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STUDENTI CON BISOGNI EDUCATIVI
SPECIALI (BES):
Strategie per una scuola inclusiva fra
Individuazione, Integrazione e
territorio
C. MAURIZIO GENTILE
Psicologo, Psicoterapeuta
Ufficio Scolastico Regionale per la
Sicilia.
Coordinatore Gruppo H
Palermo,16-7-2014
“Essere soggetto significa essere
autonomo pur restando dipendente”
(E. Morin)
“L’indipendenza non diventa assoluta e
l’individuo visto come una unità autonoma
non è di fatto mai indipendente
dall’ambiente, pur essendovi modi in cui,
nella maturità, l’individuo può sentirsi
libero ed indipendente, per quel tanto che
gli vale per la serenità e per il senso di
avere una identità personale”
(D.W. Winnicott)
1992
2014
Sono passati 22 anni dall’emanazione
della legge 104. Legge “quadro”
sull’integrazione delle persone in
situazione di disabilità
Malgrado la presenza di
alunni disabili nella Scuola
costituisca un vanto del
sistema scolastico italiano …
… tuttavia non mancano
CRITICHE sull’EFFICACIA
dell’INTEGRAZIONE …
… da ciò deriva la necessità
di un Know-how aggiornato
per rispondere senza
esitazioni alle critiche e …
… RILANCIARE le politiche
globali a favore
dell’integrazione scolastica
Quale rapporto
COSTI/BENEFICI?
Negli ultimi
15 anni gli
insegnanti
di sostegno
sono
passati da
35.000
(1995) a
95.000
(2012): un
incremento
superiore al
150%
d
L’aumento
del numero
degli alunni
disabili è
una costante
del sistema
Negli ultimi
15 anni, in
Italia, vi è
stato un
aumento del
70% di
alunni
disabili nelle
diverse
Scuole del
territorio
nazionale
c
a
b
Alcuni dati per capire meglio
Il
personale
docente di
sostegno
costa
annualmen
te 3
miliardi di
euro …
Valutare, un
IMPEGNO ETICO
Come si colloca l’esperienza italiana in Europa
MODELLO
MONODIREZIONALE
Modelli di
integrazione
attualmente
presenti nei
paesi europei
Italia, Spagna,
Portogallo, Grecia,
Svezia, Islanda,
Norvegia, Cipro
MODELLO
BIDIREZIONALE
Svizzera, Belgio,
Germania, Paesi Bassi
MODELLO
MULTIDIREZIONALE
Danimarca, Francia, Irlanda,
Lussemburgo, Finlandia, Regno Unito,
Lituania, Austria, Repubblica Ceca
Gli alunni
disabili sono
TUTTI inseriti
nelle classi
comuni
Gli alunni disabili in
scuole o classi
speciali
Situazione mista:
inserimento in una
pluralità di servizi
ordinari e differenti
U.S.R. SICILIA
DIREZIONE GENERALE
QUADRO REGIONALE PRESENZA
ALLIEVI DISABILI NELLE CLASSI DELLE
SCUOLE STATALI
A.S. 2013-2014
ALLIEVI
EX LEGE
104/92
ALLIEVI
EX LEGE
104/92
ART. 3
COMMA
3
% ALLIEVI
DISABILI
CON
GRAVITÀ
POPOLAZIONE
SCOLASTICA
GENERALE
% ALLIEVI
DISABILI SU
TOTALE
POPOLAZIONE
SCOLASTICA
POSTI
RAPP.
