VALORI E SVILUPPO Documento per il Congresso regionale di Legacoop Emilia-Romagna* e contributi dei Gruppi di lavoro *(Approvato nella Direzione regionale 1 Ottobre 2014) XI Congresso Regionale Bologna, 26 Novembre 2014 VALORI E SVILUPPO Documento per il Congresso regionale di Legacoop Emilia-Romagna* e contributi dei Gruppi di lavoro *(Approvato nella Direzione regionale 1 Ottobre 2014) XI Congresso Regionale Bologna, 26 Novembre 2014 Indice dei contenuti 4 Documento congressuale 28 Gruppi di lavoro DOCUMENTO CONGRESSUALE Indice dei contenuti PREMESSA 5 INTRODUZIONE 7 La crisi e il patrimonio imprenditoriale e sociale della cooperazione 7 CAPITOLO I 9 Ripartire dai valori Rinnovare il capitale sociale del Progetto Cooperativo 9 10 CAPITOLO II 11 La Rappresentanza e la sua organizzazione Rilanciare il Progetto Cooperativo: verso l’ACI Rinnovare la Rappresentanza e la sua organizzazione Riorganizzazione della Legacoop, nella prospettiva dell’ACI Gli strumenti e le azioni di sistema 11 11 11 12 13 La nuova funzione del monitoraggio e il codice di comportamento Riforma degli strumenti finanziari Il contrasto alla corruzione, le Regole, la Sicurezza I rapporti intercooperativi Una iniziativa pubblica contro le “false cooperative”: una proposta della Legacoop nazionale L’impegno della Legacoop contro le mafie Formazione dei gruppi dirigenti La Governance e la partecipazione dei soci e dei dipendenti al governo della cooperativa. Un impegno di mandato L’organizzazione del lavoro, un tema sommerso ma cruciale Riposizionare le cooperative: creare sviluppo e lavoro Piani Territoriali Integrati: Collaborare per Crescere 13 13 14 15 15 15 15 15 15 16 17 17 CAPITOLO III 17 Riposizionamento strategico Progetti intersettoriali e di settore per il Riposizionamento strategico 17 18 Promozione cooperativa e nuovi settori di intervento: per lo sviluppo della presenza cooperativa in Emilia Romagna I Progetti 18 18 La necessaria trasformazione del Settore delle Costruzioni 18 Distribuzione cooperativa, territorio, nuovi bisogni 19 Agroalimentare19 Logistica, Servizi 20 Cultura e Turismo 20 Welfare, Sanità e Progetto salute 20 Ambiente e green jobs: le opportunità 20 Il lavoro e la nuova dimensione della Contrattazione Nazionale e Aziendale. 21 Le politiche attive del lavoro e gli ammortizzatori sociali 21 Progetto innovazione e Agenda digitale 22 Una Agenda digitale per Legacoop 22 Internazionalizzazione: un impegno di mandato 22 Osservatorio sulla cooperazione e sue tre funzioni convenzione con Unioncamere 22 Strutture di Sistema (Strutture trasversali) 23 PREMESSA L a crisi che viviamo, essendo il frutto evidente di eventi straordinari di carattere finanziario e sociale, porta con sé un mutamento profondo delle caratteristiche economiche, sociali e culturali in Italia e nel mondo. I caratteri della nuova globalizzazione, il mutare delle sedi di accumulazione e delle sedi dell’ innovazione scientifica e tecnologica a livello mondiale, la nuova vasta dislocazione della competizione economica e culturale fanno sì che vengano poste sfide dai caratteri inediti e per molto tempo irreversibili. Se a ciò sommiamo i cambiamenti economici,sociali e delle abitudini al consumo in atto in Italia ne derivano cambiamenti strutturali per molti versi irreversibili. Di tutto questo dobbiamo tener conto nell’affrontare il vasto riposizionamento dell’ insieme delle cooperative associate. Per affrontare questa nuova situazione abbiamo bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti i soci e dei gruppi dirigenti della Cooperazione dell’Emilia-Romagna, ai quali il nostro Congresso deve riuscire a parlare, affinché facciano proprie le proposte e le riflessioni che vogliamo proporre, con una discussione che sia la più ampia possibile. Siamo di fronte ad una sfida di profonda trasformazione, nella quale la Cooperazione, non solo Legacoop ma l’ACI nel suo insieme, deve diventare un soggetto importante di cambiamento ed innovazione per tutti i territori nei quali la cooperazione ha svolto, da oltre un secolo, e continua a svolgere, un ruolo sociale, oltreché economico, importante. A partire dalle proprie imprese associate. Si tratta di lavorare ad un vero proprio “rinascimento” dei caratteri e della presenza del Progetto cooperativo, che faccia di nuovo “innamorare” gli uomini e le donne della nostra Regione e del paese rispetto ai valori etici e sociali della cooperazione, per rinnovarne l’identità e per metterla a disposizione delle esigenza di difesa dei più deboli e di sviluppo dell’intera società, lievito importante del rinnovamento del paese. Per fare questo il documento propone di lavorare sulle “tre gambe” di un possibile progetto di sviluppo e cambiamento: 1. valori e identità 2. la rappresentanza e la sua organizzazione 3. il riposizionamento strategico delle cooperative. 9 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO INTRODUZIONE La crisi e il patrimonio imprenditoriale e sociale della cooperazione N ella nostra regione interi settori economici hanno potuto svilupparsi a livelli nazionali, e non solo, proprio grazie all’iniziativa delle imprese cooperative. Pur colpito dalla crisi, questo patrimonio professionale e materiale rappresenta una risorsa da cui partire, avviando una profonda opera di innovazione e di adeguamento, di ristrutturazione e di ammodernamento. In realtà, le due crisi che hanno colpito l’intero sistema produttivo mondiale, la Grande Recessione del 2008-9 e quella a seguito della crisi del debito sovrano del 2011-13, si sono innestate su problemi storici e strutturali dell’apparato produttivo italiano, del sistema del nostro paese, che da troppo tempo impediscono di raggiungere livelli di crescita simili a quelli degli altri paesi. Ci sono alcuni fattori ormai riconosciuti all’origine di questa debolezza e sui quali la cooperazione deve dare un proprio contributo strategico. Vi sono elementi strutturali, come la carenza di infrastrutture, i ritardi e la disorganizzazione della giustizia civile e penale, un mercato le cui regole non contribuiscono né alla trasparenza né all’efficienza paragonabili a quelli di altri paesi, un circolo vizioso tra formazione e qualità del capitale umane richiesto e utilizzato dalle imprese. Ma vi sono anche elementi critici nel funzionamento del sistema delle imprese: innanzitutto una specializzazione produttiva poco flessibile, una ridotta dimensione aziendale, una scarsa innovazione, una internalizzazione del tutto inadeguata e modelli di governance non efficienti e soprattutto non coerenti. Di fronte a queste criticità e all’esplosione delle crisi, le imprese cooperative hanno reagito in modi diversificati, puntando solo in parte e in modo inadeguato a quel “Riposizionamento” che i precedenti congressi regionali del 2007 e del 2011 avevano già individuato come una necessaria linea di azione. È opportuno ricordare che negli ultimi decenni la cooperazione emiliana ha dato prova di riuscire a realizzare grandi operazioni di sviluppo e di crescita. La stagione delle unificazioni degli anni ’70 e ’80 hanno consegnato all’economia regionale e nazionale alcune delle più importanti imprese, salvaguardando interi settori come è accaduto nell’agroalimentare e nelle costruzioni, così come nel settore dei servizi. Anche di fronte alla crisi alcune imprese e alcuni settori hanno adottato le giuste strategie, dimostrando una capacità non solo di resistenza ma anche di sviluppo. È il caso di alcuni settori industriali (Sacmi, Cefla, Granarolo, Gsi, ecc.) e, nelle costruzioni, il caso della CMC, che testimoniano dell’efficacia della scelta strategica dell’internazionalizzazione. Ma anche una grande operazione come quella di Unipol-Fonsai, resa possibile dagli investimenti delle principali imprese cooperative e che ha dato vita a uno dei principali gruppi assicurativi del paese, testimonia della capacità di cogliere l’esigenza della crescita dimensionale come elemento decisivo della competizione e per il futuro posizionamento in un ambito non solo nazionale. Tuttavia, nonostante questi positivi risultati e altri ancora, il perdurare della crisi vede una difficoltà generale dei vari settori nel portare avanti con forza quel progetto di 11 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO “Nuovo Riposizionamento” che rappresenta sempre di più una necessità impellente per l’intero sistema cooperativo, non solo della Legacoop. I dati che saranno messi a disposizione con il Rapporto economico, ci descrivono una situazione nella quale il perdurare della crisi sta esaurendo le grandi capacità di resistenza delle imprese nei vari settori, a partire da quelle delle Costruzioni e le loro filiere, che rappresentano il cuore della nostra crisi. Il calo sistematico dei consumi, compresi i beni durevoli, pur in presenza di una relativa tenuta dei redditi, e la caduta degli investimenti, testimoniano di una crisi di fiducia che può ripercuotersi pericolosamente su molti pezzi del nostro sistema di imprese, anche in quelli sin qui non pienamente coinvolti. La difesa dell’occupazione, che ha inevitabilmente comportato un peggioramento delle condizioni di produttività complessiva, rischia di diventare un obiettivo sempre più a rischio, di fronte al peggiorare delle condizioni complessive delle imprese stesse. Tuttavia proprio la difesa dell’occupazione è stato uno dei grandi contributi della cooperazione allo sviluppo del paese (vedi Appendice). I massicci interventi finanziari per le crisi sinora attuati e quelli in previsione, hanno lasciato tutti i nostri strumenti regionali (e non solo) in un equilibrio operativo che difficilmente potrà consentire ulteriori ampi interventi. La progressiva e certa riduzione della spesa pubblica nei vari settori sta restringendo significativamente questi mercati particolari, nei quali, tra l’altro, la pratica del “massimo ribasso” induce forme di concorrenza quantomeno “spregiudicata” che restringono ulteriormente i nostri spazi. (Si rimanda al Rapporto Economico, che sarà inserito nella documentazione congressuale, per indicazioni più analitiche e complete). Solo perseguendo con forza e coerenza l’obiettivo del Riposizionamento possiamo pensare di affrontare la crisi. Non è più tempo per nessuno di indugiare in tattiche attendiste, che non affrontino i problemi cruciali della ristrutturazione delle imprese. Va anzi riconosciuto, purtroppo, che una certa passiva accettazione dei dati della crisi in attesa di una sua, mai avvenuta, attenuazione, è stato senz’altro uno degli elementi delle crisi aziendali in corso. Questa cultura “attendista” è stata anche all’origine di una passività delle stesse basi sociali, poche reattive anche a seguito di un funzionamento della governance che ha accentuato gli effetti della crisi, privilegiando esigenze di consenso generale a quelle più impellenti di salvaguardia delle imprese in una ottica strategica. Oggi tutti i nodi vengono al pettine. Il calo dei consumi sta determinando situazioni critiche anche in settori tradizionalmente forti. Nuove strategie debbono essere messe in campo, sia attraverso una rivitalizzazione delle risorse interne alle cooperative sia con politiche di sistema che mettano a disposizione delle imprese strumenti più efficienti e più adeguati. 12 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO CAPITOLO I Ripartire dai valori In questa operazione di riorganizzazione e Riforma della Rappresentanza, dobbiamo prendere molto sul serio i nostri valori di riferimento, così come si sono definiti nelle discussioni dell’ICA e che vedono insieme, accanto alla democrazia economica e al controllo da parte dei soci (Principio 1. “Adesione libera e volontaria”; Principio 2. “Controllo democratico da parte dei soci”) anche una forte responsabilità per le nostre comunità, una responsabilità sociale che va ben oltre atti formali, che deve sostanziarsi in una particolare attenzione e responsabilità verso i territori, chiamando tutti alla costruzione responsabile di progetti di sviluppo sostenibile e che guarda al futuro (Principio 7. “Interesse verso la comunità”) di appannamento e di crisi anche imprenditoriale derivi dalla scarsa consapevolezza di cosa realmente significhi essere socio di una cooperativa, a tutti i livelli, esercitando la propria responsabilità di controllo in quanto socio ma anche di trasparenza e di efficienza in quanto dirigente. Negli ultimi anni l’obiettivo di sviluppare una necessaria capacità imprenditoriale ha rischiato di prevalere su quello di garantire un efficace funzionamento della cooperativa e dei suoi valori: la centralità dell’impresa deve essere intesa come la centralità dell’”impresa cooperativa”. In caso contrario rischiamo di esaltare le debolezze dei due modelli di impresa, invece di avviare una nuova sintesi di sviluppo e innovazione. La cooperazione può diventare il punto di riferimento per la costruzione di una alleanza per lo sviluppo che sia in grado di rilanciare i propri obiettivi come obiettivi dell’intera comunità. Di nuovo: dobbiamo prendere sul serio i nostri principi ed uno di questi ci invita alla: “Educazione, formazione ed informazione” (il 5° Principio). Se è vero che la debolezza della governance è stato uno dei fattori di amplificazione della crisi allora è indispensabile rilanciare una nuova stagione di Educazione, oltreché di formazione, per costruire una nuova leva di dirigenti e soci che siano più consapevoli dei caratteri della cooperazione e della responsabilità che compete loro, qualunque funzione esercitino. La fondamentale riaffermazione della difesa e dello sviluppo degli interessi dei soci (Principio 3. “Partecipazione economica dei soci”; Principio 4. “Autonomia ed indipendenza dei soci”) deve quindi essere vista intrecciata allo sviluppo dell’intera comunità: non possono esserci cooperative ricche e comunità povere. Del resto, questo obiettivo di integrare in progetti di sviluppo le risorse sociali ed imprenditoriali di un territorio, deve poggiarsi sulla capacità di integrare le grandi risorse del sistema cooperativo: “Cooperazione tra cooperative” è il 6° Principio, uno dei più ricchi di potenziali risultati, per non aver perseguito il quale si sono forse perse molte opportunità e si sono commessi veri e propri errori, imprenditoriali e sociali. È probabilmente maturo il tempo di pensare, proprio in una fase di crisi come questa, che un grande investimento in una “Scuola di cooperazione” possa essere uno dei più efficaci investimenti per il futuro. Ma è anche nostro compito storico, un impegno che abbiamo anche nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto e di quelle che seguiranno, quello di valorizzare e rinnovare la nostra eredità che è etica oltreché imprenditoriale: la cooperazione rappresenta un patrimonio importante del capitale sociale dei nostri territori e noi abbiamo l’obbligo di farla conoscere e di rinnovarla, consapevoli che il patrimonio di partecipazione, di responsabilità e di cultura che possiamo mettere a dispo- Tutto ciò può essere possibile solo se i soci e tutti coloro che si sentono impegnati nel grande progetto cooperativo, si pongono l’obiettivo di migliorare in continuazione le loro capacità professionali ma anche la loro formazione cooperativa. È più che probabile che uno degli elementi 13 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Questi progetti e queste iniziative rappresentano un elemento di qualità nella presenza della cooperazione sui territori, e ne definiscono la identità percepita, sono i nostri migliori “ambasciatori” presso le nostre comunità. Dobbiamo svilupparli e cogliere le necessità di un loro eventuale coordinamento, per renderli più efficaci e produttivi. Allo stesso modo abbiamo la necessità di pensare a riprogettare le nostre modalità di Comunicazione. Da un alto si tratta di cogliere le potenzialità delle nuove tecnologie nel campo della comunicazione sociale e delle reti di persone. Dall’altro si tratta di pensare ad una strategia di difesa e di valorizzazione della nostra Reputazione sociale che ha, certamente, nei comportamenti dei cooperatori e nei risultati delle nostre imprese i suoi strumenti essenziali ma che deve anche confrontarsi con campagne di stampa e sul web che in molti casi travisano strumentalmente fatti e circostanze. Dobbiamo avere una maggiore capacità di reazione e una continuità assai più efficace. Dobbiamo lanciare anche in collaborazione con la cooperazione culturale e con le attività di produzione, una iniziativa che cerchi di mettere a sistema i tanti canali di comunicazione con l’intera società che le cooperative gestiscono direttamente (dal giornale della Coop di consumo, ai canali aziendali, alle televisioni locali ecc.). Dobbiamo costruire contenuti e prodotti culturali ed informativi audiovisivi, che facendo perno sui valori cooperativi, puntino a costruire nuovi pubblici ai quali possa arrivare direttamente un messaggio innovativo nel panorama dell’offerta culturale attuale, dando spazio alle energie creative che la nostra regione sa esprimere. sizione, far conoscere e diffondere, può aumentare la qualità della democrazia nel nostro paese. Anche in questo caso investire nella costruzione di contenuti e di prodotti culturali che possono essere fruiti dal più largo numero di persone rappresenta un investimento per il futuro, un investimento sulla nostra futura identità e su quella delle nostre comunità. Rinnovare il capitale sociale del Progetto Cooperativo Abbiamo quindi la necessità di pensare ad alcuni progetti che dobbiamo considerare strategici per il prossimo mandato. innanzitutto dobbiamo lavorare al coordinamento e al rafforzamento delle iniziative e delle attività che diffondono e studiano la cultura cooperativa. Dobbiamo ripensare al rapporto con le iniziative universitarie che si tengono sul nostro territorio, per verificarne l’efficacia e per valutare le condizioni per un loro eventuale sviluppo. Dobbiamo tuttavia puntare ad una nuova iniziativa formativa, ad una vera e propria “Scuola della Cooperazione” centrata non tanto sulla formazione di carattere tecnico e specifico, ma sulla trasmissione e rinnovamento del sistema valoriale e della cultura della cooperazione, di cosa significa essere socio e dirigente di una cooperativa. Mai come in questa fase di crisi, un potenziamento e una chiarificazione della identità cooperativa rappresenta uno strumento importante per affrontare anche l’attività ordinaria delle nostre imprese: una risposta alla crisi viene anche dal rilancio di una nuova leva di cooperatori, più attrezzati tecnicamente ma anche più forti idealmente e culturalmente. Qui sta anche un ruolo strategico di “Generazioni”, nella attivazione di nuove risorse tra i soci e di nuovi contenuti, più adeguati a cogliere le esigenze delle giovani generazioni nel rapporto con quel fenomeno secolare che è la cooperazione. Per fare questo è necessario procedere ad un coordinamento degli istituti e delle attività di ricerca (Fondazione Barberini, Centro di Documentazione, Osservatorio, Centro Studi, Società di formazione), per realizzare un Progetto di formazione che sia all’altezza delle esigenze. Ma il rafforzamento della cultura e dell’identità cooperativa deve andare di pari passo con una sua diffusione nella società più ampia. Si tratta allora di valorizzare al massimo tutte quelle iniziativa di cosiddetta “mutualità esterna” che vedono le nostre cooperative impegnate in centinaia di progetti sportivi, educativi, assistenziali, da “Bella Copia” ai “Brutti ma buoni”, “Ausilio”, “Alta voce”, la settimana del “Buon vivere”, ecc. Infine dobbiamo puntare a rafforzare il rapporto diretto tra le cooperative e l’associazione. Aldilà del funzionamento degli organismi statutari si avverte, infatti, la necessità di un maggior coinvolgimento e di una maggiore responsabilizzazione delle realtà più significative, recuperando un contributo diretto presso il livello regionale a partire dalla sua Presidenza, inserendo in essa rappresentanti delle cooperative. In tempi di riorganizzazione delle strutture è opportuno pensare all’istituzione di una vera e propria Consulta cooperativa di livello regionale che, senza nessuna esigenza di formalizzazione statutaria, consenta alla presidenza regionale di attivare rapidamente e informalmente una sede di discussione e confronto sulle questioni più urgenti e complesse che dovranno essere affrontate, uno strumento flessibile, che non prefigura nessun nuovo organismo, senza una composizione definita, ma da convocare a seconda degli argomenti. Uno strumento consultivo che può consentire di unificare in una unica sede le voci articolate e complesse di un movimento in forte fase di trasformazione. L’organizzazione di tale strumento è lasciata alla discrezione della presidenza regionale. 14 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO CAPITOLO II La Rappresentanza e la sua organizzazione Rilanciare il Progetto Cooperativo: Rinnovare la Rappresentanza e la verso l’ACI sua organizzazione Una delle risorse più importanti che la cooperazione può mettere a disposizione della società nel suo insieme, è rappresentato dal patrimonio di esperienze imprenditoriali che si sono sviluppate e dalle competenze tecniche e manageriali che si sono accumulate nelle imprese cooperative. Ma questa capacità organizzativa e imprenditoriale si sviluppa in modo adeguato solo se viene vista insieme all’altro elemento decisivo del progetto cooperativo: la democrazia e la spinta all’eguaglianza, alla difesa dei più deboli. Il Progetto cooperativo vive dell’equilibrio di questi due elementi: gli interessi dei soci e una passione etica e civile per la democrazia e per uno sviluppo eguale, che sia all’altezza delle sfide economiche ed imprenditoriali. Dobbiamo riaffermare una identità legata ad un modo di fare impresa che tiene insieme gli interessi dei soci e quelli della società, che afferma i propri valori in modo distintivo, nel pluralismo imprenditoriale e sociale, rinnovando in continuazione la continuità di quello speciale tipo di impresa che è la cooperativa. Proprio per questo la costruzione dell’ACI diventa un obiettivo strategico e qualificante dell’iniziativa dei gruppi dirigenti per il prossimo mandato congressuale, un contributo decisivo per migliorare sia la difesa e lo sviluppo degli interessi delle cooperative sia la qualità della democrazia. Siamo di fronte, non solo nel nostro paese, a una forte crisi degli assetti istituzionali e di rappresentanza sociale. La cosiddetta “crisi della politica” non è altro che il sintomo di una fase di transizione da un assetto istituzionale e di poteri ad un altro. Le “scorciatoie” tecniche si sono rivelate inefficaci: questo è un compito di carattere fortemente politico che deve vedere impegnate le classi dirigenti di questo paese a tutti i livelli. La Lega si sente parte di questo sforzo. La necessità di semplificare e riaccorpare le leve istituzionali e della rappresentanza va di pari passo con la necessità di ammodernare quegli strumenti per renderli più efficaci e meno costosi per i cittadini e gli associati. La riduzione del numero dei nodi decisionali, troppi e sovente sovrapposti l’uno all’altro senza ragioni di efficienza e\o di democrazia, diventa un obiettivo non solo di semplificazione e risparmio, ma di riqualificazione della democrazia e della sua efficienza. Siamo di fronte ad una accelerazione della modifica degli assetti istituzionali che avviene in modi non sempre ordinati ma irreversibili, costringendo le associazioni a ripensare la propria organizzazione. Chiusura delle Province, delle Camere di Commercio, riorganizzazione delle strutture periferiche dello Stato (dalle Questure, ai tribunali, alle agenzie delle entrate ecc.), revisione dei rapporti tra Stato e Regioni (modifiche del Titolo V), superamento del Senato, riordino della PA: si accavallano provvedimenti che ricostruiranno, nel prossimi mesi e anni, l’intero panorama istituzionale e i rapporti tra le PA e tra esse e la società. Probabilmente, e in particolare dal nostro punto di vista, l’epicentro è rappresentato dalla “liberazione dal vincolo provinciale”, che costringe a ripensare tutta la geografia associativa. L’obiettivo strategico dei prossimi anni è quello di procedere alla costituzione di una unica centrale organizzativa di riferimento dell’ACI a livello della regione Emilia-Romagna. In sintonia con l’impulso e le indicazioni nazionali, anche da noi saranno adottate tutte le misure per perseguire con coerenza l’unificazione delle varie organizzazioni, dandoci tempi certi e obiettivi condivisi. 