Rassegna_stampa_27_29_9_2014

Rassegna Stampa
Lunedì 29 Settembre 2014
Sommario
Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. Fondi pensione
Sole 24 Ore (Il)
28/09/2014
1 Crescita, fondo da 3-5 miliardi (Colombo Davide;De
1
Cesari Maria)
Sole 24 Ore (Il)
29/09/2014
13 L'investitore saggio - Pensioni, tentativi di riforma
da 30 anni (Liera Marco)
3
Affari & Finanza 29/09/2014
supp. la Repubblica
41 Focus real estate - I fondi creano valore tra hotel
e vie del lusso (Jadeluca Paola)
4
Milano Finanza
34 Welafre - Più fondi meno ticket (Castellarin
6
27/09/2014
Roberta;Valentini)
2. Previdenza
Sole 24 Ore (Il)
29/09/2014
1 Welfare - Tagli alle pensioni: la «roccaforte» dei
diritti acquisiti (Prioschi Matteo;Venanzi Fabio)
8
Sole 24 Ore (Il)
29/09/2014
3 La disciplina attuale - Dall'apprendista al
pensionato le condizioni di accesso (Forte Nicola)
11
Sole 24 Ore (Il)
29/09/2014
5 L'uscita di scena della Cig in deroga costa lo
0,5% in più (Rota Porta Alessandro)
12
CorrierEconomia
29/09/2014
1 Pensioni. Giovani e anziani: una staffetta non
riuscita
13
Sole 24 Ore (Il)
27/09/2014
13 Contributi - Sgravio-solidarietà, istanze entro 30
giorni dal contratto (Cannioto Antonino;Maccarone Gi)
15
Sole 24 Ore (Il)
27/09/2014
15 Diritto civile - «Lavoro, negoziazione da
cancellare» (Negri Giovanni)
16
Estratto da pag.
Domenica
28/09/2014
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
SOLUZIONI PER LA CRISI çasse e fonfjj pensione pronti per investimenti di lungo
termine - Si studia la leva fiscale per favorire l'operazione Crescita, fondo da 3-5
miliardi al dogma rigorista Nella 'e§&e ^ stabuità il taglio Irap, no all'estensione del
bonus 80 euro
T a crisi del debito sovrano e il giro J_jdi vite dei
controllori sulle banche, in Italia ed Europa, hanno
stretto i rubinetti del settore pubblico e bancario:
infrastrutture e Pmi sono a secco. Bisogna aprire altri
rubinetti, quelli dei privati.Continua > pagina 3
La lunga crisi GLI INTERVENTI PER L'ECONOMIA REALE II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la
leva fiscale da mettere in stabilità per agevolare l'operazione II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la leva
fiscale da mettere in stabilità per agevolare l'operazione Soggetto istituzionale Mossa in linea con i criteri Ocse-Ue: a vigilare sarà la
Banca d'Italia II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la leva fiscale da metter
Fondo da 3-5 miliardi per la crescita Casse e fondi pensione pronti:
investimenti di lungo termine per infrastrutture e piccole imprese
Davide Colombo Maria Carla De
Cesari ROMA Un fondo di
investimento sull'economia italiana
partecipato a larga maggioranza
dalle Casse private e dai fondi della
previdenza complementare per
convogliare risorse su programmi
che spaziano dai finanziamenti alle
piccole e medie imprese a interventi
infrastnitturali per superare il digital
divide. Il dossier è in via di
definizione al ministero
dell'Economia, sotto la regia del
ministro Pier Carlo Padoan nel ruolo
di facilitatore, in collaborazione con
gli enti coinvolti, e dovrebbe essere
"istituzionalizzato" con la legge di
Stabilità. Con una quota di
minoranza potrebbe partecipare
all'iniziativa anche Cassa depositi e
prestiti. Il progetto potrebbe essere
condiviso anche da altre istituzioni
finanziarie, come la Bei, in una
logica di investimento privato, a
lungo termine. Due gli obiettivi:
raccogliere risorse da investire in
infrastrutture e in generale nel
tessuto economico. È verosimile che
la dote iniziale possa arrivare a 3-5
miliardi di euro; una massa di risorse
capace di garantire subito
investimenti stabili. Dall'altro lato,
per gli organismi di previdenza è
essenziale un rendimento adeguato
sulle risorse impegnate, un nodo
questo ancora all'esame come la
governance del fondo che avrebbe la
natura giuridica del fondo chiuso.
Per incentivare la partecipazione al
fondo il Governo potrebbe utilizzare
una leva fiscale, con una
Fondi pensione
rietà, utilizzo di strumenti di
mercato, maggioranza di
investimenti di natura istituzionale
e individuazione in modo
condiviso delle aree di
investimento». Il progetto è in
linea con quanto accade negli altri
Paesi europei e con la mission
degli organismi del risparmio
previdenziale. «In Inghilterracontinua Camporese - i fondi
pensione hanno appena messo a
disposizione due miliardi di
sterline. Noi vogliamo portare
valore nell'economia del Paese e
rendimenti adeguati peri nostri
iscritti. Presto riunirò l'assemblea
Adepp per confrontarci sul
progetto». Già da tempo le Casse
hanno indirizzato gli investimenti
nell'economia reale. Lo fa rilevare
Renzo Guffanti, presidente della
Cassa dottori commercialisti, che a
maggio ha anticipato la volontà di
investire risorse nelle Pmi, il
contesto economico di riferimento
per i commercialisti. Così pure
azioni per promuovere e finanziare
le infrastrutture sono state messe
in campo da Inarcassa, l'ente di
previdenza di ingegneri e
architetti. In parallelo al progetto
del Fondo di investimento
dovrebbe aprirsi, tra Casse e
Governo, la trattativa sulla
revisione della tassazione dei
rendimenti. Nel decreto 91/2014 è
stato scongiurato l'innalzamento
della tassazione dal 20 al 26% e
nello stesso tempo si è promessa la
revisione, in linea con quanto
previsto per i Fondi pensione, per i
quali l'aliquota è all'n,5 cento. Ma
il traguardo dell'armonizzazione
richiede coperture finanziarie.
Ancora tutte da trovare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag.
1
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Estratto da pag.
Domenica
28/09/2014
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
II confronto tra giugno 2014 e fine 2013 - Dati in milioni 20132014 DicembreGiugno Gli iscritti alle Casse
private erano quasi 1,4 milioni nel2012, con un aumento dell'8,8% rispetto al 2011. Le Casse private sono
19 Le grandezze della previdenza privata di primo e secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegni
erogati La carta d'identità di Casse e fondi pensione Le grandezze della previdenza privata di primo e
secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegni erogati Gli iscritti alle Casse private erano quasi 1,4
milioni nel2012, con un aumento dell'8,8% rispetto al 2011. Le Casse private sono 19 Sono 6,3 milioni i
lavoratori iscritti a una forma di previdenza complementare, circa il27% del totale Le grandezze della
previdenza privata di primo e secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegn L'importo pagato nel2011/
2012-Datiin milioni erogati Gli iscritti alle Casse private era II confronto tra giugno 2014 e fine 2013 - Dati
in milioni 20132014 DicembreGiugno 116.443 121.490 3.581,5 3.840,5 no quasi 1,4 milioni nel2012, con
un aumento 2011 dell 2012 8,8%
LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in
milioni di euro II monte-prestazioni LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni
Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro I Fonte: Adepp GLI ASSEGNI DELLA PREVIDENZA
COMPLEMENTARE Dati di fine periodo; dati provvisori per il 2014. In milioni di euro LE PENSIONI
PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro I
Fonte: A • Giugno 2014Dicembre 2013 FondiFondi Pip pensione pensione "nuovi" epp GLI ASSEGNI DELLA
PREVIDENZA COMPLEMENTARE Dati di fine periodo; dati provvisori per il 2014 I Var. % Giù. 2014/Dic.