O. F.
I/A
2013/2014
AG
1522
676
44,4%
72545
2,1%
904
1,7
CL
1391
674
48,4%
45952
3,02%
719
1,9
CT
6133
2305
37,6%
172295
3,5%
2,0
745
313
42,0%
27311
2,7%
3076
422
2121
1230
58,0%
86339
2,4%
1339
5669
3377
59,6%
190136
3,0%
2785
1047
380
36,3%
49865
2,1%
555
SR
2025
752
37,1%
61869
3,3%
1015
TP
1901
752
39,4%
67113
2,8%
1085
10459
46,4%
773.425
2,9%
11.900
EN
ME
PA
RG
Tot 22.552
1,8
1,6
2,0
1,9
2,0
1,8
1,89
Percentuale allievi disabili sulla popolazione scolastica a.s. 2013/2014
4,00%
3,50%
3,50%
3,30%
3,02%
3,00%
3,00%
2,80%
2,70%
2,90%
2,40%
2,50%
2,10%
2,10%
2,00%
1,50%
1,00%
0,50%
0,00%
nto
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Si
ni
pa
a
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T
e
tal
To
Percentuale allievi disabili con gravità a.s. 2013/2014
70,00%
58,00%
60,00%
59,60%
48,40%
50,00%
46,40%
44,40%
42,00%
37,60%
40,00%
36,30% 37,10%
39,40%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
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S
sa
cu
ira
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a
Tr
e
tal
To
Il “nuovo” quadro di
riferimento
emergente dai
documenti dell’O.M.S.
I. C.D. 10
I.C.F.
1992
2001
(International
Statistical
Classification of
Diseases and Related
Healt Problems)
(Classificazione
Internazionale del
Funzionamento della
Disabilità e della Salute)
Classifica le condizioni
di Salute-Malattia in
quanto tali
Descrive il funzionamento
reale e quotidiano del
Soggetto usando un
linguaggio comune
standardizzato
(Diagnosi classificatoria
delle malattie, dei disturbi
o di altri stati di salute)
Le componenti in interazione dell’I.C.F. sono presentate
nello schema seguente
CONDIZIONI FISICHE
(Disturbo o Malattia)
FUNZIONI E
STRUTTURE
CORPOREE (ex Deficit)
ATTIVITA’ PERSONALE
Capacità-Performance
(ex Disabilità)
PARTECIPAZIONE
SOCIALE
(ex Handicap)
FATTORI CONTESTUALI
FATTORI AMBIENTALI
FATTORI PERSONALI
(atteggiamenti della Società,
barriere architettoniche,
sistema normativo
(sesso, razza, età, stile di vita,
autonomia, identità, capacità
adattativa)
Il “buon funzionamento” (Salute) deriva
sempre da una interazione complessa fra
Fattori
Contestuali
Condizioni
Fisiche
Facilitazioni e/o
Malattie, disturbi,
barriere, ostacoli
lesioni, traumi
Interazione
Dinamica
Sono possibili diverse
combinazioni
• Avere menomazioni corporee senza limitazioni di
capacità (es. deturpazione dovuta ad ustioni)
• Avere problemi di partecipazione sociale e
limitazioni della capacità senza menomazioni
evidenti (es. performance ridotta in attività quotidiane
per certe malattie “invisibili”)
•Avere problemi di partecipazione sociale
senza menomazioni (es. persona sieropositiva)
•Avere limitazioni della capacità senza
assistenza ma nessun problema se vi è uso di
tecnologie adeguate
L’I.C.F. è uno strumento di
classificazione e di descrizione
della Salute e della Disabilità
che ha lo scopo di fornire un
linguaggio standard e unificato
che serva da modello di
riferimento.
E’ una sintesi dinamica fra
Modello
medico
Approccio
O.M.S.
Vede la disabilità come
un problema della Persona causato da una
malattia. La ges-tione
della disabilità rinvia
alla cura o all’adattamento da parte dell’Individuo. E’ prioritario
modificare le politiche
di Assistenza Sanitaria
Modello
sociale
La disabilità è un problema
creato dalla Società per
mancanza
di
Piena
Integrazione Socia-le. La
disabilità
non è una
caratteristica
dell’Individuo ma il risultato di
una
interazione
con
l’ambiente
sociale.
