COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento BIOECONOMIA E SVILUPPO Testo e progetto depositati. Tutti diritti riservati alla COBASE Audizione di Massimo Pieri Presidente COBASE e Stefano Mannacio Project Director COBASE VIIIa e Xa Commissione (Ambiente e Attività Produttive) Camera dei Deputati 21 marzo 2014 Indagine Conoscitiva sulla Green Economy 1 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento INDICE LA BIOECONOMIA ANALISI…………………………………………………………….PAG. 3 BIOECONOMIA E CRISI…………………………………………………………………..PAG. 5 BIOECONOMIA, CRISI DEI DIRITTI ED ESCLUSIONE SOCIALE………………..PAG. 6 BIOECONOMIA VERSUS GREEN ECONOMY………………………………………..PAG. 8 ENERGIE RINNOVABILI INEFFICIENTI……………………………………………..PAG. 10 GREEN ECONOMY LA MISTIFICAZIONE DEGLI SPRECHI……………………..PAG. 12 GREEN ECONOMY E SVILUPPO SOSTENIBILE……………………………………PAG. 13 SOFFERENZA DEGLI ANIMALI E CAMBIAMENTI CLIMATICI………………...PAG. 14 DIRITTI DEGLI ANIMALI E PROPRIETA’ INTELLETTUALE……………………PAG. 16 FARMACOPEA E FITOTERAPIA…………………………………………..…………..PAG. 17 CITTA’ ELETTRICA E PARCHI AGROECOLOGICI………………………………..PAG. 18 LA BIOECONOMIA PER RISOLVERE LA POVERTA’………………………..…….PAG. 18 INDICAZIONI PROPOSTE PROGETTI………………………………………………...PAG. 20 2 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento Gentile Presidente, prima di tutto desidero ringraziarLa per la possibilità di essere auditi da questa Commissione, al fine di fornire un contributo alla migliore definizione critica della cosiddetta “Green Economy”. Prima di entrare nel merito dell’audizione va specificato che la COBASE, Associazione Tecnico Scientifica di Base è un’organizzazione indipendente, scientifica e di ricerca, senza fine di lucro, costituita da ricercatori e professionisti. Essa è Major Group con il Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile nel settore “Scientific and technological communities” delle Nazioni Unite, gode dello status consultivo speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) e partecipa all’attività del Subsidiary Body for Scientific Technical and Technological Advice (SBSTTA) della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD) e della Convezione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). La COBASE è stata nominata delegato di numerose delegazioni del Governo Italiano in lavori e conferenze dell’ONU e dell’EU e ha partecipato in qualità di membro effettivo al Selection Panel della Convenzione per Combattere la Desertificazione, alla Commissione intergovernativa “Ambiente Globale”, al Comitato Nazionale per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e alle Conferenze di Rio su Ambiente e Sviluppo del 1992 e del 2012, dove ha organizzato vari eventi speciali. LA BIOECONOMIA: ANALISI L’economia può essere vista come lo studio delle trasformazioni di materia ed energia realizzate dall'attività umana e il risultato di qualsiasi processo economico è legato strettamente ai costi che derivano da ogni spreco o dissipazione. Da questa osservazione deriva che i processi economici sono vitali e, come qualsiasi processo vitale, sono irreversibili e sembrano limitarsi a trasformare le risorse naturali in scarti. È innegabile che gli scarti e il loro rilascio nell’ambiente, pur assenti nell’analisi standard, hanno una valenza economica al pari delle risorse naturali. E’ anche evidente che, data la natura entropica dei processi economici, gli scarti costituiscono un output inevitabile; nonostante ciò, l'inquinamento èsempre menzionato solo in modo analiticamente superficiale. E’ un fatto che l’economia neoclassica, basando il 3 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento proprio nucleo analitico sul concetto di abbondanza (o scarsità) relativa delle risorse in un dato momento, utilizzando solo le informazioni di mercato date nello stesso momento, non è in grado di incorporare il concetto di finitezza di una risorsa a bassa entropia o il concetto di abbondanza di uno scarto ad alta entropia. Staticità, riproducibilità, ciclicità omogenea, simmetria, equilibrio dei processi economici ad infinitum, sono gli strumenti neoclassici. Dinamicità, diversità, asimmetria, ciclicità eterogenea, omeostasi dei processi di trasformazione costituiscono al contrario gli elementi analitici base della bioeconomia. I processi vitali, infatti, visti come "macchine termodinamiche", devono attingere da fonti di bassa entropia, che è una condizione necessaria per il loro funzionamento, perché nel nostro mondo, tutto ciò che per noi ha una qualche utilità è costituito da bassa entropia. Per questo ogni processo economico è entropico in tutte le risorse che utilizza. Le risorse energetiche e materiali una volta utilizzate e trasformate in parte o in tutto in scarti possono essere riutilizzate (riciclate) e rientrare nel ciclo produttivo solo a costo di utilizzare altre risorse a bassa entropia con ulteriore carico ambientale. Qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia e di materia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e cose materiali. I due processi, di trasformazione della materia ed economici, sono entrambi entropici, ma si differenziano perché nella trasformazione della materia i processi sono automatici, mentre in economia le variazioni di entropia dipendono dall’attività umana, la quale dirige e canalizza l’uso delle risorse dell'ambiente secondo regole che variano nel tempo e da luogo a luogo, a seconda delle scelte. Questa attività produce alta entropia, cioè più rifiuti, mentre nei processi naturali non esistono gli scarti e non esiste la povertà. Qual è allora il vantaggio di tali processi? Dobbiamo renderci conto che il prodotto effettivo di un processo economico non è un flusso materiale e la dissipazione di energia, ma il puro godimento della vita. Il reddito reale, il lavoro e il tempo libero costituiscono solo una "misura" materiale di quel flusso. Questa è la caratteristica che differenzia i processi naturali da quelli economici. Da ciò deriva la necessità di ripensare la scienza economica, in termini di bioeconomia, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e i limiti imposti dalle condizioni ecologiche e diventarne dipendente. Con la bioeconomia si può stabilire la fondamentale differenza tra sviluppo e crescita: lo sviluppo è l’introduzione di un’innovazione che non è solo creazione di nuovi beni ma anche di nuovi processi e di nuovi indirizzi; la crescita, invece, è data dall’aumento di beni esistenti e del consumo di risorse già disponibili. E’, perciò, necessario fare attenzione a distinguere fra crescita e sviluppo. 