Il campo di sterminio di Gaza di Alfredo Tradardi agosto - ISM

Il campo di sterminio di Gaza
Alfredo Tradardi – ISM-Italia
I razzi Qassam
Omaggio ai fedayyin palestinesi di Gaza
3 agosto 2014
In questi giorni l'attenzione si è concentrata sulle vittime civili del massacro genocidario israeliano a
Gaza. Secondo i dati del 3 agosto del Palestinian Center for Human Rights sono stati assassinati da
un esercito di criminali 1.545 civili, mentre 272 sarebbero i guerriglieri palestinesi uccisi.
Non possiamo, non dobbiamo dimenticare che la Resistenza dei fedayyin palestinesi è stata
superiore ad ogni previsione provocando, secondo i dati ufficiali israeliani, almeno 64 morti tra i
soldati israeliani.
La Resistenza palestinese non si è lasciata trovare impreparata, ha adottato le tecniche di guerriglia degli
Hezbollah e dei Vietcong e ha tenuto in scacco uno degli eserciti più forti del mondo.
Ci siamo trovati di fronte a una Intifada dei razzi, come l'ha chiamata Abdel Bari Atwan, a una Intifada
dei tunnel e a una Intifada popolare. Il morale e la determinazione dei palestinesi di Gaza non è
stato fiaccato dalla ferocia dell'attacco israeliano.
Il massacro continua. La Resistenza continua.
Noi assistiamo da lontano, nelle pieghe di un mese estivo e festivo, misurando nel quotidiano la nostra
impotenza e il cinismo della nostra classe politica (un miserabile è andato al Cairo a incontrare
l'autore di un colpo di stato militare, ripetendo una richiesta risibile e vergognosa di un altro
miserabile, il presidente americano, di liberare il soldato israeliano che sembrava essere stato fatto
prigioniero - rapito nel lessico osceno dei miserabili -, mentre in Italia in combutta con un noto
pregiudicato sta attentando alla nostra costituzione).
La Resistenza palestinese costituisce, in questi tempi oscuri, una lezione morale e una lezione politica.
In silenzio le rendiamo un omaggio commosso e consapevole.
In morte di Samih al-Qasim
Immagini di Resistenza
Vai a rubare l'ultima striscia della mia terra,
abbandona la mia gioventù nei buchi delle prigioni,
saccheggia la mia eredità,
brucia i miei libri,
nutri i tuoi cani con i miei pesci,
vai e spargi la tua rete di terrore
sui tetti del mio villaggio,
nemico dell'uomo,
non verrò a compromessi
e lotterò fino alla fine,
se spegnerai tutte le candele nei miei occhi
se nutrirai la mia angoscia.
Falsifica la mia moneta,
sradica il sorriso dal volto dei miei figli,
se alzerai migliaia di mura,
e inchioderai i miei occhi all'umiliazione,
nemico dell'uomo,
non farò compromessi,
e fino alla fine
combatterò.
In morte di Hajo Meyer
www.intifada-palestine.com/2014/08/zionism-nothing-judaism-holocaust-survivor-dr-hajo-meyer
• Il sionismo e il giudaismo sono l’opposto l’uno dell’altro.
Perché il giudaismo è universale e umano, e il sionismo è
esattamente l’opposto. E’ molto limitato, molto
nazionalistico, razzista, colonialista, e tutto questo
insieme. Non c’è un “giudaismo nazionale”. C’è il sionismo
c’è il giudaismo, e sono completamente diversi.
• Una volta un antisemita era qualcuno che odiava gli ebrei
perché erano ebrei e a causa della loro natura ebraica e
della loro razza… Ai nostri giorni un antisemita è qualcuno
che è odiato da un certo tipo di sionisti. Come disse uno dei
più importanti leader nazisti, Göring, “Io stabilisco chi è
ebreo.” Allo stesso modo i sionisti stabiliscono chi è
antisemita. E, come ho detto, sono orgoglioso di essere uno
di questi.”
