leNotizie aprile 2014

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Notizie
UNITRE Cesano Maderno - periodico a diffusione interna - aprile 2014
La Pasqua e i suoi simboli
U
na volta la Pasqua era detta
anche la Pasqua dell’Uovo,
poiché era tradizione festeggiare
l’evento con uova sode colorate e
benedette in chiesa.
La simbologia dell’uovo è semplice: in tutte le religioni e in ogni
tempo è sempre stato il simbolo
della fecondità, della nascita e della
resurrezione.
L’uovo è come un sepolcro da
cui risorge la vita, è il Cristo stesso: una volta era usanza, il giovedì
santo, deporre nelle cattedrali uova
di struzzo, per toglierle poi il giorno di Pasqua, allorché la Vita era
rinata.
Per secoli si sono benedette le
uova il sabato di Pasqua e quando
si benedicevano le case dei fedeli.
Molto antica è anche la tradizione
di regalare uova di materiali più o
meno preziosi a seconda dell’estrazione sociale del donatore (famose
sono le uova dell’orafo Fabergè
per gli Zar di tutte le Russie).
In occidente l’usanza è andata
scemando, al contrario dell’oriente
dove, invece, viene associata alla
scrittura: l’assimilazione si deve al
fatto che la sera prima sul guscio
vengono tracciati dei simboli, in
un ambiente pervaso da canti e preghiere. Forse l’origine può essere
collegata al risveglio della primavera e ad una successiva cristianizzazione del rito.
Un altro simbolo pasquale è la
colomba, che può simboleggiare
sia il Cristo sia lo Spirito Santo. Per
alcuni è il Cristo che porta la pace
agli uomini di buona volontà, per
altri è lo Spirito Santo che scende
sui fedeli grazie al sacrificio del
Redentore.
In linea generale, il suo carattere pacifico ne ha fatto l’espressione
della mitezza e dell’amore, della
sublimazione degli istinti e del predominio dello spirito, ed è anche il
simbolo della virtù della moderazione e della semplicità: le ali rappresentano il distacco da ciò che è terreno, in rapporto con la Grazia dello
Spirito Santo, indicando la partecipazione alla Natura Divina. In Asia
occidentale la figura della colomba
è legata alla dea della fertilità Ishtar
(passata ai greci come Afrodite e ai
romani come Venere, a cui era sacra
la colomba) mentre nel mondo musulmano era sacra perché secondo la
tradizione aveva protetto Maometto
durante la fuga.
Simbolo della Pasqua è anche la
campana. Il nome deriva dal tardo
latino campana, vaso di bronzo prodotto in Campania. Secondo la tradizione il loro uso religioso si fa risalire a san Paolino, vescovo di Nola,
all’inizio del quarto secolo dopo Cristo. Le prime campane di cui si ha
traccia scritta si trovano nella Bibbia: Aronne, fratello di Mosè, sommo sacerdote, durante i riti indossava un mantello ornato di campanelle,
il cui suono gli permetteva di entrare
nel Santo dei Santi alla presenza del
Signore e uscirne vivo. La campana è identificata con il riflesso della vibrazione primordiale, simbolo
dell’unione tra cielo e terra, chiama
i fedeli alla preghiera e ricorda l’ubbidienza alle leggi divine, simboleggia la “voce di Dio”, udendo la quale
l’anima va al di là delle limitazioni
della vita terrena.
Molte sono le credenze legate alle
campane. Si pensava che avessero
un’anima e che agissero autonoma-
mente per annunciare qualcosa di
gioioso o una disgrazia. Alle campane era attribuito il potere di prevedere i disastri e scongiurarli, oppure di propiziare il favore divino
salvando il raccolto dalla siccità.
Ildefonso Valota
leNotizie
Sommario
La Pasqua e i suoi simboli
1
Pro-memoria per la chiusura dei corsi 2
Sette miliardi
3
Halobenessere4
L'uomo, Michelangelo Buonarroti
5
Come evitare i paradossi del rimpianto 6
Menzione speciale
7
Il barolo
8
Chi siamo
9
Storia comparata delle religioni
10
Un papa nel caos
11-12
Spifferi 13
Ci siamo trovati in un ambiente...
14
Le botte ai bambini
15
Il sabato del villaggio
16
Poesie
17
Spigolature
18
Sensibilizzazione per le truffe
19
Nuovo sito Unitre
19
Le nostre uscite
20
Rubrica dei nonni
20
UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ
Sede di Cesano Maderno
Via Federico Borromeo, 11
20811 Cesano Maderno
Tel. 0362 540 085
Fax 0362 195 2378
www.unitrecesano.it
[email protected]
Redazione
Giuseppe Ascari
Ferruccio Crenna
Luciano Nardi
Bruno Proserpio
Anny Rossi
[email protected]
Grafica e impaginazione
Giovanna Cesari
Maria Spotti
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Promemoria per la chiusura corsi
Ricordiamo ai corsisti che le lezioni termineranno venerdì
30 maggio 2014. Come di consueto, nelle settimane precedenti
si terranno tutti gli eventi che caratterizzano la chiusura
dell’anno accademico.
Mercoledì 21 maggio alle 20.30 presso il Cine Teatro
Excelsior di Cesano Maderno ci sarà lo spettacolo teatrale
offerto dai corsisti dei due corsi di Recitazione.
Giovedì 22 maggio alle 20.30, sempre presso il Cine
Teatro Excelsior, ci sarà invece lo spettacolo di chiusura a
cui tanti corsisti e docenti stanno lavorando da mesi per la sua
realizzazione.
Contrariamente alla consuetudine, l’Open Day verrà
anticipato nei giorni di sabato 17 maggio (ore 14.30 – 18.30)
e domenica 18 maggio (ore 10.00 -12.00 e 14.00 – 18.30),
causa la concomitanza con le elezioni del parlamento europeo.
La manifestazione avrà luogo presso la sede Unitre, ove tutti
potranno ammirare i pregevoli manufatti realizzati dai corsisti
dei vari corsi durante l’anno accademico.
Il 5 per mille per l’Unitre
Ricordiamo che nella prossima dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2013 è possibile dare il proprio contributo all’Unitre, devolvendo alla stessa il 5 per mille.
Allo scopo dovrete apporre la vostra firma nello spazio riservato a Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni
non lucrative di utilità sociale (ONLUS), indicando il codice
fiscale 9102 292 0150.
Collaboratori di segreteria
Carla Arienti
Emma Ascari
Simona Bergo
Vera Ceoloni
Daniela Donadonibus
Marina Gasparotto
Loredana Orciari
Luciana Ramponi
Luciana Redaelli
Maria Luisa Sambruna
Giulia Spotti
Vincenzo Zucchi
Tecnici
Dino Baresi
Valter Canato
Mauro Domizioli
Maria Spotti
Orario di segreteria
Da lunedì a venerdì:
ore 10.00 – 11.30
ore 14.30 – 18.30
Consiglio direttivo
Presidente:
Ferruccio Crenna
Presidente onorario:
Annibale Sivelli
Vice presidenti:
Luca Ricci
Emma Ascari
Tesoriere:
Francesco Disarò
Direttrice dei corsi:
Roberta Sacchetto
Consiglieri:
Letizia Maderna
Luigi Mariani
Sergio Tognella
Segretaria: Emma Ascari
Rappresentanti dei docenti:
Fulvio Bonetti
Luciano Nardi
Rappresentanti dei corsisti:
Anny Rossi
Flavio Basilico
leNotizie
Var i e
Sette miliardi
L
a notizia era da tempo nell’aria ma solo da alcuni mesi è
diventata ufficiale: la popolazione
mondiale ha raggiunto i sette miliardi!
Mi venne in mente la mia maestra Vittoria che, nei primi anni ’40,
insieme alle 21 lettere dell’alfabeto per comporre i “pensierini”, ci
spiegava che con dieci piccoli segni
si potevano costruire tutti i numeri
per fare i “conticini”. Iniziammo
con una filastrocca: 1 il naso, 2 gli
occhi, 3 Gesù, Giuseppe e Maria, 4
le stagioni, 5 le dita della mano, 6 i
giorni lavorativi della settimana, 7
i nanetti, che fanno 8 con Biancaneve, 9 la novena alla Madonna, 10
le dita delle mani. E in successione:
10 volte 10 e arriva il 100, 10 volte
100 ed ecco il mille, 1000 volte il
mille e siamo al milione. Dopo un
po’ di tempo la maestra allungò la
filastrocca aggiungendo il miliardo
e disse: Il miliardo, 1000 volte il
milione, è il re dei numeri, è talmente grande che tutti gli abitanti
della terra messi assieme fanno 2
miliardi.
