Rassegna Stampa Lunedì 29 Settembre 2014 Sommario Testata Data Pag. Titolo p. 1. Fondi pensione Sole 24 Ore (Il) 28/09/2014 1 Crescita, fondo da 3-5 miliardi (Colombo Davide;De 1 Cesari Maria) Sole 24 Ore (Il) 29/09/2014 13 L'investitore saggio - Pensioni, tentativi di riforma da 30 anni (Liera Marco) 3 Affari & Finanza 29/09/2014 supp. la Repubblica 41 Focus real estate - I fondi creano valore tra hotel e vie del lusso (Jadeluca Paola) 4 Milano Finanza 34 Welafre - Più fondi meno ticket (Castellarin 6 27/09/2014 Roberta;Valentini) 2. Previdenza Sole 24 Ore (Il) 29/09/2014 1 Welfare - Tagli alle pensioni: la «roccaforte» dei diritti acquisiti (Prioschi Matteo;Venanzi Fabio) 8 Sole 24 Ore (Il) 29/09/2014 3 La disciplina attuale - Dall'apprendista al pensionato le condizioni di accesso (Forte Nicola) 11 Sole 24 Ore (Il) 29/09/2014 5 L'uscita di scena della Cig in deroga costa lo 0,5% in più (Rota Porta Alessandro) 12 CorrierEconomia 29/09/2014 1 Pensioni. Giovani e anziani: una staffetta non riuscita 13 Sole 24 Ore (Il) 27/09/2014 13 Contributi - Sgravio-solidarietà, istanze entro 30 giorni dal contratto (Cannioto Antonino;Maccarone Gi) 15 Sole 24 Ore (Il) 27/09/2014 15 Diritto civile - «Lavoro, negoziazione da cancellare» (Negri Giovanni) 16 Estratto da pag. Domenica 28/09/2014 1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) SOLUZIONI PER LA CRISI çasse e fonfjj pensione pronti per investimenti di lungo termine - Si studia la leva fiscale per favorire l'operazione Crescita, fondo da 3-5 miliardi al dogma rigorista Nella 'e§&e ^ stabuità il taglio Irap, no all'estensione del bonus 80 euro T a crisi del debito sovrano e il giro J_jdi vite dei controllori sulle banche, in Italia ed Europa, hanno stretto i rubinetti del settore pubblico e bancario: infrastrutture e Pmi sono a secco. Bisogna aprire altri rubinetti, quelli dei privati.Continua > pagina 3 La lunga crisi GLI INTERVENTI PER L'ECONOMIA REALE II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la leva fiscale da mettere in stabilità per agevolare l'operazione II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la leva fiscale da mettere in stabilità per agevolare l'operazione Soggetto istituzionale Mossa in linea con i criteri Ocse-Ue: a vigilare sarà la Banca d'Italia II ministro Padoan «facilitatore» La regia è all'Economia che studia la leva fiscale da metter Fondo da 3-5 miliardi per la crescita Casse e fondi pensione pronti: investimenti di lungo termine per infrastrutture e piccole imprese Davide Colombo Maria Carla De Cesari ROMA Un fondo di investimento sull'economia italiana partecipato a larga maggioranza dalle Casse private e dai fondi della previdenza complementare per convogliare risorse su programmi che spaziano dai finanziamenti alle piccole e medie imprese a interventi infrastnitturali per superare il digital divide. Il dossier è in via di definizione al ministero dell'Economia, sotto la regia del ministro Pier Carlo Padoan nel ruolo di facilitatore, in collaborazione con gli enti coinvolti, e dovrebbe essere "istituzionalizzato" con la legge di Stabilità. Con una quota di minoranza potrebbe partecipare all'iniziativa anche Cassa depositi e prestiti. Il progetto potrebbe essere condiviso anche da altre istituzioni finanziarie, come la Bei, in una logica di investimento privato, a lungo termine. Due gli obiettivi: raccogliere risorse da investire in infrastrutture e in generale nel tessuto economico. È verosimile che la dote iniziale possa arrivare a 3-5 miliardi di euro; una massa di risorse capace di garantire subito investimenti stabili. Dall'altro lato, per gli organismi di previdenza è essenziale un rendimento adeguato sulle risorse impegnate, un nodo questo ancora all'esame come la governance del fondo che avrebbe la natura giuridica del fondo chiuso. Per incentivare la partecipazione al fondo il Governo potrebbe utilizzare una leva fiscale, con una Fondi pensione rietà, utilizzo di strumenti di mercato, maggioranza di investimenti di natura istituzionale e individuazione in modo condiviso delle aree di investimento». Il progetto è in linea con quanto accade negli altri Paesi europei e con la mission degli organismi del risparmio previdenziale. «In Inghilterracontinua Camporese - i fondi pensione hanno appena messo a disposizione due miliardi di sterline. Noi vogliamo portare valore nell'economia del Paese e rendimenti adeguati peri nostri iscritti. Presto riunirò l'assemblea Adepp per confrontarci sul progetto». Già da tempo le Casse hanno indirizzato gli investimenti nell'economia reale. Lo fa rilevare Renzo Guffanti, presidente della Cassa dottori commercialisti, che a maggio ha anticipato la volontà di investire risorse nelle Pmi, il contesto economico di riferimento per i commercialisti. Così pure azioni per promuovere e finanziare le infrastrutture sono state messe in campo da Inarcassa, l'ente di previdenza di ingegneri e architetti. In parallelo al progetto del Fondo di investimento dovrebbe aprirsi, tra Casse e Governo, la trattativa sulla revisione della tassazione dei rendimenti. Nel decreto 91/2014 è stato scongiurato l'innalzamento della tassazione dal 20 al 26% e nello stesso tempo si è promessa la revisione, in linea con quanto previsto per i Fondi pensione, per i quali l'aliquota è all'n,5 cento. Ma il traguardo dell'armonizzazione richiede coperture finanziarie. Ancora tutte da trovare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 1 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. Domenica 28/09/2014 1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 II confronto tra giugno 2014 e fine 2013 - Dati in milioni 20132014 DicembreGiugno Gli iscritti alle Casse private erano quasi 1,4 milioni nel2012, con un aumento dell'8,8% rispetto al 2011. Le Casse private sono 19 Le grandezze della previdenza privata di primo e secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegni erogati La carta d'identità di Casse e fondi pensione Le grandezze della previdenza privata di primo e secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegni erogati Gli iscritti alle Casse private erano quasi 1,4 milioni nel2012, con un aumento dell'8,8% rispetto al 2011. Le Casse private sono 19 Sono 6,3 milioni i lavoratori iscritti a una forma di previdenza complementare, circa il27% del totale Le grandezze della previdenza privata di primo e secondo pilastro in base agli iscritti e agli assegn L'importo pagato nel2011/ 2012-Datiin milioni erogati Gli iscritti alle Casse private era II confronto tra giugno 2014 e fine 2013 - Dati in milioni 20132014 DicembreGiugno 116.443 121.490 3.581,5 3.840,5 no quasi 1,4 milioni nel2012, con un aumento 2011 dell 2012 8,8% LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro II monte-prestazioni LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro I Fonte: Adepp GLI ASSEGNI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE Dati di fine periodo; dati provvisori per il 2014. In milioni di euro LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro I Fonte: A • Giugno 2014Dicembre 2013 FondiFondi Pip pensione pensione "nuovi" epp GLI ASSEGNI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE Dati di fine periodo; dati provvisori per il 2014 I Var. % Giù. 2014/Dic. 2013 PipFondi "vecchi"pensione Ipreesistenti In milioni di euro LE PENSIONI PAGATE DALLE CASSE Valori nominali 37.24712.908 14.392 6.500 50.380 34.50411.990 13.014 6.499 50.376 delle pensioni Ivs per area di appartenenza. Dati in milioni di euro I Fonte: A • Giugno 2014Dicembre 2013 FondiFondi 116.443 P Totale Risorse p pensione Fondi pensione Pag. 2 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 13 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) L INVESTITORE SAGGIO di Marco Liera PENSIONI, TENTATIVI DI RIFORMA DA 30 ANNI S ono passati 30 anni dalla prima riforma (bocciata) delle pensioni. Era l'estate 1984 quando l'allora ministro del Lavoro Gianni De Michelis presentò un Ddl che faceva seguito ai risultati dell'attività della Commissione Castellino istituita tre anni prima, che aveva già messo in evidenza varie criticità del sistema pensionistico. Il progetto di riforma prevedeva un allungamento graduale dell'età pensionabile a 65 anni, un limite (24 milioni di lire, pari 333.355 euro attuali) alla retribuzione pensionabile, l'assoggettamento di tutti i lavoratori (dipendenti pubblici e privati, autonomi) alle stesse regole e infine il varo della previdenza integrativa, con la deducibilità integrale della contribuzione. Il tetto retributivo consentiva di modellare le pensioni obbligatorie come delle prestazioni veramente di base, alle quali le persone con redditi più alti potevano sommare le rendite integrative che avevano pari dignità di quelle del primo pilastro sotto il profilo della deducibilitàdei contributi. Tra l'altro quelli erano anni generosi per la capacità di risparmio delle famiglie, risparmio che poteva essere finalizzato verso la previdenza integrativa. Il progetto di riforma fu impallinatodalla Democrazia Cristianaedaaltri partiti, oltre che da numerose categorie: dirigenti, quadri, magistrati, giornalisti e così via. Bisognò attendere altri otto anni per avere la prima riforma approvata delle pensioni, quella firmata in emergenza dal Governo Amato con l'Italia sull'orlo del default. La storia non si fa con i se e con i ma. Ipotizzare «cosa sarebbe successo» se quella riforma fosse stata approvata3o anni faportaa conclusioni incerte. Anche senza quella riforma, si poteva ridurre Fondi pensione l'enorme sommerso che ha sottrattoannodopo anno base contributiva. Questo è stato fatto solo in minima parte. Occorre tenere conto che le pensioni sproporzionate rispetto ai contributi hanno permesso a varie famiglie di sopravvivere. D'altra patteranno contribuito ad azzoppare la crescita. Ma la realtàè molto semplice: la maggioranza degli italiani non volle cambiare le pensioni, con tutte le conseguenze che ne derivarono. È la democrazia, bellezza. ^f'@LieraMarco © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 3 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 41. Direttore Responsabile Diffusione Testata Ezio Mauro 360.522 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Milano (1) Londra (2) Parigi (3): le capitali della moda tengono alte le quotazioni del real estate retail ma ora si seguono nuove strade per lo sviluppo immobiliare I fondi creano valore tra hotel e vie del lusso I fondi creano valore tra hotel e vie del lusso Valore immobili, variazioni % 10____________ HIGH STREET RETAIL Valore immobili, variazioni % 10____________ -20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA OCC EUROPA DELL EST — EUROPA CENTRALE PAESI EU — PAESI EMU bili, variazioni % 10____________ -20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA Gm '09 Giù'10 Giù '11 Giù'12 OCC EUROPA DELL EST — EUROPA CENTRALE PAESI Giù '13 Gm '14 Fols tatuili SMeliiH EU — PAESI EMU bili, variazioni % 10____ Oscar Pittini amm.re delegato di Hera International Real Estate specializzato nella valorizzazione di stabili di pregio _______ -20 _ -25 _ Valore imm — EUROPA Gm '09 Giù'10 Giù '11 Giù'12 OCC EUROPA DELL EST — EUROPA CENTR LE CAPITALI DEL LUSSO LE PAESI Giù '13 Prezzo di affitto al piede quadro, in dollari __1.000 NEW YORK PARIGI LONDRA TOKYO MILANO ZURIGO SYDNEY SEOUL VIENNA Gm '14 Fols tatuili SMeliiH EU — PAESI EMU bili, variazioni % 10____ Oscar Pittini amm.re delegato di Hera Internat 2.000 onal 3.000 Real ML IIP Mai Estate spe LE NUOVE STRATEGIE SI BASANO SU PARTNERSHIP TRAINVESTITORI RICCHI E SOCIETÀIMMOBILIARI PER INVENTARE NUOVI CONCEPT CAPACI DI ESTENDERE LE QUOTAZIONI DEI BRAND RETAIL E DI ALBERGHI DAL PIANO TERRA AINTERI STABILI E AREE Paola Jadeluca Roma II fondo pensione norvegese ama fare shopping nelle vie del lusso di Londra. Questa estate s'è ritagliata un asset tra Regent Street e Bond Street del valore di 576 milioni di dollari. Tra gli asset inclusi gli immobili di Savile Row, laviadeisarti,eCork Street, la via delle gallerie d'arte. Il fondo ha comprato il 57,8 per centro di azioni nei 4 ettari di quell'angolo del distretto di Myfair della Pollen Estate. Della stessa proprietà ha acquisito il 6,4% Crowne Estate, altra società di real estate dalla quale nel 2010 il fondo pensione norvegese aveva già comprato azioni per 772 milioni di dollari sempre per l'area attorno a Regent Street. Il fondo pensione norvegese, Fondi pensione Government pension fund global, non è un vero fondo pensioni. In realtà la sua ricchezza deriva dal surplus prodotto dalle entrate del petrolio, di cui la Norvegia è ricchissima, tanto che ancora oggi lo chiamano con il vecchio nome di Petroleum fund, ma ha anche un braccio legato al sistema nazionale di previdenza. E' il più grande fondo pensioni al mondo, di fatto un fondo sovrano, gestito dalla Nbim, Norges Bank Investment Management. «L'obiettivo, secondo le strategie delfondo, è quello di costruire un portafoglio real estate globale ma concentrato», ha dichiarato a Bloomberg Thomas Sevang, portavoce di Norges Bank Investment Management. «La nostra strategia - ha spiegato - è fecalizzare gli investimenti su un numero limitato di grandi città, do ve investire in core retail e uffici». Il fondo norvegese possiede immobili in Times Square, a New York, agli Champs-Elysées di Parigi, nelle high street di San Francisco e Zurigo. Le vie del lusso sono quelle che rispetto agli uffici e agli immobili per la logistica, sono cresciute di più. In particolare lehigh street retail di Londrasono quelle che hanno registrato la crescita annuale degli affitti