Documento congressuale - Legacoop Emilia Romagna

VALORI
E SVILUPPO
Documento per il Congresso regionale di Legacoop Emilia-Romagna*
e contributi dei Gruppi di lavoro
*(Approvato nella Direzione regionale 1 Ottobre 2014)
XI Congresso Regionale
Bologna, 26 Novembre 2014
VALORI
E SVILUPPO
Documento per il Congresso regionale di Legacoop Emilia-Romagna*
e contributi dei Gruppi di lavoro
*(Approvato nella Direzione regionale 1 Ottobre 2014)
XI Congresso Regionale
Bologna, 26 Novembre 2014
Indice dei contenuti
4
Documento congressuale
28
Gruppi di lavoro
DOCUMENTO
CONGRESSUALE
Indice dei contenuti
PREMESSA
5
INTRODUZIONE
7
La crisi e il patrimonio imprenditoriale e sociale della cooperazione
7
CAPITOLO I
9
Ripartire dai valori
Rinnovare il capitale sociale del Progetto Cooperativo
9
10
CAPITOLO II
11
La Rappresentanza e la sua organizzazione
Rilanciare il Progetto Cooperativo: verso l’ACI
Rinnovare la Rappresentanza e la sua organizzazione
Riorganizzazione della Legacoop, nella prospettiva dell’ACI
Gli strumenti e le azioni di sistema
11
11
11
12
13
La nuova funzione del monitoraggio e il codice di comportamento
Riforma degli strumenti finanziari
Il contrasto alla corruzione, le Regole, la Sicurezza
I rapporti intercooperativi
Una iniziativa pubblica contro le “false cooperative”: una proposta della Legacoop nazionale
L’impegno della Legacoop contro le mafie
Formazione dei gruppi dirigenti
La Governance e la partecipazione dei soci e dei dipendenti al governo della cooperativa. Un impegno di mandato L’organizzazione del lavoro, un tema sommerso ma cruciale
Riposizionare le cooperative: creare sviluppo e lavoro
Piani Territoriali Integrati: Collaborare per Crescere
13
13
14
15
15
15
15
15
15
16
17
17
CAPITOLO III
17
Riposizionamento strategico
Progetti intersettoriali e di settore per il Riposizionamento strategico
17
18
Promozione cooperativa e nuovi settori di intervento: per lo sviluppo della presenza cooperativa in Emilia Romagna
I Progetti
18
18
La necessaria trasformazione del Settore delle Costruzioni
18
Distribuzione cooperativa, territorio, nuovi bisogni
19
Agroalimentare19
Logistica, Servizi 20
Cultura e Turismo
20
Welfare, Sanità e Progetto salute
20
Ambiente e green jobs: le opportunità
20
Il lavoro e la nuova dimensione della Contrattazione Nazionale e Aziendale.
21
Le politiche attive del lavoro e gli ammortizzatori sociali
21
Progetto innovazione e Agenda digitale 22
Una Agenda digitale per Legacoop
22
Internazionalizzazione: un impegno di mandato
22
Osservatorio sulla cooperazione e sue tre funzioni convenzione con Unioncamere
22
Strutture di Sistema (Strutture trasversali)
23
PREMESSA
L
a crisi che viviamo, essendo il frutto evidente di eventi straordinari di carattere finanziario e sociale, porta con sé un mutamento profondo delle caratteristiche economiche,
sociali e culturali in Italia e nel mondo. I caratteri della nuova globalizzazione, il mutare
delle sedi di accumulazione e delle sedi dell’ innovazione scientifica e tecnologica a livello
mondiale, la nuova vasta dislocazione della competizione economica e culturale fanno sì che vengano poste sfide dai caratteri inediti e per molto tempo irreversibili. Se a ciò sommiamo i
cambiamenti economici,sociali e delle abitudini al consumo in atto in Italia ne derivano cambiamenti strutturali per molti versi irreversibili. Di tutto questo dobbiamo tener conto nell’affrontare
il vasto riposizionamento dell’ insieme delle cooperative associate.
Per affrontare questa nuova situazione abbiamo bisogno dell’impegno e del coinvolgimento
di tutti i soci e dei gruppi dirigenti della Cooperazione dell’Emilia-Romagna, ai quali il
nostro Congresso deve riuscire a parlare, affinché facciano proprie le proposte e le riflessioni che
vogliamo proporre, con una discussione che sia la più ampia possibile.
Siamo di fronte ad una sfida di profonda trasformazione, nella quale la Cooperazione, non solo
Legacoop ma l’ACI nel suo insieme, deve diventare un soggetto importante di cambiamento
ed innovazione per tutti i territori nei quali la cooperazione ha svolto, da oltre un secolo, e continua a svolgere, un ruolo sociale, oltreché economico, importante. A partire dalle proprie imprese
associate.
Si tratta di lavorare ad un vero proprio “rinascimento” dei caratteri e della presenza del Progetto cooperativo, che faccia di nuovo “innamorare” gli uomini e le donne della nostra Regione
e del paese rispetto ai valori etici e sociali della cooperazione, per rinnovarne l’identità e per metterla a disposizione delle esigenza di difesa dei più deboli e di sviluppo dell’intera società, lievito
importante del rinnovamento del paese.
Per fare questo il documento propone di lavorare sulle “tre gambe” di un possibile progetto di
sviluppo e cambiamento:
1. valori e identità
2. la rappresentanza e la sua organizzazione
3. il riposizionamento strategico delle cooperative.
9
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
INTRODUZIONE
La crisi e il patrimonio imprenditoriale
e sociale della cooperazione
N
ella nostra regione interi settori economici hanno potuto svilupparsi a livelli nazionali, e non solo, proprio grazie all’iniziativa delle imprese cooperative.
Pur colpito dalla crisi, questo patrimonio professionale e materiale rappresenta
una risorsa da cui partire, avviando una profonda opera di innovazione e di adeguamento, di ristrutturazione e di ammodernamento.
In realtà, le due crisi che hanno colpito l’intero sistema produttivo mondiale, la Grande Recessione del 2008-9 e quella a seguito della crisi del debito sovrano del 2011-13, si sono innestate
su problemi storici e strutturali dell’apparato produttivo italiano, del sistema del nostro paese,
che da troppo tempo impediscono di raggiungere livelli di crescita simili a quelli degli altri paesi.
Ci sono alcuni fattori ormai riconosciuti all’origine di questa debolezza e sui quali la cooperazione deve dare un proprio contributo strategico.
Vi sono elementi strutturali, come la carenza di infrastrutture, i ritardi e la disorganizzazione
della giustizia civile e penale, un mercato le cui regole non contribuiscono né alla trasparenza
né all’efficienza paragonabili a quelli di altri paesi, un circolo vizioso tra formazione e qualità del
capitale umane richiesto e utilizzato dalle imprese.
Ma vi sono anche elementi critici nel funzionamento del sistema delle imprese: innanzitutto una specializzazione produttiva poco flessibile, una ridotta dimensione aziendale, una scarsa innovazione, una internalizzazione del tutto inadeguata e modelli di governance non efficienti
e soprattutto non coerenti.
Di fronte a queste criticità e all’esplosione delle crisi, le imprese cooperative hanno reagito in
modi diversificati, puntando solo in parte e in modo inadeguato a quel “Riposizionamento” che
i precedenti congressi regionali del 2007 e del 2011 avevano già individuato come una
necessaria linea di azione.
È opportuno ricordare che negli ultimi decenni la cooperazione emiliana ha dato prova di riuscire
a realizzare grandi operazioni di sviluppo e di crescita. La stagione delle unificazioni degli
anni ’70 e ’80 hanno consegnato all’economia regionale e nazionale alcune delle più importanti
imprese, salvaguardando interi settori come è accaduto nell’agroalimentare e nelle costruzioni,
così come nel settore dei servizi.
Anche di fronte alla crisi alcune imprese e alcuni settori hanno adottato le giuste strategie,
dimostrando una capacità non solo di resistenza ma anche di sviluppo. È il caso di alcuni settori
industriali (Sacmi, Cefla, Granarolo, Gsi, ecc.) e, nelle costruzioni, il caso della CMC, che testimoniano dell’efficacia della scelta strategica dell’internazionalizzazione. Ma anche una grande operazione come quella di Unipol-Fonsai, resa possibile dagli investimenti delle principali imprese
cooperative e che ha dato vita a uno dei principali gruppi assicurativi del paese, testimonia della
capacità di cogliere l’esigenza della crescita dimensionale come elemento decisivo della competizione e per il futuro posizionamento in un ambito non solo nazionale.
Tuttavia, nonostante questi positivi risultati e altri ancora, il perdurare della crisi vede
una difficoltà generale dei vari settori nel portare avanti con forza quel progetto di
11
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
“Nuovo Riposizionamento” che rappresenta sempre di più una necessità impellente per l’intero sistema cooperativo, non solo della Legacoop.
I dati che saranno messi a disposizione con il Rapporto economico, ci descrivono una situazione nella quale il perdurare della crisi sta esaurendo le grandi capacità di resistenza delle
imprese nei vari settori, a partire da quelle delle Costruzioni e le loro filiere, che rappresentano
il cuore della nostra crisi.
Il calo sistematico dei consumi, compresi i beni durevoli, pur in presenza di una relativa tenuta
dei redditi, e la caduta degli investimenti, testimoniano di una crisi di fiducia che può ripercuotersi pericolosamente su molti pezzi del nostro sistema di imprese, anche in quelli sin qui non
pienamente coinvolti.
La difesa dell’occupazione, che ha inevitabilmente comportato un peggioramento delle condizioni
di produttività complessiva, rischia di diventare un obiettivo sempre più a rischio, di fronte al
peggiorare delle condizioni complessive delle imprese stesse.
Tuttavia proprio la difesa dell’occupazione è stato uno dei grandi contributi della cooperazione
allo sviluppo del paese (vedi Appendice).
I massicci interventi finanziari per le crisi sinora attuati e quelli in previsione, hanno lasciato
tutti i nostri strumenti regionali (e non solo) in un equilibrio operativo che difficilmente potrà
consentire ulteriori ampi interventi.
La progressiva e certa riduzione della spesa pubblica nei vari settori sta restringendo significativamente questi mercati particolari, nei quali, tra l’altro, la pratica del “massimo ribasso” induce
forme di concorrenza quantomeno “spregiudicata” che restringono ulteriormente i nostri spazi.
(Si rimanda al Rapporto Economico, che sarà inserito nella documentazione congressuale, per
indicazioni più analitiche e complete).
Solo perseguendo con forza e coerenza l’obiettivo del Riposizionamento possiamo pensare di affrontare la crisi.
Non è più tempo per nessuno di indugiare in tattiche attendiste, che non affrontino i problemi
cruciali della ristrutturazione delle imprese. Va anzi riconosciuto, purtroppo, che una certa passiva accettazione dei dati della crisi in attesa di una sua, mai avvenuta, attenuazione, è stato
senz’altro uno degli elementi delle crisi aziendali in corso. Questa cultura “attendista” è stata
anche all’origine di una passività delle stesse basi sociali, poche reattive anche a seguito di un
funzionamento della governance che ha accentuato gli effetti della crisi, privilegiando esigenze di consenso generale a quelle più impellenti di salvaguardia delle imprese in una ottica
strategica.
Oggi tutti i nodi vengono al pettine. Il calo dei consumi sta determinando situazioni critiche anche in settori tradizionalmente forti.
Nuove strategie debbono essere messe in campo, sia attraverso una rivitalizzazione delle risorse
interne alle cooperative sia con politiche di sistema che mettano a disposizione delle imprese
strumenti più efficienti e più adeguati.
12
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
CAPITOLO I
Ripartire dai valori
In questa operazione di riorganizzazione e Riforma
della Rappresentanza, dobbiamo prendere molto sul serio i nostri valori di riferimento, così come si sono definiti
nelle discussioni dell’ICA e che vedono insieme, accanto
alla democrazia economica e al controllo da parte dei soci
(Principio 1. “Adesione libera e volontaria”; Principio
2. “Controllo democratico da parte dei soci”) anche
una forte responsabilità per le nostre comunità, una responsabilità sociale che va ben oltre atti formali, che deve
sostanziarsi in una particolare attenzione e responsabilità
verso i territori, chiamando tutti alla costruzione responsabile di progetti di sviluppo sostenibile e che guarda al
futuro (Principio 7. “Interesse verso la comunità”)
di appannamento e di crisi anche imprenditoriale derivi
dalla scarsa consapevolezza di cosa realmente significhi
essere socio di una cooperativa, a tutti i livelli, esercitando
la propria responsabilità di controllo in quanto socio ma
anche di trasparenza e di efficienza in quanto dirigente.
Negli ultimi anni l’obiettivo di sviluppare una necessaria
capacità imprenditoriale ha rischiato di prevalere su
quello di garantire un efficace funzionamento della cooperativa e dei suoi valori: la centralità dell’impresa deve
essere intesa come la centralità dell’”impresa cooperativa”.
In caso contrario rischiamo di esaltare le debolezze dei due
modelli di impresa, invece di avviare una nuova sintesi di
sviluppo e innovazione.
La cooperazione può diventare il punto di riferimento per
la costruzione di una alleanza per lo sviluppo che sia in
grado di rilanciare i propri obiettivi come obiettivi dell’intera comunità.
Di nuovo: dobbiamo prendere sul serio i nostri principi ed
uno di questi ci invita alla: “Educazione, formazione ed
informazione” (il 5° Principio).
Se è vero che la debolezza della governance è stato uno dei
fattori di amplificazione della crisi allora è indispensabile
rilanciare una nuova stagione di Educazione, oltreché
di formazione, per costruire una nuova leva di dirigenti
e soci che siano più consapevoli dei caratteri della cooperazione e della responsabilità che compete loro, qualunque
funzione esercitino.
La fondamentale riaffermazione della difesa e dello sviluppo degli interessi dei soci (Principio 3. “Partecipazione
economica dei soci”; Principio 4. “Autonomia ed indipendenza dei soci”) deve quindi essere vista intrecciata
allo sviluppo dell’intera comunità: non possono esserci
cooperative ricche e comunità povere.
Del resto, questo obiettivo di integrare in progetti di sviluppo le risorse sociali ed imprenditoriali di un territorio,
deve poggiarsi sulla capacità di integrare le grandi risorse
del sistema cooperativo: “Cooperazione tra cooperative”
è il 6° Principio, uno dei più ricchi di potenziali risultati,
per non aver perseguito il quale si sono forse perse molte
opportunità e si sono commessi veri e propri errori, imprenditoriali e sociali.
È probabilmente maturo il tempo di pensare, proprio in
una fase di crisi come questa, che un grande investimento in una “Scuola di cooperazione” possa essere uno
dei più efficaci investimenti per il futuro.
Ma è anche nostro compito storico, un impegno che abbiamo anche nei confronti delle generazioni che ci hanno
preceduto e di quelle che seguiranno, quello di valorizzare
e rinnovare la nostra eredità che è etica oltreché imprenditoriale: la cooperazione rappresenta un patrimonio
importante del capitale sociale dei nostri territori e
noi abbiamo l’obbligo di farla conoscere e di rinnovarla, consapevoli che il patrimonio di partecipazione, di
responsabilità e di cultura che possiamo mettere a dispo-
Tutto ciò può essere possibile solo se i soci e tutti coloro che
si sentono impegnati nel grande progetto cooperativo, si pongono l’obiettivo di migliorare in continuazione le
loro capacità professionali ma anche la loro formazione
cooperativa. È più che probabile che uno degli elementi
13
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Questi progetti e queste iniziative rappresentano un elemento di qualità nella presenza della cooperazione
sui territori, e ne definiscono la identità percepita, sono
i nostri migliori “ambasciatori” presso le nostre comunità. Dobbiamo svilupparli e cogliere le necessità di un loro
eventuale coordinamento, per renderli più efficaci e produttivi.
Allo stesso modo abbiamo la necessità di pensare a riprogettare le nostre modalità di Comunicazione.
Da un alto si tratta di cogliere le potenzialità delle nuove
tecnologie nel campo della comunicazione sociale e delle
reti di persone.
Dall’altro si tratta di pensare ad una strategia di difesa e
di valorizzazione della nostra Reputazione sociale
che ha, certamente, nei comportamenti dei cooperatori
e nei risultati delle nostre imprese i suoi strumenti
essenziali ma che deve anche confrontarsi con campagne
di stampa e sul web che in molti casi travisano strumentalmente fatti e circostanze. Dobbiamo avere una maggiore
capacità di reazione e una continuità assai più efficace.
Dobbiamo lanciare anche in collaborazione con la cooperazione culturale e con le attività di produzione, una iniziativa che cerchi di mettere a sistema i tanti canali
di comunicazione con l’intera società che le cooperative gestiscono direttamente (dal giornale della Coop di
consumo, ai canali aziendali, alle televisioni locali ecc.).
Dobbiamo costruire contenuti e prodotti culturali ed
informativi audiovisivi, che facendo perno sui valori
cooperativi, puntino a costruire nuovi pubblici ai quali
possa arrivare direttamente un messaggio innovativo nel
panorama dell’offerta culturale attuale, dando spazio alle
energie creative che la nostra regione sa esprimere.
sizione, far conoscere e diffondere, può aumentare la qualità della democrazia nel nostro paese.
Anche in questo caso investire nella costruzione di contenuti e di prodotti culturali che possono essere fruiti dal più
largo numero di persone rappresenta un investimento per
il futuro, un investimento sulla nostra futura identità
e su quella delle nostre comunità.
Rinnovare il capitale sociale del
Progetto Cooperativo
Abbiamo quindi la necessità di pensare ad alcuni progetti
che dobbiamo considerare strategici per il prossimo mandato.
innanzitutto dobbiamo lavorare al coordinamento e al rafforzamento delle iniziative e delle attività che diffondono
e studiano la cultura cooperativa.
Dobbiamo ripensare al rapporto con le iniziative universitarie che si tengono sul nostro territorio, per verificarne l’efficacia e per valutare le condizioni per un loro
eventuale sviluppo.
Dobbiamo tuttavia puntare ad una nuova iniziativa formativa, ad una vera e propria “Scuola della Cooperazione”
centrata non tanto sulla formazione di carattere tecnico e
specifico, ma sulla trasmissione e rinnovamento del
sistema valoriale e della cultura della cooperazione,
di cosa significa essere socio e dirigente di una cooperativa.
Mai come in questa fase di crisi, un potenziamento e una
chiarificazione della identità cooperativa rappresenta
uno strumento importante per affrontare anche l’attività
ordinaria delle nostre imprese: una risposta alla crisi viene
anche dal rilancio di una nuova leva di cooperatori, più
attrezzati tecnicamente ma anche più forti idealmente e
culturalmente.
Qui sta anche un ruolo strategico di “Generazioni”,
nella attivazione di nuove risorse tra i soci e di nuovi contenuti, più adeguati a cogliere le esigenze delle giovani generazioni nel rapporto con quel fenomeno secolare che è
la cooperazione.
Per fare questo è necessario procedere ad un coordinamento degli istituti e delle attività di ricerca (Fondazione
Barberini, Centro di Documentazione, Osservatorio, Centro
Studi, Società di formazione), per realizzare un Progetto di
formazione che sia all’altezza delle esigenze.
Ma il rafforzamento della cultura e dell’identità cooperativa deve andare di pari passo con una sua diffusione
nella società più ampia.
Si tratta allora di valorizzare al massimo tutte quelle
iniziativa di cosiddetta “mutualità esterna” che vedono le nostre cooperative impegnate in centinaia di progetti
sportivi, educativi, assistenziali, da “Bella Copia” ai “Brutti
ma buoni”, “Ausilio”, “Alta voce”, la settimana del “Buon
vivere”, ecc.
Infine dobbiamo puntare a rafforzare il rapporto diretto
tra le cooperative e l’associazione.
Aldilà del funzionamento degli organismi statutari si avverte, infatti, la necessità di un maggior coinvolgimento e
di una maggiore responsabilizzazione delle realtà più significative, recuperando un contributo diretto presso il livello
regionale a partire dalla sua Presidenza, inserendo
in essa rappresentanti delle cooperative.
In tempi di riorganizzazione delle strutture è opportuno
pensare all’istituzione di una vera e propria Consulta cooperativa di livello regionale che, senza nessuna esigenza di formalizzazione statutaria, consenta alla presidenza
regionale di attivare rapidamente e informalmente una
sede di discussione e confronto sulle questioni più urgenti e
complesse che dovranno essere affrontate, uno strumento
flessibile, che non prefigura nessun nuovo organismo, senza una composizione definita, ma da convocare a seconda
degli argomenti.
Uno strumento consultivo che può consentire di unificare
in una unica sede le voci articolate e complesse di un movimento in forte fase di trasformazione.
L’organizzazione di tale strumento è lasciata alla discrezione della presidenza regionale.
14
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
CAPITOLO II
La Rappresentanza e la sua organizzazione
Rilanciare il Progetto Cooperativo: Rinnovare la Rappresentanza e la
verso l’ACI
sua organizzazione
Una delle risorse più importanti che la cooperazione può
mettere a disposizione della società nel suo insieme, è rappresentato dal patrimonio di esperienze imprenditoriali che
si sono sviluppate e dalle competenze tecniche e manageriali che si sono accumulate nelle imprese cooperative.
Ma questa capacità organizzativa e imprenditoriale si sviluppa in modo adeguato solo se viene vista
insieme all’altro elemento decisivo del progetto cooperativo: la democrazia e la spinta all’eguaglianza,
alla difesa dei più deboli.
Il Progetto cooperativo vive dell’equilibrio di questi due elementi: gli interessi dei soci e una passione etica e civile per
la democrazia e per uno sviluppo eguale, che sia all’altezza
delle sfide economiche ed imprenditoriali.
Dobbiamo riaffermare una identità legata ad un modo di
fare impresa che tiene insieme gli interessi dei soci e quelli
della società, che afferma i propri valori in modo distintivo, nel pluralismo imprenditoriale e sociale, rinnovando
in continuazione la continuità di quello speciale tipo di
impresa che è la cooperativa.
Proprio per questo la costruzione dell’ACI diventa
un obiettivo strategico e qualificante dell’iniziativa dei
gruppi dirigenti per il prossimo mandato congressuale, un
contributo decisivo per migliorare sia la difesa e lo sviluppo degli interessi delle cooperative sia la qualità della
democrazia.
Siamo di fronte, non solo nel nostro paese, a una forte
crisi degli assetti istituzionali e di rappresentanza
sociale. La cosiddetta “crisi della politica” non è altro
che il sintomo di una fase di transizione da un assetto
istituzionale e di poteri ad un altro.
Le “scorciatoie” tecniche si sono rivelate inefficaci: questo
è un compito di carattere fortemente politico che deve vedere impegnate le classi dirigenti di questo paese a tutti
i livelli.
La Lega si sente parte di questo sforzo.
La necessità di semplificare e riaccorpare le leve istituzionali e della rappresentanza va di pari passo con la necessità di ammodernare quegli strumenti per renderli più
efficaci e meno costosi per i cittadini e gli associati.
La riduzione del numero dei nodi decisionali, troppi
e sovente sovrapposti l’uno all’altro senza ragioni di efficienza e\o di democrazia, diventa un obiettivo non solo di
semplificazione e risparmio, ma di riqualificazione della
democrazia e della sua efficienza.
