Solennità del CORPUS DOMINI Omelia al Pontificale del Santo Sepolcro(Gv 6,51-58) Gerusalemme, 19 giugno 2014 “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eternal e io lo risusciterò nell'ultimo giorno” Cari amici, sacerdoti, religiosi, consacrati. Oggi è la nostra festa e sono lieto di augurarvi più fedeltà e più comunione a uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia che celebriamo oggi e qui in Terra Santa. La prima lettura che abbiamo appena ascoltato parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo, che prefigurava l'Eucaristia. Anche noi, in questo pellegrinaggio terreno a Gerusalemme e a partire da Gerusalemme, siamo protesi verso la Patria celeste e siamo nutriti ogni giorno di questo Pane celeste, che è la Santa Comunione. Ogni cammino attraverso il deserto, oppure verso qualsiasi meta o qualsiasi vocazione, o qualsiasi grande progetto nella vita, non sarà mai privo di insidie, di difficoltà e di incompehensione, ma chi si mantiene fedele, nutrito da questa «manna celeste» (Dt 8,16), giungerà alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino e la nostra missione qui in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente, sono più difficoltosi che mai. La visita, i discorsi e gli incontri del Santo Padre durante la sua ultima visita nell’ambito della Terra Santa, non sono ancora tradotti nella vita quotidiana e non hanno ancora portato il frutto desiderato. Ma nutriti dell’Eucaristia, fortificati dalla croce stessa, troveremo il vigore per procedere con gioia e fiducia, nonostante il demonio, la carne e la politica continuino a ostacolarci. Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo e la nostra forza che ci sostiene, ci colma di gratitudine e di gioia. Poco dopo infatti Gesù afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55). Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna del deserto, era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui, avremo la Vita eterna e avremo la forza di seguire il nostro cammino che, spesso è una via crucis… A questo punto, penso spontaneamente alle bellissime parole che ci ha detto Papa Francesco al Getsemani, proprio a noi sacerdoti e religiosi: : “Voi, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a seguire il Signore con gioia in questa Terra benedetta! E’ un dono e anche è una responsabilità. La vostra presenza qui è molto importante; tutta la Chiesa vi è grata e vi sostiene con la preghiera”. 1 “L’amicizia di Gesù nei nostri confronti , la sua fedeltà e la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori, anche i nostri tradimenti”. L’Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore, che donandosi a noi sotto le specie del pane e del vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, qualsiasi sacerdote, nonostante i suoi limiti e la sua debolezza, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... Questo è il mio Sangue». Quanta bontà, quanta misericordia del Signore e quanta responsabilità del sacerdote e del religioso che trattano con questo mistero! Cari amici, l’Eucaristia che celebriamo adesso, con tanti concelebranti venuti dal mondo intero, ci rende una sola cosa con Gesù e fa sì che, tutta la Chiesa universale, tutte le diocesi e le comunità cristiane siano qui presenti con noi. Oggi, hic et nunc, la nostra preghiera si unisce a quella della Chiesa universale, a quella delle nostre comunità sparse nel mondo, a quella di tanti cristiani perseguitati e sofferenti e a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, per la pace, per l’unità e per la nostra buona salute di anima e di corpo. Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi, venuti da tutte le parti del mondo e da tutte le congregazioni religiose, con tutti i carisma e tutti i colori. «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Per questo motivo, cristiani locali e pellegrini, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità, ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, in comunione perfetta con la nostra Chiesa Madre che ci accoglie tutti, siamo un cuore solo e un'anima sola, Corpo mistico di Cristo, con tanta carità e affetto fraterno . Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore, e a quelli più cari al Cuore di Gesù, che sono i malati, i sofferenti e coloro che si sentono soli. Da questa solennità scaturisce oggi, il nostro vivo desiderio di essere a nostro turno, pane e alimento per i nostri fratelli, attraverso il nostro servizio, le nostre preghiere e la nostra stretta collaborazione. Cari amici e fedeli, buona e santa festa a tutti voi. S.B Mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme 2
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