Download - Scuola secondaria di primo grado I.Svevo

Capitolo 3
Capitolo 3
La chitarra
A cura di
Manuel Verardo
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Capitolo 3
Lezione n°1
La scala cromatica
Mi dispiace ma bisogna partire dalla teoria. E non fate quelle facce. Questa è teoria
semplice, da bar. Non potete suonare se non sapete l’ABC.
Quindi ecco le prime importantissime nozioni:
Nozione 1: La scala cromatica
Eccovela, è li sotto. Tranquilli, non morde. Potete addirittura ritagliarla, tenerla in casa e
appenderla vicino al poster dei Finley (magari sopra):
Do
Do#
Reb
s
s
Re
Mi
Re#
Mib
s
s
Fa
s
Sol
Fa#
Solb
s
s
La
Sol#
Lab
s
s
Si
La#
Sib
s
s
T
Quelle in grassetto si chiamano note naturali (Do, Re, MI, Fa, Sol, La, Si), le altre
Note alterate.
Nozione 2: l’intervallo
Chiamiamo intervallo la pausa tra due tempi di una partita di calcio, la pausa per la
merenda e la distanza tra due note. Più facile di così non ce la faccio.
Nozione 3: Toni e semitoni
L’intervallo (la distanza) tra due note vicine della scala cromatica si chiama semitono (s).
Quant’è grosso un semitono?
Facile, lo vedete dalla figura indicato da una s. Ancora più facile? Basta che da una nota
della scala cromatica saltiate sulla nota vicina. Avete fatto un salto di un semitono. Due
semitoni fanno un tono(T).
Nozione 4: diesis (#) e bemolle (b)
Il diesis alza la nota di un semitono, il bemolle la abbassa di un semitono
Esempi: che intervallo c’è tra Do e Mi?
Basta contare…4 semitoni, ovvero due toni.
E tra il mi e il la?
5 semitoni! Ovvero 2 Toni e mezzo.
E la chitarra? Arriva, arriva. Alla prossima lezione…
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Capitolo 3
Lezione n°2
La chitarra
Bene, quella sopra è una chitarra classica. Ci sono anche scritti i nomi delle varie parti,
quindi dateci pure una letta,non fa male.
La chitarra acustica (foto sotto a sinistra) è molto simile, ha qualche differenziuccia ma
quello che balza subito agli occhi è che ha le corde in metallo.
La chitarra elettrica (foto sotto a destra) invece è molto più riconoscibile…
Per ora basta, questo è sufficiente per muovere i primi passi sulla chitarra.
È tempo quindi di imbracciare lo strumento e dedicarci alla ‘famigerata’ accordatura.
Alla fine della dispensina per i più volenterosi ho raccolto delle schede più approfondite
dedicate alla chitarra ed alle sue parti.
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Capitolo 3
Lezione n°3
Le note sul manico
La chitarra ha sei corde (dubbi?). Se si pizzicano le corde senza mettere le dita sul
manico (si dice ‘suonare le corde a vuoto’) che note produco? Semplice, queste:
corda 1 (la più sottile)
corda 2
corda 3
corda 4
corda 5
corda 6
MI
SI
SOL
RE
LA
MI
(alto o cantino)
(basso)
Lo specchietto sopra è importantissimo. Da sapere come il testo di una canzone dei
Finley. Da recitare ogni giorno prima dei pasti (merende comprese).
E le altre note?
Eccole:
E voi direte:
‘Acc..mi è sfuggito qualcosa,…che sono quelle lettere lì, aramaico antico?’
No, quella si chiama nomenclatura anglosassone, che non è una brutta malattia ma è
semplicemente un altro modo di scrivere le note, peraltro usatissimo, anche su internet.
Ecco la corrispondenza tra nomenclatura tradizionale e anglosassone:
TRADIZIONALE
ANGLOSASSONE
LA
A
SI
B
DO
C
RE
D
MI
E
FA
F
SOL
G
Oggi mi sento piuttosto buono e comprensivo, quindi qui di seguito troverete una foto
della tastiera della chitarra con le note in nomenclatura tradizionale.
Se osservate bene, potete accorgervi che spostandovi di un tasto sulla tastiera della
chitarra, vi spostate di un semitono sulla scala cromatica.
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Capitolo 3
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Capitolo 3
Lezione n°4
L’accordatura
Eccoci al dunque…
Probabilmente questa è la parte più importante del manuale. Da leggere e rileggere
prima, dopo e durante i pasti ( sempre merende comprese, ovvio).
Per accordatura si intende fare in modo che le corde della chitarra suonate a vuoto
emettano le note giuste, cioè, dalla prima alla sesta, MI, SI, SOL, RE, LA, MI.
Se per voi sto parlando qualche sorta di dialetto babilonese, vuol dire che avete già
cominciato a barare saltando qualche lezione…quindi dietro front!
Davanti all’accordatura gli atteggiamenti tipici degli studenti sono questi:
1. Io non accordo la chitarra perché me l’ha accordata il maestro a ottobre (è metà
maggio)
2. Io non accordo la chitarra perché non ne ho voglia
3. Me l’ha accordata Franchino ieri. Peraltro Franchino ha un fratello del cognato
dello zio della madre del nipote di un suo amico che suona la chitarra, e gli ha
spiegato come si fa
4. mah…tanto è la stessa cosa
No, no e poi no. Tutto sbagliato, l’accordatura è fondamentale. Abituatevi ad ascoltare
quello che suonate: il suono che producete dovrebbe essere quantomeno piacevole. Se
sentite il vostro cane latrare quando emettete un bel La maggiore al capotasto… beh,
siete scordati. Se la vostra chitarra è scordata, non potrete far altro che suonare male!
