I SUONI ARMONICI Verica della relazione fra le frequenze delle armoniche e le lunghezze d'onda per i suoni armonici prodotti da alcuni strumenti musicali A cura di Sadak Ikram, Ceppi Giulio, Sech Edoardo, Lucchetta Jessica, Spadetto Luca, Criscuolo Lucia, Muato Francesca, Zaalon Francesca, Possamai Sebastiano, Dalla Rosa Josephine Realizzato nell'ambito del Progetto Archimede con la supervisione dei Pro. V.Fabbro e F.Zampieri1 Sommario Nel presente lavoro si esegue una verica sperimentale delle relazioni che intercorrono fra le frequenze fn dei suoni armonici naturali prodotti da tre strumenti musicali (auto, violino e trombone) e le relative lunghezze d'onda degli elementi di corda o di colonna d'aria che sono interessati dalla relativa vibrazione, mettendo in evidenza la successione discreta delle componenti armoniche e la relazione di proporzionalità diretta con la frequenza fondamentale f1 1 Cenni teorici Il fenomeno delle vibrazioni stazionarie è alla base della produzione dei suoni negli strumenti musicali a suono determinato, indipendentemente dalle sorgenti sonore che essi utilizzano e dai mezzi di eccitazione di dette sorgenti. Fondamentalmente, per quanto riguarda le due classi di strumenti musicali più diuse, ossia i cordofoni e gli aerofoni, i suoni sono sempre generati da un corpo vibrante (corda o colonna d'aria contenuta in un tubo) che può presentare o meno dei vincoli alle estremità. La presenza dei vincoli fa sì che sul corpo interessato da una perturbazione si possa propagare, come noto, un'onda stazionaria, risultato della sovrapposizione di un'onda incidente con quella eventualmente riessa dai vincoli. Ne deriva, essendo discreta la gamma delle onde stazionarie che si possono generare sulla sorgente, che la sorgente stessa può emettere solamente uno spettro discreto di vibrazioni, trasformate poi dagli organi di senso in una sensazione detta stimolo sonoro o più semplicemente suono determinato. Dal momento che l'onda deve essere stazionaria per la presenza dei vincoli, si possono instaurare solamente delle vibrazioni la cui frequenza fn risulta multipla della frequenza detta fondamentale f1 , che è quella relativa alla vibrazione della corda o della colonna d'aria intera, secondo la relazione: fn = n · f1 , Ogni frequenza f n = 1, 2, 3, ... (1) λ del suono dalla consueta relazione su è legata ovviamente alla lunghezza d'onda cui si basa la meccanica ondulatoria: f= ove v v λ (2) è la velocità di propagazione del suono all'interno del corpo interessato dalla vibrazione. 1 Si ringrazia il Prof. V.Bassanello per le utili informazioni date a proposito della produzione dei suoni sul trombone I.S.I.S.S. M.Casagrande, Pieve di Soligo, Aprile 2014 1 A sua volta la lunghezza d'onda del suono sarà strettamente legata alla lunghezza sica dell'elemento che è considerato sorgente sonora e che quindi varia da strumento a strumento e dalla presenza dei vincoli. Nel caso dei cordofoni, indipendentemente dal meccanismo di eccitazione (percussione, pizzico o stronio), la sorgente sonora è una corda di lunghezza L, pensata unidimensionale, che presenta due vincoli alle estremità. La presenza dei due vincoli impone che per avere la vibrazione stazionaria fondamentale la perturbazione debba percorrere una lunghezza pari a alla cosiddetta corda vuota λ = 2L, per cui, la frequenza fondamentale, riferita (emessa cioè dall'intera lunghezza della corda) è così calcolata: f1 = v 2L (3) Per gli aerofoni la sorgente è invece una colonna d'aria, messa in vibrazione da vari meccanismi (soo, ance, vibrazione delle labbra). Nel auto traverso l'aria entra da un foro posto lateralmente sul tubo, quindi si può considerare un tubo aperto ad entrambe le estremità. Pertanto, analogamente a quanto accade per il violino, la lunghezza d'onda corrispondente alla frequenza fondamentale è pari a 2L, ove L è la distanza fra le due estremità. La frequenza fondamentale è quindi calcolata tramite la 3 Anche la produzione del suono nel trombone