15 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Riorganizzazione della Legacoop, nella prospettiva dell’ACI Per molte regioni si apre una fase di ripensamento delle proprie politiche regionali e della propria collocazione in scenari competitivi che la globalizzazione ha profondamente cambiato. Nel frattempo è proceduto e dovrà procedere il lavoro di riorganizzazione delle strutture e degli strumenti della nostra organizzazione. Sono andate avanti alcune aggregazioni territoriali (la Romagna) e altre si stanno definendo (Emilia ovest e altre aggregazioni). Ma sempre più chiaramente sono evidenti le necessità per un ulteriore sviluppo di questa operazione. In particolare è in corso di definizione il rapporto tra livello regionale della Lega e i nuovi livelli territoriali-zonali che si vengono costituendo. Questo è un tema che nasce anche dalle nuove “funzioni”, nuovi ruoli che, per ora informalmente, in un rapporto ancora incerto tra poteri e responsabilità, il livello regionale ha assunto con la crisi e il cambiamento in atto. È indispensabile andare più avanti nella definizione dei rapporti tra i vari livelli non solo per questioni di razionalizzazione ma soprattutto per rendere più efficace l’iniziativa della Associazione. Per questo, in accordo con un orientamento dello specifico gruppo di lavoro regionale, si ipotizza, nell’arco del mandato quadriennale, il superamento dei nuovi livelli territoriali-zonali e si auspica anche quello delle attuali formule organizzative che prevedono l’esistenza dei settori a livello regionale. Questo ci pone l’esigenza, come Legacoop, in quanto soggetto a chiara ed autonoma valenza politica, di diventare interlocutori consapevoli dei vari livelli istituzionali e politici che stanno presidiando tali cambiamenti A livello europeo, la prospettiva del progetto 2020 con il suo modello di sviluppo integrato e sostenibile, rende indispensabile cogliere tutte le condizioni per sviluppare rapporti e relazioni con partner cooperativi europei. La Legacoop è presente in molti organismi di coordinamento della cooperazione europea e dobbiamo sfruttare al massimo queste presenze. Del resto è sempre più evidente che molte delle condizioni legislative e di regolazione così come di promozione per il settore della cooperazione, si giocheranno sui tavoli della politica e dell’amministrazione in Europa. È quindi indispensabile diventare sempre più interlocutori, delle forze politiche e delle sedi istituzionali europee. Così come dobbiamo confrontarci con la fase politica nazionale, che si è aperta con il nuovo governo. La necessità di cogliere il rapporto tra vincoli e risorse, di fronte al quale si trova il governo nazionale, deve portarci ad avere un responsabile atteggiamento critico rispetto alla tutela degli interessi del mondo cooperativo. Così come la richiesta di un necessario coinvolgimento nelle decisioni collettive più rilevanti, deve andare di pari passo con una ristrutturazione della rappresentanza sociale e della sua efficienza, non facendo mai venir meno la velocità, oggi quanto mai necessaria, nell’assunzione delle decisioni finali. In particolare per quanto riguarda il rapporto tra settori e Lega regionale: in questa fase due associazioni nazionali (Abitazione, Sociali) hanno avviato un percorso di regionalizzazione che li rende diretti interlocutori del livello regionale della Lega. Per quanto riguarda gli altri settori occorre comunque ricercare un forte coordinamento che consenta di intrecciare con la massima coerenza ed efficienza l’iniziativa della Lega regionale e quella dei Settori. Per le Associazioni di settore è necessario tendere a semplificare e a mantenere la dimensione nazionale con articolazioni di presidio Regionale e interregionale. Anche con la Regione Emilia Romagna dobbiamo continuare quel proficuo lavoro di interlocuzione che ha consentito, nel corso di molti anni e molte occasioni, di portare un contributo fattivo al miglioramento delle politiche pubbliche in generale. Consapevoli del nostro ruolo di forza portatrice di interessi che vogliono sposarsi con quelli generali della collettività, seguiremo con grande attenzione il formarsi di una nuova classe dirigente di maggioranza e di opposizione, pronti a confrontarci. Le elezioni anticipate del prossimo 23 Novembre rappresentano una occasione importante per offrire una risposta adeguata alle difficoltà della politica regionale e noi intendiamo essere interlocutori costruttivi di questo processo. Anche qui le forze politiche sono attese alla prova di un rinnovamento profondo, per cogliere appieno le richieste di cambiamento. Specialmente nella nostra regione, che parte da risultati storici e recenti di grande civiltà, le classi dirigenti debbono assumersi la responsa- Particolare importanza, viste anche le caratteristiche della crisi in atto, rivestiranno le iniziative di consultazione e coordinamento delle iniziative con le altre leghe regionali più direttamente coinvolte dalla presenza delle cooperative poste nella nostra regione e comunque confinanti con i nostri territori. Occorre pensare, soprattutto, ad iniziative congiunte di supporto a progetti territoriali interregionali. Tale attività di consultazione e coordinamento si rende necessaria anche a partire dal cambiamento profondo sia degli assetti istituzionali (riforma del Titolo V, ecc.) sia delle traiettorie di sviluppo. 16 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO lata adeguatamente, una sua ufficializzazione con l’ingresso negli statuti, al fine di formalizzare un preciso equilibrio tra poteri e responsabilità tra Lega e imprese. bilità di costruire un proficuo equilibrio tra rinnovamento e continuità. Dobbiamo puntare alla costruzione di un nuovo patto sociale sulla base dell’individuazione di obiettivi condivisi, costruendo un compresso tra interessi diversi nella direzione dello sviluppo della società regionale. Riforma degli strumenti finanziari Anche per quanto riguarda l’azione degli strumenti finanziari di sistema la crisi ha messo in evidenza alcune difficoltà che debbono trovare una soluzione. L’esigenza fondamentale è quella di un coordinamento di tali strumenti sia sul versante delle crisi sia su quello del reperimento delle risorse in funzione di investimento. In entrambi i casi è necessario procedere a un riordino e a un coordinamento. È quindi opportuno definire modalità che mettano insieme tutte le potenzialità, territoriali e nazionali, definendo obiettivi condivisi. Questa necessità dovrà essere perseguita nei prossimi mesi e dovrà trovare anche in ambito congressuale un mandato alla Presidenza per valutare, congiuntamente agli organismi interessati, le modalità migliori per arrivare all’obiettivo del coordinamento. Gli strumenti e le azioni di sistema La crisi ci ha consegnato una serie di lezioni dalle quali dobbiamo trarre alcune conseguenze anche in termini organizzativi. Si tratta di mettere in campo la realizzazione di Progetti di sostegno alla Nuova Qualità Valoriale e Imprenditoriale cooperativa, cominciando a prendere sul serio quel nuovo rapporto tra poteri e responsabilità che in questi anni ha prodotto, nei fatti, nuove competenze e nuove funzioni della struttura associativa, in particolare del livello regionale. La nuova funzione del monitoraggio e il codice di comportamento Una ottica realmente di sistema e la costruzione di una modalità di vincolo al coordinamento deve: Una prima questione riguarda l’intervento rispetto alle situazioni di crisi ed in particolare una funzione di Monitoraggio, ben diversa dalla funzione istituzionale della Revisione. In troppi casi l’esplosione di una crisi aziendale avviene senza che sia stato possibile effettuare preventivamente una verifica ed offrire la possibilità di azioni correttive. Nel corso della crisi troppe aziende hanno procrastinato iniziative necessarie e hanno affrontato in modo passivo le situazioni critiche che si accumulavano, per poi sfociare in una situazione irreparabile. Occorre pensare ad un sistema di regole e controlli che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale, finanziario e gestionale, tale per cui il livello regionale sia in condizioni di interagire con i consigli di amministrazione di quelle cooperative, fornendo, se richiesto, assistenza sulle materie di competenza, chiedere verifiche e analisi ad hoc, sollecitare piani aziendali correttivi. Sulla base di un documento da approvare in sede congressuale, deve essere possibile anche erogare forme sanzionatorie se la Cooperativa non accetta il confronto. Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa, le crisi settoriali, le dinamiche del mercato; tuttavia un simile corpo di regole e di interventi può contribuire a ridurre il potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia nei suoi effetti. Questa nuova attività rappresenta anche uno strumento che viene fornito alla Lega per consentire azioni coordinate a tutela della reputazione complessiva del movimento. Tale nuova funzione dovrebbe trovare, una volta artico- • • • • • • • • evitare duplicazioni e sovrapposizioni, definendo con maggiore precisione ruoli e ambiti, integrando i vari livelli territoriali (finanziarie, Coopfond, ecc.); consentire una operatività meno condizionata da ottiche parziali, settoriali e territoriali, recuperando una visione più complessiva. Ciò risulta particolarmente delicato ed importante nel caso del trattamento delle crisi aziendali ed in stretto rapporto con la Lega regionale. diventa indispensabile operare iniziative di “prevenzione” delle situazioni di crisi più evidenti; coordinare gli interventi, convogliando le risorse sulle situazioni realisticamente supportabili, senza bruciare risorse, ormai scarse; operare queste scelte all’interno di un quadro che, pur tenendo conto dei contesti più complessivi, si faccio carico delle compatibilità attuali e della reale “risanabilità” delle imprese coinvolte; inserire le scelta di natura finanziaria all’interno di piani di risanamento, compresi la gestione di eventuali esuberi di personale, che siano poi seguiti e monitorati. razionalizzare spese generali, per altro già sufficientemente contenute e comunque valutare la possibilità\opportunità di eventuali accorpamenti e fusioni anche societarie e non solo operative; selezionare e gestire le partecipazioni stabili, evitando sovrapposizioni, con una valutazione rispetto alla reale “consistenza” cooperative di tali parte- 17 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO • • • • • • • Ma la situazione impone una assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. cipazioni; puntare al coordinamento anche con soggetti non immediatamente percepibili come “strumenti” diretti ma che possono giocare un ruolo sistemico assai importante, in particolare per quanto riguarda Unipol, esplorando tutte le possibilità che la nuova normativa sulla gestione delle riserve tecniche può offrire. Lo stesso discorso può valere per il rapporto con le BCC. avere una visione più ampia dei soggetti coinvolti nei processi di ristrutturazione, soggetti anche non cooperativi come i Consorzi artigiani, affinché i nostri interventi e gli eventuali supporti pubblici vengano valutati in una ottica di risposta complessiva alla crisi e non “corporativa”. sostenere e sviluppare una riflessione più ampia sugli strumenti finanziari da mettere in campo, anche innovativi, procedendo allo sviluppo di strumenti che possano puntare alla ricapitalizzazione, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione delle basi sociali. individuare possibili nuovi interventi e la costituzione di nuovi strumenti per adeguarsi alla attuale situazione del credito e alle iniziative europee della BCE. In particolare è evidente l’assenza di uno strumento creditizio diretto rispetto alle potenzialità della attuale situazione; definire una politica di supporto per le PMI cooperative, soggetti in forte difficoltà rispetto al sistema creditizio, nonostante una consistente resilienza di fronte alla crisi; definizione delle modalità di sostegno ad alcuni grandi progetti regionali e nazionali di carattere intersettoriale. importante diventa anche chiarire, in una fase di “concorrenza” tra banche e confidi per l’accesso al Fondo di Garanzia, le modalità di accesso a tale Fondo, anche sulla base delle proposte ACI. Il contrasto alla corruzione, le Regole, la Sicurezza Il contrasto alla corruzione rappresenta un impegno strategico per la cooperazione e per Legacoop, i cui tratti costitutivi e i cui valori mettono al centro la difesa e la promozione dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle regole per consentire condizioni di competizione economica che debbono essere uguali per tutti. La corruzione, così come il mancato rispetto delle regole stabilite, rappresentano una profonda alterazione non solo del regolare funzionamento del mercato secondo regole uguali per tutti, ma producono un decadimento della stessa qualità della convivenza sociale e del rispetto dei diritti individuali e delle organizzazioni, delle imprese. La battaglia contro la corruzione ha come primo punto di riferimento la costruzione di una infrastruttura normativa, legale, del funzionamento del mercato e dei rapporti tra i vari soggetti, che sia improntata alla chiarezza, alla semplificazione, alla trasparenza dei comportamenti di tutti i soggetti interessati, compresi coloro che sono preposti alla repressione degli atti illeciti. La clausola del “massimo ribasso”, da strumento di tutela rischia di trasformarsi, in una trappola che, invece di semplificare e rendere più trasparenti i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, crea un mercato asfittico, una competizione tra imprese schiacciata sulla semplice variabile dei costi, impedendo, in assenza di una forte assunzione di responsabilità, una selezione basata sulla qualità complessiva dell’offerta (la formula della proposta “economicamente più vantaggiosa”). La esasperata competizione sui costi si ripercuote non solo sulla qualità delle prestazioni ma sulla stessa tenuta del sistema dei diritti dei lavoratori. Per questo è necessario identificare e sperimentare nuove e diverse relazioni fra amministrazioni pubbliche ed imprese, facendo riferimento, ad esempio, alla significativa esperienza del settore socio-sanitario dove l’indizione di 900 gare d’appalto è stata sostituita con l’accreditamento che ha consentito di bloccare la degenerazione del “massimo ribasso”. Questa cultura, attenta alla qualità complessiva del servizio e non solo ai costi, dovrebbe essere generalizzata. Tale coordinamento dovrebbe essere fin da ora la sede per una riflessione e un impulso rispetto ad alcuni progetti che abbisognano di interventi cha vanno ben oltre le disponibilità del nostro sistema. In particolare si tratta di supportare le iniziative che si stanno prendendo nel settore delle Costruzioni, infissi e abitazione, uno dei cuori della crisi in atto e il settore che abbisogna di maggiori interventi di riorganizzazione. Per fare questo, però, è indispensabile adottare ora una ottica che privilegi i progetti di ristrutturazione strategica e che rende chiari i processi e i tempi previsti per le riorganizzazioni. Solo in un contesto di chiarezza strategica anche i pur necessari interventi di sostegno, possono avere un esito positivo. Va affermata la necessità di una vera e propria regia complessiva degli interventi, rispetto alle cui modalità occorre muoversi tenendo conto della delicatezza e complessità del compito. Il rispetto dei contratti nazionali deve rappresentare non un semplice richiamo formale ma un comportamento sostanziale la cui violazione deve essere sanzionata. Così come deve essere investito ancora di più di quanto già, con grande impegno, si sta facendo, sui temi della sicurezza sui luoghi di lavoro, una questione per noi essenziale e fondamentale. 18 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO da parte degli organi pubblici preposti. È opportuno predisporre una campagna formativa ed informativa in particolare sui contenuti della legge 231, con la costituzione non semplicemente formale degli strumenti previsti per tutte quelle cooperative non ancora adeguatamente attrezzate. Ciò in collaborazione con le associazioni. Nello stesso tempo dobbiamo garantire anche un sostegno operativo e un intervento nei casi in cui le situazioni imprenditoriali si presentino problematiche. Specialmente in una situazione economica di crisi e di tensione come l’attuale, occorre supportare le imprese a puntare al pieno rispetto delle regole, intervenendo per correggere le distorsioni, mettendo a disposizione strumenti e relazioni, ma anche sanzionando atteggiamenti e comportamenti che rischiano di danneggiare la reputazione complessiva del movimento. I rapporti intercooperativi Questa chiara “scelta di campo” da parte delle imprese di Legacoop può trovare un importante banco di prova nella costruzione di adeguati rapporti commerciali ed imprenditoriali proprio tra le cooperative. Nel passato anche in questo campo la tendenza alla semplice riduzione dei costi, ha indotto a scelte che si sono rivelate non adeguate anche dal punto di vista imprenditoriale. Le tensioni, per esempio, nel settore del “facchinaggio” e di segmenti della logistica, testimoniano che le scelte imprenditoriale delle imprese cooperative debbono sempre privilegiare una visione complessiva che introduca elementi di organizzazione del mercato e del mercato del lavoro in particolare, nella direzione della trasparenza e del rispetto dei diritti delle imprese e dei lavoratori. Il risultato finale delle interazioni imprenditoriali tra cooperative deve consentire di innalzare la qualità della competizione per tutti, rifiutando il rischio di una rincorsa al ribasso. Nel momento in cui chiediamo alla pubblica amministrazione di elaborare strategie di appalto più complesse ed adeguate dobbiamo farci carico anche di consentire lo sviluppo di relazioni tra cooperative e con i privati che vadano nella stessa direzione. L’impegno della Legacoop contro le mafie Si tratta innanzitutto di valorizzare e potenziare le iniziative, in collaborazione con Libera, della gestione delle aziende, dei beni confiscati alla mafia. Dobbiamo impegnarci affinché non passi il pericoloso messaggio che la battaglia alla mafia porta con sé l’impoverimento dei territori, la chiusura di attività che, benché illegali o sviluppate con proventi illegali, forniscono comunque lavoro. Dobbiamo far ripartire e sviluppare quelle attività, come un forte esempio di una alternativa possibile: la cooperazione rappresenta il soggetto giusto per questo compito e questo deve essere un suo impegno di portata nazionale Formazione dei gruppi dirigenti Più in generale è opportuno lanciare una iniziativa formativa che coinvolga quadri e dirigenti per una formazione integrata e intersettoriale sui contenuti reali della lotta alla corruzione, che punti alla valorizzazione dell’identità dei dirigenti cooperativi e alla loro distintività in questo campo: una identità cooperativa forte, una promozione della cultura e della presenza cooperativa nella società passa attraverso comportamenti adeguati e responsabili dei suoi soci e dei suoi dirigenti. Una iniziativa pubblica contro le “false cooperative”: una proposta della Legacoop nazionale Occorre intervenire tempestivamente rispetto ai rischi di rottura delle regole, a partire dalla denuncia delle false cooperative. La presenza di questi soggetti fintamente imprenditoriali sul mercato sono un elemento non solo di turbativa commerciale ma di degrado del tessuto civile. In troppi casi sono proprio le fasce più deboli della nostra popolazione che vengono coinvolti in strutture che non garantiscono alcuna reale tutela. Facilmente strumentalizzati politicamente, diventano vere e proprie mine vaganti sociali ed economiche. Legacoop intende contrastare con grande impegno questo fenomeno, proprio nel momento in cui intende il rilancio del Progetto Cooperativo come una leva per una risposta economica e civile alla crisi. Dobbiamo promuovere una raccolta pubblica di firme che rappresenti sia un modo per alimentare una presa di coscienza del fenomeno e per combatterlo, sia uno stimolo per un intervento ancora più sistematico La Governance e la partecipazione dei soci e dei dipendenti al governo della cooperativa. Un impegno di mandato Particolare peso hanno le questioni della governance, perché è a questo livello che si situa la dimensione specifica della identità, del “a cosa serve la cooperazione”, in cosa si distingue dalle altre forme di impresa. La crisi ha evidenziato molti problemi dal punto di vista della trasparenza dei rapporti tra proprietà e management, quindi della qualità della democrazia interna. Gli avvenimenti recenti fanno suonare più di un campanello d’allarme. I casi di crisi più conclamata hanno avuto come concause un deficit di partecipazione e di controllo, un’ evidente confusione tra indirizzo e gestione, un eccesso di protagonismo da parte di oligarchie quando non di “un uomo 19 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO bilanci vengano fornite in modo trasparente e corretto, è certamente un’ottima cooperativa, ma se l’organizzazione del lavoro al suo interno resta di tipo gerarchico/ tradizionale non si può dire che essa utilizzi in maniera ottimale le risorse che la partecipazione può offrire. Il dato di partenza è che la via italiana al recupero di produttività attraverso l’aumento della flessibilità esterna, la saturazione dei tempi e delle ore lavorate ha definitivamente mostrato la corda. “ La competitività del sistema manifatturiero italiano può essere rilanciata soltanto attraverso un deciso sforzo di innovazione nel sistemi organizzativi e gestionale delle imprese”. Si tratta quindi di invertire, o per meglio dire completare lo “sguardo” con cui si decide all’interno dell’impresa, passando da una situazione nella quale lo “sguardo” è esclusivamente verticale, dall’alto verso il basso, ed è quindi competenza esclusiva del management aziendale, a una situazione nella quale lo “sguardo” di chi lavora acquisisce un peso rilevante nel processo decisionale. Uno degli impegni di mandato dovrà quindi essere quello di sviluppare e sperimentare forme di coinvolgimento dei lavoratori delle cooperative negli organi di governo, nel Consiglio di Amministrazione e nella progettazione della organizzazione del lavoro, secondo un programma da definire con le stesse imprese, coordinato dalla Lega regionale. solo al comando”. Diversi assetti ed equilibri non sono ancora oggi troppo diversi, anche se naturalmente le condizioni oggettive (di mercato, patrimoniali, organizzative) e soggettive possono fare molta differenza. Il congresso si pone l’obiettivo di rivitalizzare e potenziare, la qualità della governance e della partecipazione dei soci e dei lavoratori, elementi identitari decisivi. Occorre procedere ad un’applicazione più generalizzata e puntuale delle Linee guida del 2008,( alcune delle quali sono state arricchite e ridefinite in maniera ancora più puntuale nel documento Fondaz. Barberini-Ancpl: Partecipazione in cooperativa: istruzioni per l’uso del 10 maggio 2012 o nel “libretto rosso” di Generazioni E.R.) e soprattutto di alcuni dei suoi contenuti più sostanziali e innovativi. Dopo aver proceduto ad un loro aggiornamento e sistemazione, è necessario