4 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento D’altra parte, durante la crisi, applicando i principi bioeconomici è possibile raggiungere il benessere senza aumentare i consumi di beni e risorse già esistenti, prendendo come misura le modalità di produzione e conservazione della natura e della sua diversità, le uniche entità certamente sostenibili. E’ possibile raggiungere un certo livello di benessere in maniera indipendente dalla crescita economica con altri modelli di sviluppo (non di crescita), per esempio attraverso la rivitalizzazione di economie locali. In questa maniera il modello bioeconomico, che intreccia temi sociali, economici, ecologici e dei beni comuni, permette di riprogettare, in agricoltura, industria e architettura, gli insediamenti umani e ambientali che soffrono, utilizzando il territorio e le sue risorse e cercando di imitare, secondo la conoscenza tradizionale, legami e relazioni che si ritrovano in natura. Così si possono ottenere abbondanza di risorse, alimenti e filiere sostenibili a basso costo per coprire le esigenze locali. Tale impostazione permette anche di considerare il problema della povertà e la sua soluzione come una variabile economica ed ecologica del sistema stesso. BIOECONOMIA E CRISI La gravità e la contemporaneità delle diverse dimensioni della crisi dà sempre maggiore evidenza alla insostenibilità del corrente modello economico, tanto che risanare l’economia in sé dalla stessa crisi, ci sembra che non sia possibile. La crisi economica finanziaria, ecologica e sociale ha messo sempre più in evidenza i limiti, fino al rischio della irreversibilità del modello economico attuale e del suo sistema finanziario. Le speranze di una ripresa spontanea della crescita e del “business as usual” (che tutto ritorni come prima) e, quindi, di un ritorno a scelte e comportamenti che hanno prodotto questa crisi non danno affidamento riducendosi a concetti e convinzioni di mera retorica: l’uomo è il padrone della natura e delle risorse e ne detiene il dominio, il mercato finanziario può risolvere qualunque problema, le risorse a disposizione sono illimitate, la fiducia nella scienza è infinita. E’ evidente che non può essere il modello che ha prodotto la crisi lo stesso che può risolverla. Questa problematica nasce dall’osservazione delle difficoltà della scienza e dell’economia moderne a dare risposte soddisfacenti al problema dello sviluppo sostenibile, argomento all’ordine del giorno dei più importanti negoziati, trattati e attività d’agenzie internazionali su economia, popolazione e sviluppo. Da questa difficoltà deriva l’incapacità di colmare il divario tra la crisi del mercato, le comunità umane e la biodiversità, fra potere e utilità. Il tema della sostenibilità rappresenta un argomento che nel suo insieme racchiude i diversi elementi della convivenza armoniosa dell’uomo e le relazioni tra esseri umani e risorse. In questo contesto si può dire che l’Europa (in particolare l’Italia) è un’ unione dove la varietà ambientale, biologica, dei prodotti e dei processi si è formata e si è mantenuta grazie alla 5 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento diversità delle culture, che hanno contribuito alla sua essenza anche economica e quindi può rappresentare un’ipotesi di esempio di sostenibilità. Per combattere la crisi, ecologica, finanziaria, sociale, scientifica e della conoscenza, è necessario superare il corrente modello economico basato sull’economia neoclassica e la cosiddetta “economia verde di mercato” che serve a dare una mano di vernice su una sostanza economica ispirata ai consueti principi di crescita esponenziale dei consumi privati. “Bioeconomia e Sviluppo” è un progetto della COBASE per l'utilizzo e la produzione di beni e prodotti per generare sicurezza e reddito attraverso programmi di produzione innovativi; si definiscono nuovi settori di intervento e si mette a punto una nuova strategia politica per indirizzare programmi economici verso un uso appropriato e sostenibile delle risorse naturali, biologiche, locali necessarie alla produzione di alimenti sicuri, ma anche beni materiali, energia, biomasse, edilizia e altri prodotti e per uscire dalla crisi in modo stabile e duraturo. Con i principi, gli obiettivi, gli strumenti, i piani e i progetti bioeconomici si può procedere, utilizzando indicatori economici e ecologici, verso un nuovo sviluppo, l’aumento dell’occupazione, il miglioramento della qualità della vita e l’efficienza dei servizi, tenuto conto dell’aumento della popolazione mondiale e della scarsità delle risorse naturali. Noi pensiamo che con la bioeconomia sia possibile raggiungere il benessere senza aumentare i consumi di beni già esistenti, prendendo come misura le modalità di produzione e conservazione della natura, certamente sostenibili. La bioeconomia che con l’economia intreccia temi di agricoltura, ecologia, architettura (urbanistica), diritti umani e degli animali, permette di riprogettare gli insediamenti umani che soffrono la povertà. BIOECONOMIA, CRISI DEI DIRITTI ED ESCLUSIONE SOCIALE La crescita della ricchezza materiale, misurata esclusivamente secondo indicatori monetari e finanziari, può avvenire a danno della qualità della vita e sottovalutando le reazioni degli esclusi. Gli esclusi sono incorporati nell’analisi neoclassica come inoccupati. Un tasso frizionale di disoccupazione fa parte dell’analisi neoclassica che tende alla piena allocazione dei fattori produttivi e quindi anche dei lavoratori. Partendo dall’ipotesi che, in un dato istante, tale condizione sia sempre soddisfatta, essa non è in grado di interpretare la dinamica dei processi sociali in cui tale obiettivo non si realizza. La discrasia (la crisi) di un modello che prevede ciò che è diverso dalla realtà fattuale può 6 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento implicare forme di controllo sociale o spinte autoritarie per includere a forza la crisi nel modello senza però modificarne i paradigmi analitici. Il cuneo degli esclusi è tanto più grande e critico quanto critica è la differenza tra il valore reale dei processi di trasformazione della materia e il valore finanziario degli stessi. Le grandi crisi rappresentano i punti più critici di tali differenze, dove, al massimo dello stock di capitale finanziario, corrisponde, poi, il massimo stock di capitale umano escluso. Il problema analitico è, quindi, complesso. L’economia neoclassica, infatti, per allocare pienamente le risorse, deve crescere in termini di valore indipendentemente dai flussi materiali prodotti. La differenza che si crea fra la crescita economica finanziaria e quella reale produttiva rappresenta il momento della crisi da cui deriva un processo distruttivo per la ristrutturazione degli scambi economici. La bioeconomia si basa, al contrario, sullo sviluppo inteso come continua innovazione dei processi volta al mantenimento dell’omeostasi che consiste nel tentativo di conservare il proprio livello strutturale e informativo, contrapponendosi all’aumento dell’ entropia. Essa non ha analiticamente bisogno di una crisi per innovare i processi perché opera un costante affinamento degli stessi. La bioeconomia, come i processi naturali, è una ristrutturazione permanente e si muove con delicatezza come un equilibrista sul filo che aggiusta l’asta in modo quasi impercettibile ma costantemente. Partire da questo presupposto, che implica la ricerca di un equilibrio dinamico non individuabile con criteri meccanicistici, significa procedere verso uno sviluppo armonico, in cui le persone mantengano il controllo sulla produzione di beni e servizi necessari ai bisogni sociali, con una fruizione più consapevole e partecipe degli stessi. Con la bioeconomia si tende ad un equilibrio dinamico e omeostatico, che si fonda sulla diffusione di un modello di vita incentrato su un uso appropriato dei consumi e dello spreco, sulla concorrenza perfetta e basato sulla ricerca dell’ottimo paretiano ed ecologico, della soddisfazione e del benessere. E’ bene osservare che le ricchezze complessive della società non sono solo i beni durevoli, ma anche la conservazione del capitale naturale ed ecologico, il rapporto con gli animali e le piante, la socialità e il tempo libero, la conoscenza, la diversità biologica e culturale, che consentono all'uomo di incrementare le sua capacità di produrre benessere, come avviene per i popoli indigeni e la conoscenza tradizionale. 