20 ottobre 2014 Pagina 24 La Stampa Gruppo ICBPI Dicono di noi Versamenti elettronici. "Obiettivo di CartaSi: pagare tutto col telefonino" L' amministratore delegato Laura Cioli: entro l' anno arriva MySi, una tecnologia che permette di virtualizzare qualunque carta. Marchigiana di origine, milanese dal suo primo giorno di M b a a l l a B o c c o n i , d a u n a n n o Laura Cioli è l ' amministratore delegato di CartaSi, società leader nei pagamenti elettronici con 2 miliardi di transazioni gestite, 600 mila punti vendita convenzionati, 2 mila esercenti dotati del Pos virtuale XPay per le vendite online e oltre 13 milioni di carte in circolazione. Laureata in Ingegneria elettronica, ha lavorato nel mondo dell' energia per Eni Gas&Power, poi telecomunicazioni con Vodafone e media come direttore generale di Sky Italia: un' esperienza trasversale che servirà a Cioli p e r affrontare le sfide della «monetica», l' insieme di conoscenze elettroniche, informatiche e telematiche indispensabili per disegnare il futuro dei pagamenti. Le nuove tecnologie hanno già moltiplicato le possibilità del settore, oggi popolato da concorrenti agguerriti come Paypal, Apple e Amazon. Niente più tessere e carte: il portafoglio diventa virtuale. Fantascienza oppure futuro prossimo? «Sta già accadendo. A fine anno lanceremo MySi, che grazie alla tecnologia Hce permette di virtualizzare qualunque carta, di credito o anche di raccolta punti, oggetti completamente diversi tra loro che potranno essere accessibili in una sola applicazione sul telefono. La tecnologia già lo permette, basta organizzarsi con i diversi partner». Vero è che gli italiani non sono grandi fan della moneta elettronica: il numero medio di transazioni procapite con carte è 31, mentre in Olanda, Francia e Regno Unito siamo a 130. Il fatturato dell' ecommerce sui consumi delle famiglie italiane pesa per circa il 6 per cento, la media europea è il 15 per cento. Nemmeno gli esercenti sembrano troppo ben disposti: si è visto con l' obbligo del Pos per i pagamenti al di sopra dei 30 euro. Chi deve iniziare a cambiare mentalità? «Entrambi. Dal punto di vista dell' esercente, c' è tutta la convenienza a usare strumenti di pagamento digitali. Per farlo sostengono dei costi, ma equivalenti a quelli per la gestione del contante, anche se la percezione è diversa. Credo che non sia questo il problema, quanto la trasparenza delle transazioni. Prima di arrivare in CartaSi non avevo questa sensibilità, poi ho iniziato a usare sempre la carta, anche in taxi. Il lavoro che dobbiamo fare è comunicare bene, a partire dal consumatore, evidenziando i benefici del virtuale: sicurezza, tutela della privacy, servizi. Così anche gli esercenti capitoleranno». Secondo il direttore generale dell' Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, occorre ripensare le commissioni bancarie su carte e bancomat, se si vuole incentivarne l' utilizzo. «Non credo sia la ricetta giusta per eliminare il sommerso: se la carta non viene usata per non essere Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 20 ottobre 2014 Pagina 24 < Segue La Stampa Gruppo ICBPI Dicono di noi tracciati, poco importano le commissioni. Avere un Pos può costare da due a dieci euro, una cifra modesta. Si torna al solito tema: la resistenza sul costo aggiuntivo è legata al fatto che l' utilizzo di questi strumenti non consente di eliminare gli elementi di tracciabilità. La partita non è legata al Pos: non basta abbassare le commissioni per eludere il nero, anche portarle a zero non funzionerebbe». Nel nostro Paese i pagamenti elettronici sono il 15% del totale, la metà della media europea: puntate ad arrivare al 31% nei prossimi quattro anni, ma chi è pronto a trasferire il portafoglio sullo smartphone ? «Ci sono persone che non sono mai entrate in banca e mai lo faranno, altre che invece danno per scontato che si possa fare tutto con il telefono. Le fasce più giovani senza dubbio sono le più predisposte, senza differenza tra uomini e donne. Gli spazi per crescere ci sono, noi li stiamo occupando: grazie a innovazione tecnologica e cambiamento dei sistemi di consumo assistiamo a una mutazione epocale». Secondo una ricerca da voi condotta sui consumatori, per sei su dieci la caratteristica più importante è la sicurezza. E qui il primo dubbio: e se poi perdo il telefono? «Non succede niente. La cosa bella della nostra nuova applicazione è la semplicità dell' interfaccia per il consumatore, mentre la complessità è nascosta. Mi spiego: nel telefono non resta nessun dato, è una tecnologia sicura. Certo più dei contanti: se si perdono, non c' è più niente da fare». Tra i vostri progetti c' è la creazione di una città «cashless», con uso del contante è al minimo. Di che si tratta? «L' obiettivo è dimostrare che se ci mettiamo tutti insieme possiamo cambiare in modo significativo la situazione. Vogliamo togliere agli interlocutori tutti gli alibi che fino a oggi sentiamo: per noi è un biglietto da visita per dimostrare che sì, si può fare. Siamo alla ricerca di una città non troppo grande, dove ci sia un' amministrazione ben disposta che voglia fare sua la nostra visione. Ho già raccolto diverse manifestazioni di interesse, da imprenditori, banche, aziende disposte a partecipare. Per ridurre drasticamente il peso del contante, i problemi da superare sono la mancanza di determinazione e di un progetto comune». Non si parla solo di città senza contati, ma anche di un settore preciso. Si parte dai trasporti? «Stiamo siglando una accordo di partnership con Trenitalia che ci consentirà di integrare in un solo prodotto una serie di componenti: l' obiettivo è digitalizzare interamente il mondo dei trasporti. In Italia i punti non presidiati sono moltissimi: ormai il consumatore si aspetta di poter pagare i parcheggi, il metrò o noleggiare una bicicletta senza ricorrere agli spiccioli. A breve presenteremo tutti i dettagli con Trenitalia». Un anno in CartaSi, come è andata? «Faticoso, ma entusiasmante. Posso dire di essere fortunata, la sfida è ambiziosa, ma coincide con l' esigenza di velocizzazione del cambiamento. Il mio incarico rappresenta la convergenza tra le mie esperienze precedenti: che si parli di telecomunicazioni, servizi finanziari o media, bisogna fronteggiare gli stessi concorrenti. Apple o Amazon, non cambia: la loro vocazione è catturare più dati e informazioni possibili. Noi non abbiamo intenzione di restare indietro, anzi. Puntiamo sull' innovazione: i quattro direttori da me dipendenti, che si occupano di innovazione e sviluppo, marketing, vendite e comunicazione del brand, hanno meno di 40 anni, tre su quattro non erano in azienda un anno fa, hanno esperienze internazionali e articolate. Tutti requisiti fondamentali, perché insieme a me saranno motore e guida dell' azienda». NADIA FERRIGO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2
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