Siamo di fronte ad una accelerazione della modifica degli
assetti istituzionali che avviene in modi non sempre ordinati ma irreversibili, costringendo le associazioni a
ripensare la propria organizzazione.
Chiusura delle Province, delle Camere di Commercio, riorganizzazione delle strutture periferiche dello Stato (dalle Questure, ai tribunali, alle agenzie delle entrate ecc.),
revisione dei rapporti tra Stato e Regioni (modifiche del
Titolo V), superamento del Senato, riordino della PA: si accavallano provvedimenti che ricostruiranno, nel prossimi
mesi e anni, l’intero panorama istituzionale e i rapporti
tra le PA e tra esse e la società.
Probabilmente, e in particolare dal nostro punto di vista,
l’epicentro è rappresentato dalla “liberazione dal vincolo
provinciale”, che costringe a ripensare tutta la geografia
associativa.
L’obiettivo strategico dei prossimi anni è quello di
procedere alla costituzione di una unica centrale
organizzativa di riferimento dell’ACI a livello della
regione Emilia-Romagna.
In sintonia con l’impulso e le indicazioni nazionali, anche
da noi saranno adottate tutte le misure per perseguire
con coerenza l’unificazione delle varie organizzazioni, dandoci tempi certi e obiettivi condivisi.
15
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Riorganizzazione della Legacoop,
nella prospettiva dell’ACI
Per molte regioni si apre una fase di ripensamento delle
proprie politiche regionali e della propria collocazione in
scenari competitivi che la globalizzazione ha profondamente cambiato.
Nel frattempo è proceduto e dovrà procedere il lavoro di
riorganizzazione delle strutture e degli strumenti della
nostra organizzazione.
Sono andate avanti alcune aggregazioni territoriali (la
Romagna) e altre si stanno definendo (Emilia ovest e altre
aggregazioni).
Ma sempre più chiaramente sono evidenti le necessità per
un ulteriore sviluppo di questa operazione.
In particolare è in corso di definizione il rapporto tra
livello regionale della Lega e i nuovi livelli territoriali-zonali che si vengono costituendo.
Questo è un tema che nasce anche dalle nuove “funzioni”, nuovi ruoli che, per ora informalmente, in un rapporto ancora incerto tra poteri e responsabilità, il livello
regionale ha assunto con la crisi e il cambiamento
in atto.
È indispensabile andare più avanti nella definizione
dei rapporti tra i vari livelli non solo per questioni di
razionalizzazione ma soprattutto per rendere più efficace
l’iniziativa della Associazione.
Per questo, in accordo con un orientamento dello specifico gruppo di lavoro regionale, si ipotizza, nell’arco del
mandato quadriennale, il superamento dei nuovi livelli
territoriali-zonali e si auspica anche quello delle attuali
formule organizzative che prevedono l’esistenza dei settori a livello regionale.
Questo ci pone l’esigenza, come Legacoop, in quanto
soggetto a chiara ed autonoma valenza politica,
di diventare interlocutori consapevoli dei vari livelli istituzionali e politici che stanno presidiando tali cambiamenti
A livello europeo, la prospettiva del progetto 2020
con il suo modello di sviluppo integrato e sostenibile, rende indispensabile cogliere tutte le condizioni per sviluppare rapporti e relazioni con partner cooperativi
europei. La Legacoop è presente in molti organismi di
coordinamento della cooperazione europea e dobbiamo
sfruttare al massimo queste presenze.
Del resto è sempre più evidente che molte delle condizioni legislative e di regolazione così come di promozione
per il settore della cooperazione, si giocheranno sui tavoli
della politica e dell’amministrazione in Europa. È quindi
indispensabile diventare sempre più interlocutori, delle
forze politiche e delle sedi istituzionali europee.
Così come dobbiamo confrontarci con la fase politica
nazionale, che si è aperta con il nuovo governo.
La necessità di cogliere il rapporto tra vincoli e risorse, di fronte al quale si trova il governo nazionale, deve
portarci ad avere un responsabile atteggiamento critico
rispetto alla tutela degli interessi del mondo cooperativo.
Così come la richiesta di un necessario coinvolgimento
nelle decisioni collettive più rilevanti, deve andare di pari
passo con una ristrutturazione della rappresentanza
sociale e della sua efficienza, non facendo mai venir
meno la velocità, oggi quanto mai necessaria, nell’assunzione delle decisioni finali.
In particolare per quanto riguarda il rapporto tra settori e Lega regionale: in questa fase due associazioni
nazionali (Abitazione, Sociali) hanno avviato un percorso
di regionalizzazione che li rende diretti interlocutori del
livello regionale della Lega.
Per quanto riguarda gli altri settori occorre comunque ricercare un forte coordinamento che consenta
di intrecciare con la massima coerenza ed efficienza l’iniziativa della Lega regionale e quella dei Settori.
Per le Associazioni di settore è necessario tendere a semplificare e a mantenere la dimensione nazionale con articolazioni di presidio Regionale e interregionale.
Anche con la Regione Emilia Romagna dobbiamo
continuare quel proficuo lavoro di interlocuzione che ha
consentito, nel corso di molti anni e molte occasioni, di
portare un contributo fattivo al miglioramento delle politiche pubbliche in generale.
Consapevoli del nostro ruolo di forza portatrice di interessi che vogliono sposarsi con quelli generali della collettività, seguiremo con grande attenzione il formarsi di
una nuova classe dirigente di maggioranza e di opposizione, pronti a confrontarci.
Le elezioni anticipate del prossimo 23 Novembre
rappresentano una occasione importante per offrire una
risposta adeguata alle difficoltà della politica regionale
e noi intendiamo essere interlocutori costruttivi di questo processo. Anche qui le forze politiche sono attese alla
prova di un rinnovamento profondo, per cogliere appieno
le richieste di cambiamento. Specialmente nella nostra
regione, che parte da risultati storici e recenti di grande
civiltà, le classi dirigenti debbono assumersi la responsa-
Particolare importanza, viste anche le caratteristiche della crisi in atto, rivestiranno le iniziative di consultazione
e coordinamento delle iniziative con le altre leghe
regionali più direttamente coinvolte dalla presenza delle
cooperative poste nella nostra regione e comunque confinanti con i nostri territori. Occorre pensare, soprattutto,
ad iniziative congiunte di supporto a progetti territoriali
interregionali.
Tale attività di consultazione e coordinamento si rende
necessaria anche a partire dal cambiamento profondo sia
degli assetti istituzionali (riforma del Titolo V, ecc.) sia
delle traiettorie di sviluppo.
16
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
lata adeguatamente, una sua ufficializzazione con l’ingresso negli statuti, al fine di formalizzare un preciso
equilibrio tra poteri e responsabilità tra Lega e imprese.
bilità di costruire un proficuo equilibrio tra rinnovamento
e continuità.
Dobbiamo puntare alla costruzione di un nuovo patto
sociale sulla base dell’individuazione di obiettivi condivisi, costruendo un compresso tra interessi diversi nella
direzione dello sviluppo della società regionale.
Riforma degli strumenti finanziari
Anche per quanto riguarda l’azione degli strumenti finanziari di sistema la crisi ha messo in evidenza alcune
difficoltà che debbono trovare una soluzione.
L’esigenza fondamentale è quella di un coordinamento di tali strumenti sia sul versante delle crisi sia su
quello del reperimento delle risorse in funzione di investimento.
In entrambi i casi è necessario procedere a un riordino e
a un coordinamento.
È quindi opportuno definire modalità che mettano insieme tutte le potenzialità, territoriali e nazionali, definendo
obiettivi condivisi.
Questa necessità dovrà essere perseguita nei prossimi
mesi e dovrà trovare anche in ambito congressuale
un mandato alla Presidenza per valutare, congiuntamente agli organismi interessati, le modalità migliori per arrivare all’obiettivo del coordinamento.
Gli strumenti e le azioni di sistema
La crisi ci ha consegnato una serie di lezioni dalle quali
dobbiamo trarre alcune conseguenze anche in termini
organizzativi.
Si tratta di mettere in campo la realizzazione di Progetti
di sostegno alla Nuova Qualità Valoriale e Imprenditoriale cooperativa, cominciando a prendere sul serio quel nuovo rapporto tra poteri e responsabilità che in
questi anni ha prodotto, nei fatti, nuove competenze e
nuove funzioni della struttura associativa, in particolare del livello regionale.
La nuova funzione del monitoraggio e il
codice di comportamento
Una ottica realmente di sistema e la costruzione di una
modalità di vincolo al coordinamento deve:
Una prima questione riguarda l’intervento rispetto
alle situazioni di crisi ed in particolare una funzione di
Monitoraggio, ben diversa dalla funzione istituzionale
della Revisione.
In troppi casi l’esplosione di una crisi aziendale avviene
senza che sia stato possibile effettuare preventivamente
una verifica ed offrire la possibilità di azioni correttive.
Nel corso della crisi troppe aziende hanno procrastinato
iniziative necessarie e hanno affrontato in modo passivo le situazioni critiche che si accumulavano, per
poi sfociare in una situazione irreparabile.
Occorre pensare ad un sistema di regole e controlli
che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale, finanziario e gestionale,
tale per cui il livello regionale sia in condizioni di interagire con i consigli di amministrazione di quelle cooperative, fornendo, se richiesto, assistenza sulle materie di
competenza, chiedere verifiche e analisi ad hoc, sollecitare piani aziendali correttivi.
Sulla base di un documento da approvare in sede congressuale, deve essere possibile anche erogare forme
sanzionatorie se la Cooperativa non accetta il confronto.
Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa,
le crisi settoriali, le dinamiche del mercato; tuttavia un
simile corpo di regole e di interventi può contribuire a
ridurre il potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia
nei suoi effetti.
Questa nuova attività rappresenta anche uno strumento
che viene fornito alla Lega per consentire azioni coordinate a tutela della reputazione complessiva del movimento.
Tale nuova funzione dovrebbe trovare, una volta artico-
•
•
•
•
•
•
•
•
evitare duplicazioni e sovrapposizioni, definendo con
maggiore precisione ruoli e ambiti, integrando i
vari livelli territoriali (finanziarie, Coopfond, ecc.);
consentire una operatività meno condizionata da
ottiche parziali, settoriali e territoriali, recuperando
una visione più complessiva. Ciò risulta particolarmente delicato ed importante nel caso del
trattamento delle crisi aziendali ed in stretto
rapporto con la Lega regionale.
diventa indispensabile operare iniziative di “prevenzione” delle situazioni di crisi più evidenti;
coordinare gli interventi, convogliando le risorse sulle
situazioni realisticamente supportabili, senza bruciare risorse, ormai scarse;
operare queste scelte all’interno di un quadro che, pur
tenendo conto dei contesti più complessivi, si faccio
carico delle compatibilità attuali e della reale “risanabilità” delle imprese coinvolte;
inserire le scelta di natura finanziaria all’interno di
piani di risanamento, compresi la gestione di eventuali esuberi di personale, che siano poi seguiti e
monitorati.
razionalizzare spese generali, per altro già sufficientemente contenute e comunque valutare la possibilità\opportunità di eventuali accorpamenti e
fusioni anche societarie e non solo operative;
selezionare e gestire le partecipazioni stabili,
evitando sovrapposizioni, con una valutazione rispetto alla reale “consistenza” cooperative di tali parte-
17
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
•
•
•
•
•
•
•
Ma la situazione impone una assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti.
cipazioni;
puntare al coordinamento anche con soggetti non
immediatamente percepibili come “strumenti”
diretti ma che possono giocare un ruolo sistemico
assai importante, in particolare per quanto riguarda
Unipol, esplorando tutte le possibilità che la nuova
normativa sulla gestione delle riserve tecniche può
offrire. Lo stesso discorso può valere per il rapporto
con le BCC.
avere una visione più ampia dei soggetti coinvolti nei
processi di ristrutturazione, soggetti anche non cooperativi come i Consorzi artigiani, affinché i nostri
interventi e gli eventuali supporti pubblici vengano
valutati in una ottica di risposta complessiva alla crisi e non “corporativa”.
sostenere e sviluppare una riflessione più ampia sugli
strumenti finanziari da mettere in campo, anche
innovativi, procedendo allo sviluppo di strumenti che
possano puntare alla ricapitalizzazione, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione delle basi
sociali.
individuare possibili nuovi interventi e la costituzione
di nuovi strumenti per adeguarsi alla attuale situazione del credito e alle iniziative europee della BCE.
In particolare è evidente l’assenza di uno strumento
creditizio diretto rispetto alle potenzialità della attuale situazione;
definire una politica di supporto per le PMI cooperative, soggetti in forte difficoltà rispetto al sistema
creditizio, nonostante una consistente resilienza di
fronte alla crisi;
definizione delle modalità di sostegno ad alcuni
grandi progetti regionali e nazionali di carattere intersettoriale.
importante diventa anche chiarire, in una fase di
“concorrenza” tra banche e confidi per l’accesso al
Fondo di Garanzia, le modalità di accesso a tale Fondo, anche sulla base delle proposte ACI.
Il contrasto alla corruzione, le Regole, la
Sicurezza
Il contrasto alla corruzione rappresenta un impegno
strategico per la cooperazione e per Legacoop, i cui tratti
costitutivi e i cui valori mettono al centro la difesa e la
promozione dei diritti dei lavoratori e il rispetto
delle regole per consentire condizioni di competizione
economica che debbono essere uguali per tutti.
La corruzione, così come il mancato rispetto delle regole stabilite, rappresentano una profonda alterazione non
solo del regolare funzionamento del mercato secondo
regole uguali per tutti, ma producono un decadimento
della stessa qualità della convivenza sociale e del
rispetto dei diritti individuali e delle organizzazioni, delle
imprese.
La battaglia contro la corruzione ha come primo punto di
riferimento la costruzione di una infrastruttura normativa, legale, del funzionamento del mercato e dei rapporti
tra i vari soggetti, che sia improntata alla chiarezza,
alla semplificazione, alla trasparenza dei comportamenti di tutti i soggetti interessati, compresi coloro
che sono preposti alla repressione degli atti illeciti.
La clausola del “massimo ribasso”, da strumento di
tutela rischia di trasformarsi, in una trappola che, invece di semplificare e rendere più trasparenti i rapporti
tra imprese e pubblica amministrazione, crea un mercato
asfittico, una competizione tra imprese schiacciata sulla
semplice variabile dei costi, impedendo, in assenza di una
forte assunzione di responsabilità, una selezione basata
sulla qualità complessiva dell’offerta (la formula della
proposta “economicamente più vantaggiosa”).
La esasperata competizione sui costi si ripercuote
non solo sulla qualità delle prestazioni ma sulla stessa
tenuta del sistema dei diritti dei lavoratori.
Per questo è necessario identificare e sperimentare nuove e diverse relazioni fra amministrazioni pubbliche
ed imprese, facendo riferimento, ad esempio, alla significativa esperienza del settore socio-sanitario dove
l’indizione di 900 gare d’appalto è stata sostituita con
l’accreditamento che ha consentito di bloccare la degenerazione del “massimo ribasso”.
Questa cultura, attenta alla qualità complessiva del
servizio e non solo ai costi, dovrebbe essere generalizzata.
Tale coordinamento dovrebbe essere fin da ora la sede
per una riflessione e un impulso rispetto ad alcuni progetti che abbisognano di interventi cha vanno ben oltre
le disponibilità del nostro sistema.
In particolare si tratta di supportare le iniziative che si
stanno prendendo nel settore delle Costruzioni, infissi
e abitazione, uno dei cuori della crisi in atto e il settore
che abbisogna di maggiori interventi di riorganizzazione.
Per fare questo, però, è indispensabile adottare ora una
ottica che privilegi i progetti di ristrutturazione strategica e che rende chiari i processi e i tempi previsti per
le riorganizzazioni. Solo in un contesto di chiarezza
strategica anche i pur necessari interventi di sostegno,
possono avere un esito positivo.
Va affermata la necessità di una vera e propria regia
complessiva degli interventi, rispetto alle cui modalità
occorre muoversi tenendo conto della delicatezza e complessità del compito.
Il rispetto dei contratti nazionali deve rappresentare
non un semplice richiamo formale ma un comportamento
sostanziale la cui violazione deve essere sanzionata.
Così come deve essere investito ancora di più di quanto
già, con grande impegno, si sta facendo, sui temi della
sicurezza sui luoghi di lavoro, una questione per noi
essenziale e fondamentale.
18
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
da parte degli organi pubblici preposti.
È opportuno predisporre una campagna formativa ed informativa in particolare sui contenuti della legge 231,
con la costituzione non semplicemente formale degli strumenti previsti per tutte quelle cooperative non
ancora adeguatamente attrezzate. Ciò in collaborazione
con le associazioni.
Nello stesso tempo dobbiamo garantire anche un sostegno operativo e un intervento nei casi in cui le situazioni
imprenditoriali si presentino problematiche.
Specialmente in una situazione economica di crisi e di
tensione come l’attuale, occorre supportare le imprese a
puntare al pieno rispetto delle regole, intervenendo
per correggere le distorsioni, mettendo a disposizione
strumenti e relazioni, ma anche sanzionando atteggiamenti e comportamenti che rischiano di danneggiare la reputazione complessiva del movimento.
I rapporti intercooperativi
Questa chiara “scelta di campo” da parte delle imprese di
Legacoop può trovare un importante banco di prova nella
costruzione di adeguati rapporti commerciali ed imprenditoriali proprio tra le cooperative.
Nel passato anche in questo campo la tendenza alla
semplice riduzione dei costi, ha indotto a scelte che
si sono rivelate non adeguate anche dal punto di
vista imprenditoriale.
Le tensioni, per esempio, nel settore del “facchinaggio”
e di segmenti della logistica, testimoniano che le scelte
imprenditoriale delle imprese cooperative debbono sempre privilegiare una visione complessiva che introduca
elementi di organizzazione del mercato e del mercato del
lavoro in particolare, nella direzione della trasparenza e
del rispetto dei diritti delle imprese e dei lavoratori.
Il risultato finale delle interazioni imprenditoriali tra cooperative deve consentire di innalzare la
qualità della competizione per tutti, rifiutando il
rischio di una rincorsa al ribasso.
Nel momento in cui chiediamo alla pubblica amministrazione di elaborare strategie di appalto più complesse ed
adeguate dobbiamo farci carico anche di consentire lo
sviluppo di relazioni tra cooperative e con i privati che
vadano nella stessa direzione.
L’impegno della Legacoop contro le mafie
Si tratta innanzitutto di valorizzare e potenziare le iniziative, in collaborazione con Libera, della gestione delle
aziende, dei beni confiscati alla mafia.
Dobbiamo impegnarci affinché non passi il pericoloso
messaggio che la battaglia alla mafia porta con sé l’impoverimento dei territori, la chiusura di attività che, benché illegali o sviluppate con proventi illegali, forniscono
comunque lavoro.
Dobbiamo far ripartire e sviluppare quelle attività, come
un forte esempio di una alternativa possibile: la cooperazione rappresenta il soggetto giusto per questo compito e
questo deve essere un suo impegno di portata nazionale
Formazione dei gruppi dirigenti
Più in generale è opportuno lanciare una iniziativa formativa che coinvolga quadri e dirigenti per una formazione
integrata e intersettoriale sui contenuti reali della lotta
alla corruzione, che punti alla valorizzazione dell’identità
dei dirigenti cooperativi e alla loro distintività in questo
campo: una identità cooperativa forte, una promozione
della cultura e della presenza cooperativa nella società
passa attraverso comportamenti adeguati e responsabili
dei suoi soci e dei suoi dirigenti.
Una iniziativa pubblica contro le “false
cooperative”: una proposta della Legacoop
nazionale
Occorre intervenire tempestivamente rispetto ai rischi
di rottura delle regole, a partire dalla denuncia delle false
cooperative.
La presenza di questi soggetti fintamente imprenditoriali
sul mercato sono un elemento non solo di turbativa commerciale ma di degrado del tessuto civile. In troppi
casi sono proprio le fasce più deboli della nostra popolazione che vengono coinvolti in strutture che non garantiscono alcuna reale tutela. Facilmente strumentalizzati
politicamente, diventano vere e proprie mine vaganti
sociali ed economiche.
Legacoop intende contrastare con grande impegno questo
fenomeno, proprio nel momento in cui intende il rilancio
del Progetto Cooperativo come una leva per una risposta
economica e civile alla crisi.
Dobbiamo promuovere una raccolta pubblica di firme che rappresenti sia un modo per alimentare una
presa di coscienza del fenomeno e per combatterlo, sia
uno stimolo per un intervento ancora più sistematico
La Governance e la partecipazione
dei soci e dei dipendenti al governo della
cooperativa. Un impegno di mandato
Particolare peso hanno le questioni della governance,
perché è a questo livello che si situa la dimensione specifica della identità, del “a cosa serve la cooperazione”, in
cosa si distingue dalle altre forme di impresa.
La crisi ha evidenziato molti problemi dal punto di vista
della trasparenza dei rapporti tra proprietà e management, quindi della qualità della democrazia interna.
Gli avvenimenti recenti fanno suonare più di un
campanello d’allarme.
I casi di crisi più conclamata hanno avuto come concause
un deficit di partecipazione e di controllo, un’ evidente
confusione tra indirizzo e gestione, un eccesso di protagonismo da parte di oligarchie quando non di “un uomo
19
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
bilanci vengano fornite in modo trasparente e corretto, è
certamente un’ottima cooperativa, ma se l’organizzazione
del lavoro al suo interno resta di tipo gerarchico/ tradizionale non si può dire che essa utilizzi in maniera ottimale
le risorse che la partecipazione può offrire.
Il dato di partenza è che la via italiana al recupero di produttività attraverso l’aumento della flessibilità esterna, la
saturazione dei tempi e delle ore lavorate ha definitivamente mostrato la corda. “ La competitività del sistema
manifatturiero italiano può essere rilanciata soltanto attraverso un deciso sforzo di innovazione nel sistemi
organizzativi e gestionale delle imprese”.
Si tratta quindi di invertire, o per meglio dire completare
lo “sguardo” con cui si decide all’interno dell’impresa, passando da una situazione nella quale lo “sguardo” è esclusivamente verticale, dall’alto verso il basso, ed è quindi
competenza esclusiva del management aziendale, a una
situazione nella quale lo “sguardo” di chi lavora acquisisce
un peso rilevante nel processo decisionale.
Uno degli impegni di mandato dovrà quindi essere
quello di sviluppare e sperimentare forme di coinvolgimento dei lavoratori delle cooperative negli
organi di governo, nel Consiglio di Amministrazione
e nella progettazione della organizzazione del lavoro, secondo un programma da definire con le stesse
imprese, coordinato dalla Lega regionale.
solo al comando”.
Diversi assetti ed equilibri non sono ancora oggi troppo
diversi, anche se naturalmente le condizioni oggettive (di
mercato, patrimoniali, organizzative) e soggettive possono
fare molta differenza.
Il congresso si pone l’obiettivo di rivitalizzare
e potenziare, la qualità della governance e della
partecipazione dei soci e dei lavoratori, elementi
identitari decisivi.