Sono passati 70 anni da allora
e l’umanità si è più che triplicata
malgrado�������������������������
guerre, epidemie, malattie e disastri ambientali. In questi
settant’anni sono avvenuti progressi impensabili e straordinari in
tutti i campi: nell’agricoltura, nell’
industria e nella medicina. L’incremento della produzione dei beni
di consumo ci ha portato l’attuale
benessere. Per la verità benessere
raggiunto solo da una minoranza
degli abitanti del pianeta, gli altri
hanno condizioni di vita molto inferiori alle nostre e indici di crescita demografica molto più alti.
Gli scienziati sostengono che se
gli attuali sette miliardi avessero
tutti il tenore di vita di noi occidentali, la terra non sarebbe in grado di
sfamarli e dissetarli tutti. Da molti anni gli studiosi del problema
ci avvertono dell’impoverimento
inarrestabile delle risorse del pianeta: dalle terre coltivabili alla
fauna marina; dalle foreste equatoriali allo sfruttamento intensivo
del sottosuolo. Con l’attuale ritmo
di crescita nei prossimi 70 anni gli
ospiti del pianeta potrebbero superare addirittura i venti miliardi!! Vi
sembra possibile? Serve un radicale cambiamento nel sistema di sviluppo dell’umanità. I reggitori dei
popoli dovranno elaborare insieme
una nuova strategia per risolvere il
problema, apparentemente irrisolvibile, di adeguare le risorse disponibili al numero sempre crescente
degli abitanti del pianeta. Se non
ci riusciranno avremo forse tempi
di guerre spaventose per il possesso dei beni indispensabili alla vita.
Forse avverrà qualcosa di tremendo come la ribellione della natura,
atrocemente violentata dall’incoscienza umana e un nuovo diluvio
universale risparmierà pochi eletti
e tutto ricomincerà daccapo.
A volte penso a quei due miliardi che come me popolavano la
terra nel 1940: in quanti saremo
rimasti? Difficile dirlo. Noi, allora
piccoli, siamo cresciuti e partendo
da una infanzia povera, con l’aiuto,
i sacrifici e il lavoro di tutti gli Italiani, abbiamo migliorato la nostra
vita e quella dei nostri figli. Nel
futuro, da come si stanno mettendo le cose, non so se i nostri nipoti
potranno vivere una vita almeno
come la nostra. Personalmente spero, quando arriverà il mio turno, di
avere ancora la possibilità di passare a miglior vita in modo naturale;
chissà se i nostri nipoti e pronipoti
potranno fare altrettanto.
Giorgio Isari
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leNotizie
Va r i e
Halobenessere
i benefici del salgemma puro
l termine "HALO" deriva dal
Isale.
greco ‘halos’, che significa
Ci sono testimonianze che documentano come nel Medioevo
certi malati venissero portati nelle grotte saline per migliorare le
loro condizioni, grazie alle particelle di sale presenti nelle grotte,
generate da rotture di stalattiti,
dal vento, dal caldo/freddo che
intervenivano sull’ambiente. Diversi studi medici riscontrano che
l'azione del cloruro di sodio micronizzato è in grado di far funzionare al meglio le piccole ciglia
di cui sono dotate le cellule che
tappezzano le vie respiratorie che,
con movimenti molto frequenti,
regolari e coordinati, trasportano
il sottile strato di muco che le ricopre, verso il cavo orale.
Si ottiene così una continua
“pulizia” dell’intero albero respiratorio, poiché nel muco restano
intrappolati virus e inquinanti atmosferici.
Questa azione sullo stato delle
mucose, dei bronchi e in generale
delle vie respiratorie porta ad un
miglioramento globale del nostro
benessere. Il trattamento, che un
tempo era possibile solo recandosi nelle ex miniere di sale, oggi
è alla portata di tutti, grazie alle
Stanze o Grotte di Sale (ambienti
accoglienti e piacevoli che simulano l'habitat delle miniere/grotte saline) e all’uso di salgemma
puro, ovvero del prezioso e antico
sale dai molteplici vantaggi e benefici.
Si entra nella stanza vestiti, ci
si accomoda sulla poltrona per
circa 45 minuti, e si beneficia dell'
Haloterapia e Cromoterapia.
Nella stanza, pareti e pavimen-
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to sono ricoperti di salgemma e
viene creato un ambiente carico
di ioni negativi, che aiutano ed
aumentano il nostro benessere
psico-fisico. Le sedute nelle Stanze di Sale sono adatte a tutti, per
innalzare le difese immunitarie,
per contrastare lo stress e stati di
affaticamento emotivo, ma soprattutto sono indicate per pre-
venire o/e come trattamento coadiuvante nelle manifestazioni a
carico dell’apparato respiratorio,
nelle problematiche dermatologiche e allergiche.
leNotizie
Var i e
L’uomo, Michelangelo Buonarroti
L
a storia lo presenta come genio: persona scontrosa, solitaria, irata, ribelle, forse dovuto
alla instabilità politica e sociale
del cinquecento dei continui cambiamenti. Essendo artista di corte fu sempre tormentato dal papa
di turno di sospendere o avviare
progetti nuovi per poi rinviarli e
così via. Il suo rammarico si manifesta in una sua lettera inviata
al fratello: Io sono ito topinando
per tutta Italia sopportando ogni
vergogna, patito ogni stento, la-
cerato il corpo mio in ogni fatica.
Genio sì, ma uomo di grande umiltà, come si legge in uno
scritto inviato a un certo Martelli:
Veggio che vi siete immaginato
chio sia, quello che Dio i volesse chio fosse, io sono un povero
uomo e di poco valore.
Il riconoscere che il suo operato sia dovuto al volere di Dio,
avvalora anche il mio pensiero,
se analizziamo una sola opera,
la volta della cappella Sistina,
eseguita in quattro anni in affre-
sco, tecnica faticosa e difficile,
col solo aiuto di un garzone che
gli preparava l’intonaco. Opera
colossale che raffigura circa trecento personaggi, con uno sforzo
fisico e mentale che una persona
pur forte che sia non riuscirebbe
mai a realizzare se non sorretto
da una forte fede e da una essenza superiore, disegno di Dio per
permettere a tutto il mondo di visionare con la bellezza dell’arte il
messaggio biblico che porta a lui.
Franco Galimberti
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leNotizie
A p ro p o s i t o d e i c o r s i
Come evitare i paradossi del rimpianto
C
ome è stato appurato da diversi studi di finanza comportamentale molti degli errori di
ogni investitore sono dovuti dalle
decisioni che la parte irrazionale del nostro cervello lo porta a
compiere. Per spiegare cosa accade mi sono appoggiato agli studi
effettuati dal prof. Paolo Legrenzi
professore straordinario di psicologia cognitiva Università Cà
Foscari Venezia. “Uno dei motivi
per cui è talvolta molto vantaggioso affidare i propri risparmi
a un consulente è proprio il fatto
che solo così è possibile evitare
la terribile trappola dei rimpianti, che sono poi l’ostacolo più
forte a un’accettazione serena di
una strategia di diversificazione.
Strategia che, a sua volta, discende dall’accettazione dell’incertezza del futuro e dalla necessità
di prevenirla.” Afferma il prof.
Insieme al vostro consulente,
decidete di investire in un titolo
che sembra assai promettente. Per
6
fare questo dovete vendere il titolo A oppure il titolo B, che sono
entrambi già in vostro possesso,
e che sono stati acquistati nello
stesso momento. Nel frattempo,
il titolo A ha guadagnato il 20%
da quando è stato comprato. Il
titolo B ha invece perso il 20%
da quando è stato comprato. E’
indifferente vendere uno dei due?
Quale dei due preferireste vendere? Sulla base di quale criterio?
Quello che è successo in passato, oppure quello che succederà
in futuro? Insomma un criterio
“personale” o un criterio basato
sullo sviluppo dei mercati e di
un’analisi comparata di quei due
titoli?
Se la domanda è proiettata su
quello che tende a fare un investitore-tipo, nessun consulente esita
a dare la risposta: la grandissima
maggioranza degli investitori
agirà secondo il cosiddetto effetto disposizione. Di conseguenza
l’investitore-tipo preferisce ven-
dere A, indipendentemente dalle
prospettive future di A e di B,
solo cioè alla luce di quello che
è avvenuto a lui, nel suo passato,
decidendo in base ai “suoi” prezzi d’acquisto. Continua il prof.
Legrenzi: “Tutto ciò sembra banale, ma non lo è. Non lo è perché l’effetto disposizione chiama,
a sua volta, in gioco il rimpianto. E’ questa emozione che farà
sì che l’investitore venderà più
volentieri A. Dell’acquisto di A,
come investitori, siete orgogliosi:
avevate fatto la scelta giusta. Se
invece vi trovaste a dover vendere
B, inevitabilmente si proverà del
rimpianto, innescato dal fatto che
una scelta precedente si è rivelata purtroppo sbagliata. Orgoglio,
rimpianto e speranza, insomma
pregiudizi ed emozioni, vincolano le scelte del risparmiatore, se
non coadiuvato dal consulente
(un consulente spiegherebbe che
è il futuro che conta, il futuro di
A e di B, e non il prezzo d’acquisto di quello specifico cliente).” E
la catena purtroppo non è finita.