più alta, il 19%, secondo l'ultimo report di Cushman & Wakefield, "Markebeat, the Dna of Real Estate". Il fondo pensioni norvegese opera secondo strategie di lungo periodo, deve garantire la conservazione del capitale e la performance. Il mattone, si sa, è sempre un investimento sicuro. E in una ottica di20-30 anni ilprimoobiettivo è garantirsi la rivalutazione nel tempo degli stabili. Ovvio che in questa fase, con i bond ai tassi minimi e le azioni molto volatili, il fondo ha deciso di spingere sul real estate. Ma secondo una logicanuova: inprimisconcentrando i possedimenti per far crescere il valore globale degli immobili. Un po' come per le opere d'arte: le singole opere che da sole hanno una quotazione, una volta riunite le collezioni salgono secondo multipli calcolati dagli esperti. Ma non solo. Il fondo pensioni norvegese non ne ha mai sbagliata una, dicono gli esperti, e vanta performance annuali del 15,9% di crescita negli ultimi anni, proprio quelli dello tsumani finanziario globale. E stavolta sta cavalcando Pag. 4 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 41. Direttore Responsabile Diffusione Testata Ezio Mauro 360.522 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) una nuova tendenza, quella di creare valore negli immobili di pregio seguendo nuove strategie, vere e proprie partnership con le società di real estate. Insieme a Crown Estate ha cambiato volto a Regent Street, ristrutturando quello che viene indicato il qua drante 3, dove sono stati sviluppati negozi, ristoranti e hotel. Dal piano terra alla terrazza. Se non addirittura oltre. «Normalmente le quotazioni delle high street sono elevatissime al piano terra, dove ci sono i negozi, ma già sopra, dove ci sono gli uffici o gli appartamenti il valore scende, in qualche caso anche di molto», spiega Oscar Pittini, amministratore delegato di Hera International Real Estate, operatore italiano specializzato nella valorizzazione di asset immobiliari di pregio. Spiega Pittìni:«Per ovviare a questo gap, oggi si tende a salire, in tutti i sensi: i grandi mall o le boutique pregiate hanno almeno un piano superiore. E gli hotel tendonoadiffondereiservi- zi di lusso per aggiungere valore». Ecco la palestra o la piscina all'ultimo piano, il ristorante sulla terrazza con vista sulla città, la reception in una stanza al piano intermedio. Una rivoluzione che i nuovi edifici in acciaio e vetro delle metropoli stanno attuando da tempo, ma che ora sta prendendo piede anche nelle città storiche italiane, come Firenze, Roma e Milano. Tra i pionieri in Italia, il gruppo Ferragamo che sul Lungarno ha aperto un luxury hotel che ancora oggi fa scuola di "concept" sia in termini di design che di investimento finanziario. L'ottica è estendere il brand di partenza, che sia un retail o un hotel su più spazio possibile. Zara, per esem Fondi pensione Pag. 5 Estratto da pag. Sabato 27/09/2014 34 Direttore Responsabile Diffusione Testata Pierluigi Magnaschi 88.728 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) WELFARE/1 Nel 1974 è stata avviata l'estinzione delle mutue per lasciare il posto al modello universalistico del Ssn. Dopo 40 anni il sistema è da ripensare. E la sanità integrativa può giocare un ruolo decisivo Più fondi meno ticket di Roberta Castellani! e Paola Valentini Rjprio 40 anni fa partì il recesso di soppressioe delle mutue che per imi avevano garanti) la cura della salute degli italiani. Tra queste la più famosa era l'Inam, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro le malattie. Ogni categoria di lavoratore aveva la propria cassa mutua che copriva le spese mediche e ospedaliere anche dei famigliali con i contributi versati dagli stessi lavoratori e dai datori di lavoro. L'assistenza delle mutue era però legata allo status di lavoratori e non di cittadini, con conseguenti casi di scopertura. Per questo alla fine degli anni 70, con la legge 833 del 1978, fu creato, in sostituzione del sistema delle mutue, il Servizio sanitario nazionale nato per garantire a tutti l'accesso alle cure. Un modello universalistico che a distanza di oltre 30 anni è oggi in discussione. Fra tagli alla spesa pubblica e aumento della vita media, quello che era stato pensato come una sistema pubblico finanziato dallo Stato stesso attraverso la fiscalità generale e i ticket sanitari è oggetto di una profonda revisione di spesa. Peraltro, a dispetto di quello che comunemente si pensa, c'è da dire che in Italia per la sanità non si impiegano poi così tante risorse in più rispetto agli altri Paesi. Anzi. In base agli ultimi dati Ocse, con un rapporto spesa sanitariaPil del 9,2% l'Italia nel 2012 è al di sotto degli Usa, che sulla sanità nell'anno ha investito quasi il 18% del Pil. Ma l'Italia è sotto anche a diversi Paesi europei, come Olanda (11,8%), Francia (11,6%), Svizzera (11,4%) e Germania (11,3%). Per ogni persona, in Italia si pagano circa 200 euro in meno degli altri Paesi. Il settore pubblico è la principale fonte di finanziamento della sanità in quasi tutti i Paesi Ocse. Ma il problema è che in Italia queste risorse pubbliche sono Fondi pensione Spesa pubblica circa 800 miliardi di euro (stima) " Out of the pocket ovvero spesa sostenuta dal cittadino di tasca propia " Stime su dati Istat - Inps Fonte: Covip, Rgs, Istat, Ministero della Salute TipologiaIn milioni di euro + Previdenza complementare12.052 * Spesa per sanità Oop*27.234 * Spesa per assistenza Ltc**10.000 * Spesa per sanità intermediata3.366 * Spesa welfare individuale**1.000 * Spesa totale53.652 LA SPESA PRIVATA PER IL WELFARE IN ITALIA La spesa sanitaria pubblica corrente risulta nel 2012 di circa 111 miliardi di euro. Quella privata è pari a circa 30 miliardi di euro. Dati 2012 GRAFICA MF MILANO FINANZA Uguale -4,1% Differenza 201412011 j^gjioj-ato-5,5% Peggiorato +9,6% LA SANITA VISTA DAGLI ITALIANI Cresce la percezione di una erosione della qualità dell'offerta del servizio sanitario regionale. Secondo lei l'SSN della sua regione negli ultimi 2 anni è.. GRAFICA MF MILANO FINANZA 60,1% Fonte: Indagine Censis 2014 del pil 0,77% 1,74% 0,64% 0,215% Spesa pubblica 1,5% 3,4% 1,2% 0,42% 3,43% 6,7% spese male, di qui l'aumento dei ticket e la presenza di lunghe liste d'attesa che spingono sempre più italiani a rivolgersi al privato con costi maggiori. Non solo: l'incremento dei ticket può far sì che talvolta una cura a pagamen sanitaria privata ammonta a 26,9 miliardi di euro e quella pubblica a 108,8 miliardi. Il problema è che dei quasi 27 miliardi di spesa sanitaria privata, circa l'80% del suo ammontare è pagata direttamente dai cittadini (out of pocket). «Nell'ultimo anno, causa la crisi in atto, più di 9 milioni di to diretto costi meno di quella italiani dichiarano di non avere pubblica. «Il Ssn doveva essere potuto accedere a