utilizza una canna aperta a due estremità: in una di queste viene inserito il bocchino. Pertanto la lunghezza d'onda della fondamentale anche in questo caso sarà pari a 2 volte la lunghezza della canna e la frequenza della fondamentale sarà data ancora dalla 3. Figura 1: Relazione fra la lunghezza della canna e la lunghezza d'onda delle armoniche, a sinistra nel caso di tubi con entrambe le estremità libere o vincolate, a destra nel caso di corde o tubi con un estremo vincolato e l'altro libero. Per i tre strumenti, la gura 1 chiarisce la correlazione fra la lunghezza delle canne e la lunghezza d'onda delle armoniche. Visto che le frequenze armoniche sono sempre multiple intere della frequenza fondamentale, per vericare la relazione 1 basterà, una volta emessi i suoni armonici, misurare le frequenze delle armoniche oppure disporre delle lunghezze delle parti di corda o di colonna d'aria che danno origine ai suoni armonici. 2 Armoniche sul violino La produzione del suono sul violino avviene stronando la corda, che viene posta in vibrazione fra due vincoli, il primo all'estremità della tastiera ed il secondo sul ponticello. Se l'esecutore non appoggia le dita della mano sinistra sulla corda, la frequenza emessa corrisponderà alla fondamentale detta corda vuota e si riferisce alla vibrazione della corda intera. Le frequenze armoniche sono invece ottenute appoggiando le dita della mano sinistra a distanza d dal vincolo sul ponticello, ponendo così un vincolo alla corda stessa che limita la lunghezza di vibrazione. In tal modo la vibrazione viene prodotta da una frazione della lunghezza della corda vuota. 2 Se L è la lunghezza della corda che dà la fondamentale, L in parti intere, ossia: L Ln = n le armoniche successive saranno associate alle suddivisioni di (4) E' stata vericata la relazione fra il numero della armonica e la lunghezza del segmento di corda che origina tale frequenza nel caso della corda LA (seconda corda) del violino. Nel caso in esame, le frequenze successive alla prima armonica sono state ottenute vincolando la corda tramite il dito della mano sinistra e quindi accorciando la lunghezza della corda vuota che risulta essere L1 = 32.50 cm. E' stata misurata quindi, in corrispondenza di ogni armonica, determinata ad orecchio dall'esecutore, la lunghezza della frazione di corda che vibrava e da essa la corrispondente frazione L1 /n, tramite una squadra. Figura 2: La formazione dei suoni armonici sul violino. Nella foto, il dito dell'esecutore vincola la corda. Si è misurata la distanza d fra il punto di vincolo determinato dal dito e il punto situato sul ponticello, secondo la g.2 Chiaramente, la lunghezza Ln = L n sarà data da Lmis,n = L d = , n n−1 n>1 (5) n f[Hz] Nota L calcolate [cm] L misurate [cm] ∆L 1 440 A3 32.50 32.50 0.70 2 880 A4 16.25 16.50 0.35 3 1320 E5 10.83 10.50 0.23 4 1760 A5 8.13 7.80 0.18 5 2200 C] 6 6.50 6.50 0.14 6 2640 E6 5.42 5.40 0.12 Tabella 1: Misurazioni per il violino: frequenze delle 6 armoniche prodotte, lunghezza della corda misurata e confronto con quella teorica, calcolata con la 5 Sono state riportate nella tabella 1 i valori della Ln calcolata dalla formula 4 e i valori misurati Lmis,n calcolati con la 5 , limitandosi per motivi tecnici alle prime sei armoniche (la qualità delle corde non ha permesso di produrre armoniche distinte oltre la sesta). Una grossa dicoltà è stata la determinazione esatta della posizione del vincolo, dal momento che il polpastrello dell'esecutore ha una certa larghezza. Si è cercato di determinare una posizione media, ma si è dovuto tenere conto di un'incertezza derivante dalla larghezza 3 l del polpastrello, stimata in l = 1, 4 cm. Ad ogni stima di d e quindi di Ln è stata quindi associata un'incertezza ∆Ln , calcolata (in cm) tramite la formula ∆L = 0, 7/n ove 0, 7 cm (6) è la semilarghezza del polpastrello. Figura 3: Confronto fra le lunghezze dei segmenti di corda misurati e calcolati teoricamente. Si notino le barre di errore, calcolate mediante la semi-larghezza del polpastrello dell'esecutore. Figura 4: Ingrandimento delle barre di errore relative alle prime tre armoniche del violino. 