Se provate rimpianto perché una
delle scelte del passato si è rivelata infelice, questo tipo d’emozione costituisce un grosso ostacolo
ad accettare la diversificazione.
La strategia di diversificazione,
per funzionare bene, deve contemplare proprio che ci siano in
futuro, all’interno di un portafoglio ben differenziato, variazioni
non correlate. In parole povere
che alcuni investimenti vadano
meglio di altri. Di conseguenza la
diversificazione implica per definizione rimpianti.
E’ sempre così? E sempre possibile una diversificazione otti-
A p r oposito dei co rs i
male? Purtroppo non sempre. Le
tre grandi fonti di diversificazione sono i mercati monetari, quelli
obbligazionari e quelli azionari,
distribuiti per paese e per valute.
L’Economist sostiene che la programmazione dei computer volta
a sfruttare i trend di mercato non
funziona perché le svolte sono
determinate da decisioni politiche
dei banchieri centrali e dei governi, e sono quindi imprevedibili in
termini di trend e tendenze “storiche”. Non si può dire se l’analisi
sia corretta, fatto sta che la filosofia degli hedge fund da tre anni
non ha funzionato.
Ecco una ragione in più per
stare calmi con una buona di-
L
o scorso 16 gennaio, presso
la sala della Protomoteca del
Campidoglio in Roma, si è svolta
la premiazione del premio letterario nazionale per le opere in dialetto “Salva la tua lingua locale”.
Il Premio era organizzato da
L’Unione Nazionale Pro Loco
versificazione. Ma qui ritorna il
paradosso del rimpianto: anche
se il non addetto ai lavori non lo
sa, una buona diversificazione ci
mette nelle condizioni di poter
provare rimpianti. Vuol dire che
una parte del portafoglio è andata
bene, e una è invece andata meno
bene: di qui il rimpianto per non
aver puntato di più su quella specifica componente del portafoglio
che è andata meglio. Ma quando
sia il comparto delle obbligazioni che quello delle azioni vanno
male, il rimpianto “differenziale”, basato cioè sulle differenze
tra gli andamenti, purtroppo si
riduce. Resta la malinconia, o
meglio, il rimpianto per non aver
d’Italia e Legautonomie Lazio,
in collaborazione con il Centro
di documentazione per la poesia
dialettale “Vincenzo Scarpellino”
e il Centro Internazionale Eugenio Montale. Il nostro collaboratore Bruno Proserpio ha ricevuto una menzione speciale per la
leNotizie
messo tutto il nostro gruzzolo sul
mercato monetario (che, di questi
tempi, ben che vada, compensa a
stento l’inflazione). Un’emozione inutile, non costruttiva, e che
mina la fiducia in noi stessi. Solo
la relazione con il consulente può
salvarci.
Roberto Anselmini
Consulente Finanziario
Indipendente
www.arfinancialplanning.it
NAFOP Associazione Nazionale
Consulenti Finanziari
Indipendenti
sua raccolta di poesie in dialetto
medese Argute Rime Gaie Utili Sociali (non a caso il titolo è
l’anagramma del suo nome d’arte…). La raccolta comprende 65
poesie dialettali, con immagini,
descrizioni e commenti dell’autore, che si è lasciato ispirare dalla quotidianità attingendo quindi
alle più varie tematiche: la natura,
il sociale, l’amore, le passioni, le
amicizie.
“Si tratta di frasi scritte
nell’arco di una vita – dice l’autore – scritte nel “mio” dialetto,
la lingua con cui sono cresciuto,
di cui conosco bene i suoni e che
ho imparato da autodidatta. Non
me ne vogliano quindi i puristi se
non ci sono dieresi o gli accenti li
considerano sbagliati, non ho alcun dizionario di riferimento…”
7
leNotizie
A p ro p o s i t o d e i c o r s i
Il Barolo
L
a nascita del Barolo si può collocare negli
anni del Rinascimento, nelle cantine del
Castello dei Marchesi Falletti situato a Barolo.
Carlo Alberto e Cavour ne sono stati i promotori, ma Giulietta Colbert, moglie di T. Falletti, volle che il suo nebbiolo si chiamasse con il
nome del paese di origine “Barolo”.
Il vitigno utilizzato per la produzione del
Barolo è il Nebbiolo che, per oggettive caratteristiche genetiche superiori (complessità aromatica, potenza tannica e maggiore longevità),
è diventato il re dei vitigni di Langa. Il Nebbiolo
è uno dei vitigni che maturano più lentamente,
la vendemmia si inizia mediamente nella prima settimana di ottobre, ma può arrivare anche
alla terza, con tutti i rischi che questo comporta.
Certo è che quando la stagione lo consente, da
queste terre non può che nascere un vino unico
nel suo genere, potente, sontuoso, tannico, ricco di profumi, longevo, con variazioni piuttosto
evidenti da zona a zona.
Principalmente le colline del Barolo sono
di origine alluvionale marina (numerose sono
le conchiglie fossili rinvenute durante gli scassi
dei terreni), formatesi circa 10 milioni di anni
fa. Geologicamente si riscontrano due principali tipi di terreno che fanno capo a due aree ben
distinte: il Tortoniano, che partendo da Verduno passa per La Morra, Barolo per arrivare a
Novello, che è caratterizzato da marne grigiobluastre e l’Elveziano, dell’asse Serralunga,
Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, che
presenta dei depositi di sabbie compatte grigiogiallastre.
Da ciò si evince che la molteplicità dei fattori succitati concorrono alla definizione di un
grande vino, oltre ovviamente alla mano e l’esperienza dell’uomo che hanno un ruolo importante.
Oggi si deve inevitabilmente aggiungere,
come elemento di caratterizzazione del vino, il
cambiamento culturale e di gusto ed il diverso
concetto che i vignaioli hanno delle pratiche di
cantina. Infatti, negli ultimi quindici anni si è
discusso quasi esclusivamente di stile di vinificazione: giornalisti e produttori stessi, si sono
spesso divisi sulle due tecniche ormai definite
Tradizionalista (tannico, di lenta evoluzione,
che dà il meglio di sé dopo un lungo affinamento) e Modernista (più fresco ed immediato con
8
affinamento in barrique).
Di seguito sono elencate le principali zone in cui viene
prodotto il Barolo ed alcune relative Grandi Vigne :
Barolo: Brunate, Cannubi, Castellero, Cerequio, Le Coste,
Cannubi Boschis, Bricco Sarmassa.
Castiglione Falletto: Bricco Boschis, Bricco Fiasco, Monprivato, Pira, Bricco Rocche, Villero.
La Morra: Bricco Chiesa,Brunate, Cerequio, Fossati, La
Serra, Manzoni, Rocche dell’Annunziata.
Monforte d’Alba: Bricco Cicala, Bussia Soprana, Bussia
Sottana, Cerretta di Perno, Colonnello, Gabutti della Bussia,
Ginestra, Gramolere, Le Coste, Mosconi, Romirasco, Santo
Stefano di Perno.
Serralunga d’Alba: Arione, Badarina, Baudana, Boscareto, Cerretta, Francia, Gabutti, Lazzarito, Marenca, Margaria,
Parafada,Prapò, Vigna Rionda.
Grinzane Cavour: Castello
Marcello De Murtas
A p r oposito dei co rs i
leNotizie
Chi siamo
S
iamo un gruppo di persone
appassionate del computer e
desiderose di comprendere come
sono state costruite quelle pagine
che, entrando in un sito web, solitamente visitiamo senza renderci
conto del lavoro sviluppato da coloro che ci permettono di navigare da una informazione all’altra.
E’ per questo motivo che ci
siamo iscritti al corso IO PROGRAMMO. L’inizio non è stato
facile ed ancora adesso, a distanza di qualche mese, molti hanno
diversi dubbi e poche certezze.
Gli argomenti non sono semplici e ci siamo scontrati con
molteplici termini sconosciuti:
linguaggio HTML, TAG, FRAME, linguaggio CSS e linguaggio
JAVA SCRIPT ne sono solo un
esempio.
Ebbene, l’HTML non è altro che un insieme di regole per
scrivere dei documenti. Esso non
ha alcuna possibilità di effettuare
operazioni matematiche o logiche ma è invece adatto a creare
bellissime pagine piene di grafica, in quanto le istruzioni scritte
su un foglio di testo saranno lette
ed interpretate da un programma
operativo chiamato BROWSER,
lo stesso con cui generalmente si
naviga in internet, e trasformate
in immagini sul monitor.
