Pianeta scienza MARTEDÌ 15 APRILE 2014 IL PICCOLO AL MICROSCOPIO Il ”giocologo” Peres conduce il pubblico fra cinema e scienza Oggi alle 17.30, alla Sissa (via Bonomea 265, aula 128), nell’ambito della serie di incontri “Gioco, cinema e scienza”, si terrà l’evento dedicato alla matematica “Il lato magico della matematica”, con l'enigmista Ennio Peres. L'incontro sarà moderato da Giuseppe Mussardo, direttore del Laboratorio Interdisciplinare della Sissa, che organizza l’evento. È più importante i risultato o il modo in cui lo si ottiene? Ennio Peres, enigmista che ama definirsi “giocologo”, non ha dubbio: nel calcolo matematico quel che conta è il procedimento di risoluzione, “la fase più importante e assai più stimolante”. Peres presenterà proprio il “lato magico” della matematica con giochi di prestigio, basati su trucchi di natura matematica, e inviterà il pubblico a scoprirli. «La tendenza a spiegare l’arcano - racconta Peres - spinge le persone ad applicarsi con im- pegno nella ricerca di una spiegazione razionale». Questa ricerca, crede Peres, aiuta a collegare l’esperienza reale ai concetti teorici, e spinge a interpretare in chiave matematica ogni singola azione compiuta. Peres, nato a Milano nel 1945, vive da sempre a Roma. Laureato in matematica, è stato professore di matematica e informatica prima di iniziare a operare per la diffusione del giocare con “lettere e cifre” (titolo di una rubrica che ha tenu- to sul quotidiano La Stampa). Ha collaborato con vari giornali e riviste, da Paese Sera a l'Unità; su Linus cura dal 1995 la rubrica di giochi “Scherzi da Peres”, che riprende l'esperienza dei Wutki. Come enigmista si dedica particolarmente agli anagrammi ed è autore di rebus e di parole incrociate. Propone annualmente, tramite Internet, una sfida denominata Il cruciverba più difficile del mondo. L’incontro di Trieste è aperto Quelle clonazioni che ricordano il film Jurassic Park di MAURO GIACCA Il “giocologo” Ennio Peres al pubblico e si terrà in italiano. Per informazioni telefonare a 040 3787401 oppure 3787549, o scrivere a [email protected]. it I vaccini? Non sono causa di autismo Ma la ricerca scientifica evidenzia che rappresentano una delle misure di sanità pubblica più efficaci di Simona Regina Il presunto legame tra autismo e vaccino trivalente (morbillo, orecchioni e rosolia) è il frutto di una accertata frode scientifica messa in piedi, per interessi economici, dal medico britannico Andrew Wakalfied, radiato poi dall’Ordine. Eppure puntualmente, soprattutto in rete, si riaccende il dibattito sulla pericolosità dei vaccini, che secondo le tesi complottiste sarebbero solo un grande business per Big Pharma. E a creare ulteriori allarmismi ci sono poi alcuni casi giudiziari. In realtà, la ricerca scientifica evidenzia che non solo non ci sono prove a sostegno di un’associazione causale tra vaccini e autismo, ma che rappresentano una delle misure di sanità pubblica più efficaci per la protezione della salute, individuale e collettiva. Infatti, più soggetti sono immuni, perché vaccinati, meno probabilità ci sono che una malattia si diffonda: perché, in pratica, chi è vaccinato (se la percentuale è molto alta) protegge anche chi non lo è. Insomma, «la pratica della vaccinazione non ha bisogno di essere difesa. Sono i vaccini RICERCA Anche l’olfatto ha una memoria Per districarsi tra miriadi di profumi e odori, i mammiferi hanno centinaia di geni che producono diversi recettori delle «essenze». Il complesso sistema olfattivo risultante è adattabile ma uno studio pubblicato su Science dimostra che questa flessibilità ha i suoi limiti. Lavorando sui topi, i ricercatori hanno scoperto che la mappa neurale fondamentale tra naso e cervello emerge in un periodo critico di sviluppo iniziale e si rigenera in seguito sempre allo stesso modo. «I nostri esperimenti rivelano che il sistema olfattivo possiede una sorta di “memoria”», spiegano gli autori. Prosegue il dibattito sulla pericolosità