Cooperarci taglia gli stipendi

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IL SECOLO XIX
MERCOLEDÌ
5 NOVEMBRE 2014
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LA CRISI NON RISPARMIA IL SETTORE SOCIALE. LA PRESIDENTE GENCO: «È LA PRIMA VOLTA CHE CHIEDIAMO SACRIFICI AI LAVORATORI»
Cooperarci taglia gli stipendi
Buco a bilancio di 500mila euro: sospesa anche la tredicesima agli oltre 300 soci
quasi dimezzato».
Menoutentianchetraglianziani,in
SAVONA. Lavoratori di Cooperarci particolare per quel che riguarda i sesul piede di guerra a fronte delle pro- mi autosufficienti che le famiglie preposte avanzate dalla dirigenza che ferisconotenereacasa.«Abbiamouna
mettono le mani nelle tasche dei di- situazione piuttosto delicata in Piependenti.Sospensionedelletredicesi- monte, a Ceva, -continua la Genco –
me e ipotesi del taglio temporaneo del dove lavora una cinquantina di nostri
10 per cento degli stipendi: sono que- operatori, ma il numero degli ospiti è
steleopzioni,neiprossimigiornialva- sceso.Inquestocasoabbiamoavanzagliodell’assembleadeisocieierisulta- tounadiscussioneconilComunequavolo dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, con si un anno fa, ma il caso non si è ancora
cui la dirigenza spera di poter recupe- risolto». Problemi diffusi che, somrare un po’ di liquidità a fronte di una mandosi, oggi pesano sulla disponibicrisi che ha raggiunto anche il settore lità economica. «Vogliamo difendere i
sociale. I numeri sono davvero signifi- posti di lavoro – conclude la presidencativi:all’internodellacooperativasa- te. – Abbiamo il sostegno di LegaCoop
vonese lavorano 420 persone, di cui e abbiamo ingaggiato consulenti
320 sono soci, mentre gli altri solo la- esterni per valutare le vie di sviluppo
voratori semplici. Ma è proprio sui so- possibili».
La preoccupazione tra i lavoratori,
ci che potrebbero essere attuate le opperò, è grande.
zioni di emergenza,
«Comprendiamo la
a fronte di una diffisituazione generale
coltà con cui la cooI SINDACATI
– commenta Gianperativafaicontiormai da due anni. A
«I dipendenti sono carlo Bellini, segreprovinciale
mancare nelle casse
pronti a stringere tario
Funzione Pubblica
sono circa 500 mila
della Cgil – ma non
euro,a fronte di un
i denti per un
possiamo imputare
ricavo annuo di 13
periodo, se esiste solo al contesto ecomilionidieuro.«Èla
prima volta che sia- un piano di rilancio» nomico l’empasse di
Cooperarci. E somo costretti a chieprattutto non siamo
dere un sacrificio ai
lavoratori – dice Laura Genco, presi- disposti a cedere su una cosa: la ridudente di Cooperarci. – Purtroppo, pe- zione dei minimi salariali».
Sì a piccoli sacrifici se esiste un piarò, la situazione è peggiorata, soprattutto a fronte di una realtà economica no di rilancio. «I lavoratori – continua
sempre più critica che colpisce i nostri Bellini–sarebberoanchedisponibilia
settori. A partire dagli asili nido e dagli stringere i denti per un certo periodo,
anziani: in entrambi i casi le famiglie, ma vorrebbero vedere un concreto
pur di risparmiare, gestiscono in casa i piano di valorizzazione, una sorta di
bambinioinonni,grazieall’aiutodiun rilancioindustriale.Adoggi,però,profamiliareincassaintegrazioneosenza prioquestoaspettosembraveniremeno». Già alcuni mesi fa, infatti, c’erano
lavoro. Purtroppo non mancano».