In sostanza il linguaggio
HTML è alla base di ogni sito
per la cui realizzazione si avvale di comandi denominati TAG; i
FRAME ne fanno parte e servono
per suddividere il foglio in due o
più parti ben distinte dove si possono inserire delle pagine web.
Le scritte e i contenuti che
appaiono sul monitor possono
avere allineamenti, dimensioni,
posizioni, colorazioni o altri particolari che li contraddistinguono;
queste caratteristiche vengono
gestite con la funzione STYLE
all’ interno della pagina HTML o
in fogli CSS esterni al testo.
Anche il linguagggio JAVA
SCRIPT viene gestito con il TAG
SCRIPT all’interno della pagina HTML o può avvalersi di fogli esterni con estensione JS. Ad
oggi abbiamo imparato che alcune di queste funzioni, richiamate
al momento opportuno, ci consentono, grazie alla classica manina, ovvero, a dei bottoni sensibili al passaggio del mouse, di
consultare più pagine o collegarci
con estrema facilità ad un ulteriore sito della rete.
Molteplici sono le istruzioni
che si possono inserire durante la
stesura di un testo: esse possono
contenere NOMI o ELEMENTI,
ATTRIBUTI, VALORI, IMMAGINI o VIDEO ma, per dare un’ idea
esaustiva del corso senza appesantirne le tematiche, quanto raccontato può bastare. Si sappia solo che
la dimenticanza di una virgola, di
un punto, di una parentesi, di un
apice o di un qualsiasi altro simbolo inframmezzato alla scrittura
manda in tilt il BROWSER che,
non riuscendo ad interpretare il
documento, procurerà un rompicapo non indifferente a dei programmatori in erba quali noi ci
riteniamo.
Ciò detto possiamo affermare con convinzione che non sarà
questa iniziale confusione ed incertezza a fermarci. Fondamentale diventa comprendere bene i
concetti per poi navigare in rete
e farci aiutare da siti specializzati. Consapevoli che la costanza
e l’applicazione alla fine ci premieranno, continueremo questo
nostro percorso sicuri di ripresentarci l’anno prossimo con maggiore entusiasmo. Avremo tempo
e modo per approfondire gli argomenti già trattati, assimilarne dei
nuovi e, avvalendoci dello spirito che anima il gruppo, dare una
mano ai nuovi arrivati.
Giancarlo Miraglia
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leNotizie
A p ro p o s i t o d ei c o r s i
Storia comparata delle religioni
Uno strumento utile per il dialogo tra le diverse culture
L
o studio comparato
delle religioni è una
scienza
relativamente
moderna: nasce infatti nella seconda metà
dell’800. Prima di allora, le diverse credenze
religiose (per esempio,
la religione egiziana o
le religioni ellenistiche)
erano studiate, ma in
modo a sè stante, ognuna
nel quadro e nel contesto
della specifica cultura o
materia
La “Storia delle religioni”,
invece, pone tutte le idee e tutte
le credenze religiose (antiche o
moderne) sullo stesso piano e le
considera un campo di interesse
scientifico autonomo, avente in
sè coerenza e continuità.
Almeno agli inizi, gli studiosi
di storia comparata delle religioni, sono quasi tutti europei. La
cultura europea ha quindi il merito di aver fatto delle religioni un
oggetto ordinario di studio scientifico. Ovviamente gli europei
dell’ottocento sono figli del loro
tempo e usano a volte le categorie
analitiche cristiane per analizzare
le altre religioni. Oppure inseriscono le diverse forme e credenze
religiose in una visione evoluzionista. Codificano cioè le diverse
religioni come se fossero i gradini
di un progressivo sviluppo spirituale dell’uomo: dall’animismo,
al politeismo, al politeismo gerarchizzato, fino al rigoroso monoteismo.
Oggi, non solo l’approccio
scientifico è diverso ma anche i
10
temi di maggiore interesse per gli
studiosi sono cambiati.
E’ una acquisizione comune e
condivisa che ciascuna religione
e ciascun pantheon religioso sia
la espressione di uno specifico
modo di vedere la realtà e di relazionare gli uomini con essa. A
volte, una fede religiosa pretende
che la propria “rappresentazione”
della realtà sia l’unica vera o che,
addirittura, sia l’unica possibile.
I seguaci di queste fedi religiose
sono spesso intolleranti.
A partire dal Concilio Vaticano II, i cristiani cattolici hanno
posto il problema del rapporto
con le altre fedi (in particolare
con ebrei e musulmani) in termini
di dialogo e non solo di confronto
o di missionaria “sostituzione”.
Questa disponibilità avviene in
un momento storico molto particolare per almeno due motivi.
Da un lato, sembra che, in
questo nostro mondo sempre più
laicizzato, vi sia meno spazio per
le fedi religiose, quasi schiacciate in una dimensione personale
e privata. Ciò è particolarmente
vero in Europa, dove, a
causa della crescente immigrazione
extracomunitaria e, soprattutto, del
notevole numero di agnostici, atei o “sbattezzati”, i
cristiani stanno diventando
una minoranza.
Per questo, in Europa,
stiamo assistendo ad un
cambiamento significativo
nel rapporto tra la religione cristiana e la società civile ma anche nei rapporti
tra le diverse religioni. Si
pensi, per esempio, alla piccola e
cattolica Austria dove, nel municipio di Vienna, attualmente i cattolici sono solo 700 mila, mentre
i musulmani sono ormai 100 mila
e gli agnostici 500 mila. Presto i
cattolici saranno una minoranza
e, secondo la legge locale, i simboli religiosi cristiani dovrebbero
essere tolti dai luoghi pubblici (in
particolare dalle scuole)
Si pensi al divieto imposto in
Francia all’uso del velo islamico
negli istituti pubblici o al divieto
imposto da alcuni magistrati tedeschi alla pratica della circoncisione sui minori (suscitando ovviamente la reazione polemica sia
degli ebrei sia dei musulmani, per
una volta d’accordo).
Dall’altro lato, sembra che, in
questo nostro mondo sempre più
globalizzato, sia in aumento il
potere di guida e di orientamento delle religioni. Quando si parla
di globalizzazione, non bisogna
farsi ingannare dalla prospettiva, soprattutto se si vive in paesi
come l’Italia. A livello planetario,
leNotizie
A p r oposito dei co rs i
infatti, la globalizzazione ha un
effetto positivo. Negli ultimi 10
anni, (al di là delle enormi diseguaglianze) il benessere è più diffuso, il tasso di povertà estrema
si è dimezzato e la popolazione
mondiale sta meglio.
La globalizzazione però frantuma le frontiere nazionali. Milioni di uomini migrano da un continente all’altro; milioni di uomini
sperimentano sulla loro pelle gli
effetti di un mercato globale delle
merci e del lavoro. Il processo di
globalizzazione è brutale e, spesso, gli individui sono in balia di
forze incontrollabili che li sradicano dai loro paesi, dai loro affetti, dalle loro culture.
Molti di questi uomini riescono a mantenere o a costruire
una loro identità solo attraverso
la religione. Le grandi religioni
universali (come, per esempio,
l’islam o il cristianesimo) propongono, infatti, valori assoluti,
validi al di là e al di sopra delle
differenze nazionali, culturali e
razziali.
Mentre il significato delle
culture nazionali viene ridimensionato dalla globalizzazione e
l’internazionalismo politico è in
affanno, le fedi religiose riescono
a parlare a milioni di uomini sparsi in tutto il mondo e a proporre
obiettivi ed impegni comuni.
Nell’epoca della globalizzazione, le religioni universali vedono esaltata la loro funzione di
guida e di orientamento, anche in
termini politici.
In un quadro così complesso,
il dialogo interreligioso, il confronto, la disponibilità a misurarsi con idee e valori diversi, sono
elementi essenziali per capire e
per conoscere meglio sè stessi e
gli altri. Nel quadro di una civile
tolleranza, spetterà poi al costituzionalismo liberale costruire un
futuro di regole condivise.
Silvio Mandelli
Un Papa nel caos dell’Europa del Medio Evo
Fede, morale e politica nell’opera di Gregorio Magno. Una lezione per oggi?
Da monaco romano a Papa
n Papa pure grande politico!
Anche per mezzo della regina
Teodolinda e dei suoi mariti longobardi. Sì, perché fu vedova del re
Autari e poi di Agilulfo. Ma andiamo con ordine.
Gregorio I vive nel caos
dell’Europa e in particolare d’Italia
provocato dalle invasioni dei “barbari” (Unni, Vandali, Goti, Burgundi, Anglosassoni, Longobardi)
provenienti dall’est e dal nord, e dal
crollo effettivo dell’antico impero
romano specialmente in occidente.
