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“Poste Italiane s.p.a - Spedizione in Abbonamento
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1, comma 1, DCB Como” - Prezzo dell’abbonamento:
Italia Euro 5,50
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nuova
agricoltura
R M A Z I O N E T E C N I C O P R O F E S SIO
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n°4 Aprile 14
R AZI O
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A AGR
ICOLTO
RI - CIA A
LTA LOMBARDIA
15
SOMMARIO
EDITORIALE
2
Il mais italiano ammalato di scarsa produttivita’
4
Mais, esplode il deficit con l’estero. Continua l’allarme
aflatossine
5
Sospesa la circolare agea sul pascolo terzi, grande delusione
nel mondo dei margari
Spese agricole Ue, controlli degli Stati membri non affidabili
6
IL MAIS ITALIANO
AMMALATO
DI SCARSA
PRODUTTIVITA’
Italia, tanti piccoli aiuti Pac
Di Peppino Titone
Riapre la misura per il sostegno all’insediamento di giovani
agricoltori
7
Aziende, gravi rischi per il blocco della Pac
Agricoltura, possibili 100mila posti di lavoro con gli incentivi
8
L’agricoltura italiana non ha valore: meno di due euro, su
cento, rimangono al settore primario
9
Cambia l’anagrafe delle imprese agricole, presto un nuovo
sistema informativo regionale
Foto
Di Peppino Titone
Agriturismo distinzioni da fare e da tutelare
10
Il formaggio Strachitunt è Dop. Salgono a 261 le produzioni
certificate italiane
Il mais italiano, al pari del
sistema Paese, ha grossi
problemi di crescita e di
produttività.
Il grafico che segue, che illustra il confronto fra la produttività della maiscoltura
statunitense e quella italiana a partire dagli anni ’50
ad oggi, è la dimostrazione
impietosa di tale stato di
crisi.
Etichettatura carni, Cia: «Trasparenza per consumatori e
produttori»
11
PepsiCo dichiara ‘tolleranza zero’ al land grabbing
Quali regole per la vendita di olio al consumatore finale?
‘Credito Adesso’ sostiene Latteria Sociale Valtellina
12
Delega fiscale, il programma di riforma del Fisco italiano
13
Decreto lavoro in Gazzetta, da oggi apprendistato più
scontato per le imprese
Tasi, Agrinsieme: dal Governo segnale importante per le
imprese agricole
14
Affitti 2014, tutte le novità stop ai pagamenti in contanti
Finanziamenti e contributi camerali e/o cofinanziati dalla
regione
15
Cciaa di lecco, occhio ai furbetti!
Torna “Per Corti e Cascine”. Domenica 18 maggio porte
aperte nelle aziende agricole lombarde
Appuntamenti fino a giugno con i mercati contadini de
“La Campagna nutre la Città”
16
Milleproroghe, nuovo rinvio per l’obbligo di revisione delle
macchine agricole
nuova agricoltura
Mensile d’informazione tecnico professionale
della Confederazione Italiana Agricoltori - CIA Alta
Lombardia
Direttore responsabile:
Peppino Titone (e-mail: [email protected])
Edito da: CO.S.AGR.I. S.c.r.l. - Como via Morazzone, 4
Redazione: Como, via Morazzone, 4
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Stampa: Rindi
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Euro 5,50
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Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96.
Ma c’è un altro dato che più di tutti fa impressione, ed è
quello che ci fa rilevare come nel 2011 le importazioni nette
di questo cereale si siano attestate al 23% della domanda
totale; questo dopo decenni in cui l’Italia era di fatto autosufficiente.
Il perché si sia giunti a tale stato di fatto è presto detto: le
rese ad ettaro del mais coltivato in Italia dagli anni ’90 non
solo non crescono più, ma semmai tendono a diminuire,
e questo dato fa si che i costi di importazione dei cereali
per mangimi animali siano giunti a livelli tali da pareggiare
i ricavi dell’esportazione dei nostri prodotti tipici di origine
animale.
Che la maiscoltura italiana sia in grande sofferenza lo si
vede non solo nel confronto con le performances produttive d’oltreoceano, ma anche rapportando i dati produttivi
Domanda di iscrizione al Registro degli Operatori di
Comunicazione (R.O.C.) presentata in data 09/01/2002.
Appiano Gentile - Via Volta, 24
Tel. 031.97.03.79/031.97.03.80 - Fax 031.35.33.392
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Tel. 0342.21.75.63 - Fax 0342.21.42.91
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Gorle - via Roma, 85 - Tel. 035.214247 - Fax 035.222017
Comerio - via Piave, 16 - Tel. e Fax 0332.732376
nuova agricoltura
nazionali con quelli di molti altri paesi europei.
Per decenni fiore all’occhiello dell’agricoltura italiana, se
guardiamo il presente, i dati Istat segnalano nel 2011 una
produzione di 9,6 milioni di tonnellate, in ripresa rispetto al
triennio orribile 2008-2010, ma comunque quarto peggiore
risultato degli ultimi 15 anni.
Confrontando la nostra situazione con la Spagna, troviamo
che nel 1993 la resa per ettaro era in questo paese di 85
quintali contro i 93 dell’Italia. A distanza di 18 anni, però,
nel 2011, il mais iberico è cresciuto a 105 quintali per ettaro
mentre quello italiano si è fermato a 94.
La spiegazione di tale stato di fatto non risiede, come spesso accade, in un’unica causa. Indubbiamente concorre, e
non poco, la struttura delle aziende italiane che nella media risultano essere di dimensioni più ridotte rispetto ai sistemi agricoli dei paesi concorrenti. Il fatto che 103 mila
delle 154 mila aziende agricole che coltivano mais in Italia (il 67% del totale) abbiano un’estensione inferiore ai 10
ettari è un dato di fatto che indubbiamente penalizza le
nostre azienda, soprattutto per quanto riguarda la loro capacità di coprire i costi di produzione, in particolare quelli
dei fertilizzanti.
Le forti oscillazioni dei prezzi delle materie prime indispensabili per ottenere buone rese (un esempio fra tutti: il prezzo del fosfato doppio di ammonio è passato dai 280 dollari
a tonnellata del gennaio 2007 ai 1200 del marzo 2008) ha
fatto si che in questi anni molti produttori siano stati spinti
a ridurre l’uso di fertilizzanti per abbassare i costi: Ma così
facendo, calano anche le rese e con il calare delle rese aumenta la quota di mais che siamo costretti ad acquistare
all’estero per coprire la domanda nazionale.
Un ulteriore elemento di riflessione emerge osservando i
risultati di recenti ricerche, le quali pongono in raffronto
i dati produttivi storici del nostro paese con quelli di altri
paesi maidicoli, quali ad esempio gli USA: ci riferiamo, in
particolare, allo sviluppo delle biotecnologie che dagli anni
’90 risultano essere abbondantemente applicate in molte
parti del pianeta.
Tornando ad osservare il grafico di raffronto fra le produzioni unitarie di mais realizzate in oltre mezzo secolo in un
paese aperto agli OGM come gli USA rispetto a quelle realizzate invece in un paese cosiddetto “OGM free” come
l’Italia, verrebbe spontaneo pensare che il gap di produttività registrato derivi proprio dai caratteri transgenici introdotti nelle cultivar americane di cui il maiscoltore italiano
non può disporre.
E tuttavia, un più attento esame dei dati produttivi da parte
degli autori delle citate ricerche, sembrano portarci ad una
conclusione decisamente più articolata di questa.
E’ infatti parere di diversi biotecnologi che la flessione produttiva della maiscoltura italiana non sarebbe dovuta di
per sé al non uso di varietà transgeniche, ma al fatto che,
non volendo usare varietà transgeniche, non possiamo più
usare le migliori linee del breeding internazionale, essendo
queste oramai tutte con almeno un carattere transgenico:
Bt o HT.
La messa al bando degli OGM non costituisce quindi solo
un problema per quei caratteri transgenici di cui il maiscoltore italiano non può disporre, ma anche - e soprattutto
-, in relazione al fatto che in conseguenza di tale messa al
bando siamo costretti ad usare linee vecchie di 20 anni fa
e quindi siamo fermi ai livelli produttivi permessi da tali varietà.