2013 PipFondi "vecchi"pensione Ipreesistenti In milioni di euro LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE
Valori nominali 37.24712.908 14.392 6.500 50.380 34.50411.990 13.014 6.499 50.376 delle pensioni Ivs per
area di appartenenza. Dati in milioni di euro I Fonte: A • Giugno 2014Dicembre 2013 FondiFondi 116.443 P
Totale Risorse p pensione
Fondi pensione
Pag.
2
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
13
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
L INVESTITORE SAGGIO di
Marco Liera PENSIONI,
TENTATIVI DI RIFORMA
DA 30 ANNI
S ono passati 30 anni dalla
prima riforma (bocciata) delle
pensioni. Era l'estate 1984
quando l'allora ministro del
Lavoro Gianni De Michelis
presentò un Ddl che faceva
seguito ai risultati dell'attività
della Commissione Castellino
istituita tre anni prima, che
aveva già messo in evidenza
varie criticità del sistema
pensionistico. Il progetto di
riforma prevedeva un
allungamento graduale dell'età
pensionabile a 65 anni, un
limite (24 milioni di lire, pari
333.355 euro attuali) alla
retribuzione pensionabile,
l'assoggettamento di tutti i
lavoratori (dipendenti pubblici
e privati, autonomi) alle stesse
regole e infine il varo della
previdenza integrativa, con la
deducibilità integrale della
contribuzione. Il tetto
retributivo consentiva di
modellare le pensioni
obbligatorie come delle
prestazioni veramente di base,
alle quali le persone con
redditi più alti potevano
sommare le rendite integrative
che avevano pari dignità di
quelle del primo pilastro sotto
il profilo della deducibilitàdei
contributi. Tra l'altro quelli
erano anni generosi per la
capacità di risparmio delle
famiglie, risparmio che poteva
essere finalizzato verso la
previdenza integrativa. Il
progetto di riforma fu
impallinatodalla Democrazia
Cristianaedaaltri partiti, oltre
che da numerose categorie:
dirigenti, quadri, magistrati,
giornalisti e così via. Bisognò
attendere altri otto anni per
avere la prima riforma
approvata delle pensioni,
quella firmata in emergenza
dal Governo Amato con l'Italia
sull'orlo del default. La storia
non si fa con i se e con i ma.
Ipotizzare «cosa sarebbe
successo» se quella riforma
fosse stata approvata3o anni
faportaa conclusioni incerte.
Anche senza quella riforma, si
poteva ridurre
Fondi pensione
l'enorme sommerso che ha
sottrattoannodopo anno base
contributiva. Questo è stato
fatto solo in minima parte.
Occorre tenere conto che le
pensioni sproporzionate
rispetto ai contributi hanno
permesso a varie famiglie di
sopravvivere. D'altra
patteranno contribuito ad
azzoppare la crescita. Ma la
realtàè molto semplice: la
maggioranza degli italiani non
volle cambiare le pensioni,
con tutte le conseguenze che
ne derivarono. È la
democrazia, bellezza.
^f'@LieraMarco ©
RIPRODUZIONE
RISERVATA
Pag.
3
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
41.
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Ezio Mauro
360.522
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Milano (1) Londra (2) Parigi (3): le capitali della moda tengono alte le quotazioni del real estate retail ma ora si seguono nuove strade per lo sviluppo
immobiliare I fondi creano valore tra hotel e vie del lusso I fondi creano valore tra hotel e vie del lusso
Valore immobili, variazioni % 10____________ HIGH STREET RETAIL Valore immobili, variazioni % 10____________
-20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA OCC EUROPA DELL EST — EUROPA CENTRALE PAESI EU — PAESI EMU
bili, variazioni % 10____________ -20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA Gm '09 Giù'10 Giù '11 Giù'12 OCC EUROPA
DELL EST — EUROPA CENTRALE PAESI Giù '13 Gm '14 Fols tatuili SMeliiH EU — PAESI EMU bili, variazioni %
10____ Oscar Pittini amm.re delegato di Hera International Real Estate specializzato nella valorizzazione di stabili di
pregio _______ -20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA Gm '09 Giù'10 Giù '11 Giù'12 OCC EUROPA DELL EST —
EUROPA CENTR LE CAPITALI DEL LUSSO LE PAESI Giù '13 Prezzo di affitto al piede quadro, in dollari __1.000
NEW YORK PARIGI LONDRA TOKYO MILANO ZURIGO SYDNEY SEOUL VIENNA Gm '14 Fols tatuili SMeliiH
EU — PAESI EMU bili, variazioni % 10____ Oscar Pittini amm.re delegato di Hera Internat 2.000 onal 3.000 Real ML IIP
Mai Estate spe
LE NUOVE STRATEGIE SI
BASANO SU PARTNERSHIP
TRAINVESTITORI RICCHI E
SOCIETÀIMMOBILIARI PER
INVENTARE NUOVI
CONCEPT CAPACI DI
ESTENDERE LE
QUOTAZIONI DEI BRAND
RETAIL E DI ALBERGHI DAL
PIANO TERRA AINTERI
STABILI E AREE Paola
Jadeluca Roma II fondo pensione
norvegese ama fare shopping
nelle vie del lusso di Londra.
Questa estate s'è ritagliata un
asset tra Regent Street e Bond
Street del valore di 576 milioni di
dollari. Tra gli asset inclusi gli
immobili di Savile Row,
laviadeisarti,eCork Street, la via
delle gallerie d'arte. Il fondo ha
comprato il 57,8 per centro di
azioni nei 4 ettari di quell'angolo
del distretto di Myfair della
Pollen Estate. Della stessa
proprietà ha acquisito il 6,4%
Crowne Estate, altra società di
real estate dalla quale nel 2010 il
fondo pensione norvegese aveva
già comprato azioni per 772
milioni di dollari sempre per
l'area attorno a Regent Street. Il
fondo pensione norvegese,
Fondi pensione
Government pension fund global,
non è un vero fondo pensioni. In
realtà la sua ricchezza deriva dal
surplus prodotto dalle entrate del
petrolio, di cui la Norvegia è
ricchissima, tanto che ancora oggi
lo chiamano con il vecchio nome
di Petroleum fund, ma ha anche un
braccio legato al sistema nazionale
di previdenza. E' il più grande
fondo pensioni al mondo, di fatto
un fondo sovrano, gestito dalla
Nbim, Norges Bank Investment
Management. «L'obiettivo,
secondo le strategie delfondo, è
quello di costruire un portafoglio
real estate globale ma
concentrato», ha dichiarato a
Bloomberg Thomas Sevang,
portavoce di Norges Bank
Investment Management. «La
nostra strategia - ha spiegato - è
fecalizzare gli investimenti su un
numero limitato di grandi città, do
ve investire in core retail e uffici».
