STUDENTI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES): Strategie per una scuola inclusiva fra Individuazione, Integrazione e territorio C. MAURIZIO GENTILE Psicologo, Psicoterapeuta Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia. Coordinatore Gruppo H Palermo,16-7-2014 “Essere soggetto significa essere autonomo pur restando dipendente” (E. Morin) “L’indipendenza non diventa assoluta e l’individuo visto come una unità autonoma non è di fatto mai indipendente dall’ambiente, pur essendovi modi in cui, nella maturità, l’individuo può sentirsi libero ed indipendente, per quel tanto che gli vale per la serenità e per il senso di avere una identità personale” (D.W. Winnicott) 1992 2014 Sono passati 22 anni dall’emanazione della legge 104. Legge “quadro” sull’integrazione delle persone in situazione di disabilità Malgrado la presenza di alunni disabili nella Scuola costituisca un vanto del sistema scolastico italiano … … tuttavia non mancano CRITICHE sull’EFFICACIA dell’INTEGRAZIONE … … da ciò deriva la necessità di un Know-how aggiornato per rispondere senza esitazioni alle critiche e … … RILANCIARE le politiche globali a favore dell’integrazione scolastica Quale rapporto COSTI/BENEFICI? Negli ultimi 15 anni gli insegnanti di sostegno sono passati da 35.000 (1995) a 95.000 (2012): un incremento superiore al 150% d L’aumento del numero degli alunni disabili è una costante del sistema Negli ultimi 15 anni, in Italia, vi è stato un aumento del 70% di alunni disabili nelle diverse Scuole del territorio nazionale c a b Alcuni dati per capire meglio Il personale docente di sostegno costa annualmen te 3 miliardi di euro … Valutare, un IMPEGNO ETICO Come si colloca l’esperienza italiana in Europa MODELLO MONODIREZIONALE Modelli di integrazione attualmente presenti nei paesi europei Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svezia, Islanda, Norvegia, Cipro MODELLO BIDIREZIONALE Svizzera, Belgio, Germania, Paesi Bassi MODELLO MULTIDIREZIONALE Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia, Regno Unito, Lituania, Austria, Repubblica Ceca Gli alunni disabili sono TUTTI inseriti nelle classi comuni Gli alunni disabili in scuole o classi speciali Situazione mista: inserimento in una pluralità di servizi ordinari e differenti U.S.R. SICILIA DIREZIONE GENERALE QUADRO REGIONALE PRESENZA ALLIEVI DISABILI NELLE CLASSI DELLE SCUOLE STATALI A.S. 2013-2014 ALLIEVI EX LEGE 104/92 ALLIEVI EX LEGE 104/92 ART. 3 COMMA 3 % ALLIEVI DISABILI CON GRAVITÀ POPOLAZIONE SCOLASTICA GENERALE % ALLIEVI DISABILI SU TOTALE POPOLAZIONE SCOLASTICA POSTI RAPP. O. F. I/A 2013/2014 AG 1522 676 44,4% 72545 2,1% 904 1,7 CL 1391 674 48,4% 45952 3,02% 719 1,9 CT 6133 2305 37,6% 172295 3,5% 2,0 745 313 42,0% 27311 2,7% 3076 422 2121 1230 58,0% 86339 2,4% 1339 5669 3377 59,6% 190136 3,0% 2785 1047 380 36,3% 49865 2,1% 555 SR 2025 752 37,1% 61869 3,3% 1015 TP 1901 752 39,4% 67113 2,8% 1085 10459 46,4% 773.425 2,9% 11.900 EN ME PA RG Tot 22.552 1,8 1,6 2,0 1,9 2,0 1,8 1,89 Percentuale allievi disabili sulla popolazione scolastica a.s. 2013/2014 4,00% 3,50% 3,50% 3,30% 3,02% 3,00% 3,00% 2,80% 2,70% 2,90% 2,40% 2,50% 2,10% 2,10% 2,00% 1,50% 1,00% 0,50% 0,00% nto ge i r Ag iss an t l Ca a ett ia tan a C na En ss Me ina mo ler a P sa gu a R sa cu a r Si ni pa a r T e tal To Percentuale allievi disabili con gravità a.s. 2013/2014 70,00% 58,00% 60,00% 59,60% 48,40% 50,00% 46,40% 44,40% 42,00% 37,60% 40,00% 36,30% 37,10% 39,40% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% nto ge i r Ag l Ca tta se s i tan ia tan Ca na En ss Me ina mo ler a P sa gu Ra S sa cu ira i an p a Tr e tal To Il “nuovo” quadro di riferimento emergente