Ma quanto incide sui bilanci delle nostre agricole tale rinuncia? Dall’analisi delle proiezioni sui dati delle produttività nell’ultimo ventennio messi a confronto con le rese
effettive, ciò che emerge è che in tale lasso di tempo, il
“danno collaterale” che deriva dalla messa al bando delle
varietà OGM (al netto, quindi, della minore produttività derivante dal genoma transgenico) ha determinato un ritardo
corrispondente ad una perdita che va da 1,5 a 2,6 tonnellate per ettaro, ovvero tra il 13% e il 25% della nostra resa
produttiva media. Una perdita che possiamo quantificare
tra i 300 e i 520 euro per ettaro, da sommare alle perdite
dirette, correlate al mancato utilizzo dei caratteri genetici
modificati, stimate attorno ai 130 euro per ettaro.
Stiamo parlando di valori che definire “impressionanti” è
dir poco, e che conducono (o dovrebbero condurre) il dibattito sul tema delle biotecnologie in agricoltura al di fuori
di quel trito e ormai stantio refrain dell’ “OGM si - OGM
no”.
Discutere di OGM, come spesso accade, senza una più ampia visione dello stato della ricerca genetica applicata in
campo agronomico, senza alcun accenno al grave stato di
dipendenza che l’Europa accusa rispetto a tale strategico
ambito, non può che condurre il dibattito ad arenarsi nel
campo delle sterili polemiche e delle contrapposizioni ideologiche.
Potremmo sostenere, come molti sostengono, che l’agricoltura italiana può fare a meno degli OGM, ma se l’implicazione di tale scelta si traduce in una perdita di capacità
competitiva e di reddito per le nostre imprese delle dimensioni che abbiamo illustrato, allora la questione si fa molto
seria, ed impone un’assunzione di responsabilità che tutti i
soggetti in causa dovrebbero mostrare.
03
nuova agricoltura
Mais, esplode il deficit con l’estero.
Continua l’allarme aflatossine
In Italia la produzione di mais non cresce più. Anzi: l’andamento degli ultimi
dieci anni mostra che la resa resta in
calo dal 1996, ma soprattutto che l’ultima campagna è stata disastrosa: tra
l’emergenza aflatossine esplosa alla
fine dell’estate scorsa e il gap legato
al mancato impiego delle biotecnologie, la produzione italiana di mais si
sta riducendo pericolosamente.
Nel 2012 il tasso di autosufficienza
del nostro paese si è posizionato per
la prima volta sotto l’80% e la produzione, secondo i dati Istat, come ha
sottolineato Dario Frisio del dipartimento di Economia, management
e metodi quantitativi dell’Università
di Milano, è scesa a circa 8,2 milioni
di tonnellate (12% in meno rispetto
all’anno precedente), il secondo peggior risultato negli ultimi quindici anni.
L’allarme è stato lanciato in occasione
della tradizionale Giornata del mais,
edizione 2013, organizzata a Bergamo
dall’Unità di ricerca per la maiscoltura
del Cra (Consiglio per la ricerca e la
sperimentazione in agricoltura) e da
Regione Lombardia. «Per soddisfare
una domanda che è sempre in crescita occorrono partite di grandi dimensioni, qualitativamente uniformi, sane
e tracciate», ha ricordato Giuseppe
04
Elias, assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia. La resa della più
importante commodity agricola italiana ha cominciato a crollare dal 1996,
come ha spiegato Frisio, scendendo
agli 80,4 quintali a ettaro, ma non aumenta neppure quella della Francia.
Fa eccezione la Spagna, dove si coltivano 20mila ettari in più dal 2012 e gli
Ogm non sono peraltro vietati, paese
che ha confermato il sorpasso, arrivando ai 105,4 quintali a ettaro. Così
l’industria mangimistica, come ha sottolineato Giulio Usai di Assalzoo ha
aumentato del 41% le importazioni di
materia prima nei primi 4 mesi di questa campagna. Un trend spinto anche
dai prezzi bassi: il prodotto ungherese, per esempio, costa il 40% in meno
del raccolto italiano. Il trend attuale,
dunque, non consente di mantenere
competitiva la maiscoltura italiana.
«Dal 1997 a oggi - ha sottolineato anche Alberto Verderio del Cra Mac, la
rete di sperimentazione on farm di
Regione Lombardia - evidenzia trend
di crescita interrotti a causa di una stagnazione della resa e dell’instabilità
delle produzioni. In Italia poi il guadagno ottenuto attraverso il miglioramento genetico, che contribuisce per
l’80% all’aumento della resa e quindi
della produzione, è di 0,70 quintali
a ettaro l’anno contro l’1,37 quintali
a ettaro degli Usa, 1,35 quintali della Francia. Per Tommaso Maggiore
del dipartimento di Scienze agrarie
e ambientali fumonisine e aflatossine
restano i problemi più gravi nella campagna 2012, ma la tenuta della coltura
passa attraverso una riduzione dei costi di produzione e un aumento della
resa: «Oggi a fronte di ricavi che si attestano tra i 3.161-3.411 euro a ettaro,
il margine netto è ancora buono e si
posiziona tra 591 e 841 euro a ettaro
anche grazie al contributo di 411 euro
a ettaro, ma dopo il 2013 per effetto
della riforma della Pac non si potrà
più contare su questa integrazione».
Per Paolo Marchesini, presidente di
Assosementi, «è necessario però che
il Governo dia segnali forti, rafforzi
le filiere e vari una reale strategia per
l’innovazione in agricoltura. L’industria
sementiera italiana potrebbe arrivare
al raddoppio delle superfici destinate
alla moltiplicazione delle sementi di
mais nel nostro paese, passando da 6
a 12mila ettari».
nuova agricoltura
SOSPESA LA CIRCOLARE AGEA
SUL PASCOLO TERZI, GRANDE
DELUSIONE NEL MONDO DEI MARGARI
L
a circolare Agea dell’11 ottobre
2013 che stabiliva, a partire dalla
Domanda Unica presentata per
la campagna 2014, l’impossibilità del
pascolamento da parte di terzi, ai fini
dell’ammissibilità delle superfici dichiarate a pascolo magro, è stata sospesa
lo scorso 6 marzo con un’ordinanza del
Consiglio di Stato motivata dal fatto
che, tale circolare, comportava una
«significativa innovazione rispetto ai
consolidati principi del disaccoppiamento e della condizionalità» e che
«le imprese appellanti, le quali tutte
ricorrono al pascolamento da parte di
terzi» subirebbero effetti negativi sulla
loro attività economica, non solo per
il 2014, ma anche per le annualità se-
guenti. Questa ordinanza è a dir poco
«scandalosa» poiché la circolare Agea
era di estrema importanza per tutelare
i veri alpigiani dalle speculazioni di chi
è possessore di titoli senza praticare
l’alpeggio con i propri animali. Ora siamo tornati indietro, dando nuovamente la possibilità ad investire i propri
titoli Pac sui terreni di montagna senza portare in alpe un solo animale ma
subaffittando il pascolo agli alpigiani
che, con la loro attività, garantiranno il
premio agli speculatori senza ricevere
un solo euro. Ancora una volta siamo
di fronte ad una decisione che, invece
di tutelare chi veramente contribuisce
al miglioramento della montagna, mira
a premiare chi ha come unico obiettivo
Spese agricole Ue, controlli
degli Stati membri non affidabili
Lo afferma la Corte dei conti europea nel
rapporto pubblicato ieri: errori di compilazione e di rilevazione. I risultati dei controlli
sulle spese agricole dell’Ue effettuati dagli
Stati membri “non sono affidabili a causa di
errori di compilazione e sistemi di controlli
amministrativi, oltre che parzialmente efficaci nella rilevazione di spese irregolari”. È
quanto emerge dal rapporto pubblicato ieri
dalla Corte dei conti, in merito ai dati sulle
spese agricole effettuate dagli Stati membri
e comunicate alla Commissione. Dati che
la Commissione utilizza per stimare tassi di
errore residuo forniti poi al Parlamento e al
Consiglio europeo.