7 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento BIOECONOMIA VERSUS GREEN ECONOMY In tale contesto si parla di “Green Economy” come un coacervo di attività volte genericamente a salvaguardare l’ambiente e produrre nuovi livelli di occupazione. Esiste un profonda discriminante di natura tecnica scientifica e politica per distinguere le attività economiche che possono far parte dell’economia verde e quelle che, prendendo spunto da un approccio bioeconomico fondato sui rendimenti del sistema, sono da considerarsi operazioni di pura cosmesi, se non vere e proprie mistificazioni. Chi controlla l'economia verde (e l’economia blu)? (dati sono forniti da “etc group”) La 'Green Economy' può evocare immagini iconiche di pannelli solari e turbine eoliche (al posto di foreste e alberi) ma non è su questi che si concentra veramente l'attività delle grandi aziende. Mentre le energie “rinnovabili” non-idro e non-nucleari rappresentano solo una piccolissima porzione (1,8%) del consumo globale di energia, la quasi totalità di queste consiste nella raccolta e la combustione di biomassa per produrre energia, carburanti e, ora, prodotti chimici. E’ interessante notare come i riallineamenti dei grandi gruppi aziendali alla nuova 'economia verde' avvengono intorno alla biomassa vegetale e animale. La grande trasformazione tecnologica verde, che si evoca continuamente, porterà ad una "green economy" per aiutarci a salvare noi stessi e il nostro pianeta? O servirà a coloro che già controllano l’attuale “greed economy”(economia avida)?” Nuovi studi forniscono un'immagine del livello del controllo societario delle grandi aziende in più di una dozzina di settori economici rilevanti per l'economia verde (comprendente i semi, l’energia, la bioinformatica e i prodotti alimentari), da cui si deduce che, in assenza di una governance efficace e socialmente sensibile, l'economia verde provocherà una convergenza del potere di organizzazioni, che operano con assetto monopolistico o oligopolistico, ancora maggiore e potrà scatenare il più massiccio accaparramento di risorse mai visto con conseguenze economiche ambientali inimmaginabili. Con dati specifici e qualificati sulle più grandi e più potenti aziende concorrenti che controllano 25 settori dell’economia reale, sono stati assemblati gli elenchi delle prime dieci compagnie (quotate dal mercato) relative ai 18 principali settori economici rilevanti per l'economia verde. Questi elenchi includono i primi 10 protagonisti nei settori dell’acqua, energia, sementi, pesca e acquacoltura, processamento e vendita di cibo, prodotti chimici, fertilizzanti, pesticidi, miniere, prodotti farmaceutici, biotech, commercio del grano e altro e considerano anche una manciata di protagonisti di nuovi ed emergenti settori industriali 8 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento tra cui la biologia sintetica, i big data, la produzione di alghe marine e la genetica del bestiame. Analizzando l’andamento economico e produttivo delle grandi aziende e corporazioni si vede che la tendenza monopolistica è costante. Ad esempio le prime 10 società multinazionali del seme ora controllano il 73% del mercato delle sementi commerciali di tutto il mondo, le 10 aziende di pesticidi più grandi al mondo ora controllano un enorme 90% di un mercato globale dei pesticidi da 44 miliardi di dollari, 10 compagnie controllano il 76% delle vendite di prodotti farmaceutici per animali, 10 aziende di mangimi animali controllano il 52% del mercato globale di alimenti per animali, 10 imprese chimiche hanno in mano il 40% del mercato chimico, 10 aziende forestali controllano il 40% del mercato forestale, 10 aziende minerarie controllano un terzo del mercato minerario e le prime dieci società di energia controllano un quarto del mercato mondiale dell'energia.Si determinano nuove convergenze aziendali, che attraversano diversi settori industriali, non appena le grandi corporazioni si posizionano per dominare l”economia verde”, dando così vita a nuovi oligopoli “green”. Un esempio calzante è la società DuPont, la seconda più grande compagnia sementiera al modo, la sesta più grande compagnia chimica e la sesta più grande compagnia di pesticidi, che sta ora emergendo con un ruolo primario nei settori del biotech, dei biocombustibili e delle bioplastiche, della biologia sintetica, delle alghe, di ingredienti ed enzimi, mentre definisce una partnership con la terza più grande compagnia energetica al mondo, la BP. Agli inizi del 1990 la prima commercializzazione delle tecnologie di ingegneria genetiche guidò la riorganizzazione massiccia dei settori delle sementi, dei prodotti dell’agrochimica e farmaceutici e la comparsa di giganti di 'scienze della vita' come Monsanto e Novartis. Oggi le nuove tecnologie della biologia sintetica stanno provocando un'altra frenesia di fusioni, acquisizioni e joint venture, intorno all’economia “verde”della biomassa, delineando grandi protagonisti del mercato della grande energia e chimica come Dow, DuPont, BP, Shell , Exxon, Chevron e Total in nuove alleanze con giganti del grano, delle foreste e dei semi come Monsanto, Cargill, Bunge, Weyerhaeuser and ADM. Al cuore di queste nuove alleanze vi sono sorprendentemente le nuove compagnie di biologia sintetica 9 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento come Life Technologies Inc, Amyris, Solazyme e Evolva tutte rapidamente promosse a un ruolo significativo nei settori del cibo globale , energia e prodotti farmaceutici e chimici. Le dimensioni del mercato globale dell'energia ammontano a circa 7 trilioni di dollari e sovrastano, di gran lunga, ogni altro settore economico. Secondo le ultime analisi, tuttavia, il mercato alimentare globale si avvicina all’energia, anche quando si prendono in considerazione i sussidi governativi con cui si pagano i produttori di energia, così i capitali del cibo (e del suo controllo) potrebbero surclassare i capitali dell’energia (e del suo controllo). La biomassa rilevata negli oceani e gli ecosistemi acquatici rappresenta