NEUROPAIDEIA - Aracne editrice

NEUROPAIDEIA
DIDATTICA, LINGUE E CULTURE

Direttori
Giuseppa C
Università degli Studi di Palermo
Floriana D G
Università degli Studi di Palermo
Comitato scientifico
Maria Vittoria C
Università degli Studi di Milano
Giuseppa C
Università degli Studi di Palermo
Floriana D G
Università degli Studi di Palermo
Alessandra L M
Università degli Studi di Palermo
Patrizia L
Università degli Studi di Palermo
Covadonga L A
Universidad Complutense de Madrid
Ángel L G–M
Universitat de València
María M  B
Universidad Complutense de Madri
Félix S V S
Alma Mater Studiorum — Università di Bologna
Montserrat V R
Universitat de València
Giuseppe Z
Università degli Studi di Palermo
NEUROPAIDEIA
DIDATTICA, LINGUE E CULTURE
La collana intende raccogliere contributi finalizzati alla co–costruzione di conoscenza accogliendo i paradigmi formativi che propone
la Neuroeducation o la Neurodidattica. Si auspica che, nell’intersezione con le Neuroscienze, l’area psico–pedagogica, l’area didattica,
l’area linguistico–filologica e quella letteraria possano invitare alla riflessione epistemologica sulla possibilità di esplorare i percorsi
educativi, i fatti di lingua, i testi letterari Il tutto ricorrendo anche
all’ausilio dell’Educational Technology come veicolo di trasmissione
di contenuti. S’intende porre attenzione, da una parte, al dialogo tra
Neurodidattica, pedagogia e didattiche disciplinari, mediante la presa
in esame delle coordinate principali del discorso educativo, dall’altra
parte, alle connessioni tra lingua, psiche e cultura letteraria, grazie alla convergenza dell’indagine filologica, di quella semiotico–letteraria
nonché alle relazioni tra linguistica percettiva, contrastiva, cognitiva,
didattica della lingua, nonché analisi del discorso.
La collana adotta un sistema di valutazione dei testi basato sulla revisione
paritaria e anonima (blind peer review). I criteri di valutazione riguarderanno
il rigore metodologico, la qualità scientifica e didattica e la significatività dei
temi proposti.
Volume pubblicato con il contributo dell’Università per Stranieri di Siena —
Dipartimento di Ateneo per la Didattica e la Ricerca.
Fondi di ricerca di Ateneo.
Matteo La Grassa
La Lingua dei Segni per gli udenti,
l’italiano per i sordi
Riflessioni per la didattica delle lingue
Prefazione di
Andrea Villarini
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 
Indice
11
Prefazione
di Andrea Villarini
15
Introduzione
PARTE I
Apprendere la LIS
21
Capitolo I
Apprendere la LIS: profili, contesti, formazione, materiali di
apprendimento
1.1. Introduzione, 21 – 1.2. Apprendere la LIS da sordi, 23 – 1.2.1. Motivazioni e contesti di apprendimento, 27 – 1.2.2. Assistenti alla comunicazione, 32 – 1.2.3. Metodologia di indagine e presentazione delle domande
del questionario, 34 – 1.2.4. Analisi delle risposte degli assistenti alla comunicazione, 35 – 1.3. Apprendere la LIS da udenti, 42 – 1.3.1. Motivazioni e contesti di apprendimento, 43 – 1.3.2. La formazione: i docenti di LIS,
46 – 1.4. Materiali didattici per l’insegnamento della LIS, 55 – 1.4.1. Il
Metodo Vista: struttura generale e obiettivi, 57 – 1.4.2. L’Unità Didattica
nel Metodo Vista: un confronto con i materiali didattici di lingue vocali,
59 – 1.4.3. Considerazioni riassuntive e brevi proposte per l’elaborazione
di altri materiali didattici per la LIS, 64
69
Capitolo II
Gestire la comunicazione tra udenti e sordi: alcuni aspetti culturali
7
Indice
8