Il fondo norvegese possiede
immobili in Times Square, a New
York, agli Champs-Elysées di
Parigi, nelle high street di San
Francisco e Zurigo. Le vie del
lusso sono quelle che rispetto agli
uffici e agli immobili per la
logistica, sono cresciute di più. In
particolare lehigh street retail di
Londrasono
quelle che hanno registrato la
crescita annuale degli affitti più
alta, il 19%, secondo l'ultimo
report di Cushman & Wakefield,
"Markebeat, the Dna of Real
Estate". Il fondo pensioni
norvegese opera secondo strategie
di lungo periodo, deve garantire la
conservazione del capitale e la
performance. Il mattone, si sa, è
sempre un investimento sicuro. E
in una ottica di20-30 anni
ilprimoobiettivo è garantirsi la
rivalutazione nel tempo degli
stabili. Ovvio che in questa fase,
con i bond ai tassi minimi e le
azioni molto volatili, il fondo ha
deciso di spingere sul real estate.
Ma secondo una logicanuova:
inprimisconcentrando i
possedimenti per far crescere il
valore globale degli immobili. Un
po' come per le opere d'arte: le
singole opere che da sole hanno
una quotazione, una volta riunite
le collezioni salgono secondo
multipli calcolati dagli esperti.
Ma non solo. Il fondo pensioni
norvegese non ne ha mai
sbagliata una, dicono gli esperti,
e vanta performance annuali del
15,9% di crescita negli ultimi
anni, proprio quelli dello tsumani
finanziario globale. E stavolta sta
cavalcando
Pag.
4
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
41.
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Ezio Mauro
360.522
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
una nuova tendenza, quella di
creare valore negli immobili di
pregio seguendo nuove strategie,
vere e proprie partnership con le
società di real estate. Insieme a
Crown Estate ha cambiato volto
a Regent Street, ristrutturando
quello che viene indicato il qua
drante 3, dove sono stati sviluppati
negozi, ristoranti e hotel. Dal piano
terra alla terrazza. Se non
addirittura oltre. «Normalmente le
quotazioni delle high street sono
elevatissime al piano terra, dove ci
sono i negozi, ma già sopra, dove
ci sono gli uffici o gli appartamenti
il valore scende, in qualche caso
anche di molto», spiega Oscar
Pittini, amministratore delegato di
Hera International Real Estate,
operatore italiano specializzato
nella valorizzazione di asset
immobiliari di pregio. Spiega
Pittìni:«Per ovviare a questo gap,
oggi si tende a salire, in tutti i
sensi: i grandi mall o le boutique
pregiate hanno almeno un piano
superiore. E gli hotel
tendonoadiffondereiservi-
zi di lusso per aggiungere
valore». Ecco la palestra o la
piscina all'ultimo piano, il
ristorante sulla terrazza con vista
sulla città, la reception in una
stanza al piano intermedio. Una
rivoluzione che i nuovi edifici in
acciaio e vetro delle metropoli
stanno attuando da tempo, ma
che ora sta prendendo piede
anche nelle città storiche italiane,
come Firenze, Roma e Milano.
Tra i pionieri in Italia, il gruppo
Ferragamo che sul Lungarno ha
aperto un luxury hotel che ancora
oggi fa scuola di "concept" sia in
termini di design che di
investimento finanziario. L'ottica
è estendere il brand di partenza,
che sia un retail o un hotel su più
spazio possibile. Zara, per esem
Fondi pensione
Pag.
5
Estratto da pag.
Sabato
27/09/2014
34
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Pierluigi Magnaschi
88.728
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
WELFARE/1 Nel 1974 è stata avviata l'estinzione delle mutue per lasciare il posto al modello
universalistico del Ssn. Dopo 40 anni il sistema è da ripensare. E la sanità integrativa può giocare un
ruolo decisivo Più fondi meno ticket
di Roberta Castellani! e Paola
Valentini Rjprio 40 anni fa partì
il recesso di soppressioe delle
mutue che per imi avevano
garanti) la cura della salute degli
italiani. Tra queste la più famosa
era l'Inam, l'Istituto nazionale
per l'assicurazione contro le
malattie. Ogni categoria di
lavoratore aveva la propria cassa
mutua che copriva le spese
mediche e ospedaliere anche dei
famigliali con i contributi versati
dagli stessi lavoratori e dai
datori di lavoro. L'assistenza
delle mutue era però legata allo
status di lavoratori e non di
cittadini, con conseguenti casi di
scopertura. Per questo alla fine
degli anni 70, con la legge 833
del 1978, fu creato, in
sostituzione del sistema delle
mutue, il Servizio sanitario
nazionale nato per garantire a
tutti l'accesso alle cure. Un
modello universalistico che a
distanza di oltre 30 anni è oggi
in discussione. Fra tagli alla
spesa pubblica e aumento della
vita media, quello che era stato
pensato come una sistema
pubblico finanziato dallo Stato
stesso attraverso la fiscalità
generale e i ticket sanitari è
oggetto di una profonda
revisione di spesa. Peraltro, a
dispetto di quello che
comunemente si pensa, c'è da
dire che in Italia per la sanità
non si impiegano poi così tante
risorse in più rispetto agli altri
Paesi. Anzi. In base agli ultimi
dati Ocse, con un rapporto spesa
sanitariaPil del 9,2% l'Italia nel
2012 è al di sotto degli Usa, che
sulla sanità nell'anno ha investito
quasi il 18% del Pil. Ma l'Italia è
sotto anche a diversi Paesi
europei, come Olanda (11,8%),
Francia (11,6%), Svizzera
(11,4%) e Germania (11,3%).
Per ogni persona, in Italia si
pagano circa 200 euro in meno
degli altri Paesi. Il
settore pubblico è la principale
fonte di finanziamento della
sanità in quasi tutti i Paesi Ocse.
Ma il problema è che in Italia
queste risorse pubbliche sono
Fondi pensione
Spesa pubblica circa 800 miliardi di euro (stima) " Out of the pocket ovvero
spesa sostenuta dal cittadino di tasca propia " Stime su dati Istat - Inps Fonte:
Covip, Rgs, Istat, Ministero della Salute TipologiaIn milioni di euro +
Previdenza complementare12.052 * Spesa per sanità Oop*27.234 * Spesa per
assistenza Ltc**10.000 * Spesa per sanità intermediata3.366 * Spesa welfare
individuale**1.000 * Spesa totale53.652 LA SPESA PRIVATA PER IL
WELFARE IN ITALIA La spesa sanitaria pubblica corrente risulta nel 2012 di
circa 111 miliardi di euro. Quella privata è pari a circa 30 miliardi di euro. Dati
2012 GRAFICA MF MILANO FINANZA Uguale -4,1% Differenza 201412011
j^gjioj-ato-5,5% Peggiorato +9,6% LA SANITA VISTA DAGLI ITALIANI
Cresce la percezione di una erosione della qualità dell'offerta del servizio
sanitario regionale. Secondo lei l'SSN della sua regione negli ultimi 2 anni è..