aprire una campagna di informazione e di adozione delle innovazioni più significative. In particolare per quanto riguarda alcuni aspetti: la distinzione tra indirizzo/gestione/controllo; la dialettica tra gli organi sociali; l’adozione di misure come l’immissione di amministratori indipendenti; l’adozione del modello dualistico; un rafforzamento della “funzione di presidio delle regole e dei valori” da parte delle strutture associative. Tali innovazioni, se adottate in modo sistematico, consentirebbero un funzionamento generalizzato della governance cooperativa in modo diffuso e fornirebbe un contributo ad affrontare le crisi eventuali in modo più reattivo e consapevole. L’organizzazione del lavoro, un tema sommerso ma cruciale La partecipazione è un valore in sé, ma in un contesto fatto di imprese, la partecipazione deve servire a creare un valore aggiunto che le renda più competitive in quanto possono giovarsi dell’apporto attivo di tutti coloro che vi lavorano. E anche perché consente di creare una dialettica che aiuta gli amministratori e il management da un lato, i lavoratori dall’altro, a sviluppare quella circolazione di informazioni, di innovazioni e di stimoli che consente di evitare gli errori e di prendere consensualmente le decisioni, facili o difficili, che servono alla buona salute dell’impresa e al benessere di chi vi lavora. Per ottenere questi risultati, la partecipazione “classica” è sicuramente utile, ma probabilmente non basta. Una cooperativa nella quale la forma e la sostanza della partecipazione dei soci-lavoratori ai vari momenti assembleari siano rispettate alla perfezione, in cui le cariche siano definite in modo democratico, e le informazioni sui 20 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO CAPITOLO III Riposizionamento strategico Riposizionare le cooperative: creare sviluppo e lavoro za di tali opportunità e soprattutto la cultura di fondo che sta alla base dei vari programmi europei. Decisivo sarà il ruolo della Regione, nel suo compito istituzionale di realizzazione dei Piani regionali ma soprattutto nell’opera di selezione e di incentivazione dei programmi e progetti realmente innovativi. Compito della Legacoop regionale e dei suoi strumenti sarà quello di supportare le imprese cooperative affinché questa preziosa occasione venga utilizzata al meglio. Se questi sono i problemi e le questioni che la crisi ci consegna dobbiamo individuare i punti di forza per sostenere le cooperative nella loro risposta alla crisi e nello sforzo di riposizionamento Si rimanda al “Rapporto economico” per una descrizione della situazione che si è determinata dal 2007\8 ad oggi e per alcuni approfondimenti. Una descrizione sintetica degli effetti della crisi porta ad evidenziare alcuni elementi. Possono essere individuate delle problematiche trasversali, che derivano tipicamente dalla forma di impresa cooperativa e che mettono in tensione o consentono lo sviluppo. Alcuni degli ambiti principali di intervento innovativo possono essere così definiti. Cooperazione 2020 Il Riposizionamento del sistema delle imprese cooperative regionali deve da un lato rispondere alle situazioni di emergenza indotte dalla crisi ma dall’altro deve costruire un orizzonte strategico per i prossimi anni. Da questo punto di vista il programma europeo legato allo sviluppo dei Fondi Strutturali 2020 rappresenta il nostro orizzonte più importante. Non solo dal punto di vista delle risorse pubbliche che vengono messe a disposizione per incentivare l’innovazione e il cambiamento delle imprese, ma per il quadro di nuove e innovative regolazioni che vengono messe in campo. In definitiva il programma 2020 definirà gli elementi essenziali dei nuovi mercati europei e il nostro sforzo deve essere quello di adeguare, entro quella data, il nostro sistema ai nuovi standard che verranno richiesti. Su tale programma alcune imprese insieme ad Innovacoop stanno cominciando ad operare, ma abbiamo la necessità di diffondere molto più in profondità la conoscen- Piani Territoriali Integrati: Collaborare per Crescere Nel corso del mandato congressuale uno dei fuochi dell’iniziativa dovrà essere quello di realizzare almeno un progetto per area provinciale e interprovinciale attivando in tal senso incontri con gli imprenditori, i politici e le istituzioni utili a tale progetto. Le cooperative e Legacoop nei vari territori devono diventare i promotori di una cultura di collaborazione tra imprese e tra imprese ed istituzioni: Economia della condivisione. Solo in un rapporto virtuoso e fondato sulla fiducia, si può pensare di mettere a frutto la vera risorsa delle nostre comunità, un ricco tessuto di reti di relazione che fonda una alta qualità del capitale sociale delle nostre zone. Del resto una recente ricerca della “Fondazione Res” che ha studiato i risultati della cooperazione tra imprese al Nord e al Sud del nostro paese, ha potuto rilevare che dove si diffonde un sistema di relazioni “cooperative” le imprese raggiungono una più elevata crescita economica ed entrano più facilmente nei mercati internazionali. Si tratta di una fase post-distrettuale che tuttavia si fonda su elementi che, in particolare nella nostra regione, 21 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO nella costruzione delle reti di impresa, che rappresenta da sempre una delle leve storiche dello sviluppo della cooperazione. sono stati alla base anche di risultati storici. Si tratta di rilanciare un clima di fiducia, di ampliare l’esperienza e la visione degli imprenditori, di migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione, spingendo alla semplificazione e alla velocità decisionale. La costruzione di progetti integrati territoriali, fondati sulla collaborazione, sarà un banco di prova importante anche per lo sviluppo di una maggiore propensione alla collaborazione tra imprese cooperative dei vari settori e delle varie associazioni. Legacoop si farà promotrice di questi progetti su tutto il territorio regionale. Promozione cooperativa e nuovi settori di intervento: per lo sviluppo della presenza cooperativa in Emilia Romagna Se questi sono ambiti di intervento emblematici per cogliere le nuove opportunità che comunque la crisi ci presenta, la Promozione rappresenta un altro strumento decisivo per rafforzare la presenza cooperativa nei nostri territori. Abbiamo bisogno di verificare il funzionamento e di potenziare l’attività degli “sportelli” locali che offrono consulenze e supporto per le nuove cooperative o per chi voglia iniziare il percorso per la costruzione i una cooperativa. Ma dobbiamo essere in grado anche di stimolare la formazione di nuove cooperative, in particolare nei nuovi settori tecnologici. Non sempre le start up hanno avuto esiti felici ma dobbiamo cogliere quelle lezioni per valutare come promuovere nuova cooperazione innovativa. Una funzione importante può essere svolta anche dalle attività di formazione e di diffusione delle informazioni sulle opportunità del lavoro in cooperativa, secondo un programma che deve essere predisposto. In particolare vanno seguite e supportate le esperienze di Workers buyout, che rappresentano una delle modalità di arricchimento della nostra presenza, facendo giocare alla forma di impresa cooperativa il suo ruolo fondamentale, quello della salvaguardia del lavoro. Progetti intersettoriali e di settore per il Riposizionamento strategico In modo più specifico per quanto riguarda le imprese di Legacoop è necessario sostenere con forza alcune iniziative imprenditoriali che siano emblematiche delle nuove traiettorie strategiche che è necessario perseguire. Un primo elemento decisivo per la realizzazione di tali progetti è sviluppare la tensione verso progetti intersettoriali, sfruttare insomma quella leva importante che è rappresentata dalla possibilità di integrare cooperative che agiscono in vari settori produttivi, in grado di portare ciascuna esperienza ma anche un posizionamento sul mercato già acquisito nonché un capitale di fiducia e di relazioni reciproche consolidate. Troppo spesso in passato non si è utilizzata questa importante leva, riducendo in questo modo le potenzialità di espansione delle imprese cooperative, senza che, in molti casi, le alternative si siano rivelate adeguate o più adeguate. I Progetti La necessaria trasformazione del Settore delle Costruzioni Un altro tema è rappresentato da una sorta di paradosso del mutualismo: nel corso della crisi la cooperazione recupera il suo ruolo difensivo e in alcuni casi aziende “normali” vengono “mutualizzate” e divengono cooperative. Viceversa, molte cooperative, nel loro processo di sviluppo e nelle scelte strategiche si pongono l’obiettivo di demutualizzare una serie di attività e aggrediscono i mercati con forme societarie, da loro possedute ma che non sono cooperative. La storia dei gruppi cooperativi è emblematica. Pur senza teorizzarlo apertamente l’espansione sul mercato avviene con strumenti non cooperativi. Diventa quindi necessario riflettere sulle forme imprenditoriali che abbiamo costruito nel corso degli anni, a partire dai Consorzi, per valutarne l’attuale efficacia di fronte a mercati profondamente cambiati. È indispensabile mettere in campo una cultura imprenditoriale, sociale e societaria più avanzata Un primo progetto strategico, o un insieme di progetti, è rappresentato dal necessario intervento su un settore quello delle Costruzioni e connessi, che sta vivendo una fase di profonda crisi e trasformazione: benché vi siano situazioni differenziate a testimonianza di storie imprenditoriali diverse, la necessità di un ripensamento strategico è evidente. Le linee strategiche sono individuate da tempo e ribadite nei documenti di lavoro del settore. Innanzitutto una spinta all’aggregazione, alla messa in rete, alla sinergia tra le varie imprese, che passi anche per politiche di diversificazione Oggi va perseguita con forza, in una ottica di razionalizzazione ma anche per cogliere nuove opportunità imprenditoriali e di mercato, oltreché per rilanciare un capitale di fiducia e collaborazione, una uscita da chiusure aziendalistiche, 22 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO che rappresenta in sé un valore e una leva strategica. Per le cooperative di costruzioni occorre evolvere dal modello dell’impresa generale verso la strutture in grado di gestire operazioni complesse dal punto di vista finanziario, costruttivo e gestionale. L’“ottica di sistema” rappresenta, come è stato ribadito in questo documento, una peculiarità del modo di fare cooperazione che ha consentito in vari periodi storici di rispondere ai cambiamenti sociali e del mercato. con le cooperative sociali. Ampi spazi sono poi soprattutto presenti per sviluppare maggiori collaborazioni con la Cooperazione di Servizi per l’affermazione condivisa sul mercato della gestione e manutenzione ma non solo. Distribuzione cooperativa, territorio, nuovi bisogni Pensare al sistema, all’integrazione societaria e/o di competenze, vale sia per i rapporti all’interno della filiera (in particolare con riferimento all’ingegneria-progettazione) sia per i rapporti con cooperative di altri settori, integrando risorse professionali per occupare nuovi mercati. Questi nuovi mercati sono ormai una realtà: dalla riqualificazione energetica degli edifici, alla tutela del territorio, all’accreditarsi come qualificati partner per lo sviluppo di grandi progetti di riqualificazione urbana e territoriale, per la messa in sicurezza del territorio e la tutela e valorizzazione dei beni culturali, ai programmi di Housing sociale. Una rinnovata capacità imprenditoriale deve essere protagonista dell’incontro con le opportunità che la rete cooperativa può produrre, senza dimenticare le punte di competenza nell’ambito delle infrastrutture che sono presenti nel settore e che vanno preservate e consolidate. L’integrazione e l’entrata in nuovi mercati presuppongono e richiedono un forte investimento in capitale umano, nella sua qualificazione tecnica e professionale: occorre imparare a fare nuovi mestieri. Inoltre la costruzione delle nuove reti e forme di integrazione deve andare di pari passo con il rinnovamento del ruolo dei Consorzi, strumento strategico per il comparto Tali percorsi di rafforzamento e specializzazione devono avere come obiettivo strategico anche la messa in campo delle masse critiche indispensabili, ormai da tempo, per poter competere su mercati non solo nazionali. La spinta e gli investimenti verso l’internazionalizzazione sono ancora limitati, benché esistano esempi di notevole successo in quella direzione. Tuttavia l’assunzione dell’orizzonte europeo delle azioni strutturali “2020” e l’innovazione che ne consegue, non possono non spingere in quella direzione. Adeguarsi agli standard europei rappresenta un obiettivo minimo. La cooperazione di consumo e dei dettaglianti deve ripensare profondamente la propria struttura di impresa, percorrendo la strada della più ampia aggregazione tra le cooperative presenti nei territori, mentre si deve rafforzare sempre più il loro rapporto con consumatori e clienti. In una fase di calo dei consumi, che rischia di protrarsi ancora per un tempo indefinito, diventa essenziale pensare a quale forma di integrazione possa esserci tra la cooperazione di distribuzione e quella di produzione, specialmente per quanto riguarda l’agroalimentare. Inoltre i processi di riorganizzazione in atto in Coop e Conad possono vedere l’interazione con la filiera delle cooperative di trasporto, logistica e servizi. Agroalimentare Le linee strategiche del settore, uno dei più dinamici, sono riconducibili al trittico, integrazione tra le imprese per liberare risorse da destinare all’innovazione e all’internazionalizzazione A questo proposito non si è ancora dispiegato il “potenziale aggregativo” tra le imprese che l’avvio del percorso ACI poteva far sperare, questo rischia di far precipitare alcune cooperative verso una china pericolosa. Su innovazione ed internazionalizzazione è stato positivo il percorso fatto con INNOVACOOP che ha permesso ad alcune cooperative di avere accesso a progetti per nuovi mercati e alle reti di innovazione e tecnologia. I prossimi mesi vedranno lo sviluppo di un progetto promosso assieme ad Innovacoop e a Coopfond per la creazione di startup innovative in forma cooperativa nel settore agroalimentare Nel corso del 2015 il progetto Fabbrica italiana Contadina ed Expo 2015 potranno dare occasioni di innovazione e sviluppo al settore. La vivacità imprenditoriale è testimoniata dalle 48 cooperative che nel corso dell’ultima programmazione dei piani di sviluppo rurale hanno investito ( al 31-4-2014) oltre 188 milioni di euro. Spesso con il coinvolgimento delle imprese agricole con i progetti di filiera. C’è grande bisogno di coordinamento Cooperativa – impresa agricola socia perché siamo di fronte a profonde trasformazioni dal punto di vista anagrafico e sociale e l’associazione con il progetto di Banca della Terra vuole trasformare un problema in opportunità di riorganizzazione imprenditoriale e sviluppo. Fermo restando il comune ambito rappresentato dai contenuti generali del progetto per il settore delle costruzioni un ulteriore rafforzativo del progetto stesso può venire dal rilancio della grande tradizione delle Cooperative di Abitazione e della loro utilità sociale in un’ottica settoriale e intersettoriale: sia offrendo ai soci intervenuti innovativi, sia offrendo agli abitanti delle case costruite e/o da costruire nuove opportunità di aggregazione in un contesto di Welfare abitativo nel quale convergere 23 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Logistica, Servizi Questo può rappresentare un progetto per il quale produzioni multimediali, organizzazione di spostamenti turistici ecc., potrebbero essere realizzati anche attraverso accordi con partner cooperativi europei: si potrebbe aprire una prospettiva di scambi internazionali per visitare i luoghi simbolo della cooperazione sia storici sia attualmente attivi. In questi settori l’investimento in nuove tecnologie della comunicazione e della relazione sociale diventa prioritario ed essenziale. Un settore che ha rappresentato una cartina di tornasole di diversi problemi aperti nelle imprese e nella possibilità di gestire in chiave di sistema alcune complessità sociali è dato dalla realtà della logistica, in realtà della situazione del facchinaggio in alcune situazioni non solo cooperative dell’Emilia Romagna. Frutto di uno schiacciamento verso il basso dei costi della razionalizzazione delle imprese, ha lasciato un mercato del lavoro povero e dequalificato in mano a imprenditori senza scrupoli, che hanno poi aperto la strada a forme sindacali di proteste facilmente strumentalizzate. Welfare, Sanità e Progetto salute È un terreno, quello del lavoro debole e della sua organizzazione che deve vedere la cooperazione impegnata in prima persona. In questo settore le priorità, oltre ad un rapporto stretto con altri parti del sistema cooperativo, sono rappresentate da una riconversione strutturale non solo con investimenti ma anche attraverso aggregazioni, ricambio generazionale, oltre ad allargare il proprio ambito di azione ma non solo a livello geografico ma anche a livello di settori economici. Anche in questo settore, infatti, la cooperazione è riuscita a raggiungere nicchie di eccellenza (come nel caso delle pulizie ospedaliere) che le consentono di proiettarsi anche su mercati esteri. Soprattutto dobbiamo inserirci nella riorganizzazione delle piattaforme logistiche intermodali per merci e persone, anche sulla base della nuova portualità. In questo ambito, decisivo per lo sviluppo del paese, i processi di ristrutturazione saranno molto profondi e significativi, anche nella nostra Regione. Diventa decisivo cogliere questi processi soprattutto per quanto riguarda la riorganizzazione della domande dei privati e delle famiglie, di fronte ad un ridimensionamento inevitabile delle forme pubbliche di intervento. La difesa degli alti livelli di assistenza nella nostra regione passa anche attraverso la capacità della cooperazione sociale di organizzare in modo innovativo la domanda di servizi in aumento e via via più specializzata. Occorre lavorare ad un coinvolgimento del sistema delle Mutue cooperative, sviluppando, anche con la collaborazione delle coop di consumo, quali strumenti di tutela collettiva. In questo campo dovrà giocare un ruolo importante anche la proposta assicurativa di Unipol-Fonsai, come un ulteriore strumento da mettere in campo. Del resto le recenti analisi di CERGAS-Bocconi hanno mostrato come le attività attuali della cooperazione sociale copre solo una parte della grande platea di richieste di servizio ed è fondamentalmente la parte di erogazione dei servizi pubblici. Moltissime sono le persone e le famiglie che trovano isolatamente una risposta sul mercato dei servizi. La grande sfida che si propone per i prossimi anni è quindi quella di aggregare il maggior numero di persone che abbisognano di servizi, introducendo una dimensione collettiva, di mutualità e di solidarietà in una situazione che rischia l’atomizzazione e la perdita di legami sociali. E contemporaneamente individuare forme imprenditoriali nuove per fornire servizi alla parte privata della domanda, svolgendo un ruolo di supporto e di integrazione ai servizi pubblici. Anche in questo settore la capacità di pensare in modo integrato l’offerta cooperativa in un determinato territorio (coop sociali, Unipol, Mutue, Coop di consumo ecc.) può consentire di attivare risorse sociali altrimenti non disponibili, arricchendo il capitale sociale complessivo. Cultura e Turismo Anche nella prospettiva delle direttive europee 2020, lo sviluppo della “economia della creatività” rappresenta una delle maggiori opportunità dei prossimi anni. I servizi di tipo tradizionale o legati a forme principalmente pubbliche di finanziamento, non sono più la prospettiva strategica. Gli stessi consumi privati vedono diminuire sistematicamente le spese per le tradizionali attività turistiche e culturali, mentre aumentano sistematicamente e senza tregua, le spese per i nuovi strumenti di connessione al Web 2.0 e in genere le attività di connessione sociale via Internet. Ciò rappresenterà un cambio epocale delle modalità di vita e di consumo, non solo per il tempo libero. È indispensabile per questi settori non solo ripensare alle possibili iniziative comuni, ma anche ipotizzare uno spostamento significativo di risorse per investimenti a fronte di progetti complessi ed adeguati. L’iniziativa di questi settori può essere spesa anche in riferimento allo sviluppo e alla valorizzazione della stessa cultura cooperativa. È recente infatti l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa di “Cooproute” una iniziativa a livello europeo che intende valorizzare i luoghi della cooperazione. Ambiente e green jobs: le opportunità La fase che si è ormai aperta della ristrutturazione in senso sostenibile delle attività produttive, nonché la 24 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO nimi e massimi dei salari e degli stipendi. Infatti, la questione delle disparità dei redditi individuali per una cultura cooperativa, rappresenta un tema per certi versi ancora più sensibile che non in imprese tradizionali fase di adeguamento delle grandi reti di servizi (gas, acqua, energia, rifiuti) rappresentano un campo di iniziativa intersettoriale che deve essere esplorato sistematicamente: È questa una grande ristrutturazione dell’intera economia e coglie tutti i settori: la “filosofia” della sostenibilità rappresenterà un vantaggio competitivo nei prossimi anni. Abbiamo la necessità di pensare ad iniziative trasversali, che non releghino le questioni ambientali a un semplice settore, ma che ne facciano cogliere le potenzialità “orizzontali”. Lo sviluppo di nuove competenze professionali e l’arricchimento di quelle già presenti sarà la vera risorsa strategica da mettere in campo: di nuovo, la questione della qualità del capitale umano è decisiva, anche in connessione con una diffusione nelle nostre comunità di stili di vita e di sensibilità molto forti su questi temi. Le politiche attive del lavoro e gli ammortizzatori sociali Legacoop presterà grande attenzione e sarà interlocutrice del processo di revisione del mercato del lavoro nel nostro paese. Tale revisione diventa uno strumento indispensabile per costruire una cornice più avanzata dal punto di vista normativo, per dare risposte più adeguate. Non si creano posti di lavoro per decreto, tuttavia è necessario intervenire per eleminare storture evidenti rispetto alla situazione di altri paesi. In particolare per quanto riguarda la condizione dei lavoratori a tempo determinato, in gran parte giovani, abbiamo bisogno di fornire prestazioni e garanzie che si avvicinino progressivamente a quelle per coloro assunti a tempo indeterminato, a partire dalle tutele in caso di perdita del posto di lavoro. Così come è indispensabile prevedere un rafforzamento del sistema che accompagna il lavoratore che ha perso il suo posto verso un’altra soluzione lavorativa. Oggi gli strumenti per questo passaggio (Agenzie pubbliche, formazione, tutele finanziarie) non sono adeguate e abbiamo bisogno di un anche progressivo, ma deciso adeguamento ai livelli delle più forti legislazioni di sostegno al lavoro europee. È questo che principalmente ci aspettiamo dal prossimo Jobs Act, con l’auspicio che le forze politiche e sociali superino una conflittualità che non sia legata ai reali interessi dei lavoratori. Mentre è necessario ribadire che non è equo un modello in cui la comunità sostiene il reddito di chi si trova senza lavoro, ma non chiede nulla in cambio, abbiamo l’obbligo di garantire servizi e sostegni per il passaggio da un posto di lavoro ad un altro. Proprio su questo siamo impegnati, a cercare di garantire ai soci e ai lavoratori in esubero nelle cooperative della nostra regione, il pieno utilizzo degli strumenti attualmente a disposizione ma anche a cercare di realizzare alcune iniziative che consentano l’utilizzo di quelle persone in attività socialmente utili, in una fase di transizione da un posto ad un altro. In particolare per il settore delle Costruzioni e collegati stiamo sostenendo lo sforzo delle imprese per la gestione degli inevitabili esuberi. Il lavoro e la nuova dimensione della Contrattazione Nazionale e Aziendale. Il prolungarsi e l’aggravarsi della crisi non sembra aver modificato sostanzialmente, almeno nelle cooperative l’andamento delle relazioni industriali, eccezion fatta, com’è ovvio, per quelle in cui vi è stata un’evoluzione più drammatica. Le cooperative continuano a ritenere che applicare regolarmente leggi e contratti ai loro dipendenti, e utilizzare in misura anche abbastanza contenuta i rapporti di lavoro flessibile sia per certi aspetti una caratteristica ineliminabile dell’identità cooperativa. si apre comunque una fase nella quale la contrattazione aziendale dovrà porsi il tema della gestione di alcuni degli istituti contrattuali scritti negli anni della espansione ( ad es. superminimi generalizzati, permessi, ecc.), per misurarne la compatibilità con le condizioni per stare sul mercato in presenza di vincoli stretti, concorrenza accentuata e margini di reddittività in deciso calo. Le relazioni con i sindacati debbono diventare una risorsa innovativa e non una difesa ad oltranza di istituti le cui basi economiche si erodono sempre più. vi è la necessità di aprire una fase di riqualificazione delle relazioni industriali, per evitare che vi siano ricadute negative negli spazi che si sono aperti, in alcuni settori e in particolar modo nella logistica, a una conflittualità molto aspra pilotata ed egemonizzata da sindacati di base e gruppi politici estremisti. La Lega regionale si impegna così ad aprire una fase di riflessione insieme alle imprese sulla qualità del sistema delle relazioni industriali con lo scopo di rilanciarne la capacità innovativa e per meglio adattare le imprese alla crisi. Stiamo anche lavorando affinché il maggior numero di cooperative possano diventare promotrici di tirocini, di servizio civile, ecc., secondo quanto previsto dal programma comunitario “Garanzia Giovani”. Dovremo fare uno sforzo in quella direzione, anche per evitare comportamenti opportunistici nella realizzazio- In quest’ambito per Legacoop dell’Emilia Romagna occorre definire nella contrattazione e nei regolamenti interni una griglia che individui i livelli mi- 25 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO ne di tale programma, con la realizzazione di iniziative fittizie. 