2.1. Introduzione, 69 – 2.2. La comunità culturale dei Sordi segnanti, 71 –
2.3. La competenza linguistico-comunicativa interculturale, 73 – 2.4. Alcuni aspetti culturali nella comunicazione tra sordi e udenti, 77 – 2.4.1. Attraversare il campo visivo, 77 – 2.4.2. Interruzione della comunicazione da
parte di un sordo, 78 – 2.4.3. Richiamare l’attenzione e ristabilire il contatto visivo, 78 – 2.4.4. Uso del contatto corporeo e distanza interpersonale, 79 – 2.4.5. Argomenti di conversazione, 80 – 2.4.6. Uso delle espressioni facciali e del corpo, 80 – 2.5. Considerazioni riassuntive:
l’insegnamento della cultura nei corsi LIS come L2, 82
85
Capitolo III
L’apprendimento della LIS da parte di adulti udenti
3.1. Una linguistica acquisizionale per la LIS, 85 – 3.2. Metodologia
dell’indagine svolta, 88 – 3.3. Analisi dei dati, 93 – 3.3.1. Dati generali
degli informanti, 93 – 3.3.2. Dati del Corpus LISAU, 95 – 3.3.3. Distribuzione dei segni, 97 – 3.3.4. La correttezza della produzione segnica a livello fonologico, 99 – 3.3.5. Errori nei parametri formazionali: configurazioni, luoghi, movimenti, orientamenti, 101 – 3.3.6. Altri errori: alfabeto manuale, componenti non manuali (CNM), componenti orali (IPP; COS), 102
– 3.4. Considerazioni riassuntive: favorire una didattica acquisizionale della LIS, 105
PARTE II
Apprendere l’italiano scritto
107
Capitolo IV
La comprensione del testo scritto da parte di giovani
adulti sordi
4.1. Introduzione, 107 – 4.2. Metodologia e strumenti utilizzati nella
prima fase, 109 – 4.3. Analisi dei risultati della prova CILS, 111 – 4.3.1.
Analisi della prima prova CILS, 115 – 4.3.2. Considerazioni riassuntive
sulla prova CILS, 119 – 4.4. La seconda fase dell’indagine: descrizione
delle prove di competenza elaborate, 120 – 4.5. Criteri di selezione del testo della prova di comprensione, 125 – 4.6. I risultati della prova di comprensione del testo e le prove linguistiche, 127 – 4.7. Ruolo della competenza lessicale nella comprensione, 132 – 4.8. I risultati delle prove linguistiche esterne al testo, 134 – 4.9. Confronto con apprendenti udenti, 137 –
4.10. Considerazioni riassuntive: elaborare un sillabo di italiano per sordi,
140
Indice
147
Capitolo V
Le competenze dei sordi in italiano scritto e la
didattica online
5.1. Introduzione, 147 – 5.2. Modello progettuale, metodologia e modello
operativo, 150 – 5.3. Struttura del percorso e attività proposte, 156 – 5.4.
Sostenere la dimensione collaborativa e il ruolo attivo dell’apprendente in
DELE, 161 – 5.5. Ruolo degli e-tutor in DELE, 164 – 5.6. Considerazioni
riassuntive: possibili criticità e punti di forza della didattica online per sordi, 166
169
Conclusioni
175
Bibliografia
189
Appendici
9
Prefazione
Lingua italiana, didattica e sordità è il triangolo entro il quale si iscrive il lavoro che qui presentiamo. E quando si parla di sordità, qui
si intendono i sordi segnanti. Ovvero, quella particolare sottocategoria
di persone sorde che si avvicina alla lingua italiana usando per le interazioni comunicative con altri sordi, o con gli udenti che sono in grado
di farlo, la lingua italiana dei segni.
La prospettiva assunta per osservare questo intrecciarsi di cause, effetti, dinamiche linguistiche, estremamente interessante e foriero di informazioni utili per tutti coloro che intendono indagare il mondo
dell’apprendimento delle lingue tout court, è quello dell’esperto di didattica dell’italiano che offre le proprie conoscenze in questo settore
per migliorare la didattica dell’italiano a sordi.