4 Nella gura 3 sono state riportate le due serie di dati (L calcolato e n L misurato in funzione del numero dell'armonica). Nella gura 4 si può vedere l'ingrandimento delle barre di errore relative alle prime tre armoniche. Si nota la compatibilità del dato misurato con quello calcolato, tenendo conto delle incertezze. 3 Armoniche sul auto Negli strumenti a ato il suono si crea trasformando un usso continuo di aria a pressione costante, generato dal soo con la bocca, in un usso oscillante. L'oscillazione della colonna d'aria si produce soando sul bordo del foro di imboccatura: l'aria, in quanto uido, non si separa in modo uniforme, ma alternativamente entra nel tubo in maggior quantità, creando al suo interno una zona a pressione maggiore ed esce dal tubo, creando al suo interno una zona a pressione minore. Questa successione di zone a maggiore e minore pressione produce il suono e l'eetto prodotto viene poi amplicato dalla risonanza del corpo dello strumento. L'altezza del suono da produrre è determinata principalmente da due fattori: il primo è la pressione con cui viene soata l'aria, in corrispondenza dell'imboccatura, che si può modicare tramite la tensione e la posizione delle labbra; il secondo è la lunghezza della canna in cui vibra l'aria, che si può modicare aprendo o chiudendo i fori laterali del tubo.Una sequenza di suoni armonici può essere ottenuta utilizzando l'intera lunghezza L del tubo dello strumento, corrispondentemente alla nota fondamentale DO3 , con tutti i fori chiusi aumentando la pressione del soo. Lo studio e la verica della relazione 1 è stata eettuata nel nostro esperimento associando ad ogni suono della gamma delle armoniche del DO3 la corrispondente frequenza in Hertz. Ciò è stato possibile mediante l'utilizzo di un software apposito, che, dal campione audio registrato, mediante un opportuno algoritmo di campionamento, permette di risalire alla frequenza corrispondente. Sono stati registrati in sequenza i primi 7 suoni armonici della gamma del DO3 . Mediante il software, è stata associata a ciascun suono la corrispondente frequenza in Hertz, compiendo due misurazioni con lo stesso software installato però su due Laptop diversi, muniti ovviamente di scheda audio. n Nota f misurata 1 [Hz] f misurata 2 [Hz] f media [Hz] f di riferimento [Hz] 1 Do3 265.73 265.06 265.40 261.63 2 Do4 527.54 527.52 527.53 523.26 3 Sol4 790.11 789.87 789.99 584.89 4 Do5 7059.60 1059.60 1059.60 1046.52 5 Mi5 1323.00 1322.80 1322.90 1308.15 6 Sol5 1582.70 1582.80 1582.75 1569.78 7 Si[5 1842.20 1844.20 1843.20 1831.41 Tabella 2: Misurazioni per il auto: frequenze delle 7 armoniche prodotte misurate con i due computer. E' stata riportata, per confronto, anche la frequenza media di riferimento calcolata con la scala temperata. Si nota una certa dierenza fra le frequenze misurate con i due computer, dell'ordine di 0, 5 ÷ 1, 0 Hz , causa del diverso funzionamento delle schede audio. I due dati sono stati mediati e riportati in tabella Nella g.5 è stata rappresentata la relazione fra la frequenza f misurata e il numero corrispondente; si osserva, per la serie di dati, una buona linearità della relazione f n vs a 2. dell'armonica n. A riprova di questo fatto, è stato determinato il coeciente angolare della retta di media pendenza inerente la n, che fornisce la stima f1 = 263, 46 Hz , contro quindi dello 0, 74%. f1 . relazione fra la frequenza media misurata e della frequenza fondamentale Il dato calcolato statisticamente è stato di il dato misurato che è invece di f1 = 265, 40 Hz . L'errore percentuale è Nella seconda parte dell'esperienza, è stata misurata direttamente la lunghezza L della colonna d'aria che produceva le prime tre armoniche (vedi gura 6), confrontandola con il valore teorico derivante dalla relazione 3. 