Occorre procedere ad un’applicazione più generalizzata
e puntuale delle Linee guida del 2008,( alcune delle
quali sono state arricchite e ridefinite in maniera ancora più puntuale nel documento Fondaz. Barberini-Ancpl:
Partecipazione in cooperativa: istruzioni per l’uso del 10
maggio 2012 o nel “libretto rosso” di Generazioni E.R.) e
soprattutto di alcuni dei suoi contenuti più sostanziali e
innovativi.
Dopo aver proceduto ad un loro aggiornamento e sistemazione, è necessario aprire una campagna di informazione e di adozione delle innovazioni più significative.
In particolare per quanto riguarda alcuni aspetti: la distinzione tra indirizzo/gestione/controllo; la dialettica tra gli organi sociali; l’adozione di misure come l’immissione di amministratori indipendenti; l’adozione del
modello dualistico; un rafforzamento della “funzione di
presidio delle regole e dei valori” da parte delle strutture
associative.
Tali innovazioni, se adottate in modo sistematico, consentirebbero un funzionamento generalizzato della governance cooperativa in modo diffuso e fornirebbe un
contributo ad affrontare le crisi eventuali in modo più
reattivo e consapevole.
L’organizzazione del lavoro, un tema
sommerso ma cruciale
La partecipazione è un valore in sé, ma in un contesto fatto di imprese, la partecipazione deve servire a creare
un valore aggiunto che le renda più competitive in
quanto possono giovarsi dell’apporto attivo di tutti
coloro che vi lavorano.
E anche perché consente di creare una dialettica che
aiuta gli amministratori e il management da un lato, i
lavoratori dall’altro, a sviluppare quella circolazione di informazioni, di innovazioni e di stimoli che consente di evitare gli errori e di prendere consensualmente le decisioni,
facili o difficili, che servono alla buona salute dell’impresa
e al benessere di chi vi lavora.
Per ottenere questi risultati, la partecipazione
“classica” è sicuramente utile, ma probabilmente
non basta.
Una cooperativa nella quale la forma e la sostanza della
partecipazione dei soci-lavoratori ai vari momenti assembleari siano rispettate alla perfezione, in cui le cariche
siano definite in modo democratico, e le informazioni sui
20
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
CAPITOLO III
Riposizionamento strategico
Riposizionare le cooperative:
creare sviluppo e lavoro
za di tali opportunità e soprattutto la cultura di fondo
che sta alla base dei vari programmi europei.
Decisivo sarà il ruolo della Regione, nel suo compito istituzionale di realizzazione dei Piani regionali ma soprattutto nell’opera di selezione e di incentivazione dei programmi e progetti realmente innovativi. Compito della
Legacoop regionale e dei suoi strumenti sarà quello di
supportare le imprese cooperative affinché questa preziosa occasione venga utilizzata al meglio.
Se questi sono i problemi e le questioni che la crisi ci
consegna dobbiamo individuare i punti di forza per sostenere le cooperative nella loro risposta alla crisi e
nello sforzo di riposizionamento
Si rimanda al “Rapporto economico” per una descrizione della situazione che si è determinata dal 2007\8 ad
oggi e per alcuni approfondimenti.
Una descrizione sintetica degli effetti della crisi porta ad
evidenziare alcuni elementi.
Possono essere individuate delle problematiche trasversali, che derivano tipicamente dalla forma di impresa
cooperativa e che mettono in tensione o consentono lo
sviluppo.
Alcuni degli ambiti principali di intervento innovativo
possono essere così definiti.
Cooperazione 2020
Il Riposizionamento del sistema delle imprese cooperative regionali deve da un lato rispondere alle situazioni di
emergenza indotte dalla crisi ma dall’altro deve costruire un orizzonte strategico per i prossimi anni.
Da questo punto di vista il programma europeo legato
allo sviluppo dei Fondi Strutturali 2020 rappresenta il
nostro orizzonte più importante.
Non solo dal punto di vista delle risorse pubbliche che
vengono messe a disposizione per incentivare l’innovazione e il cambiamento delle imprese, ma per il quadro
di nuove e innovative regolazioni che vengono messe
in campo. In definitiva il programma 2020 definirà gli
elementi essenziali dei nuovi mercati europei e il nostro
sforzo deve essere quello di adeguare, entro quella
data, il nostro sistema ai nuovi standard che verranno richiesti.
Su tale programma alcune imprese insieme ad Innovacoop stanno cominciando ad operare, ma abbiamo la necessità di diffondere molto più in profondità la conoscen-
Piani Territoriali Integrati:
Collaborare per Crescere
Nel corso del mandato congressuale uno dei fuochi
dell’iniziativa dovrà essere quello di realizzare almeno
un progetto per area provinciale e interprovinciale attivando in tal senso incontri con gli imprenditori, i politici
e le istituzioni utili a tale progetto.
Le cooperative e Legacoop nei vari territori devono diventare i promotori di una cultura di collaborazione
tra imprese e tra imprese ed istituzioni: Economia
della condivisione.
Solo in un rapporto virtuoso e fondato sulla fiducia, si
può pensare di mettere a frutto la vera risorsa delle nostre comunità, un ricco tessuto di reti di relazione che
fonda una alta qualità del capitale sociale delle nostre
zone.
Del resto una recente ricerca della “Fondazione Res”
che ha studiato i risultati della cooperazione tra imprese
al Nord e al Sud del nostro paese, ha potuto rilevare che
dove si diffonde un sistema di relazioni “cooperative” le
imprese raggiungono una più elevata crescita economica
ed entrano più facilmente nei mercati internazionali. Si
tratta di una fase post-distrettuale che tuttavia si fonda su elementi che, in particolare nella nostra regione,
21
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
nella costruzione delle reti di impresa, che rappresenta da sempre una delle leve storiche dello sviluppo
della cooperazione.
sono stati alla base anche di risultati storici. Si tratta di
rilanciare un clima di fiducia, di ampliare l’esperienza e
la visione degli imprenditori, di migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione, spingendo alla
semplificazione e alla velocità decisionale.
La costruzione di progetti integrati territoriali,
fondati sulla collaborazione, sarà un banco di prova importante anche per lo sviluppo di una maggiore propensione alla collaborazione tra imprese cooperative dei vari
settori e delle varie associazioni.
Legacoop si farà promotrice di questi progetti su tutto il
territorio regionale.
Promozione cooperativa e nuovi settori di
intervento: per lo sviluppo della presenza
cooperativa in Emilia Romagna
Se questi sono ambiti di intervento emblematici per
cogliere le nuove opportunità che comunque la crisi ci
presenta, la Promozione rappresenta un altro strumento
decisivo per rafforzare la presenza cooperativa nei nostri
territori.
Abbiamo bisogno di verificare il funzionamento e
di potenziare l’attività degli “sportelli” locali che
offrono consulenze e supporto per le nuove cooperative o
per chi voglia iniziare il percorso per la costruzione i una
cooperativa.
Ma dobbiamo essere in grado anche di stimolare la formazione di nuove cooperative, in particolare nei nuovi
settori tecnologici. Non sempre le start up hanno avuto
esiti felici ma dobbiamo cogliere quelle lezioni per valutare come promuovere nuova cooperazione innovativa.
Una funzione importante può essere svolta anche dalle
attività di formazione e di diffusione delle informazioni
sulle opportunità del lavoro in cooperativa, secondo un
programma che deve essere predisposto.
In particolare vanno seguite e supportate le esperienze
di Workers buyout, che rappresentano una delle modalità di arricchimento della nostra presenza, facendo
giocare alla forma di impresa cooperativa il suo ruolo
fondamentale, quello della salvaguardia del lavoro.
Progetti intersettoriali e di settore
per il Riposizionamento strategico
In modo più specifico per quanto riguarda le imprese di
Legacoop è necessario sostenere con forza alcune iniziative imprenditoriali che siano emblematiche
delle nuove traiettorie strategiche che è necessario perseguire.
Un primo elemento decisivo per la realizzazione di tali
progetti è sviluppare la tensione verso progetti intersettoriali, sfruttare insomma quella leva importante che è rappresentata dalla possibilità di integrare cooperative che agiscono in vari settori produttivi, in
grado di portare ciascuna esperienza ma anche un posizionamento sul mercato già acquisito nonché un capitale
di fiducia e di relazioni reciproche consolidate.
Troppo spesso in passato non si è utilizzata questa importante leva, riducendo in questo modo le potenzialità
di espansione delle imprese cooperative, senza che, in
molti casi, le alternative si siano rivelate adeguate o più
adeguate.
I Progetti
La necessaria trasformazione del Settore
delle Costruzioni
Un altro tema è rappresentato da una sorta di paradosso del mutualismo: nel corso della crisi la cooperazione
recupera il suo ruolo difensivo e in alcuni casi aziende
“normali” vengono “mutualizzate” e divengono cooperative. Viceversa, molte cooperative, nel loro processo di
sviluppo e nelle scelte strategiche si pongono l’obiettivo
di demutualizzare una serie di attività e aggrediscono i
mercati con forme societarie, da loro possedute ma che
non sono cooperative.
La storia dei gruppi cooperativi è emblematica. Pur senza teorizzarlo apertamente l’espansione sul mercato avviene con strumenti non cooperativi.
Diventa quindi necessario riflettere sulle forme imprenditoriali che abbiamo costruito nel corso degli anni, a
partire dai Consorzi, per valutarne l’attuale efficacia di
fronte a mercati profondamente cambiati.
È indispensabile mettere in campo una cultura imprenditoriale, sociale e societaria più avanzata
Un primo progetto strategico, o un insieme di progetti,
è rappresentato dal necessario intervento su un settore quello delle Costruzioni e connessi, che sta vivendo
una fase di profonda crisi e trasformazione: benché vi
siano situazioni differenziate a testimonianza di storie
imprenditoriali diverse, la necessità di un ripensamento
strategico è evidente.
Le linee strategiche sono individuate da tempo e
ribadite nei documenti di lavoro del settore.
Innanzitutto una spinta all’aggregazione, alla messa
in rete, alla sinergia tra le varie imprese, che passi
anche per politiche di diversificazione Oggi va perseguita con forza, in una ottica di razionalizzazione ma
anche per cogliere nuove opportunità imprenditoriali e
di mercato, oltreché per rilanciare un capitale di fiducia
e collaborazione, una uscita da chiusure aziendalistiche,
22
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
che rappresenta in sé un valore e una leva strategica. Per
le cooperative di costruzioni occorre evolvere dal modello dell’impresa generale verso la strutture in grado di gestire operazioni complesse dal punto di vista finanziario,
costruttivo e gestionale.
L’“ottica di sistema” rappresenta, come è stato ribadito
in questo documento, una peculiarità del modo di fare
cooperazione che ha consentito in vari periodi storici di
rispondere ai cambiamenti sociali e del mercato.
con le cooperative sociali.
Ampi spazi sono poi soprattutto presenti per sviluppare
maggiori collaborazioni con la Cooperazione di Servizi per l’affermazione condivisa sul mercato della gestione e manutenzione ma non solo.
Distribuzione cooperativa, territorio, nuovi
bisogni
Pensare al sistema, all’integrazione societaria e/o di
competenze, vale sia per i rapporti all’interno della filiera
(in particolare con riferimento all’ingegneria-progettazione) sia per i rapporti con cooperative di altri settori, integrando risorse professionali per occupare nuovi
mercati.
Questi nuovi mercati sono ormai una realtà: dalla riqualificazione energetica degli edifici, alla tutela del territorio, all’accreditarsi come qualificati partner per lo
sviluppo di grandi progetti di riqualificazione urbana e
territoriale, per la messa in sicurezza del territorio e la
tutela e valorizzazione dei beni culturali, ai programmi di
Housing sociale. Una rinnovata capacità imprenditoriale
deve essere protagonista dell’incontro con le opportunità
che la rete cooperativa può produrre, senza dimenticare
le punte di competenza nell’ambito delle infrastrutture
che sono presenti nel settore e che vanno preservate e
consolidate.
L’integrazione e l’entrata in nuovi mercati presuppongono e richiedono un forte investimento in capitale umano,
nella sua qualificazione tecnica e professionale: occorre
imparare a fare nuovi mestieri.
Inoltre la costruzione delle nuove reti e forme di integrazione deve andare di pari passo con il rinnovamento del ruolo dei Consorzi, strumento strategico per il comparto
Tali percorsi di rafforzamento e specializzazione devono
avere come obiettivo strategico anche la messa in campo
delle masse critiche indispensabili, ormai da tempo,
per poter competere su mercati non solo nazionali. La
spinta e gli investimenti verso l’internazionalizzazione
sono ancora limitati, benché esistano esempi di notevole
successo in quella direzione.
Tuttavia l’assunzione dell’orizzonte europeo delle
azioni strutturali “2020” e l’innovazione che ne consegue, non possono non spingere in quella direzione. Adeguarsi agli standard europei rappresenta un obiettivo
minimo.
La cooperazione di consumo e dei dettaglianti deve ripensare profondamente la propria struttura di impresa,
percorrendo la strada della più ampia aggregazione
tra le cooperative presenti nei territori, mentre si
deve rafforzare sempre più il loro rapporto con consumatori e clienti.
In una fase di calo dei consumi, che rischia di protrarsi
ancora per un tempo indefinito, diventa essenziale pensare a quale forma di integrazione possa esserci tra la
cooperazione di distribuzione e quella di produzione, specialmente per quanto riguarda l’agroalimentare.
Inoltre i processi di riorganizzazione in atto in Coop e
Conad possono vedere l’interazione con la filiera delle
cooperative di trasporto, logistica e servizi.
Agroalimentare
Le linee strategiche del settore, uno dei più dinamici,
sono riconducibili al trittico, integrazione tra le imprese per liberare risorse da destinare all’innovazione
e all’internazionalizzazione
A questo proposito non si è ancora dispiegato il “potenziale aggregativo” tra le imprese che l’avvio del percorso
ACI poteva far sperare, questo rischia di far precipitare
alcune cooperative verso una china pericolosa.
Su innovazione ed internazionalizzazione è stato positivo il percorso fatto con INNOVACOOP che ha permesso ad alcune cooperative di avere accesso a progetti per
nuovi mercati e alle reti di innovazione e tecnologia.
I prossimi mesi vedranno lo sviluppo di un progetto promosso assieme ad Innovacoop e a Coopfond per la creazione di startup innovative in forma cooperativa nel
settore agroalimentare
Nel corso del 2015 il progetto Fabbrica italiana Contadina
ed Expo 2015 potranno dare occasioni di innovazione e
sviluppo al settore.
La vivacità imprenditoriale è testimoniata dalle 48 cooperative che nel corso dell’ultima programmazione dei
piani di sviluppo rurale hanno investito ( al 31-4-2014)
oltre 188 milioni di euro. Spesso con il coinvolgimento
delle imprese agricole con i progetti di filiera.
C’è grande bisogno di coordinamento Cooperativa – impresa agricola socia perché siamo di fronte a
profonde trasformazioni dal punto di vista anagrafico
e sociale e l’associazione con il progetto di Banca della
Terra vuole trasformare un problema in opportunità di
riorganizzazione imprenditoriale e sviluppo.
Fermo restando il comune ambito rappresentato dai contenuti generali del progetto per il settore delle costruzioni un ulteriore rafforzativo del progetto stesso può venire
dal rilancio della grande tradizione delle Cooperative di Abitazione e della loro utilità sociale in un’ottica
settoriale e intersettoriale: sia offrendo ai soci intervenuti innovativi, sia offrendo agli abitanti delle case costruite e/o da costruire nuove opportunità di aggregazione
in un contesto di Welfare abitativo nel quale convergere
23
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Logistica, Servizi
Questo può rappresentare un progetto per il quale produzioni multimediali, organizzazione di spostamenti turistici ecc., potrebbero essere realizzati anche attraverso
accordi con partner cooperativi europei: si potrebbe aprire una prospettiva di scambi internazionali per visitare
i luoghi simbolo della cooperazione sia storici sia attualmente attivi.
In questi settori l’investimento in nuove tecnologie della
comunicazione e della relazione sociale diventa prioritario ed essenziale.
Un settore che ha rappresentato una cartina di tornasole
di diversi problemi aperti nelle imprese e nella possibilità
di gestire in chiave di sistema alcune complessità sociali
è dato dalla realtà della logistica, in realtà della situazione del facchinaggio in alcune situazioni non solo
cooperative dell’Emilia Romagna.
Frutto di uno schiacciamento verso il basso dei costi della razionalizzazione delle imprese, ha lasciato un mercato del lavoro povero e dequalificato in mano a imprenditori senza scrupoli, che hanno poi aperto la strada a
forme sindacali di proteste facilmente strumentalizzate.
Welfare, Sanità e Progetto salute
È un terreno, quello del lavoro debole e della sua
organizzazione che deve vedere la cooperazione
impegnata in prima persona.
In questo settore le priorità, oltre ad un rapporto stretto
con altri parti del sistema cooperativo, sono rappresentate da una riconversione strutturale non solo con investimenti ma anche attraverso aggregazioni, ricambio generazionale, oltre ad allargare il proprio ambito di azione
ma non solo a livello geografico ma anche a livello di
settori economici.
Anche in questo settore, infatti, la cooperazione è riuscita a raggiungere nicchie di eccellenza (come nel caso
delle pulizie ospedaliere) che le consentono di proiettarsi
anche su mercati esteri.
Soprattutto dobbiamo inserirci nella riorganizzazione
delle piattaforme logistiche intermodali per merci e
persone, anche sulla base della nuova portualità.
In questo ambito, decisivo per lo sviluppo del paese, i
processi di ristrutturazione saranno molto profondi e significativi, anche nella nostra Regione.
Diventa decisivo cogliere questi processi soprattutto per
quanto riguarda la riorganizzazione della domande dei
privati e delle famiglie, di fronte ad un ridimensionamento inevitabile delle forme pubbliche di intervento.
La difesa degli alti livelli di assistenza nella nostra regione passa anche attraverso la capacità della cooperazione
sociale di organizzare in modo innovativo la domanda
di servizi in aumento e via via più specializzata. Occorre lavorare ad un coinvolgimento del sistema delle
Mutue cooperative, sviluppando, anche con la collaborazione delle coop di consumo, quali strumenti di tutela
collettiva.
In questo campo dovrà giocare un ruolo importante anche la proposta assicurativa di Unipol-Fonsai, come
un ulteriore strumento da mettere in campo.
Del resto le recenti analisi di CERGAS-Bocconi hanno mostrato come le attività attuali della cooperazione
sociale copre solo una parte della grande platea di richieste di servizio ed è fondamentalmente la parte di erogazione dei servizi pubblici. Moltissime sono le persone e
le famiglie che trovano isolatamente una risposta sul
mercato dei servizi.
La grande sfida che si propone per i prossimi anni è quindi quella di aggregare il maggior numero di persone che
abbisognano di servizi, introducendo una dimensione
collettiva, di mutualità e di solidarietà in una situazione che rischia l’atomizzazione e la perdita
di legami sociali. E contemporaneamente individuare
forme imprenditoriali nuove per fornire servizi alla parte
privata della domanda, svolgendo un ruolo di supporto e
di integrazione ai servizi pubblici.
Anche in questo settore la capacità di pensare in modo
integrato l’offerta cooperativa in un determinato territorio (coop sociali, Unipol, Mutue, Coop di consumo ecc.)
può consentire di attivare risorse sociali altrimenti non disponibili, arricchendo il capitale sociale complessivo.
Cultura e Turismo
Anche nella prospettiva delle direttive europee 2020, lo
sviluppo della “economia della creatività” rappresenta una delle maggiori opportunità dei prossimi anni.
I servizi di tipo tradizionale o legati a forme principalmente pubbliche di finanziamento, non sono più la
prospettiva strategica.
Gli stessi consumi privati vedono diminuire sistematicamente le spese per le tradizionali attività turistiche
e culturali, mentre aumentano sistematicamente
e senza tregua, le spese per i nuovi strumenti di
connessione al Web 2.0 e in genere le attività di
connessione sociale via Internet.
Ciò rappresenterà un cambio epocale delle modalità di
vita e di consumo, non solo per il tempo libero.
È indispensabile per questi settori non solo ripensare
alle possibili iniziative comuni, ma anche ipotizzare uno
spostamento significativo di risorse per investimenti a
fronte di progetti complessi ed adeguati.
L’iniziativa di questi settori può essere spesa anche in riferimento allo sviluppo e alla valorizzazione della stessa
cultura cooperativa. È recente infatti l’approvazione da
parte del Consiglio d’Europa di “Cooproute” una iniziativa
a livello europeo che intende valorizzare i luoghi della
cooperazione.
Ambiente e green jobs: le opportunità
La fase che si è ormai aperta della ristrutturazione in
senso sostenibile delle attività produttive, nonché la
24
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
nimi e massimi dei salari e degli stipendi.
Infatti, la questione delle disparità dei redditi individuali per una cultura cooperativa, rappresenta un
tema per certi versi ancora più sensibile che non in imprese tradizionali
fase di adeguamento delle grandi reti di servizi (gas,
acqua, energia, rifiuti) rappresentano un campo di iniziativa intersettoriale che deve essere esplorato sistematicamente:
È questa una grande ristrutturazione dell’intera economia e coglie tutti i settori: la “filosofia” della sostenibilità
rappresenterà un vantaggio competitivo nei prossimi anni.
Abbiamo la necessità di pensare ad iniziative trasversali,
che non releghino le questioni ambientali a un semplice
settore, ma che ne facciano cogliere le potenzialità “orizzontali”.
Lo sviluppo di nuove competenze professionali e
l’arricchimento di quelle già presenti sarà la vera
risorsa strategica da mettere in campo: di nuovo, la questione della qualità del capitale umano è decisiva, anche
in connessione con una diffusione nelle nostre comunità
di stili di vita e di sensibilità molto forti su questi temi.
Le politiche attive del lavoro e gli
ammortizzatori sociali
Legacoop presterà grande attenzione e sarà interlocutrice del processo di revisione del mercato del lavoro nel
nostro paese. Tale revisione diventa uno strumento indispensabile per costruire una cornice più avanzata dal
punto di vista normativo, per dare risposte più adeguate.
Non si creano posti di lavoro per decreto, tuttavia è necessario intervenire per eleminare storture evidenti rispetto alla situazione di altri paesi.
In particolare per quanto riguarda la condizione dei
lavoratori a tempo determinato, in gran parte giovani,
abbiamo bisogno di fornire prestazioni e garanzie che si
avvicinino progressivamente a quelle per coloro assunti
a tempo indeterminato, a partire dalle tutele in caso di
perdita del posto di lavoro.
Così come è indispensabile prevedere un rafforzamento
del sistema che accompagna il lavoratore che ha perso
il suo posto verso un’altra soluzione lavorativa. Oggi gli
strumenti per questo passaggio (Agenzie pubbliche, formazione, tutele finanziarie) non sono adeguate e abbiamo bisogno di un anche progressivo, ma deciso adeguamento ai livelli delle più forti legislazioni di sostegno al
lavoro europee.
È questo che principalmente ci aspettiamo dal
prossimo Jobs Act, con l’auspicio che le forze politiche
e sociali superino una conflittualità che non sia legata ai
reali interessi dei lavoratori.
Mentre è necessario ribadire che non è equo un modello
in cui la comunità sostiene il reddito di chi si trova senza
lavoro, ma non chiede nulla in cambio, abbiamo l’obbligo
di garantire servizi e sostegni per il passaggio da un posto di lavoro ad un altro.
