che solo così è possibile evitare la terribile trappola dei rimpianti, che sono poi l’ostacolo più forte a un’accettazione serena di una strategia di diversificazione. Strategia che, a sua volta, discende dall’accettazione dell’incertezza del futuro e dalla necessità di prevenirla.” Afferma il prof. Insieme al vostro consulente, decidete di investire in un titolo che sembra assai promettente. Per 6 fare questo dovete vendere il titolo A oppure il titolo B, che sono entrambi già in vostro possesso, e che sono stati acquistati nello stesso momento. Nel frattempo, il titolo A ha guadagnato il 20% da quando è stato comprato. Il titolo B ha invece perso il 20% da quando è stato comprato. E’ indifferente vendere uno dei due? Quale dei due preferireste vendere? Sulla base di quale criterio? Quello che è successo in passato, oppure quello che succederà in futuro? Insomma un criterio “personale” o un criterio basato sullo sviluppo dei mercati e di un’analisi comparata di quei due titoli? Se la domanda è proiettata su quello che tende a fare un investitore-tipo, nessun consulente esita a dare la risposta: la grandissima maggioranza degli investitori agirà secondo il cosiddetto effetto disposizione. Di conseguenza l’investitore-tipo preferisce ven- dere A, indipendentemente dalle prospettive future di A e di B, solo cioè alla luce di quello che è avvenuto a lui, nel suo passato, decidendo in base ai “suoi” prezzi d’acquisto. Continua il prof. Legrenzi: “Tutto ciò sembra banale, ma non lo è. Non lo è perché l’effetto disposizione chiama, a sua volta, in gioco il rimpianto. E’ questa emozione che farà sì che l’investitore venderà più volentieri A. Dell’acquisto di A, come investitori, siete orgogliosi: avevate fatto la scelta giusta. Se invece vi trovaste a dover vendere B, inevitabilmente si proverà del rimpianto, innescato dal fatto che una scelta precedente si è rivelata purtroppo sbagliata. Orgoglio, rimpianto e speranza, insomma pregiudizi ed emozioni, vincolano le scelte del risparmiatore, se non coadiuvato dal consulente (un consulente spiegherebbe che è il futuro che conta, il futuro di A e di B, e non il prezzo d’acquisto di quello specifico cliente).” E la catena purtroppo non è finita. Se provate rimpianto perché una delle scelte del passato si è rivelata infelice, questo tipo d’emozione costituisce un grosso ostacolo ad accettare la diversificazione. La strategia di diversificazione, per funzionare bene, deve contemplare proprio che ci siano in futuro, all’interno di un portafoglio ben differenziato, variazioni non correlate. In parole povere che alcuni investimenti vadano meglio di altri. Di conseguenza la diversificazione implica per definizione rimpianti. E’ sempre così? E sempre possibile una diversificazione otti- A p r oposito dei co rs i male? Purtroppo non sempre. Le tre grandi fonti di diversificazione sono i mercati monetari, quelli obbligazionari e quelli azionari, distribuiti per paese e per valute. L’Economist sostiene che la programmazione dei computer volta a sfruttare i trend di mercato non funziona perché le svolte sono determinate da decisioni politiche dei banchieri centrali e dei governi, e sono quindi imprevedibili in termini di trend e tendenze “storiche”. Non si può dire se l’analisi sia corretta, fatto sta che la filosofia degli hedge fund da tre anni non ha funzionato. Ecco una ragione in più per stare calmi con una buona di- L o scorso 16 gennaio, presso la sala della Protomoteca del Campidoglio in Roma, si è svolta la premiazione del premio letterario nazionale per le opere in dialetto “Salva la tua lingua locale”. Il Premio era organizzato da L’Unione Nazionale Pro Loco versificazione. Ma qui ritorna il paradosso del rimpianto: anche se il non addetto ai lavori non lo sa, una buona diversificazione ci mette nelle condizioni di poter provare rimpianti. Vuol dire che una parte del portafoglio è andata bene, e una è invece andata meno bene: di qui il rimpianto per non aver puntato di più su quella specifica componente del portafoglio che è andata meglio. Ma quando sia il comparto delle obbligazioni che quello delle azioni vanno male, il rimpianto “differenziale”, basato cioè sulle differenze tra gli andamenti, purtroppo si riduce. Resta la malinconia, o meglio, il rimpianto per non aver d’Italia e Legautonomie Lazio, in collaborazione con il Centro di documentazione per la poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” e il Centro Internazionale Eugenio Montale. Il nostro collaboratore Bruno Proserpio ha ricevuto una menzione speciale per la leNotizie messo tutto il nostro gruzzolo sul mercato monetario (che, di questi tempi, ben che vada, compensa a stento l’inflazione). Un’emozione inutile, non costruttiva, e che mina la fiducia in noi stessi. Solo la relazione con il consulente può salvarci. Roberto Anselmini Consulente Finanziario Indipendente www.arfinancialplanning.it NAFOP Associazione Nazionale Consulenti Finanziari Indipendenti sua raccolta di poesie in dialetto medese Argute Rime Gaie Utili Sociali (non a caso il titolo è l’anagramma del suo nome d’arte…). La raccolta comprende 65 poesie dialettali, con immagini, descrizioni e commenti dell’autore, che si è lasciato ispirare dalla quotidianità attingendo quindi alle più varie tematiche: la natura, il sociale, l’amore, le passioni, le amicizie. “Si tratta di frasi scritte nell’arco di una vita – dice l’autore – scritte nel “mio” dialetto, la lingua con cui sono cresciuto, di cui conosco bene i suoni e che ho imparato da autodidatta. Non me ne vogliano quindi i puristi se non ci sono dieresi o gli accenti li considerano sbagliati, non ho alcun dizionario di riferimento…” 7 leNotizie A p ro p o s i t o d e i c o r s i Il Barolo L a nascita del Barolo si può collocare negli anni del Rinascimento, nelle cantine del Castello dei Marchesi Falletti situato a Barolo. Carlo Alberto e Cavour ne sono stati i promotori, ma Giulietta Colbert, moglie di T. Falletti, volle che il suo nebbiolo si chiamasse con il nome del paese di origine “Barolo”. Il vitigno utilizzato per la produzione del Barolo è il Nebbiolo che, per oggettive caratteristiche genetiche superiori (complessità aromatica, potenza tannica e maggiore longevità), è diventato il re dei vitigni di Langa. Il Nebbiolo è uno dei vitigni che maturano più lentamente, la vendemmia si inizia mediamente nella prima settimana di ottobre, ma può arrivare anche alla terza, con tutti i rischi che questo comporta. Certo è che quando la stagione lo consente, da queste