Nessuna potenza politica era ancora riuscita a prenderne il posto. Ne
andava di mezzo la vita quotidiana
di popolazioni, alla mercé del più
forte del momento, che arrivava
magari con orde selvagge alla ricerca di terre, donne, schiavi, bestiame e ricchezze nuove (e la pianura padana faceva gola a parecchi).
La Chiesa aveva perso l’appoggio
dell’impero che Costantino nel 313,
Teodosio nel 380 e Giustiniano in-
U
torno al 550, sia pur in misure diverse, le avevano assicurato; per di
più Roma stessa aveva perso prestigio e forza dopo terribili saccheggi
nel secolo V; se ne avvantaggiò un
po’ il lontano impero d’oriente con
la sua sede principale a Costantinopoli e un piede a Ravenna.
In questo triste periodo solo il
Papato e il monachesimo (san Benedetto: 480-547) non solo restano
in piedi, ma anzi riescono a poco
a poco e pur solo in parte a educare i barbari. Così si salvano e si
compongono in una nuova civiltà i
valori dell’antica romanità, del cristianesimo (Bibbia e tradizione dei
Padri) e delle stesse popolazioni arrivate nella nuova Europa. Grande
artefice di questa sintesi è proprio
Gregorio detto Magno, il Grande.
Originario di una ricca famiglia
di Roma, lascia tutto e diventa monaco, collaboratore di Papi e Papa
lui stesso dal 590 al 604 (allora
però non si usava ancora il titolo
di “papa”). Preoccupato di salvare
il salvabile e più ancora di curare
il bene delle chiese occidentali e
orientali e la vita delle popolazioni
italiane e non solo, Gregorio intrattiene contatti con vescovi, monaci, clero, imperatori, re di Francia
e Spagna, signori locali e gente di
ogni tipo. Intanto governa anche il
“patrimonio di san Pietro”, già abbastanza ricco per donazioni ricevute, che secoli dopo diventerà lo
Stato pontificio. Per questo dà dell’
“assassino di intere popolazioni” al
pretore della Sicilia perché non forniva più sufficiente grano. Famose
alcune sue lettere alla bavarese Teodolinda, regina dei Longobardi,
risiedente a Pavia e, d’estate, nella
più…fresca Monza.
Gregorio a Teodolinda e Agilulfo
I nostri antichi longobardi da feroci guerrieri nordici erano già diventati cristiani (prima nell’eresia
di Ario, poi come cattolici) e, occupata l’Italia settentrionale e parte di
quella centro-meridionale, sogna11
leNotizie
vano di prendersi anche Ravenna e
Roma. Ovviamente mediante conquiste armate e conseguenti rovine. Ma si inserisce papa Gregorio:
Gregorio a Teodolinda regina dei
Longobardi. Abbiamo saputo dal
nostro figlio abate Probo come la
vostra eccellenza si sia impegnata,
con la sollecitudine e la benignità
che le sono proprie, a ristabilire
la pace. Nè del resto c’era da attendersi altro dalla vostra grazia
cristiana… e ne rendiamo grazie a Dio, che governa il vostro
cuore con la sua pietà… Avete
acquistato non pochi meriti,
dilettissima figlia, per il sangue che stava per essere sparso da una parte e dall’altra…
Vi esortiamo a operare presso
il vostro eccellentissimo sposo... Crediamo che voi sappiate
fare in molti modi (con lui) se
si vorrà rivolgere al suo amore
(all’amore di Dio o/e della moglie?)… ai fini della concordia
e della pace…
Dopo aver finemente lavorato con la moglie, Gregorio
scrive al marito: Gregorio ad
Agilulfo re dei Longobardi.
Ringrazio la vostra eccellenza,
poichè, ascoltando la nostra richiesta e come avevamo confidato, stabiliste quella pace che
avrebbe giovato all’una e all’altra
parte… in particolare ai nostri miseri contadini, il cui lavoro giova a
tutti… Esortate dunque i vostri duchi e soprattutto quelli stabiliti in
questi luoghi (Spoleto, Benevento
ecc.) a custodire questa pace come
con animo puro è stato promesso…
Un Papa dunque davvero anche
fine politico!
Gregorio a clero e laici
Gregorio manda in Inghilterra
un suo amico, Agostino, monaco
a Roma, per aiutare quelle chiese.
Interessante lo stile pastorale suggeritogli: Tu conosci o fratello le
abitudini della Chiesa romana… E’
12
A p ro p o s i t o d e i c o r s i
mio desiderio però che, se trovassi qualcosa nella chiesa romana o
gallica o altre ancora che potesse
piacere di più a Dio onnipotente, la
scelga con cura e la introduca nella
chiesa degli Angli ancora giovane
nella fede… Perciò prendi da tutte
le chiese quanto c’è di buono, di religioso, di giusto e, facendone per
così dire una collezione, usalo per
le anime degli Angli. E’ il metodo
della inculturazione del Vangelo,
voluto da Matteo Ricci in Cina (sec.
XVI), dal Vaticano II e dai Papi recenti fino a Francesco.
Gregorio scrive molte opere a
commento della Bibbia e per l’educazione specialmente del clero
(non esistevano seminari!), in particolare una ricca Regola pastorale,
da cui ascoltiamo una pagina che
segue a tante indicazioni spirituali (parte II, cap. 8) : Il metodo di
governare deve essere così saggiamente impostato da permettere
ai sudditi di poter manifestare liberamente quanto credono di poter ragionevolmente e con umiltà
osservare…E’ bene sapere quanto
sia utile per i superiori zelanti lo
studiare un contegno esterno che
sia gradito, per trarre il prossimo
con l’incanto del loro fascino all’amore della Verità; non per il piacere di essere amati, ma per servirsi
della simpatia che li circonda come
di una strada per condurre i cuori all’amore del Creatore… Pagina
che, speriamo, rispecchia lo stile
di successori di papa Gregorio e di
ogni pur minuscolo prete di parrocchia…
Al clero quel Papa suggerisce anche parole per gli sposi
cristiani. A costoro vanno proposti anche ideali molto alti,
quasi da martirio, ma sempre
con sano e moderato realismo,
come quello di san Paolo con i
cristiani di Corinto (1 Cor 7):
Sottolineata la grande dignità
del matrimonio (teso alla vita
di comunione coniugale e alla
procreazione), san Paolo concede anche qualcosa al piacere… Allude in tal modo ad una
certa colpevolezza cui dichiara
di indulgere; essa però vien rimessa più facilmente in quanto
non è che si faccia qualcosa di
illecito ( quindi di peccaminoso), ma solo non si tiene sotto il
freno della moderazione ciò che
è lecito… Se dunque i coniugi
effondono le loro preci a Dio,
la loro vita coniugale non sarà certo condannata… purchè, mediante
sincera preghiera, non perdano di
vista i beni eterni (parte III, cap.
30).
Dopo Gregorio come furono la
morale e la pastorale matrimoniale?... Papa Gregorio e papa Francesco ci aiutino tutti a ritrovare un
equilibrio più evangelico. (1)
Don Giovanni Giavini
Per saperne di più cfr.
M. LEMONNIER, Storia della Chiesa,
Vicenza (ed.ISG) 2013, cap.IX;
PAOLO DIACONO, La storia dei
Longobardi, libro IV,
5-10, ed. Rizzoli 1967.
(1)
leNotizie
Vi agg i
Spifferi
Marocco 1972 – Oltre la catena dell’Atlante, verso Rissani
L
a Cinquecento era un forno.
La strada, malamente asfaltata, correva dritta verso sud. Il
sole picchiava con tutta la sua
forza ed il riverbero della luce
sfondava i bulbi oculari. Si sentiva nell’aria l’acro odore della
polvere che, ormai da centinaia
di chilometri, avvolgeva la macchina, i suoi passeggeri, il carico ed il paesaggio. Il deserto si
stava lentamente formando sotto le ruote della vettura che correva
ballonzolando sull’asfalto sconnesso. L’auto saltava da buca a buca, da
sasso a sasso affrontando le rare curve senza troppo impegnarsi visto che
la velocità era di tutto riposo.
Attilio teneva il suo finestrino rigorosamente chiuso per evitare spifferi dannosi. Ogni circa venti minuti
bevevamo un sorso d’acqua piacevolmente fresca che era contenuto
in una bottiglia avvolta in un panno bagnato. La rapida evaporazione
dell’acqua sul panno, favorita dal
clima particolarmente secco abbas-
sava notevolmente la temperatura
della bottiglia.
Dopo ripetute bevute la bottiglia
si svuotò e fu necessario fermarsi
per rabboccare. Scendemmo dalla
macchina e mentre Attilio prendeva
dal portapacchi la tanica dell’acqua
mi accorsi che il caldo era così violento che le stampelle affondavano
nell’asfalto quasi liquefatto. Attilio
riempì la bottiglia bagnando abbondantemente il panno che la avvolgeva. Terminò l’operazione rimettendo
la tanica sul tetto della vettura, fissò
accuratamente il carico dopo di che
si fermò con fare pensoso.