dei vaccini a difenderci da malattie infettive che crediamo confinate al passato, ma in realtà sempre in agguato» commenta Fulvio Zorzut, direttore della Struttura di igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria triestina. «Ma il fatto che alcuni diano come acquisita una correlazione che scientificamente non è provata rischia di ridurre le coperture vaccinali, con il pericolo concreto che possano riemergere malattie gravi oggi quasi scomparse» aggiunge Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria. Paure, immotivate dunque, che però negli ultimi due anni hanno effettivamente portato a una riduzione della copertura vaccinale per il morbillo, «e questo ci preoccupa poiché, se la copertura scende sotto il 90-95% della popolazione, aumenta il pericolo di epidemie». A Trieste i dati confermano questo trend: «il 90% dei nuovi nati è vaccinato contro il morbillo, ma stiamo andando verso l’88% - spiega Zorzut-. Si tratta di una copertura già insufficiente a proteggere in modo altamente efficace la popolazione generale e, se sempre più genitori decidono di non vaccinare i propri figli, a lungo andare è certa l’insorgenza di focolai epidemici». Il morbillo è infatti una malattia molto contagiosa, e tra le cause principali di morte nei bambini in età pediatrica. In Italia il vaccino trivalente non è obbligatorio, lo sono invece quelli contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. «Ma la tendenza è di abbandonare l’obbligatorietà per andare verso il consenso-dissenso informato e consapevole da parte dei genitori: per questo è fondamentale che chi non vaccina i propri figli conosca i rischi legati a tale scelta. A fronte di effetti collaterali generalmente molto lievi (febbre, sonnolenza, reazioni cutanee), i vaccini ci proteggono da patologie potenzialmente molto gravi (poliomielite, tetano, difterite…), trascurate dall’opinione pubblica perché non più drammaticamente evidenti, ma sempre pronte a ripresentarsi» conclude il medico triestino. ©RIPRODUZIONE RISERVATA A Miramare c’è il primo raduno dei “makers” C’è tempo fino a venerdì per iscriversi all’incontro organizzato per i cinquant’anni dell’Ictp C’è tempo fino a venerdì 18 per iscriversi e partecipare, gratuitamente, alla Mini Maker Faire, il primo raduno di “makers” (ovvero inventori, creativi ed entusiasti della cultura del “fare”) organizzato a Trieste, che si terrà sabato 17 maggio nel campus del Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) Abdus Salam. L'evento, organizzato dall'Ictp insieme a Maker Media Inc e all' Immaginario scientifico, rientra tra le iniziative che il Centro vuole organizzare per festeggiare i cinquant’anni dalla fondazione. I “makers” che si iscriveranno con i propri progetti entro venerdì potranno esporre al pubblico le loro creazioni e condividere idee e invenzioni il 17 maggio nel corso di un evento aperto a tutti, e gratuito. Maker Faire è un movimento globale che vuole ispirare, educare e intrattenere le persone curiose e creative di ogni età. La Mini Maker Faire di Trieste radunerà e farà scoprire “makers”, inventori, artigiani, scienziati e artisti provenienti da Triveneto, Slovenia, Croazia, Austria e oltre. Nel mostrare i progetti da loro realizzati, gli espositori condivideranno con il pubblico la loro passione per il “fare” e coinvolgeranno tutti i visitatori. Speciale attenzione sarà riservata a idee e progetti di interesse didattico o indirizzati ai Paesi in via di sviluppo. L’ingresso per il pubblico sarà libero, mentre per le scuole in visita e per i “makers” espositori e` richiesta una preventiva registrazione gratuita. Individui, gruppi, scuole e organizzazioni interessate a mostrare le loro creazioni in un proprio spazio espositivo sono quindi incoraggiati a registrarsi gratuitamente. Maker Faire nasce come il più grande spettacolo di “Mostra e dimostra” e vuole essere un evento aperto alle fami- Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. glie. Un’occasione