antimafia - lettera al Ministro - luglio 2014

SICUREZZAEDIRITTI
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Segreteria Nazionale
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On. Angelino Alfano
Ministro dell’Interno
ROMA
Onorevole Signor Ministro,
Le scriviamo in merito ad un’importante questione di interesse nazionale, nei confronti della
quale vi è particolare attenzione da parte dei cittadini: la lotta alla mafia.
“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e
avrà anche una fine.… Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo
l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle
istituzioni”.
Questa frase scritta da Giovanni Falcone ma soprattutto i principi in essa contenuti, ancora
fortemente attuali e che mai tramonteranno, dovrebbero essere alla base delle azioni politiche e
investigative per la lotta alla mafia.
Come Lei ben sa, fu proprio Giovanni Falcone, il quale aveva compreso la necessità di avere
un’unica struttura di polizia che affiancasse i magistrati impegnati nella lotta alla mafia, ad essere
uno dei principali promotori e ispiratori dell’istituzione di una struttura investigativa antimafia - la
D.I.A. - creata con decretazione d’urgenza e prima ancora della Direzione Nazionale Antimafia.
Obiettivo era ed è ancora quello di contrastare, con azioni coordinate attraverso un’unica
direzione, la criminalità organizzata.
Un sogno quello di Giovanni Falcone che, stando alle scelte e alle azioni poste in essere dai
Governi, continua però a restare tale.
Infatti, negli anni, Signor Ministro, abbiamo visto realizzarsi, da parte di tutti i Governi che si
sono succeduti, una chiara e netta inversione di tendenza in tema di investimenti per la lotta alla
mafia, con riduzioni delle risorse finanziarie stanziate per la D.I.A..
Si è passati dai 28 milioni di €uro stanziati nel 2002, ai 18 milioni di €uro del 2006, agli infine
8.574.214 di €uro dell’esercizio finanziario 2014. Come Lei può ben notare si è ridotto di 2/3 lo
stanziamento del bilancio dello Stato destinato proprio alle spese di funzionamento della Direzione
Investigativa Antimafia.
A ciò, occorre aggiungere la riduzione del 57% del trattamento economico accessorio
percepito dal personale della D.I.A., con un taglio dello stanziamento pari a € 7 milioni circa annui.
A fronte di ciò, l’attività investigativa della D.I.A. e di altri uffici investigativi territoriali è
comunque proseguita con intensità e ha prodotto notevoli risultati in tema di sequestro e confisca di
beni alla criminalità organizzata. Nello specifico, come si rileva dal sito dell’Agenzia Beni
Sequestrati e Confiscati, il numero di immobili definitivamente confiscato è di 11237, mentre le
aziende ammontano a 1707.
Al riguardo, per evidenziare l’importanza dell’azione investigativa, vogliamo sottolineare che,
dal mese di novembre 2012 ad oggi, i beni confiscati alla mafia, a seguito di operazioni condotte
dalla D.I.A., ammontano ad un valore di oltre € 3 miliardi.
Dati che rilevano i successi dell’azione investigativa antimafia, la quale, se potenziata,
porterebbe certamente ulteriori e maggiori risultati in termini di confisca dei beni, con l’obiettivo
primario di un depotenziamento della criminalità organizzata.
Gli aspetti paradossali dell’azione antimafia finora intrapresa non finiscono soltanto con la
riduzione delle risorse per la D.I.A., ma proseguono, in maniera ancor più eclatante, con il Fondo
Unico di Giustizia, attualmente gestito da Equitalia Giustizia s.p.a..
Le risorse attualmente disponibili nel F.U.G., relative a somme contanti e titoli ammontano a
circa € 2 miliardi, alimentato grazie proprio alle operazioni di confisca conseguenti all’attività della
D.I.A. e di altri uffici investigativi territoriali, ma di esse soltanto il 10% è stato finora utilizzato con
riassegnazione al Ministero dell’Interno e al Ministero della Giustizia.
La legge prevede che le risorse disponibili presso il F.U.G. possono fino al 30%, elevabili
anche al 50%, essere utilizzate proprio per la riassegnazione ai due citati Ministeri per la
conseguente azione investigativa e giudiziaria antimafia.
Al riguardo, ci corre segnalare che il D.M. del 30 ottobre 2012 (Ministero Economia e
Finanze) ha fissato tale percentuale al 10%, lasciando, in tal modo, il restante 90% nel bilancio
dello Stato, riducendo conseguentemente e in maniera drastica l’azione antimafia.
Non capiamo, Signor Ministro, il perché di tale scelta, che come detto limita fortemente
l’azione investigativa e giudiziaria, così come non riusciamo a capire la riduzione delle risorse
previste per il funzionamento della D.I.A..
Non vogliamo essere ripetitivi ma crediamo che la migliore risposta dello Stato verso la lotta
alla mafia sia quella di utilizzare proprio le risorse finanziarie derivanti dalle operazioni di confisca
dei beni, attuando, in tal modo, una vera e propria azione antimafia, non solo investigativa ma anche
di natura economica, attraverso l’utilizzo, appunto, dei beni posseduti dalla criminalità organizzata.
Ciò premesso, siamo a chiederLe di proporre la modifica del citato D.M. che ha fissato al 10%
le risorse del F.U.G. da riassegnare ai Ministeri dell’Interno e della Giustizia, elevandole al 50%
come previsto dalla normativa vigente, da utilizzare per incrementare le spese di funzionamento
della Direzione Investigativa Antimafia e i costi per il trattamento economico accessorio e, più in
generale, per aumentare le risorse di spesa per tutti gli uffici investigativi territoriali che si occupano
di lotta alla criminalità organizzata.
In attesa di una Sua cortese risposta, Le inviamo distinti saluti.
Roma 17 luglio 2014
Il Segretario Nazionale
Giovanni Meuti