terre non può che nascere un vino unico nel suo genere, potente, sontuoso, tannico, ricco di profumi, longevo, con variazioni piuttosto evidenti da zona a zona. Principalmente le colline del Barolo sono di origine alluvionale marina (numerose sono le conchiglie fossili rinvenute durante gli scassi dei terreni), formatesi circa 10 milioni di anni fa. Geologicamente si riscontrano due principali tipi di terreno che fanno capo a due aree ben distinte: il Tortoniano, che partendo da Verduno passa per La Morra, Barolo per arrivare a Novello, che è caratterizzato da marne grigiobluastre e l’Elveziano, dell’asse Serralunga, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, che presenta dei depositi di sabbie compatte grigiogiallastre. Da ciò si evince che la molteplicità dei fattori succitati concorrono alla definizione di un grande vino, oltre ovviamente alla mano e l’esperienza dell’uomo che hanno un ruolo importante. Oggi si deve inevitabilmente aggiungere, come elemento di caratterizzazione del vino, il cambiamento culturale e di gusto ed il diverso concetto che i vignaioli hanno delle pratiche di cantina. Infatti, negli ultimi quindici anni si è discusso quasi esclusivamente di stile di vinificazione: giornalisti e produttori stessi, si sono spesso divisi sulle due tecniche ormai definite Tradizionalista (tannico, di lenta evoluzione, che dà il meglio di sé dopo un lungo affinamento) e Modernista (più fresco ed immediato con 8 affinamento in barrique). Di seguito sono elencate le principali zone in cui viene prodotto il Barolo ed alcune relative Grandi Vigne : Barolo: Brunate, Cannubi, Castellero, Cerequio, Le Coste, Cannubi Boschis, Bricco Sarmassa. Castiglione Falletto: Bricco Boschis, Bricco Fiasco, Monprivato, Pira, Bricco Rocche, Villero. La Morra: Bricco Chiesa,Brunate, Cerequio, Fossati, La Serra, Manzoni, Rocche dell’Annunziata. Monforte d’Alba: Bricco Cicala, Bussia Soprana, Bussia Sottana, Cerretta di Perno, Colonnello, Gabutti della Bussia, Ginestra, Gramolere, Le Coste, Mosconi, Romirasco, Santo Stefano di Perno. Serralunga d’Alba: Arione, Badarina, Baudana, Boscareto, Cerretta, Francia, Gabutti, Lazzarito, Marenca, Margaria, Parafada,Prapò, Vigna Rionda. Grinzane Cavour: Castello Marcello De Murtas A p r oposito dei co rs i leNotizie Chi siamo S iamo un gruppo di persone appassionate del computer e desiderose di comprendere come sono state costruite quelle pagine che, entrando in un sito web, solitamente visitiamo senza renderci conto del lavoro sviluppato da coloro che ci permettono di navigare da una informazione all’altra. E’ per questo motivo che ci siamo iscritti al corso IO PROGRAMMO. L’inizio non è stato facile ed ancora adesso, a distanza di qualche mese, molti hanno diversi dubbi e poche certezze. Gli argomenti non sono semplici e ci siamo scontrati con molteplici termini sconosciuti: linguaggio HTML, TAG, FRAME, linguaggio CSS e linguaggio JAVA SCRIPT ne sono solo un esempio. Ebbene, l’HTML non è altro che un insieme di regole per scrivere dei documenti. Esso non ha alcuna possibilità di effettuare operazioni matematiche o logiche ma è invece adatto a creare bellissime pagine piene di grafica, in quanto le istruzioni scritte su un foglio di testo saranno lette ed interpretate da un programma operativo chiamato BROWSER, lo stesso con cui generalmente si naviga in internet, e trasformate in immagini sul monitor. In sostanza il linguaggio HTML è alla base di ogni sito per la cui realizzazione si avvale di comandi denominati TAG; i FRAME ne fanno parte e servono per suddividere il foglio in due o più parti ben distinte dove si possono inserire delle pagine web. Le scritte e i contenuti che appaiono sul monitor possono avere allineamenti, dimensioni, posizioni, colorazioni o altri particolari che li contraddistinguono; queste caratteristiche vengono gestite con la funzione STYLE all’ interno della pagina HTML o in fogli CSS esterni al testo. Anche il linguagggio JAVA SCRIPT viene gestito con il TAG SCRIPT all’interno della pagina HTML o può avvalersi di fogli esterni con estensione JS. Ad oggi abbiamo imparato che alcune di queste funzioni, richiamate al momento opportuno, ci consentono, grazie alla classica manina, ovvero, a dei bottoni sensibili al passaggio del mouse, di consultare più pagine o collegarci con estrema facilità ad un ulteriore sito della rete. Molteplici sono le istruzioni che si possono inserire durante la stesura di un testo: esse possono contenere NOMI o ELEMENTI, ATTRIBUTI, VALORI, IMMAGINI o VIDEO ma, per dare un’ idea esaustiva del corso senza appesantirne le tematiche, quanto raccontato può bastare. Si sappia solo che la dimenticanza di una virgola, di un punto, di una parentesi, di un apice o di un qualsiasi altro simbolo inframmezzato alla scrittura manda in tilt il BROWSER che, non riuscendo ad interpretare il documento, procurerà un rompicapo non indifferente a dei programmatori in erba quali noi ci riteniamo. Ciò detto possiamo affermare con convinzione che non sarà questa iniziale confusione ed incertezza a fermarci. Fondamentale diventa comprendere bene i concetti per poi navigare in rete e farci aiutare da siti specializzati. Consapevoli che la costanza e l’applicazione alla fine ci premieranno, continueremo questo nostro percorso sicuri di ripresentarci l’anno prossimo con maggiore entusiasmo. Avremo tempo e modo per approfondire gli argomenti già trattati, assimilarne dei nuovi e, avvalendoci dello spirito che anima il gruppo, dare una mano ai nuovi arrivati. Giancarlo Miraglia 9 leNotizie A p ro p o s i t o d ei c o r s i Storia comparata delle religioni Uno strumento utile per il dialogo tra le diverse culture L o studio comparato delle religioni è una scienza relativamente moderna: nasce infatti nella seconda metà dell’800. Prima di allora, le diverse credenze religiose (per esempio, la religione egiziana o le religioni ellenistiche) erano studiate, ma in modo a sè stante, ognuna nel quadro e nel contesto della specifica cultura o materia La “Storia delle religioni”, invece, pone tutte le idee e tutte le credenze religiose (antiche o moderne) sullo stesso piano e le considera un campo di interesse scientifico autonomo, avente in sè coerenza e continuità. Almeno agli inizi, gli studiosi di storia comparata delle religioni, sono quasi tutti europei. La cultura europea ha quindi il merito di aver fatto delle religioni un oggetto ordinario di studio scientifico. Ovviamente gli europei dell’ottocento sono figli del loro tempo e usano a volte