Newsletter N. 11 - Giugno 2014 Malattie Infettive a cura del Dipartimento di Sanità Pubblica - Ravenna - Direttore Dr. Paolo Ghinassi. Redazione: Staff Epidemiologia e Comunicazione - Servizio Igiene Pubblica. Comitato di Redazione: Paolo Bassi, Loris Bevilacqua, Gian Paolo Casadio, Valeria Contarini, Manuela Dradi, Paolo Fusaroli, Franco Gianelli, Mirella Guerra, Cinzia Pozzetti, Davide Resi, Cosetta Ricci, Giuliano Silvi, Riccardo Varliero. Progetto grafico: M. Edoarda Fava. E’ ESTATE: ATTENZIONE, CON IL CALDO CERTI ALIMENTI POSSONO DIVENTARE UN RISCHIO PER LA SALUTE! a cura di Gian Paolo Casadio, Elisa Guerra - Dipartimento Sanità Pubblica - A.O.O. Ravenna Con l’arrivo della stagione calda aumentano le segnalazioni di episodi di tossinfezione/intossicazione da alimenti. L’aumento della temperatura rende più difficoltosa la conservazione degli alimenti e, di conseguenza, facilita la proliferazione microbica, qualora l’alimento sia stato contaminato e non immediatamente consumato dopo la preparazione o la cottura. Inoltre, in estate, si privilegiano alimenti che non richiedono cottura e che vanno consumati freddi quali gelati, insalate miste, pasta fredda, tonno, semifreddi. Particolarmente frequenti durante il periodo estivo, anche se possono manifestarsi durante tutto l’anno, sono le intossicazioni da stafilococco aureo, produttore di enterotossina, e la sindrome sgombroide. In questo numero della Newsletter descriviamo queste due intossicazioni e forniamo raccomandazioni sui comportamenti da adottare per evitare il loro manifestarsi. Segue un aggiornamento sulla epidemia di epatite A da consumo di frutti di bosco congelati. SINDROME SGOMBROIDE La sindrome sgombroide, detta anche intossicazione da istamina, è causata dal consumo di pesce che non essendo stato appropriatamente refrigerato o conservato contiene elevate quantità di istamina. I pesci, che caratteristicamente sono associati alla comparsa della sindrome e che ne hanno determinato il nome, sono quelli che naturalmente hanno nelle loro carni alti livelli di istidina quali: lo sgombro, il tonno, le acciughe, le aringhe. In natura, in questi tipi di pesci, è presente l’istidina che a temperature superiori a 15 °C, a contatto con l’aria, si trasforma per il tramite di enzimi prodotti da batteri, in istamina. L’istamina è resistente alla cottura, alla affumicatura, al congelamento ed all’inscatolamento. Benchè la sindrome sgombroide non sia una reazione allergica, ne presenta i sintomi. Questi insorgono da 10 minuti a qualche ora dopo il consumo dell’alimento contaminato (in media dopo 90 minuti) e sono ascrivibili agli effetti biologici dell’istamina. I più comuni sono cefalea, eritema del volto, palpitazioni, prurito, disturbi della visione, crampi addomina- li e diarrea. Nelle forme più gravi (rare) possono essere presenti broncospasmo, ipotensione, ischemia miocardica. I sintomi sono autolimitanti e si risolvono nell’arco di qualche ora, ma possono perdurare sino a 48 ore se non trattati con antistaminici. Il pesce contaminato con istamina può avere un gusto pungente, aspro, piccante, ma può anche apparire dal punto di vista organolettico assolutamente normale. Ai fini preventivi: - il pesce fresco o scongelato deve essere mantenuto ad una temperatura il più vicina possibile ai 0 gradi centigradi ( misurati al cuore del prodotto ), -Il prodotto in scatola, una volta che la confezione è stata aperta, deve essere assolutamente consumato in giornata, - In caso di produzione di antipasti, tavola fredda o simili è necessario preparare il quantitativo di piatti o porzioni che si sia certi venga consumato al massimo entro un’ora o due dalla preparazione e conservare i piatti pronti, oltre agli ingredienti a rischio, a temperature prossime a 0 gradi o, comunque, non superiori a 4 °C. INTOSSICAZIONE COCCO AUREUS DA STAFILO- Il genere staphylococcus, attualmente, è composto da 48 specie che fanno parte della normale flora cutanea e delle membrane mucose di uomini ed animali. Lo stafilococco aureo è il patogeno più importante che causa nell’uomo malattie piogeniche o mediate da tossine. Le altre specie di stafilococco sono collettivamente definite “stafilococchi coagulasi negativi” e, generalmente, sono considerate non patogene con l’eccezione dello St. lugdunensy che può causare infezioni invasive come lo St. aureo, dello St. epidermidis e dello St. haemolyticus che provocano batteriemie nosocomiali ed infezioni associate all’utilizzo di strumenti medici invasivi e dello St. saprophyticus che è una frequente causa di infezioni urinarie. Lo St. aureus colonizza, in media, le narici anteriori del 20-40% degli adulti, con