Si guardò attorno accarezzandosi il mento. Si tastò il
torace e le braccia poi lentamente sbottonò i polsini
delle maniche della camicia
di flanella, sbottonò gli atri
bottoni, si tolse la camicia,
si tolse la maglia di lana che
indossava sotto la camicia,
si tolse la canottiera che
portava sotto la maglia di
lana; rimase per un attimo a torso
nudo poi, velocemente, accantonò
la canottiera si rimise la maglia di
lana e riabbottonò accuratamente
la camicia di flanella. Con piglio
soddisfatto disse “Finalmente si
comincia a star bene!”.
Risaliti in macchina ripartimmo in direzione di Rissani dove,
nell’assolato pomeriggio di agosto, avremmo calpestato le prime
dune del deserto del Sahara.
Edgardo Frank
Collaborazione a leNotizie
Rinnoviamo l’invito a tutti i partecipanti all’Unitre (docenti, corsisti, addetti di segreteria…) a collaborare
per il nostro periodico LE NOTIZIE. La collaborazione è aperta a tutti coloro che abbiano qualcosa di interessante da raccontare o mostrare, o comunque da rendere noto (articoli di interesse generale, poesie,
racconti, disegni od altro). Preghiamo di non inviare materiale copiato da altri mezzi di comunicazione
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La redazione si riserva la decisione di pubblicare a suo insindacabile giudizio.
Il materiale, anche se non pubblicato, non verrà restituito.
La Redazione de leNotizie
13
leNotizie
A p ro p o s i t o d e i c o r s i
Ci siamo trovati in un ambiente … coi fiocchi
E
' iniziato per il primo anno all'Unitre ed è in pieno svolgimento, il corso di Ambiente e patologia umana, una
rassegna di argomenti che hanno come soggetto principale l'ambiente ed i suoi modi di interagire con l’uomo fino
a provocarne la malattia. Il corso comprende la presentazione di questi argomenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
Cosa ci protegge dall’ambiente: le difese dell’uomo, dal corpo visibile all’invisibile sistema immunitario
Le allergie: cosa sono, come si sviluppano e perché sono in aumento
Le piante allergeniche e i pollini
Le allergie respiratorie
Gli alimenti dal naturale agli additivi al geneticamente modificato
Le allergie alimentari
Le altre allergie: farmaci, veleno di imenotteri e da contatto
L’inquinamento atmosferico: le allergie e le malattie respiratorie
L’inquinamento del suolo e delle acque
L’ambiente naturale sull’uomo: sole, acqua, fuoco, gli elementi atmosferici e la temperatura
L’ambiente chimico: i veleni
L’ambiente microscopico: batteri, virus e parassiti
L’ambiente domestico e lavorativo
La prevenzione delle malattie e la protezione dall’ambiente “nemico”
La parola ambiente ha una etimologia latina (ambiens-entis p.pres.
di ambire «andare attorno») e nello
specifico è lo spazio circostante considerato con tutte o con la maggior
parte delle sue caratteristiche, quindi
è un insieme di condizioni fisico-chimiche e biologiche che permettono
e favoriscono la vita delle comunità
di esseri viventi (Devoto-Oli “Dizionario della Lingua Italiana” ed. Le
Monnier 2004-2005 pag. 103-4)
Il perché della scelta di presentare questi argomenti è presto detto: l’ambiente naturale o modificato
dall’uomo e non sempre in senso benefico, rappresenta l’habitat in cui ci
muoviamo e conoscerne gli aspetti ci
permette di fare scelte consapevoli
sul nostro futuro.
Gli obiettivi del corso sono dunque avvicinare nel modo più corretto
possibile i corsisti alla conoscenza
degli argomenti, privata del “sentito
dire”, da utilizzare poi anche per la
vita quotidiana.
Si parla e poi ci si confronta sulla
realtà degli avvenimenti e sulle interazioni dell’ambiente sulla salute
dell’uomo in primis, ma anche sul
possibile sviluppo di modificazioni
della stessa fino ad arrivare alla malattia. Il percorso delineato ci porterà a scoprire i misteri dei benefici e
delle opportunità di salute che l’am14
biente offre all’uomo... ma anche a
conoscere le difese che la natura ci
ha dato per proteggerci dalle malattie e dalle reazioni avverse determinate dall’ambiente stesso.
Per fare questo, ho scelto, tra i
moltissimi aspetti della vita naturale
di ogni organismo vivente, alcuni ricorrenti “temi” di discussione anche
mediatica o sociale, ritenendoli i più
frequenti e caldi nell’immaginario e
nel desiderio di conoscenza di chi affronta un corso con tale titolo.
Una parte importante delle interazioni uomo-ambiente è dedicata
alle allergie, modificazioni del “self”
cioè di noi stessi verso una sostanza che diventa nemica per alcuni,
non più tollerata da altri e quindi
responsabile di disturbi più o meno
importanti. Poi via via si affronta la
conoscenza dell’ambiente che macroscopicamente vediamo e negli
aspetti riguardanti l’inquinamento,
non certo gratificanti e benefici per
gli esseri viventi.
Una parte rende onore all’ambiente microscopico, che comprende
anche agenti infettivi malvisti e mal
sopportati dall’organismo umano, ma
che, se visto con la curiosità del naturalista, ci permette di scoprire nell’infinitamente piccolo, strutture biologiche insieme a regole di vita che fanno
invidia all’infinitamente grande.
Le proporzioni o le dimensioni
che cambiano in natura non sempre
appartengono a mondi diversi, e la
conoscenza dei legami della vita ci
permette di riflettere forse su quell’unico soffio che ci ha generato. A noi
poi tocca dare un senso religioso o
eminentemente evoluzionistico e
materialista alla esistenza della vita
sulla terra.
L'uomo esiste perchè inserito nell'ambiente e non viceversa e
questo deve far pensare da subito a
tutti noi alla sua salvaguardia. La conoscenza degli elementi costitutivi
dello spazio naturale circostante ci
permette di averne rispetto, ma nello
stesso tempo di scoprire e affrontare
quelle situazioni che possono invece
danneggiare la nostra salute.
Non tutto quello che ci circonda e
può influire sul nostro benessere psicofisico è voluto dalla natura, a volte
sì maligna come è di leopardiana memoria (ricordiamo di nuovo i microrganismi causa di malattie infettive),
ma molte volte oramai (sic!) sempre
più sopravanzata dalle modificazioni
d'ambiente "volute" dall'uomo (ricordiamo l'inquinamento) che si ritorcono ancora sullo stesso.
Mi piace pensare però che l'uomo
può essere protagonista in positivo
della conservazione dell'ambiente e
anche della conservazione di sè stes-
A p r oposito dei co rs i
so con la conoscenza della "casa" in
cui vive. E come in tutte le nostre
case si fa pulizia, dovremmo abituarci a farne altrettanta quando usciamo
dagli ambienti confinati e affrontiamo l'esterno.
Non è necessario a questo riguardo, ad esempio, aspettare promesse
roboanti, sociali o politiche, sentirci
dire cosa dobbiamo fare per sopravvivere ai rifiuti domestici o industriali che siano, è sufficiente che ognuno
di noi si adoperi per pulire la "casa
ambiente" e mantenerla integra con
gesti quotidiani finalizzati a questo.
Non è certo una questione solo di
educazione, ma di sopravvivenza.
Riguardo all’ambiente come fattore a volte favorente la malattia, la
medicina dei nostri tempi ha fatto
enormi progressi, anche se non ha
certo risolto il mistero della morte,
ma ci consente di vivere meglio dei
nostri avi e più a lungo, ancora più
leNotizie
legati allo spazio circostante.
Quindi ai corsisti che in questo periodo mi sono da stimolo alla
divulgazione, a cui sono grato per
l’attenzione e l’interesse, spero di
trasmettere la curiosità di guardare
l’ambiente e la natura (umana o microbica che sia) con altrettanta benevola gratitudine perché in essa vi è
un mistero che coinvolge l’anima.
Fulvio Bonetti
Il corpo e i suoi linguaggi
P
Le botte ai bambini
unire, dal latino “punire”, significa sottoporre a pena, parola che
deriva dal latino “poena” che significa punizione di colpa commessa. Le
punizioni corporee hanno una loro
tragica storia nei secoli e le botte venivano date dai genitori ai figli, dagli
insegnanti agli alunni, dagli uomini
alle donne, dai “superiori” ai soldati e ai prigionieri, umiliando così
gli “inferiori” il cui corpo dolorante portava poi i segni della violenza
altrui. Fu negli eserciti francesi della Rivoluzione e di Napoleone che
vennero abolite le punizioni corporali ai soldati che dovevano obbedire agli ordini con entusiasmo per
seguire l’ “élan”, lo slancio dei loro
comandanti in prima fila davanti alle
truppe all’attacco del nemico e gloriosamente vittoriose. Quella fu una
mossa vincente perché i soldati erano mossi dall’esempio che davano i
loro capi.