dai documenti dell’O.M.S. I. C.D. 10 I.C.F. 1992 2001 (International Statistical Classification of Diseases and Related Healt Problems) (Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute) Classifica le condizioni di Salute-Malattia in quanto tali Descrive il funzionamento reale e quotidiano del Soggetto usando un linguaggio comune standardizzato (Diagnosi classificatoria delle malattie, dei disturbi o di altri stati di salute) Le componenti in interazione dell’I.C.F. sono presentate nello schema seguente CONDIZIONI FISICHE (Disturbo o Malattia) FUNZIONI E STRUTTURE CORPOREE (ex Deficit) ATTIVITA’ PERSONALE Capacità-Performance (ex Disabilità) PARTECIPAZIONE SOCIALE (ex Handicap) FATTORI CONTESTUALI FATTORI AMBIENTALI FATTORI PERSONALI (atteggiamenti della Società, barriere architettoniche, sistema normativo (sesso, razza, età, stile di vita, autonomia, identità, capacità adattativa) Il “buon funzionamento” (Salute) deriva sempre da una interazione complessa fra Fattori Contestuali Condizioni Fisiche Facilitazioni e/o Malattie, disturbi, barriere, ostacoli lesioni, traumi Interazione Dinamica Sono possibili diverse combinazioni • Avere menomazioni corporee senza limitazioni di capacità (es. deturpazione dovuta ad ustioni) • Avere problemi di partecipazione sociale e limitazioni della capacità senza menomazioni evidenti (es. performance ridotta in attività quotidiane per certe malattie “invisibili”) •Avere problemi di partecipazione sociale senza menomazioni (es. persona sieropositiva) •Avere limitazioni della capacità senza assistenza ma nessun problema se vi è uso di tecnologie adeguate L’I.C.F. è uno strumento di classificazione e di descrizione della Salute e della Disabilità che ha lo scopo di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento. E’ una sintesi dinamica fra Modello medico Approccio O.M.S. Vede la disabilità come un problema della Persona causato da una malattia. La ges-tione della disabilità rinvia alla cura o all’adattamento da parte dell’Individuo. E’ prioritario modificare le politiche di Assistenza Sanitaria Modello sociale La disabilità è un problema creato dalla Società per mancanza di Piena Integrazione Socia-le. La disabilità non è una caratteristica dell’Individuo ma il risultato di una interazione con l’ambiente sociale. La gestione richiede Azioni Sociali e Responsabilità collettiva. E’ un problema di diritti umani BES : UNA ESPRESSIONE ANCORA PROBLEMATICA CHE VIENE DA LONTANO (declaration de Salamanca, 1994) A. Perché assume significati e valenze diverse nei differenti paesi B. Perche i sistemi di classificazione variano con il variare dei contesti culturali dei sistemi educativi Per superare le difficoltà di ordine metodologico si è utilizzato un approccio basato sulla definizione di BES presente in ISCED 97 (International Standard Classification of Education ) dell’OCSE Secondo tale approccio si hanno Bisogni Educativi Speciali allorché si attivano risorse aggiuntive (pubbliche e/o private) destinate a sostenere le scuole nell’aiutare alunni con difficoltà ad accedere più efficacemente al programma educativo Definizione operativa che individua il primo requisito nel “surplus” di risorse economiche destinate (personale, materiali, finanziarie ) Classificazione OCSE BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI DERIVANTI DA: 1. DISABILITA’ - cause organiche clinicamente accertate Rif. Normativo - strumenti diagnostici affidabili LEGGE 104/92 - dimensione medico-sanitaria prevalente 2. DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI’ - Disturbi specifici di apprendimento (DSA) -Difficoltà emotive e/o comportamentali adeguatamente certificate (es. ADHD, DOP,,etc) - Deficit Linguaggio, disprassia,deficit abilità non verbali - Funzionamento cognitivo limite o misto (F83) Rif. Normativo Legge 170/2010 3. SVANTAGGIO SOCIO-AMBIENTALE - deficit di apprendimento derivanti dagli svantaggi Rif. Normativo socio-ambientali ( aree ad alto rischio, immigrazione, -Direttiva MIUR 12/2012 esiti post-traumatici,etc) - difficoltà scolastiche derivanti da problematiche affettivo-relazionali contestuali (es. situazioni di abbandono familiare, minori in stato di adozione,minori migranti non accompagnati, etc) -C.M. n. 8 del 6/3/2013 -C.M. 27-6-2013 -C.M. 22-11-2013 PARTICOLARE ATTENZIONE – NEGLI ULTIMI ANNI – E’ STATA POSTA SULL’INSERIMENTO SCOLASTICO DEGLI ALUNNI ADOTTATI Si tratta, solitamente, di minori che provengono da realtà di abbandono e hanno storie affettivo-relazionali complesse alle spalle. Per questi studenti è necessario strutturare una metodologia di accoglienza e di inclusione scolastica che sia in grado di garantirne il benessere sin dalle prime fasi di ingresso in classe. Le “difficoltà cognitive di apprendimento” e le “fragilità relazionali” spesso presentati da questi minori richiedono una particolare attenzione da parte di tutti i docenti. Non tutti gli studenti adottati hanno Bisogni Educativi Speciali….Ma la storia personale, i vissuti, gli eventuali traumi subiti fanno sì che questi minori abbiano bisogno di particolari attenzioni in classe….che non devono essere negati! Da questo approccio deriva a.Che il concetto di BES è un concetto “politico”(politica scolastica!) e non clinico; b.Che l’individuazione del BES non deriva dalle origini etiologiche del disturbo né dalle classificazioni patologiche ma fa riferimento alla situazione complessiva del funzionamento educativo e di apprendimento del soggetto; c.Che il BES può essere considerato come una difficoltà evolutiva che consiste in un funzionamento problematico nell’ambito educativo che, pertanto, richiede un approccio educativo-didattico personalizzato. PERSONALIZZAZIONE DEI PERCORSI EDUCATIVO-DIDATTICI In ogni situazione di BES, dunque, sono sempre presenti tre fattori intrecciati 1. Il problema specifico “incarnato” nella persona ( linguistico, sociale, clinico); 2. La risposta soggettiva a quel problema specifico ( tener conto della diversità di risposta al medesimo problema); 3. Il Contesto dove si sviluppa la vita della persona con BES PARADIGMA INCLUSIONE Non interventi solo sul “soggetto speciale” ma soprattutto interventi sul SISTEMA che va progettato all’origine per i vari tipi di bisogni educativi Per l’INDEX FOR INCLUSION (Booth,T-Ainscow,M) la nozione di BES è persino contraddittoria “L’idea che le difficoltà educative possano essere affrontate individuando alunni con Bisogni educativi Speciali appare infatti assai problematica, in quanto impone un’etichetta che può condurre a una diminuzione delle aspettative nei confronti di tali alunni. Al tempo stesso tale visione distoglie l’attenzione dalle difficoltà che incontrano anche gli alunni <normali> (….) Bisogna invece porre l’attenzione agli ostacoli all’apprendimento ed alla partecipazione, ostacoli che possono essere presenti in ogni aspetto della vita della scuola, così come nella comunità locale e nelle politiche locali e nazionali” Inserimento Integrazione INCLUSIONE Allargamento semantico che comprende due livelli: a. Interno alla scuola : confrontarsi con la molteplicità delle situazioni “speciali” presenti all’interno dell’Istituzione scolastica. La scuola diventa inclusiva se sa confrontarsi con “tutte” le diversità e riformulare le proprie scelte organizzative, progettuali, metodologiche, didattiche; b. Esterno alla Scuola : l’inclusione come strategia sociale che richiede alleanze fra scuola, famiglia, servizi, associazioni etc L’inclusione viene “prima” Disponibilità ad “accogliere” preliminare, incondizionata, che costituisce lo sfondo valoriale “a-priori” -l’inserimento scolastico come diritto inalienabile di ogni persona senza distinzione di razza o condizione fisica, psichica e sociale -L’integrazione come responsabilità della scuola che la garantisce come diritto esigibile da parte del soggetto e/o della sua famiglia Il concetto di “Bisogno Educativo Speciale” è indissociabile dall’idea di “Educazione Inclusiva” L’ambiente si deve adattare ai bisogni della persona e non viceversa Si tratta di un PROCESSO, non di uno stato Ogni individuo, quale che sia la sua diversità, appartiene di fatto e di diritto al gruppo sociale L’Ed. Inclusiva è un processo che tiene conto della diversità dei bisogni di tutti i soggetti per favorire partecipazione e apprendimento, ma anche per ridurre l’esclusione e l’emarginazione L’Ed. In. Presuppone la trasformazione e la modificazione dei contenuti, degli approcci, delle strutture, delle strategie, nella convinzione profonda che il Sistema Ed. ha la responsabilità dell’educazione di “tutti” Perché l’INTEGRAZIONE/INCLUSIONE si realizzi,dunque, è necessario un NUOVO SGUARDO capace di creare un contesto educativo in grado di accogliere le diversità e tollerare l’incertezza EDUCAZIONE SOLIDALE che promuova un atteggiamento di COOPERAZIONE ATTIVA “LA SOLA SOLUZIONE INTEGRATRICE È LO SVILUPPO DI UNA SOLIDARIETÀ EFFETTIVA, NON IMPOSTA, MA INTERIORMENTE SENTITA E VISSUTA COME FRATENITÀ” (E. MORIN) E il Dirigente “inclusivo”? COSA/COME “guardare” per rilevare l’avvenuta integrazione/inclusione nella scuola? Necessità di riflettere collegialmente sulle caratteristiche concrete del processo di inclusione attivato l’AGITO della integrazione articolazioni •Educative •Didattiche •Organizzative PORSI DELLE “DOMANDE” PER ATTIVARE UNA INTERROGAZIONE PERMANENTE SULLA QUALITÀ DELL’INTEGRAZIONE AGITA ENTRANDO IN UNA SCUOLA DELL’AUTONOMIA CI SI DOVREBBE CHIEDERE …. DOVE SI TROVANO, IN QUESTO MOMENTO, GLI ALLIEVI IN SITUAZIONE DI DISABILITA’? ALCUNE DOMANDECHIAVE PER INTERROGARSI SULLA QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE “AGITA” NELLE SCUOLE CON CHI SONO? QUALI SCELTE ORGANIZZATIVO/STRUTTURALI SONO STATE FATTE PER PROMUOVERE UN’EDUCAZIONE PLURALE? COME VIVONO L’ESPERIENZA SCOLASTICA LE PERSONE IN SITUAZIONE DI DISABILITA’? COME VENGONO ESPLICITATI I DIRITTI-DOVERI PER FACILITARE L’INTEGRAZIONE? COME VIENE VISSUTA/GESTITA LA CONTINUITA’? COME VENGONO GESTITI I RAPPORTI INTERISTITUZIONALI (ES. ASL) E CON L’EXTRASCUOLA? QUALI/QUANTE RISORSE ECONOMICHE SONO PREVISTE PER L’INTEGRAZIONE? Sul piano più squisitamente didattico, la “Scuola inclusiva” si configura come un vero e proprio LABORATORIO SPERIMENTALE Coinvolgente e personalizzante (rispetto dello studente nella sua unicità) Che utilizza le nuove tecnologie per creare ambienti cooperativi in rete Che fa uso quotidiano dell’aiuto reciproco (cooperative learning e peer education Che sa adattarsi continuamente a “nuove situazioni” Cosa fare per promuovere l’integrazione/inclusione e il successo formativo di tutti? Favorire la “Co-evoluzione nell’apprendimento” Imparare in due, insieme, chi ha un deficit e chi non ce l’ha. Far si che la persona conosca meglio il suo deficit e la sua disabilità per ridurre l’handicap che spesso ne deriva. Modificare la realtà dei contesti utilizzando una conoscenza sicura degli intrecci socio-relazionali in cui vive la persona in situazione di Bisogno Educativo Speciale Prendersi un tempo per riflettere e per