La
gestione richiede Azioni
Sociali e Responsabilità
collettiva. E’ un problema
di diritti umani
BES : UNA ESPRESSIONE ANCORA
PROBLEMATICA CHE VIENE DA LONTANO
(declaration de Salamanca, 1994)
A. Perché assume significati e valenze diverse nei
differenti paesi
B. Perche i sistemi di classificazione variano con il
variare dei contesti culturali dei sistemi educativi
Per superare le difficoltà di ordine
metodologico si è utilizzato un approccio
basato sulla definizione di BES presente
in ISCED 97 (International Standard
Classification of Education ) dell’OCSE
Secondo tale approccio si hanno Bisogni Educativi
Speciali allorché si attivano risorse aggiuntive
(pubbliche e/o private) destinate a sostenere le
scuole nell’aiutare alunni con difficoltà ad accedere
più efficacemente al programma educativo
Definizione
operativa
che individua il primo
requisito nel “surplus” di
risorse
economiche
destinate
(personale,
materiali, finanziarie )
Classificazione
OCSE
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI DERIVANTI DA:
1. DISABILITA’
- cause organiche clinicamente accertate
Rif. Normativo
- strumenti diagnostici affidabili
LEGGE 104/92
- dimensione medico-sanitaria prevalente
2. DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI’
- Disturbi specifici di apprendimento (DSA)
-Difficoltà
emotive
e/o
comportamentali
adeguatamente certificate (es. ADHD, DOP,,etc)
- Deficit Linguaggio, disprassia,deficit abilità non
verbali
- Funzionamento cognitivo limite o misto (F83)
Rif. Normativo
Legge 170/2010
3. SVANTAGGIO SOCIO-AMBIENTALE
- deficit di apprendimento derivanti dagli svantaggi
Rif. Normativo
socio-ambientali ( aree ad alto rischio, immigrazione, -Direttiva MIUR 12/2012
esiti post-traumatici,etc)
- difficoltà scolastiche derivanti da problematiche
affettivo-relazionali contestuali (es. situazioni di
abbandono
familiare,
minori
in
stato
di
adozione,minori migranti non accompagnati, etc)
-C.M. n. 8 del 6/3/2013
-C.M. 27-6-2013
-C.M. 22-11-2013
PARTICOLARE ATTENZIONE – NEGLI ULTIMI ANNI – E’
STATA POSTA SULL’INSERIMENTO SCOLASTICO DEGLI
ALUNNI ADOTTATI
Si tratta, solitamente, di minori che provengono da realtà di
abbandono e hanno storie affettivo-relazionali complesse alle
spalle.
Per questi studenti è necessario strutturare una metodologia di
accoglienza e di inclusione scolastica che sia in grado di
garantirne il benessere sin dalle prime fasi di ingresso in
classe.
Le “difficoltà cognitive di apprendimento” e le “fragilità
relazionali” spesso presentati da questi minori richiedono una
particolare attenzione da parte di tutti i docenti. Non tutti gli
studenti adottati hanno Bisogni Educativi Speciali….Ma la
storia personale, i vissuti, gli eventuali traumi subiti fanno sì
che questi minori abbiano bisogno di particolari attenzioni in
classe….che non devono essere negati!
Da questo approccio deriva
a.Che il concetto di BES è un concetto “politico”(politica
scolastica!) e non clinico;
b.Che l’individuazione del BES non deriva dalle origini
etiologiche del disturbo né dalle classificazioni
patologiche ma fa riferimento alla situazione
complessiva del funzionamento educativo e di
apprendimento del soggetto;
c.Che il BES può essere considerato come una difficoltà
evolutiva
che
consiste
in
un
funzionamento
problematico nell’ambito educativo che, pertanto,
richiede
un
approccio
educativo-didattico
personalizzato.