Ci sono 2 modi per accordare:
1. Ad orecchio
2. con l’accordatore
(No, Franchino no, diffidate di lui. Peraltro il fratello del cognato dello zio della madre
del nipote di un suo amico che suona la chitarra è pure sordo)
Postilla importante:
Ricordate di accordare prima ad orecchio, poi con l’accordatore. L’accordatore è
stupido, non riconosce le corde, riesce solo ad accordarvele se la vostra chitarra non è
molto scordata. In caso contrario, la scorderete ancora di più…
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Capitolo 3
Accordatura ad orecchio:
1. Suonare il quinto tasto della sesta corda (La) e la quinta corda a vuoto (La); se le
due note non hanno la stessa intonazione, girare la meccanica della quinta corda
fino a che non si ottiene la stessa nota su entrambe le corde;
2. Suonare il quinto tasto della quinta corda (Re) e la quarta corda a vuoto (Re); se le
due note non hanno la stessa intonazione, girare la meccanica della quarta corda
fino a che non si ottiene la stessa nota su entrambe le corde;
3. Suonare il quinto tasto della quarta corda (Sol) e la terza corda a vuoto (Sol); se le
due note non hanno la stessa intonazione, girare la meccanica della terza corda
fino a che non si ottiene la stessa nota su entrambe le corde;
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Capitolo 3
4. Suonare il quarto tasto della terza corda (Si) e la seconda corda a vuoto (Si); se le
due note non hanno la stessa intonazione, girare la meccanica della seconda corda
fino a che non si ottiene la stessa nota su entrambe le corde;
5. Suonare il quinto tasto della prima corda (Mi) e la prima corda a vuoto (Mi); se le
due note non hanno la stessa intonazione, girare la meccanica della prima corda
fino a che non si ottiene la stessa nota su entrambe le corde.
Se seguito questo specchietto alla lettera (alla lettera! Cioè non cominciate dal 3 perché è
il vostro numero fortunato, poi il 5, poi un altro po’ del 3…) vi accorderete sicuramente.
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Capitolo 3
Accordatura con l’accordatore:
1. Accendere l’accordatore (non fate quelle facce! Qualcuno si lamentava del fatto
che l’accordatore non funzionava, ma non era acceso…)
2. Controllare che sul display da qualche parte compaia la scritta AUTO (vuol dire
che l’accordatore riconosce in automatico le corde)
3. Suonare la sesta corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘E’ o ‘6E’ (nomenclatura anglosassone per il Mi, ricordate? 6 sta per sesta
corda – la più grossa), e girare la meccanica della sesta corda finché la lancetta
non finisce in posizione centrale
4. Suonare la quinta corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘A’ o ‘5A’ (nomenclatura anglosassone per il La), e girare la meccanica
della quinta corda finché la lancetta non finisce in posizione centrale
5. Suonare la quarta corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘D’ o ‘4D’ (nomenclatura anglosassone per il Re), e girare la meccanica
della quarta corda finché la lancetta non finisce in posizione centrale
6. Suonare la terza corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘G’ o ‘3G’ (nomenclatura anglosassone per il Sol), e girare la meccanica
della terza corda finché la lancetta non finisce in posizione centrale
7. Suonare la seconda corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘B’ o ‘2B’ (nomenclatura anglosassone per il Si), e girare la meccanica
della quarta corda finché la lancetta non finisce in posizione centrale
8. Suonare la prima corda,controllare che da qualche parte sul display compaia la
scritta ‘E’ o ‘1E’ (nomenclatura anglosassone per il Mi), e girare la meccanica
della quarta corda finché la lancetta non finisce in posizione centrale
Mi raccomando! Da seguire scrupolosamente. Ogni volta che si prenda in mano la
chitarra.
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Capitolo 3
Bestiario
Ovvero cose da non fare (e dire)
1. ‘Non mi sono accordato perché ieri non ho avuto tempo’
Da fucilazione immediata. L’accordatura è fondamentale. Se non avete voglia e
tempo di accordarvi, non suonate. Il vostro cane vi ringrazierà.
2. ‘La chitarra è rotta, non si può più accordare’
Come sopra. La chitarra è un pezzo di legno. O me la portate in due pezzi, e
allora possiamo concordare che è rotta, oppure non sapete accordare. Punto e
basta.
3. ‘L’accordatore non funziona, e l’ho pure acceso…’
Mettici le pile!
4. ‘Maestro,..una cosa strana…quando accendo l’accordatore mi fa tic tac tic tac..
Si è rotto?’
Quello è il metronomo.. .è un'altra cosa. (Ebbene si è capitato..!)
Altra cosa importante: le meccaniche basta girarle di poco, massimo mezzo giro di qua o
di là. Se vi ritrovate a girare e a girare… state sbagliando. Accordate ad orecchio.
Lezione n°5
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Capitolo 3
Gli accordi
Cominciamo con il chiarire due concetti importanti: chiamiamo Melodia una serie di
note in successione (insomma, una dopo l'altra)
Quando le note sono simultanee, si verifica una Armonia (cioè suonate insieme)
Le note suonate insieme le chiameremo accordi
Da quante note è fatto un accordo?
2,3,5,10…Quante ne volete, ma gli accordi che sfrutteremo di più, quelli più importanti,
sono fatti da tre note, che chiameremo rispettivamente Tonica, Terza e Quinta. Visto
che sono fatte da tre note, le chiameremo triadi.
Tonica: E’ la nota che dà il nome all’accordo, chiamata anche fondamentale.
Terza, Quinta: Sono la terza e la quinta nota a partire dalla tonica.
Es: Da che note è composto l’accordo di Do?
Dalla tonica Do, dalla sua terza Mi, dalla quinta Sol.
E l’accordo di Fa?
Beh, ovvio, Fa, La e Do (idem come sopra)
E l’accordo di Re?
Mah, Re, Fa e La (idem come patate)
Ma come, la triade di Re suona diversa dalla triade di Do e Fa!
Risposte possibili:
1. Si ma non ci faccio caso;
2. Mah,…se lo dice il prof..
3. Si è vero, suona un po’ più triste, più malinconica..
4. Quando si comincia a suonare?
La risposta corretta è la 3. Per quanto riguarda la 4…tempo al tempo. Prima dobbiamo
chiarire qualche concetto fondamentale. Non è possibile suonare senza aver prima
imparato queste 2 o 3 cosine…E’ come fare una pastasciutta alla carbonara senza aver
chiaro il concetto di “pancetta”.