nella quale gli inventori mostrano le loro opere e condividono ciò che hanno imparato. I makers sono persone che spaziano dagli entusiasti della tecnologia ai costruttori artigianali, dagli hobbisti agli scienziati a chi inventa qualcosa in cantina, persone di tutte le eta` e formazione. Lo scopo di una Maker Faire è intrattenere, informare, connettere le persone e far crescere la comunità. La prima Maker Faire si è svolta a San Mateo in California e nel 2013 ha celebrato la sua ottava edizione annuale con oltre 900 “makers” e 120 mila visita- 29 tori. La World Maker Faire di New York, l’altro evento principale, è cresciuta in quattro anni a più di 600 “makers” e 75 mila visitatori. Detroit, Kansas City, Roma, Oslo, Tokyo, Newcastle e Shenzhen ospiteranno quest’anno delle fiere a tema (più di 200 “makers”), e un centinaio di Mini Maker Faire organizzate localmente dalle comunità di “makers” si svolgeranno nel 2014 negli Stati Uniti e nel mondo, compresa questa di Trieste. Per informazioni, dettagli, aggiornamenti sulla Mini Maker Faire e su come iscriversi: http://www.makerfairetrieste.it QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON E ra il 2004 quando in Italia fu approvata una delle leggi più controverse e sfortunate, quella sulla procreazione assistista. Fallito il referendum abrogativo dell’anno successivo (che naufragò a causa dell’astensione, mentre chi votò lo fece contro la legge, con percentuali di oltre l’80%), la normativa è stata bocciata dai tribunali ben 20 volte su 28 e progressivamente smantellata dalla Corte Costituzionale. Sono cadute, tra le altre, le norme che imponevano di produrre non più di tre embrioni e che vietavano di congelarli e di eseguire la diagnosi preimpianto. Ultima, qualche giorno fa, quella che vietava la fecondazione eterologa. C’è ora da augurarsi che, nella riscrittura della normativa, sparisca anche il divieto a eseguire la clonazione. Questa tecnologia, che portò alla creazione della pecora Dolly nel 1997, è ormai consolidata. Il nucleo di una cellula di un organismo adulto viene trasferito all’interno di una cellula uovo di una donatrice; riparte quindi un programma di sviluppo che porta alla creazione di un embrione da cui, dopo l’impianto in un utero, può svilupparsi un nuovo organismo geneticamente identico a quello di partenza. Nell’uomo, la clonazione non ha scopo riproduttivo (al di là dei problemi etici, sarebbe troppo inefficace e rischiosa), ma rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere come generare grandi quantità di cellule staminali, da utilizzare per la rigenerazione degli organi danneggiati. Sono invece avanzate le applicazioni della clonazione a scopo riproduttivo in ambito veterinario. Una notizia di questa settimana è la nascita del cane Mini-Winnie, il primo bassotto inglese a essere clonato. Lo ha ottenuto un’azienda di Seoul, che aveva indetto un premio per promuovere i propri servizi destinati alla clonazione di animali domestici (costo di ogni operazione: circa 60mila sterline). Attivo anche il mercato equestre, dove diverse aziende offrono la clonazione come strumento per generare copie geneticamente identiche di purosangue; dal 2012, la Federazione Equestre Internazionale già consente la partecipazione dei cavalli clonati alle gare. Infine, sempre di questa settimana è la notizia che un gruppo di ricercatori spagnoli sta usando la clonazione per riportare in vita una specie ormai estinta di capra di montagna, partendo dal nucleo di un campione di tessuto congelato e un uovo prelevato da una capra attuale. Spingendo con la fantasia, c’è chi comincia a chiedersi cosa succederebbe se ritrovassimo campioni ben conservati di animali o uomini primitivi congelati nel permafrost siberiano. Che gli scenari disegnati dal compianto Michael Crichton nel suo Jurassik Park non fossero poi così irreali? ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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