pensare, per cercare di comprendere “cosa” si vive nel momento presente e “come” si vivono le situazioni …. Riconoscere l’originalità di ciascuno e delle situazioni relazionali vissute. Non scambiare l’aiuto con l’interferenza, dare all’altro la possibilità di sbagliare e continuare a sentirsi rispettato Passare dalla logica dell’Insegnante di sostegno alla scoperta dei sostegni nella pluralità dei bisogni e della Realtà interattiva L’insegnante di sostegno come “box” • recinto entro cui tenere il bambino in situazione di handicap LA DISTORSIONE DEL RUOLO DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO •“tenere buono” il bambino, evitare che disturbi L’insegnante di sostegno come “protesi” • sostituzione totale del corpo del bambino in situazione di handicap con quello dell’insegnante • impossibilità di fare “esperienza” IL GRUPPO IL TUTORING Dall’INSEGNANTE DI SOSTEGNO AI “SOSTEGNI” USO TECNOLOGIE (INFORMATICHE, …) I MATERIALI USO ALTERNATIVO E L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI Se ridurre la disabilità (prodotta dall’interazione con il “contesto”) significa promuovere l’Integrazione, allora è importante “individuare” alcuni indicatori che esprimono la RIDUZIONE. la persona disabile ha accesso a tutti i servizi interni alla scuola l’organizzazione scolastica ha predisposto un sistema di “accoglienza” prima che l’allievo arrivi a scuola le rappresentazioni sociali della disabilità fra il personale scolastico si stanno evolvendo esistono più modalità e più spazi organizzativi per favorire la realizzazione della Identità dell’alunno disabile vi è la garanzia di aiuti tecnici ( sia strumentali che professionali ) sicuri e stabili vi è un monitoraggio costante delle situazioni Poiché la vita delle persone con Bisogni Educativi Speciali è collegata a diverse Istituzioni che interagiscono fra di loro, è necessario avere una Rete interistituzionale attiva prima che venga accolta la Persona e che sia in grado di far capire CHI-FA-CHE-COSA-DOVE E QUANDO RETE PERMANENTE capace di offrire GARANZIA di Responsabilità distribuita e SICUREZZA di sopravvivenza nell’INTEGRITA’. Che fare? “ APPROCCIO GLOBALE E DI SISTEMA PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE DEGLI ALLIEVI DISABILI Il Modello organizzativo messo a punto dall’USR-Sicilia Il modello organizzativo messo a punto dall’USR per favorire l’integrazione socioscolastica degli alunni disabili CTRH IN SICILIA 59 ME TP 7 PA 6 14 CL 3 9 EN 9 CT 2 AG 4 RG 5 SR Modello organizzativo CTRH Ambito territoriale: ex Distretto socio-sanitario CTRH COMITATO TECNICO SCIENTIFICO Composizione interistituzionale Acquisto attrezzature per allievi disabili Scuole Distretto COMPITI CTRH Fondi Stato ex lege 104/92 Formazione personale Docente e ATA Sperimentazione metodologico-didattica Costruire/Diffondere cultura dell’integrazione/inclusione Favorire l’accoglienza dei “Bisogni Speciali” delle persone disabili e delle loro famiglie Promuovere e diffondere “buone prassi” per l’integrazione socio-scolastica delle persone disabili Obiettivi Politiche inclusione e accordi interistituzionali Strategie inclusive territoriali ed erogazione servizi di supporto Promozione attività di integrazione raccordata Responsabilità integrazione nel vis a vis Strutture operative macrosistema esosistema mesosistema microsistema • Gruppo di coordinamento Regionale GLIP • Ufficio Disabilità USR •GLIP •GRH USP •CTRH •CTS •CTRH •CTS •Reti di scuole •GLI (ex GLIS e GLHO) •Coordinamento insegnanti specializzati • Gruppo-classe e didattica inclusiva UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLE C.M.8/2013 e 22-11-2013 1. Viene istituito il GLI (Gruppo Lavoro Inclusione) composto da tutte le figure già presenti nel GLIS integrate da ulteriori figure professionali presenti nella scuola (O.P., A. Spec., etc ..) 