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Capitolo 3
Lezione n°6
Triadi maggiori, triadi minori
Parte prima
Abbiamo visto che esistono (finora!) due tipi di triadi, una allegra e spensierata (tipo il
Do e il Fa), e una triste (tipo il Re). Se vi è sfuggito questo, andate a rileggere la lez.1. Se
per voi parlo arabo, vuol dire che avete già cominciato a saltare le lezioni.
Vediamo ora la differenza tra le due triadi di Do e Re, cercando di capire perché suonano
diverse, mettendo a confronto gli intervalli (la distanza tra le note):
Do
Mi
2T
Sol
1T e ½
In questa triade abbiamo un intervallo di due toni interi tra prima e terza ( uno tra Do e
Re, uno tra Re e Mi ), ed uno e mezzo tra terza e quinta (mezzo tra Mi e Fa, uno tra Fa e
Sol).
Re
Fa
1T e ½
La
2T
In questa triade abbiamo invece un intervallo di un tono e mezzo tra prima e terza (uno
tra Re e Mi e mezzo tra Mi e Fa), e due tra terza e quinta (uno tra Fa e Sol, uno tra Sol e
La). Questa triade si dirà minore.
Accordi costruiti come nel primo caso si diranno maggiori;
Accordi costruiti come nel secondo caso si diranno minori;
A questo punto pensate:
1. Boh..
2. Mah..
3. A ok, è tutto chiaro, se mi trovo un accordo fatto da un intervallo di 2T tra tonica e
terza e 1T e mezzo tra terza e quinta lo chiamerò maggiore e mi suona allegro, se
mi trovo un accordo fatto da un intervallo di 1T e mezzo tra tonica e terza e 2T tra
terza e quinta lo chiamerò minore e mi suona triste!
4. Come migliorerà la mia vita in seguito a queste conoscenze?
La risposta corretta è la 3! (ma vah?)
Alla 4 vi posso rispondere così: in generale rimarrà uguale (non riuscirete a far colpo
sulle ragazze con la conoscenza della qualità delle triadi, già sperimentato), ma la vostra
vita musicale…migliorerà, migliorerà, eccome se migliorerà!
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Capitolo 3
Lezione n°7
Triadi maggiori, triadi minori
Parte seconda
E voi mi dite: “Maestro, devo far colpo sulla mia vicina di banco e ho deciso di scriverle
una serenata. Pensavo di cantarle uno stornelletto accompagnandomi con una bella triade
di Do, che so che è maggiore ed è bello allegrotto ma non riesco a cantare perché è
troppo basso, quindi pensavo ad una triade di Re. Ma io ho studiato le altre lezioni, so
che la triade di Re mi suona triste...come faccio?”
Bravo, hai capito. Questa è la triade di Re:
Re
Fa
1T e ½
La
2T
Ed è minore. Cosa posso fare?
1. Lascio perdere la mia compagna di banco, dopotutto non mi piaceva neanche tanto
2. Faccio la corte alla tipa in fondo che ha un look più dark e magari è più propensa
alle serenate minori
3. Lascio perdere la chitarra e mi dedico alla mia passione nascosta: la coltivazione
dei fiori tropicali
4. continuo a leggere
Beh, se state leggendo qui, avete dato la risposta giusta.
Bene, quindi,… ho bisogno di una triade di Re maggiore, quindi tra tonica e terza ci
devono stare 2 T ma ce ne sono 1 e mezzo, tra terza e quinta ce ne deve essere 1T e
mezzo…Bingo! Altero la terza, ci metto un bel # (diesis) e mi ritrovo con gli intervalli
giusti!
Nel dettaglio:
Re
Fa#
2T
La
1T e ½
Dai su! Il # non è cinese, l’abbiamo già visto, serve ad alzare la nota di mezzo tono.
Se proprio non vi ricordate, andate a rileggere la lezione n°1 “la scala cromatica”.
Se proprio non ne avete voglia, vai coi fiori tropicali!
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Capitolo 3
Esercizi
Dai, dai…so che non li farete mai, ma per i pochi valorosi ecco un po’ di esercizietti..
Super riassunto:
Triadi maggiori e minori (o se volete chiamarli accordi..) sono fatte da tre note, Tonica,
Terza, Quinta.
Gli Accordi Maggiori sono fatti da un intervallo di 2T tra Tonica e Terza e da un
intervallo di 1T e mezzo tra Terza e Quinta;
Gli Accordi Minori sono fatti da un intervallo di 1T e mezzo tra Tonica e Terza e da un
intervallo di 2T tra Terza e Quinta;
Uso le alterazioni per correggere le triadi che non mi vanno bene.
Provate a correggere queste triadi con le alterazioni # e b:
(Se trovate una m piccola accanto all’accordo vuol dire accordo minore, altrimenti
maggiore)
Mi
La
Dom
Fam
Sim
Si
Mi
La
Do
Fa
Si
Si
Sol
Do
Mi
La
Re
Re
Si
Mi
Sol
Do
Fa
Fa
(pensateci!)
(strapensateci!)
(da medaglia)
Provate a scrivere queste:
Mim
Lam
Re
Fa#m
Le soluzioni? NEANCHE A PARLARNE!
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Capitolo 3
Lezione n°8
Gli accordi al capotasto
Finora siete in grado di:
 Stupire i vostri amici con le vostre nuove nozioni triadiche
 Comporre serenate (con un accordo) allegre
 Comporre serenate (con un accordo) tristi
 Dire da quali note è fatto un accordo
E se qualche cattivone vi obbliga a suonarli questi accordi? Cosa fate?
Non dite frasi del tipo “io sono specializzato in assoli perché sono il chitarrista solista.
Franchino invece è il chitarrista ritmico, è lui che si deve imparare gli accordi”.