Proprio su questo siamo impegnati, a cercare di garantire ai soci e ai lavoratori in esubero nelle cooperative della nostra regione, il pieno utilizzo degli strumenti attualmente a disposizione ma anche a cercare di realizzare alcune iniziative che consentano
l’utilizzo di quelle persone in attività socialmente
utili, in una fase di transizione da un posto ad un altro.
In particolare per il settore delle Costruzioni e collegati
stiamo sostenendo lo sforzo delle imprese per la gestione
degli inevitabili esuberi.
Il lavoro e la nuova dimensione della
Contrattazione Nazionale e Aziendale.
Il prolungarsi e l’aggravarsi della crisi non sembra aver
modificato sostanzialmente, almeno nelle cooperative
l’andamento delle relazioni industriali, eccezion fatta,
com’è ovvio, per quelle in cui vi è stata un’evoluzione più
drammatica.
Le cooperative continuano a ritenere che applicare regolarmente leggi e contratti ai loro dipendenti, e utilizzare in misura anche abbastanza contenuta i rapporti di
lavoro flessibile sia per certi aspetti una caratteristica
ineliminabile dell’identità cooperativa.
si apre comunque una fase nella quale la contrattazione
aziendale dovrà porsi il tema della gestione di alcuni degli istituti contrattuali scritti negli anni della espansione
( ad es. superminimi generalizzati, permessi, ecc.), per
misurarne la compatibilità con le condizioni per stare sul
mercato in presenza di vincoli stretti, concorrenza accentuata e margini di reddittività in deciso calo.
Le relazioni con i sindacati debbono diventare una risorsa innovativa e non una difesa ad oltranza di istituti le
cui basi economiche si erodono sempre più.
vi è la necessità di aprire una fase di riqualificazione
delle relazioni industriali, per evitare che vi siano ricadute negative negli spazi che si sono aperti, in alcuni
settori e in particolar modo nella logistica, a una conflittualità molto aspra pilotata ed egemonizzata da sindacati di base e gruppi politici estremisti.
La Lega regionale si impegna così ad aprire una
fase di riflessione insieme alle imprese sulla qualità del sistema delle relazioni industriali con lo
scopo di rilanciarne la capacità innovativa e per
meglio adattare le imprese alla crisi.
Stiamo anche lavorando affinché il maggior numero di
cooperative possano diventare promotrici di tirocini, di
servizio civile, ecc., secondo quanto previsto dal programma comunitario “Garanzia Giovani”.
Dovremo fare uno sforzo in quella direzione, anche per
evitare comportamenti opportunistici nella realizzazio-
In quest’ambito per Legacoop dell’Emilia Romagna
occorre definire nella contrattazione e nei regolamenti interni una griglia che individui i livelli mi-
25
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
ne di tale programma, con la realizzazione di iniziative
fittizie.
4. gestione evoluta dei brand con internet e social
network
Progetto innovazione e Agenda digitale
Va ipotizzata una strumentazione a supporto di queste
politiche per cui:
L’Innovazione rappresenta un tema cruciale per il sistema delle imprese cooperative.
Legacoop regionale ha da tempo dato vita a una struttura INNOVACOOP, che presidia questo tema presso le cooperative, ricercando un coerente investimento su questo
tema da parte della struttura associativa, che tenga insieme i vari aspetti: l’iniziativa delle imprese, il finanziamento sia pubblico che autonomo di RS, lo sviluppo del
capitale umano e le politiche formative conseguenti.
In particolare vi è la necessità di legare questa iniziativa anche a un lavoro sul capitale umano presente in
cooperativa, che va non solo rimotivato, ma va valutato
e sviluppato sotto il profilo dell’apporto lavorativo. Del
resto rischiamo di essere nel pieno del circolo vizioso
tra formazione superiore e richieste di capitale umano
qualificato da parte delle imprese.
Non è chiara qual è la situazione nelle cooperative ma
la sensazione che, per esempio il numero dei laureati e il
loro posizionamento, non sia adeguato, esiste.
Un lavoro sistematico su questo potrebbe essere anche
un contributo all’ormai improcrastinabile ricambio generazionale.
Si tratta quindi di sostenere rilanciare l’iniziativa
di INNOVACOOP, anche attraverso la stabilizzazione di una rete di innovatori come punto di riferimento all’interno delle aziende.
a. specializzare uno strumento di finanza cooperativa
tra quelli esistenti o formarne uno specifico, puntando alla partnership con fondi privati, anche internazionali;
b. coordinare con una regia centrale l’accesso agli strumenti pubblici: credito imposta per innovazione; fondi dello “Sblocca Italia” per la banda larga; Horizon
2020. Innovacoop sarà lo strumento di questa operazione.
Dovremo operare una selezione di progetti e settori per
i quali prevedere una “Consulenza strategica” sugli
impatti dei cambiamenti tecnologici sui settori prescelti,
in particolare per quanto riguarda:
1. cooperazione sociale, comprese le mutue e mercato
della domanda assistenziale;
2. logistica: grande progetto intersettoriale (coop consumo, Conad coop di servizio e trasporto) a forte impatto sociale
3. agroindustriale
4. turismo e cultura: piattaforme web, app., ecc
5. pulizie e global service.
Internazionalizzazione: un impegno di
mandato
Una Agenda digitale per Legacoop
Gli sforzi sistematici compiuti in questi anni dalla Lega
regionale a supporto dello sviluppo di questa decisiva politica di sviluppo, hanno dato alcuni frutti.
Oggi la consapevolezza della crucialità di questa
leva per lo sviluppo delle imprese è diffusa.
Tuttavia manca ancora un investimento sistematico da
parte delle imprese che affronti in chiave strategica le
opportunità che possono presentarsi.
Aldilà del potenziamento possibile delle esportazioni in
quanto tali, si tratta di definire un progetto ambizioso
che punti alla selezione delle imprese in grado e
disposte a sostenere un investimento pluriennale
per proporsi come partner per insediarsi all’estero.
Occorre procedere con questo progetto strategico, come
un vero impegno di mandato, avendo come obiettivo
la realizzazione di iniziative in grado di consolidarsi.
Dobbiamo introdurre un insieme di politiche per recuperare il ritardo (non solo delle coop) nell’introduzione
delle tecnologie digitali:
a. maggiore efficienza e produttività, per cui andrà
impostato un programma di lavoro legato all’introduzione di una cultura gestionale più avanzata, che
ammoderni le tecniche di bilancio, gestione finanziaria e delle stesse attività produttive;
b. maggior coinvolgimento del consumatore nelle logiche dell’impresa, in particolare per il mondo del
consumo (Coop e Conad) ma non solo.
c. intersettorialità come criterio,
Ipotesi di lavoro:
Osservatorio sulla cooperazione e sue tre
funzioni convenzione con Unioncamere
1. consorzi e reti di impresa per l’accesso alla banda
larga (massa critica)
2. idem per la gestione dei Big data in funzione gestionale e di costruzione delle strategie di impresa e di
settore;
3. automazione e robotizzazione
Attraverso una apposita convenzione con Unioncamere si darà vita ad un osservatorio sulla cooperazione in
Emilia Romagna.
Vi è una forte necessità di costruire strumenti di lettura
26
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Oltre agli strumenti finanziari, si possono individuare:
Innovacoop, ICE, Obiettivo lavoro, SCS, società di
formazione.
Su queste è utile una discussione sulla attuale collocazione e raggio di iniziativa.
Lo stesso ruolo di Unipol in funzione del sostegno e
dello sviluppo del sistema delle imprese cooperative può
essere di grande importanza.
della situazione delle imprese, non solo appartenenti a
Legacoop. Per molti settori mancano dati certi e confrontabili.
Vi è la necessità di fornire ai gruppi dirigenti della associazione informazioni adeguate per poter procedere a
riflessioni e ad analisi approfondite.
Gli obiettivi di tale iniziativa sono:
Realizzare una Rapporto annuale che riesca a descrivere la situazione del sistema delle imprese cooperative
in modo comparato rispetto agli altri tipi di impresa, descrivendo la presenza sui mercati e la quota relativa;
Importante sarà la progressiva costruzione di indici confrontabili con altri sistemi di impresa.
Definire temi di ricerca ed approfondimento che approfondiscano aspetti innovativi o specifici di particolare
interesse.
Costruire big data per poter fornire alle imprese direttamente un servizio di analisi dei dati del loro settore e
dei loro competitori, per poter procedere alla costruzione
e discussione di piani strategici.
Mettere a disposizione di ricercatori i dati accumulati al
fine di stimolare ricerca indipendente sulla cooperazione.
Si tratta di investire in uno strumento ormai indispensabile che possa, progressivamente, arrivare anche alla
simulazione di effetti di politiche regolative o monetarie
sull’insieme delle imprese cooperative.
Investire in dati, quindi, sia per la conoscenza e la discussione associativa, delle tendenze dell’intero sistema
ma anche dati a disposizione delle imprese per le loro
attività di pianificazione.
Tale osservatorio si integrerà, attraverso un gruppo di
lavoro e comitato scientifico, anche con alcuni strumenti
di analisi e di valutazione già esistenti presso i settori e
presso la funzione di vigilanza.
Strutture di Sistema (Strutture
trasversali)
Nel corso degli anni si sono sviluppate aziende in forme
diverse che sono nate o da esigenze specifiche di supporto ad alcune attività delle imprese (innovazione, lavoro
flessibile) o dalla sviluppo di imprese che sono diventate
un punto di riferimento generale.
Si tratta di strutture su cui vale la pena riflettere intendendole anche come strumenti che sono in grado di
aprirsi all’esterno e rifiutare una logica autarchica,
strumenti di una possibile iniziativa del livello regionale.
Un esempio è rappresentato dal sistema della formazione finanziata, che attraversa una fase di necessaria ristrutturazione.
Rappresentano anche in alcuni casi dei possibili necessari strumenti per promuovere iniziative di livello quantomeno regionale, e comunque di supporto a progetti complessi di sviluppo delle imprese, le gambe su cui possono
poggiare politiche di sviluppo e riorganizzazione concordemente definiti.
27
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
GRUPPI DI
LAVORO
Resp. Designato dalla Presidenza
Composizione del gruppo di lavoro
Massimo Bongiovanni
morena bedogni – gulliver - modena
chiara bertelli – legacoop provinciale - ferrara
giampiero boschetti – braccianti riminesi – rimini
silvia bussandri – società cooperativa activa – piacenza
gianpiero calzolari – granarolo – bologna
marcello cappi – legacoop provinciale – modena
simona caselli – legacoop provinciale – reggio emilia
paolo cattabiani – coop nord est – reggio emilia
lorenzo cottignoli – federazione cooperative – ravenna
giorgio dal prato – deco industrie – bagnacavallo (ra)
maurizio davolio – legacoop turismo – emilia-romagna
alessia de santis – coop service – reggio emilia
sara donati – coop adriatica – bologna
simone fabbri – legacoop bologna
claudio fedrigo – cefla – imola
marzio ferrari – conad centro nord – modena
rita finzi – presidente pari opportunità emilia-romagna
piera fiorito – le pagine – ferrara
mauro giordani – fondazione barberini – bologna
roberto grassi – coop manta – reggio emilia
giuseppe grilli – avi-coop – piacenza
luca grosso – legacoop bologna
mario guarnieri – cpl – concordia (mo)
giovanni luppi – legacoop agroalimentare nord italia–bologna
massimo masotti – amministratore delegato fibo – bologna
roberto olivi – coop service – reggio emilia
milo pacchioni – finpro – modena
mauro pasolini – legacoop romagna
giorgio riccioni – fondazione barberini – bologna
guido saccardi – coop selios – reggio emilia
ruenza santandrea – cevico – lugo (ra)
rino scaglioni – legacoop abitanti – bologna
marco simoni – lavoranti legno – ferrara
vanessa sirocchi – legacoop provinciale –parma
igor skuk – legacoop emilia-romagna
pierluigi stefanini – unipolsai – bologna
lisa tormena – sunset – forlì
adriano turrini – coop adriatica – bologna
lino versace – ccfs – reggio emilia
lino zanichelli – coop service – reggio emilia
carlo zini – cmb – carpi (mo)
mario zucchelli – coop estense – modena
Coordinatori
Maurizio Brioni
Roberta Trovarelli
Rita Pareschi
Segretaria
Caterina Zanetti
GRUPPO 1
Identità cooperativa e politiche di
promozione e sviluppo
L
egacoop e le cooperative stanno affrontando una fase di cambiamento e di crisi che si
presenta con ampiezza e profondità del tutto peculiari. Dobbiamo cogliere tutte le implicazioni di questa situazione evitando di cadere nella retorica autoreferenziale , con un
dibattito che non si limiti agli addetti ai lavori.
Nell’affrontare le crisi aziendali o i casi più delicati sul piano reputazionale deve emergere con
chiarezza una identità , anche con forti componenti innovative e con chiare proposte verso l’esterno, che proietti la cooperazione verso una dimensione di crescita e di cambiamento.
Per essere attrattivi e autorevoli fuori occorre essere credibili al nostro interno, innovando paradigmi e modelli.
La stessa scelta di rendere quale mainstream l’opzione dell’ACI non può solo limitarsi a una condivisione degli stati maggiori. Dobbiamo evitare che la scelta dell’Aci sia vissuta solo come il superamento del modello delle rappresentanze ideologiche e delle appartenenze storiche ai diversi
raggruppamenti sociali. Se così fosse sarebbe una novità che nasce vecchia. La società italiana è
già oltre. Per dimensione dei problemi, per mutamenti in atto, per i cambiamenti che avverranno,
indotti dallo sgretolamento delle vecchie stratificazioni sociali e dei relativi e fossilizzati ruoli di
rappresentanza.
In questo senso i temi sulla identità e missione , sfide e ruolo della cooperazione, protagonismo
delle basi sociali, apertura alle nuove generazioni, le nuove forme di cooperazione , imprenditorialità e mutualità divengono un comune terreno di elaborazione e di confronto.
31
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Identità e sviluppo
Sviluppo delle cooperative e
monitoraggio
La identità vive nelle pratiche, nei comportamenti, nelle
regole, nella capacità di renderla attuale e non solo un
portato di valori, per quanto importanti e universali
La comunità valoriale è tale per cui l’autonomia della
singola cooperativa (anche se condivisa dalla stessa base
sociale o dagli organi interni) finisce nel momento in cui
quei comportamenti ledono il valore reputazionale - e
quindi patrimoniale – dell’associazione e delle altre cooperative.
Non vi è dubbio che la percezione esterna che si ha della
cooperazione (in particolare di Legacoop) è quella di una
organizzazione a rete, molto più integrata di quanto non
lo sia nella sostanza.
Deve essere chiaro che lo strumento associativo non potrà
e non dovrà mai sostituirsi alla autonoma determinazione
delle basi sociali e dei loro organi amministrativi.
Diventano decisivi i comportamenti concreti di chi, con
la propria responsabilità di amministratore o di manager, non rappresenta solo la sua cooperativa, ma anche
il portato identitario e la credibilità della comunità cooperativa.
Occorre tuttavia pensare a un sistema di regole e controlli
che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale , finanziario e gestionale,
tale per cui il soggetto/i deputati possano interagire con i
consigli di amministrazione di quelle cooperative, possano
- se richiesto - fornire assistenza sulle materie di competenza, possano a quei consigli chiedere verifiche e analisi
ad hoc, possano sollecitare piani aziendali correttivi. Possano, per autonoma e preventiva adesione delle associate,
erogare forme sanzionatorie se la cooperativa non accetta
il confronto.
I valori e i principi dell’ICA sono poco conosciuti e anche in molte cooperative ove sono almeno noti vengono
ignorati. Il sistema che valori e principi costituiscono è
complesso, necessita di una paziente implementazione e
di una costante verifica.
La difficoltà a costruire una coerenza tra le virtù predicate (valori e principi) e le virtù praticate è una delle cause
che stanno creando non pochi problemi reputazionali alle
cooperative, problemi diffusi in diverse parti del mondo,
emersi a seguito delle crisi aziendali.
Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa, le
crisi settoriali, le dinamiche del mercato; tuttavia, un simile corpo di regole e di interventi può contribuire a ridurre
il potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia nei suoi
effetti.
Dobbiamo rilanciare con forza la responsabilizzazione
dei soci e il conferimento non solo di deleghe, ma di sovranità, al management procedendo a una riflessione sul
valore strategico, per il funzionamento corretto della governance, della chiara distinzione dei ruoli tra i rappresentanti della proprietà, dei soci e il ruolo della direzione
e del management.
La qualità della partecipazione dei soci e la loro responsabilizzazione, il superamento di forme esasperate di delega e di passività delle basi sociali rappresentano uno
degli strumenti decisivi per restituire una identità forte
non solo alle cooperative come imprese ma, soprattutto,
al singolo socio.
La governance deve essere la conseguenza di questo processo, il frutto sia di un rinnovato coinvolgimento dei
soci sia di una più chiara distinzione dei ruoli. Il socio,
oltre all’impresa, deve essere centrale.
32
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Gli interventi finanziari
sviluppo di nuove attività (per esempio, economia della creatività) sia per le necessarie ristrutturazioni sia, infine, per il sostegno a selezionati e plausibili progetti di innovazione e sviluppo.
In particolare si tratta di valutare l’efficacia e la coerenza
degli interventi di carattere finanziario.
•
Le risorse disponibili devono uscire dalla logica della solidarietà ex post ed essere finalizzate a interventi di sostegno o a nuove intraprese cooperative o a progetti finalizzati di riconversione, non sempre e solo in una logica
emergenziale.
Uno degli aspetti caratteristici della crisi attuale sta nella
sua notevole componente finanziaria e nel difficile rapporto con il credito.
Di fronte alla crisi, proposte per
lo sviluppo
L’esigenza di liquidità e di sostegno rispetto alle crisi si è
sommata alla storica difficoltà del finanziamento del sistema delle imprese cooperative. È indispensabile una riflessione strategica sulla strumentazione finanziaria messa in
piedi in questi anni nella Regione, in connessione con gli
strumenti nazionali.
Intendiamo organizzare un quadro di proposte su linee
di progetti di alto valore economico e sociale capaci di simboleggiare la capacità di rinnovamento
interno, di innovazione, di riposizionamento settoriale e intersettoriale delle cooperative associate e
del sistema cooperativo nel suo insieme.
Occorre, inoltre, valutare alcune questioni:
•
•
un ultimo aspetto, primo se ne consideriamo
l’importanza strategica: la nascita di UnipolSai.
È fondamentale riuscire a valorizzarne le potenzialità
e far sì che possa essere generatore di nuovo sviluppo.
Molto si è detto e molto si è scritto su questo punto, ma
oggi abbiamo finalmente la possibilità di concretizzare
una sfida di grande rilevanza per l’intero mondo della
cooperazione
il ruolo svolto dai vari strumenti di fronte alla
crisi e alle esigenze poste dalle imprese e da interi settori. Vi è la necessità di un coordinamento
in chiave strategica che diriga le risorse disponibili
in modo mirato e a determinate condizioni che non
possono che essere costituite dalla reale efficacia delle
operazioni di ristrutturazione che vengono proposte.
Occorre evitare il rischio di utilizzare preziose risorse per la semplice manutenzione dell’esistente in assenza di un progetto di cambiamento e adeguamento.
Ciò comporta un ruolo più attivo delle strutture associative anche nella gestione interna alle imprese dei processi di ristrutturazione e del ruolo degli stessi gruppi dirigenti.
In particolare, è necessario ripensare il rapporto tra strutture associative coinvolte nella gestione delle crisi e strumenti finanziari di supporto, definendo vincoli e condizioni di accesso.
Ovviamente, in questa sede si tratta di individuare argomenti e tavoli di lavoro che siano comuni e condivisi tra i
soggetti coinvolti, non di predisporre piani industriali ad
hoc di competenza delle singole imprese e dei loro organi.
Alcuni esempi di progetto.
in funzione della promozione di nuove attività e
imprese cooperative si apre una fase nella quale è opportuno pensare a interventi innovativi di razionalizzazione e di definizione comune delle strategie tra i livelli
locali, regionali e nazionali, cosa che comporta anche la
riorganizzazione delle strutture attualmente in essere.
Il calo delle redditività e il mantenimento di pesanti costi fissi determinano un significativo calo
della produttività. Questo elemento rischia di
compromettere la competitività delle imprese.
Per questo l’insieme degli strumenti finanziari deve essere rimodellato in funzione sia della
•
La distribuzione cooperativa Coop consumo e Conad, i suoi progetti di riorganizzazione strutturale e
la relazione con la produzione territoriale, a partire
da quella agroalimentare e con le società di logistica
e servizi.
•
La cooperazione nell’ambito della costruzione e
nei settori collegati, i progetti di modifica strutturale, i progetti di innovazione nell’ambito della rigenerazione e della manutenzione urbana, per il governo del territorio dalle coste alle aree montane fino
alle aree interessate a eventi meteo eccezionali e a
eventi tellurici, coinvolgendo anche le cooperative di
abitazione, di progettazione e quelle sociali. Un altro
aspetto essenziale della nostra attività dovrà essere
il confronto con le dinamiche sociali e imprenditoriali che prefigurano il nuovo welfare: dalle pratiche
messe in atto per la realizzazione di un nuovo sistema
di welfare comunitario fino alle esperienze più avanzate di welfare aziendale.
33
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
•
•
•
Da parte delle coop sociali è aperta una discussione
su come rilanciare la presenza non solo sul versante
dell’offerta ma anche nella aggregazione della domanda delle persone e delle famiglie, legate alle fragilità sociali vecchie e nuove, in fase di spesa pubblica calante.
Punto di riferimento per la discussione alcune ipotesi del Cergas-Bocconi, in particolare
nell’individuazione di un vasto mercato privato verso il quale rivolgersi, sia individualmente sia organizzandolo in cooperative e mutue.
Qui c’è il tema del rapporto tra mutue tradizionali e strumenti assicurativi, in particolare veicolati da Unipol: stiamo cercando di
a) creare un accorpamento delle mutue almeno a livello regionale, in particolare con un collegamento con la rete Coop che potrebbe veicolare prodotti assicurativi e, in generale, essere di supporto al reclutamento mutualistico;
b) creare nuovi strumenti finanziari (fondi sociali con
remunerazione per obiettivi; strumenti assicurativi
come Fondi vitalizi con premi ridotti con l’età).
è utile prevedere iniziative anche di comunicazione
legate alla cultura del consumo, per ampliare la presenza e indurre consumi qualificati (iniziativa FICO).
Il settore servizi e logistica, i processi di riorganizzazione che lo investono, il rapporto con i grandi e piccoli committenti cooperativi (per esempio: logistica e
centri di logistica della distribuzione) e la connessione
con i centri logistici intermodali in Italia in Europa e
nel mondo: quale ruolo del moderni facchini e camionisti e degli ingegneri della logistica?
Questo è un settore che ha rappresentato e rappresenta una cartina di tornasole di diversi problemi
aperti nelle imprese e nella possibilità di gestire in
chiave di sistema alcune complessità sociali è dato
dalla realtà della logistica, specificamente dalla situazione del facchinaggio, in alcune situazioni
non solo cooperative dell’Emilia-Romagna.