GRAFICA MF MILANO FINANZA 60,1% Fonte: Indagine Censis 2014 del pil
0,77% 1,74% 0,64% 0,215% Spesa pubblica 1,5% 3,4% 1,2% 0,42% 3,43%
6,7%
spese male, di qui l'aumento dei
ticket e la presenza di lunghe liste
d'attesa che spingono sempre più
italiani a rivolgersi al privato con
costi maggiori. Non solo:
l'incremento dei ticket può far sì
che talvolta una cura a pagamen
sanitaria privata ammonta a 26,9
miliardi di euro e quella pubblica
a 108,8 miliardi. Il problema è che
dei quasi 27 miliardi di spesa
sanitaria privata, circa l'80% del
suo ammontare è pagata
direttamente dai cittadini (out of
pocket). «Nell'ultimo anno, causa
la crisi in atto, più di 9 milioni di
to diretto costi meno di quella
italiani dichiarano di non avere
pubblica. «Il Ssn doveva essere
potuto accedere a prestazioni
universale e gratuito così come
previsto dalla Legge 833 ma non sanitarie di cui avevano bisogno
è così, e per diversi motivi», dice per ragioni economiche. Sempre
secondo il Censis il 71% degli
Carlo Fiordaliso, segretario
confederale Uil che ha dedicato italiani ha acquistato farmaci a
prezzo pieno, oltre il 41% ha fatto
un convegno nei giorni scorsi
visite odontoiatriche pagando di
proprio alle nuove sfide nella
propria, il 35% ha pagato le
sanità. «Bisogna quindi pensare a tasca
visite specialistiche e il 18,6%
una soluzione alternativa, come esami ambulatoriali», sottolinea
l'assistenza integrativa, che non
Fiammetta Fabris di Unisalute.
Per questo è arrivato il momento
mini la presenza del Ssn, anzi
di riorganizzare il sistema
lo rinforzi facendo confluire
sanitario pubblico.
denaro fresco nelle casse delle «L'ammodernamento del Ssn è
necessario, nell'interesse dei e
Aziende sanitarie e
alleggerendolo da ciò Secondo dirsi più giusto e competitivo»,
difendere in ogni modo».
l'ultima indagine del Censis,
attualmente la spesa
Pag.
6
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Estratto da pag.
Sabato
27/09/2014
34
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Pierluigi Magnaschi
88.728
pazienti, ed è la cosa giusta da
fare per garantirlo alle
generazioni future. Bisogna
passare dalle logiche
frammentate di sussidi e
benefici monetari a logiche che
privilegino servizi possibilmente
domiciliari», spiega Isabella
Mastrobuoni, direttore generale
dell'Asl di Prosinone. Che tra le
proposte concrete per un nuovo
piano sanitario nazionale ha
lanciato l'idea «di promuovere
l'adesione ai fondi da parte dei
cittadini, piuttosto che
aumentare i ticket». E qui
entrano in gioco le coperture
sanitarie integrative. «Puntare su
prevenzione e sull'ausilio
dell'assistenza sanitaria
integrativa diviene la traiettoria
necessaria da seguire per un
Paese che vuole crescere spiega
Francesco Maria Gennaro del
Dipartimento delle Politiche di
cittadinanza e salute della Uil.
Categorica la conclusione di
Carmelo Barbagallo, segretario
generale aggiunto Uil: «Un
Paese che non offre prospettive
è un Paese destinato a morire,
noi dobbiamo impedirlo e
dobbiamo lottare per garantire
stabilità ai giovani e flessibilità
agli anziani, che è esattamente il
contrario di quello che sta
facendo il Governo ora. Sanità e
lavoro sono punti da È evidente
che l'incremento del fabbisogno
assistenziale e della spesa
conseguente non può essere
affrontato solo con politiche di
razionalizzazione dei costi ma,
«per garantire la sostenibilità
finanziaria dell'intero sistema
dell'assistenza pubblica risulta
necessario ripensare il sistema
dell'offerta e di reperimento
delle risorse e favorire lo
sviluppo di forme di
finanziamento aggiuntive e
integrative rispetto a quelle
pubbliche quali i fondi sanitari
integrativi», aggiunge Fabris,
(riproduzione riservata)
Fondi pensione
50 Numero forme di welfare integrativo contrattuale 2011 2010 68 100 255 267 200 280 323 300 I
FONDI SANITÄR! IN ITALIA Numero fondi sanitari integrativi Registrati — Attestati — Respinti 300
323 338 30 361 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85.. 30 3 2010 2011 2012 | 2013 Fonte:
Ministero della Salute 61 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85 Numero forme di welfare
integrativo contrattuale 50 Fondi pensione I Fondi sanitari Fonte: Ftbm Salute-Previmedical Assistiti
fondi sanitari attestati e/o anagrafe - In milioni di unità .. 30 3 2010 2011 2012 | 2013 Fonte: Ministero
della Salute 61 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85 Numero forme 2013 Fonte: Ministero
della Salute di welfare integrativo contrattual GRAFICA MF-MILANO FINANZA 50 Fondi pensione I
Pag.
7
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
I CONTI DELLA PREVIDENZA La coperta troppo corta delle pensioni If Tempi dun
per le pensioni. Da un latoilsistema deve fareiconti con un tasso di rivalutazione del
montante contributivo vicino allo zero, che rischia di ridurre ulteriormente l'importo
degli assegni futuri. Dall'altro, gli interventi che puntano a contenere la spesa (talvolta
toccando)' "diritti acquisiti") non superano quasi mai Cesame dei giudici. La possibilità
di un ricorsoalla Consulta pende anchesulcontributodi solidarietà introdottoquest'anno.
De Cesari, Prioschi e Venanzi TASSO Uf RIVALUTAZIONE DEL " pagina 6
MONTANTE APPLICATO NEL 2013
Welfare I NODI SUL TAPPETO Contributo di solidarietà Molti i tentativi di rideterminare prestazioni non
più sostenibili basate su norme pregresse L'ultima legge di Stabilità II prelievo sarà destinato alle competenti
gestioni a benefìcio dei salvaguardati
La riduzione Tasso di capitalizzazione del montante maturato al 31 dicembre di ogni anno e applicato
l'anno successivo 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
2011 2012
Tagli alle pensioni: la
«roccaforte» dei diritti
acquisiti Girandola di
sentenze contro le riduzioni
PAGINAACURADI MatteoPrioschi Fabio
Venanzi In più occasioni il legislatore ha tentato
di "rideterminare" i trattamenti pensionistici in
pagamento calcolati sulla base di normative
pregresse molto generose ma non più sostenibili
dalle finanze pubbliche. Tentativi normativi resi
tuttavia in più di un caso inapplicabili dalla Corte
costituzionale che ne ha vanificato gli effetti
finanziari, talvolta con maggiori oneri alle casse
pubbliche. Lo scorso anno la sentenza
Previdenza
116/2013 ha neutralizzato gli
effetti del contributo di solidarietà
introdotto dalla manovra estiva del
2O11 (decreto legge 98/2011) che
aveva previsto un taglio del 5%
per le pensioni superiori a 9omila
euro annui lordi (e del 15% per la
parte eccedente i 2Oomila euro).