il 71% della superficie del pianeta. Questo è il motivo per cui compagnie dell’energia e della chimica come Du Pont, Statoil, DSM, Exxon, Mitsubishi, Monsanto, Chevron e il gigante dello shippingStolt Nielsen guardano alla frontiera acquatica alla ricerca di nuovi zuccheri e olii per alimentare l'economia basata sulle biomasse, proponendo lo sfruttamento su larga scala delle alghe, dei pesci e tutta la biomassa acquatica che si trova nei laghi, nei fiumi e negli estuari costieri. ENERGIE RINNOVABILI INEFFICIENTI Il primo punto è di carattere tecnico e riguarda l’efficienza energetica in relazione al dibattito sulle cosiddette energie rinnovabili. Solo una strategia oppressiva di manipolazione mediatica, finanziata per anni sia dal settore pubblico che da quello privato, è stata in grado di convincere il grande pubblico che tecnologie a basso rendimento energetico sono in grado di migliorare la qualità ambientale e addirittura la qualità della vita e ha potuto imporre a scienziati, politici, NGO, Agenzie, media, un modello monoculturale che con il “Green” prefigura un mondo ricoperto di pannelli solari, pale eoliche, biocarburanti provenienti da biomasse. Desideriamo infatti ricordare che il solare e l’eolico sono due fonti di energia rinnovabile a basso rendimento energetico la cui messa in opera è stata finanziata dagli utenti che usano energia prodotta con fonti tradizionali che, di norma, sono le persone più svantaggiate, inquilini e piccoli proprietari di condomini. 10 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento Il solare è stato prevalentemente scelto da proprietari di ville, di terre, di aree di parcheggio, quindi solo allo scopo di incassare incentivi. Posto il valore degli stessi pur in lenta decrescita ammonta alla mirabolante cifra di quasi sette miliardi di Euro basterebbe solo una semplice indagine statistica per scoprire che tale misura sia stata ed è un trasferimento di danari dai poveri ai ricchi?, del tutto ingiustificabile socialmente se non attraverso una mistificazione di natura ideologica. Anche tenendo conto delle esternalità prodotte dalle fonti energetiche che generano combustioni il costo delle energie rinnovabili non è sostenibile, perché si dovrebbe considerare il fatto che la produzione di pannelli di silicio, per esempio, richiede potenze non raggiungibili con l’energia solare. La Germania, per esempio, considerata un modello della “green economy” sta fallendo nel suo programma di incentivazione delle energie alternative creando, come decritto recentemente da Financial Time, 6,9 milioni di famiglie che spendono in elettricità più del 10% del loro reddito, a causa del fatto che il costo delle energie rinnovabili ha causato in aumento del costo dell’energia dell’80% dal 2000 al 2013 secondo dati OCSE. Anche in questo caso gli operai della Ruhr pagano prezzi di energia alti per finanziare i ricchi proprietari della Bavaria che installano i pannelli solari. Il biocarburante, invece, non ancora particolarmente sviluppato in Italia, ma, soprattutto, in Brasile, pone gravissimi problemi di gestione delle coltivazioni e di sottrazione di terre destinate ad uso agricolo. L’operazione di sussidiare tali fonti di energia rinnovabile a basso rendimento ha inoltre generato un’occupazione precaria costituita da installatori di pannelli per il solare e lobbisti nella pubblica amministrazione per l’eolico. Sulle commistioni tra malaffare e installazione di impianti eolici non ci dilunghiamo, anche se non sono pochi i casi i casi descritti dalla cronaca, anche quella giudiziaria. Osserviamo inoltre una carenza di protagonismo tecnico e scientifico del nostro paese nella ricerca di base. Il solare a pannelli di silicio e l’eolico a pale sono ormai due tecnologie mature a bassissimo rendimento energetico. Esiste ricerca sul solare come nell’eolico ma il nostro paese non è di certo protagonista, come sui metodi di trasporto dell’energia elettrica fino ai superconduttori. 11 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento GREEN ECONOMY LA MISTIFICAZIONE DEGLI SPRECHI Sono in atto campagne contro lo spreco di cibo, acqua ed energia lanciate dalla UE e da altri organismi e diverse iniziative sono state messe a punto con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari da parte di università ed enti assistenziali. Ma, le proposte che mirano a contenere lo spreco con programmi surrettizi, come la beneficenza, senza scalfire il modello economico, sono solo indicazioni demagogiche e poco più che palliativi, che non interessano alcuna fase del ciclo di produzione, né il mercato. E’ necessario fare una distinzione fra prodotti, scarti, rifiuti e spreco. I prodotti sono beni o servizi che il consumatore acquista o utilizza per soddisfare delle necessità. Scarti sono oggetti e materiale eliminato durante il processo di produzione in seguito ad una cernita effettuata per i più diversi motivi; la produzione standardizzata, ad esempio, implica sfridi, ovvero materiale di scarto di lavorazione. I rifiuti sono il prodotto finale del processo, gli avanzi delle più svariate attività dell’uomo. La differenza fra prodotto, scarto e rifiuto non è sostanziale se consideriamo il processo economico solo come processo di trasformazione della materia; ma, mentre i prodotti producono benessere, i rifiuti e gli scarti, per produrre benessere, devono essere riciclati impiegando nuove risorse. Lo spreco - sia individuale che collettivo, sia del consumatore che del produttore - non è, come i prodotti, i rifiuti e gli scarti, un output del processo ma una caratterista dell’attuale sistema economico. Lo spreco, inteso come produzione scriteriata, o inutile, o come un’attività che non produce valore, in realtà, non esiste, è un’invenzione; si dovrebbe parlare, piuttosto, di eccesso di consumi ed eccesso di produzione che sono conseguenze inevitabili del sistema economico neoclassico, tanto è vero che nei paesi occidentali, oltre un terzo del consumo alimentare viene buttato nella pattumiera e, così, una gran quantità di prodotti industriali obsoleti rimangono inutilizzati e sono destinati ai rifiuti. Questa enorme quantità di cibo e di prodotti inutilizzati è necessaria, perché serve per l’ottimizzazione del processo, che è un vantaggio sia per il produttore che per il consumatore. Se in un ristorante si vuole garantire un menù variegato, bisogna preparare una maggiore quantità di cibo di quella che bisogna preparare con un menù fisso. Quella quantità è necessaria e il prezzo finale terrà conto del cibo non consumato, che, essendo già pagato, non è spreco. Statistiche, regole di mercato, sondaggi, potranno proporzionare domanda ed offerta, ma quest’ultima, sarà sempre superiore per corrispondere al necessario. Qualcuno sostiene che lo spreco è un vero e proprio valore aggiunto del mercato: noi dobbiamo vendere, vendere, vendere e comprare, comprare, comprare, indebitandoci, 12 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento altrimenti il sistema economico non cresce, si