2. Il GLI procede ad una rilevazione dei BES presenti nella Scuola avendo cura di tenere chiaramente distinti i soggetti diagnosticati ex lege 104/92 e quelli individuati dalle ASP ex lege 170/2010, dagli altri studenti con BES che originano da altre cause 3. Il GLI raccoglie la documentazione relativa agli interventi educativo - didattici già posti in essere nei confronti degli studenti con BES UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLE C.M.8/2013 e 22-11-2013 4. Il GLI attua un monitoraggio e una valutazione del livello di inclusività nella scuola 5. Il GLI sviluppa un sistema di confronto sui singoli casi offrendo consulenza e supporto ai docenti nelle cui classi sono presenti studenti con BES 6. Il GLI propone ai vari gruppi operativi e dai C. di Cl. di formulare delle proposte di intervento 7. Il GLI raccoglie le singole proposte formulate dai vari gruppi operativi e dai C. di Cl. allo scopo di integrare i vari input riguardanti i diversi aspetti dell’inclusione e pervenire ad un’unica proposta UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLA C.M.8/2013 e 22-11-2013 8. Il GLI elabora una proposta di P. A. I. (Piano annuale per l’Inclusività) riferito a tutti gli studenti con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico (giugno), con un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse esistenti nella scuola 9. Il GLI invia il PAI alle Istituzioni competenti (USR) 10. Il GLI, nel mese di Settembre, sulla base delle risorse effettive, procede ad un ri-adattamento del Piano sulla base del quale il D.S. procederà all’assegnazione definitiva degli incarichi al personale 11. Il GLI, durante il corso dell’anno, realizzerà un monitoraggio e una valutazione qualitativa in itinere. N.B. L’ATTIVAZIONE DI UN PERCORSO INDIVIDUALIZZATO E PERSONALIZZATO PER UN ALUNNO INDIVIDUATO IN SITUAZIONE DI BES DEVE ESSERE DELIBERATA DAL CONSIGLIO DI CLASSE DANDO LUOGO AL PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (PDP), FIRMATO DAL D.S., DAI DOCENTI E DALLA FAMIGLIA Giunti alla fine, è giusto ricordare che la qualità più preziosa e profonda che deve possedere un operatore (dirigente o docente) che ha deciso di occuparsi di bambini disabili è quella di ….saper attendere pazientemente…. Come brillantamente ha scritto Stefano MISTURA (2006) “se perdiamo il senso della pazienza, vuol dire che non sappiamo più vivere nel tempo dell’altro; ogni cosa, ogni evento deve potersi modulare sul suo proprio modo di apprezzare il tempo. La pazienza è infatti necessaria a chiunque tenti di aprirsi al tempo dell’altro, poiché non sono soltanto gli uomini e le donne delle società lontane a vivere il tempo in modo diverso, ma tutte e tutti coloro che, in prossimità del loro Sé, ricordano che il tempo si vive al plurale. Solo la pazienza tollera questa pluralità senza volere a ogni costo ridurla autoritariamente ad una norma comune. C’è un gusto unico della temporalità di ciascuno. Solo la pazienza conserva il senso etico di tale unicità e si apre ad essa come a un bene prezioso sul quale bisogna vegliare. L’impazienza non vuole vegliare, essa anticipa la fine e vi si precipita senza averne riguardo: ma coloro che vegliano percepiscono l’aurora perché sanno che non sono soli e ne gioiscono?” LA PAZIENZA PRODUCE L’ESPERIENZA, L’ESPERIENZA PRODUCE LA SPERANZA. TRASFORMATEVI, RINNOVANDO IL VOSTRO INTELLETTO, AFFINCHE’ POSSIATE CONOSCERE PER ESPERIENZA QUAL E’ IL VERO BENE” LETTERA DI PAOLO AI ROMANI
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