variazioni della prevalenza legate alla stagione ed a fattori epidemiologici locali. L’intossicazione alimentare stafilococcica è causata dall’ingestione di una o più tossine preformate. Lo stafilococco è in grado di crescere e di formare enterotossine in un’ampia varie- tà di alimenti (latte, carne, prodotti d’uovo, pasticceria, gelati). L’intossicazione è caratterizzata dall’improvvisa comparsa di nausea, vomito violento e copioso e crampi addominali (con o senza diarrea). La febbre è di solito assente. Il periodo di incubazione oscilla tra 30 minuti e 8 ore (3 ore di media), dipendendo dalla suscettibilità individuale e dalla quantità di tossina ingerita. La malattia, di solito, si risolve spontaneamente in 24-48 ore. La diagnosi differenziale deve essere posta fra: stafilococco aureus, bacillus cereus e clostridium perfrigens. Lo stafilococco aureus produce numerose enterotossine sierologicamente distinte (da A a V escludendo F). L’enterotossina St.A è considerata la causa principale delle intossicazioni stafilococciche. La malattia può essere causata dall’inge- stione di quantità minime di tossina (20 mg). Sebbene gli stafilococci siano comunemente trovati su superfici ambientali ed in vari prodotti alimentari, gli alimentaristi colonizzati da stafilococci produttori di enterotossine nel naso o nelle mani sono considerati la principale fonte di contaminazione. Le temperature limite per la replicazione dello stafilococco aureus sono tra 6°C e 48°C e per la produzione di enterotossine tra 10°C e 46°C. Le temperature ottimali per la replicazione sono tra 35°C e 41°C e per la produzione di enterotossine tra 34°C e 40°C. Le enterotossine stafilococciche sono resistenti al calore, al basso PH ed agli enzimi proteolitici che, invece, facilmente distruggono lo stafilococco aureus. La manipolazione degli alimenti in maniera igienicamente inadeguata e la non efficace e tempestiva refrigerazione degli alimenti non consumati, immediatamente dopo la preparazione, sono i principali fattori favorenti il manifestarsi dell’intossicazione. La contaminazione e l’intossicazione possono essere prevenute assicurando: a) L’ igienicità della preparazione e della conservazione degli alimenti, nonché delle superfici e degli utensili da lavoro, b) L’immediata refrigerazione (<5°C) degli alimenti potenzialmente pericolosi non consumati immediatamente, preparando delle porzioni piccole ed utilizzando abbattitori di temperatura, c) L’accurato lavaggio delle mani per 20 secondi con acqua e sapone. E’, comunque, raccomandato il consumo degli alimenti subito dopo la preparazione o immediatamente dopo averli tolti dal refrigeratore. Bibliografia di riferimento: - Food poisoning from marine toxins 2014. Yellow book. - Alini D.A. et al. La syndrome sgombroide (histamine fish poisoning): una rassegna. Webzine sanità pubblica veterinaria Numero 38, novembre 2006. - Outbreak of staphylococcal food poisoning from a military unit lunch party, United States, July 2012. MMWR Vol.62/N°50/20.12.2013 News EPIDEMIA DI EPATITE A L'epidemia da virus dell'epatite A che da oltre un anno sta interessando alcuni paesi della comunità europea, ed in particolare l'Italia, non si è ancora arrestata. Dal 1° gennaio 2013, 1.315 casi di epatite A, potenzialmente correlati alla epidemia in corso, sono stati segnalati da 11 Stati membri dell’Unione Europea e, di questi, 1.202 sono stati notificati dall'Italia. Le indagini epidemiologiche, microbiologiche ed ambientali indicano nei frutti di bosco surgelati l'alimento veicolo dell'infezione, anche se non è ancora stata accertata la fonte della contaminazione. Benché il numero dei casi incidenti negli ultimi mesi sia diminuito, è probabile il manifestarsi di ulteriori casi di malattia. Il consumo di frutti di bosco, di crostacei o frutti di mare ed il soggiorno in zone ad endemia elevata od intermedia sono i fattori di rischio più spesso rilevati nella interviste effettuate ai casi di epatite A verificatisi negli ultimi mesi. Pertanto, è opportuno adottare semplici misure precauzionali efficaci nel ridurre il rischio di infezione da virus dell'epatite A: •CUOCERE i frutti di bosco prima del consumo, •EVITARE il consumo di frutti di mare e crostacei crudi o poco cotti, •VACCINARSI nei confronti dell'epatite A se si programmano viaggi in zone con standard igienico-sanitari non elevati. Bibliografia di riferimento: - ECDC, Rapid outbreak assessment: outbreak of hepatitis A in EU/ EEA countries, 11 april 2014. Per domande e commenti contattare: dr. Giuliano Silvi - Epidemiologia e Comunicazione - tel. 0544 286804 - e-mail: [email protected]
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