«Gli Stati membri svolgono un ruolo fondamentale nel garantire che gli aiuti agricoli
dell’Ue vengano distribuiti ai beneficiari, in
linea con la legislazione europea», ha dichiarato Rasa Budbergyte, membro dell’Eca e
responsabile della relazione. «Essi devono
quindi fornire alla Commissione informazio-
quello di trarne profitto senza curarsi
dell’enorme potenziale economico,
culturale ed ambientale che l’allevamento in montagna possiede.
Per il 2014 quindi non ci sarà nulla di
invariato dagli anni precedenti e, in vista della Pac 2014-2020, è previsto un
interesse sempre più grande per le superfici degli alpeggi.
Per quanto ci riguarda, Cia Alta Lombardia non demorderà minimamente
riguardo all’impegno assunto nei confronti dei molti agricoltori che operano nelle nostre montagne. Non cesserà, pertanto, l’attività intrapresa sia in
sede politica che in quella giudiziaria
affinché vengano tutelati i giusti e legittimi interessi dei nostri alpigiani.
ni attendibili sui risultati dei loro controlli,
per consentire alla Commissione di valutare
meglio l’impatto delle irregolarità nei pagamenti effettuati».
La Commissione europea condivide con gli
Stati membri la responsabilità per l’attuazione della Politica agricola comune (Pac). Gli
aiuti per gli agricoltori europei sono gestiti
dagli organismi pagatori nazionali o regionali, che riferiscono alla Commissione. Glo
organismi di certificazione indipendenti
nominati dagli Stati membri assicurano alla
Commissione l’affidabilità dei conti degli organismi pagatori e la qualità dei sistemi di
controllo tali agenzie hanno messo in atto.
05
nuova agricoltura
Italia, tanti piccoli aiuti Pac
L’Italia mantiene, con poco più di 4 miliardi di euro, il quarto posto nella lista
dei beneficiari europei di finanziamenti alle aziende agricole, mentre conta il
numero maggiore di agricoltori beneficiari di tali aiuti.
Sono i “primati” italiani rilevati dal
rapporto finanziario 2012 dell’Unione
europea sulla distribuzione degli aiuti diretti della Pac. I cugini d’oltralpe
continuano a essere in testa alla graduatoria in quanto ricevono 7,92 miliardi di euro per aiuti diretti agli agricoltori che si impegnano a produrre
nel rispetto della tutela dell’ambiente,
del territorio, della qualità e in favore del benessere degli animali, della
complessiva torta di 40,9 miliardi di
euro che il bilancio comunitario destina sempre agli aiuti diretti. Prima di
noi ci sono la Germania e la Spagna
che distribuiscono ai loro agricoltori
rispettivamente 5,29 e 5,23 miliardi di
euro sotto forma di pagamenti diretti.
Il rapporto finanziario comunitario
mette poi in evidenza come l’80% dei
pagamenti risulti essere di importo inferiore a 5.000 euro, ma a fissare tale
percentuale contribuiscono in maniera diversa i vari Stati membri e in particolare il blocco dei paesi dell’Europa
dell’est dove i pagamenti diretti d’importo massimo di 5.000 euro, sfiorano
e in alcuni casi superano, il 93% del
totale (in calo dal 99% registrato nel
2005).
Nei paesi del Vecchio Continente
come Spagna, Germania, e Francia, i
pagamenti inferiori a 5.000 euro rappresentano invece il 69% del totale e
sono diminuiti notevolmente rispetto al 2005 allorquando erano il 74%.
Il rapporto evidenzia anche come gli
aiuti di importo minimo, sebbene rappresentino la quota maggiore in termini di valore, interessano solo il 16%
dei complessivi beneficiari mentre gli
aiuti di importo compreso tra 5.000
e 10.000 euro interessano il 53% degli stessi e quindi la maggioranza degli stessi. In Italia però la situazione è
in controtendenza rispetto agli altri
Stati: 492mila agricoltori continuano
a ricevere, su base annua, ‘briciole’
dall’Europa, ossia tra zero e 500 euro
di finanziamenti, mentre per 288mila
il contributo è arrivato ad appena
1.250 euro. Per altri 353mila poi (erano 240mila l’anno prima), i pagamenti
Ue sono saliti in una forchetta che va
dai 2mila ai 10mila euro. Sono invece 3.240 (3.200 nel 2011), i produttori
italiani che beneficiano maggiormente della Pac, con contributi annui che
vanno da 100mila e oltre 500mila euro.
Di questi solo 290 ricevono tra 300mila
e 500mila euro l’anno.
Per quanto riguarda la percentuale di
coloro che ricevono pagamenti diretti
in misura maggiore si tratta di una disparità presente nella grande maggioranza degli Stati membri. In ogni caso
i pagamenti diretti non sono equamente distribuiti tra i beneficiari in ciascuno degli Stati, soprattutto perché
la struttura dei pagamenti dipende in
gran parte dalla struttura delle aziende agricole. In Francia, ad esempio, la
superficie media aziendale è pari a 52
ha, a fronte degli 8 ha dell’Italia, i 46 ha
della Germania e i 24 ha della Spagna.
Riapre la misura per il sostegno
all’insediamento di giovani agricoltori
Con Decreto n. 1934 del 7 marzo 2014, la Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia ha approvato il nuovo
bando della Misura 112 “Insediamento di giovani agricoltori”.
La Misura si pone l’obiettivo di
valorizzare i giovani imprenditori agricoli e forestali incentivandone l’insediamento nel
territorio della Lombardia. Le
domande di premio potranno
essere presentate ininterrottamente dall’11 marzo 2014
al 30 settembre 2014. Possono fare domanda giovani
agricoltori che al momento di
presentazione della domanda
abbiano età compresa tra i 18
anni compiuti e i 40 anni non
06
ancora compiuti; competenza e conoscenza professionale;
presentino un Piano aziendale per lo sviluppo dell’attività
agricola, conducano, per la prima volta, in qualità di titolare/legale rappresentante una
impresa individuale, società
agricola, società cooperativa. Il premio è erogato in
conto capitale come premio
unico e ammonta a _ 15.000
in area svantaggiata di montagna; _ 10.000 in tutte le altre zone.
Il decreto è pubblicato sul
Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia (BURL,
serie ordinaria del 11 marzo
2014.
nuova agricoltura
Aziende, gravi rischi
per il blocco della Pac
M
igliaia di aziende agricole rischiano il fallimento. Il blocco
totale dei pagamenti comunitari a causa dell’inchiesta, soprannominata “Bonifica”, della Guardia
di Finanza sta provocando una grave
sofferenza economica tra le 50.000
imprese coinvolte nell’indagine. In
tutto il Piemonte ci sono circa 50 milioni di contributi Pac fermi in attesa
delle verifiche. “Occorre un pronto intervento che sblocchi tutte le posizioni, consentendo il pagamento degli
aiuti spettanti da parte degli organismi pagatori”: è l’allarme lanciato dal
presidente della Cia - Confederazione
italiana agricoltori, Dino Scanavino, al
ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. “Il blocco - si legge nella
lettera scritta da Scanavino al ministro - può seriamente pregiudicare la
possibilità, per le aziende interessate,
di predisporre adeguatamente la domanda unica 2014 con un evidente
impatto anche sulla prossima campagna Pac. Oltretutto, non si sono evidenziati elementi sufficienti a giustificare un provvedimento così severo e
penalizzante. A sei mesi dell’indagine,
almeno per quanto ci riguarda, non ci
sono più di dieci verbali di violazione
amministrativa. Non solo. Dai primi
ricorsi difensivi effettuati emerge la
debolezza delle motivazioni utilizzate
a supporto delle contestazioni”.
