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Del 01 Ottobre 2014
Estratto da pag. 2
Centrale, ci sono tre offerte bresciane In campo pool di aziende e due coop
Il Comune cede il 44%, richieste per il 12%: in cassa 3,5 milioni di euro. Ma è solo l’inizio «È andata bene».
L’assessore Paolo Panteghini può tirare un sospiro di sollievo. Dopo una serie di alienazioni andate a vuoto, il
Comune di Brescia è riuscito a vendere un pezzo del proprio patrimonio, mossa necessaria per abbattere il
debito e rilanciare gli investimenti. Del 44% della Centrale del Latte messo in vendita, per ora sono arrivate
offerte per il 12%. Quota che potrebbe crescere nelle prossime settimane. Il dato è forse sotto le attese, ma non
è da sottovalutare. Non solo per i 3,5 milioni e mezzo che il Comune incasserà. Ma anche per la «qualità» dei
nuovi azionisti.
Tre le buste arrivate. La prima di Agrilatte, cooperativa agricola di Montichiari, un centinaio di soci e un
fatturato che supera i 55 milioni di euro. L’azienda ha presentato un’offerta per un lotto, poco meno del 3%
che vale 887.122 euro. La seconda offerta è della cooperativa Latte Brescia, anche in questo caso per un solo
lotto al prezzo a base d’asta. Poi c’è la busta presentata da Iniziative Alimentari srl, il soggetto che si candida a
diventare socio forte della Centrale: la società è partecipata in quote uguali da Ambrosi spa, Lonati spa,
Catering Immobiliare (gruppo Dac) e Lumo spa, società di Polpenazze. Una sorta di cordata bresciana, attiva
nel settore agroalimentare e nella grande distribuzione. Presidente è Giuseppe Ambrosi. Per ora la cordata ha
presentato un’offerta per due lotti (era il massimo consentito), ma è pronta a rilanciare per altri due. Ai tre
soggetti verrà infatti chiesto se siano interessati alle quote inoptate.
Insomma, dopo il flop di marzo, quando la prima vendita era andata a vuoto, ora i famosi «stakeholders» si
sono fatti avanti. Nel frattempo il prezzo a basa d’asta ha subito un rincaro di 5 centesimi, toccando quota 3,95
euro ad azione. «Sono soddisfatto — commenta Panteghini — gli acquirenti sono attori importanti del
territorio. È una garanzia per noi, per i lavoratori e per l’intera città». Il meccanismo di vendita messo a punto
(15 piccoli lotti) voleva scongiurare l’arrivo di qualche multinazionale. Il flop di marzo, però, aveva lasciato
l’amaro in bocca. Ora produttori e imprenditori locali si sono mossi. «A marzo non avevano avuto il tempo di
organizzarci – ha spiegato Ambrosi – ma l’investimento nella Centrale è un’opportunità prima di tutto
imprenditoriale, visto che è un’azienda con ottime prospettive. La brescianità è un di più che non guasta.
Nostra intenzione è fare un’offerta per altri due lotti, così da arrivare al 12%. Per ora è il massimo consentito.
Vedremo le future evoluzioni. Noi vorremmo diventare azionisti di riferimento della società». Anche Agrilatte
valuterà se comprare altri lotti. «È un marchio importante, un’azienda ben gestita — spiegano il presidente
Igino Bertoletti e il direttore Marco Ottolini — noi produciamo 1,2 milioni di quintali di latte bresciano. Con la
seconda linea di produzione della Centrale, puntiamo a diventare fornitori». Insomma, chiosa Panteghini, «noi
vogliamo mantenere la maggioranza, ma se il governo ci dovesse imporre di scendere sotto il 50%,
lasceremmo la Centrale in buone mani».
Davide Bacca