Una prospettiva di lavoro che solo di recente ha iniziato ad essere
intrapresa e con la quale solo ora cominciano ad arrivare a termine i
primi lavori di ricerca.
Sino a poco tempo fa, infatti, l’italiano appreso da sordi era materia
ad appannaggio esclusivo degli esperti di sordità. Stentavano, infatti, a
farsi largo spunti di analisi proposti dagli esperti di didattica delle lingue.
L’inesistenza per lungo tempo di questo canale di comunicazione
tra mondo della ricerca in didattica delle lingue e mondo della ricerca
sui temi della sordità è testimoniata dalla difficoltà che ancora oggi
abitualmente si riscontra anche solo per condividere questo fatto assolutamente banale per chi conosce il mondo dei sordi: per loro
l’italiano è una lingua da acquisire, molto spesso in tarda età. Per non
parlare dell’utilizzo assai diffuso del termine sordomuti, che tende a
non considerare come parlanti chi non può udire; oppure, della difficoltà di far conoscere al di fuori del novero di studiosi esperti di sordi11
12
Prefazione
tà la complessa composizione interna della comunità sorda con la sua
suddivisione in sordi segnanti e sordi che si affidano alla lettura del
labiale.
Insomma, tutti segnali che inequivocabilmente, a nostro avviso, disegnano uno scenario dove chi da sempre studia il tema della sordità e
chi studia l’apprendimento linguistico dell’italiano non riescono a dialogare tra di loro e a stabilire un minimo di parametri di ricerca condivisi. Non si tratta qui di attribuire delle responsabilità, solo di segnalare un aspetto che a nostro avviso ha, però, rallentato lo sviluppo delle
conoscenze in questo campo.
Ma ora qualcosa comincia a cambiare.
Non si può non notare, infatti, una fioritura di studi e ricerche che
assumono l’apprendimento dell’italiano da parte di sordi da una prospettiva interdisciplinare. Una prospettiva dove conoscenze didattiche
e conoscenze legate alla LIS e alle sue modalità di apprendimento e
uso cominciano effettivamente ad interagire.
Perché si è arrivati a ridefinire i lavori nel campo della LIS integrandoli con i lavori nel campo della didattica dell’italiano?
Rispondere a questo quesito non è semplice. Non è mai semplice, si
sa, risalire alla foce di un’idea o di un’ipotesi di ricerca. Noi attribuiamo la nascita di questo nuovo (non ci pare improprio definirlo tale) filone di studi ad almeno tre cause.
La prima è la più elementare, ma anche la più ineludibile: l’intuito
dei singoli studiosi. Ci riferiamo, ad esempio, a figure come Virginia
Volterra o Elena Pizzuto (coi loro collaboratori e collaboratrici operanti all’interno del centro di ricerca dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma o all’Istituto Statale dei Sordi sempre di Roma) che tra le prime, in Italia, si sono fatte promotrici
di iniziative che mettessero in collegamento esperti di didattica
dell’italiano a stranieri con sordi ed esperti LIS.
La seconda è “la scoperta” da parte dei glottodidatti (e dei linguisti
in genere) dell’importanza degli studi sulla LIS per il proprio ambito
di indagine. Improvvisamente, dopo anni nei quali non ci si interessava minimamente a quanto veniva studiato dai ricercatori esperti di
LIS, si è teso l’orecchio verso quegli studi e ricerche già consolidate
nel campo della sordità e sono cominciati progetti di ricerca dove finalmente esperti dei due ambiti si sono seduti allo stesso tavolo cercando di sciogliere nodi, ognuno apportando il proprio bagaglio di saperi, esperienze, conoscenze. Lo stesso si può dire per gli esperti ri-
Prefazione
13
cercatori della LIS che hanno capito quanto un esperto di didattica
nelle lingue straniere possa dare al miglioramento delle condizioni dei
sordi di fronte all’italiano (o ad altre lingue straniere).