Nella lettera, il presidente della Cia
tiene comunque a ribadire “il rispetto
per il lavoro prezioso svolto dalla Guardia di Finanza” e a ricordare come “da
parte della Confederazione non si sia
mai fatta mancare una collaborazione
piena e sincera, come sempre è avvenuto anche in passato nei riguardi di
tutte le forze dell’ordine impegnate a
perseguire comportamenti di illegalità che danneggiano i cittadini agricoltori onesti che lavorano tutti i giorni
nelle loro imprese con fatica e professionalità”. Per Scanavino, tuttavia, “la
giusta ricerca di legalità e di trasparenza non può avvenire perseguendo
indiscriminatamente migliaia di aziende senza contestare nulla di preciso e
soprattutto senza consentire loro una
legittima difesa di fronte alle eventuali
contestazioni”. Da qui la richiesta della Cia del ripristino di “una condizione che non pregiudichi l’attività della
maggioranza delle aziende che, fino a
prova contraria, risultano estranee a
comportamenti meritevoli di sanzione”. E allo stesso tempo - conclude
Scanavino - “è necessario ed urgente
accertare e punire chi ha veramente
infranto le regole”.
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L’agricoltura può creare 100 mila nuovi posti di lavoro ma occorrono politiche innovative, propulsive e mirate. È quanto sostiene
Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza
delle cooperative italiane dell’agroalimentare che, in un documento inviato al Governo e al mondo politico, presenta una piattaforma
di proposte di revisione delle politiche sul lavoro mirate all’agricoltura, con interventi a largo raggio. Si va dagli incentivi alla nuova
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07
nuova agricoltura
L’agricoltura italiana non ha valore:
meno di due euro, su cento, rimangono
al settore primario
Il 2013 è stato segnato dal maltempo e dal calo dei consumi. Il
risultato? La scomparsa di quasi 33 mila aziende agricole in dodici
mesi. Tiene meglio l’industria alimentare, che si distingue anche
per una crescente eco-efficienza
Un’agricoltura che nel corso degli anni ha visto ridurre la sua partecipazione agli utili di filiera a vantaggio degli operatori più a
valle, in particolare di quelli del sistema distributivo. Su 100 euro
di spesa in prodotti agricoli freschi, infatti, solo 1,8 euro, al netto
di salari e ammortamenti, rimangono nelle tasche dei produttori.
Ma anche un settore sempre più attento all’eco-efficienza visto
che, tra il 2008 e il 2011, nella fase delle lavorazioni industriali ha
ridotto del 23% la produzione assoluta di rifiuti e fatto crescere
la quota di rifiuti avviati al riciclo, fino a superare il 79% di quelli
prodotti.
Sono questi gli elementi principali che emergono dai due focus tematici dell’ultimo numero di AgrOsserva - l’osservatorio
di Ismea e Unioncamere sulla congiuntura dell’agroalimentare
italiano - dedicati, rispettivamente, all’analisi della distribuzione
del valore lungo la filiera alimentare e al tema della produzione e
dell’impiego dei rifiuti nel settore.
Accanto ai due focus e ai dati del IV trimestre dell’anno, AgrOsserva analizza il bilancio complessivo del 2013 per l’agricoltura e
l’industria alimentare, presentando il ritratto di un settore segnato da eventi atmosferici avversi per alcune colture e ancora sotto
forte tensione a causa del protrarsi della crisi. Con il risultato di
dover registrare la scomparsa di quasi 33 mila aziende agricole in
dodici mesi, pari ad una riduzione della base imprenditoriale del
4% rispetto al 2012.
UN’ANALISI INNOVATIVA SULLA CATENA
DEL VALORE IN AGRICOLTURA
Dall’ultima elaborazione della catena del valore di ISMEA risulta
che su 100 euro di spesa del consumatore finale per acquistare prodotti agricoli freschi come nel caso degli ortofrutticoli, ai
produttori rimangono solamente 22,50 euro. La restante quota
risulta così ripartita: 36 euro vanno a remunerare il trade (ingrosso
e dettaglio), oltre 25 euro vengono trattenuti da altri operatori
indirettamente coinvolti nella filiera (fornitori di mezzi tecnici di
servizi finanziari e assicurativi ecc.), circa 9 euro sono riconducibili
alle imposte e oltre 8 euro finiscono all’estero a seguito dell’importazione di prodotti direttamente destinati al consumo.
I 22,50 euro che restano in mano agli agricoltori, tolti salari e ammortamenti scendono a 1,8 euro, importo che rappresenta il reddito netto delle aziende primarie. Lo stesso conteggio porta da
36 a più di 15 euro il reddito che resta agli operatori del trade, al
netto di salari e ammortamenti.
08
Ancora più squilibrata la situazione nel caso dei prodotti trasformati, dove i passaggi che intercorrono tra il “cancello” dell’azienda agricola e il punto di vendita dove si registra l’acquisto finale
risultano più numerosi. In quest’ultimo caso, sempre su 100 euro
di spesa sostenuta dal consumatore, all’azienda agricola rimane
un utile netto di 40 centesimi di euro, mentre 2,3 euro vanno a remunerare la fase industriale e quasi 11 euro quella del commercio.
Sia nella filiera dei prodotti freschi inviati direttamente al consumo sia per quelli trasformati risulta pertanto evidente, dall’elaborazione della catena del valore ISMEA, come il mercato non
riesca, da solo, a garantire margini adeguati alle imprese agricole,
la cui redditività risulta schiacciata degli operatori a valle (trade) e
a monte (fornitori di mezzi tecnici e di servizi bancari e assicurativi
ecc.).
IL BILANCIO 2013 PER L’AGRICOLTURA
E L’INDUSTRIA ALIMENTARE
Il 2013 chiude un’annata agraria segnata dalle ricadute del maltempo su alcune coltivazioni e dalla prolungata fase recessiva
dell’economia italiana con le sue pesanti ripercussioni sui consumi
alimentari delle famiglie. L’anno scorso sono state quasi 33 mila
le aziende agricole che hanno chiuso i battenti in Italia (il 4% in
meno sul 2012), con un tasso di mortalità più elevato nelle aree
del Nord Est (-5,5%). Nell’ultimo quinquennio si è registrata la
perdita di quasi l’11% di aziende. Il processo di ridimensionamento che interessa il sistema agricolo - emerso dalle elaborazioni
Movimprese di Unioncamere e InfoCamere - è comunque almeno
in parte da ricondurre alla crescita dimensionale delle imprese,
segno evidente di un processo di modernizzazione del settore
primario verso modelli di impresa più competitivi.
Sulla ripresa del settore agricolo, che ancora sconta una scarsa
propensione all’export, pesano l’andamento negativo dei consumi alimentari domestici, un rapporto troppo debole con gli attori
a valle della filiera alimentare e un accesso al credito ancora difficile.
L’industria alimentare sembra ancora una volta reggere meglio
degli altri settori all’urto della crisi. La produzione dell’industria
alimentare, delle bevande e del tabacco ha registrato, nell’ultimo
trimestre dell’anno, un incremento del 2,5% su base congiunturale, e del 2,9% su base tendenziale, mostrando una performance
migliore rispetto al settore manifatturiero nel suo complesso, la
cui evoluzione positiva risulta decisamente più debole (rispettivamente +0,8% nel confronto con il trimestre precedente e +0,6%
rispetto all’ultimo trimestre 2012).
Anche i dati Movimprese sull’industria alimentare rilevano una
crescita del numero di imprese dell’1,2% su base annua, corrispondenti a 802 aziende in più rispetto al 2012.
nuova agricoltura
Cambia l’anagrafe delle imprese agricole,
presto un nuovo sistema informativo regionale
Con delibera di Giunta dello scorso 13 marzo la Regione
Lombardia ha avviato un iter procedurale che porterà ad
istituire una nuova disciplina dell’anagrafe regionale delle
aziende agricole.
Il provvedimento definisce le linee guida per la gestione
del nuovo sistema informativo dell’agricoltura. In particolare, vengono ristabilite le modalità di gestione, raccolta
e inserimento delle informazioni nel Fascicolo Aziendale
Digitale.
“Si tratta di una forte spinta verso la semplificazione”, ha
commentato l’assessore Fava, “che ricadrà in maniera concreta su tutti i soggetti che utilizzano il Sistema informativo
dell’agricoltura: agricoltori, enti pubblici, centri di assistenza agricola, professionisti, soggetti privati non esercenti
attività agricola”.