le categorie analitiche cristiane per analizzare le altre religioni. Oppure inseriscono le diverse forme e credenze religiose in una visione evoluzionista. Codificano cioè le diverse religioni come se fossero i gradini di un progressivo sviluppo spirituale dell’uomo: dall’animismo, al politeismo, al politeismo gerarchizzato, fino al rigoroso monoteismo. Oggi, non solo l’approccio scientifico è diverso ma anche i 10 temi di maggiore interesse per gli studiosi sono cambiati. E’ una acquisizione comune e condivisa che ciascuna religione e ciascun pantheon religioso sia la espressione di uno specifico modo di vedere la realtà e di relazionare gli uomini con essa. A volte, una fede religiosa pretende che la propria “rappresentazione” della realtà sia l’unica vera o che, addirittura, sia l’unica possibile. I seguaci di queste fedi religiose sono spesso intolleranti. A partire dal Concilio Vaticano II, i cristiani cattolici hanno posto il problema del rapporto con le altre fedi (in particolare con ebrei e musulmani) in termini di dialogo e non solo di confronto o di missionaria “sostituzione”. Questa disponibilità avviene in un momento storico molto particolare per almeno due motivi. Da un lato, sembra che, in questo nostro mondo sempre più laicizzato, vi sia meno spazio per le fedi religiose, quasi schiacciate in una dimensione personale e privata. Ciò è particolarmente vero in Europa, dove, a causa della crescente immigrazione extracomunitaria e, soprattutto, del notevole numero di agnostici, atei o “sbattezzati”, i cristiani stanno diventando una minoranza. Per questo, in Europa, stiamo assistendo ad un cambiamento significativo nel rapporto tra la religione cristiana e la società civile ma anche nei rapporti tra le diverse religioni. Si pensi, per esempio, alla piccola e cattolica Austria dove, nel municipio di Vienna, attualmente i cattolici sono solo 700 mila, mentre i musulmani sono ormai 100 mila e gli agnostici 500 mila. Presto i cattolici saranno una minoranza e, secondo la legge locale, i simboli religiosi cristiani dovrebbero essere tolti dai luoghi pubblici (in particolare dalle scuole) Si pensi al divieto imposto in Francia all’uso del velo islamico negli istituti pubblici o al divieto imposto da alcuni magistrati tedeschi alla pratica della circoncisione sui minori (suscitando ovviamente la reazione polemica sia degli ebrei sia dei musulmani, per una volta d’accordo). Dall’altro lato, sembra che, in questo nostro mondo sempre più globalizzato, sia in aumento il potere di guida e di orientamento delle religioni. Quando si parla di globalizzazione, non bisogna farsi ingannare dalla prospettiva, soprattutto se si vive in paesi come l’Italia. A livello planetario, leNotizie A p r oposito dei co rs i infatti, la globalizzazione ha un effetto positivo. Negli ultimi 10 anni, (al di là delle enormi diseguaglianze) il benessere è più diffuso, il tasso di povertà estrema si è dimezzato e la popolazione mondiale sta meglio. La globalizzazione però frantuma le frontiere nazionali. Milioni di uomini migrano da un continente all’altro; milioni di uomini sperimentano sulla loro pelle gli effetti di un mercato globale delle merci e del lavoro. Il processo di globalizzazione è brutale e, spesso, gli individui sono in balia di forze incontrollabili che li sradicano dai loro paesi, dai loro affetti, dalle loro culture. Molti di questi uomini riescono a mantenere o a costruire una loro identità solo attraverso la religione. Le grandi religioni universali (come, per esempio, l’islam o il cristianesimo) propongono, infatti, valori assoluti, validi al di là e al di sopra delle differenze nazionali, culturali e razziali. Mentre il significato delle culture nazionali viene ridimensionato dalla globalizzazione e l’internazionalismo politico è in affanno, le fedi religiose riescono a parlare a milioni di uomini sparsi in tutto il mondo e a proporre obiettivi ed impegni comuni. Nell’epoca della globalizzazione, le religioni universali vedono esaltata la loro funzione di guida e di orientamento, anche in termini politici. In un quadro così complesso, il dialogo interreligioso, il confronto, la disponibilità a misurarsi con idee e valori diversi, sono elementi essenziali per capire e per conoscere meglio sè stessi e gli altri. Nel quadro di una civile tolleranza, spetterà poi al costituzionalismo liberale costruire un futuro di regole condivise. Silvio Mandelli Un Papa nel caos dell’Europa del Medio Evo Fede, morale e politica nell’opera di Gregorio Magno. Una lezione per oggi? Da monaco romano a Papa n Papa pure grande politico! Anche per mezzo della regina Teodolinda e dei suoi mariti longobardi. Sì, perché fu vedova del re Autari e poi di Agilulfo. Ma andiamo con ordine. Gregorio I vive nel caos dell’Europa e in particolare d’Italia provocato dalle invasioni dei “barbari” (Unni, Vandali, Goti, Burgundi, Anglosassoni, Longobardi) provenienti dall’est e dal nord, e dal crollo effettivo dell’antico impero romano specialmente in occidente. Nessuna potenza politica era ancora riuscita a prenderne il posto. Ne andava di mezzo la vita quotidiana di popolazioni, alla mercé del più forte del momento, che arrivava magari con orde selvagge alla ricerca di terre, donne, schiavi, bestiame e ricchezze nuove (e la pianura padana faceva gola a parecchi). La Chiesa aveva perso l’appoggio dell’impero che Costantino nel 313, Teodosio nel 380 e Giustiniano in- U torno al 550, sia pur in misure diverse, le avevano assicurato; per di più Roma stessa aveva perso prestigio e forza dopo terribili saccheggi nel secolo V; se ne avvantaggiò un po’ il lontano impero d’oriente con la sua sede principale a Costantinopoli e un piede a Ravenna. In questo triste periodo solo il Papato e il monachesimo (san Benedetto: 480-547) non solo restano in piedi, ma anzi riescono a poco a poco e pur solo in parte a educare i barbari. Così si salvano e si compongono in una nuova civiltà i valori dell’antica romanità, del cristianesimo (Bibbia e tradizione dei Padri) e delle stesse popolazioni arrivate nella nuova Europa. Grande artefice di questa sintesi è proprio Gregorio detto Magno, il Grande. Originario di una ricca famiglia di Roma, lascia tutto e diventa monaco, collaboratore di Papi e Papa lui stesso dal 590 al 604 (allora però non si usava ancora il titolo di “papa”). Preoccupato di salvare il salvabile e più ancora di curare il bene delle chiese occidentali e orientali e la vita delle popolazioni italiane e non solo, Gregorio intrattiene contatti