prestazioni universale e gratuito così come previsto dalla Legge 833 ma non sanitarie di cui avevano bisogno è così, e per diversi motivi», dice per ragioni economiche. Sempre secondo il Censis il 71% degli Carlo Fiordaliso, segretario confederale Uil che ha dedicato italiani ha acquistato farmaci a prezzo pieno, oltre il 41% ha fatto un convegno nei giorni scorsi visite odontoiatriche pagando di proprio alle nuove sfide nella propria, il 35% ha pagato le sanità. «Bisogna quindi pensare a tasca visite specialistiche e il 18,6% una soluzione alternativa, come esami ambulatoriali», sottolinea l'assistenza integrativa, che non Fiammetta Fabris di Unisalute. Per questo è arrivato il momento mini la presenza del Ssn, anzi di riorganizzare il sistema lo rinforzi facendo confluire sanitario pubblico. denaro fresco nelle casse delle «L'ammodernamento del Ssn è necessario, nell'interesse dei e Aziende sanitarie e alleggerendolo da ciò Secondo dirsi più giusto e competitivo», difendere in ogni modo». l'ultima indagine del Censis, attualmente la spesa Pag. 6 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. Sabato 27/09/2014 34 Direttore Responsabile Diffusione Testata Pierluigi Magnaschi 88.728 pazienti, ed è la cosa giusta da fare per garantirlo alle generazioni future. Bisogna passare dalle logiche frammentate di sussidi e benefici monetari a logiche che privilegino servizi possibilmente domiciliari», spiega Isabella Mastrobuoni, direttore generale dell'Asl di Prosinone. Che tra le proposte concrete per un nuovo piano sanitario nazionale ha lanciato l'idea «di promuovere l'adesione ai fondi da parte dei cittadini, piuttosto che aumentare i ticket». E qui entrano in gioco le coperture sanitarie integrative. «Puntare su prevenzione e sull'ausilio dell'assistenza sanitaria integrativa diviene la traiettoria necessaria da seguire per un Paese che vuole crescere spiega Francesco Maria Gennaro del Dipartimento delle Politiche di cittadinanza e salute della Uil. Categorica la conclusione di Carmelo Barbagallo, segretario generale aggiunto Uil: «Un Paese che non offre prospettive è un Paese destinato a morire, noi dobbiamo impedirlo e dobbiamo lottare per garantire stabilità ai giovani e flessibilità agli anziani, che è esattamente il contrario di quello che sta facendo il Governo ora. Sanità e lavoro sono punti da È evidente che l'incremento del fabbisogno assistenziale e della spesa conseguente non può essere affrontato solo con politiche di razionalizzazione dei costi ma, «per garantire la sostenibilità finanziaria dell'intero sistema dell'assistenza pubblica risulta necessario ripensare il sistema dell'offerta e di reperimento delle risorse e favorire lo sviluppo di forme di finanziamento aggiuntive e integrative rispetto a quelle pubbliche quali i fondi sanitari integrativi», aggiunge Fabris, (riproduzione riservata) Fondi pensione 50 Numero forme di welfare integrativo contrattuale 2011 2010 68 100 255 267 200 280 323 300 I FONDI SANITÄR! IN ITALIA Numero fondi sanitari integrativi Registrati — Attestati — Respinti 300 323 338 30 361 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85.. 30 3 2010 2011 2012 | 2013 Fonte: Ministero della Salute 61 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85 Numero forme di welfare integrativo contrattuale 50 Fondi pensione I Fondi sanitari Fonte: Ftbm Salute-Previmedical Assistiti fondi sanitari attestati e/o anagrafe - In milioni di unità .. 30 3 2010 2011 2012 | 2013 Fonte: Ministero della Salute 61 3 280 200 267 255 265 23 276 338 100 68 ..85 Numero forme 2013 Fonte: Ministero della Salute di welfare integrativo contrattual GRAFICA MF-MILANO FINANZA 50 Fondi pensione I Pag. 7 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 I CONTI DELLA PREVIDENZA La coperta troppo corta delle pensioni If Tempi dun per le pensioni. Da un latoilsistema deve fareiconti con un tasso di rivalutazione del montante contributivo vicino allo zero, che rischia di ridurre ulteriormente l'importo degli assegni futuri. Dall'altro, gli interventi che puntano a contenere la spesa (talvolta toccando)' "diritti acquisiti") non superano quasi mai Cesame dei giudici. La possibilità di un ricorsoalla Consulta pende anchesulcontributodi solidarietà introdottoquest'anno. De Cesari, Prioschi e Venanzi TASSO Uf RIVALUTAZIONE DEL " pagina 6 MONTANTE APPLICATO NEL 2013 Welfare I NODI SUL TAPPETO Contributo di solidarietà Molti i tentativi di rideterminare prestazioni non più sostenibili basate su norme pregresse L'ultima legge di Stabilità II prelievo sarà destinato alle competenti gestioni a benefìcio dei salvaguardati La riduzione Tasso di capitalizzazione del montante maturato al 31 dicembre di ogni anno e applicato l'anno successivo 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Tagli alle pensioni: la «roccaforte» dei diritti acquisiti Girandola di sentenze contro le riduzioni PAGINAACURADI MatteoPrioschi Fabio Venanzi In più occasioni il legislatore ha tentato di "rideterminare" i trattamenti pensionistici in pagamento calcolati sulla base di normative pregresse molto generose ma non più sostenibili dalle finanze pubbliche. Tentativi normativi resi tuttavia in più di un caso inapplicabili dalla Corte costituzionale che ne ha vanificato gli effetti finanziari, talvolta con maggiori oneri alle casse pubbliche. Lo scorso anno la sentenza Previdenza 116/2013 ha neutralizzato gli effetti del contributo di solidarietà introdotto dalla manovra estiva del 2O11 (decreto legge 98/2011) che aveva previsto un taglio del 5% per le pensioni superiori a 9omila euro annui lordi (e del 15% per la parte eccedente i 2Oomila euro). La misura era eccezionale e si sarebbe dovuta applicare limitatamente al periodo agosto 2Oii-dicembre 2014. Ma la disparità di trattamento rispetto ai soggetti (non pensionati) con redditi superiori a 3Oomila euro per i quali il contributo si fermava al 3% ne ha determinato l' incostituzionalità. La decisioni della Consulta, pero, non sono andate sempre nella stessa dirczione. Già con la legge 488/1999 era stato previsto un contributo del 2% sulla parte ec cedente 74.505 euro per il triennio 2OOO-2OO2 e successivamente con la legge 350/2003 il contributo fu innalzato al 3% nel periodo 2004-2006 per la parte eccedente 25 volte il trattamento minimo (516,46 euro) stabilito dalla legge 448/2001. La riforma del 2008 (legge 247/2007), che aveva previsto anch'essa un contributo di solidarietà per le Pag. 8 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) pensioni superiori a otto volte il trattamento minimo, superò il vaglio della Corte costituzionale. Furono invece bocciate le leggi 638/1983 e 537/1993 che avevano eliminato le integrazioni al minimo sulle pensioni aggiuntive alla prima percepite dalla stessa persona. Con la sentenza 