Verso il 9 novembre Il bavaglio di Madridrilanciail sogno catalano La Corte suprema spagnola proibisce persino il voto solo consultivo. Ma il leader Mas sfida Rajoy: alle urne comunque ::: ROBERTO PELLEGRINO BARCELLONA •••Continua il braccio di ferro tra Madrid e il governo regionale catalano sul referendum per l'indipendenza della Catalogna di domenica 9 novembre. Anche dopo il doppio «no» della Corte Costituzionale spagnola che, prima, lo aveva declassato a «consultazione popolare, priva di alcun valore giuridico», e poi, ieri, l'ha messo fuorilegge anche come consultazione simbolica, il presidente della Generalità:, Artur Mas, lunedì pomeriggio ha dichiarato che andrà avanti «nonostante tutto». Ieri, Francese Homs, portavoce dell'esecutivo catalano, ha ribadito che: «Tutti i preparativi sono stati ultimati e la Generalitat conferma lo svolgimento del voto come garanzia della libertà di espressione dei cittadini». Homs, dopo la nuova bocciatura dell'Alta Corte di Madrid, ha aggiunto che: «Il governo non farà nulla contro la libertà di espressione e di opinione dei cittadini», senza però fornire ulteriori dettagli in merito alle modalità di svolgimento della consultazione di domenica prossima. Il ricorso alla consultazione, già privata di ogni valore giuridico, era stato presentato dal presidente del Consiglio spagnolo Mariano Rajoy, che lo scorso 14 ottobre, dopo aver incassato a suo favore l'ordine di sospensione da parte della Corte Costituzionale per il referendum sull'indipendenza della Catalogna, aveva ulteriormente chiesto un nuovo stop per gli indipendentisti di Barcellona. «Come è possibile proibire ciò che non viene fatto», ha detto ieri Homs, riferendosi al vero senso di ciò che rimane del referendum, tanto sventolato, e poi ridotto a una consultazione simbolica, come fosse un gesto folkloristico, secondo i detrattori di Mas. La Generalitat ribadisce che «il processo di partecipazione dei cittadini» deve andare avanti, specificando, però a denti stretti, che non darà (perché non può) al voto di domenica alcun appoggio costituzionale. «Finto referendum» o «consultazione alternativa», ormai lo scontro con Madrid si gioca sul significato delle parole, sulle sentenze e i ricorsi dell'Alta Corte, ma soprattutto, da parte di Barcellona, sulla volontà di lanciare un segnale forte al governo centrale. Nessuno sa chiaramente che cosa succederà la mattina del 9 novembre quando si apriranno i seggi in Catalogna per quegli oltre 5 milioni di aventi diritto. Il voto è stato esteso a chi ha 16 e 17 anni e agli stranieri residenti nella comunità autonoma che sono un milione e duecentomila. Homs ha escluso qualsiasi tipo di sanzione per coloro che gestiranno la consultazione, che siano semplici volontari o funzionari pubblici. Saranno, infatti, oltre 35 mila i catalani impegnati a gestire i 6340 seggi allestiti nei 942 comuni della Catalogna. Solo cinque piccoli municipi si sono rifiutati di mettere a disposizione dell'apparato organizzativo i locali pubblici per lo svolgimento delle elezioni: è la ritorsione politica di amministrazioni guidate dal Partito Popolare. Gli stessi rappresentanti conservatori del premier Rajoy al Parlamento di Barcellona, hanno deciso di non votare, negando qualsiasi valore legale alla consultazione. E non mancano i dubbi e le incertezze sulle modalità di voto di questa chiamata alle urne. Artur Mas, oltre che governatore della Catalogna, è il leader di Convergència i Uniò (CiU), partito moderato che ha sposato la causa indipendentista contro i poteri centrali. Ora spera di portare alle urne più di due milioni di cittadini, un obiettivo che potrebbe riuscirgli: una mobilitazione plebiscitaria, darebbe un bello schiaffo a Madrid. I numeri ci sarebbero se si sommano i voti raccolti alle ultime elezioni regionali dai partiti autonomisti, Esquerra Republicana de Catalunya (Ere), Iniciativa por Catalunya (lev) e Candidatura d'Unitat Popular (Cup). Nel frattempo la Generalitat presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale contro l'esecutivo di Madrid per la violazione dei diritti fondamentali di partecipazione, libertà di espressione e di opinione. ::: LA SCHEDA 12 DICEMBRE 2013 Il presidente della Generalitat di Catalogna Artur Mas annuncia la data del 9 novembre 2014 per il referendum autonomista con il sostegno dei partiti parlamentari di Convergenza Democratica di Catalogna, Sinistra Repubblicana di Catalogna, Unione Democratica di Catalogna, Iniziativa per la Catalogna Verde, Sinistra Unita e Alternativa e Candidaturadi Unità Popolare, per un totale di 87 dei 135 membri del Parlamento della Catalogna 25 MARZO 2014 Il tribunale costituzionale spagnolo dichiara illegittimo il progetto di referendum; il governo catalano comunica die la consultazione si sarebbe tenuta ugualmente, anche solo con valore consultivo. L'8 aprile, anche il parlamento spagnolo respinge la richiesta referendaria con 299 voti contrari (PP, PSOE, UPyD, UPN e Foro Asturias) contro 47 favorevoli (CiU, Izquierda Plural, PNV, BNG, Amaiur, ERC, Compromfs e Geroa Bai), e un astenuto (NC-CC) 4 NOVEMBRE 2014 L'Alta Corte spagnola ordina il congelamento del referendum consultivo. Il tribunale costituzionale si è pronunciata sul ricorso del governo spagnolo guidato dal popolare Mariano Rajoy, contrario ancheall'ipotesidi una votazione legatapuramenteal parere dei catalani e privo di qualsiasi effetto giuridico. Anche questa volta Mgovernatore Mas afferma di voler procedere col vo- to: domenica sono attesi alle urne più di 5 milioni di persone mentre oltre 35 mila catalani saranno impegnati a gestire i 6340 seggi allestiti in 942 comuni Durante una manifestazione indipendentista a Barcellona, un dimostrantefa il segno della «Estelada», cioè le quattro dita della mano simbolo delle quattro strisce della bandiera catalana. A sinistra, il governatore della Generalitat Artur Mas e leader del movimento autonomista [LaPresse]
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