Il nuovo sistema permetterà di tenere conto, allo stesso
tempo, “delle informazioni previste dalla normativa regionale, statale e comunitaria per la gestione degli aiuti alle
imprese; della cooperazione applicativa tra banche dati
pubbliche, necessaria per semplificare gli adempimenti
amministrativi; della volontà di ampliarne i contenuti informativi per la realizzazione di sempre maggiori servizi a supporto delle imprese”.
Agriturismo distinzioni
da fare e da tutelare
(da Lombardia Verde)
Il mancato rispetto delle regole da parte di alcuni imprenditori ha contribuito a
produrre quei fenomeni di concorrenza
sleale, che tanti danni ha prodotto al sistema economico italiano. E il comparto
agrituristico non fa eccezione. Con qualche scusante, in questo caso, attribuibile
alla crescita impetuosa di un settore ancora “giovane”, in cui alcuni vincoli vanno
ancora precisati. In questo quadro si muove la comunicazione che la Direzione Agricoltura di Regione Lombardia ha diramato
su uno degli aspetti più “caldi” dell’attività agrituristica, la somministrazione di
pasti e bevande, che in alcuni casi è stata
fonte di criticità o errata interpretazione.
In particolare, sono state esaminate le
fattispecie del catering e del banqueting,
nelle quali si configura l’outsourcing di un
processo aziendale che, lungi dall’essere
marginale, rappresenta invece uno degli
elementi più caratterizzanti dell’attività
agrituristica. In contrasto con quanto stabilito dal regolamento regionale n. 4/08
applicativo del titolo X della L.R. 31/2008,
che prescrive l’utilizzo dei prodotti propri
in percentuali stabilite e lo svolgimento
diretto della somministrazione da parte
del titolare dell’attività agricola connessa,
all’interno dei locali dall’azienda agrituristica.
Un’eccezione è possibile solo quando l’attività di banqueting sia svolta “a completamento” di un servizio principale svolto
dall’imprenditore, come ad esempio un
piccolo rinfresco a margine di un convegno, e a titolo gratuito. La nota della Dire-
zione, interamente visionabile nella sezione Agriturismi del sito www.agricoltura.
regione.lombardia.it, definisce nel dettaglio anche i vincoli per lo svolgimento di
attività di catering o banqueting nel caso
di “messa a disposizione di spazi propri”,
per eventi quali celebrazioni di vario tipo
(ricorrenze, matrimoni, ecc.). Queste non
sono generalmente consentite né all’interno degli spazi agricoli, dove ai sensi
della normativa urbanistica (l.r. 12/2005) si
devono svolgere solo le attività caratteristiche dell’impresa agricola, né all’interno
degli spazi agrituristici, non utilizzabili per
scopi che non siano quelli previsti nel certificato di connessione, anche nei periodi
di chiusura dell’attività. Tuttavia, qualche
sporadica eccezione è consentita, purché
sia svolta in modo saltuario e, in questo
caso, il reddito derivante sarà fiscalmente
assimilabile ai “redditi diversi”.
È chiaro che il rispetto delle regole da
parte di tutti è un prerequisito per affrontare una fase di ulteriore crescita e
a questa esigenza risponde il piano dei
controlli da parte degli enti preposti, che
prosegue speditamente su tutto il territorio nazionale. Molte sono infatti le potenzialità ancora inespresse del settore che,
nonostante il periodo di crisi, mostra segni di grande vitalità e chiuderà il 2012 in
sostanziale “tenuta”. Anche se non sono
ancora disponibili dati definitivi, gli agriturismi paiono aver risentito decisamente
meno di altre strutture ricettive del calo
generalizzato di turisti italiani e stranieri.
E soprattutto nei confronti dei turisti stra-
nieri, che costituiscono una buona fetta
della clientela con circa il 40% di presenze
annuali, assume particolare importanza il
progetto di classificazione delle strutture
secondo principi comuni, ormai giunto
quasi a compimento con l’approvazione
del tassello mancante: il marchio nazionale. Si è trattato dell’ultimo atto formale
dell’Osservatorio nazionale dell’agriturismo, prima della chiusura di questo tavolo
misto le cui competenze sono state trasferite direttamente al Ministero. il nuovo
marchio nazionale
L’iter si è concluso con l’approvazione definitiva da parte della Conferenza StatoRegioni, nel corso di una recente riunione. Il nuovo marchio, elaborato da Ismea,
è risultato il prescelto tra varie proposte
sottoposte al vaglio di un’ampia platea
nell’ambito di una ricerca di mercato e
contiene, insieme ai colori della bandiera
italiana, il simbolo dei girasoli, i nuovi elementi qualificanti della futura classificazione. Il nuovo simbolo grafico è stato poi
presentato a dicembre ai rappresentanti
di Province e Comunità montane presenti ai tavoli tecnici e istituzionali coordinati
da Regione Lombardia, che hanno valutato tempi e modi della sua applicazione.
Il passaggio al nuovo marchio sarà progressivo, su un arco temporale previsto
in circa un triennio. Devono ancora essere
messe a punto da ogni Regione, infatti, le
eventuali modifiche da apportare ai criteri
generali di classificazione in base alle varie specificità territoriali, mentre a Ismea
compete la formulazione del manuale di
immagine coordinata per la corretta utilizzazione del logo. Nella fase transitoria,
la proposta della DG Agricoltura è quella
di far coesistere vecchio e nuovo marchio,
per poi adottare il nuovo in via esclusiva
dopo opportuni confronti con le organizzazioni professionali e le istituzioni.
09
nuova agricoltura
Il formaggio Strachitunt è Dop. Salgono a 261
le produzioni certificate italiane
Lo “Strachitunt”, formaggio erborinato a latte intero crudo
di vacca, prodotto in provincia di Bergamo, nell’area che
comprende i comuni di Taleggio, Vedeseta, Gerosa e Blello
è diventato Dop.
È stato infatti pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il Regolamento di esecuzione
(Ue) per la sua iscrizione nel registro europeo delle Dop e
Igp.
Salgono così a 261 le denominazioni italiane di qualità riconosciute in ambito comunitario. L’Italian conferma così
ulteriormente il primato che da anni in Europa riguardo a
prodotti Dop e Igp.
Etichettatura carni, Cia:
«Trasparenza per consumatori e produttori»
La Confederazione sottolinea: «Tre
prosciutti su quattro sono stranieri e
il consumatore non lo sa perché l’origine non è evidenziata in etichetta,
salvo per le Dop». L’etichettatura d’origine delle carni anche trasformate
non può essere un optional. Deve, invece, essere un obbligo per consentire ai consumatori di scegliere in modo
consapevole e agli allevatori di difendere e valorizzare le loro produzioni di
qualità. Lo sostiene la Cia, Confederazione italiana agricoltori, in merito alle
dichiarazioni del commissario Ue alla
Salute Tonio Borg. «La trasparenza,
quindi, è una scelta che non ha alternative - sottolinea la Confederazione
in una nota -. Del resto, anche per
quanto riguarda i problemi operativi e
gli adeguamenti della catena alimentare non pensiamo che, ad esempio,
etichettare un prosciutto crudo o cotto
comporti grandi maggiorazioni di costo. Oltretutto, basta considerare che
proprio tre prosciutti su quattro sono
stranieri e il consumatore non ne è a
conoscenza, in quanto l’origine non
è assolutamente evidenziata in etichetta, salvo per le Dop. Ecco perché,
come indicato anche dal Parlamento
europeo, bisogna arrivare - conclude
la Cia- all’etichettatura d’origine di tutte le carni, sia fresche che trasformate”.
DI COMO - LECCO - SONDRIO
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Via Lombardia, 2 (S.P. 23) – Faloppio (COMO) Tel. 031 987484
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nuova agricoltura
PepsiCo dichiara ‘tolleranza zero’ al land grabbing
La campagna Scopri il Marchio convince l’azienda ad impegnarsi contro
l’accaparramento delle terre nelle proprie filiere
PepsiCo, la seconda più grande azienda di food & beverage al mondo ha
annunciato di volersi impegnare ad
adottare un piano per fermare l’accaparramento di terre nella propria filiera produttiva. L’annuncio arriva dopo
che oltre 272.000 consumatori hanno
firmato l’appello e preso parte a iniziative organizzate dalla campagna
“Scopri il marchio”, volta a convincere
i colossi dell’alimentare a rispettare i
diritti sulla terra delle comunità locali.