240/1994, la Corte costituzionale decise che gli importi già riconosciuti al 1983 andavano "cristallizzati" e l'Inps non avrebbe dovuto ridurli tagliando le integrazioni. Sempre nel 1994, con lasentenza 264, fu inoltre giudicato incostituzionale l'articolo 3 della legge 297/1982 che prevedeva il calcolo della pensione sulla base della media contributiva delle ultime 260 settimane precedenti. Secondo i giudici, nel caso in cui in tale arco di tempo il reddito si fosse abbassato rispetto al precedente, c'era il diritto di escludere il periodo meno favorevole. Tre anni più tardi, a seguito della discussa sentenza 211/1997, la Corte costituzionale precisò che il legislatore per salvaguardare l'equilibrio di bilancio può modificare la disciplina pensionistica fino a ridurre l'entità del trattamento anche se questo è già iniziato. Anche la Corte di Cassazione è intervenuta su questo tema. Con la sentenza 17892/2014 riguardante la Cassa di previdenza dei ragionieri, ha stabilito che non si può modificare il criterio di calcolo delle pensioni in peggio ampliando il periodo contributivo considerato senza "salvare" quanto maturato in precedenza con le vecchie regole, anche se tale decisione viene presa per garantire la stabilità finanziaria dell'ente previdenziale. Con l'ultima legge di stabilità il legislatore ha riproposto un intervento di riduzione per i trattamenti superiori a 91.251,16 con un contributo del 6,12 o 18% secondo l'importo annuo in godimento. Questa volta però è stato previsto che le somme trattenute vengano acquisite dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie per concorrere al finanziamento degli interventi volti ad ampliare la platea dei lavoratori salvaguardati. Obiettivo: superare l'intangibilità affermata dalla Corte in materia di diritti acquisiti e di redistribuzione della "ricchezza" tra i lavoratori. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Maria Carla De Cesari L'ANALISI II risparmio previdenziale non va dilapidato Nella scommessa sulle pensioni l'accento finora è stato posto sulle variabili demografica e reddituale. Nel 1995, quando si stabili la remunerazione dei depositi di contributi in base alla media quinquennale del Pil era fuori dal nostro orizzonte la probabilità che la ricchezza del Paese subisse per anni un andamento negativo, tanto da intaccare quanto versato. Certo, si può obiettare che nell'arco di una carriera lavorativa lunga oltre 40 anni i segmenti in rosso possono essere bilanciati da una serie di rendimenti positivi. Eppure, la questione non potrà essere elusa. È impensabile che il risparmio previdenziale di primo pilastro possa subire tagli, visto che anche i fondi pensione si premurano, con contratti assicurativi, di garantire un rendimento. In questo senso un monito è stato lanciato dal Consiglio di Stato che ha consentito alle Casse private (sentenza 3859/14) di remunerare i contributi oltre il Pil. Lo Stato deve tutelare il risparmio previdenziale, nel rispetto dei vincoli finanziari. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 9 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Montante contributivo. L'indice di rivalutazione per la prima volta potrebbe assumere valori negativi Rischio Pil sugli assegni II sistema contributivo, introdotto dalla riforma Dini (legge 335/1995) risulta più aderente ai versamenti previdenziali effettuati dal lavoratore e dall'azienda nel corso dell'intera vita lavorativa. Però non garantisce in modo automatico che il capitale accantonato cresca nel tempo. Anzi, con un'economia in recessione c'è il rischio concreto che il montante si svaluti. L'importo dei contributi rappresenta il montante contributivo che viene rivalutato annualmente sulla base dell'indice che fotografa il Prodotto interno lordo (Pil). La somma accumulata nel corso degli anni pertanto non è la semplice sommatoria dei contributi perché questi subiscono le rivalutazioni nel corso del tempo. Il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del Prodotto interno lordo nominale appositamente calcolato dall'Istat, con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare. Maggiore sarà la crescita del Pil, più verrà rivalutato il montante contributivo e più elevata sarà la rata pensionistica messa in pagamento. Per esempio, a differenza di quanto accadeva nel passato quando nel sistema retributivo il beneficio attribuito al riscatto del titolo di studio produceva gli stessi effetti indipendentemente da quando avveniva (a parità di altre condizioni), un eventuale riscatto effettuato in un sistema contributivo puro, a parità di anzianità e di stipendio, potrebbe determinare pensioni di importo diverso a seconda di quando è stata presentata la domanda di riscatto, perché i relativi contributi versati subiranno un numero di rivalutazioni diverse rispetto alla data di presentazione della domanda. Nei fatti l'indice rappresenta un tasso di rendimento che - come si vede nel grafico sopra - negli ultimi anni è notevolmente sceso per effetto della crisi. Quello applicato nel 2013 al montante accumulato a tutto il 2012 era dello 0,16 per cento. La caduta del Pil comporta necessariamente una minor rivalutazione dei montanti accumulati nel corso degli anni. Come sottolineato nei mesi scorsi dal commissario dell'Inps Vittorio Conti, per un neoassunto un punto di PU medio in più o in meno durante la sua vita lavorativa determina un tasso di sostituzione (il rapporto tra l'assegno pensionistico e l'ultimo stipendio) che varia di 20 punti percentuali. Per la prima volta nella storia del sistema contributivo, quest'anno l'indice potrebbe assumere valori negativi comportando inevitabilmente che le somme finora accantonate, anziché essere rivalutate, subiranno una svalutazione. Naturalmente ciò non riguarda quanto versato nel 2014, bensì quanto già accumulato nel corso degli anni precedenti. In buona sostanza con un tasso di rivalutazione negativo gli ipotetici 10.000 euro di montante contributivo a inizio anno diventeranno 9-99X euro dodici mesi dopo. La norma a tal riguar do non prevede nulla, tuttavia la questione è nota agli addetti ai lavori. Le cattive notizie non riguardano solo i più giovani, quelli che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995. Infatti per effetto della riforma MontiFornero (legge 214) del 2011 anche i lavoratori ai quali si applicava il sistema retributivo perché avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 sono interessati dalla quota contributiva che, dal 2O12, trova anche per loro applicazione seppur per una quota inferiore rispetto a quelle retributive. Le strade percorribili di fronte a un tasso di rivalutazione negativo sono due. La prima sarebbe quella di ammettere la svalutazione, ma con un limite ben preciso e cioè che le svalutazioni non