Infine, ci pare di poter dire che una terza causa sia il livello di maturazione al quale sono giunte le nuove tecnologie nel campo della didattica delle lingue. Tecnologie che possono anche aiutare a sopperire
la mancanza dell’integrità del canale uditivo ai fini
dell’apprendimento linguistico. Ed è proprio sul piano dell’utilizzo di
questi nuovi strumenti didattici, infatti, che si sono svolti i principali
lavori di ricerca aventi come oggetto l’italiano appreso da sordi.
Da ciò si è partiti non molti anni fa, fino ad arrivare alla situazione
attuale. Una situazione, ci pare di poter dire, che vede la nascita della
nuova figura di esperto di didattica dell’italiano a sordi.
Ma perché è così importante cooperare ed individuare linee di ricerca comuni tra didattica delle lingue per sordi e didattica delle lingue per udenti?
Innanzitutto, perché c’è una visione di competenza linguistica che
costituisce un orizzonte teorico e applicativo comune. Una visione che
vede la competenza come l’insieme di abilità linguistiche (la conoscenza delle regole) e l’abilità di riversare queste regole per produrre
eventi comunicativi. Una prospettiva questa che si è scoperto poter
accumunare sia i sordi che gli udenti e che quindi costituisce la base di
partenza per un dialogo produttivo tra i due mondi di ricerca.
Inoltre, l’affermarsi oggigiorno dell’idea di testo, visto simultaneamente come oggetto della competenza (si è bravi in una lingua perché si è bravi a gestire testi in quella lingua) e come cardine intorno al
quale sviluppare la competenza altrui (nelle classi di lingua, ad esempio), consente di riannodare i fili tra i ricercatori che si occupano di
didattica per gli udenti e quelli che si occupano di didattica per sordi.
Riaffrontare la nozione di testo, comprese le strategie messe in atto
per arrivare a comprenderlo, avendo a disposizione dati anche sulla
gestione di testi scritti in italiano da parte di sordi può così aprire scenari nuovi di ricerca e fornire risposte a problemi ancora irrisolti
sull’apprendimento delle lingue in genere.
Un terzo aspetto è quello, se vogliamo, più interessante e portatore
di riflessioni utili in ambo i settori che qui ci interessano. Si tratta del
ruolo della L1 nei processi di apprendimento di una L2. Nel nostro
target la L1, come si è detto, è la LIS, il cui statuto speciale (lingua
non vocale, appresa per lo più in età post puberale, con conseguenze
14
Prefazione
sulla percezione del mondo da parte dei suoi parlanti ancora tutte da
esplorare) fa di questo aspetto una miniera per i ricercatori interessati
ai processi di apprendimento linguistico.
Infine, le modalità di utilizzo delle nuove tecnologie. L’e-learning
usato per l’insegnamento delle lingue è ormai una prassi consolidata e
tanti sono i corsi che utilizzano questa modalità per insegnare le lingue straniere. I sordi, come si è detto, rientrano tra gli utenti possibili
per questi corsi e come tali costituiscono un target ideale per valutare
le tecniche didattiche e testarle su apprendenti così particolari, in
quanto privi di un canale percettivo integro.
Intorno a questi temi ha saputo riflettere La Grassa, realizzando
un’opera organica che prova per la prima volta a sistematizzare la
complessa mole di questioni che qui abbiamo appena accennato. La
sua resta una prospettiva di lavoro di stampo glottodidattico con incursioni nell’italianistica, ma non si esime dal partire proprio da questioni
che appartengono più specificatamente alla ricerca sulla LIS. Per questo, a nostro avviso, il volume che qui si introduce rappresenta un passo importante e decisivo per la creazione della figura di esperto di didattica delle lingue per sordi richiamata in precedenza.