con vescovi, monaci, clero, imperatori, re di Francia e Spagna, signori locali e gente di ogni tipo. Intanto governa anche il “patrimonio di san Pietro”, già abbastanza ricco per donazioni ricevute, che secoli dopo diventerà lo Stato pontificio. Per questo dà dell’ “assassino di intere popolazioni” al pretore della Sicilia perché non forniva più sufficiente grano. Famose alcune sue lettere alla bavarese Teodolinda, regina dei Longobardi, risiedente a Pavia e, d’estate, nella più…fresca Monza. Gregorio a Teodolinda e Agilulfo I nostri antichi longobardi da feroci guerrieri nordici erano già diventati cristiani (prima nell’eresia di Ario, poi come cattolici) e, occupata l’Italia settentrionale e parte di quella centro-meridionale, sogna11 leNotizie vano di prendersi anche Ravenna e Roma. Ovviamente mediante conquiste armate e conseguenti rovine. Ma si inserisce papa Gregorio: Gregorio a Teodolinda regina dei Longobardi. Abbiamo saputo dal nostro figlio abate Probo come la vostra eccellenza si sia impegnata, con la sollecitudine e la benignità che le sono proprie, a ristabilire la pace. Nè del resto c’era da attendersi altro dalla vostra grazia cristiana… e ne rendiamo grazie a Dio, che governa il vostro cuore con la sua pietà… Avete acquistato non pochi meriti, dilettissima figlia, per il sangue che stava per essere sparso da una parte e dall’altra… Vi esortiamo a operare presso il vostro eccellentissimo sposo... Crediamo che voi sappiate fare in molti modi (con lui) se si vorrà rivolgere al suo amore (all’amore di Dio o/e della moglie?)… ai fini della concordia e della pace… Dopo aver finemente lavorato con la moglie, Gregorio scrive al marito: Gregorio ad Agilulfo re dei Longobardi. Ringrazio la vostra eccellenza, poichè, ascoltando la nostra richiesta e come avevamo confidato, stabiliste quella pace che avrebbe giovato all’una e all’altra parte… in particolare ai nostri miseri contadini, il cui lavoro giova a tutti… Esortate dunque i vostri duchi e soprattutto quelli stabiliti in questi luoghi (Spoleto, Benevento ecc.) a custodire questa pace come con animo puro è stato promesso… Un Papa dunque davvero anche fine politico! Gregorio a clero e laici Gregorio manda in Inghilterra un suo amico, Agostino, monaco a Roma, per aiutare quelle chiese. Interessante lo stile pastorale suggeritogli: Tu conosci o fratello le abitudini della Chiesa romana… E’ 12 A p ro p o s i t o d e i c o r s i mio desiderio però che, se trovassi qualcosa nella chiesa romana o gallica o altre ancora che potesse piacere di più a Dio onnipotente, la scelga con cura e la introduca nella chiesa degli Angli ancora giovane nella fede… Perciò prendi da tutte le chiese quanto c’è di buono, di religioso, di giusto e, facendone per così dire una collezione, usalo per le anime degli Angli. E’ il metodo della inculturazione del Vangelo, voluto da Matteo Ricci in Cina (sec. XVI), dal Vaticano II e dai Papi recenti fino a Francesco. Gregorio scrive molte opere a commento della Bibbia e per l’educazione specialmente del clero (non esistevano seminari!), in particolare una ricca Regola pastorale, da cui ascoltiamo una pagina che segue a tante indicazioni spirituali (parte II, cap. 8) : Il metodo di governare deve essere così saggiamente impostato da permettere ai sudditi di poter manifestare liberamente quanto credono di poter ragionevolmente e con umiltà osservare…E’ bene sapere quanto sia utile per i superiori zelanti lo studiare un contegno esterno che sia gradito, per trarre il prossimo con l’incanto del loro fascino all’amore della Verità; non per il piacere di essere amati, ma per servirsi della simpatia che li circonda come di una strada per condurre i cuori all’amore del Creatore… Pagina che, speriamo, rispecchia lo stile di successori di papa Gregorio e di ogni pur minuscolo prete di parrocchia… Al clero quel Papa suggerisce anche parole per gli sposi cristiani. A costoro vanno proposti anche ideali molto alti, quasi da martirio, ma sempre con sano e moderato realismo, come quello di san Paolo con i cristiani di Corinto (1 Cor 7): Sottolineata la grande dignità del matrimonio (teso alla vita di comunione coniugale e alla procreazione), san Paolo concede anche qualcosa al piacere… Allude in tal modo ad una certa colpevolezza cui dichiara di indulgere; essa però vien rimessa più facilmente in quanto non è che si faccia qualcosa di illecito ( quindi di peccaminoso), ma solo non si tiene sotto il freno della moderazione ciò che è lecito… Se dunque i coniugi effondono le loro preci a Dio, la loro vita coniugale non sarà certo condannata… purchè, mediante sincera preghiera, non perdano di vista i beni eterni (parte III, cap. 30). Dopo Gregorio come furono la morale e la pastorale matrimoniale?... Papa Gregorio e papa Francesco ci aiutino tutti a ritrovare un equilibrio più evangelico. (1) Don Giovanni Giavini Per saperne di più cfr. M. LEMONNIER, Storia della Chiesa, Vicenza (ed.ISG) 2013, cap.IX; PAOLO DIACONO, La storia dei Longobardi, libro IV, 5-10, ed. Rizzoli 1967. (1) leNotizie Vi agg i Spifferi Marocco 1972 – Oltre la catena dell’Atlante, verso Rissani L a Cinquecento era un forno. La strada, malamente asfaltata, correva dritta verso sud. Il sole picchiava con tutta la sua forza ed il riverbero della luce sfondava i bulbi oculari. Si sentiva nell’aria l’acro odore della polvere che, ormai da centinaia di chilometri, avvolgeva la macchina, i suoi passeggeri, il carico ed il paesaggio. Il deserto si stava lentamente formando sotto le ruote della vettura che correva ballonzolando sull’asfalto sconnesso. L’auto saltava da buca a buca, da sasso a sasso affrontando le rare curve senza troppo impegnarsi visto che la velocità era di tutto riposo. Attilio teneva il suo finestrino rigorosamente chiuso per evitare spifferi dannosi. Ogni circa venti minuti bevevamo un sorso d’acqua piacevolmente fresca che era contenuto in una bottiglia avvolta in un panno bagnato. La rapida evaporazione dell’acqua sul panno, favorita dal clima particolarmente secco abbas- sava notevolmente la temperatura della bottiglia. Dopo ripetute bevute la bottiglia si svuotò e fu necessario fermarsi per rabboccare. Scendemmo dalla macchina e mentre Attilio prendeva dal portapacchi la tanica dell’acqua mi accorsi che il caldo era così violento che le stampelle affondavano nell’asfalto quasi liquefatto. Attilio riempì la bottiglia bagnando abbondantemente il panno che la avvolgeva. Terminò l’operazione rimettendo la tanica sul tetto della vettura, fissò accuratamente il carico dopo di che si fermò con fare pensoso. Si guardò attorno accarezzandosi il mento. Si tastò il torace e le braccia poi lentamente sbottonò i polsini delle maniche della camicia di flanella, sbottonò gli atri bottoni, si tolse la camicia, si tolse la maglia di lana che indossava sotto la camicia, si tolse la canottiera che portava sotto la maglia di lana; rimase per un attimo a torso nudo poi, velocemente, accantonò la canottiera si rimise la maglia di lana e riabbottonò accuratamente la camicia di flanella. Con piglio soddisfatto disse “Finalmente si comincia a star bene!”