14-15 - Araberara

AltaValle
Seriana
Araberara - 14 Febbraio 2014
» ardesio
Folla per lo Zenerù
manifestazione per le capre e gli asinelli
(An. Ca.) L’imponente organizzazione messa in campo
dalla Pro Loco di Ardesio ha
fatto centro anche stavolta: tutte
le manifestazioni a cavallo tra
la fine di gennaio e l’inizio di
febbraio hanno fatto l’en plein,
registrando un’affluenza davvero elevata di pubblico e di espositori. A cominciare dalla “Scassàda del Zenerù” del 31 gennaio,
nient’affatto penalizzata dalle
condizioni meteo sfavorevoli,
al Convegno “Vivere in montagna: protagonisti!” di sabato
8 febbraio, alla Fiera delle Capre e dell’Asinello di domenica
9 febbraio. Al richiamo ormai
consolidato della tradizione si è
aggiunto quello di una giornata
di sole quasi primaverile a favorire la presenza massiccia delle
aziende di allevatori – una quarantina – , dei capi in esposizione – circa 300 capre di varie razze e 30 asini –; delle bancarelle
e dei punti- assaggio di prodotti
tipici – una sessantina, anche
se le richieste erano state molto
di più ma scartate in quanto si
trattava di prodotti non in tema
con l’argomento dell’evento -,
e dei visitatori, quantificati in
circa 5.000 persone. Un afflusso imponente, propiziato anche
dall’intelligente organizzazione
della viabilità: al centro abitato completamente chiuso alla
circolazione
automobilistica
si poteva accedere anche parcheggiando, al costo di 1 euro
per auto, nell’ampio piazzale
attiguo alla piattaforma ecologica, e il biglietto del parcheggio
dava diritto anche all’uso del
bus-navetta. Alla Valcamonica e alla Valseriana i premi più
importanti della Fiera: regina e
re della mostra, capra e becco,
sono risultati quelli dell’allevamento dei fratelli Ernestina e
Ivano Sacristani, di Paspardo;
per le capre di due denti premiata l’azienda Poloni, di Fino
del Monte, per quelle di 4 denti
» eventi
gamasca che produce un’intera
linea di cosmetici a base di questo prodotto; mentre l’azienda
di Italo Alberto della Fara
aveva presentato la sua attività
di coltivazione e trasformazione
del Buon Enrico, lo spinacio selvatico che chiamiamo parüch o
vanch. E a proposito di economia della montagna, introducendo la serata, dopo i saluti
di Simone Bonetti presidente
della Pro Loco, del sindaco Alberto Bigoni e di Yvan Caccia
presidente del Parco delle Orobie bergamasche, l’antropologa
Michela Zucca aveva sottolineato come le occasioni di lavoro
e di reddito i montanari possono
crearsele in loco, purché imparino a sfruttare le opportunità
che spesso non vedono, le ricchezze che “hanno sotto i piedi
e delle quali nemmeno si accorgono”. Molto apprezzato anche
il filmato “La mia terra, la mia
gente” realizzato da Baldovino
Midali, panettiere videoamatore di Roncobello, con la collaborazione di Edoardo Raspelli.
(OROBIE FOTO - CLUSONE)
CAMPARADA
La scassàda dol Zenerù importata in Brianza
quella di Ernestina Cristiani e
per le adulte quella di Michele Chioda, di Valgoglio. Per i
becchi a due denti e per i becchi
adulti premio ancora a Michele
Chioda, per i 4 denti a Daniele
Pennacchio di Breno. Alla competizione vera e propria tra allevatori si sono inoltre affiancate
le prime prove, seguitissime da
un pubblico di appassionati del
settore, del Campionato italiano
di Sthil Timbersport, ( competizione a colpi di ascia, di sega
e di motosega secondo le tecniche dei boscaioli americani)
e, nel pomeriggio, il concerto
del gruppo neofolk valdostano
“L’Orage”: strumenti antichi
come la gironda, la fisarmonica
diatonica, la cornamusa e voci
giovani a dar vita a musiche suggestive e trascinanti, sospese tra
passato e futuro. Vezzeggiatissimi dai numerosi bambini sono
poi stati gli asinelli in mostra sul
piazzale del Ponte Rino. A questi
animali, e al latte delle loro femmine, era stato dedicato, la sera
del Convegno, l’interessante
contributo di Enrica Morosini,
ricercatrice di un’azienda ber-
Nel piccolo paese di Camparada, in provincia di Monza e della Brianza, anche quest’anno è stata organizzata la sfilata per scacciare
il freddo pungente. L’organizzatore è il signor
Rino Ravaglia, bergamasco di Valbondione
trasferitosi in Brianza negli anni sessanta. Non
ha mai voluto dimenticare le proprie origini, e
ogni anno coinvolge parenti e amici in questa
secolare tradizione. Dopo la foto di rito, i par-
tecipanti sono partiti per il giro delle vie del
paese, armati di campanacci, corni, grì e altri
chiassosi strumenti. Dai più piccoli ai nonni, il
divertimento non è mancato. Al rientro presso
l’abitazione dei Ravaglia è stata prevista una
degustazione di formaggi, salumi e altri prodotti tipici della Val Seriana. Immancabile poi,
per potersi riscaldare, dell’ottimo vin brûlé.