PepsiCo effettuerà valutazioni sociali
e ambientali lungo tutta la filiera produttiva partendo dal Brasile entro la
fine del 2014, per proseguire con Messico, Tailandia e Filippine. Il Brasile è il
principale paese fornitore di zucchero
dell’azienda.
L’impegno di PepsiCo arriva dopo
quello di Coca-Cola Company del
novembre 2013. L’altra azienda target
della campagna, Associated British
Food (ABF) ha di recente adottato
politiche che prescrivono la necessità
di ottenere un consenso libero, preventivo e informato delle comunità
coinvolte in operazioni di compravendita della terra. “La seconda azienda
alimentare al mondo, Pepsi Co, ha
deciso oggi di usare tutta la propria
influenza per dire basta al furto della
terra lungo la propria filiera produttiva, e questo grazie al potere dei consumatori che si dimostra oggi ancora
più grande. PepsiCo dichiara ‘tolleranza zero’ al land grabbing. Tra gli
impegni che PepsiCo ha preso:
1. L’adozione del principio del consenso libero, preventivo e informato nelle sue compravendite di terra;
2. La pubblicazione dei principali paesi e fornitori di olio da palma, soia
e canna da zucchero;
3. La conduzione e la pubblicazione
di valutazioni sociali e ambientali
indipendenti nei 4 principali paesi
da cui si rifornisce in America latina
e Asia;
4. La futura collaborazione con governi e enti internazionali per sostenere pratiche responsabili di
gestione dei diritti fondiari;
5. Il lavoro a fianco dei propri fornitori
per venire incontro alle preoccupazioni delle comunità.
Quali regole per la vendita di olio al consumatore finale?
L’obbligo di vendere il proprio olio
confezionato, non “sfuso”, al consumatore finale risale a una decina di
anni fa, più precisamente sulla base
del regolamento 1019/2002.
Dal 1 gennaio 2014 è entrato in vigore
l’obbligo, anche per gli olivicoltori, di
iscriversi al registro Sian e di registrare
le operazioni di carico e scarico dell’olio. Entro fine anno, inoltre, entreranno in vigore altre normative riguardati
l’etichettatura che obbligano a porre
tutte le indicazioni nello stesso campo visivo, di una dimensione minima
dei caratteri di 1,2 millimetri e dell’indicazione obbligatoria di conservare
in luogo asciutto e al riparo da luce e
fonti di calore.
Se si vuole imbottigliare nella propria azienda occorrerà disporre di un
locale a norma delle regole igenicosanitarie, fare la comunicazione di inizio attività e quindi si potrà procedere
all’imbottigliamento. In caso non si vo-
glia assoggettarsi a questa procedura
si potrà far imbottigliare dal frantoio e
ritirare le bottiglie, in questo caso non
serviranno le pratiche sopra descritte
ma solo un locale di stoccaggio adeguatamente climatizzato per poter
conservare al meglio l’olio.
E’ l’olivicoltore ad assumersi la responsabilità di imbottigliare secondo la denominazione commerciale corrispondente alla qualità del prodotto (extra
vergine, vergine...). Non sono richieste
quindi analisi obbligatorie ma, soprattutto se si ha poca esperienza di assaggio e in genere di olio, può essere
molto utile eseguire un’analisi chimica
almeno sui parametri principali (acidità, perossidi, spettrofotometria, cere e
etil esteri) e un panel test che confermi la classificazione commerciale.
‘Credito Adesso’ sostiene Latteria Sociale Valtellina
La Latteria Sociale Valtellina è la prima beneficiaria nel settore agroindustriale della nuova edizione di ‘Credito Adesso’, la
linea di credito agevolata messa in campo dalla Regione Lombardia e Finlombarda Spa, per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante delle Micro, piccole e medie imprese lombarde.
L’intervento concesso alla cooperativa, nata nel 1969, si aggira
intorno ai 750.000 euro (importo massimo finanziabile per le medie imprese) e, grazie al contributo in conto interessi di Regione
Lombardia, il costo del finanziamento sarà scontato del 3 per
cento, come previsto per le imprese della provincia di Sondrio
e Lecco interessate dalla chiusura della Strada Statale 36. La
Latteria Sociale Valtellina è una delle cooperative di riferimento
nella provincia di Sondrio. Conta oltre 150 soci (dei quali 120
sono conferenti) e lavora, ogni anno, 33,5 milioni di litri di latte
vaccino proveniente dalle aziende agricole della Bassa e media
Valtellina, Valchiavenna e Alto Lario. La cooperativa è, inoltre, il
primo produttore/stagionatore del Valtellina Casera Dop (pari a
120.000 forme) e del Bitto Dop (9.000 forme stagionate e commercializzate). Circa il 3-4 per cento del latte raccolto è caprino.
Il fatturato è di circa 30 milioni di euro.
11
nuova agricoltura
Delega fiscale, il programma
di riforma del Fisco italiano
D
alla riforma del Catasto al riordino dei regimi fiscali e della
disciplina IVA, dalla regolamentazione dell’abuso del diritto al
rafforzamento della lotta all’evasione, tutte le riforme che il Governo
dovrà mettere in campo per attuare
quanto previsto dalla Legge Delega
fiscale.
A distanza di quasi due anni dall’approvazione del disegno di legge,
dopo un tormentato iter parlamentare, la Delega fiscale è finalmente
divenuta legge. Si tratta della Legge
n. 23 dell’11 marzo 2014, pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12
marzo 2014 e che entrerà in vigore
dal prossimo 27 marzo.
La legge delega il Governo ad emanare disposizioni che consentano
una riforma del sistema fiscale, per
renderlo “più equo, trasparente e
orientato alla crescita”, in particolare
attraverso:
• la riforma del Catasto, con determinazione della rendita catastale
in base ai metri quadrati in luogo
del numero dei vani;
• il rafforzamento della lotta all’evasione;
• la regolazione dell’abuso del diritto;
• la revisione ed il riordino dei regimi fiscali;
• l’introduzione della nuova Imposta sul Reddito Imprenditoriale
(IRI);
• la revisione del contenzioso tributario;
• la razionalizzazione dell’Iva, con
un ritocco ai regimi speciali Iva e
all’Iva di gruppo.
Il Governo è delegato ad attuare la
riforma del sistema fiscale adottando
una serie di Decreti Legislativi entro
12 mesi dalla data di entrata in vigore
della Legge Delega stessa, di cui almeno uno entro i primi 4 mesi.
La riforma del Catasto
Uno dei punti centrali delle riforma
del sistema fiscale che il Governo
dovrà attuare è sicuramente la rifor-
12
ma del Catasto, attesa da tempo per
rendere più equa la determinazione
della rendita catastale degli immobili
grazie all’utilizzo dei metri quadrati
come base di riferimento per il calcolo, anziché il numero di vani.
In particolare,
verranno rideterminate
le destinazioni d’uso
catastali, distinguendole
in ordinarie e speciali
Il valore patrimoniale medio ordinario sarà determinato:
• per le unità immobiliari a destinazione catastale ordinaria, mediante un processo estimativo
che si basa sui metri quadrati
dell’immobile ed utilizza funzioni
statistiche che esprimono la relazione tra il valore di mercato, la
localizzazione e le caratteristiche
edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale e per ciascun
ambito territoriale anche all’interno di uno stesso Comune;
• per le unità immobiliari a destinazione catastale speciale, mediante un processo estimativo che si
basa su procedimenti standardizzati di stima diretta; se non è
possibile fare riferimento ai valori
di mercato, si utilizza il criterio del
costo per gli immobili a carattere prevalentemente strumentale,
oppure il criterio reddituale per
gli immobili per i quali la redditività costituisce l’aspetto prevalente.