Report UN 2012 sulla crisi umanitaria di Gaza
Report UN 2012 sulla crisi umanitaria di Gaza
Report UN 2012 sulla crisi umanitaria di Gaza
Report UN 2012 sulla crisi umanitaria di Gaza
Report UN 2012 sulla crisi umanitaria di Gaza
Il significato del termine “genocidio”
Secondo le NU Risoluzione 96 (1) dell'11 dicembre 1946
Art. II: Nella presente Convenzione, per genocidio si intende
ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di
distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale
o religioso, come tale:
• (a) uccisione di membri del gruppo;
• (b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
• (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di
vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
• (d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
• (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Rachel Corrie e il termine “genocidio”
Da una email alla madre:
“Voglio solo scrivere a mia madre per dirle
genocidio
che sono testimone di questo
quotidiano e subdolo,
che ho veramente paura,
che comincio ad avere dubbi sulla mia fondamentale convinzione nella bontà
della natura umana.
Tutto questo deve finire.
Credo sia una buona idea se tutti noi lasciamo ogni altra cosa e se dedichiamo le
nostre vite a fare in modo che tutto questo finisca.
Incredulità e orrore sono le cose che provo. Delusione.
Sono delusa che questa sia la realtà di fondo del nostro mondo e che noi, di fatto, ne
siamo complici.
Le opinioni di Benny Morris
• Uno Stato ebraico non poteva nascere senza lo sradicamento di
700.000 palestinesi. Perciò era necessario farlo. Non vi era altra
scelta che espellere quella popolazione. Se il desiderio di fondare qui
uno Stato ebraico è legittimo, non c’era altra scelta…la necessità di
costituire questo Stato in questo posto metteva in secondo piano
l’ingiustizia compiuta nei confronti dei palestinesi sradicandoli.
• L’intero progetto sionista è apocalittico. È circondato da vicini ostili e
in un certo senso la sua esistenza è contro ragione. Non era
ragionevole che riuscisse nel 1881 e non era ragionevole che si
affermasse nel 1948 e non è ragionevole che abbia successo oggi.
• “Survival of the Fittest? An Interview with Benny Morris By Ari
Shavit, Haaretz, 8 gennaio 2004
Le opinioni di Moshe Dayan
Non lanciamo oggi accuse agli assassini. Chi siamo noi per contestare il
loro odio? Da otto anni vivono nei campi profughi di Gaza e noi,
sotto i loro occhi, facciamo della terra e dei villaggi in cui loro e i
loro antenati hanno vissuto la nostra patria.
Siamo una generazione di coloni e senza l’elmetto e il cannone non
possiamo piantare un albero e costruire una casa. Non arretriamo
quando vediamo l’odio crescere e riempire la vita di centinaia di
migliaia di arabi, che sono intorno a noi. Non distogliamo lo
sguardo, affinché la nostra mano non sbagli. Questo è il destino
della nostra generazione, la nostra scelta di vita: essere pronti e
armati, forti e duri, altrimenti la spada ci sfuggirebbe di mano e la
nostra vita avrebbe termine.
Le opinioni di Lord Arthur Balfour
• Il sionismo, giusto o sbagliato, buono o
cattivo che sia, è radicato in tradizioni
risalenti a tempi lontani, in azioni
odierne, in speranze future, di rilevanza
assai più cospicua dei desideri e dei
pregiudizi dei 700.000 arabi che adesso
abitano quella terra antica.
Le opinioni di Arnon Soffer
• Innanzitutto il muro non è costruito come quello di Berlino. È un
muro che noi possiamo controllare anche dall’altra parte. Invece di
entrare a Gaza, come abbiamo fatto la scorsa settimana, noi diremo
ai palestinesi che se un solo missile è lanciato oltre il muro, noi ne
lanceremo 10 in risposta. Donne e bambini saranno uccisi e case
saranno distrutte. Dopo il quinto incidente di questo tipo, le madri
palestinesi non permetteranno ai loro mariti di lanciare Qassam,
perché sapranno che cosa li aspetta.
• Inoltre se 1,5 milioni di persone vivono a Gaza, chiuse dentro,
diventerà una catastrofe umana. Quelle persone diventeranno
animali più di quanto lo sono oggi, con l’aiuto di un Islam
fondamentalista demente. La pressione alla frontiera sarà terribile.
Sarà una guerra terribile. Se vorremo rimanere vivi, noi dovremo
uccidere, uccidere e uccidere. Tutti i giorni, ogni giorno.
