“Le musiche che cerchiamo non sono ancora state scritte i vini che beviamo ubriacano stappare lo champagne suonerà come uno sparo” (Pasolini a Rafìna, Yòrgos Chronàs1) Vinicio Capossela Musica e poesia-parte 2 di Catia Manna Nella produzione discografica di Vinicio Capossela, un testo denso di poesia è Dove siamo rimasti a terra Nutless dall’album Ovunque proteggi del 2006. La canzone si ispira al film C’era una volta in America (1984) diretto da Sergio Leone: una sceneggiatura piena di silenzi e di parole scolpite nei piani temporali che si sovrappongono e che sfuggono ai due amici malavitosi protagonisti della vicenda narrata, Max (interpretato da James Woods) e Noodles (un incommensurabile Robert De Niro). La storia è sospesa tra le musiche di Ennio Morricone che Capossela cita nella canzone. Dove siamo rimasti a terra Nutless, allo stesso modo, prende le mosse da un’amicizia. Dov'è che siam rimasti a terra Nutless dove lo sparo e il botto dove la strada dove noi e la sera arriva presto troppo presto per potere andare dov'è che siam rimasti dov'è che siam restati soli Nutless dov'è che i muri si sono chiusi addosso muri che avevamo costruito nella sabbia e per la sabbia forse per avere ancora a tiro l'onda tutta questa clandestinità dov'è ch’è nata questo andare a letto presto quando è iniziato che potevamo andarcene a ragazze o giù al lido affanculo questa serietà questa lealtà tutta questa impresa e poi il sabato all'iper a far la spesa buttarci a piedi pari 1 http://rebstein.wordpress.com/2013/04/15/poeti-greci-contemporanei-i/#more-55855 nella vasca del campari abbattere la notte a raffiche di Cordon Rouge dov'è che abbiam ceduto il capo al sonno al vapore alla cucina al caldo al televisore tu in un letto e lei in un altro dove quei bagliori visti da lontano fuori in punta di pennello tutto Napoleone dipinto in un bottone cara cosa hai fatto oggi e cosa hai fatto tu cara cosa hai fatto finché non si è fatto bum lo vedi adesso che cos'è successo Nutless abbiam dovuto richiamare in campo i veterani quelli che la battaglia grossa credevano di averla fatta e invece eccoci tutti in groppa allez…all’attaque! le fontane di berlucchi le cascate di garofani they are really sayng I love you e quando ce ne andremo tutti Nutless sarà quando l'aria è più vicina al cielo veglierò per sempre per vedere il bagliore da vicino finché prenderemo d'anticipo il mattino non è più tardi ora non sarà tardi più non è più tardi ora “Dov’è che siam rimasti a terra Nutless?” (qui in luogo di Noodles). Come ci è sfuggita di mano la vita? Quando il tempo si è fermato? Nel film, Noodles, dopo trentacinque anni in cui è “andato a letto presto”, ritorna al suo passato. Nella casa del suo amico Fat Moe, spia la sua memoria dalla fessura di una porta e ritorna a vivere. I primi versi della canzone riproducono le scene e l’atmosfera del film che li ha folgorati: i corpi a terra degli amici di Noodles a seguito di un conflitto a fuoco, lo sparo e il botto, la strada. L’intera canzone, così come C’era una volta in America, è una riflessione sul tempo e su come lo viviamo tra svenimenti e prese di coscienza, tra inerzia e azione. Si considera che “la sera arriva presto troppo presto per potere andare, dov’è che siam rimasti?” Così in me ti distruggo. Non sarò, tu sarai: Ti inseguo e ti sfuggo Bella vita che te ne vai (da Senza titolo, Il male dei creditori, Giovanni Giudici) Le domande esistenziali sono anaforiche. “Dov’è che siam restati soli Nutless, dov’è che i muri si sono chiusi addosso?”. Non basta costruire “nella sabbia e per la sabbia”, giocare, vivere per il solo senso che ha. Neppure è sufficiente “avere sempre a tiro l’onda”, non appartenersi e lasciare che succedano, la propria vita e la propria morte. Anche questi ultimi versi richiamano una scena del film. Noodles, in riva al mare insieme a Max, dice all’amico di considerare una pazzia il suo voler rischiare per arricchirsi ancora. Egli è poetico ed ha “il suo modo di vedere le cose”. “Tutta questa clandestinità dov’è che è nata? Questo andare a letto presto, quando è iniziato?” prosegue la canzone. In clandestinità è il titolo di un altro brano di Vinicio Capossela dall’album Da solo del 2008 oltre che quello di un libro sottotitolato Mr Pall incontra Mr Mall edito nel 2009 e scritto a quattro mani con l’amico di sempre Vincenzo Costantino. “Torna a casa tardi per cena non hai orari niente prendi e niente