Lo schiacciamento verso il basso dei costi della razionalizzazione delle imprese ha creato un mercato
del lavoro povero e dequalificato in mano a imprenditori senza scrupoli che hanno poi aperto la strada a
forme sindacali di protesta spesso strumentalizzate
per altri fini. È un terreno, quello del lavoro debole e
della sua organizzazione che dovrebbe vedere la cooperazione impegnata in prima persona.
•
Le cooperative turistiche e culturali e i progetti relativi a un ambito di intervento sempre più strategico
per quanto concerne l’economia e i servizi alla persona.
Benché abbiano ovviamente caratteristiche diverse,
si può pensare ad una loro interazione in una visione
intersettoriale in riferimento alle potenzialità espansive della economia della creatività centrata sulla
creazione di contenuti e di forme di aggregazione
della domanda innovativi rispetto a quelli tradizionali. Nei programmi regionali tale settore viene indicato come quello con maggiori potenzialità espansive.
Diversi son i progetti in corso, ma mancano della sufficiente capitalizzazione e delle necessarie sinergie.
•
I progetti integrati territoriali sono pensati appositamente per dar vita a nuove imprese che potrebbero
scaturire da iniziative delle stesse cooperative e/o da
intese imprenditoriali tra cooperative e imprese private e/o imprese a capitale pubblico e sistema creditizio
e bancario.
L’obiettivo di fondo è quello di attivare nei territori
iniziative imprenditoriali che siano frutto di accordi,
di patti territoriali veri e propri, in grado di rispondere al bisogno di crescita e di nuova occupazione partendo dalle opportunità di sviluppo rimaste ancora
inespresse. In tal senso, occorrerà porsi efficacemente
in ascolto delle istituzioni pubbliche e valutare opportunamente gli asset di sviluppo principali previsti
dalla programmazione pubblica.
L’esempio di FICO a Bologna è illuminante; altre
progettualità innovative potrebbero attivarsi prendendo spunto dai programmi di sviluppo del porto di
Ravenna, dal settore turistico regionale in relazione
all’EXPO, dallo sviluppo della meccatronica e dalle
iniziative di sviluppo agroindustriale, dagli interventi
previsti nel cosiddetto cratere delle zone colpite dal
sisma, dai progetti di rigenerazione urbana, dal ciclo
dei rifiuti e da altro ancora.
•
Per la cooperazione agroindustriale la dimensione europea è decisiva, ora e nei prossimi anni: come rafforzare la presenza e come sviluppare alleanze di settore in Europa? È possibile
dare vita a esperienze cooperative transnazionali?
Anche in questo settore la dimensione sarà decisiva
ed è evidente la necessità di procedere ad aggregazioni
Un settore stabile per occupati e fatturato che vede
però alcune innovazioni in atto: FICO a Bologna, alcuni progetti finanziati dai Fondi strutturali. Da questo
punto di vista è il settore più dinamico.
Per rafforzarne il profilo e la presenza anche sociale
La promozione cooperativa è un altro elemento di
riflessione altamente significativo, uno spazio che dovrà tenere insieme percorsi consolidati e sentieri meno
battuti sperimentando forme inedite di aggregazione,
favorendo l’intersecarsi di esperienze e conoscenze, facendo dialogare i territori, promuoverndo cooperazione ai vari livelli. La nuova frontiera di questa attività
così essenziale passerà attraverso la dimensione delle
cooperative di comunità create dai cittadini, l’individuazione di nuove opportunità di promozione attiva e
passiva, la gestione condivisa dei servizi dal basso da
parte dei cittadini, il workers buyout e la trasformazione di imprese in cooperative di (ex) dipendenti ecc.
34
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Alcuni progetti.
•
domani potrebbero rappresentare il management
intermedio e non solo .
Riflessione e ricerca per la grande impresa cooperativa
In questo quadro è proprio sulla grande impresa
cooperativa che occorre riprendere una elaborazione
e riflessione originale . Non già per negarla, ma per
aggiornarla. Poiché l’aggettivazione Cooperativa con
Impresa è un binomio non scindibile, il congresso
può essere occasione per rimettere al centro anche
questa elaborazione, non solo sulla dimensione imprenditoriale e manageriale, ma anche sugli aspetti
che attengono alle governance, alla selezione del
capitale umano e dei gruppi dirigenti.
Ad esempio, nel settore della logistica, che abbisogna di una riqualificazione non solo valoriale,
dobbiamo sviluppare il concetto che non è un luogo
economico per emarginati o per finte cooperative,
ma una dimensione economico imprenditoriale
complessa, sul piano della organizzazione del lavoro
e, in parte, anche tecnologica.
Ad esempio, in nuove forme di servizi mutualistici,
alla luce degli ampi spazi non coperti dal welfare
pubblico.
Si potrebbe attivare un progetto di ricerca finalizzato alle grandi imprese che analizzi a matrice tra
mercato/settori e specificità di impresa una serie di
indicatori, con particolare focus su propensione alla
innovazione, alla intrapresa in nuovi mercati (prodotto-geografico), alla generazione di valore aggiunto, alla propensione a investire sul capitale umano
e sulla sua caratteristica, alla presenza di alleanze o
partnership, al modello imprenditoriale e gestionale,
alle forme di governance, alla presenza di progetti di
integrazione- fusione, alla propensione alla ITC ecc.
•
Basterebbe che ogni settore si impegnasse a un
certo numero di inserimenti finalizzati, con annessi
percorsi formativi tutorati, perché il numero totale
possa costituire una massa critica importante.
•
Un progetto per i giovani: riqualificare il capitale umano della cooperazione
In particolare vi è la necessità di legare questa
iniziativa a un lavoro sul capitale umano in cooperativa che va sia rimotivato dal punto di vista
dell’identità cooperativa, sia valutato e sviluppato
sotto il profilo dell’apporto lavorativo. Del resto, rischiamo di essere nel pieno del circolo vizioso tra
formazione superiore e richieste di capitale umano
qualificato da parte delle imprese.
Non è chiara quale sia la situazione nelle cooperative, ma la sensazione che, per esempio, il numero dei
laureati e il loro posizionamento non sia adeguato,
esiste.
Un lavoro sistematico su questo nodo potrebbe anche contribuire ad aaccelerare i processi di ricambio
generazionale.
Sostegno ai lavoratori nei processi di ristrutturazione
Un altro punto da approfondire è quello della soluzione ponte per i lavoratori espulsi dal mercato
del lavoro o inseriti negli ammortizzatori sociali. È
sbagliato un modello in cui la comunità sostiene il
reddito di chi si trova senza lavoro, ma non chiede
nulla in cambio. Senza entrare nel merito di norme
su cui non abbiamo titolarità, si potrebbroe però attivare forme di cooperazione di servizio (temporary
coop) , che utilizzi le competenze e professionalità
non occupate (soprattutto nell’area della produzione
lavoro).
In questo quadro si potrebbero costruire convenzioni con gli Enti Locali che consentano di fare fronte
a interventi oggi non possibili per i noti problemi di
bilancio e precostituire una parziale integrazione al
reddito. Interventi sul verde, manutenzioni , vigilanza, ecc.
Al progetto andrebbe collegato un iter formativo e
riqualificativo in accordo con la Regione.
Verò è che in teoria queste forme di intervento potrebbero sottrarre quote di mercato anche a cooperative operanti full-time su quei mercati. Ma occorre
avere presenti che in molti casi il mercato, causa i
tagli alla spesa o alle compatibilità di bilancio, non
è attivo o è in forte contrazione
Vanno rilanciate a livello regionale le iniziative sulla
giornata della Cooperazione (modello manifestazione all’avviamento di Alma Mater) costruito
in collaborazione con Regione -Sistema universitario- scuole tecniche- expertise di obiettivo lavoro,
direzioni del personale con l’obiettivo di collocare al
lavoro (studiando le forme giuridico - contrattuali)
giovani laureati, mettendo in relazione formazione,
nuove forme di promozione e mutualità cooperativa.
E non solo in start up di tipo innovativo o a elevato contenuto tecnologico, anche in settori a basso
valore aggiunto che hanno necessità di figure che
•
Guidare l’innovazione
La scelta di Legacoop di costituire INNOVACOOP
deve essere valorizzata e resa più sistematica.
Il lavoro svolto sinora ha consentito di diffondere
informazioni e in alcuni casi nuove mentalità, è
35
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
emersa una rete di persone inserite nelle singole
cooperative.
prenditoriale a quello finanziario, a quello culturale.
In particolare, la globalizzazione dei mercati e della finanza ha contribuito a innescare profonde modifiche nella struttura dell’impresa e nelle logiche di governance.
Naturalmente, le migliori conoscenze sulla evoluzione settoriale sta in capo alle cooperative che dovrebbero conoscere i loro mercati e come l’innovazione
interagisca con questi.
I modelli di riferimento trovano origine, ancora una volta, nel mondo anglosassone e particolarmente negli Stati
Uniti la cui posizione dominante ha finito per innescare
percorsi di imitazione sempre più evidenti, accelerati e
diffusi a scala mondiale.
Dovrebbero, perché spesso, per diverse ragioni (dimensione - scarsa propensione - presunti o reali vincoli tecnologici e/o finanziari) si tende a perpetuare il
proprio modello, magari di successo in un certo ciclo,
ma superato dalla evoluzione della domanda o dei
concorrenti.
La cooperazione, tutta la cooperazione, con particolare riferimento a quella presente nei paesi a capitalismo
avanzato, non è immune da questa influenza che rischia,
se non adeguatamente seguita di dar luogo a processi di
omologazione, palese o mascherata quando , invece, crescono tra le imprese di capitali i casi di collaborazione
strutturata tra capitale e lavoro.
Tuttavia, affidarsi solo alla capacità propulsiva o
adattativa delle imprese è limitativo, così come parziale è limitarsi alle start up. Legacoop può e vuole
essere sempre più generatore e motore di analisi e
proposte.
I cooperatori debbono avere ben chiaro che lo sforzo da
compiere è quello di evitare questa tendenza e, più in generale, di creare le condizioni per sviluppare un modello
cooperativo che, sempre di più, sia in grado di competere
con quello capitalistico coniugando democrazia d’impresa con partecipazione, solidarietà ed equa ripartizione
della ricchezza prodotta.
Non esiste una unica risposta. Tuttavia il gap - anche
culturale e cognitivo - non può essere superato in autonomia. Si corre il rischio di un approccio fortemente limitato, quando non episodico.
Va costruito un modello strutturato con il soggetto
che in primis può rappresentare il maggiore serbatoio
di conoscenze, l’Università. La nostra regione al riguardo vanta poli di eccellenza, a partire da Bologna,
ma non solo. La relazione potrebbe essere biunivoca
e finalizzata. La derivata riguarderebbe sia le eventuali possibilità di nuova cooperazione, sia di stimolo
a quella esistente.
La cooperazione in Italia ha avuto successo laddove ha
impiegato bene questi riferimenti identitari .
Una cultura originale, quella della impresa cooperativa,
una sintesi equilibrata che ha permesso il radicamento
di questo modello.
La relazione con le Università andrebbe finalizzata
su alcuni settori di ricerca e conoscenza: agroindustria, ingegneria delle costruzioni, economia, discipline legate alla tutela del territorio e dell’ambiente,
solo per citarne alcuni.
Le cause che portano alla omologazione sono di varia natura:
1. di ordine culturale e politico che hanno portato,
in questo Paese, alla progressiva emarginazione del
ruolo pubblico nell’economia ed alla perdita di priorità
del “sociale” e del “bene comune”, in forte contraddizione con lo spirito della Costituzione. La legittimazione dell’impresa non è più data a partire dalla coerenza
con valori condivisi, ma essenzialmente da modelli
in grado di aumentare la competitività utilizzando al
meglio i fattori tipici dell’impresa di capitale;
2. di ordine interno quali: l’indebolimento del patto
associativo che ha generato un sensibile calo di peso
del ruolo delle istituzioni (le Associazioni) che anche
nell’immaginario collettivo sono i garanti dell’applicazione dei principi e dei valori; la mancata coerenza tra
le virtù predicate (valori e principi) e le virtù praticate
è, in molti casi, la principale causa dei non pochi problemi reputazionali di cui le cooperative risentono in
diverse parti del mondo a seguito delle crisi aziendali
esplose.
Potremmo promuovere annualmente la giornata
della innovazione (ai fini di determinare interesse
e conoscenza) dalla quale in modo strutturato sviluppare alcuni filoni di lavoro.
Identità cooperativa. Appunti per la discussione
Non vi è alcun dubbio che i grandi mutamenti indotti
dalla globalizzazione a scala planetaria siano destinati
a produrre una severa selezione in tutti i campi in cui si
articola la società organizzata: da quello economico-im-
36
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Le conseguenze più evidenti sono state
•
•
•
•
Nel Congresso ACI di Manchester nel 1995 furono ridefiniti ed approvati l’insieme dei valori di riferimento e i
sette principi che rappresentano la dichiarazione d’identità cooperativa; questi ultimi costituiscono le linee guida cui le cooperative devono attenersi per essere parte
del Movimento cooperativo internazionale.
stanchezza nella partecipazione dei soci con una diminuzione d’intensità delle relazioni tra loro e per la
gestione della cooperativa;
la conseguente deresponsabilizzazione dei soci e il
conferimento di deleghe eccessive al management;
il limitato utilizzo di pratiche che possono consentire, se attuate, di avere livelli di produttività anche
superiori alle imprese di capitali concorrenti come
recenti ricerche della Fondazione Barberini hanno
dimostrato;
la crisi delle Associazioni di rappresentanza che a
fronte della crescita dimensionale delle imprese, alle
variegate caratteristiche dei business delle cooperative e, soprattutto alla sempre più marcata indipendenza delle associate hanno visto limitare di molto le
loro competenze.
È di fondamentale importanza ribadire che la dichiarazione di Manchester è stata assunta come riferimento
identitario delle cooperative di tutto il mondo. In
particolare per il nostro Paese essa costituisce la base
unificante per tutte le centrali cooperative per la costruzione dell’ACI, consentendo il superamento delle storiche
divisioni.
Ma una dichiarazione di identità produce effetti e legittimazione nella misura in cui è alto il livello di coerenza di
applicazione di quanto contenuto.
Non vi è dubbio che se le tendenze all’omologazione non
saranno fermate l’impresa cooperativa si troverà a dover
competere utilizzando pressoché unicamente gli stessi
fattori dell’impresa di capitale con tutte le conseguenze
che ne possono derivare: in primo luogo la caduta verticale della legittimazione sociale.
È bene sottolineare che l’identità cooperativa, come qualsiasi identità, non vive di vita propria ma si nutre, oltre che
di regole, coerenze e controlli di partecipazione, di scambio, di formazione.
L’identità è formata anche da usi e costumi, da simboli,
tradizioni e sistemi di trasmissione culturale. È definendo
in maniera precisa cosa intendiamo per “identità” che si
evitano nostalgie, nebulosità ed approssimazioni e si può
articolare coerentemente il concetto che vogliamo esprimere e comunicare.
La globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia
hanno prodotto effetti nel tessuto sociale che vanno anche oltre la sfera economica e imprenditoriale. Tali cambiamenti investono anche i soci delle cooperative, spingendo verso la individualizzazione delle relazioni con
una minore propensione ad agire secondo i principi e i
valori espressi nella dichiarazione di identità cooperativa
Se ad esempio, diamo una lettura nostalgica del “pre
globalizzazione”, rischiamo di non cogliere il buono che
dalle esperienze recenti di cooperazione può venire.
Inoltre, nell’analizzare il contesto, dobbiamo tenere conto anche delle profonde trasformazioni intervenute nelle
condizioni di vita in seguito allo sviluppo tecnologico. La
nascita del web, l’avvento del digitale, la circolazione e lo
scambio delle informazioni attraverso i social network,
le innovazioni tecnologiche modificano i rapporti tra le
persone, dentro le imprese, nella società e possono essere elementi di esclusione, tanto quanto di partecipazione e maggiore accesso alle opportunità. La cooperazione,
come parte rilevante della società italiana, vive ancora in
modo inadeguato queste trasformazioni mentre ci sono
tutti i presupposti perché possano diventare elementi di
straordinaria utilità per un’economia basata sulla collaborazione e la condivisione.
Abbiamo in alcuni ambiti dati che ci confortano sulla capacità della cooperazione di rispondere a bisogni attuali,
proprio grazie all’applicazione dei principi su cui si fonda.
La cooperazione sociale, la cooperazione di utenza in settori nuovi, ad esempio. Cosa accomuna, in termini di identità, le cooperative nate dai braccianti agli inizi del ‘900,
alle cooperative sociali nate negli anni ’80 o alle cooperative per l’acquisto dell’energia elettrica, per citare alcuni
esempi, se non una modalità democratica di rispondere ai diversi bisogni delle società nei diversi periodi?
I principi ed i valori della dichiarazione d’identità, poi,
hanno dato l’opportunità di ridefinire un’identità propria
della cooperazione togliendola da una condizione di subalternità alla politica che fino agli anni ‘90 nel nostro paese
ha messo in discussione l’autonomia di pensiero dei cooperatori.
È questa una ragione del tutto sufficiente per costruire
un Congresso impostato su elementi forti, anche di discontinuità in grado di intervenire, in primo luogo, sulla
riaffermazione di una forte identità cooperativa, sulla riappropriazione e arricchimento della cultura del cooperare a vari livelli, sulla coerenza rispetto ai valori e principi enunciati.
I giovani cooperatori, che non soffrono la nostalgia di un
passato che non hanno vissuto, ma di cui se mai possono cogliere gli elementi più utili ad affrontare il presente,
attualizzandoli, sono in questo senso una straordinaria ri-
37
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
sorsa che può consentire una ricollocazione dei temi identitari al primo posto nel dibattito congressuale e della vita
delle cooperative.
espressi dalla dichiarazione di identità partendo dalla
constatazione dei successi avuti ma anche delle situazioni critiche che si sono appalesate e che vanno risolte.
Nella nostra realtà i luoghi in cui queste categorie di pensiero e di azione si sostanziavano si sono progressivamente rarefatti causando da un lato l’ammodernamento ma
anche l’appannamento dei fattori di riferimento per l’intero universo dei cooperatori.
•
Superando il radicarsi di culture d’impresa tipiche
della società di capitale spesso affermatesi da acritici
rapporti con le organizzazioni di consulenza.
• Con la formazione cooperativa a tutti i livelli. Ricreando gruppi dirigenti, strutture di gestione e basi sociali
disponibili ad accettare regole derivanti dai principi
cooperativi e consapevoli del vantaggio competitivo
generato dalla specificità cooperativa.
• Stimolando la quantità e la qualità della partecipazione dei soci recuperando alti livelli di democrazia
aziendale con conseguente riacquisizione di centralità
della figura del socio.
• Definendo linee guida per la governance delle cooperative e delle associazioni che attribuiscano in modo
corretto le competenze, tenendo conto della varietà di
situazioni delle cooperative.
• Ridando valore al ruolo del sistema associativo come
stimolatore di processi e come garante della continuità del patrimonio culturale e materiale della cooperazione.
Affrontare questi problemi significa recuperare e diffondere l’orgoglio di una cultura, quella cooperativa, che è
stata fondamentale nella società italiana ed in quasi tutto il pianeta e avendo la consapevolezza del ruolo che
questa forma d’impresa può svolgere con successo.
Non è un caso, a questo proposito, che il termine “Movimento Cooperativo” sia praticamente scomparso dal nostro lessico mentre rappresentava la sintesi fra sistema
imprenditoriale, proprietà sociale costituita da milioni di
persone e l’agire collettivamente.
Un appannamento che ha contribuito a cambiare radicalmente l’esercizio della politica cooperativa da parte
delle istituzioni dedicate che hanno assunto come riferimento principale essenzialmente la singola impresa e i
problemi della competizione nel mercato non curandosi a
sufficienza di stimolare, in quelle stesse imprese, il coinvolgimento dei soci nei processi decisionali.
Il mondo cooperativo, però è ancora letto e interpretato come soggetto unitario; da cui il forte rischio che
il combinato disposto di monitoraggio insufficiente
sui comportamenti delle cooperative da parte di associazioni e un allentamento nella applicazione dei valori
identitari da parte di alcune cooperative, in primis la
responsabilità dei soci, ne mini la reputazione.
Dalla cooperazione ci si aspetta molto perché molto
ha dato. C’è una forte attesa che la cooperazione possa
essere un elemento decisivo nella battaglia contro il moltiplicarsi delle ingiustizie sociali e, in particolare, degli
abnormi differenziali nella distribuzione della ricchezza.
In questa prospettiva la cooperazione, dati i valori e principi di riferimento, è indiscutibilmente alternativa a una
configurazione che vede il prevalere dalla finanza speculativa sull’economia reale
L’utilità sociale dimostrata, da cui l’orgoglio, vanno sempre collegati alla dimensione imprenditoriale che, proprio
laddove si è nutrita dei valori e ha applicato i principi in
modo intelligente, ha avuto e ha successo.
In questo senso, un contributo concreto alla discussione
potrebbe essere apportato analizzando in maniera puntuale il contenuto dei principi sanciti a Manchester, al
fine di individuare ed evidenziare ciò che ogni principio
comporta in termini di possibili regole e divieti. Qualche
esempio pratico, riferito a problematiche attuali, può essere utile per illustrare cosa si intende.
La sua alternatività, pur non essendo una “avanguardia
rivoluzionaria”, si è espressa nella gestione orientata al
lungo periodo, il che ha permesso di accumulare risorse
transgenerazionali ma ha anche introdotto dei profili di
conservazione .
Il principio della porta aperta, ad esempio, rappresenta di per sé una risposta alla domanda se sia lecito oppure no richiedere ai soci un contributo di iscrizione a fondo
perduto alla cooperativa.
La continuità, a volte eccessiva, nei sistemi di governance e nella permanenza nei ruoli ne sono una espressione.
Riccollegarsi ai principi e ai valori è dunque essenziale
per riaffermare la distintività e per avviare i cambiamenti necessari nel sistema cooperativo e nelle associazioni.
Il principio della partecipazione economica del socio,
che è quindi imprenditore anche nelle cooperative di lavoro, aiuta a chiarire le motivazioni che stanno alla base
dell’istituto del prestito sociale.
È nella cooperativa, innanzi tutto, che è necessario elevare il grado di coerenza nei confronti di principi
Cooperare tra cooperative è il principio a cui fare riferimento nell’elaborazione delle strategie volte a con-
38
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
trastare i fenomeni di dumping salariale nei rapporti tra
clienti e fornitori lungo la filiera ed è anche il principio
che dà sostanza alle associazioni cooperative.
•
Il settimo principio, sancisce che le cooperative debbano
operare sul territorio secondo criteri di sostenibilità, in tutte le sue accezioni: ambientale, economica e
sociale.
•
Ciò che si propone è una sorta di decalogo pratico,
facilmente comprensibile e applicabile da chi, riconoscendosi nell’identità cooperativa, desideri far parte del
movimento.