Andrea Villarini
Introduzione
L’interesse verso la descrizione delle lingue segnate e le questioni
legate al loro apprendimento sono da oltre venticinque anni oggetto di
studio da parte della ricerca scientifica di ambito linguistico.
In seguito alla sviluppo delle linee di ricerca avviate da Stokoe che
per primo ha realizzato una descrizione sistematica della ASL (American Signed Language), è stato da tempo riconosciuto alle lingue segnate il pieno status di lingue, emancipandole da quello di pantomime
o semplice gestualità e dimostrando in maniera inequivocabile come
ad esse appartengano caratteristiche costitutive che sono proprie delle
lingue storico-naturali. In contesto italiano, per la LIS (Lingua dei Segni Italiana) è da ricordare in primo luogo il lavoro svolto dal gruppo
di ricerca coordinato da Virginia Volterra: se si dovesse considerare
una data particolarmente significativa, consapevoli comunque che un
lavoro di descrizione sistematico di una lingua si basa su anni di ricerche, si potrebbe indicare il 1987, anno di pubblicazione del volume La
lingua italiana dei segni curato proprio da Volterra.
Da allora la produzione scientifica sulla LIS ha vissuto e continua a
vivere un periodo prolifico di notevole vivacità e gli studi su aspetti
linguistici, psicolinguistici, culturali ed educativi incentrati su di essa,
sono diventati oggi nell’ordine di centinaia1. A prescindere dalla prospettiva adottata e dal focus di interesse, tutti gli studi partono dal presupposto che si debba parlare appunto di lingua dei segni, in quanto
strumento di comunicazione, prodotto e veicolo della cultura della
1
Si rimanda a tal proposito alla Bibliografia ragionata dei lavori relativi alla Lingua dei
Segni Italiana (LIS) a cura di Porcari Li Destri, Volterra. La bibliografia è disponibile sul sito
http://www.istc.cnr.it/mostralis/docs/biblis06.pdf.
15
16
Introduzione
comunità da cui viene segnata, esattamente come avviene per qualsiasi
altro studio che abbia come oggetto una lingua storico-naturale2.
Il presente volume, ovviamente, non fa eccezione. L’intento però
non è quello di apportare un ulteriore contributo alla conoscenza di
aspetti linguistici della LIS che, sebbene già descritta nella sua globalità, appare oggi come un campo di interesse scientifico più che mai
fertile e di grande fascino3. Il volume, infatti, non adotta un approccio
di tipo rigorosamente linguistico o psicolinguistico a cui si ispirano
numerosi altri lavori relativi alla sordità e alle lingue segnate, ma assume una prospettiva di tipo più specificamente glottodidattico e si
propone di allargare il campo di interesse verso aspetti fino ad oggi
poco frequentati: il primo riguarda la LIS appresa da adulti udenti e
quindi, a tutti gli effetti, come una lingua seconda; il secondo, invece,
è relativo alla didattica della lingua italiana scritta rivolta a sordi adulti
e giovani adulti. Quest’ultimo argomento, in sé, può apparire non particolarmente innovativo dal momento che un ricco filone di studi si rivolge ad aspetti correlati con l’apprendimento dell’italiano scritto da
parte dei sordi. Tuttavia, la maggior parte di queste ricerche si concentra sulla produzione dell’italiano, mentre di molto inferiore è stata
l’attenzione verso aspetti legati alla ricezione e alla comprensione della lingua. Proprio su questi aspetti, invece, ci si sofferma nella seconda
parte di questo lavoro. Inoltre, ciò che è stato fino ad oggi poco preso
in considerazione e che è oggetto di parte di questo volume, riguarda
le potenzialità che le nuove tecnologie per l’educazione – e ovviamente i modelli psico-pedagogici e i metodi che con queste è necessario
adottare – potrebbero rivestire nello sviluppo delle competenze linguistico-comunicative in italiano scritto dei giovani sordi.