La misura era eccezionale e si
sarebbe dovuta applicare
limitatamente al periodo agosto
2Oii-dicembre 2014. Ma la
disparità di trattamento rispetto ai
soggetti (non pensionati) con
redditi superiori a 3Oomila euro
per i quali il contributo si fermava
al 3% ne ha determinato l'
incostituzionalità. La decisioni
della Consulta, pero, non sono
andate sempre nella stessa
dirczione. Già con la legge
488/1999 era stato previsto un
contributo del 2% sulla parte ec
cedente 74.505 euro per il triennio
2OOO-2OO2 e successivamente
con la legge 350/2003 il contributo
fu innalzato al 3% nel periodo
2004-2006 per la parte eccedente
25 volte il trattamento minimo
(516,46 euro) stabilito dalla legge
448/2001. La riforma del 2008
(legge 247/2007), che aveva
previsto anch'essa un contributo di
solidarietà per le
Pag.
8
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
pensioni superiori a otto volte il
trattamento minimo, superò il
vaglio della Corte costituzionale.
Furono invece bocciate le leggi
638/1983 e 537/1993 che
avevano eliminato le integrazioni
al minimo sulle pensioni
aggiuntive alla prima percepite
dalla stessa persona. Con la
sentenza 240/1994, la Corte
costituzionale decise che gli
importi già riconosciuti al 1983
andavano "cristallizzati" e l'Inps
non avrebbe dovuto ridurli
tagliando le integrazioni. Sempre
nel 1994, con lasentenza 264, fu
inoltre giudicato incostituzionale
l'articolo 3 della legge 297/1982
che prevedeva il calcolo della
pensione sulla base della media
contributiva delle ultime 260
settimane precedenti. Secondo i
giudici, nel caso in cui in tale
arco di tempo il reddito si fosse
abbassato rispetto al precedente,
c'era il diritto di escludere il
periodo meno favorevole. Tre
anni più tardi, a seguito della
discussa sentenza 211/1997,
la Corte costituzionale precisò che
il legislatore per salvaguardare
l'equilibrio di bilancio può
modificare la disciplina
pensionistica fino a ridurre l'entità
del trattamento anche se questo è
già iniziato. Anche la Corte di
Cassazione è intervenuta su questo
tema. Con la sentenza 17892/2014
riguardante la Cassa di previdenza
dei ragionieri, ha stabilito che non
si può modificare il criterio di
calcolo delle pensioni in peggio
ampliando il periodo contributivo
considerato senza "salvare" quanto
maturato in precedenza con le
vecchie regole, anche se tale
decisione viene presa per garantire
la stabilità finanziaria dell'ente
previdenziale. Con l'ultima legge
di stabilità il legislatore ha
riproposto un intervento di
riduzione per i trattamenti
superiori a 91.251,16 con un
contributo del 6,12 o 18% secondo
l'importo annuo in godimento.
Questa volta però è stato previsto
che le somme trattenute vengano
acquisite dalle competenti gestioni
previdenziali obbligatorie per
concorrere al finanziamento degli
interventi volti ad ampliare la
platea dei lavoratori salvaguardati.
Obiettivo: superare l'intangibilità
affermata dalla Corte in materia di
diritti acquisiti e di redistribuzione
della "ricchezza" tra i lavoratori.
©RIPRODUZIONE
RISERVATA
Previdenza
Maria Carla De Cesari
L'ANALISI II risparmio
previdenziale non va
dilapidato Nella
scommessa sulle pensioni
l'accento finora è stato
posto sulle variabili
demografica e reddituale.
Nel 1995, quando si stabili
la remunerazione dei
depositi di contributi in
base alla media
quinquennale del Pil era
fuori dal nostro orizzonte la
probabilità che la ricchezza
del Paese subisse per anni
un andamento negativo,
tanto da intaccare quanto
versato. Certo, si può
obiettare che nell'arco di
una carriera lavorativa
lunga oltre 40 anni i
segmenti in rosso possono
essere bilanciati da una
serie di rendimenti positivi.
Eppure, la questione non
potrà essere elusa. È
impensabile che il
risparmio previdenziale di
primo pilastro possa subire
tagli, visto che anche i
fondi pensione si
premurano, con contratti
assicurativi, di garantire un
rendimento. In questo
senso un monito è stato
lanciato dal Consiglio di
Stato che ha consentito alle
Casse private (sentenza
3859/14) di remunerare i
contributi oltre il Pil. Lo
Stato deve tutelare il
risparmio previdenziale,
nel rispetto dei vincoli
finanziari.
©RIPRODUZIONE
RISERVATA
Pag.
9
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Montante contributivo. L'indice di rivalutazione per la prima volta potrebbe assumere valori negativi Rischio Pil
sugli assegni II sistema contributivo, introdotto dalla riforma Dini (legge 335/1995) risulta più aderente ai
versamenti previdenziali effettuati dal lavoratore e dall'azienda nel corso dell'intera vita lavorativa. Però non
garantisce in modo automatico che il capitale accantonato cresca nel tempo. Anzi, con un'economia in recessione
c'è il rischio concreto che il montante si svaluti. L'importo dei contributi rappresenta il montante contributivo che
viene rivalutato annualmente sulla base dell'indice che fotografa il Prodotto interno lordo (Pil). La somma
accumulata nel corso degli anni pertanto non è la semplice sommatoria dei contributi perché questi subiscono le
rivalutazioni nel corso del tempo. Il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del
Prodotto interno lordo nominale appositamente calcolato dall'Istat, con riferimento al quinquennio precedente
l'anno da rivalutare. Maggiore sarà la crescita del Pil, più verrà rivalutato il montante contributivo e più elevata sarà
la rata pensionistica messa in pagamento. Per esempio, a differenza di quanto accadeva nel passato quando nel
sistema retributivo il beneficio attribuito al riscatto del titolo di studio produceva gli stessi effetti
indipendentemente da quando avveniva (a parità di altre condizioni), un eventuale riscatto effettuato in un sistema
contributivo puro, a parità di anzianità e di stipendio, potrebbe determinare pensioni di importo diverso a seconda di
quando è stata presentata la domanda di riscatto, perché i relativi contributi versati subiranno un numero di
rivalutazioni diverse rispetto alla data di presentazione della domanda. Nei fatti l'indice rappresenta un tasso di
rendimento che - come si vede nel grafico sopra - negli ultimi anni è notevolmente sceso per effetto della crisi.