Un valido supporto in questo senso è rappresentato dal
“Blueprint for a co-operative decade”, la strategia
elaborata a livello mondiale dall’Alleanza internazionale
delle cooperative, che contiene le linee guida da seguire affinché le imprese cooperative siano il modello imprenditoriale con il maggior tasso di crescita nei prossimi
anni. Lo stesso Blueprint suggerisce per ogni linea guida
una serie di azioni concrete volte a rendere praticabili i
principi enunciati.
soci non può rinunciare a gestire il proprio sistema
di relazioni da posizioni di forza e di capacità di mobilitazione;
l’associazione deve essere garante che il patrimonio
culturale e materiale accumulato venga trasmesso
alle future generazioni di cooperatori;
l’associazione deve promuovere la formazione cooperativa. Una grande organizzazione deve avere
una scuola dedicata e un sistema di relazioni con
i centri della ricerca e della cultura in grado di
costruire la permanente innovazione del modello cooperativo. Allo scopo, l’integrazione tra i soggetti
esistenti può permettere un miglioramento nella
interlocuzione con le cooperative da un lato e con i
centri universitari dall’altro.
L’appartenenza al sistema associativo deve essere considerato un valore dalle cooperative - cooperatori e dirigenti - e la rappresentanza prodotta dalla associazione uno
strumento fondamentale di affermazione dell’identità
cooperativa.
Un valore che comporta un impegno solenne e la disponibilità ad accettare regole condivise e sanzioni.
Tra queste, fondamentale importanza riveste l’azione di
comunicazione e di diffusione del brand cooperativo. Un marchio unico che identifica in tutto il mondo gli organismi che aderiscono ai valori ed ai 7 principi
dell’Alleanza delle cooperative.
Concludendo, non sono i principi e valori che debbono
essere ridefiniti, ma sono le modalità della loro applicazione che vanno riconsiderate e adeguate, valorizzando
in modo rilevante le esperienze di eccellenza e dando
continuità a processi complessi che comportano una forte riassunzione di responsabilità dei soggetti coinvolti, i
cooperatori innanzi tutto.
La riaffermazione dell’identità e la rifondazione di una
narrazione cooperativa condivisa trovano infatti nei
simboli condivisi e nelle parole comuni un veicolo
efficace.
Il sistema associativo ha subito un processo di ridimensionamento quali-quantitativo collegato a un allentamento della partecipazione delle cooperative alla
vita delle associazioni.
Un simile processo deve invertirsi, certamente sul piano
qualitativo, in primo luogo attraverso la riacquisizione di
responsabilità da parte delle cooperative e una loro partecipazione attiva a processi democratici di governance.
Occorre agire su più tasti:
•
•
•
la rappresentanza deve avere forti contenuti di
distintività rispetto a qualsiasi altro sistema associativo. Fra chi rappresenta aziende di capitale e chi
invece aziende cooperative il differenziale deve essere
forte e comprensibile;
la promozione cooperativa, da orientarsi in particolare verso la cooperazione di cittadini e la nuova
cooperazione di lavoro e di imprenditori associati;
l’associazione deve fare politica. Chi rappresenta
imprese che fanno riferimento a decine di milioni di
39
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Resp. Designato dalla Presidenza
giancarlo ciaroni
Coordinatori
maurizio brioni
alberto alberani
francesca zarri
Segretaria
caterina zanetti
Composizione del gruppo di lavoro
francesco aldrelli – finpro – modena
alberto araldi – proges – parma
nicoletta bencivenni – coop adriatica – bologna
chiara bertelli – legacoop provinciale – ferrara
matteo bongiorni – coop l’orto botanico – piacenza
enrico borsari – cmb – carpi (mo)
luca bosi – sicrea – reggio emilia
elisabetta calari – alter coop – bologna
gianpiero calzolari – granarolo – bologna
livio caravita – legacoop provinciale – ferrara
silvano cavazzoni – coopsette – reggio emilia
monica ciavatta – centofiori – rimini
maria grazia cortesi – coop il cerchio – ravenna
sergio driganti – circoli cooperativi – piacenza
francesca federzoni – politecnica – modena
federica fusconi – cmc – ravenna
michele gardella – idrotermica – forlì cesena
lorenzo giberti – legacoop provinciale – reggio emilia
mauro giordani – fondazione barberini – bologna
luca grosso – legacoop bologna – bologna
mauro iengo – legacoop nazionale – roma
edoardo laccu – coop estense – modena
luca lelli – ciab – bologna
massimiliano lombardo – ballarò – reggio emilia
luigi manfredi – cir – reggio emilia
cristian maretti – legacoop agroalimentare nord italia – bologna
carlo marignani – legacoop nazionale – roma
francesca malagoli – cesvip – modena
manfredi matacena – legacoop bologna – bologna
massimo matteucci – cmc – ravenna
nadia mazzanti – brodolini – ferrara
alessio mazzoni – copma – ferrara
paolo mongardi – sacmi – imola
pierluigi morara - bologna
chiara nasi – cir – reggio emilia
domenico olivieri – legacoop imola – imola
antonella pasquariello – camst – bologna
patrizia pirazzoli – legacoop emilia-romagna
leonardo potenza – cmc – ravenna
caterina pozzi – open group – bologna
alessandro ramazza – obiettivo lavoro – milano
graziano rinaldini – formula servizi – forlì
celestina rossi – lavoratori terra – medicina (bo)
sonia sabbatelli – obiettivo lavoro – forlì
guido saccardi – coop selios – reggio emilia
vasco salsi – cormo – reggio emilia
fabrizio sarti – coop costruzioni – bologna
federico spiniello – cooperlavoro – roma
tiziano tassoni – legacoop bologna – bologna
catia toffanello – legacoop provinciale – modena
fulvia vanni – cesvip – forlì
renato verri – ancpl – roma
roberto vezzelli – coop bilanciai – modena
andrea volta – legacoop provinciale – parma
lino zanichelli – coopsette – reggio emilia
GRUPPO II
Lavoro partecipazione
e relazioni sindacali
Il contesto della crisi e le sue
conseguenze generali
Solo per far riferimento ad alcuni episodi più noti si può
ricordare il Protocollo Finmeccanica, del 16 aprile 2013,
che ripercorre un percorso già tracciato nel settore delle
imprese a partecipazione pubblica a partire dal protocollo IRI del 1984, e (ancora più significativo, perché proveniente da un ambiente tradizionalmente diffidente verso
la partecipazione, come Confindustria) il documento elaborato nel gennaio di quest’anno da autorevoli esperti per
conto dell’Unione industriali di Pordenone, nel quale la
partecipazione viene collocata come importante tassello di un complesso mosaico di provvedimenti tendenti
a salvare il tessuto industriale e l’occupazione in quella
provincia.
Nel sistema cooperativo, anche solo riferendosi agli eventi più noti, la crisi ha avuto effetti pesanti manifestatisi
con evidenza proprio a partire dall’ultimo triennio. Situazioni di sostanziale default nei settori manifatturieri e delle costruzioni, difficoltà nel settore del consumo,
crisi, in parte collegate anche alla riduzione della spesa
pubblica, nel settore della cooperazione di servizi e della
cooperazione sociale.
Anche al di là di questi importanti episodi si possono ricordare i numerosi progetti di legge presenti in Parlamento su questo tema e il fatto che anche da parte sindacale,
sia pure tra esitazioni e contraddizioni, emerge una disponibilità a procedere in questa direzione.
Queste crisi, oltre a conseguenze sull’occupazione,
hanno avuto in taluni casi conseguenze anche sul prestito sociale, riverberando un effetto negativo sull’immagine stessa della cooperazione. Nell’opinione pubblica,
storicamente abituata ad aspettarsi un valore aggiunto
dall’impresa cooperativa, la crisi ha innescato un calo di
fiducia, a volte rinfocolando gli attacchi, spesso alimentati anche da motivazioni ideologico-politiche, verso l’intero sistema cooperativo.
Il diffondersi di crisi aziendali sembra rilanciare, da una
parte, una serie di interrogativi che vanno per certi aspetti
alla radice della natura cooperativa, all’adeguatezza della
forma cooperativa nell’attuale congiuntura, alla domanda
su quale uso sia stato fatto della partecipazione prima
e dopo l’avvento della crisi, al tema se non si sia creato
uno squilibrio tra una centralità dell’impresa praticata
forse in modo troppo acritico, e i valori su cui si fonda, o
dovrebbe fondarsi, la cooperazione.
Questi avvenimenti potrebbero rischiare di sostenere l’opinione che in fondo la specificità dei “valori” cooperativi,
e in particolare la partecipazione dei soci e dei lavoratori
sia ormai desueta e da evocare tutt’al più in occasioni rituali, e che in realtà non vi siano differenze significative
tra le imprese cooperative e il resto del mondo produttivo.
Non si può però trascurare il fatto che importanti settori
della cooperazione stanno reggendo, nonostante le difficoltà, e questo sembra determinare in qualche interlocutore una sorta di orgoglio che permea e arricchisce i modi
e le strategie che danno ad alcuni settori della cooperazione una marcia in più per affrontare la crisi.
Tutto ciò sembra avvenire in un momento in cui, paradossalmente, proprio il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa viene più volte ripreso non
soltanto tra gli osservatori e nella letteratura, ma nel vivo
delle relazioni industriali, come uno strumento indispensabile per affrontare e superare l’attuale congiuntura.
41
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Le criticità emergenti nel
funzionamento della governance
al tempo della crisi
Alcune ragioni possibili: la difficoltà dei gruppi dirigenti a cogliere i segnali e la dimensione della crisi, la
scarsa disponibilità a far circolare le informazioni sulla
reale situazione economico-finanziaria dell’azienda, la
volontà di non allarmare clienti, fornitori , stakeholders
in generale, sulla solidità della cooperativa,la difesa di
posizioni di leadership dei gruppi dirigenti acquisite in
tempi anche abbastanza lontani, e consolidate dai risultati di una crescita continua.
Il quadro così descritto mostra tuttavia diverse criticità. Innanzitutto, quale che sia il tasso di partecipazione
alle assemblee, esse, in molte occasioni hanno un ruolo
di ratifica formale di decisioni assunte dal consiglio
d’amministrazione, le quali sono a loro volta il risultato di decisioni prese in sedi più ristrette, con il decisivo
apporto dei vertici della tecnostruttura. La passività e la
tendenza alla delega da parte della base sociale sembrano essere piuttosto diffuse.
Ovviamente , per reggere la concorrenza di fronte alla
situazione appena ricordata, le cooperative hanno dovuto adottare misure sia dal punto di vista strategico che
del lavoro. Dal punto di vista strategico, ad esempio, riducendo la presenza nei settori più generici e più
aggredibili sul versante dei costi e aumentando
invece la presenza in settori più qualitativamente
specializzati, come la logistica del farmaco, o il risanamento ambientale.
Un’altra criticità riguarda il rinnovamento delle leadership aziendali, considerato a parole come un requisito importante della vitalità della democrazia associativa,
ma anche un’importante risorsa in termini di competitività, in una fase caratterizzata da intensi cambiamenti
nel contesto economico-produttivo e sociale. In realtà, il
ricambio (anche) generazionale avviene piuttosto lentamente, soprattutto nelle cooperative più ricche e per ciò
stesso più chiuse.
Gli effetti sul personale sono stati soprattutto finalizzati
a ridurre i costi attraverso un aumento del part time, una
riduzione delle ore lavorate, un aumento dei rapporti di
lavoro flessibili , in qualche caso anche alla rinuncia ad
alcune prestazioni già in godimento, come i ticket mensa
ai lavoratori della logistica.
In sintesi la partecipazione “sociale” appare come una
caratteristica ancora vitale e generalmente considerata
come un momento essenziale della vita dell’impresa, con
tuttavia diverse criticità, in parte legate a fattori oggettivi:
In sostanza, la partecipazione in cooperativa, nelle sue
varie forme, pur essendo ancora un valore sentito e praticato, è piuttosto stanca.
Ad aggravare la situazione stanno soprattutto alcuni aspetti: da un lato, un clima culturale e un approccio diffuso ai temi dell’impresa e delle relazioni industriali nel nostro paese, esitanti, se non in diversi casi
esplicitamente ostili verso la partecipazione. Dall’altro, il
sopravvenire della crisi, che poteva indurre a considerare
un impiccio i tempi e le procedure della partecipazione di
fronte alla rapidità della decisioni da prendere, ma che
induceva anche una parte dei vertici cooperativi a restringere ulteriormente il “cerchio” decisionale per celare
gli errori compiuti, o le indecisioni sulle scelte da fare.
•
•
•
•
•
le dimensioni della base sociale;
il tipo di scambio mutualistico in parte a fattori soggettivi;
la resistenza al ricambio di alcuni gruppi dirigenti;
la forza degli apparati;
una certa assuefazione alla delega da parte della base
sociale.
Anche per quanto riguarda la partecipazione di “relazioni industriali” il sistema cooperativo si attiene, nel
suo insieme, a comportamenti rispettosi delle normative
vigenti e a una sostanziale correttezza negli adempimenti previsti dalle procedure informative e consultive contenute nei contratti, anche se poi, approfondendo l’indagine, risulta che gli esiti di tali procedure abbiano scarso
impatto sulle decisioni aziendali.
Quali siano le ragioni di queste esitazioni, che hanno portato a “mettere la polvere sotto il tappeto”, ad assumere
comportamenti rassicuranti, a adottare misure forse opportune in presenza di crisi congiunturali e transitorie,
ma decisamente da evitare di fronte a situazioni molto
più gravi, come il mancato ricorso ad ammortizzatori
sociali, o l’uso di quelli più soft come i contratti di solidarietà, non è facile dire. Certo, la profondità della crisi è
stata inaspettata, e per un certo periodo si è ottimisticamente pensato che il peggio fosse alle spalle.
42
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
La Governance, le “Linee Guida
del 2008 e il loro stato di
attuazione
Le linee guida sottolineano anche l’opportunità che si
introduca un limite al numero degli incarichi, e che il
trattamento economico dei manager sia regolamentato
e/o affidato a un apposito comitato remunerazione.
Molto importanti sono poi le indicazioni riguardanti il
controllo: qui il documento raccomanda la distinzione
tra i ruoli di indirizzo e quelli di gestione, indica l’opportunità di introdurre la figura degli amministratori indipendenti, e richiama la possibilità di ricorrere al modello dualistico di governance.
Le “linee guida per la governance delle cooperative aderenti a Legacoop” approvate dalla direzione nazionale di
Legacoop il 18 settembre 2008 rappresentano una sintetica e fondamentale elencazione di principi e metodi
operativi per equilibrare efficienza e partecipazione, modernità e valori.
Per quanto riguarda i gruppi societari alla cui guida vi
sono una o più cooperative, il documento raccomanda
che vi sia “coerenza dei comportamenti delle società
controllate con i valori tipici della cooperazione” e “l’estensione alle società controllate, nelle forme giuridicamente possibili, dei principi tipici della cooperazione.
Le linee guida si articolano, come è noto, in una serie di
paragrafi nei quali si affrontano i vari problemi, da quelli
più tradizionali della adesione e partecipazione dei soci,
a quelli più complessi legati alle grandi dimensioni e alla
natura di gruppo assunta de numerose cooperative.
Infine, le linee guida affidano alla struttura associativa
un compito di vigilanza sul processo di applicazione dei
principi ivi contenuti nelle aziende cooperative aderenti.
Riassumendo in breve i contenuti del documento,
si inizia con la riaffermazione del principio della porta
aperta, necessario per il rinnovamento della base sociale e da gestire in base a requisiti e procedure di accesso
determinati secondo criteri di equità e trasparenza. La
partecipazione dei soci deve essere favorita attraverso
l’attivazione di strumenti di natura informativa sull’andamento delle attività economiche della cooperativa, attraverso procedure formalizzate di informazione sulle decisioni maggiormente rilevanti che sia avvalgano di tutti
gli strumenti disponibili, da incontri e gruppi di lavoro
preassembleari, gli house organ alle tecnologie informatiche.
Il documento risale, come si è detto, al 2008, e appare
piuttosto evidente l’intenzione, ad esso sottesa, di “richiamare” il mondo cooperativo, fin troppo diversificato
come concreti modelli e stili di governance, verso una
moderna e certamente rivisitata adesione ai principi
identitari della cooperazione.
Per quanto riguarda la composizione e il funzionamento
del consiglio d’amministrazione, la situazione sembra
essere, anche nel limitato campione da noi esaminato,
molto diversificata. Come si è detto, il consiglio d’amministrazione ha spesso una composizione piuttosto
eterogenea, essendo in diversi casi composto sia da consiglieri espressione dei comitati, o sezioni soci, e quindi
espressione di una leadership “territoriale” formatasi
probabilmente attraverso il prestigio o l’attivismo nelle
attività sociali, e, in diversi casi, da esponenti della tecnostruttura. In alcuni casi nel consiglio è prevista una
presenza minoritaria, ma abbastanza significativa, di
soci sovventori, mentre non risultano amministratori indipendenti.
Nei gruppi a controllo cooperativo le informazioni devono riguardare anche quanto di rilevante avviene nelle società controllate, nonché il raccordo tra l’attività di queste e la finalità mutualistica propria della capogruppo.
La partecipazione dei soci all’assemblea deve essere garantita attraverso forme di convocazione efficaci, e la sua
effettuazione deve essere tale da garantire la massima
partecipazione, soprattutto nelle cooperative più grandi e
complesse, attraverso assemblee separate e la creazione
di strumenti stabili di partecipazione, come comitati territoriali, sezioni soci, eccetera.
Vi sono poi casi in cui il presidente è anche direttore
generale o i componenti del consiglio di amministrazione hanno deleghe che li mettono, di fatto, a capo di
settori operativi. La cosa viene descritta come un fatto
tutto sommato fisiologico, in qualche caso ci viene detto
che “si cerca di evitarlo”, ovviamente sarebbe necessario
consultare gli statuti per verificare se vi siano contenute
norme sull’incompatibilità.
L’elezione delle cariche sociali deve avvenire con procedure formalizzate e trasparenti, le candidature devono
essere rese pubbliche con le caratteristiche professionali
e personali dei candidati, dev’essere garantita un’adeguata rappresentanza di genere e di eventuali soci finanziatori, è necessaria la rotazione nelle cariche sociali, con un
ricambio preferibilmente parziale degli amministratori.
43
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
La composizione mista del consiglio, che contraddice con il principio della netta distinzione tra indirizzo/controllo e gestione, può avere un aspetto positivo,
che è quello di mettere a confronto nell’organismo di vertice esperienze e competenze diverse. Appare tuttavia evidente il rischio che si generi uno squilibrio di conoscenze
e quindi di potere tra chi è in possesso di informazioni
quotidiane e dettagliate sull’andamento aziendale e chi
no. Naturalmente, questo gap potrebbe essere colmato almeno in parte da iniziative formative dei consiglieri laici.
rapporto tra alcune cooperative e l’associazione si era
fortemente allentato negli anni delle “vacche grasse” in
nome di una certa autosufficienza di alcuni settori cooperativi.
Sarebbe molto importante importanza procedere a un’applicazione più generalizzata e puntuale delle linee guida
del 2008,( alcune delle quali sono state arricchite e ridefinite in maniera ancora più puntuale nel documento
Fondaz. Barberini-Ancpl: Partecipazione in cooperativa: istruzioni per l’uso del 10 maggio 2012 o nel
“libretto rosso” di Generazioni E.R.) e soprattutto di
alcuni dei suoi contenuti più sostanziali e innovativi. In
particolare, quelli che riguardano la distinzione tra indirizzo/gestione/controllo, la dialettica tra gli organi sociali
e l’adozione di misure come l’immissione di amministratori indipendenti e l’adozione del modello dualistico, un
rafforzamento della “funzione di presidio delle regole e
dei valori” da parte delle strutture associative.
La governance e la crisi
Al momento in cui la crisi è incominciata sembrano essersi verificati diversi fenomeni. In alcuni casi il vertice
più ristretto ha cercato di tenere il più possibile riservate le informazioni. Vi sono alla base di questo comportamento molte diverse motivazioni, in parte determinate
forse da una lettura non sufficientemente lucida della
situazione, e della gravità della crisi, in parte dalla difficoltà di prendere decisioni impopolari dopo un lungo
periodo di “vacche grasse”, in parte dalla difficoltà obiettiva di far condividere scelte di taglio dell’occupazione
e dei salari a una platea di soci-lavoratori. Tutto questo ha portato a rinviare le decisioni o a prendere
e protrarre decisioni minimaliste (come i contratti
di solidarietà). Le situazioni sono, peraltro, abbastanza
diverse. Le vicende della crisi e le capacità di reazione
delle cooperative sembrano essere state collegate anche
a fattori come il momento in cui la crisi ha cominciato
a mordere davvero: lo shock e la capacità di reazione
sembrano essere stati minori nelle prime cooperative
andate in crisi, mentre in quelle entrate in crisi più
tardi, dove l’informazione sulla situazione è sembrata
avvenire, peraltro, attraverso un “passaparola” prima
ancora che attraverso informazioni o atti formali, i soci
e i lavoratori erano già più preparati, a decidere ( e a
subire) misure più pesanti e dolorose.
L’organizzazione del lavoro, un
tema sommerso ma cruciale
La partecipazione è un valore in sé, ma in un contesto
fatto di imprese, la partecipazione deve servire a creare un valore aggiunto che le rende più competitive in
quanto possono giovarsi dell’apporto attivo di tutti coloro che vi lavorano, e in più perché vi si crea una dialettica che aiuta gli amministratori e il management da un
lato, i lavoratori dall’altro, a creare quella circolazione
di informazioni, di innovazioni e di stimoli che consente di evitare gli errori e di prendere consensualmente le
decisioni, facili o difficili, che servono alla buona salute
dell’impresa e al benessere di chi vi lavora.
Per ottenere questi risultati, la partecipazione “classica”
è sicuramente utile, ma probabilmente non basta. Una
cooperativa nella quale la forma e la sostanza della partecipazione dei soci-lavoratori ai vari momenti assembleari siano rispettate alla perfezione, le cariche siano
definite in modo democratico, e le informazioni sui bilanci vengano fornite in modo trasparente e corretto,
è certamente un’ottima cooperativa, ma se l’organizzazione del lavoro al suo interno resta di tipo gerarchico/
tradizionale non si può dire che essa utilizzi in maniera
ottimale le risorse che la partecipazione può offrire.
Il dato che comunque emerge abbastanza nettamente è
che la concentrazione delle informazioni e dei poteri, la carenza di informazioni e di controlli, la timidezza nell’informare la base sociale delle situazioni effettivamente verificatesi e l’adozione di misure tendenti a
minimizzare l’impatto della crisi nel breve periodo, ma
strategicamente controproducenti, sono state, se non le
cause prime, certamente amplificatori e aggravanti delle crisi.
Il dato di partenza è che la via italiana al recupero
di produttività attraverso l’aumento della flessibilità
esterna, la saturazione dei tempi e delle ore lavorate ha
definitivamente mostrato la corda. “ La competitivi-
A questo va aggiunto certamente una debolezza del
ruolo delle strutture associative, sulle cui ragioni è opportuno un approfondimento, a partire dal fatto che il
44
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
tà del sistema manifatturiero italiano può essere rilanciata soltanto attraverso un deciso sforzo di innovazione
nel sistemi organizzativi e gestionale delle imprese” (Pero-Ponzellini 2014)
un’ulteriore redistribuzione di quote di salario a vantaggio della contrattazione aziendale versus la detassazione
delle somme così erogate, e infine l’accordo (cosiddetto
testo unico) sulla rappresentatività sindacale.