. Risaliti in macchina ripartimmo in direzione di Rissani dove, nell’assolato pomeriggio di agosto, avremmo calpestato le prime dune del deserto del Sahara. Edgardo Frank Collaborazione a leNotizie Rinnoviamo l’invito a tutti i partecipanti all’Unitre (docenti, corsisti, addetti di segreteria…) a collaborare per il nostro periodico LE NOTIZIE. La collaborazione è aperta a tutti coloro che abbiano qualcosa di interessante da raccontare o mostrare, o comunque da rendere noto (articoli di interesse generale, poesie, racconti, disegni od altro). Preghiamo di non inviare materiale copiato da altri mezzi di comunicazione (libri, giornali, internet…), perché non sarà accettato. I pezzi dovranno essere frutto di elaborazione personale, tutt’al più prendendo spunto da elementi già disponibili sui media. Naturalmente i pezzi dovranno avere dimensioni contenute, perché il lettore sia invitato a leggerli. Essi non dovranno superare le 2.000 battute, spazi inclusi (Word 2007: REVISIONE, CONTEGGIO PAROLE oppure Word 2003: STRUMENTI, CONTEGGIO PAROLE). Non dovranno essere anonimi; è possibile firmare con uno pseudonimo, ma il nome dell’autore deve essere comunicato alla Redazione. Preghiamo pertanto di non lasciare materiale anonimo in segreteria, perché non verrà preso in considerazione. Il materiale (possibilmente in formato elettronico) dovrà essere consegnato in segreteria Unitre, oppure inviato per posta elettronica all’indirizzo [email protected] La redazione si riserva la decisione di pubblicare a suo insindacabile giudizio. Il materiale, anche se non pubblicato, non verrà restituito. La Redazione de leNotizie 13 leNotizie A p ro p o s i t o d e i c o r s i Ci siamo trovati in un ambiente … coi fiocchi E ' iniziato per il primo anno all'Unitre ed è in pieno svolgimento, il corso di Ambiente e patologia umana, una rassegna di argomenti che hanno come soggetto principale l'ambiente ed i suoi modi di interagire con l’uomo fino a provocarne la malattia. Il corso comprende la presentazione di questi argomenti: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. Cosa ci protegge dall’ambiente: le difese dell’uomo, dal corpo visibile all’invisibile sistema immunitario Le allergie: cosa sono, come si sviluppano e perché sono in aumento Le piante allergeniche e i pollini Le allergie respiratorie Gli alimenti dal naturale agli additivi al geneticamente modificato Le allergie alimentari Le altre allergie: farmaci, veleno di imenotteri e da contatto L’inquinamento atmosferico: le allergie e le malattie respiratorie L’inquinamento del suolo e delle acque L’ambiente naturale sull’uomo: sole, acqua, fuoco, gli elementi atmosferici e la temperatura L’ambiente chimico: i veleni L’ambiente microscopico: batteri, virus e parassiti L’ambiente domestico e lavorativo La prevenzione delle malattie e la protezione dall’ambiente “nemico” La parola ambiente ha una etimologia latina (ambiens-entis p.pres. di ambire «andare attorno») e nello specifico è lo spazio circostante considerato con tutte o con la maggior parte delle sue caratteristiche, quindi è un insieme di condizioni fisico-chimiche e biologiche che permettono e favoriscono la vita delle comunità di esseri viventi (Devoto-Oli “Dizionario della Lingua Italiana” ed. Le Monnier 2004-2005 pag. 103-4) Il perché della scelta di presentare questi argomenti è presto detto: l’ambiente naturale o modificato dall’uomo e non sempre in senso benefico, rappresenta l’habitat in cui ci muoviamo e conoscerne gli aspetti ci permette di fare scelte consapevoli sul nostro futuro. Gli obiettivi del corso sono dunque avvicinare nel modo più corretto possibile i corsisti alla conoscenza degli argomenti, privata del “sentito dire”, da utilizzare poi anche per la vita quotidiana. Si parla e poi ci si confronta sulla realtà degli avvenimenti e sulle interazioni dell’ambiente sulla salute dell’uomo in primis, ma anche sul possibile sviluppo di modificazioni della stessa fino ad arrivare alla malattia. Il percorso delineato ci porterà a scoprire i misteri dei benefici e delle opportunità di salute che l’am14 biente offre all’uomo... ma anche a conoscere le difese che la natura ci ha dato per proteggerci dalle malattie e dalle reazioni avverse determinate dall’ambiente stesso. Per fare questo, ho scelto, tra i moltissimi aspetti della vita naturale di ogni organismo vivente, alcuni ricorrenti “temi” di discussione anche mediatica o sociale, ritenendoli i più frequenti e caldi nell’immaginario e nel desiderio di conoscenza di chi affronta un corso con tale titolo. Una parte importante delle interazioni uomo-ambiente è dedicata alle allergie, modificazioni del “self” cioè di noi stessi verso una sostanza che diventa nemica per alcuni, non più tollerata da altri e quindi responsabile di disturbi più o meno importanti. Poi via via si affronta la conoscenza dell’ambiente che macroscopicamente vediamo e negli aspetti riguardanti l’inquinamento, non certo gratificanti e benefici per gli esseri viventi. Una parte rende onore all’ambiente microscopico, che comprende anche agenti infettivi malvisti e mal sopportati dall’organismo umano, ma che, se visto con la curiosità del naturalista, ci permette di scoprire nell’infinitamente piccolo, strutture biologiche insieme a regole di vita che fanno invidia all’infinitamente grande. Le proporzioni o le dimensioni che cambiano in natura non sempre appartengono a mondi diversi, e la conoscenza dei legami della vita ci permette di riflettere forse su quell’unico soffio che ci ha generato. A noi poi tocca dare un senso religioso o eminentemente evoluzionistico e materialista alla esistenza della vita sulla terra. L'uomo esiste perchè inserito nell'ambiente e non viceversa e questo deve far pensare da subito a tutti noi alla sua salvaguardia. La conoscenza degli elementi costitutivi dello spazio naturale circostante ci permette di averne rispetto, ma nello stesso tempo di scoprire e