PERSONALIZZAZIONE DEI PERCORSI
EDUCATIVO-DIDATTICI
In ogni situazione di BES, dunque, sono sempre presenti tre
fattori intrecciati
1. Il problema specifico “incarnato” nella persona ( linguistico,
sociale, clinico);
2. La risposta soggettiva a quel problema specifico ( tener
conto della diversità di risposta al medesimo problema);
3. Il Contesto dove si sviluppa la vita della persona con BES
PARADIGMA INCLUSIONE
Non interventi solo sul “soggetto
speciale” ma soprattutto interventi sul
SISTEMA che va progettato
all’origine per i vari tipi di bisogni
educativi
Per l’INDEX FOR INCLUSION (Booth,T-Ainscow,M) la
nozione di BES è persino contraddittoria
“L’idea che le difficoltà educative possano essere
affrontate individuando alunni con Bisogni educativi
Speciali appare infatti assai problematica, in quanto
impone un’etichetta che può condurre a una diminuzione
delle aspettative nei confronti di tali alunni. Al tempo
stesso tale visione distoglie l’attenzione dalle difficoltà
che incontrano anche gli alunni <normali> (….) Bisogna
invece porre l’attenzione agli ostacoli all’apprendimento
ed alla partecipazione, ostacoli che possono essere
presenti in ogni aspetto della vita della scuola, così come
nella comunità locale e nelle politiche locali e nazionali”
Inserimento
Integrazione
INCLUSIONE
Allargamento semantico che comprende due livelli:
a. Interno alla scuola : confrontarsi con la molteplicità
delle
situazioni
“speciali”
presenti
all’interno
dell’Istituzione scolastica. La scuola diventa inclusiva se
sa confrontarsi con “tutte” le diversità e riformulare le
proprie scelte organizzative, progettuali, metodologiche,
didattiche;
b. Esterno alla Scuola : l’inclusione come strategia sociale
che richiede alleanze fra scuola, famiglia, servizi,
associazioni etc
L’inclusione viene “prima”
Disponibilità ad “accogliere”
preliminare, incondizionata,
che costituisce lo sfondo
valoriale “a-priori”
-l’inserimento
scolastico
come
diritto
inalienabile di ogni persona senza distinzione
di razza o condizione fisica, psichica e
sociale
-L’integrazione come responsabilità della
scuola che la garantisce come diritto esigibile
da parte del soggetto e/o della sua famiglia
Il concetto di “Bisogno Educativo Speciale” è
indissociabile dall’idea di “Educazione Inclusiva”
L’ambiente si deve
adattare ai bisogni
della persona e non
viceversa
Si tratta di un PROCESSO, non
di uno stato
Ogni individuo, quale che sia la sua diversità,
appartiene di fatto e di diritto al gruppo sociale
L’Ed. Inclusiva è un processo che tiene conto della
diversità dei bisogni di tutti i soggetti per favorire
partecipazione e apprendimento, ma anche per
ridurre l’esclusione e l’emarginazione
L’Ed. In. Presuppone la trasformazione e la modificazione
dei contenuti, degli approcci, delle strutture, delle
strategie, nella convinzione profonda che il Sistema Ed.
ha la responsabilità dell’educazione di “tutti”
Perché l’INTEGRAZIONE/INCLUSIONE si
realizzi,dunque, è necessario un NUOVO SGUARDO
capace di creare un contesto educativo in grado di
accogliere le diversità e tollerare l’incertezza
EDUCAZIONE SOLIDALE
che promuova un
atteggiamento di
COOPERAZIONE ATTIVA
“LA SOLA SOLUZIONE INTEGRATRICE È LO
SVILUPPO DI UNA SOLIDARIETÀ EFFETTIVA,
NON IMPOSTA, MA INTERIORMENTE SENTITA E
VISSUTA COME FRATENITÀ” (E. MORIN)
E il Dirigente “inclusivo”?
COSA/COME
“guardare” per rilevare l’avvenuta
integrazione/inclusione nella scuola?