Il volume raccoglie le indagini e gli studi da me compiuti
nell’ambito del progetto FIRB E-learning, sordità, lingua scritta: un
ponte di lettere e segni nella società della conoscenza finanziato dal
2
Se questa è la posizione vigente all’interno della comunità scientifica, se sempre maggiore attenzione viene data alle lingue segnate all’interno di convegni e congressi, tuttavia si
deve segnalare che la stessa attenzione non si registra da parte dalle istituzioni: è infatti ancora
molto dibattuta la questione del riconoscimento ufficiale della LIS sebbene, come si è detto,
l’intento di negare alle lingue segnate lo status di lingue vere e proprie non possa trovare alcun appiglio scientifico.
3
Si pensi, solo per fare un esempio, al filone di ricerca sul Sign Writing, la lingua dei segni scritta, che proprio in Italia sta conoscendo un notevole e proficuo sviluppo (Di Rienzo et
al. 2011).
Introduzione
17
MIUR per il triennio 2009-20114 e si sviluppa in aree che presentano
senz’altro zone di intersezione, ma che tuttavia sono complessivamente indipendenti. Vengono presi in considerazione, infatti, gli udenti e i
sordi adulti e giovani adulti, i primi inseriti all’interno di percorsi di
formazione in LIS, i secondi, in maniera speculare, in percorsi formativi volti a favorire lo sviluppo delle loro competenze in italiano scritto.
Il volume è diviso in due parti: nella prima ci si focalizza sulla LIS
come lingua oggetto di apprendimento, strumento di comunicazione,
veicolo di modelli culturali della comunità che la segna.
Il Capitolo I è incentrato sulla definizione dei pubblici di apprendenti di LIS, in cui oggi sono compresi sia udenti che sordi, considerata l’eterogeneità della comunità composta da chi segna e
l’atteggiamento nei confronti della LIS dominante fino a non molti
anni fa che ne scoraggiava la normale acquisizione come lingua materna. Si farà riferimento ai diversi contesti di insegnamento, alle figure che si occupano della didattica della LIS e verranno analizzati i materiali didattici principalmente utilizzati nei corsi.
Il Capitolo II si focalizza su alcuni aspetti problematici di natura
prevalentemente culturale che possono nascere tra sordi e udenti durante il processo di comunicazione. Come è noto, aspetti linguistici e
culturali sono tra loro fortemente interrelati. Pur vivendo nel territorio
italiano, la comunità sorda segnante è infatti portatrice di modelli culturali suoi propri che non possono essere considerati pienamente assimilabili a quelli che appartengono alla comunità italiana udente. Un
approccio didattico che espliciti e faccia riflettere su alcune differenze
culturali tra la comunità sorda e quella udente sarebbe pertanto utile
nella proposta formativa in LIS.
Il Capitolo III prende in considerazione gli adulti udenti che per vari motivi si avvicinano allo studio della LIS. Sulla base dell’analisi
delle produzioni segniche realizzate in contesto guidato da un gruppo
di apprendenti che ha seguito corsi di LIS di diversi livelli, verranno
indicati i principali aspetti emersi sul piano fonologico, anche al fine
4
Oltre che dall’Unità di Ricerca dell’Università per Stranieri di Siena coordinata dal Prof.
Massimo Palermo presso la quale ho svolto la mia attività nel ruolo di Giovane Ricercatore, il
Progetto FIRB è stato realizzato da altre quattro Unità di Ricerca. Si tratta dell’Istituto di
Scienze e Tecnologie della Cognizione (unità capofila del progetto), dell’Istituto Statale Sordi
di Roma, del Dipartimento di Informatica (Università di Roma La Sapienza) e del Dipartimento di Studi Glottoantropologici e Discipline Musicali (Università di Roma La Sapienza).
18
Introduzione
di fornire ai docenti alcune indicazioni relative alla maggiore o minore
facilità con cui possono essere appresi dagli adulti udenti i vari parametri formazionali dei segni.
Nella seconda parte, invece, si prendono in considerazione gli apprendenti sordi di italiano scritto.
