Visioni su carta Un danzatore del secolo breve: Alberto Spadolini, detto Spadò di Carlo Cipolletti Mi è capitato tra le mani un libro di Marco Travaglini, Spadò il danzatore nudo. La vita segreta dell’eclettico artista Alberto Spadolini, edito nel 2012 da Andrea Livi editore. Una figura di danzatore riscoperta per caso, grazie al ritrovamento, nel 1978, dell’archivio dell’artista, risistemato poi dal nipote: l’autore del piacevole volume. questo breve scritto presento alcune immagini dell’artista, gentilmente fornitemi dall’editore Andrea Livi, che qui ringrazio. Ne ho scelte alcune che possono “raccontare” il danzatore (anche di lui, purtroppo, resta poco). Rimando al testo di Marco Travaglini per gli altri aspetti della sua attività artistica: attore, regista, illustratore, pittore e quant’altro. Nel libro troverete una selezione del catalogo dei suoi dipinti. Per Jean Cocteau: La ricerca pittorica di Spadolini è la trasfigurazione dell’anima della danza. Questa testimonianza psicologica 30 ci trasmette la profonda vibrazione dei suoi personaggi, ma essenzialmente con la sua emotiva ispirazione di corpi in movimento. Perché: veramente questo artista lavora sopra questa materia essendo ispirato dall’universo sensitivo e lo traspone con il suo genio che sprizza dal suo cuore e dalla sua anima. Alberto Spadolini, detto Spadò, nacque ad Ancona nel 1907. Nel 1922 studiò presso il pittore romano Giambattista Conti. L’anno dopo divenne apprendista dell’artista Duilio Cambellotti. Nel 1924 conobbe Gabriele d’Annunzio, con il quale restò in contatto nel corso degli anni. Nel 1925 iniziò a lavorare come aiutoscenografo nel teatro degli Indipendenti Foto di Maurice Seymour In di Anton Giulio Bragaglia. Nel 1929, dopo la chiusura voluta dai fascisti della sala, preferì emigrare in Francia, lavorando lì come decoratore. Nel 1932, mentre era impegnato a Villefranche-sur-Mer nella realizzazione di decorazioni per una sala da ballo, durante una pausa dai lavori, ballò sulla musica eseguita dagli orchestrali che provano una partitura, attirando l’attenzione del direttore del Casino “Eldorado” di Nizza, che presto lo ingaggiò per il suo locale, dove debuttò nello stesso anno. Iniziava così, quasi per caso, la sua carriera di danzatore (non aveva avuto alcuna formazione…). Ebbe tanto successo che venne ingaggiato come primo ballerino nel ballet de l’Opéra de Monte Carlo. Poi andò a Parigi, dove iniziò a danzare nudo (tanto che era chiamato danseur nu). Scrivono di lui sulla Vedettesi, nel 1941: È uno spettacolo veramente magnifico quando entra in scena, completamente nudo, con l’aureola di porpora, bello come un dio. La sua figura, degna del cesello di Prassitele, il suo corpo abbronzato fanno di lui una specie di visione nello stesso tempo impressionante e mistica… Del 1932 rimane un’interessante foto dov’è rappresentato di profilo. Il bel corpo sembra quasi seguire la scenografia retrostante (penso a un’immagine bloccata in un eterno istante di perfetta bellezza). Nella capitale ottenne una scrittura per il Casino de Paris, dove ballò con Joséphine Baker (con la quale iniziò una tempestosa relazione amorosa). Harni Varna, proprietario del locale, lo presentò così al suo pubblico: Gentili signore e signori, la direzione è lieta di presentare la nuova stella della danza internazionale. Per Max Jacob “concretizza la visione del poeta!”; Paul Valery lo definisce “Mitologico, mistico, faunesco”. Reduce dai successi di Monte Carlo ecco a voi il magnifico Spadò! Nel 1933 eseguì, nella parte del fauno, una sua coreografia del poema sinfonico Prélude à l’aprè-midi d’un faune di Claude Debusy. Ballò anche il Boléro di Maurice Ravel. Nella coreografia del balletto di Bronislava Nijinsha, la protagonista del ballo, era una donna gitana. In quello interpretato dal nostro, è lui stesso a prendere il posto di quest’ultima. 31 danza al film Marinelle diretto da Pierre Carron, con le musiche di Vincent Scotto. L’immagine riprodotta nel volume lo rappresenta sopra un enorme tamburo, dietro a una mostruosa figura antropomorfa dalla testa di elefante, mentre sta danzando una danza tribale. Per Rossella Simonari, studiosa del danzatore: Per Maurice Ravel “la sua [di Alberto Spadolini, detto Spadò] coreografia è in armonia con partitura della musica”. In quello stesso anno il compositore Enrique Juvet scrisse per lui la musica Boléro-Spadò. Nel 1934 iniziò a seguire lezioni di danza classica presso Alexandre Emelianivitch Volinine. Della sua tournée negli Stati Uniti (1934-35) rimane una sua bella foto vestito da Ermes, con affilate unghie posticce, scattata da Maurice Seymour. Due anni dopo partecipò con una sua 32 [La danza] si ispira a quel gusto per le culture definite come “primitive” che influenzeranno gran parte dell’estetica modernista, da Matisse a Picasso, da Stravinsky a Nijinsky… Ai movimenti composti e misurati degli ospiti del locale si contrappongono i gesti aggressivi e sensuali del danzatore, interprete forse di una qualche cultura africana dedita all’adorazione di una divinità. La carica erotica della sua danza emerge sin dalla posizione in cui si trova Spadolini, ossia sul tamburo-palco in corrispondenza dei genitali della gigantografia che gli sta dietro. I suoi gesti iniziali sono di ostentazione di forza, con i pugni chiusi innalza le braccia aperte come a mostrare i suoi muscoli. I suoi movimenti sono quasi tutti fatti sul posto, c’è spazio per poco spostamento sul palco-tamburo. Spadolini divarica le gambe, le piega e batte i pugni chiusi sulle cosce. Il passaggio da un movimento ad un altro è quasi sempre fatto attraverso piccoli salti… Nel 1937 partecipò alla commedia Catherine empereur, allestita al Théâtre National de l’Odéon de Paris da Maurice Rostand, che volle proprio il nostro danzatore. Di questo spettacolo resta la brochure, dov’è una foto scattata da Dora Maar, allora compagna di Pablo Picasso, mentre regge con la sinistra una sfera. Un’immagine dal grande fascino, utilizzata dalla propaganda nazifascista (cosa assurda, visto che il nostro durante la guerra collaborò con gli Alleati). Nel 1953 iniziò a occuparsi più di pittura che di danza. Morì a Parigi nel 1972. Alberto Spadolini Editore: Andrea Livi editore Data di pubblicazione: giugno 2012 Prezzo: 15 euro Pagine: 144 Le immagini sono state gentilmente concesse dall’editore Andrea Livi, che qui ringraziamo. Autore: Marco Travaglini Titolo: Spadò il danzatore nudo. La vita segreta dell’eclettico artista Dora Maar 33
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