La rendita media ordinaria sarà determinata mediante un processo estimativo che utilizza funzioni statistiche
idonee ad esprimere la relazione tra
i redditi da locazione medi, la localizzazione e le caratteristiche edilizie
per ciascuna destinazione catastale e per ciascun ambito territoriale,
qualora sussistano dati consolidati
nel mercato delle locazioni; qualora, invece, non vi sia un consolidato
mercato delle locazioni, si applicano
ai valori patrimoniali specifici saggi di
redditività desumibili dal mercato nel
triennio antecedente l’anno di entrata in vigore del decreto legislativo in
esame.
Saranno poi previsti meccanismi di
adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle
unità immobiliari urbane, in relazione
alla modificazione delle condizioni
del mercato di riferimento.
Per le unità immobiliari di interesse
storico o artistico, saranno previste
adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario e della
rendita media ordinaria, che tengano conto dei particolari e più gravosi
oneri di manutenzione e conservazione è del complesso dei vincoli legislativi alla destinazione, all’utilizzo,
alla circolazione giuridica e al restauro.
Il riordino
dei regimi fiscali
Il Governo dovrà effettuare la revisione ed il riordino dei regimi fiscali
per eliminare complessità superflue,
semplificare gli adempimenti, razionalizzare le aliquote ed accorpare o
sopprimere particolari fattispecie.
Sarà istituita un’imposta unica, l’IRI
(Imposta sul Reddito Imprenditoriale), a cui potrà essere assoggettato
sia il reddito d’impresa o di lavoro
autonomo ora soggetto ad IRPEF, sia
il reddito d’impresa ora soggetto ad
IRES, al fine di assimilare il trattamento fiscale dei redditi d’impresa o di
lavoro autonomo dei soggetti passivi
IRPEF a quelli d’impresa dei soggetti
passivi IRES.
E’ previsto un restyling dei regimi
speciali IVA e dell’IVA di gruppo, in
modo tale da recepire le norme della
direttiva comunitaria 2006/112/CE.
Il Governo è, inoltre, delegato ad introdurre norme per la revisione di altre imposte indirette, come le imposte sulla produzione e sui consumi,
le imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e le altre imposte
di trascrizione e di trasferimento, le
imposte sulle concessioni governative, sulle assicurazioni e sugli intrattenimenti.
nuova agricoltura
Decreto lavoro in Gazzetta,
da oggi apprendistato più scontato per le imprese
L’apprendistato da oggi diviene ancora più conveniente per le imprese grazie
all’abbattimento dei vincoli introdotti dalla Legge Fornero
E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 66 di ieri 20 marzo il D.L. n.
34 del 20.03.2014 contenente “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio
dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”. Si tratta del Decreto legge sul lavoro approvato dal Consiglio
dei Ministri del 12 marzo. Il decreto,
che entra in vigore da oggi, cancella
alcune delle rigidità introdotte dalla legge Fornero (Legge n. 92/2012).
Tra le principali novità, sale da 12 a 36
mesi la durata del rapporto a tempo
determinato che non necessita dell’in-
dicazione della causale da parte del
datore di lavoro e il contratto si potrà
prorogare fino a un massimo di otto
volte entro il limite dei 36 mesi, a condizione che le proroghe si riferiscano
alle stesse mansioni. Con riguardo
all’apprendistato, l’impresa che assume un apprendista beneficia di un
forte «sconto»: dovrà corrispondere
il 100% delle ore di lavoro svolte e il
35% del monte ore complessivo di formazione, fatta salva l’autonomia della
contrattazione collettiva. Viene meno
l’obbligo di assunzione di una quota
di apprendisti, al termine del percorso
formativo, come condizione per poter
ricorrere a nuovi apprendisti.
Tasi, Agrinsieme: dal Governo segnale importante per le imprese agricole
Il decreto legge conferma l’esclusione dei terreni agricoli dalla nuova imposta.
Agrinsieme (il coordinamento tra Cia,
Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari) ha accolto
positivamente le modifiche alla disciplina Tasi introdotte con il decreto
legge approvato recentemente dal
Governo, che confermano l’esclusione
dei terreni agricoli dalla nuova imposta sui servizi indivisibili.
Le istanze di esclusione dall’imposta,
più volte rappresentate da Agrinsieme, sono state accolte, anche per
quanto riguarda le aree edificabili
coltivate da Imprenditori a titolo principale (Iap) e Coltivatori diretti che,
opportunamente, vengono considerate alla stregua dei terreni agricoli
in applicazione dello stesso principio
valevole ai fini dell’Imu.
“Dal Governo -commenta il coordinatore di Agrinsieme Mario Guidi- è
arrivato un primo segnale importante
nella direzione di una stabilizzazione
della fiscalità sui beni produttivi, in-
dispensabili all’attività di un’impresa
agricola. In questo senso ci attendiamo risposte concrete anche per i fabbricati rurali strumentali che la nuova
Tasi sottopone a tassazione”.
“Agrinsieme -prosegue Mario Guidiinvita il Governo a porre attenzione
sulla semplificazione degli adempimenti per il pagamento delle imposte,
in modo da evitare il caos venutosi a
creare per il pagamento della miniImu di gennaio”.
13
nuova agricoltura
AFFITTI 2014, TUTTE LE NOVITÀ
STOP AI PAGAMENTI IN CONTANTI
Con la Legge di Stabilità 2014, fra le
varie novità a carico dei contribuenti italiani, è previsto anche l’obbligo
del pagamento in contanti dei canoni
di locazione a uso abitativo a partire
dall’1 gennaio 2014.
In un primo momento gli affitti dovevano dunque essere pagati con modalità tracciabili: versamenti su conto
corrente, bonifici, carte di credito o
assegni.
La norma si applicava solo alle abitazioni ed escludeva alloggi di edilizia
residenziale pubblica, gli immobili per
uso commerciale, box, cantine e posti auto. Per negozi, uffici e capannoni
l’obbligo di usare assegni e bonifici
continuava a scattare dai 1.000 euro
in su.
Con nota n. 10492 del 05/02/2014 il
Ministero Economia e finanze, Dipartimento del Tesoro, ha precisato che
tutti i pagamenti dei canoni di locazione, abitativi e non, sotto soglia dei
1.000 euro possono essere effettuati
in contanti e che nessuna sanzione sarà irrogata a chi a partire dal 1
gennaio 2014 avesse provveduto ad
effettuare il pagamento del canone ricorrendo a metodi di pagamento non
tracciabili.
Sanzioni - Quelle previste in materia di
antiriciclaggio: sanzioni che vanno da
un minimo dell’1% fino a un massimo
del 40% della somma versata in contanti, con minimo 3.000 euro.
Dal 24 gennaio l’obbligo di allegare
l’Attestato di prestazione energetica
(Ape) in originale al nuovo contratto
di locazione viene eliminato per le singole unità immobiliari (resta in vigore
solo per le locazioni di interi edifici e
per i trasferimenti a titolo oneroso).
Da quest’anno quindi rimane l’obbligo
per il conduttore di avere l’attestato di
prestazione energetica, di metterlo a
disposizione dell’inquilino, ma lo stesso non dovrà più essere allegato al
contratto di locazione. Sarà sufficiente
inserire nel contratto una clausola nella quale il conduttore dichiara “di aver
ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine all’attestazione della
prestazione energetica dell’edificio”.
FINANZIAMENTI E CONTRIBUTI CAMERALI
E/O COFINANZIATI DALLA REGIONE
Bando per l’erogazione di contributi alle PMI agricole e agli
aspiranti imprenditori
La Camera di Commercio di Como, nell’ambito delle iniziative finalizzate a sostenere il sistema economico locale,
promuove il seguente bando a sostegno della nuova imprenditoria agricola, avente sede o unità operativa in provincia di Como.
Le agevolazioni consistono in un contributo a fondo perduto calcolato sul 40% delle spese ammesse, fino ad un valore
massimo di 10.000 euro per azienda.
Inoltre sono previste premialità per gli imprenditori under
40, le idee più originali ed innovative e l’ubicazione dell’azienda nell’aree di competenza delle Comunità montane
lariane.
Al bando possono partecipare le PMI agricole attive dal 1^
gennaio 2014 e gli aspiranti imprenditori agricoli.