ferma. L’eccesso di produzione è, quindi, un valore necessario affinché i prodotti arrivino sugli scaffali in immense quantità per coprire la domanda dei consumatori. La domanda è crescente per assicurare il funzionamento del sistema e la crescita economica, la merce è sovrabbondante per assicurare adeguata qualità e quantità dei prodotti a tutti, anche a chi non compra, in ogni momento. Con modelli, colori, tipi, case produttrici, la merce sovrabbondante è continuamente selezionata in funzione dei nuovi requisiti normativi, sanitari, di qualità, gusto, moda, tecnologia. Insomma, è necessario produrre quel surplus che viene chiamato spreco, ma che non è altro che una caratteristica, vitale, dell’attuale processo economico. Non si deve ridurre l’economia ad un questione di assistenzialismo moralistico, infantile e ridicolo come fa chi giudica lo spreco un male assoluto. Dal punto di vista dei sostenitori del modello economico neoclassico lo spreco è un valore positivo perché è garanzia di ricchezza e benessere ed assicura il funzionamento del sistema, il quale gira proprio grazie all’accumulo di sovrabbondanti quantità di prodotti. Ciò implica un’enorme produzione di scarti e rifiuti che qualcuno, per attribuire un valore morale negativo, ha deciso di chiamare spreco. Non è lo spreco il vero difetto del sistema economico neoclassico, bensì la coercizione al consumo e alla produzione, in una società che non tiene conto della limitatezza e della scarsità delle risorse e delle regole per la loro gestione. GREEN ECONOMY E SVILUPPO SOSTENIBILE La Conferenza di Rio sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite è stata il culmine di un processo di mistificazione, ideologica e culturale, senza precedenti. Nonostante non vi sia il minimo dubbio che lo sviluppo sostenibile sia un concetto nocivo, un ossimoro o un’antinomia, e che la Green Economy sia solo un nuovo strumento a servizio di industrie di natura oligopolistica o monopolistica (trasporti, impiantistica, energia, informatica), il Documento Finale del Simposio ha voluto individuare in questo modello teorico, il futuro pilastro dello sviluppo economico. Nessun impegno o programma per i Governi o per le Agenzie. La Conferenza non è stata solo il fallimento di un percorso iniziato vent’anni fa, ma anche un’autoritaria affermazione del Brasile, complice l’Italia, entrambi membri del Bureau della Conferenza; i due Paesi si sono adoperati per celebrare il settore privato delle grandi industrie del Green al quale, mediante un’ondata di rimedi pseudoscientifici e palliativi, di 13 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento tecnologie verdi inefficienti e di oscuri finanziamenti pubblici, sarebbe demandata la soluzione dei problemi del mondo, povertà, fame, riduzione della biodiversità, desertificazione, cambiamenti climatici, deforestazione, acqua, rifiuti. La Green Economy, nella Conferenza, ha esaltato l’idea del trasferimento tecnologico “one way”, mentre le industrie fanno il loro business introducendo nel mercato prodotti a rendimento energetico e tecnico praticamente nullo, spacciati per baluardi di salvaguardia ecologica. L’esaltazione del “Green” ha annullato i preziosi riferimenti ai diritti umani e dei popoli indigeni, alla conoscenza olistica ed interdisciplinare delle questioni ambientali e dell’uso corretto delle risorse. La Green Economy è inoltre fonte di mistificazione e impoverimento nei programmi di cooperazione internazionale e propone di fatto una forma di colonialismo energetico e sul trasferimento unilaterale di tecnologie. Il vertice dei Popoli, presente a Rio, ha dichiarato che l’economia verde è il lifting del capitalismo, voluto dall'attuale sistema per dare un volto verde al capitalismo ma senza la volontà di rivedere lo sviluppo vigente e di cambiarlo a livello strutturale. “La cosiddetta economia verde è una delle espressioni dell'attuale fase finanziaria del capitalismo, caratterizzata dall'utilizzo di meccanismi vecchi e nuovi, come l'aumento dell'indebitamento pubblico-privato, la spinta eccessiva ai consumi, l'appropriazione e la concentrazione nelle mani di pochi di nuove tecnologie, i mercati del carbonio e della biodiversità, l'accaparramento di terre spesso da parte di stranieri, i partenariati pubblico-privato” (documento finale del vertice del Popoli). La green economy, in buona sostanza vuole solamente sostituire i prodotti convenzionali con i prodotti cosiddetti biologici o passare alle energie pulite gestite dai grandi gruppi industriali. SOFFERENZA DEGLI ANIMALI E CAMBIAMENTI CLIMATICI L’effetto “riscaldante”dei Greenhouse Gas (GHG)è espresso come CO2eq (CO2 equivalenti): l’anidride carbonica è il punto di riferimento. Il suo potenziale riscaldante globale (GWP, global warming potential) è considerato pari a 1, quello del metano e dell’ossido di azoto sono rispettivamente pari a 25 e 298. A parità di quantità, metano e ossido di azoto contribuiscono quindi al riscaldamento globale 25 volte e 298 volte rispettivamente in confronto a quanto contribuisce l’anidride carbonica. 14 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento Anidride carbonica, metano e ossido di azoto sono prodotti naturalmente dai processi biologici, ma l’industrializzazione e l’intensificazione sempre più spinta di agricoltura e zootecnia hanno esasperato questa situazione, producendo livelli di GHG che gli ecosistemi non sono in grado di tamponare e così, liberati in grandi quantità nell’atmosfera, i gas hanno avuto e hanno tuttora come effetto un surriscaldamento del clima globale. L’attività di produzione animale e l’aumento della temperatura globale sono strettamente connessi tra loro, infatti la produzione di carne e di latte negli allevamenti intensivi è una delle principali responsabili dell’emissione in atmosfera di GHG. Nel Rapporto FAO del 2006 Livestock’s long shadow è stato calcolato che gli allevamenti intensivi producono il 18% di anidride carbonica, metano e ossido di azoto. Di tutti i GHG di origine umana, almeno il 21% della CO2 deriva dalla produzione animale In maniera indiretta, ma molto consistente, gli allevamenti sono inoltre responsabili dell’elevata presenza di FAO - LIVESTOCK LONG SHADOW - 2006 CO2 nell’atmosfera, anche per la distruzione di migliaia di ettari di foreste per fare posto ai pascoli. Il 72 % del metano totale, per esempio, derivante da attività umane emesso in atmosfera proviene sia direttamente dai processi digestivi dei ruminanti (bovini, ovini, caprini) che dall’evaporazione dei composti presenti nel letame. Gli allevamenti intensivi contribuiscono anche in un altro modo alla presenza di una eccessiva quantità di GHG nell’aria: per far posto ai pascoli necessari infatti, ampie zone sono state deforestate. I vegetali, a differenza degli organismi animali, sono in grado di catturare la CO2 presente nell’aria, liberando poi ossigeno ed utilizzando il carbonio per crescere: è la cosiddetta fotosintesi clorofilliana. L’eliminazione massiccia di migliaia di