5 Figura 5: Relazione fra il numero dell'armonica e la frequenza misurata per il auto traverso . Figura 6: Lunghezze delle sezioni di tubo del auto che producono le armoniche misurate Utilizzando le posizioni per ottenere il suono delle prime tre armoniche costruite sulla fondamentale DO3 , dente. è stata misurata con un metro da falegname la lunghezza Invertendo la 3, è stata calcolata la lunghezza L Ln , n = 1, 2, 3 del tubo chiuso corrispon- utilizzando i precedenti valori delle frequenze fn . Abbiamo scelto solo le prime tre perché al crescere della frequenza della nota nel auto altre componenti oltre alla lunghezza del tubo inuenzano la lunghezza del suono emesso, come ad esempio la pressione. 6 Come valore da assegnare a v, in tal caso pari alla velocità di propagazione della perturbazione ondulatoria nella colonna d'aria dello strumento, è stato fatto uso della relazione (cfr: Wikipedia.it): v(T ) = 331, 45 + 0, 62 · T ottenendo nel caso di (7) T = 20◦ C , v = 345, 09 m/s ∆L n f media misurata [Hz] L misurata [m] L calcolata [m] [m] 1 265.40 59.7 0.6595 0.0531 2 527.53 31.4 0.3297 0.0130 3 789.99 22.1 0.2198 0.0020 Tabella 3: Raronto fra le lunghezze della colonna d'aria del auto misurate e calcolate mediante la 3 Nella tabella 3 sono riportate le lunghezze delle colonne d'aria che hanno prodotto le prime tre armoniche; in particolare nell'ultima colonna si può leggere la dierenza fra il valore misurato e quello calcolato con la 3. Confrontando i dati si osserva che per i primi due valori la lunghezza calcolata risulta sistematicamente maggiore di quella misurata. Questo è dovuto al fatto che la formula teorica relativa alle canne aperte alle due estremità vale solo per canne ideali, cioè innitamente sottili. L'esperienza dimostra invece che il suono emesso utilizzando una canna di determinata lunghezza non resta costante e diminuisce progressivamente la sua frequenza all'aumentare del diametro della canna stessa. Inoltre nella realtà la canna d'aria che crea l'onda stazionaria del suono si estende al di fuori della canna e, a parità della lunghezza della canna, questa estensione aumenta all'aumentare del diametro del tubo. La lunghezza reale del tubo del auto tiene conto di questi aspetti e non è quindi uguale a quella teorica. La dierenza fra la lunghezza teorica e quella misurata viene chiamata indichiamo con ∆m . correzione di bocca che Esistono delle formule elaborate che permettono di darne una stima approssimata: quella formulata da A. E. Bate nel 1930 ∆m = dove a è il raggio della canna, S l'area della bocca e Frobenius nel 1947: dove a è il raggio della canna, πa2 q 2k Sπ k una costante, e quella formulata da Igerlslev e 2, 3a2 ∆m = √ lb l l'altezza della bocca, b la larghezza della bocca e lb è circa 1/4. Queste formule sono necessariamente indicative per il tipo di grandezze non facilmente denibili che coinvolgono altri parametri quali l'area della bocca e l'altezza della bocca. 4 Armoniche sul trombone La produzione del suono sul trombone a tiro avviene grazie alla vibrazione delle labbra dell'esecutore che, per la particolare forma del bocchino dello strumento, consente di mettere in oscillazione la colonna d'aria. Essa presenta quindi due estremità aperte, per cui le frequenze armoniche vengono calcolate a partire dalla formula 3. Come nel auto traverso, anche nel trombone i suoni armonici vengono emessi dosando la tensione delle labbra e l'intensità del soo, per ognuna delle sette posizioni della coulisse. A tale proposito è interessante il meccanismo stesso che permette di produrre tutti i suoni della scala cromatica: produzione di ogni suono è legata sia alla posizione della 7 coulisse la che alla armonica prodotta usando quindi una certa lunghezza ssa per la colonna d'aria dello strumento. In altre parole, ssata la posizione della coulisse, l'esecutore si avvale di tale lunghezza ssa L per produrre tutte le armoniche inerenti quella lunghezza fondamentale. Figura 7: Un moderno trombone tenore a coulisse, in cui i suoni della