“Non c’è bisogno che abbia a sottolineare la decisiva importanza dell’adolescenza nella vita, certo, ma anche nell’area conoscitiva della psichiatria. Nell’adolescenza hanno radici emblematiche le esperienze psicotiche (quelle schizofreniche e anche, almeno in parte quelle depressive) e le esperienze neurotiche: come quelle ossessive, quelle ansiose e quelle legate ai disturbi della coscienza dell’io e della coscienza del corpo. Nell’adolescenza cambiano le emozioni (le passioni), cambia l’esperienza del tempo, cambia il modo di confrontarsi con i problemi della vita, e cambia radicalmente il modo di rivivere il proprio corpo: che si tende talora a rifiutare nei suoi significati e nella sua trascendenza” Eugenio Borgna Fare Insieme di Mauro Marino Fare insieme, questo è stato il principio che ha mosso l’azione creativa affiancata al progetto LUNA - programma di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare, attivato nella primavera del 2005, da Salomè onlus, presso la Scuola Media Inferiore Istituto Comprensivo Polo 2 di Trepuzzi (Lecce) - con l’intento di favorire un approccio qualitativo e di proposizione culturale. L’arte è veicolo - pur marcando l’espressione individuale, la definizione dello stile, del gusto, del segno proprio dell’artefice - è profonda esperienza di interazione. Creatività è costruire, dare vita a ciò che prima non era. È dar luogo all’espressione e allo scambio. È imparare a meditare e a mediare l’intuizione ispirativa per farla progetto e opera. L’Altro è referente e riferimento, orizzonte di pratiche nella condivisione del ‘dono’. Fruitore ed artefice alleati nel fare l’atto, nel concertarlo in efficacia segnica e comunicativa. Costruire viene dal conoscere, e conoscere è considerare, riflettere, valutare, proporre, partecipare. Valori ancora acerbi negli adolescenti; sfuocati in chi, con atteggiamenti superficiali, si rifugia nel conformismo culturale e in chi, ‘disarmato’, trova conforto nel rifiuto acritico della normalità. Fare insieme è un antidoto, un argine. Stimolare una presa in carico di responsabilità espressiva è stata la strategia messa in campo dall’èquipe di ricerca. Per primo abbiamo scelto di muovere, attraverso piccole interviste, un indagine sui consumi culturali dei ragazzi, per comprenderli ed orientarci nel loro mondo, verificando l’omogeneità e le differenze dei loro consumi, saggiarne i gusti e l’immaginario, per conoscere tra scelta e consumo indotto la qualità del loro crescere. La TV domina il loro tempo. E’ in questa relazione che si situano i loro consumi. La musica, i cartoons, i comici e poi, sponde già adulte: le fiction, lo sport, le deviazioni proibite, dichiarate sorridendo e ammiccando. I grandi media riferimento e seduzione del loro ‘farsi’ al mondo, poche le brecce qualitativamente differenti. La parrocchia, l’attività sportiva (anche questa ‘inquinata’ da volori fortemente competitivi), la strada, con le piccole “mitologie metropolitane” rielaborate ed adattate alle comunità di riferimento. Solo in alcuni, e soprattutto in ‘alcune’, la dichiarazione d’una diversa sensibilità che svela passioni e ‘desiderio’ per la lettura, la poesia, il teatro, il cinema. 1 E' questa la mia lotta: traversare i giorni in preda alla nostalgia. Poi in grande e in forze mille radici spingere a fondo nella vita, e col dolore maturare, via dalla vita, via dal tempo! Rainer Maria Rilke A questo primo approccio conoscitivo s’è affiancata una proposta qualitativa definendo repertori culturali propositivi, utili a sostanziare una riflessione sul tema dei consumi culturali ma anche, e soprattutto, ad affrontare la questione della propria condizione esistenziale, attraverso una percezione distaccata, altra, narrata in film e libri, capace di sollecitare un attenzione qualitativamente differente ed emozionalmente partecipata. Discutere, definire un tema di riflessione è anche stemperare un clima che sul ”non detto”, il timore, la vergogna, sviluppa le sue caratteristiche e dinamiche di negatività e di sottrazione relazionale. Nel nostro caso la gamma di domande poste in essere dalla presenza degli operatori riguardava la definizione di un modello preventivo dei disturbi del comportamento alimentare, specificatamente basato sui fattori di protezione. Cos’è crescere, la paura di diventare grandi, l’identità, l’autostima, l’assertività, il riconoscimento e l’espressione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, sono stati i nuclei di significazione intorno a cui il lavoro si è sviluppato. Fare insieme, calibrare e finalizzare le spinte creative individuali nell’azione corale, favorire il reciproco ascolto, l’ adattamento delle attitudini e delle vocazioni oltre lo standard relazionale istituzionalizzato dalla e nella scuola, ci ha aiutato a finalizzare l’elaborazione di un atteggiamento propositivo, favorendo un approccio criticovalutativo alla propria condizione di adolescenti, implementando le abilità di problem