Da taglio della mano. Pensate: quanto dura mediamente una canzone? 5 minuti.
Quanto tempo dura un assolo? 10/20 secondi. Rapido calcolo…che fate in quei 4 minuti
e 40 che restano?
Quindi se volete essere completi, imparatevi intanto questi accordi al capotasto, 5
maggiori e 3 minori. I due accordi minori con su scritto raro lasciateli stare, magari
serviranno in futuro.
I numeri accanto all’accordo si riferiscono alle dita della mano sinistra:
1:indice
2:medio
3:anulare
4:mignolo
0:corda vuota
X:la corda non va suonata
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Capitolo 3
Accordi maggiori al capotasto
Do
La
Sol
Mi
Re
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Capitolo 3
Accordi minori al capotasto
(raro!)
Dom
Lam
(raro!)
Solm
Mim
Rem
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Capitolo 3
Lezione n°9
Le settime
Dopo mesi e mesi di tentativi, siete riusciti a concupire la vostra compagna di banco, e
quindi in un tiepido pomeriggio di primavera vi trovate con lei nel cortile della scuola
per un pic nic.
Dopo la merenda lei vi chiede di suonarle qualcosa e voi fieri imbracciate lo strumento,
sfoderate il vostro canzoniere e lo aprite nella pagina di un classico, ‘Il gatto e la volpe’
di Edoardo Bennato.
Date un occhio agli accordi:
// Do / Lam / Rem / Sol7 //
Vabbè li so, li so… a parte quel 7, cos’è? Boh, non lo faccio, faccio come se non ci
fosse, faccio un bel Sol e chi s’è visto s’è visto, tanto lei non se ne accorge…
Cominciate a suonare ed effettivamente il giro suona bene anche così, ma ad un certo
punto lei vi ferma, e temete di sapere il perché. Tranquilla vi chiede:
‘Ma lì c’è scritto Sol7, mentre tu hai fatto un Sol’
Dopotutto lei è diplomata in pianoforte, direzione d’orchestra, clavicembalo, susafono,
musica medievale ed ha l’orecchio assoluto, potevate aspettarvi un’obiezione del genere.
A questo punto potete difendervi così:
1. No, no, è un errore di stampa, me l’ha detto Franchino
2. no,non è un 7, è una formichina morta, sai,.. qui sul prato…
3. E’ una mia scelta stilistica
4. Mia nonna mi ha detto che è un accordo di settima
Brava la nonna. Proprio un accordo di settima. Sempre dare retta ai più vecchi.
Peccato che le vostre conoscenze finiscano lì.
Quindi, per fare in modo che i vostri pic nic siano più lieti, andiamo a vedere cosa sono
queste settime.
Beh, facile, gli accordi finora visti sono fatti da tre note, Tonica, Terza e Quinta.
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Capitolo 3
Gli accordi di settima non sono altro che gli stessi accordi finora visti con l’aggiunta
della settima, ovvero la settima nota a partire dalla tonica.
Es. Sol7
Tonica: Sol
Terza: Si
Quinta: Re
Settima: Fa
Attenzionissima!
Noi stiamo considerando solo 1 tipo di settime, che nel gergo vengono chiamate minori.
Come faccio a riconoscerle? Beh, la settima minore dista 1 Tono dalla tonica
dell’accordo un’ottava sopra (il Fa dista 1 Tono dal Sol).
Quindi gli accordi che studiamo sono: triadi maggiori con settima minore.
E se la settima non dista proprio un tono, cosa fate?
1. Cambio l’acqua ai fiori tropicali
2. Franchino?
3. mia nonna mi ha detto che posso alterarla con i diesis e bemolle
Due a zero per la nonna.
Esempi:
Do7
Fa7
Do
Fa
Mi
La
Sol
Do
Sib
Mib
E se lo stesso cattivone di prima vi costringe a suonarli?
Basta che agli accordi che già conoscete al capotasto aggiungete la settima da qualche
parte.
Non ne avete la minima voglia?
E vabbè, ve li scrivo io.
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Capitolo 3
Accordi di settima al capotasto
Do7
Re7
Mi7
Fa7
Sol7
La7
Si7
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Capitolo 3
Lezione n°10
Giri armonici
No, non sono esercizi ginnici.
Sono semplicemente giri di accordi da suonare ai pic nic o in spiaggia.
Esercitatevi con il metronomo (quello che fa tic tac tic tac).
Armatevi di pazienza. Nessuno è riuscito da subito ad avere ottimi risultati dal punto di
vista sonoro.
Tantomeno Franchino.
Giro in Do maggiore:
// Do / Lam / Rem / Sol7 //
(‘Il gatto e la volpe’,E. Bennato)
Giro in La maggiore:
// La / Mi / Re / Mi //
(‘La canzone del sole’, L. Battisti)
Giro in Sol maggiore:
// Sol Re / Do //
(‘Knockin’on heaven’s door’, Bob Dylan)
Giro in Re maggiore:
// Re / Mim / La 7 / Re //
(Boh, inventato)
Giro in Mi minore:
// Mim / Re / Do / Re //
(Come sopra)
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Capitolo 3
Lezione n°11
Il barrè
Ecco gli atteggiamenti degli allievi davanti al barrè:
1. No, nein, niet! Non lo imparerò mai. La mia vita va già bene così
2. Per carità…Mia nonna me l’ha preparato a Natale con le lenticchie. Ho impiegato
una settimana a digerirlo
3. Non mi serve. Io suono 24 ore su 24 il mio cavallo di battaglia (che poi è l’unico
che so): ‘il gatto & la volpe’
Mah..
Ok, il primo approccio con il barrè potrebbe sembrare difficile, ve lo concedo, ma ne
vale la pena.
N.B.: per chi ha avuto dei dubbi: il barrè non è una pietanza
Cosè il barrè?
Si chiama barrè quando con un dito della mano sinistra (solitamente l’indice) schiaccio
più corde.
E perché mai dovrò schiacciare più corde? Perché così riusciremo a fare tutti gli altri
accordi. Semplice.