ettari di alberi ad alto fusto ha come effetto la diminuita capacità di catturare l’anidride carbonica. Il rapporto della FAO evidenzia inoltre che: 15 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento – il 26% delle terre libere da ghiacci sulla Terra è occupato da pascoli, e che, globalmente: – il 33% dei terreni agricoli è occupato dalla coltivazione di foraggio; – un terzo dei cereali raccolti sono impiegati come foraggio per gli animali; – il 20% dei pascoli sono degradati DIRITTI DEGLI ANIMALI E PROPRIETA’ INTELLETTUALE Il problema dei cambiamenti climatici e degli allevamenti intensivi si confronta con un tema fondamentale trascurato completamente dalla Green Economy, ovvero quello della sofferenza degli animali, del loro diritto alla felicità, a non soffrire, a non essere reclusi in quelli che possiamo definire campi di concentramento presenti a pochi chilometri da casa nostra, nel nostro silenzio, nella nostra indifferenza. Tale tema può essere affrontato da molte angolazioni. La prima è, appunto, quella che ormai viene sempre di più percepita come una posizione animalista, che implica l’assunzione di una dieta priva di carne ed eventualmente derivati per motivi non di salute ma etici. I vegetariani o i vegani per tale ragione sono sempre di più, specialmente in Italia, e assumono come profondamente reale l’affermazione del grande scrittore Singer secondo il quale per gli animali è ancora una eterna Treblinka. Esiste però un aspetto che deve essere valutato attentamente. Secondo dati forniti dalla Coldiretti il livello di contraffazione dei nostri prodotti alimentari farebbe perdere circa 60 miliardi di Euro annui, cui una buona parte va attribuita a prodotti di origine animale (formaggi e insaccati). Esiste d’altra parte un movimento che promuove i nostri prodotti di derivazione animale nella loro veste DOP, bio, organico, allevato a terra, verde non tanto a chi si pone il problema della sofferenza degli animali ma che è sensibile alla presunta salubrità dei prodotti certificati. Purtroppo basta andare a vedere nei disciplinari di produzione dei nostri prodotti di eccellenza per scoprire che non è così. Vendiamo prodotti tradizionali che hanno alla fonte un processo industriale proveniente sempre da allevamenti intensivi, salvo alcune nicchie destinate a coprire target di clientela in grado di permettersi elevati livelli di spesa. Il problema quindi è serio perché la sensibilità nei confronti del Green è soddisfatta dal mercato da prodotti che di verde possono avere al limite il colore della confezione o qualche dichiarazione accessoria in merito all’alimentazione degli animali, niente di più. Se, per 16 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento esempio, un prosciutto di Parma lo è solo perché ha respirato le nebbie della pianura padana, con tanto di emissioni di gas serra prodotti da immense porcilaie italiane o olandesi, non basta o non basterà più a rendere quel prodotto unico e inimitabile. Così è anche per tutti i formaggi dove al gusto si associa la separazione della madre dai figli. In sintesi ci troviamo di fronte ad una scelta in un settore strategico come quello alimentare italiano: quella di costruire filiere di prodotto in cui al cibo tradizionale sia associato un allevamento tradizionale con caratteristiche, indicatori, spazi, tempistiche per la macellazione realmente orientate al benessere dell’animale. Inoltre nel settore agricolo noi vendiamo delle eccellenze certamente autoctone, come vino e olio e dall’altra di provenienza alloctona. Una riflessione va senz’altro fatta sui questi ultimi prodotti per formulare nuovi livelli di partnership con le popolazioni dell’America Latina in materia di biotecnologie orientate a produrre diversità di prodotti. Ripartire, per esempio, da ciò che è diventato un simbolo della nostra alimentazione, il pomodoro, per sperimentare quanto da questo prodotto si può ancora scoprire ritornando alle sue origini e alle sue infinite sfumature può costituire una nuova ipotesi di ricerca e nel contempo la via corretta per un nuovo approccio alla cooperazione internazionale. Questo vale per molti prodotti e molti processi in cui l’Italia potrebbe rivelarsi un leader nelle biotecnologie applicate a prodotti tradizionali, con la partnership della conoscenza tradizionale. Un nuovo modello di relazioni e di ricerca che potrebbe costituire un contributo concreto per realizzare gli scopi del prossimo Expo. FARMACOPEA E FITOTERAPIA Una ricerca mirata e un approccio alle biotecnologie può riguardare sia il settore farmaceutico, di cui l’Italia è un leader di mercato e quello della fitoterapia. La collaborazione con la conoscenza tradizionale che vive in luoghi in cui ancora è presente l’80% della biodiversità del mondo deve essere vista come occasione e opportunità per creare una nuova concezione di partnership, contratti e royalties, salvaguardia dei diritti di proprietà intellettuale. CITTA’ ELETTRICA E PARCHI AGROECOLOGICI Il fenomeno dell’urbanizzazione pone un problema importante, che riguarda il 70% della popolazione mondiale, ovvero quello di aumentare l’efficienza complessiva di un ecosistema, come quello urbano, in cui avvengono una moltitudine di scambi e il cui 17 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento innalzamento dell’entropia complessiva deve essere compensato attraverso l’immissione di flussi energetici consistenti. Se ciò e vero, la città dovrebbe diventare sempre di più elettrica, ovvero puntare su una fonte di energia ad alto rendimento evitando combustioni, oppure ibrida, operando in un regime di coppia massima usando reti di tele riscaldamento e tele raffreddamento. La città elettrica a bassa entropia naturalmente è una variante del concetto di smart city cui si deve accompagnare l’ottimizzazione dei flussi di informazione e delle modalità di trasporto e logistica. Le città sono, però, anche agricole. La realizzazione di Parchi agro-ecologici (PAE®), con biodiversità e colture, permetterà di riqualificare il sistema urbano agricolo. I PAE permetteranno di salvaguardare sia la produzione di cibo, sia la biodiversità consentendo di unificare le molte cesure tra centro, periferia e hinterland dell’ecosistema urbano. Si tratta di progettare insediamenti umani che imitano gli ecosistemi naturali, che permettano, con lo sviluppo dell’asimmetria delle strutture e con lo sviluppo dell’agricoltura locale tradizionale, di ripristinare l'equilibrio di sistemi urbani critici. La città elettrica sarà lenta negli spostamenti, veloce nei flussi di informazione, in grado di nutrirsi con prodotti di qualità e ad alto livello di rendimento energetico, perché corrisponde alle indicazioni dei MDGs (oggi SDGs), al Protocollo di Kioto, alle tre Convenzioni di Rio: UNCCD, UNCBD, UNFCCC. PAE corrisponde anche alle indicazioni dell’UE incluse nel documento finale della Conferenza Rio+20: “Il futuro che vogliamo”. LA BIOECONOMIA PER RISOLVERE LA POVERTA’ Il concetto di povertà ha attraversato la storia del