(Arnon Soffer rivendica il merito di aver deciso il tracciato del Muro)
Le opinioni del rabbino capo di Safed,
Shmuel Eliyahu, su Gaza
• Se non si fermano dopo che noi ne abbiamo
uccisi 100, allora dobbiamo ucciderne mille, e
se non si fermano dopo mille allora dobbiamo
ucciderne 10.000. E se ancora non si fermano
dobbiamo ucciderne 100.000, e anche un
milione. Dobbiamo fare qualsiasi cosa per farli
smettere.
•
http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=63137, 30 maggio 2007
Le opinioni di Moshe Feiglin, portavoce della Knesset
He was appointed to his current high position by Netanyahu.
• a) The IDF [Israeli army] shall designate certain open areas on the
Sinai border, adjacent to the sea, in which the civilian population
will be concentrated, far from the built-up areas that are used for
launches and tunneling. In these areas, tent encampments will be
established, until relevant emigration destinations are determined.
The supply of electricity and water to the formerly populated areas
will be disconnected.
• b) The formerly populated areas will be shelled with maximum fire
power. The entire civilian and military infrastructure of Hamas, its
means of communication and of logistics, will be destroyed entirely,
down to their foundations.
Le opinioni di Moshe Feiglin
• c) The IDF will divide the Gaza Strip laterally and crosswise,
significantly expand the corridors, occupy commanding positions,
and exterminate nests of resistance, in the event that any should
remain.
• You read that right. There will be temporary “camps” where the
Gaza population will be “concentrated”; they will be expelled with
subsidies; basic supplies of water and electricity will be cut off for
those who remain. The war-time ethics he recommends are: “Woe
to the evildoer, and woe to his neighbor.” He backs the
“annihiliation” of Hamas and all their supporters. His strategic goal
is to “turn Gaza into Jaffa, a flourishing Israeli city with a minimum
number of hostile civilians.” (Modern Jaffa, of course, was built on
the ethnic cleansing of most of its Palestinian inhabitants in 1948.)
Le opinioni di Ovadia Yosef
• His recent passing was met with flattering memorials
both in Israel and the US, are legendary. The former
Chief Rabbi of Israel and spiritual leader of many
Middle Eastern Jews, said, among other things, that
Palestinians “should perish from the world” and that
“it is forbidden to be merciful to them”;
of non-Jews in general, he declared that
“Goyim were born only to serve us.”
Despite comments like these, his funeral last October
was the largest in the country’s history, with 800,000
Israelis attending.
Le opinioni di Rabbi Noam Perel
In the past month, Rabbi Noam Perel, head of Bnei Akiva, the
largest Jewish religious youth group in the world, called for
the mass-murder of Palestinians and for their foreskins to
be scalped and brought back as trophies, alluding to an
episode in the Book of Samuel; and a Jerusalem city
councillor, in charge of security, encouraged a crowd to
mimic the Biblical character of Phineas (Pinchas in
Hebrew), who murdered a fellow Israelite and his Midianite
lover for the “crime” of miscegenation…
Le opinioni di un rabbino capo locale
One local chief rabbi ruled that bombing
Palestinian civilians is permissible, while
another, considered a “liberal” by Israeli
standards, declared the assault on Gaza to be
a holy war mandated by the Torah–one which
must be merciless.
Le opinioni di Giora Eiland
Today, the former head of Israel’s National Security Council, Giora Eiland,
called for treating all Gazans, including women, as enemy combatants:
We are seeing now that despite the IDF’s impressive fighting, despite the
absolute military supremacy, we are in a sort of “strategic tie.” What
would have been the right thing to do? We should have declared war
against the state of Gaza (rather than against the Hamas organization),
and in a war as in a war. The moment it begins, the right thing to do is to
shut down the crossings, prevent the entry of any goods, including food,
and definitely prevent the supply of gas and electricity … why should
Gaza’s residents suffer? Well, they are to blame for this situation just like
Germany’s residents were to blame for electing Hitler as their leader and
paid a heavy price for that, and rightfully so.
Seven ways Israeli military technology
has changed your life
• 1. No more guinea pigs on the neurosurgery operating
table
• 2. The Israeli emergency bandage rocks
• 3. Painlessly watching your intestines in real time
• 4. Taking your memory with you
• 5. You got voicemail and we know what it means, too
• 6. Noticing and keeping out undesirables
• 7. Why your computer hasn't been eaten by worms
• 8. Soon to come - Augment your reality on the go
La politica israeliana in Cisgiordania e a Gaza
In Cisgiordania dopo il 1967, Israele ha adottato,
con la collaborazione successiva dell'Autorità
Nazionale Palestinese, la strategia degli
insediamenti illegali e della pulizia etnica
strisciante.