Termine ultimo di presentazione delle domande: 20 aprile
2014
Per info: http://www.co.camcom.gov.it/Tool/Finanziamenti/Single/view_html?id_appointment=1311
Vendo
Terreno agricolo di mq 16.000 con annesso capannone di mq 1.200 per uso agricolo
e villetta di mq 220 in comune di Rogeno (LC).
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Provincia di Varese
14
nuova agricoltura
CCIAA DI LECCO, OCCHIO AI FURBETTI!
Sono state numerose le segnalazioni
giunte alla Camera di Commercio di
Lecco da parte di diverse imprese e
aziende del territorio che lamentavano il fatto di aver ricevuto da non ben
identificati enti, organismi e organizzazioni richieste di pagamento per l’iscrizione in Registri.
“Si tratta di proposte commerciali a
soli fini ‘pubblicitari’, che non hanno
alcun collegamento con gli adempimenti e i servizi per le imprese forniti
dal Registro Imprese e da altri Uffici
della Camera - spiegano dall’ente di
camerale - Tali richieste e indagini sono
assolutamente estranee alle funzioni
e alle competenze istituzionali della
Camera di Commercio di Lecco e si
invita pertanto a non dare alcun seguito, segnalando invece il fenomeno ai
seguenti Uffici camerali: Ufficio Registro Imprese e-mail registro.imprese@
lc.camcom.it - Ufficio Diritto annuale
e-mail [email protected] Ufficio Statistica e Osservatori e-mail
[email protected]”.
Torna “Per Corti e Cascine”. Domenica 18 maggio
porte aperte nelle aziende agricole lombarde
Domenica 18 maggio con la tradizionale giornata di “porte aperte” in 96
aziende regionali, distribuite lungo 14
itinerari nel territorio lombardo, sarà
inaugurata la diciassettisima edizione
di “PER CORTI E CASCINE”. La manifestazione, nata nel 1997 con l’obiettivo di avvicinare il pubblico all’agricoltura e far conoscere la qualità delle
produzioni agricole, è da sempre organizzata e promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) e da
Turismo Verde Lombardia. Si articola
all’interno di tre grandi aree (alta Lombardia, Lombardia orientale e occidentale) che identificano le peculiarità dei
differenti territori della regione e la
specificità delle produzioni.
L’iniziativa coinvolge partner prestigiosi come la Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia, numerose
Camere di Commercio territoriali e
Amministrazioni Provinciali locali. Il
programma della domenica d’apertura rispetterà fedelmente la tradizione:
il pubblico avrà la possibilità di entrare
nelle aziende agricole e agrituristiche,
osservando da vicino le tecniche di
produzione, di allevamento, di coltivazione di gestione di queste attività
complesse e fondamentali per il ciclo
produttivo nazionale. Gli agricoltori
accompagneranno adulti e bambini in un percorso multisensoriale che
permetterà di conoscere il cammino
che fanno i prodotti che arrivano sulle
nostre tavole e li metterà in contatto
diretto con i luoghi, i gesti, i processi
di trasformazione e la cultura dell’agricoltura moderna.
Obiettivo principale di questa iniziativa è promuovere la conoscenza dei
prodotti di fattoria, biologici e tradizionali, le loro varietà, la storia e l’identità
territoriale che li caratterizza.
Degustazioni e vendita diretta saranno quindi sempre presenti tra le attività che ogni azienda organizzerà per
la giornata, secondo le proprie pecu-
liarità produttive. I visitatori potranno
così scoprire la qualità e la genuinità
dei prodotti più tradizionali, come verdure, frutta, burro, formaggi, salumi,
vino o conserve, ma anche di quelli più
curiosi come la birra, il gelato, carni di
bufalo o di struzzo. Non mancheranno
i percorsi nella natura, i giochi, i laboratori e molte altre proposte divertenti
per grandi e piccoli. Molte aziende che
aderiscono alla manifestazione svolgono anche attività agrituristica. Chi lo
desidera potrà, quindi, fermarsi per il
pranzo o per la cena o trascorrere la
notte negli agriturismi attrezzati per
l’ospitalità. Per questo è consigliabile
prenotare.
Dopo la giornata “a porte aperte” del
18 maggio si svilupperà, tra la primavera e l’autunno, un ricco calendario
di eventi culturali e gastronomici che
coinvolgerà alternativamente le diverse province lombarde.
Il programma completo di “Per Corti e Cascine” 2014, con l’elenco delle
aziende aderenti, le attività proposte
per domenica 18 maggio e il calendario degli appuntamenti per i mesi
successivi, è disponibile sul sito: www.
turismoverdelombardia.it
Appuntamenti fino a giugno con i mercati contadini de
“La Campagna nutre la Città”
La Campagna Nutre la Città è il
mercato contadino degli agricoltori
lombardi associati alla Confederazione italiana agricoltori (Cia), nonché alle sue associazioni “La Spesa
in Campagna” e “Donne in Campo
Lombardia”.
Si tratta di una vetrina delle produ-
zioni agricole regionali dove è possibile trovare prodotti stagionali e
di qualità, garantiti direttamente da
chi li produce.
Presso il mercato sarà possibile acquistare prodotti freschi e trasformati, sia biologici che tradizionali,
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nuova agricoltura
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come formaggi (vaccini, caprini e
bufala), salumi, farine e prodotti da
forno, frutta e verdura, miele e prodotti dell’alveare, vini, conserve varie,
piante.
Gli appuntamenti, organizzati da Cia
Lombardia, La Spesa in Campagna e
Donne in Campo Lombardia, si tengono a Milano, alternandosi in tre diverse location: Piazza Durante, Piazza
Santa Maria del Suffragio e Complesso monumentale Chiesa Rossa - via
San Domenico Savio, 3.
In particolare le prossime date in calendario sono
- Sabato 12 aprile, dalle ore 9 alle
ore 14. Piazza Durante, Milano
- Domenica 13 aprile, dalle 9 alle
18. Complesso monumentale
ChiesaRossa, Via San Domenico
Savio 3, Milano
- Sabato 19 aprile, dalle ore 9 alle
ore 14. Piazza S. Maria del Suffragio, Milano
- Domenica 18 maggio, dalle 9
alle 18. Complesso monumentale
ChiesaRossa, Via San Domenico
Savio 3, Milano
- Domenica 22 giugno, dalle 9 alle
18. Complesso
Milleproroghe, nuovo rinvio per l’obbligo di revisione delle macchine agricole
Slitta al 1° gennaio 2015 il termine per la revisione obbligatoria delle macchine agricole. È una delle disposizione
previste dal decreto Milleproroghe (DL 150/2013), approvato dal Governo a fine anno, che ha modificato l’articolo 111
del codice della strada, rinviando di 6 mesi l’adozione del
decreto in materia di revisione delle macchine agricole e di
un anno l’inizio della revisione obbligatoria. Il nuovo articolo
risulta quindi così formulato: “Al fine di garantire adeguati
livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione
stradale, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di
concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e
forestali, con decreto da adottare entro e non oltre il 30 giugno 2014, dispone la revisione obbligatoria delle macchine
agricole soggette ad immatricolazione a norma dell’articolo
110, al fine di accertarne lo stato di efficienza e la permanenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della
circolazione. Con il medesimo decreto è disposta, a far data
dal 1° gennaio 2015, la revisione obbligatoria delle macchine agricole in circolazione soggette ad immatricolazione in
ragione del relativo stato di vetustà e con precedenza per
quelle immatricolate antecedentemente al 1° gennaio 2009,
e sono stabiliti, d’intesa con la Conferenza permanente per
i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di
Trento e di Bolzano, i criteri, le modalità ed i contenuti della
formazione professionale per il conseguimento dell’abilitazione all’uso delle macchine agricole, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 73 del decreto legislativo 9 aprile
2008, n. 81”. In buona sostanza il decreto legge 150/03,
oltre a posticipare l’attuatività della revisione, sposta al 30
giugno 2014 il termine entro la quale il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti dovrà definire il decreto attuativo
contenente le procedure, i tempi e le modalità delle revisioni nonché i criteri per l’accertamento dei requisiti minimi di
idoneità per le macchine agricole in circolazione.
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