Gli esempi sono diversi. «Gestiamo, stati incontri sindacali sugli stessi teinprovincia,circadieciasilinidi–dice mi che non hanno avuto seguiti conla Genco.- Una volta contavamo 50 creti. «La dirigenza – conclude Bellini
iscritti a plesso, oggi, in molte realtà, – si è sempre seduta ai tavoli con disiamo scesi a 20, ma gli orari in cui bi- sponibilità, ma non ci sono stati risulsogna garantire il servizio sono inva- tati. Non possiamo, quindi, accettare
riati, dalle otto del mattino alle cinque taglieconomicialpersonalesenondadi sera. Questo vuol dire dover mante- vantiaunpianofortedirilancio.Enon
nere lo stesso personale a livello nu- possiamo permettere che i salari venmerico, ma con un ritorno economico gano ritoccati al ribasso».
SILVIA CAMPESE
420
i dipendenti
di Cooperarci, 320
dei quali con la qualifica
di socio; gli altri sono
semplici lavoratori
10
per cento
il taglio temporaneo
allo stipendio, secondo
una prima ipotesi della
cooperative
L’attività degli operatori di Cooperarci è concentrata soprattutto negli asili nido e nei centri per anziani
CGIL, CISL E UIL HANNO ESCLUSO LA POSSIBILITÀ DI RICORRERE AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
CENTO IN ASSEMBLEA , ALTA TENSIONE
«VOGLIAMO VEDERE UN PIANO INDUSTRIALE»
SAVONA. Eranotanti,almenouncentinaio,ilavoratoridiCooperarcicheierihannopresoparte
all’assemblea sindacale di Cgil, Cisl e Uil, che si è
tenutainviaBoito,sultemadeltagliodellatredicesima. Altrettanta la tensione, la rabbia, ma insiemelavogliaditutelareunpostodilavoroinun
ambiente a cui i dipendenti sono assai legati. La
cooperativa, del resto, ha superato i trent’anni.
Gli interventi si sono susseguiti incalzanti, subito parecchio accesi, poi più contenuti, con la voglia di arrivare a una proposta che, già la prossima settimana, i sindacati dovranno mettere sul
tavolo della dirigenza. Giovedì, intanto, ci sarà
l’incontro, a porte chiuse, dei soci, che dovranno
dare la propria valutazione alle proposte della
Genco.
Tra le tante riflessioni, una, soprattutto, è statacondivisadairappresentantisindacaliedaidipendenti: non è possibile accedere agli ammortizzatorisociali,perchénonsarebbepiùgestibile
laportatadilavoroconmenooperatoriadisposizione. «Si tratta di un paradosso – commentano
La Camera del lavoro in via Boito
i sindacati. – Da una parte, infatti, manca la liquidità, ma dall’altra sono a malapena sufficienti i
420 lavoratori della cooperativa per coprire i
turni. Per questo non è possibile ricorrere alla
cassa integrazione o ai contratti di solidarietà
cheridurrebbero,perforzadicose,ilnumerodegli operatori, già oggi scarsi numericamente».
Altre, quindi, le strade da imboccare, ma non
quella del tradizionale ricorso agli ammortizzatori sociali. Due ore e mezza parecchio incalzanti, dove la conclusione è stata quella di pretendere dalla dirigenza un chiaro piano industriale.
«Non è possibile chiedere un sacrificio ai lavoratori – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e
Uil – se non verrà messo sul tavolo un programma efficace di rilancio. Solo a quelle condizioni i
dipendenti potranno valutare un sacrificio che,
visto il livello del contratto nazionale della cooperazione sociale, sarà davvero pesante». Tensione,quindi,maaltrettantavogliadi“salvare”la
cooperativa e, insieme, il proprio posto di lavoro.
«Ilproblemaèstrutturale–diceBellinidellaCgil
– per cui non coinvolge solo Cooperarci, ma, in
generale, la gestione e le modalità dei servizi alla
persona. Un settore da rivisitare a livello nazionale. Da qui ripartiamo con la convinzione di dover difendere i diritti e la dignità dei lavoratori,
purdavantiaunasituazionecomplessachevarivisitata».