dovranno mai intaccare quanto effettivamente versato al netto delle rivalutazioni precedenti. La seconda soluzione potrebbe essere quella di precisare, nel vuoto legislativo attuale, che quando l'indice assume valori negativi esso venga comunque elevato a i cosicché le somme fino a quel momento accantonate non subiranno né svalutazioni né rivalutazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 10 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 3 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) La disciplina attuale. L'interpretazione dei requisiti Dall'apprendista al pensionato le condizioni di accesso Nicola Forte La verifica sulla prosecuzione dell'attività va effettuata caso per caso. Uno dei requisiti attualmente previsti per l'ingresso nel regime dei minimi dopo le modifiche scattate a partire dal 2012 - è che la nuova attività non costituisca in alcun modo una pura e semplice prosecuzione di quella svolta in precedenza come dipendente o autonomo. Questo paletto ha una chiara finalità antielusiva e punta a evitare che il lavoratore prosegua la stessa attività modificando esclusivamente la forma giuridica per beneficiare delle agevolazioni previste, in questo caso l'aliquota al 5% e le altre semplificazioni contabili. Dunque, il riscontro se la nuova attività costituisca o meno la prosecuzione di quella precedente va effettuato di volta in volta senza alcun automatismo. In tal senso, il provvedimento delle Entrate del 22 dicembre 2O11 ha chiarito che per il Fisco non si realizza la continuità delle due attività quando il contribuente riesce a dimostrare di aver perso il lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà. Proviamo a esaminare alcune situazioni. L'apprendistato Al termine del periodo di apprendistato (ad esempio tre an ni) il datore di lavoro non è obbligato a stabilizzare l'apprendista. La mancata continuazione del rapporto non dipende dalla volontà del lavoratore, che può quindi scegliere il regime dei minimi se inizia un'attività di lavoro autonomo. Contratto a tempo Può fruire del regime dei minimi anche il lavoratore assunto IL PRINCIPIO Oggi per beneficiare della tassazione ridotta bisogna evitare di continuare lo stesso lavoro precedente con contratto a termine o per un'attività stagionale che, alla fine del periodo, sia costretto a subire la naturale interruzione del rapporto di lavoro. Si consideri il dipendente assunto a termine da un'impresa metalmeccanica, che alla fine del contratto decide di aprire una partita Iva per svolgere attività di manutenzione su macchinari dello stesso tipo di quelli con cui ha lavorato. Il pensionato Prendiamo ora il caso di un dipendente pubblico, ad esempio un funzionario comunale, che ha raggiunto l'età massima lavorativa e va in pensione. Anche in questa situazione il rapporto di lavoro cessa senza alcuna volontà. Pertanto, se il lavoratore decide di iniziare un'attività autonoma come consulente può entrare nel regime dei minimi. Attività occasionali Le prestazioni occasionali, proprio in quanto non continue, non possono rappresentare la naturale prosecuzione della nuova attività. Pertanto è possibile fruire dei minimi laddove il contribuente sia in possesso anche degli altri requisiti stabiliti dalla legge. Analogamente ai casi precedenti, poi, in caso di licenziamento per giusta causa l'interruzione del rapporto di lavoro non dipende dalla volontà del lavoratore. Il Fisco dovrebbe dimostrare che la giusta causa non è così grave ed è stata utilizzata al solo fine di simulare l'interruzione del rapporto di lavoro, ma si tratta di una prova molto complicata da fornire. Pertanto, in linea generale, si può dire che l'interruzione del rapporto di lavoro e l'inizio di un'attività analoga nella forma di lavoro autonomo (avvalendosi del regime dei minimi) non costituisce mera prosecuzione della precedente. 1DUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 11 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 5 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Dallo novembre. Sale l'aliquota L'uscita di scena della Gig in deroga costa lo 0,5% in più Alessandro Rota Porta Mentre il disegno di legge delega di riforma del mercato del lavoro prospetta una nuova revisione degli ammortizzatori sociali, si traduce in pratica, proprio in queste settimane, uno dei capitoli principali della precedente riforma, firmata dall'ex ministro Elsa « Fornero». Le aziende dei settori non coperti dalla cassa integrazione e in cui non sono stati costituiti fondi di solidarietà per sostenere il reddito dei lavoratori nei casi di riduzione o sospensione dell'attività, devono versare più contributi, dal 17 novembre, per finanziare il Fondo di solidarietà residuale creato presso PInps. Il costo del lavoro aumenta così, per le imprese che hanno più di 15 dipendenti e che ricadono nelle categorie citate, dello 0,50% (sulle retribuzioni mensili): 0,33% a carico dei datori di lavoro e 0,17% a carico dei lavoratori (esclusi i dirigenti). I contributi arretrati dovuti per il periodo da gennaio a settembre 2014, dovranno essere versati, invece, entro il 16 dicembre. Questo sistema servirà a rimpiazzare la cassa integrazione in deroga, che - sebbene sia è destinata a uscire di scena. Proprio la legge 92/2012, all'articolo 3, infatti, ha previsto che il sussidio possa essere concesso fino a tutto il 2016 ma non oltre. Il decreto ministeriale che disciplina i nuovi criteri di utilizzo della Gig in deroga ha introdotto una stretta sulla fruizione, sia attraverso un restringimento della platea di destinatari (datori di lavoro e lavoratori) sia rispetto ai periodi che si possono autorizzare. Il compito di sostituire la Gig in deroga spetta, appunto, ai fondi di solidarietà bilaterale, istituti dalla legge Fornero: questi dovrebbero operare nei confronti delle aziende con più di 15 dipendenti, in sostituzione degli ammortizzatori in deroga, nei settori non coperti dalla normativa sull'integrazione salariale. La finalità è quella di Previdenza assicurare ai lavoratori una tutela in costanza di rapporto di lavoro, nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa: le causali di intervento sono le stesse previste dalla normativa sulla cassa integrazione ordinaria o straordinaria. I sussidi consistono in un assegno di importo almeno pari all'integrazione salariale, con durata massima non inferiore a 1/8 delle ore complessivamente lavorabili da computare in un biennio mobile (per massimo 12 mesi). A più di due anni dall'entrata in vigore della legge 92/2012, il nuovo sistema avrebbe già dovuto essere a regime, ma i diversi rinvii legislativi, uniti all'inerzia dei comparti di settore, hanno portato allo stallo attuale. In via sussidiaria, la riforma aveva previsto l'istituzione del Fondo di solidarietà