Insomma, alla fine di questa lezione, dovreste essere in grado di fare qualsiasi accordo,
maggiore o minore che sia, e quindi di suonare qualsiasi canzone!
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Capitolo 3
Come si fa
Allora, vi offro un metodo semplice, semplice almeno dal punto di vista teorico.
Il primo passettino, sta nel trovare la tonica dell’accordo che dovete fare.
Dovreste sapere cos’è la tonica. Se per qualche strano caso del destino non dobbiate
sapere cos’è la tonica, vi consiglio 7 anni in Tibet. Pentimento ed espiazione.
Dove la trovo la tonica? Vedete voi, indifferentemente sulla quinta o sesta corda.
Tonica sulla sesta corda
Se avete trovato la tonica sulla sesta corda, mettete le dita in questo modo per fare un
accordo maggiore:
Diteggiatura 1: posizione di Mi maggiore
La vedete la freccetta? Lì c’è la tonica che avete trovato, colorata di rosso.
Mi aspetto obiezioni. Per fare quell’accordo lì avreste bisogno di sei dita! Ma ecco che
viene in aiuto il famigerato barrè: l’indice della mano sinistra suona tutte le note che
nella figura sono state cerchiate in giallo.
E per gli accordi minori? Mettete le dita così:
Diteggiatura 2: posizione di Mi minore
Stessa cosa di prima: l’indice va a suonare tutte le note cerchiate in giallo.
Le due posizioni di prima dovrebbero esservi vagamente familiari: infatti la prima è un
bel Mi maggiore ‘spostato’, la seconda un Mi minore ‘spostato’.
Gli accordi fatti in questo modo li chiameremo ‘accordi in posizioni di Mi’.
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Capitolo 3
Tonica sulla quinta corda
Se avete trovato la tonica sulla quinta corda, ecco la figurina che dovete applicare:
Diteggiatura 3: posizione di La maggiore
La freccetta anche questa volta indica la tonica dell’accordo (ora sulla quinta corda).
Questa è la diteggiatura per gli accordi minori:
Diteggiatura 4: posizione di La minore
Stesso discorso di prima: la terza diteggiatura è un La maggiore spostato, la quarta è un
La minore spostato. Gli accordi fatti in questo modo li chiameremo ‘accordi in posizioni
di La’.
N.B.: E i colori?
In rosso abbiamo le toniche
In blu le quinte
In verde le terze
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Capitolo 3
Esempi, esempi, esempi
Fa
Cosa non fare:
1. gettarsi a terra in preda a disperazione e panico
2. aspettare. Prima o poi dal cielo scenderà il magico folletto dell’accordo, che vi
suggerirà come mettere le dita
3. pensarci un attimino..
Se avevate dei dubbi, la risposta corretta è la 3.
Dove trovare la tonica
Dove conviene. Un Fa lo potete trovare al primo tasto della sesta corda, o all’ottavo tasto
della quinta. Non serve alcun folletto per capire che la prima soluzione è più comoda (se
tra voi c’è qualcuno di inclinazione particolarmente autolesionista può optare per la
seconda):
Passettino numero 2: applico la diteggiatura dell’accordo maggiore con tonica sulla sesta
corda (Diteggiatura 1):
Fa maggiore
E se avessi voluto fare un Fa minore? Semplice, avrei dovuto applicare la diteggiatura 2,
accordo minore con tonica sulla sesta corda:
Fa minore
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Capitolo 3
A questo punto mi aspetto il vostro coro: ‘Ma è semplicissimo!’. Si, è semplicissimo.
Proviamo a fare un bel Lab maggiore?
Stesso procedimento. Troviamo la tonica:
Applico la diteggiatura 1:
Lab maggiore
Diverso è il caso in cui vogliate fare un Mib maggiore. Applicando lo stesso criterio vi
troverete le dita in questa posizione:
Mib maggiore
Ahi, ahi!! Molto scomodo. Molto difficile, e non suona neanche bene. Ma ecco che
arriva in aiuto la posizione di La (diteggiatura 3 e 4).
Il procedimento è ancora lo stesso, ma stavolta la tonica la cerco sulla quinta corda:
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Capitolo 3
E applico la diteggiatura 3:
Mib maggiore
Ok, molto meglio. E per il Mib minore? Ovvio, diteggiatura 4:
Mib minore
E la vostra vita, pic nic compresi, diventa estremamente più facile e soddisfacente.
N.B.: Il folletto dell’accordo non esiste.
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Capitolo 3
Lezione n°12
I power chords
E’ tempo di rock! ‘Il gatto e la volpe’? Archiviata (finalmente).
Questo è un capitolo principalmente dedicato ai chitarristi elettrici, ma cari acustici e
classici, arricchite pure il vostro bagaglio di conoscenze con questi tipi di accordi, visto
che non mancano casi di loro applicazione.
Vi sarà già capitato di premere quel fantomatico bottoncino sull’amplificatore chiamato
crunch, o overdrive (dipende dall’amplificatore) e responsabile dell’ululato del vostro
cane. Quella è la distorsione, ovvero quel suono gracchiante e aggressivo tipico del rock.
E’ normale che faccia così, tranquilli, non è rotto.
Il problema è che se avete provato a suonare gli accordi già imparati (sia al capotasto che
barrè, non fa differenza), vi sarete accorti che il suono che ne esce in questo modo non è
un granchè. Il gatto in crisi di identità si è messo ad abbaiare, l’orsetto di peluche di
vostra sorella è sul ciglio della mensola e minaccia il suicidio gettandosi nel vuoto.
Perché? Perché utilizzate gli accordi sbagliati.
La distorsione tende ad impastare i suoni, ovvero più note sono presenti nell’accordo, più
questo suonerà impastato e sgradevole con la distorsione. Per ottenere quindi un bel
suono rockettaro da far tremare le sedie senza inutili sacrifici di orsetti di peluche,
togliamo una notina dall’accordo. Quale? La terza. Quindi il nostro accordo sarà
costituito solamente da Tonica e Quinta. Tutto qua. Ecco le diteggiature:
tonica sulla sesta corda
tonica sulla quinta corda
Dal loro carattere piuttosto aggressivo e potente deriva il loro nome: power chords.