La psicopedagogia attuale ci insegna che è con l’esempio che si
deve educare i bambini e non con le
botte. “Figlio mio, io le ho sempre
prese le botte, ma io sarò diverso: ti
educherò con l’esempio” deve dire
l’adulto creativo. Umiliare il corpo
di una persona con le botte perché si
è più forti è un’azione da vigliacchi.
Le botte sono un linguaggio negativo
per il corpo che si ritira dalla comunicazione vera. La giustificazione che
portano gli adulti quando picchiano
un bambino è la seguente: “Quando
ci vuole ci vuole!”. Ebbene, io dico
a quegli adulti: “Vi piacerebbe che a
casa vostra incombesse su di voi un
gigantesco giocatore di pallacanestro
grande e grosso che vi rincorresse e
vi picchiasse ogni volta che secondo lui commetteste uno sbaglio?”. Io
credo che non piacerebbe a nessun
adulto questa cosa, ma allora perché
picchiare i bambini?
Quando si arriva a picchiare un
bambino è perché non si ha la capacità di comprendere e di dialogare.
Molto spesso i capricci dei bambini
nascondono sofferenze e problematiche che loro non riescono ad esprimere. Tocca agli adulti comprendere
il significato dei capricci dei bambini
e aiutarli a capire gli errori commessi, parlando con loro e non reagendo
con la violenza. I bambini poi imitano gli adulti e se crescono con i genitori che usano la forza imparano il
modello comportamentale secondo il
quale la forza paga. E’ un’idea primitiva e retrograda credere che i metodi
di coercizione fisica possano avere
un valore educativo; al contrario tutte le ricerche scientifiche dimostrano
e insegnano che la prepotenza subita
favorisce il bullismo perché il bambino picchiato potrà diventare a sua
volta un picchiatore. Le botte, gli
schiaffi non aiutano la formazione
autonoma della personalità: il bambino poi ubbidisce soltanto perché
ha paura, ma non capisce perché e
dove ha sbagliato. Schiaffeggiare,
sculacciare, picchiare i bambini sono
errori che commettono gli adulti perché sono nervosi, stanchi, infastiditi
dai loro problemi personali e perdono così la pazienza e non sono capaci
di spiegare con le parole ai bambini
che cosa sia giusto o sbagliato. E’ il
tono della voce dell’adulto, con il
tono dell’atteggiamento corporeo,
che deve dire “NO!” al bambino che
sbaglia e, ancora una volta, il buon
esempio è l’unico strumento pedagogico legittimo da usare come linguaggio corporeo tra adulti e bambini.
Il bambino si affida completamente all’adulto, parte con una fiducia illimitata verso gli adulti con
cui vive, che non ha scelto, da cui
non può sfuggire. L’adulto ha dunque l’impegno morale di educare
adeguatamente il bambino poiché
le botte rimangono inscritte nel linguaggio del corpo del bambino con
atteggiamenti permanenti nella sua
storia e in quella della sua famiglia.
Tiziano Maria Galli
15
leNotizie
Po e s i e d e l l a m e m o r i a
IL SABATO DEL VILLAGGIO
di Giacomo Leopardi
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giù da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace
odi il martel fischiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Strofe di endecasillabi e settenari, a rima libera. “La gravità dell’endecasillabo è temperata nella sveltezza del settenario, e la rima, ove cade,
compie l’effetto musicale” (De Sanctis).
In questo celeberrimo idillio, composto a Recanati tra il 20 e il 29 settembre 1829, il sabato viene descritto come il più bel giorno della settimana, perché allietato dal pensiero della festa imminente; ma la festa sarà
“tristezza e noia”: la vita, poi, sarà tutt’altra da quella sperata. Il piacere
è confinato in una zona di reazione al dolore o di attesa, privandolo di un
valore assoluto.
Il canto splende eterno per la freschezza idilliaca che lo anima e lo
popola di varia umanità e per la simpatia con cui il poeta guarda alle
forme umili della vita. Inoltre esce da una serena immaginazione appena increspata dalla abituale tristezza della riflessione umana.
Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno 1798 dal conte Monaldo e Adelaide Antici. Muore a Napoli il 14 giugno 1837.
A cura di Luciano Nardi
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leNotizie
Poesi e
ODE PER UN AMICO
Ombre di un sorriso spento
echi di lontane risate
ore passate con calore,
l’anno del triplete
noi che festeggiavamo,
sventolio di bandiere nerazzurre.
Ora invece, solo lacrime
che specchiano un volto triste
spento nell'assurdo spazio di un'ora.
Gioia sfiorita,
un divano rimasto vuoto,
attimi come secoli,
grigio sipario
scendi silenzioso,
in questo viale ombroso,
alberi spogli,
ombre scure di una vita spenta.
Giovanniderenzi,
POEMA DEL FIGLIO
di Gabriela Mistral, poetessa cilena
Ecco allora, al piacere dei nostri lettori, una grande interpretazione
di questa poetessa che col passare degli anni pare non le basti neppure
la mistica del sacrificio: la maternità spirituale reclama la maternità
fisica e, sull’orlo della pazzia, sogna di avere un figlio suo…
“…Un figlio, un figlio, un figlio! Come l’albero risvegliato di primavera allunga verso il cielo le dita. Un figlio
che abbia gli occhi ingranditi di Cristo, la fronte stupefatta
e le labbra anelanti. Le sue braccia al mio collo intrecciate a
ghirlanda; della mia vita il fiume che scende a lui, fecondo;
simili le mie viscere a un profumo elargito che si espande e
consacra le colline del mondo… Non ho seminato per me, né
ho insegnato per formarmi un braccio che mi assista nell’ora
della fine. Padre nostro che sei nei cieli, tu raccogli la mia
testa mendica, se muoio questa sera”.
Chi può capire e descrivere i sentimenti femminili viscerali sui sentieri asperi della maternità? Io credo di avere colto qualcosa di questo
in una letterina che mi scrisse una mia grande amica: “Prega per me
perché esca dalla sofferenza che stanca l’attesa e il cuore, scusa se non
sono forte, ho la forza però di sapere che sono nelle mani di Dio”.
YESHUA
Ma questo Yeshua che tace
dopo la magia della parola,
questo nostro povero dio abbandonato da tutti,
questo figlio dell’uomo
picchiato, torturato e crocifisso,
quest’uomo spaventato e angosciato
io non lo abbandono,
io provo compassione per lui,
voglio aiutarlo a riprendersi:
ecco, io sono qui, Signore,
e ti tendo la mia mano,
io tendo la mano a te,
terapeuta itinerante fatto re
con grandi sogni e ideali,
anche se hai fallito tutto,
tranne che regnare nel cuore
degli uomini di pace
per sempre nella speranza,
nella nostra ultima speranza per sempre
nell’infinito del Dio dei numeri
delle stelle e dell’universo.
Tiziano Maria Galli
Questa poesia è stata pubblicata sull’Antologia
annuale di poesia, edizione 2013, della rivista
Artecultura di Milano.
g.m.
CAMBIAMENT
La poesia vuole essere un’analisi, sia pure bonaria ma abbastanza realistica, della società attuale.
Al dì d’incoeu, touscoss l’è cambiǽ,
te se acorget a girà per ul paes... da pensiunǽ,
se te vet a la “Pourada”… a fa ‘na courséta
o in bibliuteca… a legg la gazéta,
te troeuvet gent… che per l’età che l’ha gà
le douvaria véss… in boutega, a lavourà.
Un pò de ann fa… per i strad del paes,
te trouvavet doumà i donn… che faseven i spes,
i omen, dai quindes ai sesant’ann e anca pusée,
eren tucc in boutega, ha fa un mestée,
mecanich, lustrur, legnamée, tapezée,
prestinée, ‘letriciste, troumbée.
Ades i fioeu… van tucc a studià,
doutur, ingenier, … tucc bej lavourà,
però, se pù nisunch… el fa ‘l legnamée,
l’eletriciste, ul mecanich, o ‘n’olter mestée,
o pesc anca-mò, se pù nisunch el fa ‘l paisan,
lavourà la tére, … sé sà, … l’è ‘n mestée de vilan!
Se nisunch é souméne patati, ris o furment,
putost che i toumates o i verz invernent
voeuri propi vedè, cousé che te poeudét inventà?
Quand al mesdì… te se sétet giu a mangià.
