Del 17 Maggio 2014 Estratto da pag. 9 Credito coop Nordest, polo da 500 milioni Fracalossi annuncia la nascita della holding. «Determinante la variabile tempo» TRENTO — «Così non si può più andare avanti. Occorre dare una scossa al sistema. Magari non sarà una rivoluzione, ma di certo un cambio di passo». Con queste parole Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa centrale banca (Ccb), ieri in assemblea a Ospedaletto di Pescantina (Verona) ha presentato il progetto «Gruppo Nordest holding», la risposta di Ccb alla nascita del «polo romano», a seguito dell'acquisizione di Iside (informatica) da parte di Iccrea holding. Nascerà un soggetto capace di un patrimonio superiore ai 500 milioni di euro. Determinante, a questo punto, «la variabile tempo». I progetto era stato anticipato sul Corriere del Trentino dell'altro ieri e qualcuno dice che «il dado ormai è tratto», dato che il cda di Cassa centrale banca (Ccb) ha già approvato la delibera e ora si tratta di attendere le mosse delle Federazioni e delle società che faranno parte del progetto stesso. La «riorganizzazione generale e totale», descritta da Fracalossi è necessaria per «equilibrare i poli», visto l'accelerazione di Iccrea-Iside. In sostanza Centrale finanziaria Nordest, che ora raggruppa le Bcc e le Rurali di Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia (e controlla con quasi il 70% Ccb) evolverà per diventare il polo del Nordest, in cui confluiranno Ccb, Mediocredito, Phoenix, Ibt, Assicura group, Neam, ma anche la veneta Assicra e le società informatiche Cesve e Csd. Per intenderci, una volta realizzato il polo, Phoenix informatica bancaria non sarà più controllata dal Fondo comune delle Case rurali, ma da questa nuova società. È vero che è «finito il tempo delle competizioni» con Iccrea holding, ma se si dialoga occorre farlo su un piano che non sia di svantaggio per il Nordest. Le dimensioni non giocano a favore della holding triveneta (Iccrea ha 1,5 miliardi di patrimonio), ma il valore aggiunto può essere l'ingresso di Mediocredito, vale a dire di un operatore che si occupi del ramo corporate, sgravando Bcc e Rurali da questa incombenza. Sul punto il direttore di Ccb, Mario Sartori, ha approfondito: «Prima di tutto è necessaria una banca corporate interregionale, provinciale non avrebbe senso. Il progetto è pronto, attendiamo il via libera dall'ente pubblico, verso la cui decisione abbiamo il massimo rispetto, anche perché attualmente ha il 52% dell'istituto (in parti uguali le Province di Trento e Bolzano e la Regione, ndr). Il ramo aziendale di Ccb dedicato alle imprese verrà staccato e posto in una banca unica. Non ci sarà un acquisto delle quote del pubblico, ma un aumento di capitale. In questo modo verrà ricostruita nel complesso la filiera del corporate, secondo due direttrici. Ogni singola Bcc e Rurale, superata una certa soglia di impieghi, si affiderà al "polo corporate". Inoltre questo soggetto svilupperà un piano quanti-qualitativo per ogni banca del gruppo, per favorire gli investimenti delle imprese». Centrale un aspetto: Mediocredito è una banca che ora basa la sua raccolta sul mercato all'ingrosso, mentre dopo la mutazione potrà contare sul flusso di liquidità di un centinaio di Bcc e Rurali. Altro tassello importante della riorganizzazione è l'iniziativa per la gestione delle crisi bancarie e quindi del credito deteriorato. La proposta è di costituire una task-force specializzata per affrontare questi dissesti, mettendo insieme le potenzialità del Fondo garanzia depositanti e del Fondo di garanzia istituzionale, non ancora partito, per avere a disposizione uno strumento unico. Il progetto di holding, ha sottolineato Fracalossi, prevede comunque di mantenere l'autonomia delle singole componenti. Inoltre l'evoluzione prevederà un maggiore coinvolgimento delle Federazioni veneta e friulana, a livello di governance, per far raggiungere al credito cooperativo del Nordest una «caratura nazionale». Che poi il dialogo con Iccrea possa portare in futuro a una fusione, che sarebbe facile se ci fosse uniformità sul fronte informatico, «questo non lo sappiamo» ha ammesso il presidente. In generale la holding riceve l'appoggio delle tre Federazioni coinvolte. Giuseppe Graffi Brunoro (Friuli Venezia Giulia) ha messo in luce che «forse è passato troppo tempo, ora dobbiamo accelerare». Diego Schelfi per il Trentino non ha nascosto «i mal di pancia che ci sono nella discussione fra i vari soggetti coinvolti. Ma in questo modo possiamo mettere insieme tutte le risorse». Più tiepido il Veneto, con il vicepresidente Fabrizio Gastaldo: «Non siamo in disaccordo, ma vanno valutate le condizioni». Enrico Orfano
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