4. gestione evoluta dei brand con internet e social network Progetto innovazione e Agenda digitale Va ipotizzata una strumentazione a supporto di queste politiche per cui: L’Innovazione rappresenta un tema cruciale per il sistema delle imprese cooperative. Legacoop regionale ha da tempo dato vita a una struttura INNOVACOOP, che presidia questo tema presso le cooperative, ricercando un coerente investimento su questo tema da parte della struttura associativa, che tenga insieme i vari aspetti: l’iniziativa delle imprese, il finanziamento sia pubblico che autonomo di RS, lo sviluppo del capitale umano e le politiche formative conseguenti. In particolare vi è la necessità di legare questa iniziativa anche a un lavoro sul capitale umano presente in cooperativa, che va non solo rimotivato, ma va valutato e sviluppato sotto il profilo dell’apporto lavorativo. Del resto rischiamo di essere nel pieno del circolo vizioso tra formazione superiore e richieste di capitale umano qualificato da parte delle imprese. Non è chiara qual è la situazione nelle cooperative ma la sensazione che, per esempio il numero dei laureati e il loro posizionamento, non sia adeguato, esiste. Un lavoro sistematico su questo potrebbe essere anche un contributo all’ormai improcrastinabile ricambio generazionale. Si tratta quindi di sostenere rilanciare l’iniziativa di INNOVACOOP, anche attraverso la stabilizzazione di una rete di innovatori come punto di riferimento all’interno delle aziende. a. specializzare uno strumento di finanza cooperativa tra quelli esistenti o formarne uno specifico, puntando alla partnership con fondi privati, anche internazionali; b. coordinare con una regia centrale l’accesso agli strumenti pubblici: credito imposta per innovazione; fondi dello “Sblocca Italia” per la banda larga; Horizon 2020. Innovacoop sarà lo strumento di questa operazione. Dovremo operare una selezione di progetti e settori per i quali prevedere una “Consulenza strategica” sugli impatti dei cambiamenti tecnologici sui settori prescelti, in particolare per quanto riguarda: 1. cooperazione sociale, comprese le mutue e mercato della domanda assistenziale; 2. logistica: grande progetto intersettoriale (coop consumo, Conad coop di servizio e trasporto) a forte impatto sociale 3. agroindustriale 4. turismo e cultura: piattaforme web, app., ecc 5. pulizie e global service. Internazionalizzazione: un impegno di mandato Una Agenda digitale per Legacoop Gli sforzi sistematici compiuti in questi anni dalla Lega regionale a supporto dello sviluppo di questa decisiva politica di sviluppo, hanno dato alcuni frutti. Oggi la consapevolezza della crucialità di questa leva per lo sviluppo delle imprese è diffusa. Tuttavia manca ancora un investimento sistematico da parte delle imprese che affronti in chiave strategica le opportunità che possono presentarsi. Aldilà del potenziamento possibile delle esportazioni in quanto tali, si tratta di definire un progetto ambizioso che punti alla selezione delle imprese in grado e disposte a sostenere un investimento pluriennale per proporsi come partner per insediarsi all’estero. Occorre procedere con questo progetto strategico, come un vero impegno di mandato, avendo come obiettivo la realizzazione di iniziative in grado di consolidarsi. Dobbiamo introdurre un insieme di politiche per recuperare il ritardo (non solo delle coop) nell’introduzione delle tecnologie digitali: a. maggiore efficienza e produttività, per cui andrà impostato un programma di lavoro legato all’introduzione di una cultura gestionale più avanzata, che ammoderni le tecniche di bilancio, gestione finanziaria e delle stesse attività produttive; b. maggior coinvolgimento del consumatore nelle logiche dell’impresa, in particolare per il mondo del consumo (Coop e Conad) ma non solo. c. intersettorialità come criterio, Ipotesi di lavoro: Osservatorio sulla cooperazione e sue tre funzioni convenzione con Unioncamere 1. consorzi e reti di impresa per l’accesso alla banda larga (massa critica) 2. idem per la gestione dei Big data in funzione gestionale e di costruzione delle strategie di impresa e di settore; 3. automazione e robotizzazione Attraverso una apposita convenzione con Unioncamere si darà vita ad un osservatorio sulla cooperazione in Emilia Romagna. Vi è una forte necessità di costruire strumenti di lettura 26 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Oltre agli strumenti finanziari, si possono individuare: Innovacoop, ICE, Obiettivo lavoro, SCS, società di formazione. Su queste è utile una discussione sulla attuale collocazione e raggio di iniziativa. Lo stesso ruolo di Unipol in funzione del sostegno e dello sviluppo del sistema delle imprese cooperative può essere di grande importanza. della situazione delle imprese, non solo appartenenti a Legacoop. Per molti settori mancano dati certi e confrontabili. Vi è la necessità di fornire ai gruppi dirigenti della associazione informazioni adeguate per poter procedere a riflessioni e ad analisi approfondite. Gli obiettivi di tale iniziativa sono: Realizzare una Rapporto annuale che riesca a descrivere la situazione del sistema delle imprese cooperative in modo comparato rispetto agli altri tipi di impresa, descrivendo la presenza sui mercati e la quota relativa; Importante sarà la progressiva costruzione di indici confrontabili con altri sistemi di impresa. Definire temi di ricerca ed approfondimento che approfondiscano aspetti innovativi o specifici di particolare interesse. Costruire big data per poter fornire alle imprese direttamente un servizio di analisi dei dati del loro settore e dei loro competitori, per poter procedere alla costruzione e discussione di piani strategici. Mettere a disposizione di ricercatori i dati accumulati al fine di stimolare ricerca indipendente sulla cooperazione. Si tratta di investire in uno strumento ormai indispensabile che possa, progressivamente, arrivare anche alla simulazione di effetti di politiche regolative o monetarie sull’insieme delle imprese cooperative. Investire in dati, quindi, sia per la conoscenza e la discussione associativa, delle tendenze dell’intero sistema ma anche dati a disposizione delle imprese per le loro attività di pianificazione. Tale osservatorio si integrerà, attraverso un gruppo di lavoro e comitato scientifico, anche con alcuni strumenti di analisi e di valutazione già esistenti presso i settori e presso la funzione di vigilanza. Strutture di Sistema (Strutture trasversali) Nel corso degli anni si sono sviluppate aziende in forme diverse che sono nate o da esigenze specifiche di supporto ad alcune attività delle imprese (innovazione, lavoro flessibile) o dalla sviluppo di imprese che sono diventate un punto di riferimento generale. Si tratta di strutture su cui vale la pena riflettere intendendole anche come strumenti che sono in grado di aprirsi all’esterno e rifiutare una logica autarchica, strumenti di una possibile iniziativa del livello regionale. Un esempio è rappresentato dal sistema della formazione finanziata, che attraversa una fase di necessaria ristrutturazione. Rappresentano anche in alcuni casi dei possibili necessari strumenti per promuovere iniziative di livello quantomeno regionale, e comunque di supporto a progetti complessi di sviluppo delle imprese, le gambe su cui possono poggiare politiche di sviluppo e riorganizzazione concordemente definiti. 27 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO GRUPPI DI LAVORO Resp. Designato dalla Presidenza Composizione del gruppo di lavoro Massimo Bongiovanni morena bedogni – gulliver - modena chiara bertelli – legacoop provinciale - ferrara giampiero boschetti – braccianti riminesi – rimini silvia bussandri – società cooperativa activa – piacenza gianpiero calzolari – granarolo – bologna marcello cappi – legacoop provinciale – modena simona caselli – legacoop provinciale – reggio emilia paolo cattabiani – coop nord est – reggio emilia lorenzo cottignoli – federazione cooperative – ravenna giorgio dal prato – deco industrie – bagnacavallo (ra) maurizio davolio – legacoop turismo – emilia-romagna alessia de santis – coop service – reggio emilia sara donati – coop adriatica – bologna simone fabbri – legacoop bologna claudio fedrigo – cefla – imola marzio ferrari – conad centro nord – modena rita finzi – presidente pari opportunità emilia-romagna piera fiorito – le pagine – ferrara mauro giordani – fondazione barberini – bologna roberto grassi – coop manta – reggio emilia giuseppe grilli – avi-coop – piacenza luca grosso – legacoop bologna mario guarnieri – cpl – concordia (mo) giovanni luppi – legacoop agroalimentare nord italia–bologna massimo masotti – amministratore delegato fibo – bologna roberto olivi – coop service – reggio emilia milo pacchioni – finpro – modena mauro pasolini – legacoop romagna giorgio riccioni – fondazione barberini – bologna guido saccardi – coop selios – reggio emilia ruenza santandrea – cevico – lugo (ra) rino scaglioni – legacoop abitanti – bologna marco simoni – lavoranti legno – ferrara vanessa sirocchi – legacoop provinciale –parma igor skuk – legacoop emilia-romagna pierluigi stefanini – unipolsai – bologna lisa tormena – sunset – forlì adriano turrini – coop adriatica – bologna lino versace – ccfs – reggio emilia lino zanichelli – coop service – reggio emilia carlo zini – cmb – carpi (mo) mario zucchelli – coop estense – modena Coordinatori Maurizio Brioni Roberta Trovarelli Rita Pareschi Segretaria Caterina Zanetti GRUPPO 1 Identità cooperativa e politiche di promozione e sviluppo L egacoop e le cooperative stanno affrontando una fase di cambiamento e di crisi che si presenta con ampiezza e profondità del tutto peculiari. Dobbiamo cogliere tutte le implicazioni di questa situazione evitando di cadere nella retorica autoreferenziale , con un dibattito che non si limiti agli addetti ai lavori. Nell’affrontare le crisi aziendali o i casi più delicati sul piano reputazionale deve emergere con chiarezza una identità , anche con forti componenti innovative e con chiare proposte verso l’esterno, che proietti la cooperazione verso una dimensione di crescita e di cambiamento. Per essere attrattivi e autorevoli fuori occorre essere credibili al nostro interno, innovando paradigmi e modelli. La stessa scelta di rendere quale mainstream l’opzione dell’ACI non può solo limitarsi a una condivisione degli stati maggiori. Dobbiamo evitare che la scelta dell’Aci sia vissuta solo come il superamento del modello delle rappresentanze ideologiche e delle appartenenze storiche ai diversi raggruppamenti sociali. Se così fosse sarebbe una novità che nasce vecchia. La società italiana è già oltre. Per dimensione dei problemi, per mutamenti in atto, per i cambiamenti che avverranno, indotti dallo sgretolamento delle vecchie stratificazioni sociali e dei relativi e fossilizzati ruoli di rappresentanza. In questo senso i temi sulla identità e missione , sfide e ruolo della cooperazione, protagonismo delle basi sociali, apertura alle nuove generazioni, le nuove forme di cooperazione , imprenditorialità e mutualità divengono un comune terreno di elaborazione e di confronto. 31 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Identità e sviluppo Sviluppo delle cooperative e monitoraggio La identità vive nelle pratiche, nei comportamenti, nelle regole, nella capacità di renderla attuale e non solo un portato di valori, per quanto importanti e universali La comunità valoriale è tale per cui l’autonomia della singola cooperativa (anche se condivisa dalla stessa base sociale o dagli organi interni) finisce nel momento in cui quei comportamenti ledono il valore reputazionale - e quindi patrimoniale – dell’associazione e delle altre cooperative. Non vi è dubbio che la percezione esterna che si ha della cooperazione (in particolare di Legacoop) è quella di una organizzazione a rete, molto più integrata di quanto non lo sia nella sostanza. Deve essere chiaro che lo strumento associativo non potrà e non dovrà mai sostituirsi alla autonoma determinazione delle basi sociali e dei loro organi amministrativi. Diventano decisivi i comportamenti concreti di chi, con la propria responsabilità di amministratore o di manager, non rappresenta solo la sua cooperativa, ma anche il portato identitario e la credibilità della comunità cooperativa. Occorre tuttavia pensare a un sistema di regole e controlli che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale , finanziario e gestionale, tale per cui il soggetto/i deputati possano interagire con i consigli di amministrazione di quelle cooperative, possano - se richiesto - fornire assistenza sulle materie di competenza, possano a quei consigli chiedere verifiche e analisi ad hoc, possano sollecitare piani aziendali correttivi. Possano, per autonoma e preventiva adesione delle associate, erogare forme sanzionatorie se la cooperativa non accetta il confronto. I valori e i principi dell’ICA sono poco conosciuti e anche in molte cooperative ove sono almeno noti vengono ignorati. Il sistema che valori e principi costituiscono è complesso, necessita di una paziente implementazione e di una costante verifica. La difficoltà a costruire una coerenza tra le virtù predicate (valori e principi) e le virtù praticate è una delle cause che stanno creando non pochi problemi reputazionali alle cooperative, problemi diffusi in diverse parti del mondo, emersi a seguito delle crisi aziendali. Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa, le crisi settoriali, le dinamiche del mercato; tuttavia, un simile corpo di regole e di interventi può contribuire a ridurre il potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia nei suoi effetti. Dobbiamo rilanciare con forza la responsabilizzazione dei soci e il conferimento non solo di deleghe, ma di sovranità, al management procedendo a una riflessione sul valore strategico, per il funzionamento corretto della governance, della chiara distinzione dei ruoli tra i rappresentanti della proprietà, dei soci e il ruolo della direzione e del management. La qualità della partecipazione dei soci e la loro responsabilizzazione, il superamento di forme esasperate di delega e di passività delle basi sociali rappresentano uno degli strumenti decisivi per restituire una identità forte non solo alle cooperative come imprese ma, soprattutto, al singolo socio. La governance deve essere la conseguenza di questo processo, il frutto sia di un rinnovato coinvolgimento dei soci sia di una più chiara distinzione dei ruoli. Il socio, oltre all’impresa, deve essere centrale. 32 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Gli interventi finanziari sviluppo di nuove attività (per esempio, economia della creatività) sia per le necessarie ristrutturazioni sia, infine, per il sostegno a selezionati e plausibili progetti di innovazione e sviluppo. In particolare si tratta di valutare l’efficacia e la coerenza degli interventi di carattere finanziario. • Le risorse disponibili devono uscire dalla logica della solidarietà ex post ed essere finalizzate a interventi di sostegno o a nuove intraprese cooperative o a progetti finalizzati di riconversione, non sempre e solo in una logica emergenziale. Uno degli aspetti caratteristici della crisi attuale sta nella sua notevole componente finanziaria e nel difficile rapporto con il credito. Di fronte alla crisi, proposte per lo sviluppo L’esigenza di liquidità e di sostegno rispetto alle crisi si è sommata alla storica difficoltà del finanziamento del sistema delle imprese cooperative. È indispensabile una riflessione strategica sulla strumentazione finanziaria messa in piedi in questi anni nella Regione, in connessione con gli strumenti nazionali. Intendiamo organizzare un quadro di proposte su linee di progetti di alto valore economico e sociale capaci di simboleggiare la capacità di rinnovamento interno, di innovazione, di riposizionamento settoriale e intersettoriale delle cooperative associate e del sistema cooperativo nel suo insieme. Occorre, inoltre, valutare alcune questioni: • • un ultimo aspetto, primo se ne consideriamo l’importanza strategica: la nascita di UnipolSai. È fondamentale riuscire a valorizzarne le potenzialità e far sì che possa essere generatore di nuovo sviluppo. Molto si è detto e molto si è scritto su questo punto, ma oggi abbiamo finalmente la possibilità di concretizzare una sfida di grande rilevanza per l’intero mondo della cooperazione il ruolo svolto dai vari strumenti di fronte alla crisi e alle esigenze poste dalle imprese e da interi settori. Vi è la necessità di un coordinamento in chiave strategica che diriga le risorse disponibili in modo mirato e a determinate condizioni che non possono che essere costituite dalla reale efficacia delle operazioni di ristrutturazione che vengono proposte. Occorre evitare il rischio di utilizzare preziose risorse per la semplice manutenzione dell’esistente in assenza di un progetto di cambiamento e adeguamento. Ciò comporta un ruolo più attivo delle strutture associative anche nella gestione interna alle imprese dei processi di ristrutturazione e del ruolo degli stessi gruppi dirigenti. In particolare, è necessario ripensare il rapporto tra strutture associative coinvolte nella gestione delle crisi e strumenti finanziari di supporto, definendo vincoli e condizioni di accesso. Ovviamente, in questa sede si tratta di individuare argomenti e tavoli di lavoro che siano comuni e condivisi tra i soggetti coinvolti, non di predisporre piani industriali ad hoc di competenza delle singole imprese e dei loro organi. Alcuni esempi di progetto. in funzione della promozione di nuove attività e imprese cooperative si apre una fase nella quale è opportuno pensare a interventi innovativi di razionalizzazione e di definizione comune delle strategie tra i livelli locali, regionali e nazionali, cosa che comporta anche la riorganizzazione delle strutture attualmente in essere. Il calo delle redditività e il mantenimento di pesanti costi fissi determinano un significativo calo della produttività. Questo elemento rischia di compromettere la competitività delle imprese. Per questo l’insieme degli strumenti finanziari deve essere rimodellato in funzione sia della • La distribuzione cooperativa Coop consumo e Conad, i suoi progetti di riorganizzazione strutturale e la relazione con la produzione territoriale, a partire da quella agroalimentare e con le società di logistica e servizi. • La cooperazione nell’ambito della costruzione e nei settori collegati, i progetti di modifica strutturale, i progetti di innovazione nell’ambito della rigenerazione e della manutenzione urbana, per il governo del territorio dalle coste alle aree montane fino alle aree interessate a eventi meteo eccezionali e a eventi tellurici, coinvolgendo anche le cooperative di abitazione, di progettazione e quelle sociali. Un altro aspetto essenziale della nostra attività dovrà essere il confronto con le dinamiche sociali e imprenditoriali che prefigurano il nuovo welfare: dalle pratiche messe in atto per la realizzazione di un nuovo sistema di welfare comunitario fino alle esperienze più avanzate di welfare aziendale. 