mondo occidentale con un ruolo determinante in momenti decisivi per il suo sviluppo e ne alimenta intensamente il complesso della riflessione etica, filosofica, politica, scientifica. A queste ultime è conferita la nobile prerogativa di sanarne definitivamente la piaga, ma per farlo occorre riflettere sulle cause e sulla definizione di povertà. Dal punto di vista occidentale i poveri sono coloro che hanno un reddito pro-capite inferiore ad un dollaro o a due dollari al giorno, insufficiente a garantire salute e benessere. In questa visione l’obbiettivo da raggiungere è il reddito e la capacità di consumo. Dal punto di vista tradizionale o indigeno, povero è colui che non è in grado di mangiare due volte al giorno. In questa definizione è contenuta un’informazione fondamentale: la 18 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento condizione più elementare e necessaria per la vita di un essere umano è il poter mangiare. In questo caso l’obbiettivo da raggiungere è il cibo. Apparentemente questa definizione è una versione elementare della prima, se s’intende il “mangiare due volte” come assorbito nel calcolo dei consumi individuali. In realtà si tratta di rappresentazioni molto diverse Nella definizione occidentale l’agricoltura è associata ad un più elevato livello di benessere e la raccolta appare come una tecnica primitiva, mentre nella definizione indigena si individua nel cibo la prima risorsa di una comunità ed essa e i suoi membri non sono “poveri” se sanno come procurarlo. In questa definizione ciò che è ricchezza per una comunità non soddisfa alcuna classificazione comparativa delle tecniche perché ciò che conta è il cibo, come risultato dell’applicazione di ogni tecnica utile per ottenerlo. Nella conoscenza e nelle regole tradizionali alimentari e sociali, sono contenute le tecniche necessarie al sostentamento di una comunità. Perdere questa conoscenza significa perdere la capacità di provvedere al cibo e quindi entrare a far parte della geografia della povertà e della fame. Povertà e fame estrema, colpiscono in particolare aree geografiche e popolazioni che hanno subito nei secoli sfruttamento, schiavitù, deportazione di milioni di persone e, di conseguenza, conflitti e catastrofi umanitarie ed ambientali, come il processo di desertificazione, senza trovare una soluzione adeguata. Il fenomeno della povertà e della fame è un problema che nelle aree più a rischio sembra non ammettere soluzioni e che si presenta estremo, radicato e incurabile. La produzione di cibo senza regole è responsabile, ad esempio, di circa un quinto del totale delle emissioni di gas serra. Agricoltura e allevamenti intensivi in Africa, che rappresentano un'ampia percentuale dell'estensione complessiva del territorio, hanno forti conseguenze ecologiche e sulla povertà; la produzione di carne monopolizza grandi aree di terra dedicate all’allevamento e alla produzione di foraggio e causa un enorme spreco di risorse di acqua e di cibo. Bisogna però considerare che la presenza di comunità e popoli, in grado di gestire la propria esistenza in relazione con l’ambiente circostante anche nelle condizioni più estreme, può essere interpretata come la prova della validità della diversità culturale nel contesto generale dell’economia vitale. Un programma serio di cooperazione internazionale finalizzato a garantire la sicurezza del cibo, dell’energia, dei servizi e di altri prodotti materiali e per combattere la povertà deve essere basato, prima di tutto, sul riconoscimento e l’uso appropriato delle risorse locali. Per questo sono necessari interventi di assistenza tecnica, bioeconomica, agroecologica, eco19 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento produttiva di alto valore economico, sociale e tecnico, per la conversione di materiali biologici di base in prodotti alimentari, medicinali, ed energetici. In tale contesto si dovrebbero orientare gli interventi e la progettazione verso un approccio bioeconomico teso a ristrutturare le conoscenze tradizionali per ripristinare i relativi ambienti e risorse, alimentari e culturali. INDICAZIONI PROPOSTE PROGETTI ENERGIA Ridurre i consumi di energia; Aumentare l’efficienza energetica nell’industria, in agricoltura, nelle abitazioni, nei trasporti; Migliorare le prestazioni energetiche e ambientali delle centrali termoelettriche e idroelettriche esistenti; Migliorare le prestazioni energetiche e ambientali di tutti i combustibili disponibili per almeno 30 anni; Consentire la costruzione di nuove centrali, solo di piccola taglia, solo per uso locale e previo consenso partecipato dei cittadini coinvolti; Sviluppare la cogenerazione elettricità calore; Sviluppare il teleriscaldamento e il teleraffreddamento; Sviluppare la ricerca su idrogeno e fusione fredda e sulle tecnologie di trasferimento dell’energia; Consentire l’uso delle energie “rinnovabili”, solo se si garantisce un rendimento netto, certificato, non inferiore al 40% per 30 anni e previa analisi del rischio ambientale; Limitare o escludere l’uso di biomasse e dei suoli per usi energetici; Defiscalizzazione e incentivi su ricerca fonti energetiche rinnovabili e tecnologie di trasferimento dell’energia elettrica, ad alta efficienza. CITTA’ ELETTRICA Si tratta di progettare insediamenti umani che imitano gli ecosistemi naturali, che permettano, con lo sviluppo dell’asimmetria delle strutture e con lo sviluppo dell’agricoltura locale tradizionale, di ripristinare l'equilibrio di sistemi urbani critici. Nella città sarà consentito solo l’uso di energia elettrica che è la produzione a più alta efficienza realizzata dall’uomo. 20 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento L’energia viene prodotta fuori della città con la cogenerazione e trasportata nella città con il teleriscaldamento e il teleraffreddamento. L’energia entra nella città solo sotto forma di elettricità, di calore e di freddo. Nella città non sarà consentita alcuna combustione. Le attività produttive ad alto impatto ambientale ed energetico saranno fuori dalla città, mentre saranno consentite attività produttive di piccole dimensioni a basso impatto ambientale ed energetico. I rifiuti industriali dovranno essere abbattuti dai produttori. Saranno consentite attività commerciali e dei servizi a basso impatto ambientale e ad alta efficienza energetica, certificati. Sarà incentivato l’uso dei mezzi pubblici elettrici ad alto rendimento energetico e sociale. Si dovrà ridurre fino ad esaurirsi l’uso di batterie. Agricoltura e biodiversità potranno penetrare nella città. I rifiuti saranno trattati in centrali fuori dalla città con cicli sostenibili localmente ad alta efficienza energetica e ambientale. Imballaggi e rifiuti dovranno essere ridotti e comunque riciclabili e biodegradabili. Incentivi e facilitazioni fiscali potranno essere concessi ai produttori virtuosi di merci. ANIMALI E NUTRIZIONE Ridurre gli allevamenti intensivi. Biotecnologie orientate alla diversità dei prodotti e dei progetti. Valorizzazione della conoscenza