Gaza, per il governo e per l'esercito israeliano, è
invece una prigione che ospita la comunità più
pericolosa, che in un modo o nell'altro va trattata
in maniera spietata con una strategia genocidaria.
Le tesi di Vladimir Jabotinsky
autore del saggio Il Muro di Ferro
Questo non significa che non ci può essere nessun accordo con gli arabi
palestinesi. Quello che è impossibile è un accordo volontario. Fino a
quando gli arabi sentiranno che c’è la minima speranza di liberarsi
di noi, rifiuteranno di rinunciare a questa speranza in cambio di
parole gentili o di pane e burro, perché non sono una feccia ma un
popolo vivo.
E quando un popolo vivo cede su questioni di carattere così vitale,
questo avviene non solo quando non c’è più alcuna speranza di
sbarazzarsi di noi, perché non possono fare alcuna breccia nel muro
di ferro. Fino ad allora non abbandoneranno i loro leader estremisti
il cui slogan è: “Mai!”. E la leadership passerà a gruppi moderati che
si rivolgeranno a noi con una proposta sulla quale dobbiamo
entrambi concordare reciproche concessioni.
Le tesi di Vladimir Jabotinsky
Allora possiamo aspettarci che discutano
onestamente le questioni pratiche, come la
garanzia contro la espulsione degli arabi, o i diritti
eguali per i cittadini arabi, o l’integrità nazionale
araba...E quando questo accadrà, sono convinto
che noi ebrei saremo pronti a dare loro garanzie
soddisfacenti, affinché entrambi i popoli possano
vivere insieme in pace come buoni vicini.
Il campo di sterminio di Gaza
Nella Striscia, Hamas continua a dire “Mai!”, e allora bisogna
convincere con la forza la popolazione a sbarazzarsi dei suoi
leader e ad affidarsi a leader collaborazionisti come quelli
dell'ANP.
Tutto questo spiega perché dal 2005, contro la Striscia, si sono
susseguite operazioni militari come Prime Piogge, Piogge
Estive, Nuvole d'Autunno, Inverno Caldo, Piombo Fuso,
Pilastro di Difesa e Colonna di Nuvole, mentre in queste ore
è in corso l'operazione Protective Edge.
Tutto questo spiega perché gli attacchi sono sempre più
“sproporzionati”, un eufemismo cinico, con i morti civili
sempre più numerosi.
Il campo di sterminio di Gaza
Dopo il disengagement (ritiro) voluto da Ariel Sharon nel 2005, di circa
8.000 coloni, la Striscia si è trasformata in un campo di
concentramento a cielo aperto, uno spazio di sperimentazione delle
nuove armi israeliane, in particolare di quelle basate sulle
nonotecnologie.
Le operazioni iniziali, all'apparenza una forma di punizione collettiva, si
sono andate trasformando in una strategia genocidaria.
I cinici e gli ipocriti che invitano Israele a non agire in modo
“sproporzionato”, dimenticano che Israele sta applicando la dottrina
Dahiya. Dottrina militare per la quale non esiste, in una guerra
asimmetrica, una distinzione tra obiettivi militari e obiettivi civili e
l'intera popolazione è responsabile delle decisioni dei suoi leader
politici e militari.
Il campo di sterminio di Gaza
I carnefici, non solo quelli israeliani, hanno oltrepassato ogni limite di immaginazione
crudele.
Isaac Ben-Israel, un ex generale ora docente di Fisica all'Università di Tel Aviv, ha
sviluppato un'equazione (figlia dell'illuminismo che ha portato anche al nazismo),
basata sulla teoria dei sistemi, per prevedere quale sia il numero necessario di
membri di una organizzazione combattente che l'esercito israeliano può eliminare
o arrestare per sconfiggere l'organizzazione (naturalmente si riferiva ad Hamas).
Nell'operazione Protective Edge stanno applicando anche questa formula?