Necessità
di
riflettere
collegialmente
sulle
caratteristiche concrete del processo di inclusione
attivato  l’AGITO della integrazione
articolazioni
•Educative
•Didattiche
•Organizzative
PORSI DELLE “DOMANDE” PER ATTIVARE UNA
INTERROGAZIONE PERMANENTE SULLA QUALITÀ
DELL’INTEGRAZIONE AGITA
ENTRANDO IN UNA SCUOLA
DELL’AUTONOMIA CI SI
DOVREBBE CHIEDERE ….
DOVE
SI
TROVANO,
IN
QUESTO
MOMENTO,
GLI
ALLIEVI IN SITUAZIONE DI
DISABILITA’?
ALCUNE DOMANDECHIAVE PER
INTERROGARSI
SULLA QUALITA’
DELL’INTEGRAZIONE
“AGITA” NELLE
SCUOLE
 CON CHI SONO?
 QUALI SCELTE ORGANIZZATIVO/STRUTTURALI SONO STATE
FATTE
PER
PROMUOVERE
UN’EDUCAZIONE PLURALE?
 COME
VIVONO
L’ESPERIENZA
SCOLASTICA
LE
PERSONE
IN
SITUAZIONE DI DISABILITA’?
 COME VENGONO ESPLICITATI I
DIRITTI-DOVERI
PER
FACILITARE
L’INTEGRAZIONE?
 COME VIENE VISSUTA/GESTITA LA
CONTINUITA’?
 COME VENGONO GESTITI I
RAPPORTI INTERISTITUZIONALI
(ES. ASL) E CON L’EXTRASCUOLA?
 QUALI/QUANTE
RISORSE
ECONOMICHE SONO PREVISTE PER
L’INTEGRAZIONE?
Sul piano più squisitamente didattico, la “Scuola
inclusiva” si configura come un vero e proprio
LABORATORIO
SPERIMENTALE
Coinvolgente e
personalizzante
(rispetto dello
studente nella sua
unicità)
Che utilizza le
nuove tecnologie
per creare
ambienti
cooperativi in
rete
Che fa uso
quotidiano
dell’aiuto
reciproco
(cooperative
learning e peer
education
Che sa
adattarsi
continuamente a
“nuove
situazioni”
Cosa fare per promuovere
l’integrazione/inclusione
e il successo formativo di tutti?
Favorire la
“Co-evoluzione nell’apprendimento”
Imparare in due, insieme,
chi ha un deficit e chi non
ce l’ha.
Far si che la persona conosca
meglio il suo deficit e la sua
disabilità per ridurre l’handicap
che spesso ne deriva.
Modificare la realtà dei
contesti utilizzando una
conoscenza sicura degli
intrecci socio-relazionali
in cui vive la persona in
situazione di Bisogno
Educativo Speciale
Prendersi un tempo per
riflettere e per pensare, per
cercare di comprendere
“cosa” si vive nel
momento presente e
“come” si vivono le
situazioni ….
Riconoscere l’originalità di
ciascuno e delle situazioni
relazionali vissute. Non scambiare
l’aiuto con l’interferenza, dare
all’altro la possibilità di sbagliare e
continuare a sentirsi rispettato
Passare dalla logica dell’Insegnante di
sostegno alla scoperta dei sostegni
nella pluralità dei bisogni e della
Realtà interattiva
L’insegnante di sostegno come
“box”
• recinto entro cui tenere il bambino
in situazione di handicap
LA DISTORSIONE
DEL RUOLO
DELL’INSEGNANTE
DI SOSTEGNO
•“tenere buono” il bambino, evitare
che disturbi
L’insegnante di sostegno come
“protesi”
• sostituzione totale del corpo del bambino in
situazione di handicap con quello
dell’insegnante
• impossibilità di fare “esperienza”
IL GRUPPO
IL TUTORING
Dall’INSEGNANTE
DI SOSTEGNO
AI “SOSTEGNI”
USO TECNOLOGIE
(INFORMATICHE, …)
I MATERIALI
USO ALTERNATIVO E
L’ORGANIZZAZIONE
DEGLI SPAZI
Se ridurre la disabilità (prodotta dall’interazione con il
“contesto”) significa promuovere l’Integrazione, allora è
importante “individuare” alcuni indicatori che esprimono la
RIDUZIONE.