Cristiana Ravaglia
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Araberara - 14 Febbraio 2014
» LUDRIGNO di ARDESIO:
Il “vandül”
nella memoria
degli anziani
tuario, perché tutto il paese pensava
che solo l’intervento della Vergine lo
avesse scampato da quella valanga.
Di qui anche il voto fatto alla Madonna delle Grazie, di cui rimane
la testimonianza in un quadro exvoto tuttora conservato nella cripta
del Santuario. Andavamo in solenne
processione da Ludrigno ad Ardesio,
assistevamo alla Messa e, al ritorno
a casa, facevamo festa anche con un
bel pranzo abbondante, diverso da
ta precede ed annuncia quella della
valanga principale: uno è il ‘vandül
bù’, detto anche ‘spèi feràcc’ per il
gran rumore che fa, una valanga
che di solito cade nei prati sopra la
località More di Ardesio e che non
provoca danni particolari. L’altro è
il ‘vandül de la Poderéssa’, la valanga di Poderizza che scende dal monte Vaccaro e cade nella zona dove
attualmente c’è la cava, in località
‘Prat di büs’: anche questa valanga
quello ben più frugale di tutti gli altri
giorni”.
Ma bisogna sapere che di vandüi
ce n’è più di uno:
“Quello che scende vicino alla
chiesa – spiega l’anziano – è il vandül, diciamo così, principale, che arrivato all’altezza della chiesa stessa
si biforca, con la lingua destra che va
a finire sull’attuale provinciale, dove
adesso c’è il paravalanghe. I danni più grossi però li ha sempre fatti
la lingua sinistra, quella che cade
sull’abitato. E poi ci sono altri due
vandüi, quelli che vengono chiamati
‘le spie’ perché di solito la loro cadu-
non ha mai fatto grossi danni.
Ma il rumore e lo spostamento
d’aria provocati dalle ‘valanghe –
spia’ sono sempre stati provvidenziali: li sentivano bene tutti perché allora
alle finestre non c’erano i doppi vetri
e tutti i vetri si mettevano a vibrare…
Insomma può sembrare un paradosso, ma si può dire che il ‘vandül bù’ e
quello di Poderizza abbiano salvato
la vita a molte persone…”.
Anche dagli anni ’50 agli anni ’60
ci furono spesso situazioni di allarme: “Nel periodo in cui si temeva
che sarebbe caduta la valanga, tutti i bambini di Ludrigno venivano
lasciati all’asilo di Ardesio anche
di notte, mentre le famiglie stavano
bene all’erta, in ansia, sempre in
bilico tra ‘l vé, ‘l vé mia’…Allora
non era come adesso che le case a
rischio sono abitate solo d’estate,
allora c’era tanta gente che viveva
e lavorava qui e perdere una casa o
una stalla costituiva davvero una tragedia. E poi non c’erano le piante
che ora invece spesso contribuiscono a fermare le valanghe, i versanti
delle nostre montagne erano molto
più brulli di adesso perché la legna
serviva a tutti, per riscaldare le case
bruciavamo persino i ceppi che andavamo ad estrarre dal terreno. E
poi anche nel 1985 e nel 2009 ci
furono valanghe di notevole portata,
fortunatamente però senza vittime”.
Il mio interlocutore si congeda con
una riflessione a proposito del riscaldamento del Pianeta:“Nonostante
le nevicate di quest’anno possano
far pensare il contrario, è vero che
l’atmosfera terrestre si sta riscaldando. Quello che è successo nei giorni
scorsi, cioè a fine gennaio e inizio
febbraio, secondo una tendenza già
in atto da alcuni anni, per il passato
è sempre successo nel mese di marzo, quando la neve cade più pesante,
spesso mista a pioggia perché la temperatura è in rialzo.