residuale, che ha preso vita con il decreto ministeriale del 7 febbraio 2014: proprio allo scopo di assicurarne l'immediata operatività, è stata fissata l'aliquota di finanziamento ordinaria nella misura dello 0,50%, dovuta dai datori «imprenditori» con più di 15 dipendenti. L'Inps ha dato le regole gestionali del Fondo, con la circolare 100 del 2 settembre 2014: per ora, dunque, sono note le procedure per versare i contributi, mentre mancano quelle per richiedere le prestazioni. L'istituto - che nel messaggio 6897/2014 ha precisato quali imprese devono contribuire al fondo - ha già specificato che la misura dell'assegno è pari all'integrazione salariale, con applicazione dei massimali previsti perla Cigo. Ciascun intervento non potrà superare i tre mesi, prorogabili a nove nell'arco di ciascun biennio mobile. È previsto un contributo addizionale a carico dei datori di lavoro, legato all'utilizzo degli ammortizzatori - ma in ogni caso il fondo residuale non potrà erogare prestazioni se non avrà disponibilità finanziaria. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Fondo residuale • II fondo di solidarietà residuale, istituito quest'anno presso l'Inps, è previsto dalla legge «Fornero» del 2012. Serve a dare una tutela ai lavoratori nei casi di riduzione o sospensione dell'attività, nelle aziende sopra 15 dipendenti dei settori non coperti dalla normativa sulla integrazione salariale e peri quali non siano stati costituiti fondi di solidarietà bilaterali. Devono contribuire al Fondo residuale leimpresecommerciali che occupano una media di dipendenti tra 16 e 50 (sopra questa soglia rientrano nella Cigs), gli studi professionali con più di 15 dipendenti, le coop industriali non soggette a Ila Cigs, le imprese dello spettacolo, le imprese di somministrazione, escluse quelle in agricoltura. Pag. 12 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 ,1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Ferruccio de Bortoli 539.000 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) 551 Professioni Previdenza, salta la staffetta generazionale A PAGINA 19 Previdenza La Cassa dei ragionieri protestajrontro la sentenza oui Giovani e anziani: una staffetta non riuscita La Cassazione ha bocciato la norma che favoriva 0 interventi a favore delle nuove generazioni, più penalizzate DI ISIDORO TROVATO L5 allarme era scattato qualche giorno la. Quando il presidente della Cassa previdenziale dei ragionieri, Luigi Pagliuca aveva affermato: «Piuttosto che diminuire ulteriormente le pensioni da farne ai giovani professionisti porto le chiavi della fassa ai ministeri vigilanti, trasferendo l'intero onere sul le casse pubbliche». La questione è complessa e molto delicata: a luglio scorso la Corte di Cassazione ha reso vana la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di Stabilità 2014 mettendo nei guai la Cassa dei ragionieri ma, in prospettiva, tutti gli enti privati di previdenza. In breve, la questione riguarda la sostenibilità dei bilanci delle Casse: la legge Fornero le aveva autorizzate a ribassare le pensioni «più ricche» a favore di quelle più « povere», quelle introdotte con il passaggio al contributivo puro (il mecca-1 nismo che prevede che la pensione sia collegato strettamente ai versamenti effettuati dal lavoratore). La sentenza della Cassazione, invece, stabilisce che quella norma è inapplicabile poiché avrebbe effetto retroattivo. La sentenza della Suprema Corte è stata accolta come un fulmine a ciel sereno.«Così non si pensa ai giovani — accusa Pagliuca —. Da una parte ci sono pensioni da 3,500 euro contro le altre da 800 curo, a parità di reddito. La sentenza della Cassazione ha colpito gli enti, e le prime valutazoni dicono che gli Istituti potrebbero dover impiegare anche il 10% del proprio pa t rimonto. La cassa ragionieri potrebbe essere costretta a restituire da 200 a 400 milioni di euro ai vecchi pensionati. Si tratta di cifre molto elevale e di fronte ad una situa zione di questo tipo per i gestori si prospellerebbero due soluzioni possibili: mandare i colleghi in pensione più tardi o. in alternativa, do ver alzare i contributi. Ma già andiamo in pensione tardi e alzare le aliquote in un momento di difficoltà economica come quello che stia Previdenza Pag. 13 Estratto da pag. Lunedì 29/09/2014 ,1 Direttore Responsabile Diffusione Testata Ferruccio de Bortoli 539.000 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) mo vivendo sarebbe una follia», Ancora più torte e intransigente la posizione di Alberto Brambilla, esperto di previdenza e componente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziale: «La sentenza della Corte dì Cassazione può creare un grosso danno patrimoniale per le Casse di previdenza dei professionisti. 1 giù dici si assumono un grande rischio, perché la loro decisione potrebbe generare un domino di ricorsi e di conseguenza la decisione degli Istituti, impossibilitati a pagare le pensioni, di affidare il proprio patrimonio e i propri iscritti allo Slato, che verrà poi da noi cittadini a chiedere nuove tasse». Futuro Un sistema cosi generoso poteva reggere fino a che gli iscritti continuavano a crescere ogni anno e solo fino a che le prime generazioni di iscritti non diventavano pensionati. Invece, con l'avvento della crisi, i redditi (e i successivi versamenti) sono calati così come il numero complessivo degli iscritti agli Ordì ni professionali. Per questo le Casse hanno provato a «raddrizzare» i conti con lo strumento del prò-rata (abbassare le pensioni più alte a favore delle più basse). Questo ha provocalo i ricorsi dei pensionati. «L'aliquota contributiva versata dai pensionati che adesso stanno fa rendo causa alla Cassa -- spiega Pagliuca era del 6-8 per cento, e garantiva la stessa pensione spettante ai lavoratori dipendenti che versano il 33 per cento di contributi. Era un sistema che non poteva reggere e infatti le proiezioni attuariali indicavano che presto il patrimonio si sarebbe esaurito e la Cassa non avrebbe più avuto riserve per pagare le pensioni. Adesso questo diventa un pericolo reale. Per tulli». Previdenza Pag. 14 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. Sabato 27/09/2014 13 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 » Via agli sgravi I per la solidarietà K «; JT Canniotoe Maccarone >• pagina 14 Canniotoe Maccarone >• pagina 14 Cassazione. Stop alla rettifica per un disallineamento del 7% tra i ricavi dichiarati e quelli ricostruiti dal FiscoContributi. Le istruzioni dal ministero del Lavoro La «distanza» da Gerico non bastasgravio-solidarietà, istanze Lo scostamento dagli studi di settore non legittima l'accertamentoCIOTTO oU glOHll dal COnnatCO Antonino Cannioto Giuseppe Maccarone Con la circolare 23/2014, il ministero del Lavoro commenta le modalità di concessione