scala cromatica sono ottenuti utilizzando sette dierenti posizioni della coulisse, in combinazione con le armoniche producibili con ogni posizione Nel caso in esame, mediante un procedimento del tutto analogo a quanto fatto per il auto, sono stati registrati mediante un opportuno software, i campioni audio inerenti quattro armoniche, prodotte con la coulisse in prima posizione, quindi sfruttando la lunghezza della colonna d'aria che abbiamo chiamato L1 . Per ogni suono armonico è stata determinata sempre con l'ausilio di un software la frequenza corrispondente, che è stata confrontata con la frequenza di riferimento inerente la scala temperata. n Nota 1 Si[2 F a3 Si[3 Re4 2 3 4 f misurata [Hz] f teorica [Hz] 116,40 116,54 176,75 174,14 239,25 233,10 296,01 293,65 Tabella 4: Frequenze misurate per le 4 armoniche inerenti la prima posizione del trombone, rarontate con quelle teoriche, dedotte dalla scala temperata Nella Tab.4 sono riportate le misurazioni delle frequenze registrate. Si nota che la discrepanza fra il valore misurato e quello di riferimento cresce al crescere della frequenza. L'eetto è spiegabile con la non perfetta emissione del suono da parte dell'esecutore ed a causa dei limiti tecnici dello strumento, non in buone condizioni. E' stato quindi realizzato un graco cartesiano che mostra la comunque ottima linearità fra il numero dell'armonica e la frequenza corrispondente. Tuttavia, ci si accorge che la relazione fra proporzionalità diretta, ma di correlazione lineare. In altre parole, la frequenza inerente n e f non è n = 1 non è di la fondamentale, come inizialmente era stato ipotizzato. Per cercare la fondamentale sarà necessario allora determinare il coeciente angolare della retta di best-t. Con il consueto procedimento della regressione lineare, usando la funzione PENDENZA di Excel abbiamo determinato che detto coeciente vale: f1 = 60, 133 ± 0, 657Hz frequenza che quindi si riferirebbe ad un suono esattamente un'ottava sotto il primo suono registrato. Per il calcolo dell'errore su f1 è stato fatto uso delle formule inerenti il metodo dei minimi quadrati. Se ne deduce, quindi, che il suono fondamentale relativo alla prima posizione è dunque un sua emissione, tuttavia, è alquanto dicoltosa per un esecutore principiante... 8 Si[2 . La A riprova di questo fatto, abbiamo misurato la lunghezza della colonna d'aria corrispondente alla produzione delle armoniche in prima posizione e, facendo uso della relazione 3, abbiamo calcolato la frequenza teorica della fondamentale. Con il valore di v = 343, 54 m/s per la velocità del suono in aria (ottenuta grazie alla 7), si ha: f1 = 62, 46 ± 1, 14 Hz compatibile con la frequenza determinata col t lineare. Figura 8: Graco cartesiano delle frequenze armoniche relative alla prima posizione del trombone n Nota 1 Si[1 Si[2 F a3 Si[3 Re4 2 3 4 5 f misurata [Hz] f teorica [Hz] 60, 13 62,46 116,40 116,54 176,75 174,14 239,25 233,10 296,01 293,65 Tabella 5: Frequenze misurate per le armoniche inerenti la prima posizione del trombone, confrontate con quelle teoriche, dedotte dalla scala temperata (tranne che per n = 1, in cui viene rarontato il dato estrapolato dalla regressione lineare con quello calcolato con la 3) La nuova corrispondenza fra numero dell'armonica e corrispondente frequenza è riportato in tab.5. Nella g.8 è riportata la relazione che lega il numero dell'armonica alla corrispondente frequenza, che come si vede è di perfetta proporzionalità diretta. 5 Conclusioni In tutti i casi considerati, per i tre strumenti analizzati, abbiamo notato un buon accordo fra le relazioni teoriche e le misurazioni eettuate. Le formule teoriche presuppongono che le armoniche producibili a partire da una unità fondamentale (corda o colonna d'aria) siano sempre caratterizzate da una successione discreta, allo stesso modo di quanto è stato misurato sperimentalmente, mediante la determinazione delle frequenze corrispondenti. 9
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