affrontare quelle situazioni che possono invece danneggiare la nostra salute. Non tutto quello che ci circonda e può influire sul nostro benessere psicofisico è voluto dalla natura, a volte sì maligna come è di leopardiana memoria (ricordiamo di nuovo i microrganismi causa di malattie infettive), ma molte volte oramai (sic!) sempre più sopravanzata dalle modificazioni d'ambiente "volute" dall'uomo (ricordiamo l'inquinamento) che si ritorcono ancora sullo stesso. Mi piace pensare però che l'uomo può essere protagonista in positivo della conservazione dell'ambiente e anche della conservazione di sè stes- A p r oposito dei co rs i so con la conoscenza della "casa" in cui vive. E come in tutte le nostre case si fa pulizia, dovremmo abituarci a farne altrettanta quando usciamo dagli ambienti confinati e affrontiamo l'esterno. Non è necessario a questo riguardo, ad esempio, aspettare promesse roboanti, sociali o politiche, sentirci dire cosa dobbiamo fare per sopravvivere ai rifiuti domestici o industriali che siano, è sufficiente che ognuno di noi si adoperi per pulire la "casa ambiente" e mantenerla integra con gesti quotidiani finalizzati a questo. Non è certo una questione solo di educazione, ma di sopravvivenza. Riguardo all’ambiente come fattore a volte favorente la malattia, la medicina dei nostri tempi ha fatto enormi progressi, anche se non ha certo risolto il mistero della morte, ma ci consente di vivere meglio dei nostri avi e più a lungo, ancora più leNotizie legati allo spazio circostante. Quindi ai corsisti che in questo periodo mi sono da stimolo alla divulgazione, a cui sono grato per l’attenzione e l’interesse, spero di trasmettere la curiosità di guardare l’ambiente e la natura (umana o microbica che sia) con altrettanta benevola gratitudine perché in essa vi è un mistero che coinvolge l’anima. Fulvio Bonetti Il corpo e i suoi linguaggi P Le botte ai bambini unire, dal latino “punire”, significa sottoporre a pena, parola che deriva dal latino “poena” che significa punizione di colpa commessa. Le punizioni corporee hanno una loro tragica storia nei secoli e le botte venivano date dai genitori ai figli, dagli insegnanti agli alunni, dagli uomini alle donne, dai “superiori” ai soldati e ai prigionieri, umiliando così gli “inferiori” il cui corpo dolorante portava poi i segni della violenza altrui. Fu negli eserciti francesi della Rivoluzione e di Napoleone che vennero abolite le punizioni corporali ai soldati che dovevano obbedire agli ordini con entusiasmo per seguire l’ “élan”, lo slancio dei loro comandanti in prima fila davanti alle truppe all’attacco del nemico e gloriosamente vittoriose. Quella fu una mossa vincente perché i soldati erano mossi dall’esempio che davano i loro capi. La psicopedagogia attuale ci insegna che è con l’esempio che si deve educare i bambini e non con le botte. “Figlio mio, io le ho sempre prese le botte, ma io sarò diverso: ti educherò con l’esempio” deve dire l’adulto creativo. Umiliare il corpo di una persona con le botte perché si è più forti è un’azione da vigliacchi. Le botte sono un linguaggio negativo per il corpo che si ritira dalla comunicazione vera. La giustificazione che portano gli adulti quando picchiano un bambino è la seguente: “Quando ci vuole ci vuole!”. Ebbene, io dico a quegli adulti: “Vi piacerebbe che a casa vostra incombesse su di voi un gigantesco giocatore di pallacanestro grande e grosso che vi rincorresse e vi picchiasse ogni volta che secondo lui commetteste uno sbaglio?”. Io credo che non piacerebbe a nessun adulto questa cosa, ma allora perché picchiare i bambini? Quando si arriva a picchiare un bambino è perché non si ha la capacità di comprendere e di dialogare. Molto spesso i capricci dei bambini nascondono sofferenze e problematiche che loro non riescono ad esprimere. Tocca agli adulti comprendere il significato dei capricci dei bambini e aiutarli a capire gli errori commessi, parlando con loro e non reagendo con la violenza. I bambini poi imitano gli adulti e se crescono con i genitori che usano la forza imparano il modello comportamentale secondo il quale la forza paga. E’ un’idea primitiva e retrograda credere che i metodi di coercizione fisica possano avere un valore educativo; al contrario tutte le ricerche scientifiche dimostrano e insegnano che la prepotenza subita favorisce il bullismo perché il bambino picchiato potrà diventare a sua volta un picchiatore. Le botte, gli schiaffi non aiutano la formazione autonoma della personalità: il bambino poi ubbidisce soltanto perché ha paura, ma non capisce perché e dove ha sbagliato. Schiaffeggiare, sculacciare, picchiare i bambini sono errori che commettono gli adulti perché sono nervosi, stanchi, infastiditi dai loro problemi personali e perdono così la pazienza e non sono capaci di spiegare con le parole ai bambini che cosa sia giusto o sbagliato. E’ il tono della voce dell’adulto, con il tono dell’atteggiamento corporeo, che deve dire “NO!” al bambino che sbaglia e, ancora una volta, il buon esempio è l’unico strumento pedagogico legittimo da usare come linguaggio corporeo tra adulti e bambini. Il bambino si affida completamente all’adulto, parte con una fiducia illimitata verso gli adulti con cui vive, che non ha scelto, da cui non può sfuggire. L’adulto ha dunque l’impegno morale di educare adeguatamente il bambino poiché le botte rimangono inscritte nel linguaggio del corpo del bambino con atteggiamenti permanenti nella sua storia e in quella della sua famiglia. Tiziano Maria Galli 15 leNotizie Po e s i e d e l l a m e m o r i a IL SABATO DEL VILLAGGIO di Giacomo Leopardi La donzelletta vien dalla campagna, in sul calar del sole, col suo fascio dell’erba; e reca in mano un mazzolin di rose e di viole, onde, siccome suole, ornare ella si appresta dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine su la scala a filar la vecchierella, incontro là dove si perde il giorno; e novellando vien del suo buon tempo, quando ai dì della festa ella si ornava, ed ancor sana e snella solea danzar la sera intra di quei ch’ebbe compagni dell’età più bella. Già tutta l’aria imbruna, torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre giù da’ colli e da’ tetti, al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno della festa che viene; ed a quel suon diresti che il cor si riconforta. I fanciulli gridando su la piazzuola in frotta, e qua e là saltando, fanno un lieto romore: e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dì del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l’altro tace odi il martel fischiare, odi la sega del legnaiuol, che veglia nella chiusa bottega alla lucerna, e s’affretta, e s’adopra di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba. Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l’ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno. Garzoncello scherzoso cotesta età fiorita è come un giorno d’allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno, che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave. Strofe di endecasillabi e settenari, a rima libera. “La gravità dell’endecasillabo è temperata nella sveltezza del settenario, e la rima, ove cade, compie l’effetto musicale” (De Sanctis). In questo celeberrimo idillio, composto a Recanati tra il 20 e il 29 settembre 1829, il sabato viene descritto come il più bel giorno della settimana, perché allietato dal pensiero della festa imminente; ma la festa sarà “tristezza e noia”: la vita, poi, sarà tutt’altra da quella sperata. Il piacere è confinato in una zona di reazione al dolore o di attesa, privandolo di un valore assoluto. Il canto splende eterno per la freschezza idilliaca che lo anima e lo popola di varia umanità e per la simpatia con cui il poeta guarda alle forme umili della vita. Inoltre esce da una serena immaginazione appena increspata dalla abituale tristezza della riflessione umana. Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno 1798 dal conte Monaldo e Adelaide Antici. Muore a Napoli il 14 giugno 1837. A cura di Luciano Nardi 16 leNotizie Poesi e ODE PER UN AMICO Ombre di un sorriso spento echi di lontane risate ore passate con calore, l’anno del triplete noi che festeggiavamo, sventolio di bandiere nerazzurre. Ora invece, solo lacrime che specchiano un volto triste spento nell'assurdo spazio di un'ora. Gioia sfiorita, un divano rimasto vuoto, attimi come secoli, grigio sipario scendi silenzioso, in questo viale ombroso, alberi spogli, ombre scure di una vita spenta. Giovanniderenzi, POEMA DEL FIGLIO di Gabriela Mistral, poetessa cilena Ecco allora, al piacere dei nostri lettori, una grande interpretazione di questa poetessa che col passare degli anni pare non le basti neppure la mistica del sacrificio: la maternità spirituale reclama la maternità fisica e, sull’orlo della pazzia, sogna di avere un figlio suo… “…Un figlio, un figlio, un figlio! Come l’albero risvegliato di primavera allunga verso il cielo le dita. Un figlio che abbia gli occhi ingranditi di Cristo, la fronte stupefatta e le labbra anelanti. Le sue braccia al mio collo intrecciate a ghirlanda; della mia vita il fiume che scende a lui, fecondo; simili le mie viscere a un profumo elargito che si espande e consacra le colline del mondo… Non ho seminato per me, né ho insegnato per formarmi un braccio che mi assista nell’ora della fine. Padre nostro che sei nei cieli, tu raccogli la mia testa mendica, se muoio questa sera”. Chi può capire e descrivere i sentimenti femminili viscerali sui sentieri asperi della maternità? Io credo di avere colto qualcosa di questo in una letterina che mi scrisse una mia grande amica: “Prega per me perché esca dalla sofferenza che stanca l’attesa e il cuore, scusa se non sono forte, ho la forza però di sapere che sono nelle mani di Dio”. YESHUA Ma questo Yeshua che tace dopo la magia della parola, questo nostro povero dio abbandonato da tutti, questo figlio dell’uomo picchiato, torturato e crocifisso, quest’uomo spaventato e angosciato io non lo abbandono, io provo compassione per lui, voglio aiutarlo a riprendersi: ecco, io sono qui, Signore, e ti tendo la mia mano, io tendo la mano a te, terapeuta itinerante fatto re con grandi sogni e ideali, anche se hai fallito tutto, tranne che regnare nel cuore degli uomini di pace per sempre nella speranza, nella nostra ultima speranza per sempre nell’infinito del Dio dei numeri delle stelle e dell’universo. Tiziano Maria Galli Questa poesia è stata pubblicata sull’Antologia annuale di poesia, edizione 2013, della rivista Artecultura di Milano. g.m. CAMBIAMENT La poesia vuole essere un’analisi, sia pure bonaria ma abbastanza realistica, della società attuale. Al dì d’incoeu, touscoss l’è cambiǽ, te se acorget a girà per ul paes... da pensiunǽ, se te vet a la “Pourada”… a fa ‘na courséta o in bibliuteca… a legg la gazéta, te troeuvet gent… che per l’età che l’ha gà le douvaria véss… in boutega, a lavourà. Un pò de ann fa… per i strad del paes, te trouvavet doumà i donn… che faseven i spes, i omen, dai quindes ai sesant’ann e anca pusée, eren tucc in boutega, ha fa un mestée, mecanich, lustrur, legnamée, tapezée, prestinée, ‘letriciste, troumbée. Ades i fioeu… van tucc a studià, doutur, ingenier, … tucc bej lavourà, però, se pù nisunch… el fa ‘l legnamée, l’eletriciste, ul mecanich, o ‘n’olter mestée, o pesc anca-mò, se pù nisunch el fa ‘l paisan, lavourà la tére, … sé sà, … l’è ‘n mestée de vilan! Se nisunch é souméne patati, ris o furment, putost che i toumates o i verz invernent voeuri propi vedè, cousé che te poeudét inventà? Quand al mesdì… te se sétet giu a mangià. Argus 17 leNotizie S p i go l a t ur e Spigolature Letteralmente il termine “spigolature” descrive l’attività di ricerca e raccolta di spighe di grano, rimaste nel campo dopo la mietitura; facoltà che era lasciata ai poveri, che potevano così recuperare le spighe disperse. Come succede già nella Settimana Enigmistica, in questa pagina il termine viene usato nel suo senso figurato, cioè raccolta di fatterelli e notizie che possono stuzzicare la curiosità e l’interesse di chi, fuggevolmente, si trova a passare di qui. Una donna si preoccupa del futuro finché non trova un marito. Un uomo non si preoccupa mai del futuro, finché trova una moglie. Un uomo di successo è colui che guadagna più di quanto sua moglie riesca a spendere. Una donna di successo è colei che sposa quest’uomo. Berlusconi ce l’ha lungo, Prodi ce l’ha corto, la moglie ce l’ha ma usa quello del marito, il papa ce l’ha ma non lo usa. Cos’è? Maleducato, non voglio rispondere! Ma è il cognome, cosa credevi?! Cupio dissolvi: significa “bramo essere distrutto”. L’espressione viene usata per definire la cupa volontà di auto annullamento dalla quale sono travolte alcune persone nei momenti di più profonda disperazione. Si adopera come un nesso unico, avente il valore di un sostantivo (il cupio dissolvi). Memento audere semper: “ricordardati di osare sempre”. La breve frase è l’interpretazione “eroica” che Gabriele D’Annunzio dette della sigla MAS (motoscafo anti sommergibili) con