Quello applicato nel 2013 al montante accumulato a tutto il 2012 era dello 0,16 per cento. La caduta del Pil
comporta necessariamente una minor rivalutazione dei montanti accumulati nel corso degli anni. Come sottolineato
nei mesi scorsi dal commissario dell'Inps Vittorio Conti, per un neoassunto un punto di PU medio in più o in meno
durante la sua vita lavorativa determina un tasso di sostituzione (il rapporto tra l'assegno pensionistico e l'ultimo
stipendio) che varia di 20 punti percentuali. Per la prima volta nella storia del sistema contributivo, quest'anno
l'indice potrebbe assumere valori negativi comportando inevitabilmente che le somme finora accantonate, anziché
essere rivalutate, subiranno una svalutazione. Naturalmente ciò non riguarda quanto versato nel 2014, bensì quanto
già accumulato nel corso degli anni precedenti. In buona sostanza con un tasso di rivalutazione negativo gli ipotetici
10.000 euro di montante contributivo a inizio anno diventeranno 9-99X euro dodici mesi dopo. La norma a tal
riguar do non prevede nulla, tuttavia la questione è nota agli addetti ai lavori. Le cattive notizie non riguardano solo
i più giovani, quelli che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995. Infatti per effetto della riforma MontiFornero (legge 214) del 2011 anche i lavoratori ai quali si applicava il sistema retributivo perché avevano almeno
18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 sono interessati dalla quota contributiva che, dal 2O12, trova anche per
loro applicazione seppur per una quota inferiore rispetto a quelle retributive. Le strade percorribili di fronte a un
tasso di rivalutazione negativo sono due. La prima sarebbe quella di ammettere la svalutazione, ma con un limite
ben preciso e cioè che le svalutazioni non dovranno mai intaccare quanto effettivamente versato al netto delle
rivalutazioni precedenti. La seconda soluzione potrebbe essere quella di precisare, nel vuoto legislativo attuale, che
quando l'indice assume valori negativi esso venga comunque elevato a i cosicché le somme fino a quel momento
accantonate non subiranno né svalutazioni né rivalutazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Previdenza
Pag.
10
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
3
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
La disciplina attuale. L'interpretazione dei requisiti Dall'apprendista al
pensionato le condizioni di accesso
Nicola Forte La verifica sulla prosecuzione dell'attività va effettuata caso per caso. Uno dei requisiti
attualmente previsti per l'ingresso nel regime dei minimi dopo le modifiche scattate a partire dal 2012 - è che
la nuova attività non costituisca in alcun modo una pura e semplice prosecuzione di quella svolta in precedenza
come dipendente o autonomo. Questo paletto ha una chiara finalità antielusiva e punta a evitare che il
lavoratore prosegua la stessa attività modificando esclusivamente la forma giuridica per beneficiare delle
agevolazioni previste, in questo caso l'aliquota al 5% e le altre semplificazioni contabili. Dunque, il riscontro
se la nuova attività costituisca o meno la prosecuzione di quella precedente va effettuato di volta in volta senza
alcun automatismo. In tal senso, il provvedimento delle Entrate del 22 dicembre 2O11 ha chiarito che per il
Fisco non si realizza la continuità delle due attività quando il contribuente riesce a dimostrare di aver perso il
lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà. Proviamo a esaminare alcune situazioni. L'apprendistato
Al termine del periodo di apprendistato (ad esempio tre an ni) il datore di lavoro non è obbligato a stabilizzare
l'apprendista. La mancata continuazione del rapporto non dipende dalla volontà del lavoratore, che può quindi
scegliere il regime dei minimi se inizia un'attività di lavoro autonomo. Contratto a tempo Può fruire del regime
dei minimi anche il lavoratore assunto IL PRINCIPIO Oggi per beneficiare della tassazione ridotta bisogna
evitare di continuare lo stesso lavoro precedente con contratto a termine o per un'attività stagionale che, alla
fine del periodo, sia costretto a subire la naturale interruzione del rapporto di lavoro. Si consideri il dipendente
assunto a termine da un'impresa metalmeccanica, che alla fine del contratto decide di aprire una partita Iva per
svolgere attività di manutenzione su macchinari dello stesso tipo di quelli con cui ha lavorato. Il pensionato
Prendiamo ora il caso di un dipendente pubblico, ad esempio un funzionario comunale, che ha raggiunto l'età
massima lavorativa e va in pensione. Anche in questa situazione il rapporto di lavoro cessa senza alcuna
volontà. Pertanto, se il lavoratore decide di iniziare un'attività autonoma come consulente può entrare nel
regime dei minimi. Attività occasionali Le prestazioni occasionali, proprio in quanto non continue, non
possono rappresentare la naturale prosecuzione della nuova attività. Pertanto è possibile fruire dei minimi
laddove il contribuente sia in possesso anche degli altri requisiti stabiliti dalla legge. Analogamente ai casi
precedenti, poi, in caso di licenziamento per giusta causa l'interruzione del rapporto di lavoro non dipende
dalla volontà del lavoratore. Il Fisco dovrebbe dimostrare che la giusta causa non è così grave ed è stata
utilizzata al solo fine di simulare l'interruzione del rapporto di lavoro, ma si tratta di una prova molto
complicata da fornire. Pertanto, in linea generale, si può dire che l'interruzione del rapporto di lavoro e l'inizio
di un'attività analoga nella forma di lavoro autonomo (avvalendosi del regime dei minimi) non costituisce
mera prosecuzione della precedente. 1DUZIONE RISERVATA
Previdenza
Pag.
11
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
5
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Dallo novembre. Sale l'aliquota L'uscita di
scena della Gig in deroga costa lo 0,5% in più
Alessandro Rota Porta Mentre il
disegno di legge delega di riforma
del mercato del lavoro prospetta
una nuova revisione degli
ammortizzatori sociali, si traduce in
pratica, proprio in queste settimane,
uno dei capitoli principali della
precedente riforma, firmata dall'ex
ministro Elsa « Fornero». Le
aziende dei settori non coperti dalla
cassa integrazione e in cui non sono
stati costituiti fondi di solidarietà
per sostenere il reddito dei
lavoratori nei casi di riduzione o
sospensione dell'attività, devono
versare più contributi, dal 17
novembre, per finanziare il Fondo
di solidarietà residuale creato
presso PInps. Il costo del lavoro
aumenta così, per le imprese che
hanno più di 15 dipendenti e che
ricadono nelle categorie citate,
dello 0,50% (sulle retribuzioni
mensili): 0,33% a carico dei datori
di lavoro e 0,17% a carico dei
lavoratori (esclusi i dirigenti). I
contributi arretrati dovuti per il
periodo da gennaio a settembre
2014, dovranno essere versati,
invece, entro il 16 dicembre.
Questo sistema servirà a
rimpiazzare la cassa integrazione in
deroga, che - sebbene sia è
destinata a uscire di scena. Proprio
la legge 92/2012, all'articolo 3,
infatti, ha previsto che il sussidio
possa essere concesso fino a tutto il
2016 ma non oltre. Il decreto
ministeriale che disciplina i nuovi
criteri di utilizzo della Gig in
deroga ha introdotto una stretta
sulla fruizione, sia attraverso un
restringimento della platea di
destinatari (datori di lavoro e
lavoratori) sia rispetto ai periodi
che si possono autorizzare. Il
compito di sostituire la Gig in
deroga spetta, appunto, ai fondi di
solidarietà bilaterale, istituti dalla
legge Fornero: questi dovrebbero
operare nei confronti delle aziende
con più di 15 dipendenti, in
sostituzione degli ammortizzatori in
deroga, nei settori non coperti dalla
normativa sull'integrazione
salariale. La finalità è quella di
Previdenza
assicurare ai lavoratori una
tutela in costanza di rapporto di
lavoro, nei casi di riduzione o
sospensione dell'attività
lavorativa: le causali di
intervento sono le stesse
previste dalla normativa sulla
cassa integrazione ordinaria o
straordinaria. I sussidi
consistono in un assegno di
importo almeno pari
all'integrazione salariale, con
durata massima non inferiore a
1/8 delle ore complessivamente
lavorabili da computare in un
biennio mobile (per massimo
12 mesi). A più di due anni
dall'entrata
in vigore della legge 92/2012, il
nuovo sistema avrebbe già
dovuto essere a regime, ma i
diversi rinvii legislativi, uniti
all'inerzia dei comparti di
settore, hanno portato allo stallo
attuale. In via sussidiaria, la
riforma aveva previsto
l'istituzione del Fondo di
solidarietà residuale, che ha
preso vita con il decreto
ministeriale del 7 febbraio 2014:
proprio allo scopo di assicurarne
l'immediata operatività, è stata
fissata l'aliquota di
finanziamento ordinaria nella
misura dello 0,50%, dovuta dai
datori «imprenditori» con più di
15 dipendenti. L'Inps ha dato le
regole gestionali del Fondo, con
la circolare 100 del 2 settembre
2014: per ora, dunque, sono note
le procedure per versare i
contributi, mentre mancano
quelle per richiedere le
prestazioni. L'istituto - che nel
messaggio 6897/2014 ha
precisato quali imprese devono
contribuire al fondo - ha già
specificato che la misura
dell'assegno è pari
all'integrazione salariale, con
applicazione dei massimali
previsti perla Cigo. Ciascun
intervento non potrà superare i
tre mesi, prorogabili a nove
nell'arco di ciascun biennio
mobile. È previsto un contributo
addizionale a carico dei datori di
lavoro, legato all'utilizzo degli
ammortizzatori - ma in ogni caso
il fondo residuale non potrà
erogare prestazioni se non avrà
disponibilità finanziaria.