solving. Andare oltre l’approccio verbale, prefigurando occasioni di messa in gioco dei ragazzi, rendendoli protagonisti di un’azione di svelamento e di finalizzazione dello “sguardo” e dell’attenzione, è stato il successivo obiettivo del laboratorio. Al di là della ‘finzione’ l’incontro con uno strumento di mediazione: la video camera ha portato nelle classi il gioco del fare. L’arte, dicevamo, richiede responsabilità, è una presa in carico strategica che può essere comunicata ai ragazzi, mirando il fare d’ognuno in un’ “armonia” compositiva che sana i guasti di relazioni che nella consuetudine si svuotano di valore e di valori. Farsi produttori implica una scelta di strategie operative, di costruzione di équipe a cui è utile allenare e sensibilizzare. Raccontare, scrivere, sceneggiare educano all’ economia del comunicare. Realizzare alla consapevolezza della scansione e dell’armonizzazione tecnica, alla necessità della costanza operativa che sana la noia e la delusione del non riuscire a fare. Accogliere e valorizzare istanze espressive, emozioni e desideri, diviene antidoto a comportamenti potenzialmente devianti e deviati. Il bisogno di espressione creativa, ripiegato all’ombra delle pulsioni, spesso attende solo un contesto per emergere. Proporre una mediazione espressiva ad un ragazzo in difficoltà, significa essere in ascolto della dinamica che lo anima, ciò implica un lavoro di analisi “in diretta” con l’ambiente circostante, con l’ordinario di consuetudini che limitano e negano l’originalità, l’unicità, la difficoltà, la sensibilità, la differenza. Mezzi tecnici e contenuti creativi trovano nel popolo bambino e adolescente, alleanze innovatrici, espressione di una vera urgenza creativa. Fuori dai confini istituzionali (la scuola, la parrocchia, la 2 palestra esprimono sempre un margine di tolleranza) quando i giovani si esprimono attraverso atti creativi (graffiti, tag, rap), riflesso ed espressione della loro identità, l’accoglienza è di solito negativa. Non si è in grado di comprendere un messaggio formulato in termini autonomi ed indiretti. Nella vita adulta di oggi, riemerge la tendenza a cancellare le emozioni (le passioni) creative, e a rivivere soprattutto quelle che abbiano una forte connotazione individualistica: come sono quelle che si realizzano nell’orgoglio, nell’ambizione, nell’alterigia, nell’impegno politico svuotato di idealità, nell’ansia febbrile del potere e nella rovente ricerca di guadagno senza fine. Eugenio Borgna Dunque, diamo realmente all’adolescente una possibilità di espressione creativa riconoscendo a quest’ultima un valore intrinsecamente positivo per la società? Non vi è niente di meno certo! Sollecitare il potenziale creativo dell’adolescente attraverso un libero accesso ai media comunicativi, alla scrittura di sè, in un ottica di integrazione culturale, preventiva e terapeutica, ha di per sè una qualità stupefacente e sovversiva! Rendere la sua autonomia è l’obiettivo, slegarlo da un conformismo povero ed avvilente . Sentirsi attivi, fare, sviluppa l’approccio critico, dimensiona l’attitudine, affina l’eventualità vocazionale. Sperimenta. Compito educativo è allora l’accoglienza, la valorizzazione delle spinte e delle necessità espressive. Muoversi, tentando consonanze, con una gioventù in perpetuo movimento che stenta a trovare il proprio posto in una società che ogni giorno consuma la sua credibilità, è l’esercizio necessario. Dar luogo allo sperimentare; dare spazio e tutela al vitalismo inventivo; dare supporti formativi alla curiosità, costruendo opportunità di considerazione e di finalizzazione dell’agire creativo. Incubare l’attitudine, definire una percezione differente del sé nell’atto del creare, nel farsi fuori, nella distanza tra sè e l’opera, è compito della politica e di tutte le Agenzie chiamate a porre rimedio alla deriva valoriale contemporanea. Il linguaggio verbale non costituisce affatto il canale d’elezione, contrariamente al linguaggio mediatizzato e non verbale che invece si inscrive nella cultura e nel dinamismo dell’adolescente. A questo deve mirare un educare che, anche nel disordine, trova le linee d’ascolto, trova il cuore e il suo battito, la sua essenzialità e il suo desiderio di bellezza e di quiete. “C’è un gran lavoro da fare nell’educazione preventiva dell’anima (e non solo del corpo e dell’intelligenza) per essere all’altezza del nostro tempo, che ha bruciato gli spazi della riflessione, ridotto all’insignificanza quelli della comunicazione, ma soprattutto ha inaridito il sentimento, che è poi l’organo attraverso il quale ‘si sente’, prima ancora di sapere, cos’è bene e cos’è male” Umberto Galimberti Eugenio Borgna, Le intermittenze del cuore,Feltrinelli 2003 Umberto Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi,Feltrinelli 2003 Rainer Maria Rilke, Prime poesie in Poesie. 1895 – 1908, vol. I, Einaudi-Gallimard, Biblioteca della Pléiade, 1994 3
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