Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York) La chiave dello scrigno lucente Come la terza legge di Keplero aiutò a seppellire una polemica secolare 16 Le Scienze 546 febbraio 2014 Tarker/Corbis N el 1619 Keplero pubblicò uno strano libro, inti- ri. Essi si posero il problema se la stessa legge valesse anche per le tolato Harmonices Mundi, che portava a compi- orbite ellittiche, e non riuscendo a risolverlo lo girarono nel 1684 mento il programma dei Pitagorici. Questi ultimi a Newton, che nel suo capolavoro del 1687, i Princìpi matematiavevano scoperto le prime leggi matematiche del- ci della filosofia naturale, sviscerò matematicamente l’argomento. la musica: in particolare, che i rapporti numeriNewton dimostrò che per le orbite circolari la terza legge di ci corrispondenti ai rapporti armonici dell’unisono (lo stesso do), Keplero è equivalente alla legge dell’inverso del quadrato deldell’ottava (due do consecutivi) e della quinta (il sol successivo a la distanza. E che per orbite qualunque la legge dell’inverso del un do) sono, rispettivamente, 1, 2 e 3/2. E il motivo è che per far quadrato della distanza è caratteristica di tutte e sole le orbite derisuonare una corda di violino un’ottava sopra bisogna dividerla scrivibili con un’equazione quadratica: cioè, oltre ai cerchi, anche a metà, mentre per farla risuonare una quinta sopra bisogna divi- ellissi, parabole e iperboli. Inoltre, la terza legge di Keplero impliderla a due terzi. ca che la costante di proporzionalità sia la stessa per tutti i pianeti: I Pitagorici avevano applicacioè che ci si trovi di fronte agli to le proprie teorie musicali all’aeffetti di un’unica forza di attrastronomia, e sulla loro scia Keplezione solare. ro considerava il sistema solare Per poter però dedurre una come una lira di Apollo cosmica, legge di gravitazione universale, in cui i pianeti risuonavano con Newton dovette lavorare ancora. suoni emessi da corde ideali che li Notò che la terza legge di Keplero collegavano al Sole. Analizzando vale non solo per i pianeti attori dati astronomici in suo possesno al Sole, ma anche per i satelliti so, Keplero si accorse che i rapdi Giove e quelli di Saturno: dunporti fra i tempi di rivoluzione dei que, anche questi pianeti generapianeti erano legati ai raggi meno forze di attrazione analoghe a di delle loro orbite da un rapporto quella solare. Quanto alla Terra, numerico più che lineare, ma meche ha un unico satellite, Newton no che quadratico: cioè, l’espoparagonò la gravità responsabile nente del raggio era maggiore di della caduta delle mele con quel1 e minore di 2. In termini mula responsabile della tenuta in orsicali, questo corrispondeva a un bita della Luna, e trovò che erano rapporto compreso fra l’unisono e legate dalla legge dell’inverso del l’ottava, ed egli suppose che fosse quadrato della distanza: dunque una quinta: cioè, che l’esponente si poteva immaginare che si tratdel raggio dovesse essere 3/2. tasse di un’unica forza, anch’essa Enunciò dunque quella che analoga alle precedenti. Ricercatore di armonia. Ritratto dell’astronomo oggi chiamiamo la terza legge di A questo punto Newton poté e matematico tedesco Johannes Kepler. Keplero: i quadrati dei tempi di postulare l’esistenza di una forza rivoluzione dei pianeti attorno al Sole sono proporzionali ai cu- di attrazione gravitazionale universale, inversamente proporziobi dei raggi medi delle loro orbite (t2 = kr3). Nel 1666 il giovane nale al quadrato della distanza. E direttamente proporzionale alNewton scoprì la formula per l’accelerazione nel moto circolare le masse, perché nel vuoto tutti i corpi cadono con la stessa velociuniforme (a = v2/r), e supponendo che le orbite planetarie fossero tà. Dall’espressione della forza gravitazionale generata da un corpo circolari derivò banalmente dalla terza legge di Keplero che l’ac- (GM/r2), Newton derivò il valore della costante di proporzionalicelerazione dei pianeti è inversamente proporzionale al quadrato tà della terza legge di Keplero relativa a quel corpo (k = 4p2/GM). del raggio medio delle loro orbite (a = 4p2/kr2). Misurando empiricamente le costanti per il Sole rispetto ai piaPoco dopo anche Huygens ritrovò la formula per l’accelerazio- neti, e per la Terra, Giove e Saturno rispetto ai loro satelliti, Newne, e la pubblicò nel 1673 nella descrizione dell’orologio a pendo- ton poté calcolarne le masse. E con la terza legge di Keplero dimolo. E da essa almeno altri tre scienziati (Edmond Halley, Robert Ho- strò che se fosse stato il Sole a girare attorno alla Terra avrebbe oke e Christopher Wren) derivarono dalla terza legge di Keplero la dovuto farlo in 600 anni, invece che in uno, seppellendo per semlegge dell’inverso del quadrato della distanza per orbite circola- pre una secolare polemica con una semplice formuletta.
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