della riduzione contributiva che, dal 21 marzo 2014, accompagna, con nuovi criteri e con una nuova misura, i contratti di solidarietà assistiti da Cigs. Il contributo interpretativo è incentrato sul decreto interministeriale (Lavoro-Economia) numero 83312 del 7 luglio scorso, con cui è stata data attuazione alla disposizione legislativa contenuta nel 0134/2014. Contrariamente a quanto è avvenuto nel passato, ai fini dell'accesso alla facilitazione, le aziende interessate devono realizzare interventi che permettano di migliorare la produttività in misura analoga allo sgravio spettante, ovvero devono attuare un piano di investimenti che consenta di eliminare le inefficienze gestionali o del processo produttivo. Nella circolare il ministero precisa che la riduzione contributiva potrà riguardare l'intera durata del contratto, comunque per un massimo di 24 mesi. Per ottenere la facilitazione l'azienda deve presentare una domanda (prelevabile dal sito lavoro.gov.it) che potrà al massimo riguardare 12 mesi. Ciò in relazione alla previsione annuale dei limiti di spesa (dal 2014,15 milioni di euro annui). L'Inps dovrà monitorare i costi e avvisare il ministero quando il budget starà per finire; da quel mo raggiungimento del limite verrà reso noto dal ministero. Destinatari dell'istanza finalizzata a ottenere lo sgravio sono il ministero e l'Inps; l'inoltro dovrà avvenire utilizzando le caselle di Pec: dgammortizzatorisociali@ mailcert.lavoro.gov. it e SgraviContrattiSolidarieta@ postacert.inps.gov.it. modalità con cui verranno avvisate le imprese dell'avvenuta ammissione. Si ritiene che possa essere l'Inps a precisarlo nella circolare con cui fornirà alle aziende le modalità di recupero dell'incentivo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Al messaggio di posta elettronica si devono allegare dei file, tutti firmati digitalmente, che devono essere separati e che vanno rinominati con criteri specifici indicati nel sito internet del ministero. Tra i documenti da presentare figurano la domanda, la copia del contratto, l'elenco dei lavoratori nonché una relazione che testimoni il rispetto, da parte dell'azienda, dei criteri di accesso al beneficio. Qualora l'azienda sia intestataria di più matricole Inps va indicata quella della sede in cui operano il maggior numero di lavoratori interessati alla domanda di sgravio. È importante evidenziare che la riduzione contributiva va richiesta entro 30 giorni dalla data di stipula del contratto, mentre per quelli già in essere il termine decorre dalla data di pubblicazione della circolare (26 settembre 2014). Il ministero del Lavoro, dopo aver ricevuto dall'Inps la quantificazione dello sgravio e la conferma delle disponibilità delle risorse, ne autorizza la concessione per 12 mesi informando contestualmente l'istituto di previdenza. Nella circolare non si illustrano le mento le domande saranno accolte con riserva. L'avvenuto Previdenza Pag. 15 Estratto da pag. Sabato 27/09/2014 15 Direttore Responsabile Diffusione Testata Roberto Napoletano 233.997 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Diritto civile. Le proposte sul DI giustizia - Per l'Anm «lacune di portata inusitata» nella disciplina sull'arbitrato Professionisti «Lavoro, negoziazione da cancellare» Confindustria critica l'iter che equipara gli accordi alle conciliazioni in sede protetta Giovanni Negri MILANO Una valutazione tutto sommato positiva. Però con un importante elemento critico. Confindustria nell'audizione al Senato promuove il decreto legge sulla giustizia civile. A convincere è, tra l'altro, l'introduzione della negoziazione assistita che, facendo leva sul rapporto cliente-avvocato, può rappresentare un metodo rapido ed efficace di soluzione delle controversie. Quanto ai rapporti con la conciliazione, va apprezzata la scelta di non sovrapponi la negoziazione: una soluzione diversa avrebbe infatti alterato tutto il sistema delle adr che ha raggiunto una sua stabilità. Semaforo verde anche per per le misure contro l'utilizzo strumentale del processo: la riduzione della area di discrezionalità nella compensazione delle spese, l'aumento del tasso d'interesse moratorio. Il punto critico è rappresentato dall'applicazione della negoziazione alle controversie di lavoro. Da un lato, il decreto esclude i diritti indisponibili dal perimetro della negoziazione, e, dall'altro, «equiparagli accordi raggiunti in sede di negoziazione assistita alle Previdenza conciliazioni aventi ad oggetto i diritti del lavoratore derivanti da disposizioni inderogabili di legge o di contratti collettivi». Evidente, a giudizio di Confindustria, il difetto di coordinamento tra le due previsioni, considerato che la maggior parte dei diritti dei lavoratori si connota proprio per la natura inderogabile e indisponibile. Peraltro, il decreto prevede la negoziazione assistita quale condizione di procedibilità della domanda per le liti sul pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 euro, senza escludere espressamente quelle in materia di lavoro. Questa previsione avrebbe l'effetto di imporre, quando si intende proporre una domanda giudiziale in materia lavoristica che abbia contenuto economico, la verifica sulla natura indisponibile o meno dei diritti azionati. «Pertanto, conclude Confindustria - ragioni di certezza giuridica e di efficacia dei meccanismi di risoluzione stragiudiziale delle controversie suggeriscono la necessità di escludere la materia del lavoro dall'ambito di applicazione della negoziazione assistita». Il decreto invece viene in buo- na sostanza bocciato dall'Associazione magistrati anche'essa in audizione al Senato. La parte sull'arbitrato per le cause in corso è caratterizzata da «numerose lacune, talune delle quali davvero di portata inusitata». A parte la scarsa appetibilità dell'istituto per l'assenza di incentivi (a fronte di spese già sostenute per avvocati e contributo unificato) e il lievitare dei costi, il decreto tace sulla forma dell'atto con il quale il giudizio deve passare al collegio arbitrale e trascura le liti con pluralità di parti. Forti inoltre i sospetti di incostituzionalità, visto che, sottolinea Anm, «sia pure nella volontà delle parti, si rimette a un soggetto esterno alla giurisdizione (presidente del consiglio dell'ordine), la possibilità di nominare gli arbitri con individuazione di una sorta di "giudici" straordinari, nel senso di uffici giudiziari creati "post factum"». Sulla negoziazione assistita Anm segnala la difficile coabitazione con la mediazione e le incertezze che si verificheranno. Non convince Anm neppure la possibilità affidata alla parte di produrre dichiarazioni di terzi sui fatti di causa rilevanti. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 16
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