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Capitolo 3
Lezione n°13
La scala pentatonica
Bene, bene…ora dovreste saper fare un bel po’ di cose:
 Gli accordi al capotasto;
 Praticamente tutti gli accordi, maggiori e minori;
 I power chords;
 La pasta alla carbonara (probabilmente);
E’ giunta l’ora di dare un’occhiatina a qualche scala, e quindi di muovere i primi passi
nel territorio impervio degli assoli e dell’improvvisazione.
Per cominciare:che cos’è una scala?
Una scala è una successione di note, o meglio una scelta di note tra le 12 possibili
(ricordate? Sono 12!). Per quanto riguarda il numero di note da scegliere e come, il
discorso si fa un po’ più complesso, dipende da molti fattori.
Per ora, prendiamo in considerazione una delle scale più versatili in assoluto, potete
usarla dove volete, su qualsiasi genere, dal jazz al rock, dal blues al country, pure come
condimento sulla pasta: la scala pentatonica. Pure questa può essere maggiore o minore.
‘Penta’ deriva dal greco e significa ‘cinque’(pentagono…). Pentatonica è quindi la scala
con 5 note. Vabbè, ma quali? Come le scelgo? Per il momento non è necessario sapere
esattamente quali note vanno a comporre la scala, quindi limitiamoci a impararne la
diteggiatura (ovvero dove mettere le dita).
Eccola qui:
E quella notina rossa? È sempre la tonica, ce l’hanno pure le scale, e funziona come per
gli accordi: è la nota che dà il nome alla scala. Se volete fare una pentatonica minore,
metteteci lì la tonica.
Volete fare una bella scala pentatonica di La minore? Bene, trovate il La sulla sesta
corda. Fatto? Dai, fate questo piccolo sforzo. Ok, quinto tasto. Ora prendete la
diteggiatura di prima e fate coincidere il La sulla sesta corda con la nota evidenziata in
rosso:
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Capitolo 3
Pentatonica di La minore
E la notina blu? E’ la tonica della pentatonica maggiore. Se volete fare una pentatonica
maggiore, metteteci lì la tonica.
Volete fare una bella scala pentatonica di Re maggiore? Bene, trovate il Re sulla sesta
corda. Decimo tasto. Ora prendete la diteggiatura di prima e fate coincidere il Re sulla
sesta corda con la nota evidenziata in blu:
Pentatonica di Re maggiore
E adesso? Come si suona? Per prima cosa potete provare a muovervi dalla nota più alta
alla nota più bassa, poi viceversa. In seguito provate a suonare le note ‘a caso’, ovvero
muovetevi saltando da una nota all’altra della pentatonica evitando di fare note vicine.
La parola chiave qui è ‘creatività’. Siate fantasiosi. Cercate di creare delle frasi musicali
che suonino carine, e divertitevi.
Esercizi:
di seguito ecco delle progressioni armoniche dove potete utilizzare la pentatonica:
(Utilizzate per ora la stessa pentatonica del primo accordo della progressione: es:se il
primo accordo è un La minore, utilizzate la pentatonica di La minore, se il primo
accordo è un Si maggiore, utilizzate una pentatonica di Si maggiore, e così via.)
//
//
//
//
Lam / Re7
Re / La /
Mi / Re /
Sol / Re /
//
Mi / La //
La / La //
Do / Do //
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Capitolo 3
Vi prego… non dite ‘non ho fantasia’, ‘non so cosa fare’, sono frasi prive di senso.
Un vaso di fiori non ha fantasia, un soprammobile qualsiasi, la stessa chitarra da sola non
ne ha. Ma voi a differenza di queste cose di fantasia ne avete! Quando giocate, disegnate,
sognate, è la vostra fantasia a guidarvi. Immaginate di essere un pittore con un foglio
bianco di fronte e un pugno di matite colorate…ma qui i vostri colori sono le note e il
foglio bianco non è altro che l’aria che vi circonda. Le vostre creazioni musicali le potete
ritrovare negli occhi e negli sguardi di chi vi ascolta.
Divertitevi!
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Capitolo 3
Appendice
La chitarra come strumento acustico ed
elettrico
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Capitolo 3
La chitarra
Le pagine che seguono sono piuttosto tecniche: le potete utilizzare per avere un’idea più
approfondita sulla chitarra come strumento elettrico o acustico, nel caso doveste
acquistarne una o cambiare la vostra, o per soddisfare alcune vostre perplessità in merito.
Come strumento acustico
Una chitarra elettrica che non suona bene acusticamente non suonerà mai bene
elettricamente.
Anche se questa è fatta per essere amplificata, sarà bene esaminare sempre la parte
acustica prima di tutto. Il tono ed il sustain dipendono tanto dai pick-up quanto dal legno
e dal metodo di costruzione utilizzati.
Chissà quanti di noi hanno sentito narrare la "leggenda" del chitarrista che entrato in un
negozio, dopo avere eseguito due note a strumento scollegato, ha detto: "La compro!" la
sua teoria probabilmente è la seguente: "se la chitarra è buona potrò sempre cambiare i
pick-up!" probabilmente è un concetto non del tutto sbagliato ma quello che importa,
invece, è non commettere l'errore di credere che il nostro strumento sia solo un pezzo di
legno e i pick-up gli unici responsabili del risultato.
Ricordate: se suonando una chitarra scollegata sentite un suono che oltre ad essere
piccolo decade subito, nulla cambierà quando questa sarà amplificata.
Il manico
L'anima di ogni chitarra sta nel manico. L'elemento in assoluto sul quale si sviluppano
destrezza e tecnica.
Ne esistono diversi tipi e diverse forme. Il metodo per scegliere quello che fa per noi è
molto semplice, basta provarlo e credere alla sensazione che questo offre. Se ci piace va
bene. E basta! E' uno dei pochi casi nei quali suggerirei di non ascoltare nemmeno i
pareri altrui.