la persona disabile ha accesso a tutti i
servizi interni alla scuola

l’organizzazione scolastica ha predisposto
un sistema di “accoglienza” prima che l’allievo
arrivi a scuola

le rappresentazioni sociali della disabilità
fra il personale scolastico si stanno evolvendo

esistono più modalità e più spazi
organizzativi
per favorire la realizzazione
della Identità dell’alunno disabile
 vi è la garanzia di aiuti tecnici ( sia strumentali che professionali ) sicuri e stabili

vi è un monitoraggio costante delle
situazioni
Poiché la vita delle persone con Bisogni Educativi
Speciali è collegata a diverse Istituzioni che
interagiscono fra di loro, è necessario avere una
Rete interistituzionale
attiva prima che venga accolta la Persona e che sia in
grado di far capire
CHI-FA-CHE-COSA-DOVE E QUANDO
RETE PERMANENTE
capace di offrire GARANZIA di Responsabilità
distribuita e SICUREZZA di sopravvivenza
nell’INTEGRITA’.
Che fare?
“
APPROCCIO GLOBALE E
DI SISTEMA PER FAVORIRE
L’INTEGRAZIONE DEGLI
ALLIEVI DISABILI
Il Modello organizzativo
messo a punto
dall’USR-Sicilia
Il modello organizzativo messo a punto
dall’USR per favorire l’integrazione socioscolastica degli alunni disabili
CTRH IN
SICILIA
59
ME
TP
7
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CL
3
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2
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RG
5
SR
Modello organizzativo CTRH
Ambito territoriale: ex Distretto socio-sanitario
CTRH
COMITATO
TECNICO
SCIENTIFICO
Composizione
interistituzionale
Acquisto attrezzature
per allievi disabili
Scuole Distretto
COMPITI CTRH
Fondi Stato ex lege 104/92
Formazione personale
Docente e ATA
Sperimentazione
metodologico-didattica
Costruire/Diffondere cultura dell’integrazione/inclusione
Favorire l’accoglienza dei “Bisogni Speciali” delle persone
disabili e delle loro famiglie
Promuovere e diffondere “buone prassi” per l’integrazione
socio-scolastica delle persone disabili
Obiettivi
Politiche
inclusione e
accordi
interistituzionali
Strategie inclusive
territoriali ed
erogazione servizi
di supporto
Promozione attività
di integrazione
raccordata
Responsabilità
integrazione nel vis a
vis
Strutture operative
macrosistema
esosistema
mesosistema
microsistema
• Gruppo di
coordinamento Regionale
GLIP
• Ufficio Disabilità USR
•GLIP
•GRH USP
•CTRH
•CTS
•CTRH
•CTS
•Reti di scuole
•GLI (ex GLIS e GLHO)
•Coordinamento
insegnanti
specializzati
• Gruppo-classe e
didattica inclusiva
UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA
DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLE C.M.8/2013 e 22-11-2013
1. Viene istituito il GLI (Gruppo Lavoro Inclusione)
composto da tutte le figure già presenti nel GLIS
integrate da ulteriori figure professionali presenti nella
scuola (O.P., A. Spec., etc ..)