Argus
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leNotizie
S p i go l a t ur e
Spigolature
Letteralmente il termine “spigolature” descrive l’attività di ricerca e raccolta di spighe di
grano, rimaste nel campo dopo la mietitura; facoltà che era lasciata ai poveri, che potevano
così recuperare le spighe disperse.
Come succede già nella Settimana Enigmistica, in questa pagina il termine viene usato nel
suo senso figurato, cioè raccolta di fatterelli e notizie che possono stuzzicare la curiosità e
l’interesse di chi, fuggevolmente, si trova a passare di qui.
Una donna si preoccupa del futuro finché non trova un marito. Un
uomo non si preoccupa mai del futuro, finché trova una moglie.
Un uomo di successo è colui
che guadagna più di quanto sua
moglie riesca a spendere. Una
donna di successo è colei che sposa quest’uomo.
Berlusconi ce l’ha lungo, Prodi ce l’ha corto, la moglie ce l’ha
ma usa quello del marito, il papa
ce l’ha ma non lo usa. Cos’è?
Maleducato, non voglio rispondere!
Ma è il cognome, cosa credevi?!
Cupio dissolvi: significa “bramo essere distrutto”. L’espressione viene usata per definire la cupa volontà di auto
annullamento dalla quale sono travolte alcune persone nei momenti di più profonda disperazione. Si adopera come
un nesso unico, avente il valore di un sostantivo (il cupio dissolvi).
Memento audere semper: “ricordardati di osare sempre”. La breve frase è l’interpretazione “eroica” che Gabriele D’Annunzio dette della sigla MAS (motoscafo anti sommergibili) con cui furono indicate, nella 1° e 2° guerra
mondiale, speciali imbarcazioni velocissime, munite di siluri e impiegae nella lotta contro unità sottomarine.
In un momento di pausa quattro chirurghi discutono in ospedale della loro professione.
Il primo comincia: “Preferisco avere degli ingegneri sul mio tavolo operatorio. Quando li apro, tutto all’interno è numerato correttamente...” Aggiunge il secondo: “Sì, ma dovreste vedere gli elettricisti! Tutto all’interno è codificato
a colori, impossibile sbagliarsi!” Replica il terzo: “Io penso sinceramente che i bibliotecari siano i migliori. Tutto è
classificato in ordine alfabetico.”
L’ultimo chirurgo, il più vecchio e con tante ore di sala operatoria alle spalle, commenta: “Nella mia lunga esperienza di chirurgo, cari colleghi, i più facili da operare sono stati i politici: non hanno cuore, non c’è cervello, niente
colonna vertebrale ma, soprattutto, la faccia e il culo sono intercambiabili!”
Il quaderno di Nando ha tutte le pagine numerate. Comincia con la pagina 1 (quella della copertina) e poi prosegue, via via, fino al retro della copertina. Sfogliando le varie pagine e guardando la loro numerazione, Nando legge
la cifra “1” esattamente 9 volte. Quante pagine ha il quaderno di Nando?
(Il quaderno di Nando ha 16 pagine: la cifra “1” è contenuta nei numeri: 1,10,11,12,13,14,15,16.)
Se un elefante e un topolino pesano insieme una tonnellata e 100 grammi e l’elefante pesa una tonnellata più del
topolino, quanto peserà quest’ultimo?
(il topolino pesa 50 grammi)
Un italiano entra in una banca di New York e chiede di parlare con l’impiegato addetto ai prestiti; gli dice che
deve recarsi in Italia per due settimane e che ha bisogno di un prestito di 5000 dollari. Il funzionario gli risponde che
la banca richiede alcune forme di garanzia per concedere un prestito.
Così l’italiano tira fuori le chiavi di una nuova Ferrari; la macchina è parcheggiata in strada di fronte alla banca. L’italiano consegna anche il libretto di circolazione e i documenti dell’assicurazione. Il funzionario accetta di ricevere
l’auto come garanzia collaterale del prestito.
Il presidente della banca e i suoi funzionari si fanno quattro risate alle spalle di un italiano che utilizza una Ferrari da
250mila dollari come garanzia per un prestito di 5000 dollari. La macchina viene parcheggiata nel garage sotterraneo
della banca.
Due settimane dopo l’italiano ritorna, restituisce i 5000 dollari e paga gli interessi di 15 dollari e 41 centesimi. A
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leNotizie
Le n ost re uscite
questo punto il funzionario gli chiede: ”Gentile signore, siamo veramente lieti per averla avuta come cliente, l’operazione è andata molto bene, però ci deve scusare ma siamo un po’ confusi, abbiamo assunto qualche informazione
sul suo conto e abbiamo appurato che lei è un multimilionario che sicuramente non aveva bisogno di un prestito
così irrisorio, e ci chiediamo come mai si sia dato tanta pena a fornire una garanzia così alta per una piccola quantità
di denaro”.
L’italiano risponde: “Secondo lei dove potevo trovare a New York un posto, dove parcheggiare la mia Ferrari per
due settimane, per solo 15 dollari e 41 centesimi ed essere sicuro di ritrovarla al mio ritorno?”
Sensibilizzazione per le truffe agli anziani
I
l gruppo teatrale dell’Unitre sta validamente collaborando con l’Assessorato ai Servizi Sociali del
comune di Cesano Maderno che, unitamente alla Tenenza dei Carabinieri di Cesano e all’Associazione
Anziani, hanno promosso una campagna di sensibilizzazione per le truffe agli anziani. Si tratta di un
fenomeno purtroppo sempre più diffuso, soprattutto
a scapito delle persone socialmente più deboli, perché sole o anziane.
Non bisogna pensare che la cosa accada solo agli
altri, potrebbe capitare anche a te. Se sei informato
come comportarti, saprai sicuramente anche come
difenderti. Così recita il volantino che è stato diffuso per informare dell’iniziativa. L’invito rivolto
alla compagnia teatrale dell’Unitre è stato quello di
rappresentare in modo diretto con scenette, quello
che può succedere e come porre rimedio, nei limiti
del possibile.
Negli scorsi mesi sono stati promossi gli incontri presso i centri anziani di Cesano centro, Cassina
Savina, Cascina Gaeta e Villaggio Snia. Il prossimo 6 maggio la campagna di sensibilizzazione si
concluderà a Binzago, presso il centro diurno di via
Romagnosi 13.
Nuovo sito dell’Unitre Cesano
tiamo a riportare il nuovo logo della home page,
nonché l’immagine di apertura che è stata utilizzata all’inizio di marzo, per sottolineare la ricorrenza della festa delle donne.
D
ai primi dello scorso mese di marzo è entrato
ufficialmente in funzione il nuovo sito dell’Unitre di Cesano; l' indirizzo è www.unitrecesano.it. Il
nuovo sito risulta completamente rinnovato rispetto
al precedente. Esso è frutto di un lungo ed appassionato lavoro del u3softeam, un gruppo di lavoro
costituito tempo fa dal docente Antonio Galimberti
e da alcuni suoi corsisti, per studiare la possibilità
di informatizzare le iscrizioni all’Unitre e rinnovare
radicalmente il sito.
Rimandiamo ad un prossimo articolo la presentazione approfondita del sito. Per il momento ci limi19
leNotizie
All’auditorium laVERDI di
Milano
Noi dell’UNITRE siamo
stati per la prima volta all’Auditorium laVERDI di Milano
lo scorso 22 dicembre, per assistere al concerto Adesso Valzer. L’entusiasmo per il luogo e
per la musica ha catturato tutti i
nostri 45 partecipanti che hanno
chiesto di ripetere presto l’esperienza.
Viva la musica, tutta la musica: linguaggio universale che
unisce e sa suscitare grandi
emozioni.
Recitazione
La compagnia dell’UNITRE’
ha portato a Castiglione d’Intelvi la commedia “ PREVOST
PER TRI DI’ il 17 Novembre
2013: grande successo, come
sempre. Con nostra grande soddisfazione verremo inseriti nella rassegna per l’anno prossimo.
Il 30 Novembre abbiamo portato la stessa commedia a Lurate
Caccivio: anche qui lo stesso
discorso, ci hanno inserito nella
rassegna per l’anno 2014.
Rubrica dei nonni
Riservata a tutti i nonni e nonne che partecipano all’Unitre
Potete lasciare gli annunci in segreteria Unitre,
oppure farceli avere via e-mail ([email protected])
Simone
Andreachiara
Elisa
Samuele
03.12.2013
28.01.2014
30.01.2014
14.02.2014
ore 2.58
ore 00.58
ore 12.10
ore 07.16
3,300 Kg.
2,900 Kg.
4,200 Kg.
2,900 Kg.
Nonni Casati Vittorio e Brunati Anna Maria
Nonni Proserpio Bruno e Teruzzi M. Grazia
Nonno Balestrini Alessandro
Nonni Rosa e Angelo Barillaro