Consiglio: se prediligiamo concentrarci sull'aspetto solistico, il quale involve molti
bendings, dovremo cercarne uno con una tastiera piatta per poter favorire un' "action"
bassa. In una tastiera bombata infatti, bisognerà alzare maggiormente l'altezza delle
corde per evitare che durante i bendings queste si spengano sulla bombatura centrale:
punto in cui la tastiera è più alta.
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Capitolo 3
I capotasti
Ad un certo momento della propria formazione, il chitarrista potrà accorgersi di preferire
tastiere con 21, 22 o 24 tasti. Raramente di più, raramente di meno. In ogni caso è un
avvenimento positivo, una scelta musicale che indica coscienza e consapevolezza. Una
decisione tale coinvolge anche l'estensione tonale del proprio strumento. E' quindi un
passo avanti verso lo sviluppo del proprio fraseggio. Attenzione però! Più capotasti sono
presenti sulla chitarra e minore sarà lo spazio disponibile per posizionare i pick-up.
Provate ad ascoltare il pick-up al manico di una chitarra a 22 capotasti e quello di una a
24. Sentirete un altro suono, e altre armoniche. Tenete presente anche questi fattori nelle
prossime scelte.
Il vostro stile personale vi consiglierà inoltre come determinare quale tipo di capotasti
necessitate. Alti e stretti o bassi e larghi? Ciascuno avrà dei pro e dei contro.
I capotasti alti e stretti facilitano i bendings e una action bassa, ma se si preme troppo la
corda è facile generare note di intonazione crescente. In più, utilizzando molto gli slide,
questi saranno ostacolati. Quelli bassi e larghi "si dice" migliorino il sustain dello
strumento a ragione del più ampio punto di contatto con la corda che offrono. Sono però
molto impegnativi dopo il dodicesimo capotasto, specialmente per i chitarristi dalle dita
grosse. Questione di spazio ...
Come regola generale sembra che i rokkettari abbiano individuato nel capotasto alto la
soluzione più favorevole alle varie possibilità espressive (vibrati, bendings, ecc. ...). Il
motivo sta nel fatto che, essendo tale, sarà minore il grado di attrito tra dita e tastiera e
tutto richiede meno "forza". Ecco perché alcuni chitarristi scelgono di suonare su tastiere
scalopped.
Il corpo
Il corpo di una Solid Body è generalmente costruito con non più di tre pezzi di legno. Un
corpo di un solo pezzo probabilmente suona meglio, ma anche quelli in due o tre pezzi
suonano benissimo. Alcuni legni più pesanti e densi (es.: mogano) suonano pieni ed
hanno un sustain migliore a bassi volumi. Quando però si alza il volume, il legno pesante
può sporcare il suono.
Oggi, che si lavora con molti watt di potenza, le case produttrici sembrano giustamente
dirigersi su corpi e legni più leggeri. Questi hanno la caratteristica di risuonare meglio e
produrre un tono più chiaro e definito ad alti volumi. In ogni caso, la forma del corpo
esercita una minima influenza sul suono.
La leva del vibrato
Saper scegliere la propria leva del vibrato non è difficile. Prima di tutto bisognerà
chiedersi: Di quanta escursione ho bisogno?
Se la leva serve per eseguire escursioni simili a quelle ottenibili con le dita (es.: Jeff
Beck, Allan Holdswort) potremmo interessarci a meccanismi che ne offrono volutamente
poca: Fender originali, Paul Reed Smith, Blade, ecc. ...
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Capitolo 3
Se quello che ci interessa è un impiego più "pesante" (es.: Steve Vai, Van Halen) le leve
dette "dive bombs" sono quelle che fanno per noi: Kramer, Ibanez, Steinberger, Jackson
(nella maggior parte dei modelli). In ogni caso, mai pretendere entrambe le
caratteristiche dallo stesso "tremolo".
Bisognerà, prima di fare una scelta, essere consci del fatto che la prima categoria non è
meccanicamente in grado di svolgere bene i compiti della seconda e viceversa. I
parametri di scelta sono molti ed hanno soluzioni che variano da chitarrista a chitarrista.
Ecco altre domande da porsi per scegliere la leva della propria vita: "Utilizzo anche la
leva verso l'alto?". E' importante rendersene conto perché su moltissime chitarre non è
possibile montarla. Che tipo di bloccaggio ha il braccio sulla piastra vibrante?" Molte
leve si bloccano dove le metti, altre tornano in posizione originale. La scelta dipende
dalla nostra tecnica." Quanto tempo sono disposto a impiegare per cambiare le corde e
accordare?". A seconda delle leve, per accordare si può variare da un'ora a 10 minuti. Per
chi cambia le corde spesso, questo può essere un fattore importante. In più, fate
attenzione che il braccio della leva non "balli" dentro la sua sede, offrendo così un
controllo precario.
Ah! Dimenticavo l'aspetto più importante: che non scordi!
Le corde
Le corde possono giocare una radicale differenza sul suono generato. Maggiore è la
scalatura, maggiore sarà la quantità di metallo che vibrerà sopra il pick-up; il suono sarà
quindi più grosso e potente. Considerate questa scena. Cliente: "Ho una vecchia
Stratocaster uguale a quella di S. R. Vaughn e conosco tutti i suoi licks. Uso anche gli
stessi amplificatori ed effetti. Perché non riesco ad ottenere il suo suono?". Negoziante:
"Che scalatura usi?". Cliente: "008". Negoziante: "Questo potrebbe essere un motivo:
S.R.V. usava le 013 accordate in Eb!!!!".
Le corde, come i plettri, danno un suono fine e squillante quando sono di sezione minore,
e grosso e scuro (con più volume e sustain) quando sono di sezione maggiore.