Questo significa che, se anche ufficialmente siamo ancora in inverno,
in realtà non è così, e il verificarsi in
anticipo dei fenomeni che contraddistinguevano l’annunciarsi della
primavera, come le valanghe di
Ludrigno, a mio parere lo dimostra
chiaramente”.
“Allo stato attuale – dice il sindaco di Ardesio Alberto Bigoni - ci sono tutti gli elementi
per pensare che si possa ripetere l’esperienza
del 1985, quando il vandül portò giù tanta di
quella neve da riempire il Serio….E secondo
qualcuno dovrei ridurre l’allarme e lo sgombero? Non scherziamo, per favore, sono responsabile della sicurezza dei miei cittadini,
tutelarli e prevenire eventuali disastri è mio
preciso dovere.
Anche quando emisi l’ordinanza riguardante il monte Timogno qualcuno disse che
era eccessiva: poi però l’abbiamo vista tutti,
ben documentata da Pierino Bigoni, la valanga che è venuta giù proprio sul percorso abituale degli sciatori e degli alpinisti… Ci fosse
stato qualcuno di loro sul quel percorso, temo
che lo avremmo ritrovato soltanto al momento
del disgelo… Domenica scorsa, dopo la ricognizione dell’elicottero sul monte Secco, la
reportistica ci dava un rischio ridotto, trattandosi di una bella giornata di sole, per cui avrei
anche potuto valutare una riduzione dell’ordinanza. Ma non l’ho fatto, e meno male, perché
proprio non più tardi del successivo lunedì
mattina, alle 4, si è staccata un’altra valanga.
E’ davvero impressionante la quantità di neve
che c’è lassù, l’ho visto con i miei occhi, dov’è
più basso lo strato misura 3 metri, della Baita
de Ólt, per esempio, non si vede più nemmeno
la minima traccia….”.
In questi giorni il sindaco è costantemente
al telefono con la Prefettura di Bergamo, con
la Croce Blu di Gromo, con la Protezione
Civile di Bergamo e di Milano nonché con
il Dipartimento nazionale della Protezione
Civile presso il Ministero: “Siamo anche
supportati dal Centro AINEVA di Bormio che
stila quotidianamente il bollettino della neve e
delle valanghe: il rischio, va specificato, viene
moltiplicato in modo esponenziale con i vari
altri fattori di pericolosità, come la presenza
di abitanti, di fabbricati, ecc…e in questo senso non c’è proprio motivo di stare tranquilli, anzi. E comunque – conclude - non devo
ascoltare le critiche, devo rispondere solo alla
mia coscienza, agli Enti preposti ed alle normative vigenti”.
Seriana
(An. Ca.) “Certo il Sindaco fa
bene a pararsi le spalle con l’ordinanza di sgombero, con i tempi che
corrono non si sa mai, però a me
questo allarme sembra un po’ eccessivo, perché in effetti di case sulla
possibile traiettoria del vandül ce n’è
poi solo una…”.
L’anziano ludrignese che non vuole pubblicità si riferisce ovviamente
alle misure prese dall’Amministrazione, la quale invece, nella persona
del sindaco Alberto Bigoni, è di ben
altro avviso: “Sto anzi meditando
sull’opportunità di estenderlo, l’allarme. Temo che la gente che sta
sotto non abbia la più pallida idea
del carico incredibile di neve che ha
sopra la testa: la situazione attuale
è molto più pericolosa di quella del
2009, perché allora le precipitazioni che provocarono la caduta della
valanga si erano limitate a pochi
giorni, mentre quest’anno è ormai
un mese e mezzo che in alto nevica,
e i due distacchi che ci sono già stati
non hanno fatto altro che preparare
e modellare la ‘pista’ per un evento
più grosso”.
Si parla della valanga che scende
vicino alla chiesa e di cui si tramanda
la memoria soprattutto per il disastro
del 16 marzo 1916, che aveva sorpreso ed ucciso nel sonno ben 8 persone;
la stessa che, dieci anni più tardi, di
persone ne travolse trenta, fortunatamente, però, rimaste tutte illese:
“Quello fu proprio un miracolo,
una grazia della Madonna di Ardesio! Non per nulla fino a una ventina
d’anni fa, il 30 di marzo di ogni anno
facevamo un pellegrinaggio al San-
Bigoni: “Attenti
a non sottovalutare
il pericolo”
AltaValle
» il sindaco di ardesio
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