tradizionale tramite partnership innovative e forme contrattuali che riconoscano i diritti collettivi su biotecnologie, prodotti e processi innovativi. COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Uso della bioeconomia per un nuovo concetto di aiuto allo sviluppo teso al ripristino della conoscenza tradizionale. MERCATO E CONCORRENZA Procedure di elezione delle autorità Garanti della Concorrenza tramite audizioni pubbliche nelle commissioni competenti e consenso parlamentare. PARCHI AGROECOLOGICI, PARCHI ECOPRODUTTIVI. Si tratta di progettare insediamenti che permettano, con lo sviluppo dell’agricoltura locale tradizionale, di ripristinare l'equilibrio di sistemi degradati e non e per definire nuove aree di sviluppo e programmi economici e di cooperazione allo sviluppo che dipendono dalle condizioni ecologiche e dall’uso appropriato delle risorse scarse biologiche, naturali e 21 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento locali. Un progetto per l'utilizzo di prodotti e beni nei settori agricolo, alimentare, conserviero, chimico, energetico e altri per la sicurezza e per generare reddito attraverso programmi di produzione innovativi. Esso prevede la realizzazione di Parchi Agroecologici e di Parchi Eco-Produttivi, nonché strutture e piani per la tutela della biodiversità, nutrire le città, i villaggi, la gente e programmi per curarsi con gli alimenti. Si fa uso dell’agricoltura permanente con cui si preserva la fertilità naturale della terra tramite l’imitazione della natura applicando un approccio olistico che tenti la costruzione di un equilibro fra ambiente naturale e presenza umana in zone critiche, con la realizzazione di strutture tecnologiche produttive ad uso produzione industriale e agroindustriale. (RI)EDUCAZIONE PERMANENTE per ricostruire i legami perduti, conoscitivi e tradizionali con l’ambiente produttivo preesistente ed applicare i principi e le strategie ecologiche utili. Un obiettivo sarà rappresentato dal fatto che dovrà trattarsi di un programma a favore della comunicazione accessibile a sostegno del superamento del digital divide nei confronti d’alcune categorie sociali o d’intere zone. In accordo alle linee guida e a normative internazionalmente riconosciute per i progetti formativi in modalità e-learning nelle PA, il progetto dovrà essere accessibile e usabile, senza divario digitale. Si devono lanciare programmi per un sapere minimo partecipativo che riguardi Entropia , Ecologia, Diversità, sistemi complessi, fotosintesi clorofilliana e organizzare allo scopo corsi e master interdisciplinari. ORGANIZZAZIONE PERMANENTE. Limitare il nostro consumo alle nostre necessità per condividere le risorse della terra. L’organizzazione permanente per gestire collettivamente beni e risorse comuni come cibo, energia, acqua, e per ricostituire i livelli di benessere e civiltà, che risultino sostenibili da un punto di vista ecologico, sociale e civile. L’idea è quella di organizzarsi collettivamente in modo che la diminuzione della produzione di merci non costituisca riduzione dei livelli di civiltà. Organizzare una campagna per l’analisi del rischio climatico permanente e per sicurezza alimentare ed energetica risponde alla necessità di stabilire condizioni di benessere che garantiscono la sostenibilità e il benessere. 22 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento ALTRI PROGETTI COBASE HOLISTIC DATABASE (CHDB) Danni - Cause - Riparazioni Sostenibilità Ambientale e Povertà Il database CHDB, finalizzato alla soluzione dei Problemi Ambientali e della Povertà, è costruito nel pieno rispetto della proprietà intellettuale e delle regole della comunicazione accessibile. Il database, una raccolta organizzata di dati e documenti, è progettato come uno strumento tecnicoscientifico operativo e sarà collegato ai portali della sostenibilità ambientale, della \ povertà e della diversità culturale che sono il luogo del confronto e dello scambio delle Il CHDB, a CHDB conoscenze. COBASE disposizione dei popoli e paesi HOLISTIC coinvolti, dei Laboratori di DATABASE Ricerca, del MAE consente studio, ricerca, trasferimento di dati, di procedure e pratiche tradizionali e moderne nei luoghi di intervento e di studio. Una raccolta di danni ambientali, cause e riparazioni. PARCO AGROECOLOGICO MAE- EXPO 2015 CURARSI CON IL CIBO IN AFRICA LA FABBRICA DEL BAOBAB CURARSI CON IL CIBO IN AMERICA LA FABBRICA DEL MAIS ITALY FOR SUSTAINABILITY (IFS) PER UN NUOVO SVILUPPO BIOECONOMIA E SVILUPPO OLTRE LA CRISI UN NUOVO MONDO PARCHI AGROECOLOGICI DESERTIFICAZIONE CAMBIAMENTI CLIMATICI POVERTY KNOWLEDGE Con il progetto di sviluppo e multidisciplinare (salute, educazione, economia, agricoltura) Poverty Knowledge (PK) della COBASE, si intendono creare sistemi produttivi che durano nel tempo e che sono sostenibili, equilibrati e stabili, ovvero in grado di superare il 23 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected] COBASE – Cooperativa Tecnico Scientifica di Base Per sostenibilità intendiamo l’aumento della diversità o, almeno, il suo mantenimento problema della fame e di mantenersi e rinnovarsi con un basso input di risorse. Si dovrà produrre cibo in maniera sufficiente per combattere la povertà e la fame e fornire assistenza nutrizionale e terapeutica in particolare ai bambini. Per sviluppare questo programma è necessario attuare l’indicazione “Aiutare gli altri ad aiutare se stessi”, prendendosi cura della terra, degli animali, delle piante e della gente e condividere le risorse. I progetti della COBASE soddisfano le indicazioni dei MDGs e dell’Agenda 21, nonché le prescrizioni delle tre Convenzioni di Rio - UNCCD (the United Nations Convention to Combat Desertification), CBD (the Convention on BiologicalDiversity) e UNFCCC (the United Nations Framework Convention on ClimateChange). PAROLE CHIAVE Omeostasi, asimmetria, concorrenza perfetta, entropia, sostenibilità, entropia, ASSI DI INTERVENTO DELLA BIOECONOMIA Diritti umani, agricoltura, diversità biologica, ecologia, sistemi di mercato, lotta agli oligopoli, gestione delle risorse, cooperazione internazionale, risoluzione culturale dei conflitti, proprietà intellettuale, lotta alla povertà. COMMISSIONI PARLAMENTARI INTERESSATE Esteri, Attività Produttive, Finanze, Agricoltura, Cultura, Affari Sociali, Ambiente, Giustizia. MINISTERI INTERESSATI Esteri, Sviluppo Economico, Ambiente, Infrastrutture, Giustizia, Economia CONVENZIONI INTERNAZIONALI E ARENE INTERNAZIONALI INTERESSATE Convention On Biological Diversity (CBD), Council Of Human Right, United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD), United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities (UNRPD), Commission on Sustainable Development, UN Permanent Forum On Indigenous Issues (UNPFII),UN Human Settlements Programme (UNHABITAT), UN Industrial Development Organization (UNIDO) 24 Via Vitorchiano 23 – 00189 - Roma Tel. +39 3330078 – Fax +39 1782265867 - Mail: [email protected]
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