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Capitolo 3
Un piccolo grande investimento
Tutti noi chitarristi investiamo centinaia o migliaia di lire al fine di ottenere quel suono
che abbiamo in testa. Compriamo chitarre, preamplificatori, processori di segnale e via di
seguito, ma qualche volta sentiamo che, nonostante tutto, nonostante i nostri sforzi,
qualcosa ancora non va.
Ciò che sto per dirvi potrà sembrarvi banale, ma non lo è assolutamente.
Provate ad entrare in un negozio e acquistate un plettro Thin, un Medium e uno Heavy,
tutti dello stesso materiale (tartaruga, plastica, nylon ...). Poi cominciate a suonare il
vostro strumento con il plettro Thin ed ascoltate attentamente il vostro suono.
Ora rieseguite le stesse note o gli stessi accordi con il plettro Heavy: noterete che il
suono sarà più fine e chiaro con il plettro Thin, rispetto a quello più grosso e scuro
ottenuto col plettro Heavy.
Provate ora col plettro Medium e vi troverete in una via di mezzo.
Cambiare quindi il plettro da Thin o Medium a Heavy (o viceversa) potrebbe essere la
soluzione tanto ricercata.
Inoltre la spesa si risolverebbe con poche monete da 100 lire. Vale la pena di tentare.
Il primo modo per riprodurre ad esempio il suono di Brian May, non sarà dunque quello
di acquistare la sua chitarra o il suo amplificatore, ma quello di suonare con una moneta
da un penny al posto del tradizionale plettro. Non esiste infatti in commercio alcun
processore di segnale in grado di simulare l'effetto della zigrinatura del bordo della
moneta quand'essa viene a contatto con la corda!
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Capitolo 3
Come strumento elettrico
Quando si colpisce una corda
La maggior parte della sua vibrazione genera la nota "fondamentale", anche se questa
fornisce l'intonazione, molte altre frequenze, presenti in piccole quantità, contribuiscono
al suono finale.
Osservando da vicino la corda muoversi, noteremo che non ha una semplice e chiara
vibrazione, ma che ne contiene altre sussidiarie che generano più alte frequenze
determinando il contenuto delle armoniche. Queste integrandosi alla noiosa e senza
carattere "fondamentale", provvedono alla qualità del tono.
Possiamo modificare il contenuto delle armoniche semplicemente scegliendo dove
colpire la corda: presso il centro enfatizzeremo quelle gravi privilegiando un suono
delicato, vicino al ponte enfatizzeremo quelle acute originandone uno più tagliente.
Lo stesso dicasi per il posizionamento del pick-up a seconda che questo sia al manico o
al ponte.
Il pick-up
Il primo anello "elettrico" nella catena del suono è il pick-up. Questo è un elettromagnete
(ovvero un filo elettrico avvolto attorno ad un magnete) la cui potenza dipende dalle
dimensioni e dal numero degli avvolgimenti; purtroppo maggiore è il suo volume di
uscita, peggiore sarà la risposta sulle frequenze acute. E' facile rendersene conto
utilizzando i suoni puliti. I pick-up potenti (sovraavvolti), divennero famosi negli anni in
cui l'unico modo per ottenere un suono distorto dall'amplificatore era quello di inviare un
segnale molto elevato al suo ingresso.
Single coil o humbucker?
Un single coil è formato da una serie di avvolgimenti attorno ad un magnete o a un set di
sei magneti. Questo tipo di pick-up ha alcune caratteristiche tonali che lo rendono molto
desiderabile: chiarezza e grossa definizione delle note.
Purtroppo essendo estremamente sensibile nel recepire le interferenze radio
(illuminazione e attività elettriche all'interno dell'amplificatore), genera un forte rumore
di fondo comunemente noto con il nome di "HUM". Più ci si avvicina con la chitarra
all'amplificatore, più alto e il grado di "Hum".
Nota: se desideriamo un suono vintage non dovremo preoccuparcene molto. Jeff Beck,
Ritchie Blackmore, Mark Knopfler ed Eric Clapton hanno suonato per anni con
rumorosissimi single coil senza farsene un problema. Nelle loro incisioni questo si sente,
e ... crea sound.
Se un single coil non ha abbastanza attacco e necessitiamo di un po' più di potenza,
allora siamo dei candidati per i pick-up humbucking.
L'humbucker fu originariamente disegnato per combattere l'hum. Il primo modello aveva
due bobine avvolte in opposte direzioni (o fasi), attorno a dei magneti con opposte
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Capitolo 3
polarità. Queste erano collegate in serie (una dopo l'altra) in modo da creare un singolo e
continuo circuito che incrementava il volume e la forza del segnale, oltre che ingrossare
il suono.
L'effetto fastidioso del rumore captato da una bobina in una fase, veniva annullato
dall'altra che invece lo rilevava in quella opposta. Non restava altro che un bel segnale
pulito.
La scelta di un pick-up deve basarsi principalmente sul suono.
Ecco alcune domande utili da porsi:
1) Offre lo spettro di frequenza che vogliamo sentire?
2) Ha potenza sufficiente per le nostre necessità senza sacrificare la risposta sugli acuti
di cui abbiamo bisogno?
3) Lo vogliamo passivo o attivo?
Pick-up attivi
Potremmo anche considerare i vantaggi dei pick-up attivi. Questi necessitano di una pila
per funzionare e sono estremamente silenziosi e potenti senza sacrificare la risposta sulle
frequenze acute. Non devono essere "messi a terra" al ponticello (quelli passivi
generalmente si) perciò eliminano la possibilità di scariche elettriche quando si canta e si
suona contemporaneamente.
Molti tecnici del suono amano i pick-up attivi perché comprimono una certa gamma
tonale in una limitata gamma volumetrica. Ciò significa che si può ottenere una buona
risposta sugli acuti e sui bassi senza far distorcere il nastro. Per alcuni chitarristi invece
questo effetto di compressione limita l'attacco, e visto che buona parte della personalità
di un suono è offerta nell'attimo in cui si percuotono le corde, qualcuno sostiene che i
pick-up attivi tendono a far assomigliare i chitarristi tra di loro. Ciò è discutibile, ma
giudicate voi ...
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