33 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO • • • Da parte delle coop sociali è aperta una discussione su come rilanciare la presenza non solo sul versante dell’offerta ma anche nella aggregazione della domanda delle persone e delle famiglie, legate alle fragilità sociali vecchie e nuove, in fase di spesa pubblica calante. Punto di riferimento per la discussione alcune ipotesi del Cergas-Bocconi, in particolare nell’individuazione di un vasto mercato privato verso il quale rivolgersi, sia individualmente sia organizzandolo in cooperative e mutue. Qui c’è il tema del rapporto tra mutue tradizionali e strumenti assicurativi, in particolare veicolati da Unipol: stiamo cercando di a) creare un accorpamento delle mutue almeno a livello regionale, in particolare con un collegamento con la rete Coop che potrebbe veicolare prodotti assicurativi e, in generale, essere di supporto al reclutamento mutualistico; b) creare nuovi strumenti finanziari (fondi sociali con remunerazione per obiettivi; strumenti assicurativi come Fondi vitalizi con premi ridotti con l’età). è utile prevedere iniziative anche di comunicazione legate alla cultura del consumo, per ampliare la presenza e indurre consumi qualificati (iniziativa FICO). Il settore servizi e logistica, i processi di riorganizzazione che lo investono, il rapporto con i grandi e piccoli committenti cooperativi (per esempio: logistica e centri di logistica della distribuzione) e la connessione con i centri logistici intermodali in Italia in Europa e nel mondo: quale ruolo del moderni facchini e camionisti e degli ingegneri della logistica? Questo è un settore che ha rappresentato e rappresenta una cartina di tornasole di diversi problemi aperti nelle imprese e nella possibilità di gestire in chiave di sistema alcune complessità sociali è dato dalla realtà della logistica, specificamente dalla situazione del facchinaggio, in alcune situazioni non solo cooperative dell’Emilia-Romagna. Lo schiacciamento verso il basso dei costi della razionalizzazione delle imprese ha creato un mercato del lavoro povero e dequalificato in mano a imprenditori senza scrupoli che hanno poi aperto la strada a forme sindacali di protesta spesso strumentalizzate per altri fini. È un terreno, quello del lavoro debole e della sua organizzazione che dovrebbe vedere la cooperazione impegnata in prima persona. • Le cooperative turistiche e culturali e i progetti relativi a un ambito di intervento sempre più strategico per quanto concerne l’economia e i servizi alla persona. Benché abbiano ovviamente caratteristiche diverse, si può pensare ad una loro interazione in una visione intersettoriale in riferimento alle potenzialità espansive della economia della creatività centrata sulla creazione di contenuti e di forme di aggregazione della domanda innovativi rispetto a quelli tradizionali. Nei programmi regionali tale settore viene indicato come quello con maggiori potenzialità espansive. Diversi son i progetti in corso, ma mancano della sufficiente capitalizzazione e delle necessarie sinergie. • I progetti integrati territoriali sono pensati appositamente per dar vita a nuove imprese che potrebbero scaturire da iniziative delle stesse cooperative e/o da intese imprenditoriali tra cooperative e imprese private e/o imprese a capitale pubblico e sistema creditizio e bancario. L’obiettivo di fondo è quello di attivare nei territori iniziative imprenditoriali che siano frutto di accordi, di patti territoriali veri e propri, in grado di rispondere al bisogno di crescita e di nuova occupazione partendo dalle opportunità di sviluppo rimaste ancora inespresse. In tal senso, occorrerà porsi efficacemente in ascolto delle istituzioni pubbliche e valutare opportunamente gli asset di sviluppo principali previsti dalla programmazione pubblica. L’esempio di FICO a Bologna è illuminante; altre progettualità innovative potrebbero attivarsi prendendo spunto dai programmi di sviluppo del porto di Ravenna, dal settore turistico regionale in relazione all’EXPO, dallo sviluppo della meccatronica e dalle iniziative di sviluppo agroindustriale, dagli interventi previsti nel cosiddetto cratere delle zone colpite dal sisma, dai progetti di rigenerazione urbana, dal ciclo dei rifiuti e da altro ancora. • Per la cooperazione agroindustriale la dimensione europea è decisiva, ora e nei prossimi anni: come rafforzare la presenza e come sviluppare alleanze di settore in Europa? È possibile dare vita a esperienze cooperative transnazionali? Anche in questo settore la dimensione sarà decisiva ed è evidente la necessità di procedere ad aggregazioni Un settore stabile per occupati e fatturato che vede però alcune innovazioni in atto: FICO a Bologna, alcuni progetti finanziati dai Fondi strutturali. Da questo punto di vista è il settore più dinamico. Per rafforzarne il profilo e la presenza anche sociale La promozione cooperativa è un altro elemento di riflessione altamente significativo, uno spazio che dovrà tenere insieme percorsi consolidati e sentieri meno battuti sperimentando forme inedite di aggregazione, favorendo l’intersecarsi di esperienze e conoscenze, facendo dialogare i territori, promuoverndo cooperazione ai vari livelli. La nuova frontiera di questa attività così essenziale passerà attraverso la dimensione delle cooperative di comunità create dai cittadini, l’individuazione di nuove opportunità di promozione attiva e passiva, la gestione condivisa dei servizi dal basso da parte dei cittadini, il workers buyout e la trasformazione di imprese in cooperative di (ex) dipendenti ecc. 34 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Alcuni progetti. • domani potrebbero rappresentare il management intermedio e non solo . Riflessione e ricerca per la grande impresa cooperativa In questo quadro è proprio sulla grande impresa cooperativa che occorre riprendere una elaborazione e riflessione originale . Non già per negarla, ma per aggiornarla. Poiché l’aggettivazione Cooperativa con Impresa è un binomio non scindibile, il congresso può essere occasione per rimettere al centro anche questa elaborazione, non solo sulla dimensione imprenditoriale e manageriale, ma anche sugli aspetti che attengono alle governance, alla selezione del capitale umano e dei gruppi dirigenti. Ad esempio, nel settore della logistica, che abbisogna di una riqualificazione non solo valoriale, dobbiamo sviluppare il concetto che non è un luogo economico per emarginati o per finte cooperative, ma una dimensione economico imprenditoriale complessa, sul piano della organizzazione del lavoro e, in parte, anche tecnologica. Ad esempio, in nuove forme di servizi mutualistici, alla luce degli ampi spazi non coperti dal welfare pubblico. Si potrebbe attivare un progetto di ricerca finalizzato alle grandi imprese che analizzi a matrice tra mercato/settori e specificità di impresa una serie di indicatori, con particolare focus su propensione alla innovazione, alla intrapresa in nuovi mercati (prodotto-geografico), alla generazione di valore aggiunto, alla propensione a investire sul capitale umano e sulla sua caratteristica, alla presenza di alleanze o partnership, al modello imprenditoriale e gestionale, alle forme di governance, alla presenza di progetti di integrazione- fusione, alla propensione alla ITC ecc. • Basterebbe che ogni settore si impegnasse a un certo numero di inserimenti finalizzati, con annessi percorsi formativi tutorati, perché il numero totale possa costituire una massa critica importante. • Un progetto per i giovani: riqualificare il capitale umano della cooperazione In particolare vi è la necessità di legare questa iniziativa a un lavoro sul capitale umano in cooperativa che va sia rimotivato dal punto di vista dell’identità cooperativa, sia valutato e sviluppato sotto il profilo dell’apporto lavorativo. Del resto, rischiamo di essere nel pieno del circolo vizioso tra formazione superiore e richieste di capitale umano qualificato da parte delle imprese. Non è chiara quale sia la situazione nelle cooperative, ma la sensazione che, per esempio, il numero dei laureati e il loro posizionamento non sia adeguato, esiste. Un lavoro sistematico su questo nodo potrebbe anche contribuire ad aaccelerare i processi di ricambio generazionale. Sostegno ai lavoratori nei processi di ristrutturazione Un altro punto da approfondire è quello della soluzione ponte per i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro o inseriti negli ammortizzatori sociali. È sbagliato un modello in cui la comunità sostiene il reddito di chi si trova senza lavoro, ma non chiede nulla in cambio. Senza entrare nel merito di norme su cui non abbiamo titolarità, si potrebbroe però attivare forme di cooperazione di servizio (temporary coop) , che utilizzi le competenze e professionalità non occupate (soprattutto nell’area della produzione lavoro). In questo quadro si potrebbero costruire convenzioni con gli Enti Locali che consentano di fare fronte a interventi oggi non possibili per i noti problemi di bilancio e precostituire una parziale integrazione al reddito. Interventi sul verde, manutenzioni , vigilanza, ecc. Al progetto andrebbe collegato un iter formativo e riqualificativo in accordo con la Regione. Verò è che in teoria queste forme di intervento potrebbero sottrarre quote di mercato anche a cooperative operanti full-time su quei mercati. Ma occorre avere presenti che in molti casi il mercato, causa i tagli alla spesa o alle compatibilità di bilancio, non è attivo o è in forte contrazione Vanno rilanciate a livello regionale le iniziative sulla giornata della Cooperazione (modello manifestazione all’avviamento di Alma Mater) costruito in collaborazione con Regione -Sistema universitario- scuole tecniche- expertise di obiettivo lavoro, direzioni del personale con l’obiettivo di collocare al lavoro (studiando le forme giuridico - contrattuali) giovani laureati, mettendo in relazione formazione, nuove forme di promozione e mutualità cooperativa. E non solo in start up di tipo innovativo o a elevato contenuto tecnologico, anche in settori a basso valore aggiunto che hanno necessità di figure che • Guidare l’innovazione La scelta di Legacoop di costituire INNOVACOOP deve essere valorizzata e resa più sistematica. Il lavoro svolto sinora ha consentito di diffondere informazioni e in alcuni casi nuove mentalità, è 35 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO emersa una rete di persone inserite nelle singole cooperative. prenditoriale a quello finanziario, a quello culturale. In particolare, la globalizzazione dei mercati e della finanza ha contribuito a innescare profonde modifiche nella struttura dell’impresa e nelle logiche di governance. Naturalmente, le migliori conoscenze sulla evoluzione settoriale sta in capo alle cooperative che dovrebbero conoscere i loro mercati e come l’innovazione interagisca con questi. I modelli di riferimento trovano origine, ancora una volta, nel mondo anglosassone e particolarmente negli Stati Uniti la cui posizione dominante ha finito per innescare percorsi di imitazione sempre più evidenti, accelerati e diffusi a scala mondiale. Dovrebbero, perché spesso, per diverse ragioni (dimensione - scarsa propensione - presunti o reali vincoli tecnologici e/o finanziari) si tende a perpetuare il proprio modello, magari di successo in un certo ciclo, ma superato dalla evoluzione della domanda o dei concorrenti. La cooperazione, tutta la cooperazione, con particolare riferimento a quella presente nei paesi a capitalismo avanzato, non è immune da questa influenza che rischia, se non adeguatamente seguita di dar luogo a processi di omologazione, palese o mascherata quando , invece, crescono tra le imprese di capitali i casi di collaborazione strutturata tra capitale e lavoro. Tuttavia, affidarsi solo alla capacità propulsiva o adattativa delle imprese è limitativo, così come parziale è limitarsi alle start up. Legacoop può e vuole essere sempre più generatore e motore di analisi e proposte. I cooperatori debbono avere ben chiaro che lo sforzo da compiere è quello di evitare questa tendenza e, più in generale, di creare le condizioni per sviluppare un modello cooperativo che, sempre di più, sia in grado di competere con quello capitalistico coniugando democrazia d’impresa con partecipazione, solidarietà ed equa ripartizione della ricchezza prodotta. Non esiste una unica risposta. Tuttavia il gap - anche culturale e cognitivo - non può essere superato in autonomia. Si corre il rischio di un approccio fortemente limitato, quando non episodico. Va costruito un modello strutturato con il soggetto che in primis può rappresentare il maggiore serbatoio di conoscenze, l’Università. La nostra regione al riguardo vanta poli di eccellenza, a partire da Bologna, ma non solo. La relazione potrebbe essere biunivoca e finalizzata. La derivata riguarderebbe sia le eventuali possibilità di nuova cooperazione, sia di stimolo a quella esistente. La cooperazione in Italia ha avuto successo laddove ha impiegato bene questi riferimenti identitari . Una cultura originale, quella della impresa cooperativa, una sintesi equilibrata che ha permesso il radicamento di questo modello. La relazione con le Università andrebbe finalizzata su alcuni settori di ricerca e conoscenza: agroindustria, ingegneria delle costruzioni, economia, discipline legate alla tutela del territorio e dell’ambiente, solo per citarne alcuni. Le cause che portano alla omologazione sono di varia natura: 1. di ordine culturale e politico che hanno portato, in questo Paese, alla progressiva emarginazione del ruolo pubblico nell’economia ed alla perdita di priorità del “sociale” e del “bene comune”, in forte contraddizione con lo spirito della Costituzione. La legittimazione dell’impresa non è più data a partire dalla coerenza con valori condivisi, ma essenzialmente da modelli in grado di aumentare la competitività utilizzando al meglio i fattori tipici dell’impresa di capitale; 2. di ordine interno quali: l’indebolimento del patto associativo che ha generato un sensibile calo di peso del ruolo delle istituzioni (le Associazioni) che anche nell’immaginario collettivo sono i garanti dell’applicazione dei principi e dei valori; la mancata coerenza tra le virtù predicate (valori e principi) e le virtù praticate è, in molti casi, la principale causa dei non pochi problemi reputazionali di cui le cooperative risentono in diverse parti del mondo a seguito delle crisi aziendali esplose. Potremmo promuovere annualmente la giornata della innovazione (ai fini di determinare interesse e conoscenza) dalla quale in modo strutturato sviluppare alcuni filoni di lavoro. Identità cooperativa. Appunti per la discussione Non vi è alcun dubbio che i grandi mutamenti indotti dalla globalizzazione a scala planetaria siano destinati a produrre una severa selezione in tutti i campi in cui si articola la società organizzata: da quello economico-im- 36 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Le conseguenze più evidenti sono state • • • • Nel Congresso ACI di Manchester nel 1995 furono ridefiniti ed approvati l’insieme dei valori di riferimento e i sette principi che rappresentano la dichiarazione d’identità cooperativa; questi ultimi costituiscono le linee guida cui le cooperative devono attenersi per essere parte del Movimento cooperativo internazionale. stanchezza nella partecipazione dei soci con una diminuzione d’intensità delle relazioni tra loro e per la gestione della cooperativa; la conseguente deresponsabilizzazione dei soci e il conferimento di deleghe eccessive al management; il limitato utilizzo di pratiche che possono consentire, se attuate, di avere livelli di produttività anche superiori alle imprese di capitali concorrenti come recenti ricerche della Fondazione Barberini hanno dimostrato; la crisi delle Associazioni di rappresentanza che a fronte della crescita dimensionale delle imprese, alle variegate caratteristiche dei business delle cooperative e, soprattutto alla sempre più marcata indipendenza delle associate hanno visto limitare di molto le loro competenze. È di fondamentale importanza ribadire che la dichiarazione di Manchester è stata assunta come riferimento identitario delle cooperative di tutto il mondo. In particolare per il nostro Paese essa costituisce la base unificante per tutte le centrali cooperative per la costruzione dell’ACI, consentendo il superamento delle storiche divisioni. Ma una dichiarazione di identità produce effetti e legittimazione nella misura in cui è alto il livello di coerenza di applicazione di quanto contenuto. Non vi è dubbio che se le tendenze all’omologazione non saranno fermate l’impresa cooperativa si troverà a dover competere utilizzando pressoché unicamente gli stessi fattori dell’impresa di capitale con tutte le conseguenze che ne possono derivare: in primo luogo la caduta verticale della legittimazione sociale. È bene sottolineare che l’identità cooperativa, come qualsiasi identità, non vive di vita propria ma si nutre, oltre che di regole, coerenze e controlli di partecipazione, di scambio, di formazione. L’identità è formata anche da usi e costumi, da simboli, tradizioni e sistemi di trasmissione culturale. È definendo in maniera precisa cosa intendiamo per “identità” che si evitano nostalgie, nebulosità ed approssimazioni e si può articolare coerentemente il concetto che vogliamo esprimere e comunicare. La globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia hanno prodotto effetti nel tessuto sociale che vanno anche oltre la sfera economica e imprenditoriale. Tali cambiamenti investono anche i soci delle cooperative, spingendo verso la individualizzazione delle relazioni con una minore propensione ad agire secondo i principi e i valori espressi nella dichiarazione di identità cooperativa Se ad esempio, diamo una lettura nostalgica del “pre globalizzazione”, rischiamo di non cogliere il buono che dalle esperienze recenti di cooperazione può venire. Inoltre, nell’analizzare il contesto, dobbiamo tenere conto anche delle profonde trasformazioni intervenute nelle condizioni di vita in seguito allo sviluppo tecnologico. La nascita del web, l’avvento del digitale, la circolazione e lo scambio delle informazioni attraverso i social network, le innovazioni tecnologiche modificano i rapporti tra le persone, dentro le imprese, nella società e possono essere elementi di esclusione, tanto quanto di partecipazione e maggiore accesso alle opportunità. La cooperazione, come parte rilevante della società italiana, vive ancora in modo inadeguato queste trasformazioni mentre ci sono tutti i presupposti perché possano diventare elementi di straordinaria utilità per un’economia basata sulla collaborazione e la condivisione. Abbiamo in alcuni ambiti dati che ci confortano sulla capacità della cooperazione di rispondere a bisogni attuali, proprio grazie all’applicazione dei principi su cui si fonda. La cooperazione sociale, la cooperazione di utenza in settori nuovi, ad esempio. Cosa accomuna, in termini di identità, le cooperative nate dai braccianti agli inizi del ‘900, alle cooperative sociali nate negli anni ’80 o alle cooperative per l’acquisto dell’energia elettrica, per citare alcuni esempi, se non una modalità democratica di rispondere ai diversi bisogni delle società nei diversi periodi? I principi ed i valori della dichiarazione d’identità, poi, hanno dato l’opportunità di ridefinire un’identità propria della cooperazione togliendola da una condizione di subalternità alla politica che fino agli anni ‘90 nel nostro paese ha messo in discussione l’autonomia di pensiero dei cooperatori. È questa una ragione del tutto sufficiente per costruire un Congresso impostato su elementi forti, anche di discontinuità in grado di intervenire, in primo luogo, sulla riaffermazione di una forte identità cooperativa, sulla riappropriazione e arricchimento della cultura del cooperare a vari livelli, sulla coerenza rispetto ai valori e principi enunciati. I giovani cooperatori, che non soffrono la nostalgia di un passato che non hanno vissuto, ma di cui se mai possono cogliere gli elementi più utili ad affrontare il presente, attualizzandoli, sono in questo senso una straordinaria ri- 37 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO sorsa che può consentire una ricollocazione dei temi identitari al primo posto nel dibattito congressuale e della vita delle cooperative. espressi dalla dichiarazione di identità partendo dalla constatazione dei successi avuti ma anche delle situazioni critiche che si sono appalesate e che vanno risolte. Nella nostra realtà i luoghi in cui queste categorie di pensiero e di azione si sostanziavano si sono progressivamente rarefatti causando da un lato l’ammodernamento ma anche l’appannamento dei fattori di riferimento per l’intero universo dei cooperatori. • Superando il radicarsi di culture d’impresa tipiche della società di capitale spesso affermatesi da acritici rapporti con le organizzazioni di consulenza. • Con la formazione cooperativa a tutti i livelli. Ricreando gruppi dirigenti, strutture di gestione e basi sociali disponibili ad accettare regole derivanti dai principi cooperativi e consapevoli del vantaggio competitivo generato dalla specificità cooperativa. • Stimolando la quantità e la qualità della partecipazione dei soci recuperando alti livelli di democrazia aziendale con conseguente riacquisizione di centralità della figura del socio. • Definendo linee guida per la governance delle cooperative e delle associazioni che attribuiscano in modo corretto le competenze, tenendo conto della varietà di situazioni delle cooperative. • Ridando valore al ruolo del sistema associativo come stimolatore di processi e come garante della continuità del patrimonio culturale e materiale della cooperazione. Affrontare questi problemi significa recuperare e diffondere l’orgoglio di una cultura, quella cooperativa, che è stata fondamentale nella società italiana ed in quasi tutto il pianeta e avendo la consapevolezza del ruolo che questa forma d’impresa può svolgere con successo. Non è un caso, a questo proposito, che il termine “Movimento Cooperativo” sia praticamente scomparso dal nostro lessico mentre rappresentava la sintesi fra sistema imprenditoriale, proprietà sociale costituita da milioni di persone e l’agire collettivamente. Un appannamento che ha contribuito a cambiare radicalmente l’esercizio della politica cooperativa da parte delle istituzioni dedicate che hanno assunto come riferimento principale essenzialmente la singola impresa e i problemi della competizione nel mercato non curandosi a sufficienza di stimolare, in quelle stesse imprese, il coinvolgimento dei soci nei processi decisionali. Il mondo cooperativo, però è ancora letto e interpretato come soggetto unitario; da cui il forte rischio che il combinato disposto di monitoraggio insufficiente sui comportamenti delle cooperative da parte di associazioni e un allentamento nella applicazione dei valori identitari da parte di alcune cooperative, in primis la responsabilità dei soci, ne mini la reputazione. Dalla cooperazione ci si aspetta molto perché molto ha dato. C’è una forte attesa che la cooperazione possa essere un elemento decisivo nella battaglia contro il moltiplicarsi delle ingiustizie sociali e, in particolare, degli abnormi differenziali nella distribuzione della ricchezza. In questa prospettiva la cooperazione, dati i valori e principi di riferimento, è indiscutibilmente alternativa a una configurazione che vede il prevalere dalla finanza speculativa sull’economia reale L’utilità sociale dimostrata, da cui l’orgoglio, vanno sempre collegati alla dimensione imprenditoriale che, proprio laddove si è nutrita dei valori e ha applicato i principi in modo intelligente, ha avuto e ha successo. In questo senso, un contributo concreto alla discussione potrebbe essere apportato analizzando in maniera puntuale il contenuto dei principi sanciti a Manchester, al fine di individuare ed evidenziare ciò che ogni principio comporta in termini di possibili regole e divieti. Qualche esempio pratico, riferito a problematiche attuali, può essere utile per illustrare cosa si intende. La sua alternatività, pur non essendo una “avanguardia rivoluzionaria”, si è espressa nella gestione orientata al lungo periodo, il che ha permesso di accumulare risorse transgenerazionali ma ha anche introdotto dei profili di conservazione . Il principio della porta aperta, ad esempio, rappresenta di per sé una risposta alla domanda se sia lecito oppure no richiedere ai soci un contributo di iscrizione a fondo perduto alla cooperativa. La continuità, a volte eccessiva, nei sistemi di governance e nella permanenza nei ruoli ne sono una espressione. Riccollegarsi ai principi e ai valori è dunque essenziale per riaffermare la distintività e per avviare i cambiamenti necessari nel sistema cooperativo e nelle associazioni. Il principio della partecipazione economica del socio, che è quindi imprenditore anche nelle cooperative di lavoro, aiuta a chiarire le motivazioni che stanno alla base dell’istituto del prestito sociale. È nella cooperativa, innanzi tutto, che è necessario elevare il grado di coerenza nei confronti di principi Cooperare tra cooperative è il principio a cui fare riferimento nell’elaborazione delle strategie volte a con- 38 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO trastare i fenomeni di dumping salariale nei rapporti tra clienti e fornitori lungo la filiera ed è anche il principio che dà sostanza alle associazioni cooperative. • Il settimo principio, sancisce che le cooperative debbano operare sul territorio secondo criteri di sostenibilità, in tutte le sue accezioni: ambientale, economica e sociale. • Ciò che si propone è una sorta di decalogo pratico, facilmente comprensibile e applicabile da chi, riconoscendosi nell’identità cooperativa, desideri far parte del movimento. Un valido supporto in questo senso è rappresentato dal “Blueprint for a co-operative decade”, la strategia elaborata a livello mondiale dall’Alleanza internazionale delle cooperative, che contiene le linee guida da seguire affinché le imprese cooperative