dai vivi in clandestinità Piccole partenze rimandate poi per sempre tutto poco e male a strappo nell’ubiquità Come un uccello sulla gabbia ho provato a essere libero … e ti guadagni la tua croce in una cella di bellezza dove cambi viso e voce chiusi in un incanto dove non rimani uguale e sei come non sei nella clandestinità Costruirsi un labirinto un recinto, una prigione per uscirsene di notte e poter scappare fuori … Qualcuno mi protegga da quello che desidero o almeno mi liberi da quello che vorrei dall’obbedienza e dal timore e dalla viltà guadagnar la libertà dalla clandestinità” (da In clandestinità, canzone) La parola “clandestinità” assume dunque significati diversi. Siamo clandestini rispetto a noi stessi, quando ci nascondiamo ai cambiamenti e teniamo chiuso in noi il passato, proprio come fa Noodles nei suoi trentacinque anni lontano dai vecchi amici. Il verso “Questo andare a letto presto, quando è iniziato?” della canzone Dove siamo rimasti a terra Nutless cita, come detto sopra, proprio questo personaggio. Siamo clandestini anche quando ci concediamo, di tanto in tanto, un momento di libertà lontano dagli sguardi. Si tratta, a lungo andare, di un labirinto, un recinto, una prigione, come dice la canzone In clandestinità. Siamo solo uccelli sulla gabbia, non voliamo. Dovremmo dunque “guadagnar la libertà dalla clandestinità”. Dove siamo rimasti a terra Nutless prosegue infatti: “Affanculo questa serietà, questa lealtà, tutta questa impresa e poi il sabato all’iper a far la spesa”. Se la vita deve essere un’impresa, tanto vale sia la libertà. Risorgeranno gli essiccati dal vento violento dei mulini della quotidianità … Possibilmente un giorno più sicuro del solito la poesia salverà anche me ( La poesia salverà il mondo da Poesia come pietra, Massimiliano Damaggio) “E buttarci a piedi pari nella vasca del campari, abbattere la notte a raffiche di Cordon Rouge”, continua la canzone. È il momento della festa, di profanare i riti che ci vengono imposti. L’amicizia, invece, ha del sacro. “Dov’è che abbiam ceduto il capo al sonno, al vapore, alla cucina, al caldo, al televisore. Tu in un letto, lei in un altro”. Il testo della canzone Tornando a casa (dell’album Camera a sud 1994) suona proprio come ribellione a questo intorpidirsi dei sensi: “son tornato stratardi anche stavolta e non so come dire ma me ne faccio una colpa … ah, lasciami libero il cuore di partire e di tornare io che posso fare se i colori li vedo più vispi a quest'ora … no, non è un luogo comune che tornare alterati dia qualche problema lancette d'orologio io vi odio specialmente se è quasi mattina mi rinfacciate sempre qualche cosa sì, io al contrario vi farei girare” Uscire dalla clandestinità nelle nostre quotidiane prigioni non è facile. “Lo vedi adesso che cosa è successo Nutless? Abbiam dovuto richiamare in campo i veterani, quelli che la battaglia grossa credevano di averla fatta e invece eccoci tutti in groppa”. In C’era una volta in America, la vita di Noodles riprende quando lui stesso riporta all’amico Fat Moe la chiave del pendolo che si era fermato. Il tempo scorre di nuovo “quando l’aria è più vicina al sole”, canta Capossela. Occorrono grandi sforzi per essere più leggeri, prima che le ore passino senza di noi. Bisogna “vegliare e prendere d’anticipo il mattino”. “I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle” (I poeti lavorano di notte da Destinati a morire, Alda Merini) Dove siamo rimasti a terra Nutless si conclude con alcuni versi recitati2 che si susseguono rapidi e mordono proprio come dovremmo fare noi con la vita. La furia delle immagini (l’acido, la benzina, l’affamato, la faina, il segugio, il mastino) rende urgenti le nostre azioni. "Non è più tardi ora non sarà tardi più pulito come un solitario mi scrollerò di dosso l'obbedienza la brucerò come un'efelide nell'acido della mia insonnia e sarò solo nervo e niente grasso scintillante come una moneta nella benzina scaltro come un affamato veloce come una faina veglierò per sempre 2 Tali versi non sono presenti nel testo originario, ma sono stati aggiunti in alcune esibizioni dal vivo e sono una rielaborazione di Prenderò d’anticipo il mattino (da Non si muore tutte le mattine, Feltrinelli 2004) dormirò vestito starò addosso alla vita come un segugio come un mastino non guarderò mai più l'orologio prenderò d'anticipo il mattino"
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