©RIPRODUZIONE
RISERVATA
Fondo residuale • II fondo
di solidarietà residuale,
istituito quest'anno presso
l'Inps, è previsto dalla
legge «Fornero» del 2012.
Serve a dare una tutela ai
lavoratori nei casi di
riduzione o sospensione
dell'attività, nelle aziende
sopra 15 dipendenti dei
settori non coperti dalla
normativa sulla
integrazione salariale e peri
quali non siano stati
costituiti fondi di
solidarietà bilaterali.
Devono contribuire al
Fondo residuale
leimpresecommerciali che
occupano una media di
dipendenti tra 16 e 50
(sopra questa soglia
rientrano nella Cigs), gli
studi professionali con più
di 15 dipendenti, le coop
industriali non soggette a
Ila Cigs, le imprese dello
spettacolo, le imprese di
somministrazione, escluse
quelle in agricoltura.
Pag.
12
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
,1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Ferruccio de Bortoli
539.000
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
551 Professioni
Previdenza, salta la
staffetta generazionale
A PAGINA 19
Previdenza La Cassa dei ragionieri protestajrontro la sentenza oui
Giovani e anziani: una staffetta non riuscita La Cassazione ha
bocciato la norma che favoriva 0 interventi a favore delle nuove
generazioni, più penalizzate DI ISIDORO TROVATO L5 allarme
era scattato qualche giorno la. Quando il presidente della Cassa
previdenziale dei ragionieri, Luigi Pagliuca aveva affermato:
«Piuttosto che diminuire ulteriormente le pensioni da farne ai
giovani professionisti porto le chiavi della fassa ai ministeri vigilanti,
trasferendo l'intero onere sul le casse pubbliche». La questione è
complessa e molto delicata: a luglio scorso la Corte di Cassazione ha
reso vana la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di
Stabilità 2014 mettendo nei guai la Cassa dei ragionieri ma, in
prospettiva, tutti gli enti privati di previdenza. In breve, la questione
riguarda la sostenibilità dei bilanci delle Casse: la legge Fornero le
aveva autorizzate a ribassare le pensioni «più ricche» a favore di
quelle più « povere», quelle introdotte con il passaggio al
contributivo puro (il mecca-1 nismo che prevede che la pensione sia
collegato strettamente ai versamenti effettuati dal lavoratore). La
sentenza della Cassazione, invece, stabilisce che quella norma è
inapplicabile poiché avrebbe effetto retroattivo. La sentenza della
Suprema Corte è stata accolta come un fulmine a ciel sereno.«Così
non si pensa ai giovani — accusa Pagliuca —. Da una parte ci sono
pensioni da 3,500 euro contro le altre da 800 curo, a parità di reddito.
La sentenza della Cassazione ha colpito gli enti, e le prime
valutazoni dicono che gli Istituti potrebbero dover impiegare anche il
10% del proprio pa t rimonto. La cassa ragionieri potrebbe essere
costretta a restituire da 200 a 400 milioni di euro ai vecchi
pensionati. Si tratta di cifre molto elevale e di fronte ad una situa
zione di questo tipo per i gestori si prospellerebbero due soluzioni
possibili: mandare i colleghi in pensione più tardi o. in alternativa,
do ver alzare i contributi. Ma già andiamo in pensione tardi e alzare
le aliquote in un momento di difficoltà economica come quello che
stia
Previdenza
Pag.
13
Estratto da pag.
Lunedì
29/09/2014
,1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Ferruccio de Bortoli
539.000
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
mo vivendo sarebbe una follia», Ancora più torte e intransigente
la posizione di Alberto Brambilla, esperto di previdenza e
componente della Commissione parlamentare di controllo sugli
enti previdenziale: «La sentenza della Corte dì Cassazione può
creare un grosso danno patrimoniale per le Casse di previdenza
dei professionisti. 1 giù dici si assumono un grande rischio,
perché la loro decisione potrebbe generare un domino di ricorsi e
di conseguenza la decisione degli Istituti, impossibilitati a pagare
le pensioni, di affidare il proprio patrimonio e i propri iscritti allo
Slato, che verrà poi da noi cittadini a chiedere nuove tasse».
Futuro Un sistema cosi generoso poteva reggere fino a che gli
iscritti continuavano a crescere ogni anno e solo fino a che le
prime generazioni di iscritti non diventavano pensionati. Invece,
con l'avvento della crisi, i redditi (e i successivi versamenti) sono
calati così come il numero complessivo degli iscritti agli Ordì ni
professionali. Per questo le Casse hanno provato a «raddrizzare» i
conti con lo strumento del prò-rata (abbassare le pensioni più alte
a favore delle più basse). Questo ha provocalo i ricorsi dei
pensionati. «L'aliquota contributiva versata dai pensionati che
adesso stanno fa rendo causa alla Cassa -- spiega Pagliuca era del
6-8 per cento, e garantiva la stessa pensione spettante ai
lavoratori dipendenti che versano il 33 per cento di contributi. Era
un sistema che non poteva reggere e infatti le proiezioni attuariali
indicavano che presto il patrimonio si sarebbe esaurito e la Cassa
non avrebbe più avuto riserve per pagare le pensioni. Adesso
questo diventa un pericolo reale. Per tulli».
Previdenza
Pag.
14
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Estratto da pag.
Sabato
27/09/2014
13
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
» Via agli sgravi I per la solidarietà
K «; JT Canniotoe Maccarone >•
pagina 14 Canniotoe Maccarone >•
pagina 14
Cassazione. Stop alla rettifica per un disallineamento del 7%
tra i ricavi dichiarati e quelli ricostruiti dal FiscoContributi.