siano il modello imprenditoriale con il maggior tasso di crescita nei prossimi anni. Lo stesso Blueprint suggerisce per ogni linea guida una serie di azioni concrete volte a rendere praticabili i principi enunciati. soci non può rinunciare a gestire il proprio sistema di relazioni da posizioni di forza e di capacità di mobilitazione; l’associazione deve essere garante che il patrimonio culturale e materiale accumulato venga trasmesso alle future generazioni di cooperatori; l’associazione deve promuovere la formazione cooperativa. Una grande organizzazione deve avere una scuola dedicata e un sistema di relazioni con i centri della ricerca e della cultura in grado di costruire la permanente innovazione del modello cooperativo. Allo scopo, l’integrazione tra i soggetti esistenti può permettere un miglioramento nella interlocuzione con le cooperative da un lato e con i centri universitari dall’altro. L’appartenenza al sistema associativo deve essere considerato un valore dalle cooperative - cooperatori e dirigenti - e la rappresentanza prodotta dalla associazione uno strumento fondamentale di affermazione dell’identità cooperativa. Un valore che comporta un impegno solenne e la disponibilità ad accettare regole condivise e sanzioni. Tra queste, fondamentale importanza riveste l’azione di comunicazione e di diffusione del brand cooperativo. Un marchio unico che identifica in tutto il mondo gli organismi che aderiscono ai valori ed ai 7 principi dell’Alleanza delle cooperative. Concludendo, non sono i principi e valori che debbono essere ridefiniti, ma sono le modalità della loro applicazione che vanno riconsiderate e adeguate, valorizzando in modo rilevante le esperienze di eccellenza e dando continuità a processi complessi che comportano una forte riassunzione di responsabilità dei soggetti coinvolti, i cooperatori innanzi tutto. La riaffermazione dell’identità e la rifondazione di una narrazione cooperativa condivisa trovano infatti nei simboli condivisi e nelle parole comuni un veicolo efficace. Il sistema associativo ha subito un processo di ridimensionamento quali-quantitativo collegato a un allentamento della partecipazione delle cooperative alla vita delle associazioni. Un simile processo deve invertirsi, certamente sul piano qualitativo, in primo luogo attraverso la riacquisizione di responsabilità da parte delle cooperative e una loro partecipazione attiva a processi democratici di governance. Occorre agire su più tasti: • • • la rappresentanza deve avere forti contenuti di distintività rispetto a qualsiasi altro sistema associativo. Fra chi rappresenta aziende di capitale e chi invece aziende cooperative il differenziale deve essere forte e comprensibile; la promozione cooperativa, da orientarsi in particolare verso la cooperazione di cittadini e la nuova cooperazione di lavoro e di imprenditori associati; l’associazione deve fare politica. Chi rappresenta imprese che fanno riferimento a decine di milioni di 39 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Resp. Designato dalla Presidenza giancarlo ciaroni Coordinatori maurizio brioni alberto alberani francesca zarri Segretaria caterina zanetti Composizione del gruppo di lavoro francesco aldrelli – finpro – modena alberto araldi – proges – parma nicoletta bencivenni – coop adriatica – bologna chiara bertelli – legacoop provinciale – ferrara matteo bongiorni – coop l’orto botanico – piacenza enrico borsari – cmb – carpi (mo) luca bosi – sicrea – reggio emilia elisabetta calari – alter coop – bologna gianpiero calzolari – granarolo – bologna livio caravita – legacoop provinciale – ferrara silvano cavazzoni – coopsette – reggio emilia monica ciavatta – centofiori – rimini maria grazia cortesi – coop il cerchio – ravenna sergio driganti – circoli cooperativi – piacenza francesca federzoni – politecnica – modena federica fusconi – cmc – ravenna michele gardella – idrotermica – forlì cesena lorenzo giberti – legacoop provinciale – reggio emilia mauro giordani – fondazione barberini – bologna luca grosso – legacoop bologna – bologna mauro iengo – legacoop nazionale – roma edoardo laccu – coop estense – modena luca lelli – ciab – bologna massimiliano lombardo – ballarò – reggio emilia luigi manfredi – cir – reggio emilia cristian maretti – legacoop agroalimentare nord italia – bologna carlo marignani – legacoop nazionale – roma francesca malagoli – cesvip – modena manfredi matacena – legacoop bologna – bologna massimo matteucci – cmc – ravenna nadia mazzanti – brodolini – ferrara alessio mazzoni – copma – ferrara paolo mongardi – sacmi – imola pierluigi morara - bologna chiara nasi – cir – reggio emilia domenico olivieri – legacoop imola – imola antonella pasquariello – camst – bologna patrizia pirazzoli – legacoop emilia-romagna leonardo potenza – cmc – ravenna caterina pozzi – open group – bologna alessandro ramazza – obiettivo lavoro – milano graziano rinaldini – formula servizi – forlì celestina rossi – lavoratori terra – medicina (bo) sonia sabbatelli – obiettivo lavoro – forlì guido saccardi – coop selios – reggio emilia vasco salsi – cormo – reggio emilia fabrizio sarti – coop costruzioni – bologna federico spiniello – cooperlavoro – roma tiziano tassoni – legacoop bologna – bologna catia toffanello – legacoop provinciale – modena fulvia vanni – cesvip – forlì renato verri – ancpl – roma roberto vezzelli – coop bilanciai – modena andrea volta – legacoop provinciale – parma lino zanichelli – coopsette – reggio emilia GRUPPO II Lavoro partecipazione e relazioni sindacali Il contesto della crisi e le sue conseguenze generali Solo per far riferimento ad alcuni episodi più noti si può ricordare il Protocollo Finmeccanica, del 16 aprile 2013, che ripercorre un percorso già tracciato nel settore delle imprese a partecipazione pubblica a partire dal protocollo IRI del 1984, e (ancora più significativo, perché proveniente da un ambiente tradizionalmente diffidente verso la partecipazione, come Confindustria) il documento elaborato nel gennaio di quest’anno da autorevoli esperti per conto dell’Unione industriali di Pordenone, nel quale la partecipazione viene collocata come importante tassello di un complesso mosaico di provvedimenti tendenti a salvare il tessuto industriale e l’occupazione in quella provincia. Nel sistema cooperativo, anche solo riferendosi agli eventi più noti, la crisi ha avuto effetti pesanti manifestatisi con evidenza proprio a partire dall’ultimo triennio. Situazioni di sostanziale default nei settori manifatturieri e delle costruzioni, difficoltà nel settore del consumo, crisi, in parte collegate anche alla riduzione della spesa pubblica, nel settore della cooperazione di servizi e della cooperazione sociale. Anche al di là di questi importanti episodi si possono ricordare i numerosi progetti di legge presenti in Parlamento su questo tema e il fatto che anche da parte sindacale, sia pure tra esitazioni e contraddizioni, emerge una disponibilità a procedere in questa direzione. Queste crisi, oltre a conseguenze sull’occupazione, hanno avuto in taluni casi conseguenze anche sul prestito sociale, riverberando un effetto negativo sull’immagine stessa della cooperazione. Nell’opinione pubblica, storicamente abituata ad aspettarsi un valore aggiunto dall’impresa cooperativa, la crisi ha innescato un calo di fiducia, a volte rinfocolando gli attacchi, spesso alimentati anche da motivazioni ideologico-politiche, verso l’intero sistema cooperativo. Il diffondersi di crisi aziendali sembra rilanciare, da una parte, una serie di interrogativi che vanno per certi aspetti alla radice della natura cooperativa, all’adeguatezza della forma cooperativa nell’attuale congiuntura, alla domanda su quale uso sia stato fatto della partecipazione prima e dopo l’avvento della crisi, al tema se non si sia creato uno squilibrio tra una centralità dell’impresa praticata forse in modo troppo acritico, e i valori su cui si fonda, o dovrebbe fondarsi, la cooperazione. Questi avvenimenti potrebbero rischiare di sostenere l’opinione che in fondo la specificità dei “valori” cooperativi, e in particolare la partecipazione dei soci e dei lavoratori sia ormai desueta e da evocare tutt’al più in occasioni rituali, e che in realtà non vi siano differenze significative tra le imprese cooperative e il resto del mondo produttivo. Non si può però trascurare il fatto che importanti settori della cooperazione stanno reggendo, nonostante le difficoltà, e questo sembra determinare in qualche interlocutore una sorta di orgoglio che permea e arricchisce i modi e le strategie che danno ad alcuni settori della cooperazione una marcia in più per affrontare la crisi. Tutto ciò sembra avvenire in un momento in cui, paradossalmente, proprio il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa viene più volte ripreso non soltanto tra gli osservatori e nella letteratura, ma nel vivo delle relazioni industriali, come uno strumento indispensabile per affrontare e superare l’attuale congiuntura. 41 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Le criticità emergenti nel funzionamento della governance al tempo della crisi Alcune ragioni possibili: la difficoltà dei gruppi dirigenti a cogliere i segnali e la dimensione della crisi, la scarsa disponibilità a far circolare le informazioni sulla reale situazione economico-finanziaria dell’azienda, la volontà di non allarmare clienti, fornitori , stakeholders in generale, sulla solidità della cooperativa,la difesa di posizioni di leadership dei gruppi dirigenti acquisite in tempi anche abbastanza lontani, e consolidate dai risultati di una crescita continua. Il quadro così descritto mostra tuttavia diverse criticità. Innanzitutto, quale che sia il tasso di partecipazione alle assemblee, esse, in molte occasioni hanno un ruolo di ratifica formale di decisioni assunte dal consiglio d’amministrazione, le quali sono a loro volta il risultato di decisioni prese in sedi più ristrette, con il decisivo apporto dei vertici della tecnostruttura. La passività e la tendenza alla delega da parte della base sociale sembrano essere piuttosto diffuse. Ovviamente , per reggere la concorrenza di fronte alla situazione appena ricordata, le cooperative hanno dovuto adottare misure sia dal punto di vista strategico che del lavoro. Dal punto di vista strategico, ad esempio, riducendo la presenza nei settori più generici e più aggredibili sul versante dei costi e aumentando invece la presenza in settori più qualitativamente specializzati, come la logistica del farmaco, o il risanamento ambientale. Un’altra criticità riguarda il rinnovamento delle leadership aziendali, considerato a parole come un requisito importante della vitalità della democrazia associativa, ma anche un’importante risorsa in termini di competitività, in una fase caratterizzata da intensi cambiamenti nel contesto economico-produttivo e sociale. In realtà, il ricambio (anche) generazionale avviene piuttosto lentamente, soprattutto nelle cooperative più ricche e per ciò stesso più chiuse. Gli effetti sul personale sono stati soprattutto finalizzati a ridurre i costi attraverso un aumento del part time, una riduzione delle ore lavorate, un aumento dei rapporti di lavoro flessibili , in qualche caso anche alla rinuncia ad alcune prestazioni già in godimento, come i ticket mensa ai lavoratori della logistica. In sintesi la partecipazione “sociale” appare come una caratteristica ancora vitale e generalmente considerata come un momento essenziale della vita dell’impresa, con tuttavia diverse criticità, in parte legate a fattori oggettivi: In sostanza, la partecipazione in cooperativa, nelle sue varie forme, pur essendo ancora un valore sentito e praticato, è piuttosto stanca. Ad aggravare la situazione stanno soprattutto alcuni aspetti: da un lato, un clima culturale e un approccio diffuso ai temi dell’impresa e delle relazioni industriali nel nostro paese, esitanti, se non in diversi casi esplicitamente ostili verso la partecipazione. Dall’altro, il sopravvenire della crisi, che poteva indurre a considerare un impiccio i tempi e le procedure della partecipazione di fronte alla rapidità della decisioni da prendere, ma che induceva anche una parte dei vertici cooperativi a restringere ulteriormente il “cerchio” decisionale per celare gli errori compiuti, o le indecisioni sulle scelte da fare. • • • • • le dimensioni della base sociale; il tipo di scambio mutualistico in parte a fattori soggettivi; la resistenza al ricambio di alcuni gruppi dirigenti; la forza degli apparati; una certa assuefazione alla delega da parte della base sociale. Anche per quanto riguarda la partecipazione di “relazioni industriali” il sistema cooperativo si attiene, nel suo insieme, a comportamenti rispettosi delle normative vigenti e a una sostanziale correttezza negli adempimenti previsti dalle procedure informative e consultive contenute nei contratti, anche se poi, approfondendo l’indagine, risulta che gli esiti di tali procedure abbiano scarso impatto sulle decisioni aziendali. Quali siano le ragioni di queste esitazioni, che hanno portato a “mettere la polvere sotto il tappeto”, ad assumere comportamenti rassicuranti, a adottare misure forse opportune in presenza di crisi congiunturali e transitorie, ma decisamente da evitare di fronte a situazioni molto più gravi, come il mancato ricorso ad ammortizzatori sociali, o l’uso di quelli più soft come i contratti di solidarietà, non è facile dire. Certo, la profondità della crisi è stata inaspettata, e per un certo periodo si è ottimisticamente pensato che il peggio fosse alle spalle. 42 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO La Governance, le “Linee Guida del 2008 e il loro stato di attuazione Le linee guida sottolineano anche l’opportunità che si introduca un limite al numero degli incarichi, e che il trattamento economico dei manager sia regolamentato e/o affidato a un apposito comitato remunerazione. Molto importanti sono poi le indicazioni riguardanti il controllo: qui il documento raccomanda la distinzione tra i ruoli di indirizzo e quelli di gestione, indica l’opportunità di introdurre la figura degli amministratori indipendenti, e richiama la possibilità di ricorrere al modello dualistico di governance. Le “linee guida per la governance delle cooperative aderenti a Legacoop” approvate dalla direzione nazionale di Legacoop il 18 settembre 2008 rappresentano una sintetica e fondamentale elencazione di principi e metodi operativi per equilibrare efficienza e partecipazione, modernità e valori. Per quanto riguarda i gruppi societari alla cui guida vi sono una o più cooperative, il documento raccomanda che vi sia “coerenza dei comportamenti delle società controllate con i valori tipici della cooperazione” e “l’estensione alle società controllate, nelle forme giuridicamente possibili, dei principi tipici della cooperazione. Le linee guida si articolano, come è noto, in una serie di paragrafi nei quali si affrontano i vari problemi, da quelli più tradizionali della adesione e partecipazione dei soci, a quelli più complessi legati alle grandi dimensioni e alla natura di gruppo assunta de numerose cooperative. Infine, le linee guida affidano alla struttura associativa un compito di vigilanza sul processo di applicazione dei principi ivi contenuti nelle aziende cooperative aderenti. Riassumendo in breve i contenuti del documento, si inizia con la riaffermazione del principio della porta aperta, necessario per il rinnovamento della base sociale e da gestire in base a requisiti e procedure di accesso determinati secondo criteri di equità e trasparenza. La partecipazione dei soci deve essere favorita attraverso l’attivazione di strumenti di natura informativa sull’andamento delle attività economiche della cooperativa, attraverso procedure formalizzate di informazione sulle decisioni maggiormente rilevanti che sia avvalgano di tutti gli strumenti disponibili, da incontri e gruppi di lavoro preassembleari, gli house organ alle tecnologie informatiche. Il documento risale, come si è detto, al 2008, e appare piuttosto evidente l’intenzione, ad esso sottesa, di “richiamare” il mondo cooperativo, fin troppo diversificato come concreti modelli e stili di governance, verso una moderna e certamente rivisitata adesione ai principi identitari della cooperazione. Per quanto riguarda la composizione e il funzionamento del consiglio d’amministrazione, la situazione sembra essere, anche nel limitato campione da noi esaminato, molto diversificata. Come si è detto, il consiglio d’amministrazione ha spesso una composizione piuttosto eterogenea, essendo in diversi casi composto sia da consiglieri espressione dei comitati, o sezioni soci, e quindi espressione di una leadership “territoriale” formatasi probabilmente attraverso il prestigio o l’attivismo nelle attività sociali, e, in diversi casi, da esponenti della tecnostruttura. In alcuni casi nel consiglio è prevista una presenza minoritaria, ma abbastanza significativa, di soci sovventori, mentre non risultano amministratori indipendenti. Nei gruppi a controllo cooperativo le informazioni devono riguardare anche quanto di rilevante avviene nelle società controllate, nonché il raccordo tra l’attività di queste e la finalità mutualistica propria della capogruppo. La partecipazione dei soci all’assemblea deve essere garantita attraverso forme di convocazione efficaci, e la sua effettuazione deve essere tale da garantire la massima partecipazione, soprattutto nelle cooperative più grandi e complesse, attraverso assemblee separate e la creazione di strumenti stabili di partecipazione, come comitati territoriali, sezioni soci, eccetera. Vi sono poi casi in cui il presidente è anche direttore generale o i componenti del consiglio di amministrazione hanno deleghe che li mettono, di fatto, a capo di settori operativi. La cosa viene descritta come un fatto tutto sommato fisiologico, in qualche caso ci viene detto che “si cerca di evitarlo”, ovviamente sarebbe necessario consultare gli statuti per verificare se vi siano contenute norme sull’incompatibilità. L’elezione delle cariche sociali deve avvenire con procedure formalizzate e trasparenti, le candidature devono essere rese pubbliche con le caratteristiche professionali e personali dei candidati, dev’essere garantita un’adeguata rappresentanza di genere e di eventuali soci finanziatori, è necessaria la rotazione nelle cariche sociali, con un ricambio preferibilmente parziale degli amministratori. 43 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO La composizione mista del consiglio, che contraddice con il principio della netta distinzione tra indirizzo/controllo e gestione, può avere un aspetto positivo, che è quello di mettere a confronto nell’organismo di vertice esperienze e competenze diverse. Appare tuttavia evidente il rischio che si generi uno squilibrio di conoscenze e quindi di potere tra chi è in possesso di informazioni quotidiane e dettagliate sull’andamento aziendale e chi no. Naturalmente, questo gap potrebbe essere colmato almeno in parte da iniziative formative dei consiglieri laici. rapporto tra alcune cooperative e l’associazione si era fortemente allentato negli anni delle “vacche grasse” in nome di una certa autosufficienza di alcuni settori cooperativi. Sarebbe molto importante importanza procedere a un’applicazione più generalizzata e puntuale delle linee guida del 2008,( alcune delle quali sono state arricchite e ridefinite in maniera ancora più puntuale nel documento Fondaz. Barberini-Ancpl: Partecipazione in cooperativa: istruzioni per l’uso del 10 maggio 2012 o nel “libretto rosso” di Generazioni E.R.) e soprattutto di alcuni dei suoi contenuti più sostanziali e innovativi. In particolare, quelli che riguardano la distinzione tra indirizzo/gestione/controllo, la dialettica tra gli organi sociali e l’adozione di misure come l’immissione di amministratori indipendenti e l’adozione del modello dualistico, un rafforzamento della “funzione di presidio delle regole e dei valori” da parte delle strutture associative. La governance e la crisi Al momento in cui la crisi è incominciata sembrano essersi verificati diversi fenomeni. In alcuni casi il vertice più ristretto ha cercato di tenere il più possibile riservate le informazioni. Vi sono alla base di questo comportamento molte diverse motivazioni, in parte determinate forse da una lettura non sufficientemente lucida della situazione, e della gravità della crisi, in parte dalla difficoltà di prendere decisioni impopolari dopo un lungo periodo di “vacche grasse”, in parte dalla difficoltà obiettiva di far condividere scelte di taglio dell’occupazione e dei salari a una platea di soci-lavoratori. Tutto questo ha portato a rinviare le decisioni o a prendere e protrarre decisioni minimaliste (come i contratti di solidarietà). Le situazioni sono, peraltro, abbastanza diverse. Le vicende della crisi e le capacità di reazione delle cooperative sembrano essere state collegate anche a fattori come il momento in cui la crisi ha cominciato a mordere davvero: lo shock e la capacità di reazione sembrano essere stati minori nelle prime cooperative andate in crisi, mentre in quelle entrate in crisi più tardi, dove l’informazione sulla situazione è sembrata avvenire, peraltro, attraverso un “passaparola” prima ancora che attraverso informazioni o atti formali, i soci e i lavoratori erano già più preparati, a decidere ( e a subire) misure più pesanti e dolorose. L’organizzazione del lavoro, un tema sommerso ma cruciale La partecipazione è un valore in sé, ma in un contesto fatto di imprese, la partecipazione deve servire a creare un valore aggiunto che le rende più competitive in quanto possono giovarsi dell’apporto attivo di tutti coloro che vi lavorano, e in più perché vi si crea una dialettica che aiuta gli amministratori e il management da un lato, i lavoratori dall’altro, a creare quella circolazione di informazioni, di innovazioni e di stimoli che consente di evitare gli errori e di prendere consensualmente le decisioni, facili o difficili, che servono alla buona salute dell’impresa e al benessere di chi vi lavora. Per ottenere questi risultati, la partecipazione “classica” è sicuramente utile, ma probabilmente non basta. Una cooperativa nella quale la forma e la sostanza della partecipazione dei soci-lavoratori ai vari momenti assembleari siano rispettate alla perfezione, le cariche siano definite in modo democratico, e le informazioni sui bilanci vengano fornite in modo trasparente e corretto, è certamente un’ottima cooperativa, ma se l’organizzazione del lavoro al suo interno resta di tipo gerarchico/ tradizionale non si può dire che essa utilizzi in maniera ottimale le risorse che la partecipazione può offrire. Il dato che comunque emerge abbastanza nettamente è che la concentrazione delle informazioni e dei poteri, la carenza di informazioni e di controlli, la timidezza nell’informare la base sociale delle situazioni effettivamente verificatesi e l’adozione di misure tendenti a minimizzare l’impatto della crisi nel breve periodo, ma strategicamente controproducenti, sono state, se non le cause prime, certamente amplificatori e aggravanti delle crisi. Il dato di partenza è che la via italiana al recupero di produttività attraverso l’aumento della flessibilità esterna, la saturazione dei tempi e delle ore lavorate ha definitivamente mostrato la corda. “ La competitivi- A questo va aggiunto certamente una debolezza del ruolo delle strutture associative, sulle cui ragioni è opportuno un approfondimento, a partire dal fatto che il 44 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO tà del sistema manifatturiero italiano può essere rilanciata soltanto attraverso un deciso sforzo di innovazione nel sistemi organizzativi e gestionale delle imprese” (Pero-Ponzellini 2014) un’ulteriore redistribuzione di quote di salario a vantaggio della contrattazione aziendale versus la detassazione delle somme così erogate, e infine l’accordo (cosiddetto testo unico) sulla rappresentatività sindacale. Per dirla in maniera estremamente sintetica, il tema è in larga misura quello di invertire o, per meglio dire, completare lo sguardo con cui si decide all’interno dell’impresa, passando da una situazione nella quale è esclusivamente verticale, dall’alto verso il basso, ed è quindi competenza esclusiva del management aziendale, a una situazione nella quale lo sguardo di chi lavora acquisisce un peso rilevante nel processo decisionale. L’Alleanza delle cooperative ha avuto un ruolo rilevante in tutti questi passaggi contrattuali; importante appare in particolare la sottoscrizione di uno specifico accordo sulla rappresentatività. Senza entrare nel merito dei singoli accordi si può dire che il sistema di relazioni industriali sta , sia pur gradualmente e faticosamente, e non senza sbandamenti, adeguando le sue regole di funzionamento alle nuove condizioni proposte dalla crisi, e lo sta facendo, nel complesso, più incisivamente di quanto abbiano saputo fare, almeno finora, la legislazione in materia e un sistema politico attardato attorno a dibattiti-dinosauro, come quello sull’articolo 18 dello Statuto. Ovviamente, le forme che questo cambiamento può assumere sono le più varie e cambiano a seconda del settore, dell’azienda, dell’organizzazione del lavoro. Perfino le forme apparentemente più banali di partecipazione dal basso, come il sistema dei suggerimenti, possono diventare importanti, nella misura in cui vengono prese sul serio, innescando processi di cambiamento reale nell’organizzazione del lavoro, la creazione di gruppi di intervento e miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza, lo stimolo a forme di job rotation, processi di formazione diffusi finalizzati ad acquisire le capacità cognitive e le conoscenze tecniche per ottimizzare i cambiamenti. Le cooperative continuano a ritenere che applicare regolarmente leggi e contratti ai loro dipendenti e utilizzare in misura anche abbastanza contenuta i rapporti di lavoro flessibile sia per certi aspetti una caratteristica ineliminabile dell’identità cooperativa, anche se dalle interviste si coglie decisamente la crescente fatica che il mantenere comportamenti civili in contesti spesso caratterizzati dal problema della difficoltà dei sindacati di prendere effettivamente atto del mutato contesto della crisi, mantenendo tutto sommato atteggiamenti “datati” anche di fronte a situazioni di difficoltà. Naturalmente l’attivazione di pratiche come queste, che aumentano l’autonomia e l’interattività dei lavoratori, singoli e in gruppo, ma ne accrescono anche la motivazione e l’identificazione con il lavoro e l’azienda, richiedono anche un parallelo allenamento alla delega da parte del management, allenamento che, peraltro, dovrebbe essere consueto nel contesto cooperativo. Va ricordato che questo della partecipazione attiva dei lavoratori al processo produttivo sembra stia sta diventando, in maniera per certi aspetti perfino sorprendente, uno dei temi forti della strategia di relazioni industriali di associazioni imprenditoriali tradizionalmente orientate in tutt’altro verso come Federmeccanica. Comincia ad apparire la necessità di ridimensionare almeno in parte alcuni degli istituti contrattuali scritti negli anni migliori ( ad es. superminimi generalizzati, permessi, ecc) per riuscire a stare sul mercato in presenza di vincoli stretti, concorrenza accentuata e margini di reddititività in deciso calo. In assenza di ciò, le relazioni industriali rischiano di essere sempre meno una risorsa innovativa. Questa crisi delle relazioni industriali e del sindacato “storico” ha un evidente risvolto negli spazi che si sono aperti, in alcuni settori e in particolar modo nella logistica, a una conflittualità molto aspra pilotata ed egemonizzata da sindacati di base e gruppi politici estremisti. Si tratta di un tema nel quale si intrecciano diversi fattori, dalla particolare composizione sociale del personale coinvolto, alla natura particolarmente disagiata delle attività svolte, alle condizioni salariali e normative applicate, e almeno in parte consentite dai contratti in vigore. A questo si aggiunge la concorrenza al ribasso esistente nel settore, che alimenta, a quanto si vede, un sottobosco di aziende e cooperative spesso ai limiti o oltre la legalità. Le relazioni industriali A partire dal 2009, come è noto, è iniziato un processo di revisione del sistema contrattuale che si è venuto dipanando in una serie di accordi interconfederali aventi come oggetto principalmente la fisionomia dei due livelli contrattuali, nazionale e aziendale, e i rapporti tra essi. Tra il 2010 e il 2014 si annoverano tre accordi, quello del giugno/settembre 2011 sulla riforma, appunto, del sistema contrattuale, con un’importante norma sulla derogabilità dei contratti nazionali da parte del secondo livello, quello del 2012 sulla produttività, contenente 45 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Un impegno strategico zione: “Chiedere ad amministratori e manager della cooperazione di tenere comportamenti “partecipativi” mentre gran parte del sistema di relazioni industriali italiano, e non solo, sembra incamminarsi in tutt’altra direzione è certamente importante, ma rischia di trasformarsi in una mozione degli affetti se non è accompagnato e sostenuto da una più ampia e solida azione tendente a spostare il baricentro delle relazioni industriali verso direzioni compatibili con questa opzione”. Se dunque, da un lato, la partecipazione “cooperativa” ha sicuramente bisogno, per essere un effettivo fattore di vantaggio, anche di affermare e praticare forme di partecipazione gestionale capaci di coinvolgere i soci, e in certa misura anche i lavoratori non soci, non soltanto nei momenti “topici” della vita cooperativa, ma in tutte le fasi del processo lavorativo con ampi gradi di autonomia decisionale e operativa, un altro fronte sul quale il movimento cooperativo nel suo complesso dovrebbe impegnarsi è quello istituzionale, della realizzazione cioè di quegli strumenti (anche) legislativi capaci di rafforzare, non soltanto nell’ambito cooperativo, ma più in generale, la partecipazione dei lavoratori nelle imprese del “sistema Italia”. Il riferimento qui è, da un lato, alle direttive europee in materia di partecipazione, ma soprattutto alle numerose proposte di legge da tempo giacenti in parlamento in materia appunto di partecipazione, e delle quali si fatica a capire perché non siano diventate, accanto ai molti provvedimenti già assunti o in cantiere in materia di lavoro, una delle priorità di governi che affermano ad ogni piè sospinto la loro vis innovativa la loro conformità con i modelli europei. Per dirla, anche qui, molto in breve, i progetti esistenti propongono un ventaglio, o per meglio dire una scala di possibilità, che vanno dal consolidamento dei sistemi di informazione e consultazione già esistenti nei principali contratti collettivi, a forme di azionariato, fino a modelli che, optando per lo più per il modello dualistico di governance , propongono la partecipazione dei lavoratori agli organi di controllo. Va aggiunto, peraltro, che diversi di questi progetti includono anche forme di regolazione legislativa della rappresentatività sindacale e dell’efficacia generale dei contratti collettivi. Si possono fare alcune osservazioni. Da un lato, si può ritenere che introdurre norme più generali e vincolanti sulle informazioni che le imprese devono fornire alle rappresentanze dei lavoratori avrebbe un effetto positivo su quella trasparenza della decisioni aziendali che è un è un aspetto storicamente critico nel nostro sistema produttivo ma che, almeno da quanto abbiamo potuto vedere, non si può dire sia del tutto risolto anche nel mondo della cooperazione. Quanto all’opportunità di introdurre il sistema di governance dualistica nelle grandi cooperative si può rinviare a quanto contenuto nelle “linee guida”. Per quanto riguarda la rappresentatività, l’introduzione dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi farebbe almeno scomparire i contratti pirata. C’è poi una ragione più generale per cui un’iniziativa che spostasse più decisamente verso l’orizzonte partecipativo le relazioni di lavoro farebbe bene (anche) alla coopera- 46 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Resp. Designato dalla Presidenza Composizione del gruppo di lavoro alberto armuzzi luca bosi – sicrea – reggio emilia marco bulgarelli – cooperare sviluppo – bologna villiam burani - legacoop provinciale – modena sergio calzari – coop andria – reggio emilia sergio caselli - legacoop pesca – emilia-romagna massimo cavalli – sacmi – imola tino cesari – coind – bologna stefano cevenini – unilog – bologna monica ciavatta – cento fiori – rimini piero collina – ccc – bologna gian luigi covili – nordiconad – modena mirco dondi – coop estense – modena elio gasperoni – coop adriatica – bologna rudy gatta – legacoop romagna franca guglielmetti – cadiai – bologna daniele lolli – iter – lugo (ra) loretta losi – legacoop provinciale – parma patrizia luciani – le pagine – ferrara cristian maretti - legacoop agroalimentare nord italia – bologna mara masini – legacoop provinciale – modena livio nanino – astercoop – udine livio palicelli – transcoop – reggio emilia federica protti – legacoop romagna fabrizio ramacci – coop l’orto botanico – piacenza graziano rinaldini – formula servizi - forlì danilo sarti – cfp – modena federico sarti – cmb – carpi (mo) ester schiaffonati – coop selios – piacenza valeriano solaroli – legacoop romagna Coordinatori maurizio brioni tiziano tassoni Segretaria Caterina Zanetti GRUPPO 1II Etica, legalità e contrasto alla corruzione L a lotta alla corruzione rappresenta un impegno strategico per la cooperazione e per Legacoop, i cui tratti costitutivi e i cui valori mettono al centro la difesa e la promozione dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle regole per consentire condizioni di competizione economica che debbono essere uguali per tutti. La corruzione, così come il mancato rispetto delle regole stabilite, rappresentano una profonda alterazione non solo del regolare funzionamento del mercato secondo regole uguali per tutti, ma producono un decadimento della stessa qualità della convivenza sociale e del rispetto dei diritti individuali e delle organizzazioni, delle imprese. La battaglia contro la corruzione ha come primo punto di riferimento la costruzione di una infrastruttura normativa, legale e del funzionamento del mercato e dei rapporti tra i vari attori, che sia improntata alla chiarezza, alla semplificazione ed alla trasparenza dei comportamenti di tutti gli attori interessati, compresi coloro che sono preposti ai controlli, alla repressione degli atti illeciti. La qualità dell’iniziativa della pubblica amministrazione, così come la trasparenza e la semplificazione dei soggetti pubblici rappresenta un elemento decisivo al pari della responsabilità dei soggetti privati, per garantire un adeguato equilibrio degli interessi in gioco. Lo strumento più efficace nella lotta alla corruzione e alla illegalità risiede nella trasparenza dei comportamenti pubblici e privati e nel valore civile della responsabilità individuale. 49 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Per una infrastruttura legale del mercato adeguata I rapporti intercooperativi Questa chiara scelta di campo da parte delle imprese di Legacoop può trovare un importante banco di prova nella costruzione di adeguati rapporti commerciali e imprenditoriali proprio tra le cooperative. La necessità di trovare un corretto equilibrio adeguato tra interessi diversi e per costruire le condizioni per comportamenti adeguati, rappresenta, per esempio, un elemento decisivo rispetto alle norme contenute nel Codice degli appalti. Nel passato anche in questo campo la tendenza alla semplice riduzione dei costi, ha indotto a scelte che si sono rivelate non adeguate anche dal punto di vista imprenditoriale. La clausola del “massimo ribasso” (*) , da strumento di tutela rischia di trasformarsi, in una trappola che, invece di semplificare e rendere più trasparenti i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, crea un mercato asfittico, una competizione tra imprese schiacciata sulla semplice variabile dei costi, impedendo, in assenza di una forte assunzione di responsabilità, una selezione basata sulla qualità complessiva dell’offerta; pertanto, non è più rinviabile un confronto fra le Associazioni interessate, al fine, di condividere proposte di modifica del Codice degli Appalti pubblici da presentare al Governo Centrale e Regionale ( tenuto conto che il Governo Centrale è chiamato a recepire la Direttiva Europea in materia ), partendo dalla modifica dell’art. 286 il quale dovrà prevedere esclusivamente l’offerta economicamente più vantaggiosa, e circoscrivere al massimo l’offerta anomala. Le tensioni, per esempio, nel settore del facchinaggio e di segmenti della logistica, testimoniano che le scelte imprenditoriale delle imprese cooperative debbono sempre privilegiare una visione complessiva che introduca elementi di organizzazione del mercato e del mercato del lavoro in particolare, nella direzione della trasparenza e del rispetto dei diritti delle imprese e dei lavoratori. Il risultato finale delle interazioni imprenditoriali tra cooperative deve consentire di innalzare la qualità della competizione per tutti, rifiutando il rischio di una rincorsa al ribasso. Nel momento in cui chiediamo alla pubblica amministrazione di elaborare strategie di appalto più complesse ed adeguate dobbiamo farci carico anche di consentire lo sviluppo di relazioni tra cooperative e con i privati che vadano nella stessa direzione. La esasperata competizione sui costi si ripercuote non solo sula qualità delle prestazioni ma sulla stessa tenuta del sistema dei diritti dei lavoratori. Il rispetto dei contratti nazionali deve rappresentare non un semplice richiamo formale ma un comportamento sostanziale la cui violazione deve essere sanzionata. I rapporti Intercooperativi e non solo, non debbono basarsi sul prezzo più basso, prassi purtroppo consolidata ma, viceversa, debbono tenere conto di un equo rapporto qualità/prezzo e del rispetto delle regole di mercato e legislative, partendo dal rispetto della corretta applicazione dei CCNL di riferimento evitando la mortificazione e la precarizzazione del lavoro, situazioni da sempre contrastate dal movimento cooperativo, oltre che elemento fondamentale per combattere le false cooperative e le false imprese. Nello stesso tempo è necessario che vi sia un rapporto chiaro e trasparente tra pubblica amministrazione e imprese e tra imprese e imprese: la necessità di rendere realmente operativa ( non solo attraverso il recepimento da parte del Governo ) la direttiva europea sui tempi di pagamento nelle relazioni commerciali Pubblico/ Privato ( 30 gg. ) e Privato/Privato ( 60 gg. ) è un esempio di come solo regole chiare e trasparenti possano garantire una qualità del mercato. Il ruolo della Associazione Così come la trasparenza e la non autoreferenzialità dei vari soggetti della giurisdizione e della pubblica amministrazione rappresenta l’altro elemento decisivo per l’equilibrio dei comportamenti dei vari soggetti coinvolti. A Legacoop spetta un ruolo sempre più importante di tutela e difesa della reputazione complessiva del movimento cooperativo e del marchio cooperativo, oggetto di attacchi il cui carattere strumentale è quasi sempre evidente. (*) Purtroppo, prassi ribadita nelle linee guida dall’A.N.A.C. struttura che recentemente ha incorporato le funzioni dell’AVCP - relativamente ai Contratti Pubblici. Tuttavia è indispensabile definire anche nuove modalità affinché sia possibile prevenire e intervenire rispetto a 50 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO comportamenti non adeguati all’impegno complessivo, civile e imprenditoriale, che spetta alla cooperazione. tenuti reali della lotta alla corruzione, che punti alla valorizzazione dell’identità dei dirigenti cooperativi e alla loro distintività in questo campo: una identità cooperativa forte, una promozione della cultura e della presenza cooperativa nella società passa attraverso comportamenti adeguati e responsabili dei suoi soci e dei suoi dirigenti. Occorre intervenire tempestivamente rispetto ai rischi di rottura delle regole, a partire dalla denuncia delle false cooperative, ma garantendo anche un sostegno operativo e un intervento nei casi in cui le situazioni imprenditoriali si presentino problematiche. L’impegno sociale ed educativo della cooperazione Specialmente in una situazione economica di crisi e di tensione come l’attuale, occorre supportare le imprese a puntare al pieno rispetto delle regole, intervenendo per correggere le distorsioni, mettendo a disposizione strumenti e relazioni, ma anche sanzionando atteggiamenti e comportamenti che rischiano di danneggiare la reputazione complessiva del movimento cooperativo e del marchio cooperativo. È forte la nostra determinazione a essere parte di un più vasto movimento sociale, politico ed educativo di contrasto alla criminalità organizzata la cui presenza, purtroppo, si è ormai consolidata anche su territori nuovi e in settori non tradizionali. L’Associazione è chiamata a dotarsi di un codice di autoregolamentazione ( senza che questo sia una gabbia che ingessa l’attività dell’impresa ), che basandosi sulla L.231/2001, contenga poche regole chiare e applicabili e, viene assunto come ulteriore elemento che rafforza il patto associativo fra impresa e associazione. Dobbiamo continuare a produrre consapevolezza sui rischi delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nelle nostre società e sui rischi, non solo legali o giudiziari, che tale infiltrazione può comportare, contribuendo a circoscrivere e identificare con chiarezza i reali fenomeni in atto, evitando così pericolose strumentalizzazioni di tali fenomeni attraverso una loro indebita generalizzazione. Il ruolo di Legacoop può diventare di notevole stimolo in alcuni ambiti decisivi, come da esempi che seguono. • • • • • Il protocollo ACI – Ministero dell’Interno per il rispetto della normativa antimafia rappresenta uno strumento importante, che punta a rendere più efficaci e non meramente burocratici gli adempimenti necessari: si tratta di eleminare i passaggi inutili ed onerosi e rendere invece è più efficaci gli strumenti a disposizione, a partire dall’iniziativa prefettizia. Sostenere l’applicazione e lo sviluppo della recente normativa della regione Emilia-Romagna, alla quale Legacoop ha fornito un rilevante contributo, per contrastare i fenomeni illegali in particolare nel settore del trasporto merci - movimentazione merci logistica e delle costruzioni. Spingere affinché la gestione della contabilità, degli adempimenti amministrativi ed autorizzativi per i soci imprenditori dei consorzi, siano costantemente e sistematicamente verificabili dal Consorzio, che deve assumere su di sé la responsabilità dei comportamenti collettivi, al fine di evitare complicazioni pesanti per l’intera base sociale e per il consorzio. Predisporre una campagna formativa ed informativa in particolare sui contenuti della legge 231/2001, con la costituzione non semplicemente formale degli strumenti previsti per tutte quelle cooperative non ancora adeguatamente attrezzate. Ciò in collaborazione con le associazioni. Più in generale è opportuno lanciare una iniziativa formativa che coinvolga quadri e dirigenti per una formazione integrata e intersettoriale sui con- La battaglia contro le organizzazioni criminali avrà tanto più successo quanto più sarà in grado di individuare questioni rilevanti e specifiche, documentate e documentabili, in modo da poter produrre iniziative produttive e concordate tra i vari soggetti pubblici e privati. Occorre evitare il ricorso a generalizzazioni o allarmismi che rischiano di far scomparire gli atti specifici e concreti delle organizzazioni criminali in accuse generiche o peggio, generalizzanti. La cooperazione rappresenta un pezzo decisivo del capitale sociale di un territorio, in quanto tale, esso, va mantenuto e sviluppato. Oggi viviamo una profonda crisi di fiducia dei cittadini non solo nei confronti delle istituzioni ma anche delle varie organizzazioni, anche di quelle nelle quali si trovano e tra di essi. Tutto ciò può generare danni alla qualità della cultura democratica, al modo del suo funzionamento. Sta venendo meno una conoscenza di base dei meccanismi oltreché dei valori, della cittadinanza democratica, la cui trasmissione non va data per scontata. La scuola innanzitutto è il luogo di tale trasmissione. Dobbiamo valorizzare e mettere a sistema la nostra presenza, il nostro capitale sociale presente sui vari territori 51 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO in diversi modi. • • • • Innanzitutto valorizzando e potenziando le iniziative, in collaborazione con l’associazione Libera, della gestione delle aziende e dei beni confiscati alle mafie. Dobbiamo impegnarci affinché non passi il pericoloso messaggio che la battaglia alla mafia porta con sé l’impoverimento dei territori, la chiusura di attività che, benché illegali o sviluppate con proventi illegali, forniscono comunque lavoro. Dobbiamo far ripartire e sviluppare quelle attività, come un forte esempio di una alternativa possibile: la cooperazione e la cultura cooperativa, rappresentano il soggetto ideale, e questo deve essere un suo impegno di portata nazionale. Valorizzazione ed integrazione di tutte le iniziative di “mutualità esterna”, di rapporto con il territorio che le nostre imprese realizzano nei vari territori: la qualità della democrazia, la ricostruzione della fiducia tra istituzioni e cittadini passa anche attraverso la qualificazione e l’arricchimento della vita quotidiana delle persone. Realizzazione, in collaborazione con le varie strutture scolastiche, di un progetto di “Educazione alla Cittadinanza”. Siamo in una fase decisiva di profondo passaggio sociale e istituzionale. In molti casi le nuove generazioni non hanno avuto la possibilità di un contatto diretto con una cultura della partecipazione e dell’impegno civile che ha caratterizzato negli anni il paese e in particolare, regioni come le nostre. Il discredito della politica e delle istituzioni, il diffondersi di una cultura demagogica e manipolatoria, nascono anche da una diffusa ignoranza dei meccanismi e dei valori della democrazia, come forme di convivenza e di rispetto reciproco oltreché come insieme di regole da rispettare. La cittadinanza, il funzionamento della democrazia non si trasmettono se non con una forte impegno educativo e sociale, con l’esempio e l’impegno. Da qui la necessità di pensare a un progetto specifico che si connetta a varie iniziative in corso, soprattutto in rapporto con le istituzioni scolastiche. 