cui furono indicate, nella 1° e 2° guerra mondiale, speciali imbarcazioni velocissime, munite di siluri e impiegae nella lotta contro unità sottomarine. In un momento di pausa quattro chirurghi discutono in ospedale della loro professione. Il primo comincia: “Preferisco avere degli ingegneri sul mio tavolo operatorio. Quando li apro, tutto all’interno è numerato correttamente...” Aggiunge il secondo: “Sì, ma dovreste vedere gli elettricisti! Tutto all’interno è codificato a colori, impossibile sbagliarsi!” Replica il terzo: “Io penso sinceramente che i bibliotecari siano i migliori. Tutto è classificato in ordine alfabetico.” L’ultimo chirurgo, il più vecchio e con tante ore di sala operatoria alle spalle, commenta: “Nella mia lunga esperienza di chirurgo, cari colleghi, i più facili da operare sono stati i politici: non hanno cuore, non c’è cervello, niente colonna vertebrale ma, soprattutto, la faccia e il culo sono intercambiabili!” Il quaderno di Nando ha tutte le pagine numerate. Comincia con la pagina 1 (quella della copertina) e poi prosegue, via via, fino al retro della copertina. Sfogliando le varie pagine e guardando la loro numerazione, Nando legge la cifra “1” esattamente 9 volte. Quante pagine ha il quaderno di Nando? (Il quaderno di Nando ha 16 pagine: la cifra “1” è contenuta nei numeri: 1,10,11,12,13,14,15,16.) Se un elefante e un topolino pesano insieme una tonnellata e 100 grammi e l’elefante pesa una tonnellata più del topolino, quanto peserà quest’ultimo? (il topolino pesa 50 grammi) Un italiano entra in una banca di New York e chiede di parlare con l’impiegato addetto ai prestiti; gli dice che deve recarsi in Italia per due settimane e che ha bisogno di un prestito di 5000 dollari. Il funzionario gli risponde che la banca richiede alcune forme di garanzia per concedere un prestito. Così l’italiano tira fuori le chiavi di una nuova Ferrari; la macchina è parcheggiata in strada di fronte alla banca. L’italiano consegna anche il libretto di circolazione e i documenti dell’assicurazione. Il funzionario accetta di ricevere l’auto come garanzia collaterale del prestito. Il presidente della banca e i suoi funzionari si fanno quattro risate alle spalle di un italiano che utilizza una Ferrari da 250mila dollari come garanzia per un prestito di 5000 dollari. La macchina viene parcheggiata nel garage sotterraneo della banca. Due settimane dopo l’italiano ritorna, restituisce i 5000 dollari e paga gli interessi di 15 dollari e 41 centesimi. A 18 leNotizie Le n ost re uscite questo punto il funzionario gli chiede: ”Gentile signore, siamo veramente lieti per averla avuta come cliente, l’operazione è andata molto bene, però ci deve scusare ma siamo un po’ confusi, abbiamo assunto qualche informazione sul suo conto e abbiamo appurato che lei è un multimilionario che sicuramente non aveva bisogno di un prestito così irrisorio, e ci chiediamo come mai si sia dato tanta pena a fornire una garanzia così alta per una piccola quantità di denaro”. L’italiano risponde: “Secondo lei dove potevo trovare a New York un posto, dove parcheggiare la mia Ferrari per due settimane, per solo 15 dollari e 41 centesimi ed essere sicuro di ritrovarla al mio ritorno?” Sensibilizzazione per le truffe agli anziani I l gruppo teatrale dell’Unitre sta validamente collaborando con l’Assessorato ai Servizi Sociali del comune di Cesano Maderno che, unitamente alla Tenenza dei Carabinieri di Cesano e all’Associazione Anziani, hanno promosso una campagna di sensibilizzazione per le truffe agli anziani. Si tratta di un fenomeno purtroppo sempre più diffuso, soprattutto a scapito delle persone socialmente più deboli, perché sole o anziane. Non bisogna pensare che la cosa accada solo agli altri, potrebbe capitare anche a te. Se sei informato come comportarti, saprai sicuramente anche come difenderti. Così recita il volantino che è stato diffuso per informare dell’iniziativa. L’invito rivolto alla compagnia teatrale dell’Unitre è stato quello di rappresentare in modo diretto con scenette, quello che può succedere e come porre rimedio, nei limiti del possibile. Negli scorsi mesi sono stati promossi gli incontri presso i centri anziani di Cesano centro, Cassina Savina, Cascina Gaeta e Villaggio Snia. Il prossimo 6 maggio la campagna di sensibilizzazione si concluderà a Binzago, presso il centro diurno di via Romagnosi 13. Nuovo sito dell’Unitre Cesano tiamo a riportare il nuovo logo della home page, nonché l’immagine di apertura che è stata utilizzata all’inizio di marzo, per sottolineare la ricorrenza della festa delle donne. D ai primi dello scorso mese di marzo è entrato ufficialmente in funzione il nuovo sito dell’Unitre di Cesano; l' indirizzo è www.unitrecesano.it. Il nuovo sito risulta completamente rinnovato rispetto al precedente. Esso è frutto di un lungo ed appassionato lavoro del u3softeam, un gruppo di lavoro costituito tempo fa dal docente Antonio Galimberti e da alcuni suoi corsisti, per studiare la possibilità di informatizzare le iscrizioni all’Unitre e rinnovare radicalmente il sito. Rimandiamo ad un prossimo articolo la presentazione approfondita del sito. Per il momento ci limi19 leNotizie All’auditorium laVERDI di Milano Noi dell’UNITRE siamo stati per la prima volta all’Auditorium laVERDI di Milano lo scorso 22 dicembre, per assistere al concerto Adesso Valzer. L’entusiasmo per il luogo e per la musica ha catturato tutti i nostri 45 partecipanti che hanno chiesto di ripetere presto l’esperienza. Viva la musica, tutta la musica: linguaggio universale che unisce e sa suscitare grandi emozioni. Recitazione La compagnia dell’UNITRE’ ha portato a Castiglione d’Intelvi la commedia “ PREVOST PER TRI DI’ il 17 Novembre 2013: grande successo, come sempre. Con nostra grande soddisfazione verremo inseriti nella rassegna per l’anno prossimo. Il 30 Novembre abbiamo portato la stessa commedia a Lurate Caccivio: anche qui lo stesso discorso, ci hanno inserito nella rassegna per l’anno 2014. Rubrica dei nonni Riservata a tutti i nonni e nonne che partecipano all’Unitre Potete lasciare gli annunci in segreteria Unitre, oppure farceli avere via e-mail ([email protected]) Simone Andreachiara Elisa Samuele 03.12.2013 28.01.2014 30.01.2014 14.02.2014 ore 2.58 ore 00.58 ore 12.10 ore 07.16 3,300 Kg. 2,900 Kg. 4,200 Kg. 2,900 Kg. Nonni Casati Vittorio e Brunati Anna Maria Nonni Proserpio Bruno e Teruzzi M. Grazia Nonno Balestrini Alessandro Nonni Rosa e Angelo Barillaro
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