Naturalmente non manca chi studia come far evolvere il concetto di guerra giusta o di
guerra umanitaria in guerra etica. Asa Kasher, professore di Etica all'Università di
Tel Aviv ha scritto un saggio (vedi Azure no. 37, Summer 5769 / 2009) dal titolo
Operation Cast Lead and the Ethics of Just War. Was Israel's conduct in its
campaign against Hamas morally justified?
Il professore chiaramente si stava ponendo una domanda del tutto retorica.
Il campo di sterminio di Gaza
Israele prosegue la politica del “Muro di Ferro”
definita da Jabotinskij e attuata da Ben Gurion e
dai successivi governi israeliani: la pulizia etnica in
Cisgiordania e il genocidio a Gaza.
L'immunità e l'impunità sono assicurate dall'Europa,
dagli Stati Uniti, dai paesi arabi e da numerosi
altri paesi del mondo. Chi tace, chi invita Israele a
non essere “sproporzionato”, chi volge lo sguardo
altrove, chi è concentrato su un paese
dell'America del Sud.
Il campo di sterminio di Gaza
Ovunque gli apparati militari, il diritto internazionale, la
politica e il mondo degli operatori umanitari stringono
ambigue alleanze in nome della definizione del minore
dei mali possibili.
E, come in un laboratorio, le vittime si trovano a essere
calcolate, a tutela di un bene residuale, in base ai
parametri “accettabili” di una violenza modulata e
preventiva di un male maggiore. Gli orrori
contemporanei, con i loro eufemismi, portano all'etica
paradossale della “necro-economia”.
Il campo di sterminio di Gaza
Quella in corso non è una operazione di polizia israeliana, ma
una fase ulteriore della guerra israelo-occidentale contro
Gaza e contro il popolo palestinese.
L'Occidente si muove all'unisono in Palestina, in Afghanistan e
in altri teatri di guerra, come Siria, Libia e Iraq.
Nessuno vuole la pace. Non la vuole Israele, non la vuole
l'Europa, non la vuole il mondo occidentale. John Wayne
continua a percorrere le praterie del mondo, con la sua
mira infallibile, raggiunto ogni tanto da una freccia
avvelenata.
Mentre il rigurgito della propaganda israeliana è diventato, in
tutta Europa, asfissiante.
Il campo di sterminio di Gaza
Nulla di nuovo anche sul fronte delle “società civili”
occidentali
Dalla fine della guerra fredda, da quasi venticinque anni,
l'Occidente combatte guerre in mezzo mondo senza che la
sua vita quotidiana ne sia alterata. In una indifferenza
appena venata di voyeurismo.
Sembra che NOI occidentali abbiamo introiettato che il male,
nella partita contro il bene, parte sempre in vantaggio
grazie alla antica conoscenza/confidenza con la fragilità
dell'uomo. Come ebbe a dire Luigi Pintor a Milano, durante
la presentazione di un suo libro molti anni fa, la natura
umana è impastastata con lo spirito di sopraffazione.
Il campo di sterminio di Gaza
L'operazione Protective Edge avrà un suo epilogo tragico.
Cesseranno appelli, manifestazioni e presidi. Semplici atti di
testimonianza capaci solo di presidiare cattedre morali,
sempre più inascoltate anche dalle anime belle. Le
settimane passeranno veloci. Nelle nebbie delle nostre
impotenze e delle nostre complicità la memoria si farà
sempre più tenue.
NOI occidentali, capaci di ogni crudeltà e di ogni ferocia,
continueremo a sventolare la bandiera logora e
insanguinata dei diritti umani.
È ora di ammainarla per tentare i percorsi, assai più ardui, di
una geopolitica riflessiva, capace di superare orientalismi e
occidentalismi secolari.
Coltivare la speranza
di Haider Eid
... Noi non siamo solo carne da cannone per i soldati israeliani.
noi non siamo solo le vittime che cercano di salvare le loro
famiglie.
Noi abbiamo i nostri ricordi degli alberi di ulivo che abbiamo
lasciato dietro di noi, del calore della terra e dell profumo
dello zaa'tar e della marameyya sulle colline della
Cisgiordania.
Noi abbiamo le chiavi delle nostre case e la "consapevolezza"
che questa terra è la nostra terra.
Noi siamo qui, non saremo dimenticati nè saremo sterminati.
Noi siamo di diritto i proprietari di questa terra e lasceremo
questa eredità alla prossima generazione.