Per dirla in maniera estremamente sintetica, il tema è in
larga misura quello di invertire o, per meglio dire, completare lo sguardo con cui si decide all’interno dell’impresa,
passando da una situazione nella quale è esclusivamente
verticale, dall’alto verso il basso, ed è quindi competenza
esclusiva del management aziendale, a una situazione
nella quale lo sguardo di chi lavora acquisisce un peso
rilevante nel processo decisionale.
L’Alleanza delle cooperative ha avuto un ruolo rilevante
in tutti questi passaggi contrattuali; importante appare in particolare la sottoscrizione di uno specifico accordo sulla rappresentatività. Senza entrare nel merito
dei singoli accordi si può dire che il sistema di relazioni
industriali sta , sia pur gradualmente e faticosamente,
e non senza sbandamenti, adeguando le sue regole di
funzionamento alle nuove condizioni proposte dalla crisi, e lo sta facendo, nel complesso, più incisivamente di
quanto abbiano saputo fare, almeno finora, la legislazione in materia e un sistema politico attardato attorno
a dibattiti-dinosauro, come quello sull’articolo 18 dello
Statuto.
Ovviamente, le forme che questo cambiamento può assumere sono le più varie e cambiano a seconda del settore,
dell’azienda, dell’organizzazione del lavoro. Perfino le forme apparentemente più banali di partecipazione dal basso, come il sistema dei suggerimenti, possono diventare importanti, nella misura in cui vengono prese sul serio,
innescando processi di cambiamento reale nell’organizzazione del lavoro, la creazione di gruppi di intervento e
miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza,
lo stimolo a forme di job rotation, processi di formazione
diffusi finalizzati ad acquisire le capacità cognitive e le
conoscenze tecniche per ottimizzare i cambiamenti.
Le cooperative continuano a ritenere che applicare regolarmente leggi e contratti ai loro dipendenti e utilizzare in misura anche abbastanza contenuta i
rapporti di lavoro flessibile sia per certi aspetti una
caratteristica ineliminabile dell’identità cooperativa, anche se dalle interviste si coglie decisamente la
crescente fatica che il mantenere comportamenti civili
in contesti spesso caratterizzati dal problema della difficoltà dei sindacati di prendere effettivamente atto del
mutato contesto della crisi, mantenendo tutto sommato atteggiamenti “datati” anche di fronte a situazioni di
difficoltà.
Naturalmente l’attivazione di pratiche come queste, che
aumentano l’autonomia e l’interattività dei lavoratori,
singoli e in gruppo, ma ne accrescono anche la motivazione e l’identificazione con il lavoro e l’azienda, richiedono
anche un parallelo allenamento alla delega da parte
del management, allenamento che, peraltro, dovrebbe
essere consueto nel contesto cooperativo. Va ricordato che
questo della partecipazione attiva dei lavoratori al processo produttivo sembra stia sta diventando, in maniera per
certi aspetti perfino sorprendente, uno dei temi forti della
strategia di relazioni industriali di associazioni imprenditoriali tradizionalmente orientate in tutt’altro verso come
Federmeccanica.
Comincia ad apparire la necessità di ridimensionare almeno in parte alcuni degli istituti contrattuali scritti
negli anni migliori ( ad es. superminimi generalizzati,
permessi, ecc) per riuscire a stare sul mercato in presenza di vincoli stretti, concorrenza accentuata e margini di
reddititività in deciso calo. In assenza di ciò, le relazioni
industriali rischiano di essere sempre meno una risorsa
innovativa.
Questa crisi delle relazioni industriali e del sindacato
“storico” ha un evidente risvolto negli spazi che si sono
aperti, in alcuni settori e in particolar modo nella logistica, a una conflittualità molto aspra pilotata ed egemonizzata da sindacati di base e gruppi politici estremisti. Si tratta di un tema nel quale si intrecciano diversi
fattori, dalla particolare composizione sociale del personale coinvolto, alla natura particolarmente disagiata
delle attività svolte, alle condizioni salariali e normative applicate, e almeno in parte consentite dai contratti
in vigore. A questo si aggiunge la concorrenza al ribasso
esistente nel settore, che alimenta, a quanto si vede, un
sottobosco di aziende e cooperative spesso ai limiti o
oltre la legalità.
Le relazioni industriali
A partire dal 2009, come è noto, è iniziato un processo
di revisione del sistema contrattuale che si è venuto dipanando in una serie di accordi interconfederali aventi
come oggetto principalmente la fisionomia dei due livelli
contrattuali, nazionale e aziendale, e i rapporti tra essi.
Tra il 2010 e il 2014 si annoverano tre accordi, quello
del giugno/settembre 2011 sulla riforma, appunto, del
sistema contrattuale, con un’importante norma sulla derogabilità dei contratti nazionali da parte del secondo
livello, quello del 2012 sulla produttività, contenente
45
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Un impegno strategico
zione: “Chiedere ad amministratori e manager della cooperazione di tenere comportamenti “partecipativi” mentre gran parte del sistema di relazioni industriali italiano,
e non solo, sembra incamminarsi in tutt’altra direzione è
certamente importante, ma rischia di trasformarsi in una
mozione degli affetti se non è accompagnato e sostenuto
da una più ampia e solida azione tendente a spostare il
baricentro delle relazioni industriali verso direzioni compatibili con questa opzione”.
Se dunque, da un lato, la partecipazione “cooperativa” ha
sicuramente bisogno, per essere un effettivo fattore di
vantaggio, anche di affermare e praticare forme di partecipazione gestionale capaci di coinvolgere i soci, e in
certa misura anche i lavoratori non soci, non soltanto nei
momenti “topici” della vita cooperativa, ma in tutte le
fasi del processo lavorativo con ampi gradi di autonomia
decisionale e operativa, un altro fronte sul quale il movimento cooperativo nel suo complesso dovrebbe impegnarsi è quello istituzionale, della realizzazione cioè di
quegli strumenti (anche) legislativi capaci di rafforzare,
non soltanto nell’ambito cooperativo, ma più in generale,
la partecipazione dei lavoratori nelle imprese del “sistema Italia”. Il riferimento qui è, da un lato, alle direttive
europee in materia di partecipazione, ma soprattutto alle
numerose proposte di legge da tempo giacenti in parlamento in materia appunto di partecipazione, e delle quali
si fatica a capire perché non siano diventate, accanto ai
molti provvedimenti già assunti o in cantiere in materia
di lavoro, una delle priorità di governi che affermano ad
ogni piè sospinto la loro vis innovativa la loro conformità
con i modelli europei.
Per dirla, anche qui, molto in breve, i progetti esistenti
propongono un ventaglio, o per meglio dire una scala di
possibilità, che vanno dal consolidamento dei sistemi di
informazione e consultazione già esistenti nei principali
contratti collettivi, a forme di azionariato, fino a modelli
che, optando per lo più per il modello dualistico di governance , propongono la partecipazione dei lavoratori agli
organi di controllo. Va aggiunto, peraltro, che diversi di
questi progetti includono anche forme di regolazione legislativa della rappresentatività sindacale e dell’efficacia
generale dei contratti collettivi.
Si possono fare alcune osservazioni. Da un lato, si può
ritenere che introdurre norme più generali e vincolanti
sulle informazioni che le imprese devono fornire alle rappresentanze dei lavoratori avrebbe un effetto positivo su
quella trasparenza della decisioni aziendali che è un è un
aspetto storicamente critico nel nostro sistema produttivo ma che, almeno da quanto abbiamo potuto vedere,
non si può dire sia del tutto risolto anche nel mondo della
cooperazione. Quanto all’opportunità di introdurre il sistema di governance dualistica nelle grandi cooperative
si può rinviare a quanto contenuto nelle “linee guida”.
Per quanto riguarda la rappresentatività, l’introduzione
dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi farebbe
almeno scomparire i contratti pirata.
C’è poi una ragione più generale per cui un’iniziativa che
spostasse più decisamente verso l’orizzonte partecipativo
le relazioni di lavoro farebbe bene (anche) alla coopera-
46
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Resp. Designato dalla Presidenza
Composizione del gruppo di lavoro
alberto armuzzi
luca bosi – sicrea – reggio emilia
marco bulgarelli – cooperare sviluppo – bologna
villiam burani - legacoop provinciale – modena
sergio calzari – coop andria – reggio emilia
sergio caselli - legacoop pesca – emilia-romagna
massimo cavalli – sacmi – imola
tino cesari – coind – bologna
stefano cevenini – unilog – bologna
monica ciavatta – cento fiori – rimini
piero collina – ccc – bologna
gian luigi covili – nordiconad – modena
mirco dondi – coop estense – modena
elio gasperoni – coop adriatica – bologna
rudy gatta – legacoop romagna
franca guglielmetti – cadiai – bologna
daniele lolli – iter – lugo (ra)
loretta losi – legacoop provinciale – parma
patrizia luciani – le pagine – ferrara
cristian maretti - legacoop agroalimentare nord italia – bologna
mara masini – legacoop provinciale – modena
livio nanino – astercoop – udine
livio palicelli – transcoop – reggio emilia
federica protti – legacoop romagna
fabrizio ramacci – coop l’orto botanico – piacenza
graziano rinaldini – formula servizi - forlì
danilo sarti – cfp – modena
federico sarti – cmb – carpi (mo)
ester schiaffonati – coop selios – piacenza
valeriano solaroli – legacoop romagna
Coordinatori
maurizio brioni
tiziano tassoni
Segretaria
Caterina Zanetti
GRUPPO 1II
Etica, legalità e contrasto
alla corruzione
L
a lotta alla corruzione rappresenta un impegno strategico per la cooperazione e per Legacoop, i cui tratti costitutivi e i cui valori mettono al centro la difesa e la promozione dei
diritti dei lavoratori e il rispetto delle regole per consentire condizioni di competizione
economica che debbono essere uguali per tutti.
La corruzione, così come il mancato rispetto delle regole stabilite, rappresentano una profonda
alterazione non solo del regolare funzionamento del mercato secondo regole uguali per tutti, ma
producono un decadimento della stessa qualità della convivenza sociale e del rispetto dei diritti
individuali e delle organizzazioni, delle imprese.
La battaglia contro la corruzione ha come primo punto di riferimento la costruzione di una infrastruttura normativa, legale e del funzionamento del mercato e dei rapporti tra i vari
attori, che sia improntata alla chiarezza, alla semplificazione ed alla trasparenza dei
comportamenti di tutti gli attori interessati, compresi coloro che sono preposti ai controlli, alla
repressione degli atti illeciti.
La qualità dell’iniziativa della pubblica amministrazione, così come la trasparenza e la semplificazione dei soggetti pubblici rappresenta un elemento decisivo al pari della responsabilità dei
soggetti privati, per garantire un adeguato equilibrio degli interessi in gioco.
Lo strumento più efficace nella lotta alla corruzione e alla illegalità risiede nella trasparenza dei
comportamenti pubblici e privati e nel valore civile della responsabilità individuale.
49
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Per una infrastruttura legale del
mercato adeguata
I rapporti intercooperativi
Questa chiara scelta di campo da parte delle imprese di
Legacoop può trovare un importante banco di prova nella
costruzione di adeguati rapporti commerciali e imprenditoriali proprio tra le cooperative.
La necessità di trovare un corretto equilibrio adeguato
tra interessi diversi e per costruire le condizioni per comportamenti adeguati, rappresenta, per esempio, un elemento decisivo rispetto alle norme contenute nel Codice
degli appalti.
Nel passato anche in questo campo la tendenza alla semplice riduzione dei costi, ha indotto a scelte che si sono
rivelate non adeguate anche dal punto di vista imprenditoriale.
La clausola del “massimo ribasso” (*) , da strumento di
tutela rischia di trasformarsi, in una trappola che, invece di semplificare e rendere più trasparenti i rapporti tra
imprese e pubblica amministrazione, crea un mercato
asfittico, una competizione tra imprese schiacciata sulla
semplice variabile dei costi, impedendo, in assenza di una
forte assunzione di responsabilità, una selezione basata
sulla qualità complessiva dell’offerta; pertanto, non è più
rinviabile un confronto fra le Associazioni interessate, al
fine, di condividere proposte di modifica del Codice degli
Appalti pubblici da presentare al Governo Centrale e Regionale ( tenuto conto che il Governo Centrale è chiamato
a recepire la Direttiva Europea in materia ), partendo dalla modifica dell’art. 286 il quale dovrà prevedere esclusivamente l’offerta economicamente più vantaggiosa,
e circoscrivere al massimo l’offerta anomala.
Le tensioni, per esempio, nel settore del facchinaggio e di
segmenti della logistica, testimoniano che le scelte imprenditoriale delle imprese cooperative debbono sempre
privilegiare una visione complessiva che introduca elementi di organizzazione del mercato e del mercato del
lavoro in particolare, nella direzione della trasparenza
e del rispetto dei diritti delle imprese e dei lavoratori.
Il risultato finale delle interazioni imprenditoriali tra
cooperative deve consentire di innalzare la qualità della
competizione per tutti, rifiutando il rischio di una rincorsa al ribasso.
Nel momento in cui chiediamo alla pubblica amministrazione di elaborare strategie di appalto più complesse ed
adeguate dobbiamo farci carico anche di consentire lo
sviluppo di relazioni tra cooperative e con i privati che
vadano nella stessa direzione.
La esasperata competizione sui costi si ripercuote non
solo sula qualità delle prestazioni ma sulla stessa tenuta
del sistema dei diritti dei lavoratori.
Il rispetto dei contratti nazionali deve rappresentare non
un semplice richiamo formale ma un comportamento sostanziale la cui violazione deve essere sanzionata.
I rapporti Intercooperativi e non solo, non debbono basarsi sul prezzo più basso, prassi purtroppo consolidata
ma, viceversa, debbono tenere conto di un equo rapporto qualità/prezzo e del rispetto delle regole di mercato e legislative, partendo dal rispetto della corretta
applicazione dei CCNL di riferimento evitando la mortificazione e la precarizzazione del lavoro, situazioni da
sempre contrastate dal movimento cooperativo, oltre che
elemento fondamentale per combattere le false cooperative e le false imprese.
Nello stesso tempo è necessario che vi sia un rapporto
chiaro e trasparente tra pubblica amministrazione e imprese e tra imprese e imprese: la necessità di rendere realmente operativa ( non solo attraverso il recepimento
da parte del Governo ) la direttiva europea sui tempi di
pagamento nelle relazioni commerciali Pubblico/ Privato
( 30 gg. ) e Privato/Privato ( 60 gg. ) è un esempio di come
solo regole chiare e trasparenti possano garantire una
qualità del mercato.
Il ruolo della Associazione
Così come la trasparenza e la non autoreferenzialità dei
vari soggetti della giurisdizione e della pubblica amministrazione rappresenta l’altro elemento decisivo per l’equilibrio dei comportamenti dei vari soggetti coinvolti.
A Legacoop spetta un ruolo sempre più importante di tutela e difesa della reputazione complessiva del movimento cooperativo e del marchio cooperativo, oggetto di attacchi il cui carattere strumentale è quasi sempre evidente.
(*) Purtroppo, prassi ribadita nelle linee guida dall’A.N.A.C.
struttura che recentemente ha incorporato le funzioni
dell’AVCP - relativamente ai Contratti Pubblici.
Tuttavia è indispensabile definire anche nuove modalità
affinché sia possibile prevenire e intervenire rispetto a
50
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
comportamenti non adeguati all’impegno complessivo,
civile e imprenditoriale, che spetta alla cooperazione.
tenuti reali della lotta alla corruzione, che punti alla
valorizzazione dell’identità dei dirigenti cooperativi
e alla loro distintività in questo campo: una identità
cooperativa forte, una promozione della cultura e della presenza cooperativa nella società passa attraverso
comportamenti adeguati e responsabili dei suoi soci
e dei suoi dirigenti.
Occorre intervenire tempestivamente rispetto ai rischi di rottura delle regole, a partire dalla denuncia delle false cooperative, ma garantendo anche un sostegno
operativo e un intervento nei casi in cui le situazioni imprenditoriali si presentino problematiche.
L’impegno sociale ed educativo
della cooperazione
Specialmente in una situazione economica di crisi e di
tensione come l’attuale, occorre supportare le imprese a
puntare al pieno rispetto delle regole, intervenendo per
correggere le distorsioni, mettendo a disposizione strumenti e relazioni, ma anche sanzionando atteggiamenti
e comportamenti che rischiano di danneggiare la reputazione complessiva del movimento cooperativo e del marchio cooperativo.
È forte la nostra determinazione a essere parte di un più
vasto movimento sociale, politico ed educativo di contrasto alla criminalità organizzata la cui presenza, purtroppo, si è ormai consolidata anche su territori nuovi e in
settori non tradizionali.
L’Associazione è chiamata a dotarsi di un codice di autoregolamentazione ( senza che questo sia una gabbia
che ingessa l’attività dell’impresa ), che basandosi sulla
L.231/2001, contenga poche regole chiare e applicabili
e, viene assunto come ulteriore elemento che rafforza il
patto associativo fra impresa e associazione.
Dobbiamo continuare a produrre consapevolezza sui rischi delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nelle
nostre società e sui rischi, non solo legali o giudiziari, che
tale infiltrazione può comportare, contribuendo a circoscrivere e identificare con chiarezza i reali fenomeni in
atto, evitando così pericolose strumentalizzazioni di tali
fenomeni attraverso una loro indebita generalizzazione.
Il ruolo di Legacoop può diventare di notevole stimolo in
alcuni ambiti decisivi, come da esempi che seguono.
•
•
•
•
•
Il protocollo ACI – Ministero dell’Interno per il
rispetto della normativa antimafia rappresenta uno
strumento importante, che punta a rendere più efficaci e non meramente burocratici gli adempimenti
necessari: si tratta di eleminare i passaggi inutili ed
onerosi e rendere invece è più efficaci gli strumenti a
disposizione, a partire dall’iniziativa prefettizia.
Sostenere l’applicazione e lo sviluppo della recente normativa della regione Emilia-Romagna, alla
quale Legacoop ha fornito un rilevante contributo,
per contrastare i fenomeni illegali in particolare nel
settore del trasporto merci - movimentazione merci logistica e delle costruzioni.
Spingere affinché la gestione della contabilità, degli
adempimenti amministrativi ed autorizzativi per i
soci imprenditori dei consorzi, siano costantemente e
sistematicamente verificabili dal Consorzio, che deve
assumere su di sé la responsabilità dei comportamenti collettivi, al fine di evitare complicazioni
pesanti per l’intera base sociale e per il consorzio.
Predisporre una campagna formativa ed informativa
in particolare sui contenuti della legge 231/2001,
con la costituzione non semplicemente formale degli
strumenti previsti per tutte quelle cooperative non
ancora adeguatamente attrezzate. Ciò in collaborazione con le associazioni.
Più in generale è opportuno lanciare una iniziativa
formativa che coinvolga quadri e dirigenti per
una formazione integrata e intersettoriale sui con-
La battaglia contro le organizzazioni criminali avrà
tanto più successo quanto più sarà in grado di individuare questioni rilevanti e specifiche, documentate e
documentabili, in modo da poter produrre iniziative produttive e concordate tra i vari soggetti pubblici e privati.
Occorre evitare il ricorso a generalizzazioni o allarmismi
che rischiano di far scomparire gli atti specifici e concreti
delle organizzazioni criminali in accuse generiche o peggio, generalizzanti.
La cooperazione rappresenta un pezzo decisivo del capitale sociale di un territorio, in quanto tale, esso, va mantenuto e sviluppato.
Oggi viviamo una profonda crisi di fiducia dei cittadini
non solo nei confronti delle istituzioni ma anche delle varie organizzazioni, anche di quelle nelle quali si trovano e
tra di essi. Tutto ciò può generare danni alla qualità della
cultura democratica, al modo del suo funzionamento.
Sta venendo meno una conoscenza di base dei meccanismi oltreché dei valori, della cittadinanza democratica,
la cui trasmissione non va data per scontata. La scuola
innanzitutto è il luogo di tale trasmissione.
Dobbiamo valorizzare e mettere a sistema la nostra presenza, il nostro capitale sociale presente sui vari territori
51
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
in diversi modi.
•
•
•
•
Innanzitutto valorizzando e potenziando le iniziative,
in collaborazione con l’associazione Libera, della
gestione delle aziende e dei beni confiscati alle
mafie.
Dobbiamo impegnarci affinché non passi il pericoloso
messaggio che la battaglia alla mafia porta con sé
l’impoverimento dei territori, la chiusura di attività
che, benché illegali o sviluppate con proventi illegali,
forniscono comunque lavoro. Dobbiamo far ripartire
e sviluppare quelle attività, come un forte esempio di
una alternativa possibile: la cooperazione e la cultura
cooperativa, rappresentano il soggetto ideale, e questo
deve essere un suo impegno di portata nazionale.
Valorizzazione ed integrazione di tutte le iniziative
di “mutualità esterna”, di rapporto con il territorio
che le nostre imprese realizzano nei vari territori: la
qualità della democrazia, la ricostruzione della fiducia
tra istituzioni e cittadini passa anche attraverso la
qualificazione e l’arricchimento della vita quotidiana
delle persone.
Realizzazione, in collaborazione con le varie strutture scolastiche, di un progetto di “Educazione alla
Cittadinanza”.
Siamo in una fase decisiva di profondo passaggio
sociale e istituzionale. In molti casi le nuove generazioni non hanno avuto la possibilità di un contatto diretto con una cultura della partecipazione e
dell’impegno civile che ha caratterizzato negli anni il
paese e in particolare, regioni come le nostre.
Il discredito della politica e delle istituzioni, il diffondersi di una cultura demagogica e manipolatoria, nascono anche da una diffusa ignoranza dei meccanismi
e dei valori della democrazia, come forme di convivenza e di rispetto reciproco oltreché come insieme di regole da rispettare. La cittadinanza, il funzionamento
della democrazia non si trasmettono se non con una
forte impegno educativo e sociale, con l’esempio e
l’impegno. Da qui la necessità di pensare a un progetto specifico che si connetta a varie iniziative in corso,
soprattutto in rapporto con le istituzioni scolastiche.
52
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Resp. Designato dalla Presidenza
sergio imolesi
Coordinatori
maurizio brioni
igor skuk
alberto alberani
Segretaria
Caterina Zanetti
Composizione del gruppo di lavoro
gianmaria balducci – cefla – imola
mauria bergonzini – conad – bologna
patrizia bertelli – cidas – copparo (fe)
elena bertolini – solidarietà ’90 – reggio emilia
luca bosi – sicrea – reggio emilia
lucio d’amelio – coop la baracca – bologna
lorenza davoli – cesvip – reggio emilia
monica fantini – legacoop romagna
alfio fiori – cento fiori – rimini
ethel frasinetti – legacoop bologna
lorenzo giberti – legacoop provinciale – reggio emilia
daniele guzzinati – coop borgo punta – ferrara
lauro lugli – legacoop provinciale – modena
massimo matteucci – cmc – ravenna
gilberto minguzzi – terremerse – ravenna
maurizio molinelli – legacoop provinciale – piacenza
sarah olivero – coop aliante – modena
giancarlo panini – coptip – modena
federico parmeggiani – coop nordest – reggio emilia
giovanni piersanti – cac – forlì
corrado pirazzini – copura – ravenna
giuseppe porcari – ceap – piacenza
elena romagnoli – centro documentazione – bologna
guglielmo russo – cad – forlì / cesena
simone scagliarini – abitcoop - modena
tiziano tassoni – legacoop bologna
gianluca verasani - legacoop provinciale - modena
andrea volta – legacoop provinciale – parma
GRUPPO IV
Organizzazione e governance
Il quadro di riferimento
Il percorso di riorganizzazione di Legacoop avviene in un
contesto complesso e difficile che ci impone una riflessione anche dal punto di vista organizzativo. Tale riflessione
si avvia con il Congresso e occuperà l’iniziativa e la riflessione della Associazione per l’intero mandato.