2. Il GLI procede ad una rilevazione dei BES
presenti nella Scuola avendo cura di tenere
chiaramente distinti i soggetti diagnosticati ex
lege 104/92 e quelli individuati dalle ASP ex lege
170/2010, dagli altri studenti con BES che
originano da altre cause
3. Il GLI raccoglie la documentazione relativa agli
interventi educativo - didattici già posti in essere
nei confronti degli studenti con BES
UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA
DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLE C.M.8/2013 e 22-11-2013
4. Il GLI attua un monitoraggio e una valutazione del
livello di inclusività nella scuola
5. Il GLI sviluppa un sistema di confronto sui
singoli casi offrendo consulenza e supporto
ai docenti nelle cui classi sono presenti
studenti con BES
6. Il GLI propone ai vari gruppi operativi e dai C. di
Cl. di formulare delle proposte di intervento
7. Il GLI raccoglie le singole proposte formulate
dai vari gruppi operativi e dai C. di Cl. allo scopo
di integrare i vari input riguardanti i diversi
aspetti dell’inclusione e pervenire ad un’unica
proposta
UN MODELLO PROCEDURALE SUI B.E.S. A PARTIRE DALLA
DIRETTIVA 27-12-2012 E DALLA C.M.8/2013 e 22-11-2013
8. Il GLI elabora una proposta di P. A. I. (Piano annuale
per l’Inclusività) riferito a tutti gli studenti con BES, da
redigere al termine di ogni anno scolastico (giugno),
con un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle
risorse esistenti nella scuola
9. Il GLI invia il PAI alle Istituzioni competenti (USR)
10. Il GLI, nel mese di Settembre, sulla base delle
risorse effettive, procede ad un ri-adattamento del
Piano sulla base del quale il D.S. procederà
all’assegnazione definitiva degli incarichi al
personale
11. Il GLI, durante il corso dell’anno, realizzerà un
monitoraggio e una valutazione qualitativa in
itinere.
N.B. L’ATTIVAZIONE DI UN PERCORSO
INDIVIDUALIZZATO E PERSONALIZZATO
PER UN ALUNNO INDIVIDUATO IN
SITUAZIONE DI BES DEVE ESSERE
DELIBERATA DAL CONSIGLIO DI CLASSE
DANDO LUOGO AL PIANO DIDATTICO
PERSONALIZZATO (PDP), FIRMATO DAL
D.S., DAI DOCENTI E DALLA FAMIGLIA
Giunti alla fine, è giusto ricordare che la qualità più
preziosa e profonda che deve possedere un
operatore (dirigente o docente) che ha deciso di
occuparsi di bambini disabili è quella di ….saper
attendere pazientemente…. Come brillantamente
ha scritto Stefano MISTURA (2006)
“se perdiamo il senso della pazienza, vuol dire che non sappiamo più
vivere nel tempo dell’altro; ogni cosa, ogni evento deve potersi
modulare sul suo proprio modo di apprezzare il tempo. La pazienza è
infatti necessaria a chiunque tenti di aprirsi al tempo dell’altro, poiché
non sono soltanto gli uomini e le donne delle società lontane a vivere il
tempo in modo diverso, ma tutte e tutti coloro che, in prossimità del
loro Sé, ricordano che il tempo si vive al plurale. Solo la pazienza
tollera questa pluralità senza volere a ogni costo ridurla
autoritariamente ad una norma comune. C’è un gusto unico della
temporalità di ciascuno. Solo la pazienza conserva il senso etico di tale
unicità e si apre ad essa come a un bene prezioso sul quale bisogna
vegliare. L’impazienza non vuole vegliare, essa anticipa la fine e vi si
precipita senza averne riguardo: ma coloro che vegliano percepiscono
l’aurora perché sanno che non sono soli e ne gioiscono?”
LA PAZIENZA PRODUCE
L’ESPERIENZA, L’ESPERIENZA
PRODUCE LA SPERANZA.
TRASFORMATEVI, RINNOVANDO IL
VOSTRO INTELLETTO, AFFINCHE’
POSSIATE CONOSCERE PER
ESPERIENZA QUAL E’ IL VERO
BENE”
LETTERA DI PAOLO AI ROMANI