Il Capitolo IV presenterà i risultati di un’indagine svolta su apprendenti sordi giovani adulti iscritti alla scuola superiore e all’università e
incentrata sull’abilità di comprensione del testo scritto di tipo espositivo che rappresenta la tipologia testuale a cui gli studenti sono maggiormente esposti in contesti educativi formali.
Il Capitolo V, infine, presenta le principali caratteristiche di una innovativa proposta per l’insegnamento dell’italiano a sordi mediante
l’utilizzo di un ambiente virtuale, simile a una piattaforma e-learning,
che cerca di sfruttare al massimo il canale integro dei sordi per svilupparne le abilità di comprensione scritta.
Sebbene, dunque, il focus di interesse sia doppio (rapporto tra udenti e LIS da una parte e tra sordi e italiano scritto dall’altra) e si sia
cercato di attribuire a entrambi gli aspetti paritaria importanza, a introduzione di questo lavoro è doveroso segnalare che esso rappresenta,
comunque, il frutto di un percorso di ricerca che mi ha permesso di
entrare in contatto con la comunità sorda segnante e che senza questo
contatto, trasformatosi da subito in interesse e, in alcuni casi, in amicizia personale, non sarebbe stato possibile portare a compimento questo volume. Si faranno più avanti ampi riferimenti alla LIS, alla comunità e alla cultura sorda; in questa introduzione ci si limita a un
brevissimo accenno a tali argomenti, al fine di chiarire meglio la prospettiva assunta dalle indagini qui presentate.
La sordità è una condizione poco visibile, quindi è facile avere sui
sordi una opinione basata su convinzioni errate o impressionistiche
che possono portare, tra l’altro, a sottovalutarne le difficoltà che essi
incontrano nella quotidiana interazione con gli udenti. Quando però ci
si avvicina al mondo della sordità, è esperienza comune provare sorpresa nell’osservare la complessità e l’eterogeneità della comunità
sorda, nello scoprirne le caratteristiche culturali che la rendono distinta da quella degli udenti, nel venire a conoscenza delle difficoltà incontrate e superate durante il lungo percorso, già in parte compiuto,
verso il conseguimento dei diritti civili e soprattutto, aspetto che in
Italia è ancora oggi oggetto di accesi dibattiti, notare l’impegno profu-
Introduzione
19
so dai sordi segnanti per il riconoscimento ufficiale della loro lingua
dei segni.
È intorno alla LIS che si costruisce, in primo luogo, l’identità e la
cultura della comunità dei sordi segnanti. Pur restando, ovviamente, di
fondamentale importanza l’obiettivo di sostenere e sviluppare le competenze in italiano scritto dei sordi, si ritiene che l’opportunità di un
rapporto più ricco e culturalmente proficuo tra sordi e udenti passi anche attraverso la diffusione della conoscenza della LIS presso un numero di persone il più possibile ampio. Anche per questo motivo osservare i processi di apprendimento e insegnamento adottando una
prospettiva glottodidattica, come si è cercato di fare in questo volume,
può risultare utile dal momento che, ad oggi, i contesti formativi in cui
si realizza l’apprendimento guidato rappresentano ancora il canale
principale per la diffusione delle lingue dei segni e per favorire il contatto tra i due diversi codici linguistici messi in campo nella comunicazione tra sordi e udenti: quello segnato e quello vocale.
Ci si augura pertanto di aver lavorato per favorire tale contatto da
un lato sostenendo la conoscenza della LIS presso i pubblici di apprendenti adulti udenti, tracciando un quadro più chiaro sulla attuale
situazione di insegnamento della LIS e su alcuni aspetti che, in questo
ambito, meritano una più approfondita riflessione; dall’altro rivolgendo la nostra attenzione alle questioni relative alla comprensione
dell’italiano scritto da parte dei sordi e suggerendo quali possono essere alcune modalità di insegnamento da sperimentare anche con l’uso
delle nuove tecnologie.