•
Le questioni contingenti e strategiche che si intrecciano
possono essere sintetizzate nel modo seguente.
•
Costituzione dell’ACI. Il percorso di riorganizzazione di Legacoop deve intrecciarsi con il processo che si
è aperto a livello regionale e nazionale di costituzione
dell’ACI.
Il processo ha una sua necessità storica e politica.
Superare la frammentazione delle forme di rappresentanza dell’esperienza cooperativa italiana è in
sintonia con una esigenza di riqualificazione della
rappresentanza stessa parallelamente con la necessità di forme più efficaci di sostegno e di sviluppo alle
imprese cooperative.
•
All’interno di questo processo di unificazione è necessario cogliere le specificità identitarie ed organizzative delle altre associazioni.
•
che può avere due possibili declinazioni: a) incremento delle dimensioni delle cooperative, b) forme più o
meno forti di aggregazione fra cooperative in senso
orizzontale o verticale (consorzi, gruppi cooperativi
paritetici, reti d’imprese). Si tratta di soluzioni non
necessariamente alternative fra loro.
Riordino istituzionale. Siamo di fronte ad una accelerazione della modifica degli assetti istituzionali
che avviene in modi non sempre ordinati ma irreversibili, costringendo le associazioni a ripensare la
propria organizzazione.
Soppressione delle Province e delle Camere di Commercio, riorganizzazione delle strutture periferiche
dello Stato (dalle Questure, ai tribunali, alle agenzie
delle entrate ecc), revisione dei rapporti tra Stato e
Regioni (modifiche del Titolo V), superamento del Senato, riordino della PA: si accavallano provvedimenti
che ricostruiranno, nel prossimi mesi e anni, l’intero panorama istituzionale e i rapporti tra le PA e tra
esse, la società e il mondo delle imprese.
Crisi della politica e della rappresentanza.
Tutto ciò avviene in una fase nella quale la politica e la funzione di mediazione istituzionale ricercano una faticosa nuova configurazione.
La nuova forma della rappresentanza sarà uno degli
esiti, non scontati, di questo processo.
Il livello territoriale: stato di attuazione e sviluppo
Effetti della crisi: la crisi, che ha colpito in particolare alcuni settori del mondo cooperativo, ha prodotto anche tensioni sulla disponibilità di contributi
per l’associazione insieme a forti problemi di rilegittimazione. Inoltre la crisi fa emergere la necessità
di ripensare a nuovi intrecci imprenditoriali, a nuove
reti di impresa, a nuovi temi imprenditoriali che sostituiscono o modificano quelli che la crisi stessa ha
indebolito o messo fuori mercato. L’attualità, infatti, pone il tema della adeguatezza delle dimensioni
sociali, finanziarie ed organizzative delle cooperative
Il superamento della tradizionale organizzazione provinciale di Legacoop Emilia-Romagna sta procedendo e
rappresenta l’elemento più immediato e visibile, nei suoi
risultati e anche nei suoi ritardi, del processo di riorganizzazione della Lega.
55
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Questo processo fa emergere immediatamente alcune
questioni.
•
•
•
richiesto, fornire assistenza sulle materie di competenza; possa chiedere verifiche e analisi ad hoc e sollecitare piani aziendali correttivi. Nel caso sia necessario per la tenuta anche reputazionale del sistema
cooperativo, Legacoop deve poter erogare forme sanzionatorie se la cooperativa non accetta il confronto.
La necessità di definire un punto di arrivo comune e condiviso attraverso un coordinamento con
le altre associazioni per facilitare il percorso
verso l’unificazione. Infatti la configurazione finale
dell’ACI sui territori è un processo molto complesso
e avrà bisogno di una chiarificazione anche a livello
nazionale, sulle modalità e i tempi.
Si può prevedere un modello nazionale organizzato
per settori e un livello territoriale organizzato sul
piano regionale, fatto salvo il presidio “di vicinanza”
che non può venir meno in quanto identitario del
movimento cooperativo.
Ovviamente tutto ciò non elimina il rischio di impresa e le crisi settoriali. Tuttavia un simile corpo
di regole e di interventi può contribuire a ridurre il
potenziale delle crisi, sia nel suo verificarsi sia nei
suoi effetti. E’importante ribadire che questa nuova
attività rappresenta anche uno strumento che viene
fornito alla Lega per consentire azioni coordinate a
tutela della reputazione complessiva del movimento.
Tale nuova funzione dovrebbe trovare, uno spazio
formale negli statuti delle cooperative.
Il rapporto tra livello regionale e i nuovi livelli territoriali-zonali che si vengono costituendo.
Si ipotizza nell’arco del mandato quadriennale il
superamento dei nuovi livelli territoriali-zonali e si
auspica anche quello delle attuali formule organizzative che prevedono l’esistenza dei settori a livello
regionale.
•
Occorre analizzare e valutare le esigenze, i compiti vecchi e nuovi che tale riorganizzazione inevitabilmente porta con sé, anche in riferimento alla modifica istituzionale in atto. Sarà pertanto necessario
valutare il riordino/le innovazioni necessarie del
sistema dei Servizi, degli strumenti finanziari territoriali e in generale degli “strumenti di sistema”. Accorpamenti, fusioni e coordinamenti debbono essere
un obiettivo non solo per una questione di efficienza e
riduzione dei costi ma soprattutto per costruire “strumenti di sistema” più adeguati alle esigenze dei vari
tipi di impresa e di difesa-sostegno dei loro interessi
territoriali e generali.
•
Completamento del processo normativo di Legacoop regionale: rinnovare la Governance associativa
In una fase di ridefinizione complessiva dei ruoli e
funzioni della rappresentanza è opportuno avanzare
la proposta di istituire una “Consulta delle imprese cooperative più rappresentative” per la condivisione delle strategie complessive dell’Associazione.
Si suggerisce di predisporre un documento da proporre al congresso rispetto a :
a) limite dei mandati presidenziali (3 - 4 mandati);
b) definizione di un rapporto tra i livelli minimo e
massimo degli stipendi e compensi;
c) normare il numero di cariche cumulabili, definendo delle incompatibilità nella copertura di più
incarichi, sia nelle cooperative sia nelle partecipate;
d) definire una norma, in particolare per quanto riguarda il compenso, relativo al reimpiego di soci
andati in pensione
Di fronte alle novità in atto è necessario ipotizzare alcuni interventi che incidano o possano incidere sulla Governance e sul sistema delle regole per il funzionamento
dell’associazione e delle imprese.
•
Un compito particolarmente importante, soprattutto
ma non solo nei momenti di crisi, è rappresentato
dal ruolo che Legacoop deve avere nel proporre e sostenere progetti imprenditoriali intersettoriali
e territoriali.
Senza ovviamente sostituirsi alla spinta imprenditoriale delle imprese, la costruzione di opportunità di
scambio e di progettazione rappresenta una funzione
importante del nuovo livello regionale a partire dalla sua funzione di interlocutore con i vari livelli istituzionali e di proponente delle politiche
pubbliche.
Una prima questione riguarda l’intervento rispetto
alle situazioni di crisi ed in particolare una funzione di monitoraggio (ben diversa dalla funzione
istituzionale della vigilanza).
Occorre pensare ad un sistema di regole e controlli
che in via preventiva consenta di verificare potenziali situazioni di rischio patrimoniale, finanziario e
gestionale, tale per cui Legacoop sia messa effettivamente nelle condizioni di interagire con i consigli
di amministrazione di quelle cooperative; possa, se
•
La nuova fase impone un lavoro di formazione, qualificazione e sviluppo delle professionalità dei
funzionari dei vari livelli della Lega. Questo lavoro di qualificazione deve essere portato a compimento
in collaborazione tra i vari livelli e deve prevedere anche un possibile interscambio dei funzionari quando
se ne ravvisi l’opportunità.
56
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Rapporto associazione-imprese: la rappresentanza
le nostre imprese e le nostre associazioni alle nuove domande e alle nuove sfide sociali.
Il passaggio/la catena generazionale deve portare con sé
una nuova qualità delle risorse umane e la rivitalizzazione della cultura cooperativa dei gruppi dirigenti capace di incidere in modo autorevole sui mutamenti della
società, non restando subalterna a modelli imprenditoriali e a visioni della società lontani dalla nostra identità.
In questo contesto è necessario ridefinire la missione e il
ruolo dell’associazione nei confronti degli associati (rappresentati) e più in generale di tutti gli altri stakeholder.
Tale ridefinizione nell’ambito della costituzione dell’ACI
sarà particolarmente decisiva e si configura come una
operazione culturale e politica di grande rilievo.
L’associazione dovrà sempre più e sempre meglio:
•
•
•
•
rispondere alle esigenze delle proprie aderenti;
essere capace di percepire i cambiamenti per meglio
esprimere la propria funzione di rappresentanza nei
confronti delle Istituzioni;
salvaguardare / diffondere identità e valori cooperativi;
fornire i servizi necessari allo sviluppo.
Inoltre, il sostegno alle imprese più piccole deve
andare di pari passo con il superamento dell’autoreferenzialità di quelle più grandi: dobbiamo ricostruire
una dimensione comunitaria che permetta il coinvolgimento o ri-coinvolgimento di tutte le straordinarie risorse di cui il movimento cooperativo è fatto,
anche per rispondere concretamente al principio della
mutualità interna.
Dobbiamo quindi essere in grado di gestire il cambiamento, il che ci consente di avere un approccio nuovo
verso la società e la politica: non cercare più di dimostrare che il mio interesse particolare si inserisca armonicamente in quello generale, ma proporre noi per
primi una visione dell’interesse generale che comprenda il nostro legittimo interesse particolare. Dobbiamo
essere in grado di descrivere e proporre un modello di
società, di relazioni economiche e dunque di mercato secondo l’ottica del movimento cooperativo e non a
traino del modello liberista/capitalista.
Questa nuova visione, unitamente al progetto monitoraggio, ci impone il dovere di una maggiore e continua
attenzione ai livelli professionali. In questo ambito, il
passaggio/la catena generazionale rappresenta uno
dei contributi più importanti, per mettere al lavoro una
nuova generazione a disposizione dello sviluppo delle imprese e più in generale del benessere e del progresso dei
territori in cui esse operano.
Esso non ha nulla di automatico in quanto molte sono e
saranno le azioni da compiere lungo questo cammino, ma
rappresenta una indispensabile risorsa per adeguare
57
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Resp. Designato dalla Presidenza
andrea benini
Coordinatori
maurizio brioni
beppe ramina
igor skuk
Segretaria
caterina zanetti
Composizione del gruppo di lavoro
francesca abbati marescotti – legacoop provinciale – modena
juan martin baigorria – sunset – forlì
federica bordone - legacoop provinciale – parma
mauro ferri – officine gutenberg – piacenza
roberta franceschinelli – fondazione unipolis – bologna
emilio gelosi – legacoop romagna
piero ingrosso – open group – bologna
alessandro medici – coop estense – modena
carlo possa - legacoop provinciale – reggio emilia
biljana prijic – coop adriatica – bologna
lisa tormena - sunset – forlì / cesena
valerio versace – soluzioni futura - reggio emilia
andrea volta – legacoop parma
GRUPPO V
Comunicazione
I
Obiettivo imminente: il Congresso
l tema della reputazione è collegato certamente a ciò
che si comunica all’interno e all’esterno, ma deriva
soprattutto da ciò che si fa o che non si fa. Le vicende
degli ultimi anni e mesi legate a indagini, tasse di
ingresso, rischio del prestito e simili non sono state crisi
di comunicazione ma crisi di un modello e di come viene
applicato.
Anche per questo, al di là della vitale funzione di una
buona comunicazione, il congresso deve essere un momento vero di cambiamento e di condivisione delle regole
del patto associativo e della proposta sociale cooperativa.
Un appuntamento importante come quello congressuale sarà ricordato anche per la sua immagine. Le parole-chiave, i colori scelti, la scaletta degli interventi, tutto
ciò che fa da cornice. Al gruppo di lavoro è stato prima di
tutto affidato il presidio di questi aspetti cruciali per la
buona riuscita del Congresso, con un coordinamento che
─a differenza degli aspetti tecnici come la regia o l’immagine coordinata─ non possono essere esternalizzati pena
la perdita del controllo sulla qualità e sulla rispondenza
agli obiettivi. Tutto ciò con un occhio all’evoluzione auspicabile di questo processo: un miglioramento della comunicazione cooperativa in Emilia-Romagna e non solo.
La “questione comunicazione”
Facciamo tante cose buone, ma non le comunichiamo bene.
È un mantra di innumerevoli attori economici, politici e
sociali di ogni settore industriale e di ogni estrazione e
tradizione culturale. La cooperazione italiana non fa da
eccezione a questa regola, e la comunicazione è spesso ritenuta un punto debole, specie nell’appeal verso le nuove
generazioni (e forte è il punto di contatto in questo senso
con il tema fondamentale della promozione cooperativa).
Il gruppo di lavoro sulla Comunicazione messo assieme
per il Congresso ha quindi dovuto fare i conti prima di
tutto con questa premessa, per poter elaborare strategie
efficaci su due obiettivi:
•
la comunicazione congressuale (obiettivo di breve
termine);
•
la comunicazione del prossimo mandato e oltre (obiettivo di lungo termine).
Obiettivo di ampio respiro: basi
per la futura comunicazione di
Legacoop ER
Proprio perché la comunicazione attuale è ritenuta non
all’altezza di tanti aspetti positivi della cooperazione, l’occasione congressuale è buona anche per iniziare a lavorare a una strategia di più lungo corso. La comunicazione
digitale e il tema fecondo della web reputation sono da
presidiare avendo chiari contesto e obiettivi ed essendo
in grado così di richiedere, gestire e valutare prestazioni
professionali ad hoc, eventualmente anche cooperative (a
parità di qualità e competenze sono sempre ovviamente
preferibili). Per porre le basi di questo processo che parte
dalla comunicazione congressuale e si estende a un arco
59
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Una gara informale aperta e
intercooperativa
temporale che prevede almeno il prossimo mandato, il
gruppo di lavoro è stato composto mettendo in rete prima di tutto le competenze di cui la cooperazione già dispone, spesso senza saperlo.
Fin dalle prime riunioni estive del gruppo di lavoro i partecipanti hanno concordato sull’opportunità di ricercare
il massimo della qualità e della professionalità sia nella
regia del Congresso sia nella sua promozione interna ed
esterna al mondo cooperativo, per un periodo esteso che
potesse abbracciare la più ampia stagione congressuale
possibile. Lo strumento più idoneo per perseguire questo
obiettivo è stato ritenuto un bando informale ma chiaro e inclusivo, con un brief dettagliato sia nelle richieste
tecnico-professionali sia nella promozione di raggruppamenti anche temporanei di imprese, specie se cooperative. In tal modo una agenzia invitata poteva partecipare
coinvolgendone una non invitata, opportunamente motivando l’apporto di competenze al progetto del nuovo
soggetto.
Competenze cooperative unite
per l’associazione
A contribuire ai lavori del gdl sono stati chiamati i responsabili della comunicazione del mondo cooperativo,
dalle Legacoop territoriali alle cooperative che operano
nel settore a quelle che si occupano d’altro ma che per
struttura e dimensione hanno quei ruoli ricoperti da chi
ha una formazione giornalistica, semiotica o di marketing. Il contributo di ciascuno è stato commisurato alle
proprie competenze e al tempo disponibile. Più che un
sapere tecnico (copywriting, webdesign, organizzazione
eventi), sono state utili abilità di analisi e sintesi (elaborazione del brief), di valutazione dei fornitori (progetti e
portfoli) e quindi di coordinamento dell’operato altrui più
che di intervento diretto. Data l’adesione volontaria, la
partecipazione ha subito una sorta di naturale rotazione,
con coinvolgimento più o meno intenso dei partecipanti nei mesi dall’estate al Congresso. Si è reso necessario
un raccordo dello stato dei lavori che sarebbe auspicabile
mantenere e rafforzare una volta chiusi i lavori congressuali e avviato ufficialmente il nuovo mandato.
Un brief con ampia libertà
interpretativa ma criteri puntuali
di selezione
Si è scelto di elaborare e poi convividere con tutto il
gruppo di lavoro un documento di gara specifico nella
descrizione dello status quo, compresa la “questione reputazionale” e i limiti delle strategie fin qui perseguite
da una cooperazione spesso poco orientata alla comunicazione, e degli obiettivi di cui si chiedeva di tener conto,
ma per nulla restrittivo nelle soluzioni, che spettava alle
agenzie chiamate proporre, illustrare e argomentare opportunamente. La risposta è stata positiva sia in termini
di raggruppamento delle cooperative (e non) che hanno
presentato progetti, sia soprattutto per la molteplicità
degli spunti concettuali e operativi che il gruppo di lavoro ha potuto vagliare e talvolta valorizzare. La scelta di
distinguere l’intervento in tre macroaree (con il divieto
di poter partecipare da soli a tutte e tre senza aggregarsi
con almeno un’altra agenzia) è stata premiante perché
ha consentito di affidare le parti di lavoro che erano state
definite in modo convincente, e di richiedere invece un
affondo laddove si è ritenuto ci potesse essere un grado
di qualità maggiore da ricercare.
Dal Congresso al prossimo
quadriennio e oltre
Già dalla stesura del quadro di contesto del documento
di brief fino alle stesse soluzioni proposte dalle agenzie di
comunicazione coinvolte, è stato chiaro che certamente
un Congresso di buona qualità dal punto di vista della
comunicazione avrebbe senz’altro giovato alla cooperazione ma non sarebbe stato in grado di colmare quel gap
reputazionale e non solo di cui si accennava nei paragrafi precedenti. Anche i professionisti cui il gruppo di
lavoro ha chiesto di presentare un progetto articolato per
la comunicazione congressuale, compresi gli interventi
sui media digitali, hanno convenuto che gli ultimi mesi
del 2014 potessero essere un buon momento per lavorare sull’immagine interna ed esterna di Legacoop e della
cooperazione tutta, ma solo pensandolo come inizio di
un percorso, fatto di obiettivi misurabili e orientato alla
qualità.
60
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Focus su social media e web
reputation
dei migliori di questi consessi ha influenzato le aspettative di molti professionisti e semplici cittadini, alzando in
qualche modo l’asticella di ogni evento che richiami più
di cento persone in uno stesso luogo. Era così inevitabile
e anche opportuno studiare formule di traduzione nuova
di concetti della tradizione cooperativa, sperimentando
per esempio il videoscribing in diretta come forma di valorizzazione e diffusione dei messaggi principali veicolati
durante l’evento.
La partita della comunicazione digitale, intesa sia come
linea strategica sia come monitoraggio e gestione della
web reputation, è stata ritenuta così importante da richiedere un ulteriore approfindimento ai due raggruppamenti
che avevano presentato i progetti migliori in tal senso,
ma che non avevano dettagliato i relativi capitoli delle
proposte sufficientemente rispetto all’economia dei propri documenti. La valutazione conseguente ha ridisegnato
poi la geografia delle agenzie assegnatarie, allargando di
fatto il gruppo e favorendo collaborazioni intercooperative che peraltro erano già state previste e richieste in fase
del bando “collaterale” sulle strategie digitali.
Un Congresso social
Alla compresenza in sala si affianca una sorta di “realtà aumentata” che rende il Congresso di Legacoop Emilia-Romagna di fatto non limitato in un solo spazio,
e nemmeno in un solo tempo. I contenuti proposti dai
delegati partecipanti e soprattutto quelli dei cooperatori
non coinvolti in prima persona ma interessati ai lavori e
pronti a spendersi presso i propri contatti e le proprie reti
saranno protagonisti tanto quanto i relatori sul palco o
gli ospiti in sala. Una piattaforma di raccordo e diffusione
dei tanti contenuti già prodotti e non sempre promossi a
sufficienza dai differenti attori cooperativi regionali (le
Legacoop territoriali, i tanti gruppi di Generazioni, farecooperativa.it e i vari canali YouTube, Culturability Bellacoopia e altri progetti di successo) è stata progettata e
predisposta per valorizzare quanto di buono già era stato
messo in campo, evitando la dispersione di energie e liberando invece risorse per ricercare attivamente un confronto con i cooperatori che già per lavoro o per diletto
vivono la Rete e chiedono alla cooperazione di adottare
un linguaggio che non è più nemmeno percepito come
innovativo, ma come normale prassi di dialogo.
L’immagine dell’evento
Il Congresso di Legacoop ha sempre vissuto di parole-chiave. Nel 2014 queste non potevano che prendere la
forma di un hashtag, nonostante la scarsa propensione
all’innovazione comunicativa già citata. Per questo l’immagine dell’evento è di fatto una declinazione (ragionata
e personalizzata) dell’immagine congressuale nazionale,
fondata su una articolata elaborazione teorica e concettuale dell’approccio comunicativo che si è voluta valorizzare. Il vantaggio sta anche nella coerenza visivo-estetica
conseguente, con una massimizzazione utile e prolifica
dell’attenzione di tanti pubblici diversi nei confronti della cooperazione durante la sua stagione più riflessiva e
autocelebrativa, quella congressuale.
Da qui in avanti: comunicazione
di qualità
Organizzazione e regia: tradizione cooperativa con brio
Un rapporto più diretto con i cooperatori e la riscoperta
di una nuova mutualità sono i motivi per cui il gruppo di
lavoro dovrebbe costituirsi alla chiusura dei lavori in un
consesso senza poltrone permanente e aperto a tutte le
competenze che vogliano mettersi a disposizione. Se la
tesi di fondo è che la cooperazione sia migliore di come
viene spesso percepita all’esterno ma anche all’interno, è
tempo di togliere questo alibi e darsi da fare per portare
la reputazione cooperativa all’altezza dei valori che dichiara e che promuove, all’insegna di una mutualità contemporanea e di una sempreverde intergenerazionalità.
Grande attenzione è stata posta all’esperienza hic et
nunc dei delegati e degli invitati il giorno del Congresso,
avendo convenuto tutti sull’opportunità di proporre un
evento sobrio e consapevole, ma contemporaneo, fluido,
dai ritmi serrati anche se non sbrigativi. Negli anni della
comunicazione digitale gli eventi non hanno perso il loro
senso di esistere, anzi. Proprio sui molteplici aspetti del
web vengono proposti di continuo congressi, convegni e
meeting di ogni sorta, dove i maggiori esperti di Rete e
tecnologie si incontrano e si confrontano. L’alta qualità
61
DOCUMENTO PER IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP EMILIA ROMAGNA
VALORI E SVILUPPO
Lega Regionale delle Cooperative e Mutue dell’Emilia-Romagna
Viale Aldo Moro 16, 40127 Bologna | T 051 509900/509705 | F 051509905
www.emilia-romagna.legacoop.it | [email protected] | pec: [email protected]