52 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Resp. Designato dalla Presidenza sergio imolesi Coordinatori maurizio brioni igor skuk alberto alberani Segretaria Caterina Zanetti Composizione del gruppo di lavoro gianmaria balducci – cefla – imola mauria bergonzini – conad – bologna patrizia bertelli – cidas – copparo (fe) elena bertolini – solidarietà ’90 – reggio emilia luca bosi – sicrea – reggio emilia lucio d’amelio – coop la baracca – bologna lorenza davoli – cesvip – reggio emilia monica fantini – legacoop romagna alfio fiori – cento fiori – rimini ethel frasinetti – legacoop bologna lorenzo giberti – legacoop provinciale – reggio emilia daniele guzzinati – coop borgo punta – ferrara lauro lugli – legacoop provinciale – modena massimo matteucci – cmc – ravenna gilberto minguzzi – terremerse – ravenna maurizio molinelli – legacoop provinciale – piacenza sarah olivero – coop aliante – modena giancarlo panini – coptip – modena federico parmeggiani – coop nordest – reggio emilia giovanni piersanti – cac – forlì corrado pirazzini – copura – ravenna giuseppe porcari – ceap – piacenza elena romagnoli – centro documentazione – bologna guglielmo russo – cad – forlì / cesena simone scagliarini – abitcoop - modena tiziano tassoni – legacoop bologna gianluca verasani - legacoop provinciale - modena andrea volta – legacoop provinciale – parma GRUPPO IV Organizzazione e governance Il quadro di riferimento Il percorso di riorganizzazione di Legacoop avviene in un contesto complesso e difficile che ci impone una riflessione anche dal punto di vista organizzativo. Tale riflessione si avvia con il Congresso e occuperà l’iniziativa e la riflessione della Associazione per l’intero mandato. • Le questioni contingenti e strategiche che si intrecciano possono essere sintetizzate nel modo seguente. • Costituzione dell’ACI. Il percorso di riorganizzazione di Legacoop deve intrecciarsi con il processo che si è aperto a livello regionale e nazionale di costituzione dell’ACI. Il processo ha una sua necessità storica e politica. Superare la frammentazione delle forme di rappresentanza dell’esperienza cooperativa italiana è in sintonia con una esigenza di riqualificazione della rappresentanza stessa parallelamente con la necessità di forme più efficaci di sostegno e di sviluppo alle imprese cooperative. • All’interno di questo processo di unificazione è necessario cogliere le specificità identitarie ed organizzative delle altre associazioni. • che può avere due possibili declinazioni: a) incremento delle dimensioni delle cooperative, b) forme più o meno forti di aggregazione fra cooperative in senso orizzontale o verticale (consorzi, gruppi cooperativi paritetici, reti d’imprese). Si tratta di soluzioni non necessariamente alternative fra loro. Riordino istituzionale. Siamo di fronte ad una accelerazione della modifica degli assetti istituzionali che avviene in modi non sempre ordinati ma irreversibili, costringendo le associazioni a ripensare la propria organizzazione. Soppressione delle Province e delle Camere di Commercio, riorganizzazione delle strutture periferiche dello Stato (dalle Questure, ai tribunali, alle agenzie delle entrate ecc), revisione dei rapporti tra Stato e Regioni (modifiche del Titolo V), superamento del Senato, riordino della PA: si accavallano provvedimenti che ricostruiranno, nel prossimi mesi e anni, l’intero panorama istituzionale e i rapporti tra le PA e tra esse, la società e il mondo delle imprese. Crisi della politica e della rappresentanza. Tutto ciò avviene in una fase nella quale la politica e la funzione di mediazione istituzionale ricercano una faticosa nuova configurazione. La nuova forma della rappresentanza sarà uno degli esiti, non scontati, di questo processo. Il livello territoriale: stato di attuazione e sviluppo Effetti della crisi: la crisi, che ha colpito in particolare alcuni settori del mondo cooperativo, ha prodotto anche tensioni sulla disponibilità di contributi per l’associazione insieme a forti problemi di rilegittimazione. Inoltre la crisi fa emergere la necessità di ripensare a nuovi intrecci imprenditoriali, a nuove reti di impresa, a nuovi temi imprenditoriali che sostituiscono o modificano quelli che la crisi stessa ha indebolito o messo fuori mercato. L’attualità, infatti, pone il tema della adeguatezza delle dimensioni sociali, finanziarie ed organizzative delle cooperative Il superamento della tradizionale organizzazione provinciale di Legacoop Emilia-Romagna sta procedendo e rappresenta l’elemento più immediato e visibile, nei suoi risultati e anche nei suoi ritardi, del processo di riorganizzazione della Lega. 55 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Questo processo fa emergere immediatamente alcune questioni. • • • richiesto, fornire assistenza sulle materie di competenza; possa chiedere verifiche e analisi ad hoc e sollecitare piani aziendali correttivi. Nel caso sia necessario per la tenuta anche reputazionale del sistema cooperativo, Legacoop deve poter erogare forme sanzionatorie se la cooperativa non accetta il confronto. La necessità di definire un punto di arrivo comune e condiviso attraverso un coordinamento con le altre associazioni per facilitare il percorso verso l’unificazione. Infatti la configurazione finale dell’ACI sui territori è un processo molto complesso e avrà bisogno di una chiarificazione anche a livello nazionale, sulle modalità e i tempi. Si può prevedere un modello nazionale organizzato per settori e un livello territoriale organizzato sul piano regionale, fatto salvo il presidio “di vicinanza” che non può venir meno in quanto identitario del movimento cooperativo. Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa e le crisi settoriali. Tuttavia un simile corpo di regole e di interventi può contribuire a ridurre il potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia nei suoi effetti. E’importante ribadire che questa nuova attività rappresenta anche uno strumento che viene fornito alla Lega per consentire azioni coordinate a tutela della reputazione complessiva del movimento. Tale nuova funzione dovrebbe trovare, uno spazio formale negli statuti delle cooperative. Il rapporto tra livello regionale e i nuovi livelli territoriali-zonali che si vengono costituendo. Si ipotizza nell’arco del mandato quadriennale il superamento dei nuovi livelli territoriali-zonali e si auspica anche quello delle attuali formule organizzative che prevedono l’esistenza dei settori a livello regionale. • Occorre analizzare e valutare le esigenze, i compiti vecchi e nuovi che tale riorganizzazione inevitabilmente porta con sé, anche in riferimento alla modifica istituzionale in atto. Sarà pertanto necessario valutare il riordino/le innovazioni necessarie del sistema dei Servizi, degli strumenti finanziari territoriali e in generale degli “strumenti di sistema”. Accorpamenti, fusioni e coordinamenti debbono essere un obiettivo non solo per una questione di efficienza e riduzione dei costi ma soprattutto per costruire “strumenti di sistema” più adeguati alle esigenze dei vari tipi di impresa e di difesa-sostegno dei loro interessi territoriali e generali. • Completamento del processo normativo di Legacoop regionale: rinnovare la Governance associativa In una fase di ridefinizione complessiva dei ruoli e funzioni della rappresentanza è opportuno avanzare la proposta di istituire una “Consulta delle imprese cooperative più rappresentative” per la condivisione delle strategie complessive dell’Associazione. Si suggerisce di predisporre un documento da proporre al congresso rispetto a : a) limite dei mandati presidenziali (3 - 4 mandati); b) definizione di un rapporto tra i livelli minimo e massimo degli stipendi e compensi; c) normare il numero di cariche cumulabili, definendo delle incompatibilità nella copertura di più incarichi, sia nelle cooperative sia nelle partecipate; d) definire una norma, in particolare per quanto riguarda il compenso, relativo al reimpiego di soci andati in pensione Di fronte alle novità in atto è necessario ipotizzare alcuni interventi che incidano o possano incidere sulla Governance e sul sistema delle regole per il funzionamento dell’associazione e delle imprese. • Un compito particolarmente importante, soprattutto ma non solo nei momenti di crisi, è rappresentato dal ruolo che Legacoop deve avere nel proporre e sostenere progetti imprenditoriali intersettoriali e territoriali. Senza ovviamente sostituirsi alla spinta imprenditoriale delle imprese, la costruzione di opportunità di scambio e di progettazione rappresenta una funzione importante del nuovo livello regionale a partire dalla sua funzione di interlocutore con i vari livelli istituzionali e di proponente delle politiche pubbliche. Una prima questione riguarda l’intervento rispetto alle situazioni di crisi ed in particolare una funzione di monitoraggio (ben diversa dalla funzione istituzionale della vigilanza). Occorre pensare ad un sistema di regole e controlli che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale, finanziario e gestionale, tale per cui Legacoop sia messa effettivamente nelle condizioni di interagire con i consigli di amministrazione di quelle cooperative; possa, se • La nuova fase impone un lavoro di formazione, qualificazione e sviluppo delle professionalità dei funzionari dei vari livelli della Lega. Questo lavoro di qualificazione deve essere portato a compimento in collaborazione tra i vari livelli e deve prevedere anche un possibile interscambio dei funzionari quando se ne ravvisi l’opportunità. 56 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Rapporto associazione-imprese: la rappresentanza le nostre imprese e le nostre associazioni alle nuove domande e alle nuove sfide sociali. Il passaggio/la catena generazionale deve portare con sé una nuova qualità delle risorse umane e la rivitalizzazione della cultura cooperativa dei gruppi dirigenti capace di incidere in modo autorevole sui mutamenti della società, non restando subalterna a modelli imprenditoriali e a visioni della società lontani dalla nostra identità. In questo contesto è necessario ridefinire la missione e il ruolo dell’associazione nei confronti degli associati (rappresentati) e più in generale di tutti gli altri stakeholder. Tale ridefinizione nell’ambito della costituzione dell’ACI sarà particolarmente decisiva e si configura come una operazione culturale e politica di grande rilievo. L’associazione dovrà sempre più e sempre meglio: • • • • rispondere alle esigenze delle proprie aderenti; essere capace di percepire i cambiamenti per meglio esprimere la propria funzione di rappresentanza nei confronti delle Istituzioni; salvaguardare / diffondere identità e valori cooperativi; fornire i servizi necessari allo sviluppo. Inoltre, il sostegno alle imprese più piccole deve andare di pari passo con il superamento dell’autoreferenzialità di quelle più grandi: dobbiamo ricostruire una dimensione comunitaria che permetta il coinvolgimento o ri-coinvolgimento di tutte le straordinarie risorse di cui il movimento cooperativo è fatto, anche per rispondere concretamente al principio della mutualità interna. Dobbiamo quindi essere in grado di gestire il cambiamento, il che ci consente di avere un approccio nuovo verso la società e la politica: non cercare più di dimostrare che il mio interesse particolare si inserisca armonicamente in quello generale, ma proporre noi per primi una visione dell’interesse generale che comprenda il nostro legittimo interesse particolare. Dobbiamo essere in grado di descrivere e proporre un modello di società, di relazioni economiche e dunque di mercato secondo l’ottica del movimento cooperativo e non a traino del modello liberista/capitalista. Questa nuova visione, unitamente al progetto monitoraggio, ci impone il dovere di una maggiore e continua attenzione ai livelli professionali. In questo ambito, il passaggio/la catena generazionale rappresenta uno dei contributi più importanti, per mettere al lavoro una nuova generazione a disposizione dello sviluppo delle imprese e più in generale del benessere e del progresso dei territori in cui esse operano. Esso non ha nulla di automatico in quanto molte sono e saranno le azioni da compiere lungo questo cammino, ma rappresenta una indispensabile risorsa per adeguare 57 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Resp. Designato dalla Presidenza andrea benini Coordinatori maurizio brioni beppe ramina igor skuk Segretaria caterina zanetti Composizione del gruppo di lavoro francesca abbati marescotti – legacoop provinciale – modena juan martin baigorria – sunset – forlì federica bordone - legacoop provinciale – parma mauro ferri – officine gutenberg – piacenza roberta franceschinelli – fondazione unipolis – bologna emilio gelosi – legacoop romagna piero ingrosso – open group – bologna alessandro medici – coop estense – modena carlo possa - legacoop provinciale – reggio emilia biljana prijic – coop adriatica – bologna lisa tormena - sunset – forlì / cesena valerio versace – soluzioni futura - reggio emilia andrea volta – legacoop parma GRUPPO V Comunicazione I Obiettivo imminente: il Congresso l tema della reputazione è collegato certamente a ciò che si comunica all’interno e all’esterno, ma deriva soprattutto da ciò che si fa o che non si fa. Le vicende degli ultimi anni e mesi legate a indagini, tasse di ingresso, rischio del prestito e simili non sono state crisi di comunicazione ma crisi di un modello e di come viene applicato. Anche per questo, al di là della vitale funzione di una buona comunicazione, il congresso deve essere un momento vero di cambiamento e di condivisione delle regole del patto associativo e della proposta sociale cooperativa. Un appuntamento importante come quello congressuale sarà ricordato anche per la sua immagine. Le parole-chiave, i colori scelti, la scaletta degli interventi, tutto ciò che fa da cornice. Al gruppo di lavoro è stato prima di tutto affidato il presidio di questi aspetti cruciali per la buona riuscita del Congresso, con un coordinamento che ─a differenza degli aspetti tecnici come la regia o l’immagine coordinata─ non possono essere esternalizzati pena la perdita del controllo sulla qualità e sulla rispondenza agli obiettivi. Tutto ciò con un occhio all’evoluzione auspicabile di questo processo: un miglioramento della comunicazione cooperativa in Emilia-Romagna e non solo. La “questione comunicazione” Facciamo tante cose buone, ma non le comunichiamo bene. È un mantra di innumerevoli attori economici, politici e sociali di ogni settore industriale e di ogni estrazione e tradizione culturale. La cooperazione italiana non fa da eccezione a questa regola, e la comunicazione è spesso ritenuta un punto debole, specie nell’appeal verso le nuove generazioni (e forte è il punto di contatto in questo senso con il tema fondamentale della promozione cooperativa). Il gruppo di lavoro sulla Comunicazione messo assieme per il Congresso ha quindi dovuto fare i conti prima di tutto con questa premessa, per poter elaborare strategie efficaci su due obiettivi: • la comunicazione congressuale (obiettivo di breve termine); • la comunicazione del prossimo mandato e oltre (obiettivo di lungo termine). Obiettivo di ampio respiro: basi per la futura comunicazione di Legacoop ER Proprio perché la comunicazione attuale è ritenuta non all’altezza di tanti aspetti positivi della cooperazione, l’occasione congressuale è buona anche per iniziare a lavorare a una strategia di più lungo corso. La comunicazione digitale e il tema fecondo della web reputation sono da presidiare avendo chiari contesto e obiettivi ed essendo in grado così di richiedere, gestire e valutare prestazioni professionali ad hoc, eventualmente anche cooperative (a parità di qualità e competenze sono sempre ovviamente preferibili). Per porre le basi di questo processo che parte dalla comunicazione congressuale e si estende a un arco 59 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Una gara informale aperta e intercooperativa temporale che prevede almeno il prossimo mandato, il gruppo di lavoro è stato composto mettendo in rete prima di tutto le competenze di cui la cooperazione già dispone, spesso senza saperlo. Fin dalle prime riunioni estive del gruppo di lavoro i partecipanti hanno concordato sull’opportunità di ricercare il massimo della qualità e della professionalità sia nella regia del Congresso sia nella sua promozione interna ed esterna al mondo cooperativo, per un periodo esteso che potesse abbracciare la più ampia stagione congressuale possibile. Lo strumento più idoneo per perseguire questo obiettivo è stato ritenuto un bando informale ma chiaro e inclusivo, con un brief dettagliato sia nelle richieste tecnico-professionali sia nella promozione di raggruppamenti anche temporanei di imprese, specie se cooperative. In tal modo una agenzia invitata poteva partecipare coinvolgendone una non invitata, opportunamente motivando l’apporto di competenze al progetto del nuovo soggetto. Competenze cooperative unite per l’associazione A contribuire ai lavori del gdl sono stati chiamati i responsabili della comunicazione del mondo cooperativo, dalle Legacoop territoriali alle cooperative che operano nel settore a quelle che si occupano d’altro ma che per struttura e dimensione hanno quei ruoli ricoperti da chi ha una formazione giornalistica, semiotica o di marketing. Il contributo di ciascuno è stato commisurato alle proprie competenze e al tempo disponibile. Più che un sapere tecnico (copywriting, webdesign, organizzazione eventi), sono state utili abilità di analisi e sintesi (elaborazione del brief), di valutazione dei fornitori (progetti e portfoli) e quindi di coordinamento dell’operato altrui più che di intervento diretto. Data l’adesione volontaria, la partecipazione ha subito una sorta di naturale rotazione, con coinvolgimento più o meno intenso dei partecipanti nei mesi dall’estate al Congresso. Si è reso necessario un raccordo dello stato dei lavori che sarebbe auspicabile mantenere e rafforzare una volta chiusi i lavori congressuali e avviato ufficialmente il nuovo mandato. Un brief con ampia libertà interpretativa ma criteri puntuali di selezione Si è scelto di elaborare e poi convividere con tutto il gruppo di lavoro un documento di gara specifico nella descrizione dello status quo, compresa la “questione reputazionale” e i limiti delle strategie fin qui perseguite da una cooperazione spesso poco orientata alla comunicazione, e degli obiettivi di cui si chiedeva di tener conto, ma per nulla restrittivo nelle soluzioni, che spettava alle agenzie chiamate proporre, illustrare e argomentare opportunamente. La risposta è stata positiva sia in termini di raggruppamento delle cooperative (e non) che hanno presentato progetti, sia soprattutto per la molteplicità degli spunti concettuali e operativi che il gruppo di lavoro ha potuto vagliare e talvolta valorizzare. La scelta di distinguere l’intervento in tre macroaree (con il divieto di poter partecipare da soli a tutte e tre senza aggregarsi con almeno un’altra agenzia) è stata premiante perché ha consentito di affidare le parti di lavoro che erano state definite in modo convincente, e di richiedere invece un affondo laddove si è ritenuto ci potesse essere un grado di qualità maggiore da ricercare. Dal Congresso al prossimo quadriennio e oltre Già dalla stesura del quadro di contesto del documento di brief fino alle stesse soluzioni proposte dalle agenzie di comunicazione coinvolte, è stato chiaro che certamente un Congresso di buona qualità dal punto di vista della comunicazione avrebbe senz’altro giovato alla cooperazione ma non sarebbe stato in grado di colmare quel gap reputazionale e non solo di cui si accennava nei paragrafi precedenti. Anche i professionisti cui il gruppo di lavoro ha chiesto di presentare un progetto articolato per la comunicazione congressuale, compresi gli interventi sui media digitali, hanno convenuto che gli ultimi mesi del 2014 potessero essere un buon momento per lavorare sull’immagine interna ed esterna di Legacoop e della cooperazione tutta, ma solo pensandolo come inizio di un percorso, fatto di obiettivi misurabili e orientato alla qualità. 60 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Focus su social media e web reputation dei migliori di questi consessi ha influenzato le aspettative di molti professionisti e semplici cittadini, alzando in qualche modo l’asticella di ogni evento che richiami più di cento persone in uno stesso luogo. Era così inevitabile e anche opportuno studiare formule di traduzione nuova di concetti della tradizione cooperativa, sperimentando per esempio il videoscribing in diretta come forma di valorizzazione e diffusione dei messaggi principali veicolati durante l’evento. La partita della comunicazione digitale, intesa sia come linea strategica sia come monitoraggio e gestione della web reputation, è stata ritenuta così importante da richiedere un ulteriore approfindimento ai due raggruppamenti che avevano presentato i progetti migliori in tal senso, ma che non avevano dettagliato i relativi capitoli delle proposte sufficientemente rispetto all’economia dei propri documenti. La valutazione conseguente ha ridisegnato poi la geografia delle agenzie assegnatarie, allargando di fatto il gruppo e favorendo collaborazioni intercooperative che peraltro erano già state previste e richieste in fase del bando “collaterale” sulle strategie digitali. Un Congresso social Alla compresenza in sala si affianca una sorta di “realtà aumentata” che rende il Congresso di Legacoop Emilia-Romagna di fatto non limitato in un solo spazio, e nemmeno in un solo tempo. I contenuti proposti dai delegati partecipanti e soprattutto quelli dei cooperatori non coinvolti in prima persona ma interessati ai lavori e pronti a spendersi presso i propri contatti e le proprie reti saranno protagonisti tanto quanto i relatori sul palco o gli ospiti in sala. Una piattaforma di raccordo e diffusione dei tanti contenuti già prodotti e non sempre promossi a sufficienza dai differenti attori cooperativi regionali (le Legacoop territoriali, i tanti gruppi di Generazioni, farecooperativa.it e i vari canali YouTube, Culturability Bellacoopia e altri progetti di successo) è stata progettata e predisposta per valorizzare quanto di buono già era stato messo in campo, evitando la dispersione di energie e liberando invece risorse per ricercare attivamente un confronto con i cooperatori che già per lavoro o per diletto vivono la Rete e chiedono alla cooperazione di adottare un linguaggio che non è più nemmeno percepito come innovativo, ma come normale prassi di dialogo. L’immagine dell’evento Il Congresso di Legacoop ha sempre vissuto di parole-chiave. Nel 2014 queste non potevano che prendere la forma di un hashtag, nonostante la scarsa propensione all’innovazione comunicativa già citata. Per questo l’immagine dell’evento è di fatto una declinazione (ragionata e personalizzata) dell’immagine congressuale nazionale, fondata su una articolata elaborazione teorica e concettuale dell’approccio comunicativo che si è voluta valorizzare. Il vantaggio sta anche nella coerenza visivo-estetica conseguente, con una massimizzazione utile e prolifica dell’attenzione di tanti pubblici diversi nei confronti della cooperazione durante la sua stagione più riflessiva e autocelebrativa, quella congressuale. Da qui in avanti: comunicazione di qualità Organizzazione e regia: tradizione cooperativa con brio Un rapporto più diretto con i cooperatori e la riscoperta di una nuova mutualità sono i motivi per cui il gruppo di lavoro dovrebbe costituirsi alla chiusura dei lavori in un consesso senza poltrone permanente e aperto a tutte le competenze che vogliano mettersi a disposizione. Se la tesi di fondo è che la cooperazione sia migliore di come viene spesso percepita all’esterno ma anche all’interno, è tempo di togliere questo alibi e darsi da fare per portare la reputazione cooperativa all’altezza dei valori che dichiara e che promuove, all’insegna di una mutualità contemporanea e di una sempreverde intergenerazionalità. Grande attenzione è stata posta all’esperienza hic et nunc dei delegati e degli invitati il giorno del Congresso, avendo convenuto tutti sull’opportunità di proporre un evento sobrio e consapevole, ma contemporaneo, fluido, dai ritmi serrati anche se non sbrigativi. Negli anni della comunicazione digitale gli eventi non hanno perso il loro senso di esistere, anzi. Proprio sui molteplici aspetti del web vengono proposti di continuo congressi, convegni e meeting di ogni sorta, dove i maggiori esperti di Rete e tecnologie si incontrano e si confrontano. L’alta qualità 61 DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA VALORI E SVILUPPO Lega Regionale delle Cooperative e Mutue dell’Emilia-Romagna Viale Aldo Moro 16, 40127 Bologna | T 051 509900/509705 | F 051509905 www.emilia-romagna.legacoop.it | [email protected] | pec: [email protected]
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