Le istruzioni dal ministero del Lavoro La «distanza» da
Gerico non bastasgravio-solidarietà, istanze Lo scostamento
dagli studi di settore non legittima l'accertamentoCIOTTO oU
glOHll dal COnnatCO
Antonino Cannioto Giuseppe
Maccarone Con la circolare
23/2014, il ministero del Lavoro
commenta le modalità di
concessione della riduzione
contributiva che, dal 21 marzo 2014,
accompagna, con nuovi criteri e con
una nuova misura, i contratti di
solidarietà assistiti da Cigs. Il
contributo interpretativo è incentrato
sul decreto interministeriale
(Lavoro-Economia) numero 83312
del 7 luglio scorso, con cui è stata
data attuazione alla disposizione
legislativa contenuta nel 0134/2014.
Contrariamente a quanto è avvenuto
nel passato, ai fini dell'accesso alla
facilitazione, le aziende interessate
devono realizzare interventi che
permettano di migliorare la
produttività in misura analoga allo
sgravio spettante, ovvero devono
attuare un piano di investimenti che
consenta di eliminare le inefficienze
gestionali o del processo produttivo.
Nella circolare il ministero precisa
che la riduzione contributiva potrà
riguardare l'intera durata del
contratto, comunque per un
massimo di 24 mesi. Per ottenere la
facilitazione l'azienda deve
presentare una domanda (prelevabile
dal sito lavoro.gov.it) che potrà al
massimo riguardare 12 mesi. Ciò in
relazione alla previsione annuale dei
limiti di spesa (dal 2014,15 milioni
di euro annui). L'Inps dovrà
monitorare i costi e avvisare il
ministero quando il budget starà per
finire; da quel mo
raggiungimento del limite verrà
reso noto dal ministero.
Destinatari dell'istanza finalizzata
a ottenere lo sgravio sono il
ministero e l'Inps; l'inoltro dovrà
avvenire utilizzando le caselle di
Pec:
dgammortizzatorisociali@
mailcert.lavoro.gov. it e
SgraviContrattiSolidarieta@
postacert.inps.gov.it.
modalità con cui verranno
avvisate le imprese dell'avvenuta
ammissione. Si ritiene che possa
essere l'Inps a precisarlo nella
circolare con cui fornirà alle
aziende le modalità di recupero
dell'incentivo.
©RIPRODUZIONE
RISERVATA
Al messaggio di posta
elettronica si devono allegare
dei file, tutti firmati
digitalmente, che devono essere
separati e che vanno rinominati
con criteri specifici indicati nel
sito internet del ministero. Tra i
documenti da presentare
figurano la domanda, la copia
del contratto, l'elenco dei
lavoratori nonché una relazione
che testimoni il rispetto, da
parte dell'azienda, dei criteri di
accesso al beneficio. Qualora
l'azienda sia intestataria di più
matricole Inps va indicata
quella della sede in cui operano
il maggior numero di lavoratori
interessati alla domanda di
sgravio. È importante
evidenziare che la riduzione
contributiva va richiesta entro
30 giorni dalla data di stipula
del contratto, mentre per quelli
già in essere il termine decorre
dalla data di pubblicazione
della circolare (26 settembre
2014). Il ministero del Lavoro,
dopo aver ricevuto dall'Inps la
quantificazione dello sgravio e
la conferma delle disponibilità
delle risorse, ne autorizza la
concessione per 12 mesi
informando contestualmente
l'istituto di previdenza. Nella
circolare non si illustrano le
mento le domande saranno
accolte con riserva. L'avvenuto
Previdenza
Pag.
15
Estratto da pag.
Sabato
27/09/2014
15
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Roberto Napoletano
233.997
Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG)
Diritto civile. Le proposte sul DI giustizia - Per l'Anm «lacune di portata inusitata» nella
disciplina sull'arbitrato Professionisti «Lavoro, negoziazione da cancellare»
Confindustria critica l'iter che equipara gli accordi alle conciliazioni in sede protetta
Giovanni Negri MILANO Una
valutazione tutto sommato positiva.
Però con un importante elemento
critico. Confindustria nell'audizione
al Senato promuove il decreto legge
sulla giustizia civile. A convincere è,
tra l'altro, l'introduzione della
negoziazione assistita che, facendo
leva sul rapporto cliente-avvocato,
può rappresentare un metodo rapido
ed efficace di soluzione delle
controversie. Quanto ai rapporti con
la conciliazione, va apprezzata la
scelta di non sovrapponi la
negoziazione: una soluzione diversa
avrebbe infatti alterato tutto il
sistema delle adr che ha raggiunto
una sua stabilità. Semaforo verde
anche per per le misure contro
l'utilizzo strumentale del processo: la
riduzione della area di
discrezionalità nella compensazione
delle spese, l'aumento del tasso
d'interesse moratorio. Il punto critico
è rappresentato dall'applicazione
della negoziazione alle controversie
di lavoro. Da un lato, il decreto
esclude i diritti indisponibili dal
perimetro della negoziazione, e,
dall'altro, «equiparagli accordi
raggiunti in sede di negoziazione
assistita alle
Previdenza
conciliazioni aventi ad oggetto i
diritti del lavoratore derivanti da
disposizioni inderogabili di legge o
di contratti collettivi». Evidente, a
giudizio di Confindustria, il difetto
di coordinamento tra le due
previsioni, considerato che la
maggior parte dei diritti dei
lavoratori si connota proprio per la
natura inderogabile e
indisponibile. Peraltro, il decreto
prevede la negoziazione assistita
quale condizione di procedibilità
della domanda per le liti sul
pagamento a qualsiasi titolo di
somme non eccedenti 50.000 euro,
senza escludere espressamente
quelle in materia di lavoro. Questa
previsione avrebbe l'effetto di
imporre, quando si intende
proporre una domanda giudiziale
in materia lavoristica che abbia
contenuto economico, la verifica
sulla natura indisponibile o meno
dei diritti azionati. «Pertanto, conclude Confindustria - ragioni di
certezza giuridica e di efficacia dei
meccanismi di risoluzione
stragiudiziale delle controversie
suggeriscono la necessità di
escludere la materia del lavoro
dall'ambito di applicazione della
negoziazione assistita». Il decreto
invece viene in buo-
na sostanza bocciato
dall'Associazione magistrati
anche'essa in audizione al Senato.
La parte sull'arbitrato per le cause
in corso è caratterizzata da
«numerose lacune, talune delle
quali davvero di portata inusitata».
A parte la scarsa appetibilità
dell'istituto per l'assenza di
incentivi (a fronte di spese già
sostenute per avvocati e contributo
unificato) e il lievitare dei costi, il
decreto tace sulla forma dell'atto
con il quale il giudizio deve
passare al collegio arbitrale e
trascura le liti con pluralità di parti.
Forti inoltre i sospetti di
incostituzionalità, visto che,
sottolinea Anm, «sia pure nella
volontà delle parti, si rimette a un
soggetto esterno alla giurisdizione
(presidente del consiglio
dell'ordine), la possibilità di
nominare gli arbitri con
individuazione di una sorta di
"giudici" straordinari, nel senso di
uffici giudiziari creati "post
factum"». Sulla negoziazione
assistita Anm segnala la difficile
coabitazione con la mediazione e
le incertezze che si verificheranno.
Non convince Anm neppure la
possibilità affidata alla parte di
produrre dichiarazioni di terzi sui
fatti di causa rilevanti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag.
16